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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1256, 29 maggio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXV

-

Voi. XXIX

Domenica 29 Maggio 1898

N. 1256

NUOVI PEEICOLI

Per quanto - come sovente abbiamo ripetuto - l’Economista intenda di mantenersi estraneo ad ogni questione e discussione politica, nel momento pre­ sente troppo stretti e molteplici sono i legami che passano tra la situazione economica e quella politica, perchè non sia doveroso anche per noi di manifestare una opinione sulle tendenze che da ogni parte si manifestano perchè il Governo muti indirizzo, re­ stringendo la libertà politica.

Coloro che in ogni opportuna occasione ripetono che l’ Italia non è ancora matura per essere governata a libertà, trovano ora buon terreno per insistere sul concetto che sia necessario imporre restrizioni ed applicare freni, affinchè la libertà non degeneri in licenza.

Ora, esaminando lo svolgersi dei fatti di questo non lungo periodo dacché l’ Italia è costituita a nazione, non si può negare che abbondanti assai sono gli argomenti da cui si ricava la immaturità del paese ad un regime liberale. Però, giova subito osservare che le prove della immaturità sono bensì abbondanti, ma non perchè le moltitudini sieno indisciplinate o reazionarie o mancanti di quei sentimenti che val­

gono a cementare la unità della patria. Ovunque, anzi, si presenti l’occasione, le moltitudini si mostrarono devote al concetto di nazionalità, strette affettuosa­ mente intorno alla monarchia, piene di slancio se occorreva mostrare patriottismo, pronte ai più pe­ nosi sacrifizi per salvare l’edifizio così avventurosa­ mente costruito. F u per queste lunghe e notevoli prove di attaccamento alla patria ed alla sua unità, così meravigliose in moltitudini tanto poco istruite, che il popolo italiano fu designato come provveduto di una grande dose di buon senso, che gli aveva fatto evitare grossi errori anche nei momenti, nei quali era più facile commetterli.

Ma se la maturità dei governati si manifestò quasi sufficiente, non fu altrettanto della maturità dei go­ vernanti.

Diciamo la verità: - in questi trentasette anni di vita che conta l’ Italia, chi ha dato prove di inca­ pacità? - il popolo ad essere governato, o gli uo­ mini di governo a governare?

Troppo lunga sarebbe la enumerazione dei fatti che dimostrerebbero la lunga serie di errori che furon commessi da chi ebbe il potere, sia se consideriamo i soli uomini che furono al governo, sia se consi­ deriamo la condotta dei partiti che si disputarono il governo della cosa pubblica.

Ed ora, perchè si sono ad un tratto accumulate le conseguenze dei più grossi errori commessi, ora che tanto malcontento si è manifestato nelle molti­ tudini, dando alimento e forza ai due partiti estremi, ora si vorrebbe trovare il rimedio in una restrizione di libertà ai governati?

Ma il problema che ci sta dinanzi è ben diverso; è il modo di governare che deve essere mutato, non già il modo con cui si comportano i governati. Quando si fossero ristrette le libertà di stampa, di riunione, di associazioni; quando i giudici togati, an­ ziché quelli popolari, avessero la cognizione di al­ cuni reati; quando l’alto clero fosse minacciato della sospensione delle temporalità, si sarebbe forse prov­ veduto a lenire le conseguenze prodotte dal cre­ scente mal governo di tanti anni, e ad impedire che il mal governo continui ?

Ci siamo messi in una via, che auguriamo non sia senza uscita, ma che ha pur troppo ormai una uscita difficilissima. Ci siamo dati mani e piedi le­ gati al fiscalismo; mentre eravamo liberi di creare nella patria nostra una amministrazione semplice, sobria, pronta ; uria ripartizione di tributi moderna, razionale, ponderata; abbiamo creata la macchina dello Stato più complicata e più pesante di quella delle più vecchie nazioni; abbiamo piantato un sistema tributario della peggiore specie, sia per l’alto onere, sia per la iniqua distribuzione.

Che colpa hanno di tutto questo le moltitudini? - Quando ed in che occasione si .;ono mostrate im­ meritevoli della libertà che hanno conseguita, non soltanto con tanto sangue, ma con tanto e così grande sacrifizio economico? - E che resterà loro per amare e benedire la patria, se non troveranno in essa al­ meno quella libertà, per amore della quale hanno cooperato a costituirla?

Certo, i fatti recenti sono gravissimi e meritano studio; certo, potranno anche aver fornito la prova di un’ inattesa efficacia della propaganda dei partiti estremi favoriti dal malcontento.

Ma può essere questo un motivo giustificante la restrizione delle libertà?

La storia tutta del risorgimento italiano non è la prova più potente della impotenza dei mezzi restrit­ tivi adoperati largamente dai governi cessati per im­ pedire il risveglio nazionale?

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espe-338

L ’ E C O N O M I S T A

rienza, ed è esperienza lunga e difficile ; l’opera delle classi illuminate e dirigenti sta non già nel minacciare freni e restrizioni ad ogni avvenimento straordinario, ma nel dirimere le cause da cui nascono questi avvenimenti.

Il pretendere che un paese il quale sopporta ogni anno la spesa di 8 0 0 milioni circa per il solo pa­ gamento degli interessi del suo debito, abbia sem­ pre la virtù di attendere dai governi riforme che da tanti anni si promettono e non si mantengono, e re ­ sista alle lusinghe dei partiti estremi che del disagio accusano i Governi, è pretender troppo.

Se si invocano restrizioni o freni perchè il paese è immaturo, si studi da qual parte sia la immatu­ rità, e là si portino le riforme necessarie.

LE IMPOSTE DIRETTE IEL SISTEMA TRIBUTARIO DI 1 1

Se non si sapesse che in Italia il sistema tribu­ tario comunale è da parecchio tempo ciò che v’ è di più disordinato e disforme vi sarebbe motivo di maravigliarsi che a Milano non sia applicata nè la imposta sul valor locativo, nè quella di famiglia. Tre guarii circa delle entrate effettive del comune di Milano provengono dal dazio consumo e dalla so­ vrimposta sui terreni e sui fabbricati, l’ altro quarto è ottenuto dalie rendite patrimoniali, dai proventi diversi, dalle tasse e diritti comunali. Ma poco meno della metà delle stesse entrate effettive (8 milioni su quasi 17) è ottenuto dal dazio consumo comu­ nale, sicché il ricorso alle due principali imposte di­ rette che possono applicare i Comuni nel nostro paese si impone in modo indubbio e ne fa fede an­ che il fatto che questo ricorso è stato propugnato da più parti in occasione della recente controversia tributaria.

11 prof. Gobbi osserva che l’ idea di applicare en­ trambe le imposte, quella sul valor locativo e l’altra di famiglia, farà senza dubbio cattiva impressione. Ma chi ama riflettere, egli aggiunge, anziché stare alla prima impressione si accorgerà che un tal me­ todo serve appunto a correggere i più gravi difetti che F una e l’ altra imposta adottate isolatamente presentano. Quella sul valor locativo, anche appli­ cata con la scala progressiva dal 4 al 1 0 per cento, come consente la legge, se riesce proporzionale o fors’ anche progressiva sul reddito per una parte del ceto medio, poi riesce certamente meno che propor­ zionale quando si arriva alla classe più ricca. Il di­ fetto non è tale certamente da far respingere questa forma d’imposta, giacché esso si riscontra in grado ancora maggiori nel dazio consumo, ma è tale da giustificare la ricerca di correttivi.

E la tassa di famiglia pare al prof. Gobbi che serva appunto di correttivo, perchè è la sola imposta per la quale la legge lasci assoluta libertà di rego­ lamento alla Giunta provinciale amministrativa; e siccome si può sperare che quella autorità non vor­ rebbe negare l’adozione di un regolamento che le fosse richiesto dal Comune di Milano, così si può dire che essa è l’ unica imposta che il Comune ab­ bia modo di regolare liberamente e quindi razionai • mente.

Ora, non neghiamo che in astratto il Gobbi abbia ragione ad attribuire alla imposta di famiglia il com ­ pito di correggere quella sul valor locativo nei suoi

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effetti, spesso ingiusti, che produce, ma in concreto ci pare difficile che simile idea possa essere accet­ tata dalla generalità, la quale preferirà sempre che a una stessa imposta si applichino tutti quei tempe ramenti ritenuti necessari, anziché sottostare a una seconda imposta che faccia da correttivo. Il contri­ buente ha imparato da un pezzo che le imposte più innocenti, più blande, possono facilmente tramu­ tarsi in strumento fiscale del maggior rigore, per non spaventarsi all’ idea d’ esser sottoposto a due imposte dirette nuove, per quanto possano essere in­ gegnosamente ideate. Ma vediamo appunto come il nostro scrittore le vorrebbe applicate.

La imposta sul valor locativo resterebbe, tra i li­ miti del 4 é del 1 0 per cento delle pigioni. Per calcolarne il provento il Gobbi ha preso per base i dati pubblicati nella relazione (Camelli) della Com­ missione eletta dal Consiglio Comunale, ridotti però quei dati in ragione degli appartamenti non affittati, per i quali la tassa non si può riscuotere.

Il provento sarebbe di 8 9 2 5 9 0 lire, ed ecco come sarebbero ottenute :

i Classe

Limiti della Classe

Pigioni

complessive Tassa Prodotto della Tassa i 4 0 0 0 in su 9 8 7 .7 0 0 1 0 0|0 9 8 .7 0 0 2 5 0 0 0 - 4 0 0 0 6 6 4 .7 3 8 9 010 5 9 .8 2 0 3 2 5 0 0 - 5 0 0 0 6 1 4 .5 7 8 8 010 4 9 .1 7 0 4 2 0 0 0 - 2 5 0 0 9 6 2 .6 9 9 1 0|0 6 7 .3 9 0 5 1 5 0 0 - 2 0 0 0 1 ,6 0 0 .1 1 4 6 0 ( 0 9 6 .0 1 0 6 1 0 0 0 - 1 5 0 0 2 ,7 6 7 .5 1 1 o i|2 5 1 5 2 .3 0 0 7 8 0 0 - 1 0 0 0 2 ,0 1 8 .1 1 2 1 0 0 .9 0 0 8 6 0 0 - 8 0 0 2 ,8 5 3 .9 7 1 4 1 12 1 2 8 ,4 0 0 9 4 0 0 - 6 0 0 3 ,4 9 3 .0 0 1 4 1 3 9 .7 0 0 8 9 2 .3 9 0 Non si può dire che questa imposta applichi ali­ quote eccessive; la progressione considerata a sé può parere troppo rapida, ma bisogna tener conto del fatto che coll’ aumentare del reddito la spesa per la abitazione rappresenta una quota sempre minore del reddito medesimo, quindi non solo non si possono colpire con aliquote costanti i valori locativi, ma è necessario ricorrere alla progressione se si vuole che l’ imposta riesca fpiù che è possibile proporzionale al reddito.

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Nel prospetto seguente il prof. Gobbi indica alcuni esempi dell’aggravio che diversi contribuenti avreb­ bero, sia con la sola tassa sul valor locativo, sia con quella sola di famiglia, sia combinando la se­ conda con la prima :

Reddito Pigione Tassa sul valore locativo Tassa di famiglia

Aliqnota per cento sul reddito a li q u o ta ) *3 "co a S o lo v a lo r e lo c a ti v o Ta ssa i d i | fa m ig li a ~ à o ¡ao® c/1'3 =** g g j S f 1,000 400 ___

_

1,200 500 4 Oio 20 1.67 _ 1.67 1,800 500 T 20 1.11

1.11 2,400 600 » 24 1.00 1.00 3,000 700 41i2 3I.S0 1.05 1.05 3,200 800 » 36 6 1.12 0.187 1.12 4,000 900 5 45 30 1.12 0.75 1.12 5 ,0 0 900 » 45 60 0.90 1.20 1.20 6,000 1,000 51]2 55 90 0.916 1.50 1.50 8,000 1,200 » 66 150 0.825 1.87 1.87 40,000 1,500 6 90 2IO 0 90 2.10 2.10 15,000 2,000 7 140 360 0.93 2.40 2.40 20,000 2,500 8 200 510 1.00 2.55 2.55 50,000 3,000 9 270 1,410 0.54 2.82 2.82 100,000 5,000 10 500 2,910 0.50 2.91 2.91

Come si vede, nota lo stesso scrittore, T ultimo metodo dà un resultato indubbiamente m ig lio rerai punto di vista della giustizia distributiva, di quello che si avrebbe colla sola imposta sul valor loca­ tivo. Sicché, se non erriamo, il Gobbi vorrebbe che quest’ ultima fosse applicata soltanto sino a un certo limite e che poi vi subentrasse la impo­ sta di famiglia. Egli invero scrive che « con la tassa su! valor locativo si garantisce l’ imposizione di un certo grado minimo di ricchezza che si può ritenere stabilito all’ infuori di altri apprezzamenti, con quella di famiglia si aggiunge per coloro che risiedono in Milano l’imposizione sopra un grado di agiatezza maggiore che in base ad altri apprezza­ menti si possa constatare. Si avrebbe cosi una prima categoria di persone, quella delle meno agiate, che non sarebbero colpite nè dall’ uno nè dall’altra tassa; una seconda categoria che pagherebbe soltanto quella sul valor locativo ; ed una terza categoria che pa­ gherebbe la tassa di famiglia importante di regola più della somma dovuta per l’altro titolo. » Questo lascerebbe credere, come dicevamo, che la tassa di famiglia surrogherebbe a un certo punto quella sul valor locativo e se tale è il concetto del Gobbi come apparirebbe anche dal prospetto sopra ripor­ tato, è certo che le obbiezioni che gli si possono fare per la introduzione di due nuove imposte di­ rette perderebbero molto della loro importanza. Ma d altra parte il Gobbi calcola di ottenere dalla tassa sul valor locativo 7 0 0 ,0 0 0 lire tassando le pi­ gioni da 4 0 0 lire in su. È un punto adunque sul quale non ci possiamo pronunciare in modo sicuro perchè il concetto dello scrittore non ci è apparso chiaramente.

Per consolidare maggiormente il pareggio il prof. Oobbi farebbe assegnamento anche sopra un mag­ gior reddito a favore del Comune per contributi di rniglioria. Su queste stesse colonne 1’ argomento fu g'a trattato con sufficiente larghezza, proprio in se­ guito a una proposta consimile del compianto avv. errano, possiamo quindi dispensarci dal tornare ulla questione d’ordine generale. Nel caso di

Mi-i lano vediamo con piacere che l’idea si fa strada. 11 prof. Gobbi osserva che il difetto della legisla­ zione italiana sta in ciò che i contributi di miglio­ ria non sono dovuti se non per opere la cui pubblica

j utilità sia stata dichiarata per legge. Bisognerebbe j dunque estenderne maggiormente l’applicazione; a suo avviso dovrebbe bastare pei Comuni aventi più di j 1 0 0 ,0 0 0 ab. la deliberazione del Consiglio Comu­ nale ; se a questo non si vuol arrivare, si potrebbe almeno ottenere che bastasse la dichiarazione di utilità pubblica per Decreto Reale secondo l’ articolo 12 della legge del 186 3 .

E se un articolo in questo senso si aggiungesse al progetto di legge sui dazi comunali si farebbe | opera buonissima, nè le nostre leggi sono in gene­ rale tali modelli di euritmia da far gridare allo scan- j dalo, perchè in una legge che tratta di una materia si introducesse un articolo riferentesi a materia di­ versa.

Qualunque siano le modalità da preferirsi per la j applicazione del principio del contributo di miglioria quello che interessa è che esso sia posto nella nostra legislazione tributaria in modo indipendente dalla ! espropriazione, cioè in una legge che tratti dei tri - , buti comunali e siano ben precisate le condizioni nelle quali il contributo può essere applicato, Ma non vediamo per questo come per tante altre riforme chi se ne faccia campione in Parlamento; sicché è probabile che passeranno degli anni parecchi prima elle si deliberi qualche cosa"in proposito.

Concludendo, convinti come siamo che urga rifor­ mare il dazio consumo e fare una parte più larga I ai tributi diretti, anche nella finanza comunale, e so­ prattutto alle imposte sul reddito, troviamo ben con­ gegnata, almeno nelle sue linee principali, la riforma che propugna il prof. Gobbi. Essa può costituire un passo notevole nella riforma tributaria milanese, ' quando non si voglia o non si possa togliere com­

pletamente il dazio consumo comunale.

E volendo essere pratici diremo che non crediamo possibile, almeno allo stato delle cose, cioè senza provvedimenti radicali da parte delio Stato, che il dazio consumo scomparisca completamente; l’ abilità consiste nel renderlo meno gravoso che è possibile e poiché oggi lo è in modo insopportabile vi è mar­ gine a una riforma salutare ed equa. Vogliamo cre- | dere che tutte queste discussioni e proposte appro­

deranno a un risultato migliore di quello a cui è giunto finora il Consiglio Comunale di Milano.

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L ’ E C O N O M I S T A

29 maggio 1898

tata dell* argento. L ’ opinione del Governo dell’ India- non cambiò da quell’ epoca. Egli crede che la sal­ vezza sia nello stabilire il tipo monetario d’ oro e proporre un nuovo piano conforme a questa con­ vinzione. Tuttavia, siccome la questione è molto de­ licata e l’ esecuzione del suo piano presenta, certe difficoltà, egli non volle assumersi solo la respon­ sabilità di un nuovo tentativo. Rendendosi perciò ai voti espressi dall’ India stessa il Governo sottomette il problema ad una speciale commissione composta di uomini di Stato, finanzieri e banchieri che per la loro posizione od i loro affari hanno avuta o cca­ sione di studiare la situazione monetaria fatta ai paesi del Gange e dell’ Indo. Ne è presidente Sir Henry Fow ler, che fu segretario di Stato per F India. Questa commissione è invitata ad incomin­ ciare i suoi lavori senza indugio e ad agire con tutta la possibile prontezza. Anzitutto le venne co ­ municato il progetto del governo dell’ India, esposto lungamente in una lettera mandata da quesfo al segretario di Stato il 3 marzo 1 8 9 8 e della quale ci pare utile e interessante dare qualche cenno.

Questa lettera incomincia per rammentare i re­ sultati della politica monetaria inaugurata nel 1 8 9 3 , risultati che, secondo il governo indiano, hannó cor­ risposto alle sue previsioni, almeno in quanto con­ cerne il rialzo della rupia riguardo all’ oro. Egli riconosce tuttavia che la rupia ha impiegato più tempo di quanto si sarebbe creduto per arrivare al tasso di 1 scellino e 4 denari, fissato dalla legge del 1 8 9 3 e che gli affari non sono favoriti dal nuovo regime. Siccome il periodo di transizione prolun­ gandosi causerebbe a quanto pare grave pregiudi­ zio al commercio, in seguito alla tensione monetaria che si produce sui mercati dell’ India, egli pensa che sia il caso di prendere energiche misure per stabilire nel paese senza ritardo il tipo d’ oro e la stabilità del cambio. — Il suo primo sforzo, egli dice, deve tendere a costituire la riserva d’ oro che, come indicavano Lord F a rre r e Lord W elb y in una nota annessa al rapporto della commissione H er- schell del 1 8 9 3 , deve necessariamente preceder l’isti­ tuzione del tipo d’ oro. Questi due finanzieri crede­ vano che la riserva potesse formarsi automaticamente, ma 1* adottare tale sistema sarebbe condannarsi ad aspettare più a lungo che non lo comporti la si­ tuazione. Oltre ciò bisogna considerare che è stata emessa prima della chiusura delle zecche una quan­ tità di rupie sorpassante il bisogno del commercio, non lasciando così alcun margine per un aumento

della circolazione monetaria, con monete d’ oro. Per rimediare a questo stato di cose bisogna dun­ que ritirare dalla circolazione quanto si giudica ec­ cessivo. La condizione indispensabile della stabilità del cambio fra due paesi è che, quando l’ uno dei due s’ accorge che vi è una circolazione monetaria eccessiva per rapporto all’ altro, proceda ad una spe­ cie di pareggiamento ritirando parte della sua mo­ neta. Il governo indiano desidera dunque arrivare a possedere una circolazione (attiva ed inattiva), non composta totalmente da monete d’ argento, che cam ­ biano valore uscendo dal paese, ma comprendente anche dell' oro che può funzionare da moneta al di là della frontiera e portarsi naturalmente dalla parte ove è maggiore il bisogno. L ’ ammontare delle rupie che è attualmente in circolazione è di circa 1 2 0

crores, alla quale somma bisogna aggiungere 1 0

crores di moneta fiduciaria. L ’ esperienza ci mostra

... ...

che questa somma al cambio di 1 6 denari la rupia è troppo forte nel periodo di calma commerciale ed è ancora più che sufficiente quando gli affari sono attivi.

È impossibile precisare in quali proporzioni deve essere ridotta la circolazione per far sparire 1’ ec­ cesso, poiché ciò che è sufficiente quando il cambio è a 1 4 denari diventa eccessivo quando questo sale a 1 6 . Ma si può approssimativamente tracciare un limite. Cosi, con ciò che possiede il Tesoro vi è in circolazione circa 2 4 crores di rupie in biglietti. So questa somma fosse d’ un tratto convertita in 16 mi­ lioni di sterline in oro, il commercio dell’ India con­ serverebbe evidentemente una parte di quest) oro nella circolazione reale ; in altre parole è inamissi- bile che questa nuova moneta possa uscire dal paese senza provocare un rialzo della rupia che finisca per arrestare il movimento d’ esportazione. Si po­ trebbero prendere quei 2 4 crores come 1’ ammontare che sarebbe necessario di convertire in oro per avere un cambio stabile di 1 6 denari. Si potrebbe ridurre la circolazione come si fece nel 1 8 9 3 , e cioè sospen­ dendo la vendita delle tratte dal Consiglio indiano fino a che non si avesse un fondo di 2 0 cro­ res in più delle riserve ordinarie del Tesoro. Ma questo mezzo sarebbe costoso ed inefficace. Anzitutto infatti I’ immobilizzazione di questa somma, coste­ rebbe l’interesse di pari somma, oppure costerebbe 1’ interesse dell’ oro preso a prestito a Londra du­ rante il tempo in cui la vendita delle tratte reste­ rebbe sospesa. In secondo luogo, 1’ esistenza di un tale stock di monete d’ argento sarebbe una minac­ cia permanente pel mercato del cambio, e sarebbe incompatibile colla fiducia che si deve avere nel- I’ avvenire della rupia. Il governo crede che non solamente egli deve ritirare dalla circolazione la somma in questione, ma che non può lasciarla sussistere sotto forma di moneta e ch’ egli deve so­ stituirvi l’ oro. Egli propone dunque di fondere le rupie esistenti dopo aver provveduto alla costitu­ zione di una riserva d’ oro per rimpiazzarle e per ispirare la fiducia che deve godere un nuovo re­ gime monetario. L ’ India consuma annualmente circa per 6 milioni di rupie d’ argento. E cco le cifre de­ gli ultimi anni :

Im p o rtazio n e d’arg en to 1 8 9 4 - 9 3 . . . . 1 8 9 3 - 9 6 . . . . 1 8 9 6 - 9 7 . . . . 1 8 9 7 - 9 8 (9 mesi). rupie 6 ,3 2 9 ,2 0 0 » 6 ,5 8 2 ,2 0 0 » 3 ,5 8 6 ,0 0 0 » 5 ,4 7 2 ,5 0 0 Il governo dovrebbe poter alimentare quasi com­ pletamente il mercato dell’ argento nell’ India. I pezzi di moneta in metallo bianco possono servire a tutti gli usi pei quali è destinato l’ argento importato nel paese. Così in un anno si potrebbe prendere dalla circolazione per versarle nel commercio dieci crores

di rupie d’ argento monetato, ma corrispondenti in realtà al valore menzionato più sopra.

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an-anale del metallo bianco vale 1 8 milioni di sterline, mentre le vendite d’ argento demonetizzato alle quali si procederebbe sarebbero limitate ad un valore di 6 crore, cioè 4 milioni di lire sterline per anno, e non si ripeterebbe probabilmente che per uno o due anni. Queste vendite potrebbero anche fare aumen­ tare per qualche tempo la bilancia commerciale, che è pagata col mezzo delle tratte del Consiglio indiano,

(Continua)

STRIDE FERRATE MERIDIONALI

Sabato (21) s’è tenuta a Firenze l’Assemblea gene­ rale della Società delle Strade Ferrate Meridionali.

Intervennero 9 9 azionisti, rappresentanti 1 3 3 ,6 4 3 azioni con diritto a 7 8 7 voti. Furono approvate le relazioni del Consiglio e dei sindaci ed il bilancio con la relativa ripartizione degli utili, che fissa il divi­ dendo in lire otto per ciascuna delle 4 2 0 mila azioni, e così il coupon delle azioni pagabile al l .° luglio sarà di L . 2 0 ,5 0 .

Si riconfermarono poi i consiglieri uscenti - so­ stituendo al defunto senatore Puccioni il professore Bensa di Genova — e i sindaci uscenti.

Riferiamo la parte principale della Relazione del Consiglio d’Amministrazione e le cifre principali del Bilancio:

Accingendoci a rendervi conto della nostra ge­ stione e ad esporvi i risultati dello scorso esercizio, come ce ne fa obbligo l’articolo 4 8 degli Statuti so­ ciali, due fatti dobbiamo notare che segneranno una data nella storia della nostra Impresa. Coll’apertura all’esercizio del tronco Rionero-Poteoza, solenne­ mente inaugurato il 21 settembre da S. E . il Mi­ nistro dei Lavori Pubblici, si è dato compimento alla costruzione della rete a noi concessa colla Legge 20 luglio 188 8 . I prodotti della nostra rete princi­ pale, che una prima volta nel 1 8 8 8 oltrepassarono il prodotto iniziale di sole L. 2 2 7 ,9 2 9 , nello scorso esercizio invece dettero una eccedenza sul prodotto suddetto di ben L. 4 ,3 3 3 ,0 7 5 .0 6 , restando così com ­ pensati i nostri sforzi, diretti a trar partito dalle fa­ vorevoli circostanze per sviluppare sempre più il nostro traffico.

Proseguirono regolarmente i lavori del tronco Boiano-Carpinone (parte e complemento della Cam- pobasso-Isernia), a noi dato in concessione colla Legge 2 luglio 1 8 9 6 . Il primo tratto Boiano-Can- talupo sarà attivato anche prima del termine fissato per contratto al l.° gennaio 1 8 9 9 .

Le spese delle costruzioni ammontarono, nello scorso anno a L . 1 4 ,9 7 8 ,9 7 5 .8 8 . La relative liqui­ dazioni con gli appaltatori si stanno, con reciproca soddisfazione, rapidamente ultimando. Crebbe nel- I anno la sovvenzione del Governo di L . 1 ,6 8 8 ,6 0 0 , e questa, dopo che avrà raggiunto nell’ esercizio in corso e nel venturo, somme eccezionalmente elevate in esecuzioni di peculiari e prestabilite condizioni del contratto, ammonterà stabilmente, a partire dal 1900 e fino al termine della concessione, a circa nove milioni di lire mediante la sovvenzione media chilometrica di L . 2 0 ,5 0 0 , la quale assicura un’ equa remunerazione del capitate impiegato nella costru­ zione della rete concessa colla summentovata Legge 20 luglio 1 8 8 8 .

I prodotti lordi del traffico, raggiunsero la somma di L . 1 1 4 ,9 3 1 ,8 8 5 .9 2 in aumento di L. 7 ,2 2 5 ,0 7 3 .2 2 su quelli del 189 6 . La partecipazione della Società ai prodotti divisibili collo Stato

aumentò d i ...L . 4 ,2 0 4 ,8 3 5 .6 8 ed essendo aumentati i prodotti non

ripartibili d i ... » 1 9 1 ,8 3 8 .— la parte della Società nei maggiori

prodotti risultò di . . . . L . 4 ,3 9 6 ,6 7 3 .6 8 ma l’aumento degli utili dell’ eser­

cizio si limitò a ...» 1 5 0 ,1 8 4 .1 7 essendosi le spese accresciute di L . 4 ,2 4 6 ,4 8 9 .5 1 Dobbiamo il considerevole aumento nelle spese in parto al costoso esercizio dei 147 chilometri di nuove linee ili montagna attivate nello scorso set­ tembre: in parte al servizio del maggior traffico fatto in condizioni specialmente difficili, in seguito a ripetuti guasti causati da mareggiate alla gran linea della costa adriatiea : in parte a rinnovamenti di materiale rotabile; in parte finalmente ai sacrifizii pecuniari sostenuti per assicurare, mediante straor­ dinari premi al personale ed un più rapido servizio di trazione, con materiale limitato, l’esecuzione inap­ puntabile d’un movimento di traffico tanto spropor­ zionato alle previsioni.

Nonostante però un così piccolo aumento negli utili netti dell’esercizio, abbiamo ottenuto un rag ­ guardevole miglioramento negli utili della liquida­ zione generale, dovuto alle accresciute sovvenzioni governative e al diminuito ammontare degli interessi passivi pel progressivo ammortamento dei buoni tren- teunari e per benefizi realizzati nel maneggio di fondi.

In complesso, l’utile disponibile supera quello della gestione 1 8 9 6 di L. 2 ,2 6 2 ,0 5 5 .7 2 e ci permette­ rebbe di proporvi la distribuzione di un dividendo non inferiore a quello degli anni dal 1 8 8 7 al 1 8 9 2 ; ma siamo certi di interpretare le vostre intenzioni e di tutelare i veri interessi vostri proponendovi che il dividendo per lo scorso esercizio sia mante­ nuto eguale a quello dell’anno precedente, per l’ in­ certezza che il traffico del 1 8 9 8 , sebbene finora pro­ mettente, si conservi per tutto l'anno nella misura di quello del 1 8 9 7 , per I’ accresciuto prezzo dei combustibili, per l’onere permanente che deriverà al bilancio dalla sistemazione delle Casse di previ­ denza, ora sottoposto alle deliberazioni del Parla­ mento, e dalla Legge sugli infortuni e finalmente per i maggiori assegni da iscriversi in bilancio per le spese di rinnovamento graduale del materiale mo­ bile. Noi abbiamo ferma fiducia di soddisfare rego­ larmente ai nuovi impegni e speriamo riuscirvi senza scosse se, dopo avere efficacemente provveduto ad introdurre le maggiori economie nelle spese dell’eser­ cizio, ci adopreremo a curare lo sviluppo dei no­ stri traffici, giovandoci delia ripresa che a non dubbi segni si manifesta nello sviluppo economico del paese al quale speriamo non sieno per nuocere i disordini deplorevoli avvenuti in varie parti d’ Italia,

(6)

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L ’ E C O N O M I S T A

29 maggio 1898

trice prima di stabilire il dividendo degli azionisti ; e la Società acconsenti in contraccambio che il 7 ' / , per cento da prelevarsi sugli utili ad esclusivo be­ nefizio degli azionisti fosse conteggiato sul capitale delle Azioni in circolazione e fosse ridotto al 2 */, per cento pel Capitale ammortizzato e rappresentato dalle cartelle di godimento. Si è data esecuzione al primo accordo, senza portare alcuna alterazione al conto di liquidazione, trasportando semplicemente al patri monio privato la parte della quota del « Fondo am­ mortamento delle azioni a matrice » fio qui iscritta, in attesa di definitiva destinazione, al capitolo « Cre­ ditori diversi — Titoli da ammortizzare. » In adem­ pimento del secondo accordo, rifatti i conti in base ai suesposti criterii, ne seguì doversi pagare allo Stato L. 1 2 4 ,7 1 3 .5 2 , doversi aumentare la riserva straordinaria di L . 1 4 9 ,1 8 0 .0 3 a finale liquidazione di tutte le gestioni dal 1 .“ luglio 1 8 8 5 a tutto il

1 8 9 5 ; T una e l’ altra somma da prelevarsi sugli utili sociali della gestione 1 8 9 7 . Secondo tali ac­ cordi troverete compilato il conto liquidazione dello scorso esercizio nei quale, fatte le prelevazioni sta­ tutarie, e dedotto il dividendo ripartibile agli azio­ nisti, risulta un residuo di lire 8 8 6 ,2 2 9 ,2 2 da por­ tarsi in aumento del patrimonio privato della Società ed un residuo finale di L. 1 ,0 4 2 ,1 9 8 ,0 3 da portarsi a riserva straordinaria in aumento alle 5 0 0 ,0 0 0 con­ forme al bilancio al 31 dicembre 1 8 9 6 .

Ed ora, prima di esporvi i risultati particolareg­ giati della nostra gestione, permetteteci di ricordare con reverente affetto la memoria del compianto col­ lega il senatore Piero Puccioni, che per molti anni de­ dicò alla nostra Amministrazione l’ opera sua, prima come giureconsulto, poi come consigliere, lasciando ricordo imperituro di preclaro ingegno, di profonda dottrina e di integro carattere.

è di

Situazione finanziaria

Il fondo disponibile di CaBsa e Portafoglio al 31 dicembre 1897, come dal Bilancio (allegato n.° 1),

r ° T OA L. 30,696,106.65CCiCi 1 (\C

Preventivo dell’esercizio 1898.

A ttiv o :

Sovvenzioni dello Stato a’termini dell’art. 7 del contratto di esercizio L. 32,061,645.88 Sovvenzione dello Stato per le linee di nuova concessione (art. 9 della

convenzione 20 giugno 1888) . . . » 11,000,000.—

Concorso dello Stato nelle spese di costruzione delle linee stesse

(annualità 9a) . . . • . _ » 2,758,600—

Corrispettivo per la costruzione della linea Isernia-Campobasso, di

cui alla convenzione 29 gennaio 1896 (annualità 2“) . . . » 1,600.000.—

Corrispettivo dovuto dallo Stato a’ termini dell’art. 73 del capito­

lato di esercizio . . . » 6,660,000.—

Prodotto netto dell’ esercizio . . . » 3,800,000— 57,880,245.88

Attività complessiva L. 88,576,352.53 L. 3,000,000— » 46,500,000— P a s s iv o : Imposte . . . . Interessi e ammortizzazione . . . .

Lavori e provviste per il completamento delle linee di proprietà della Società, già in esercizio, e per la costruzione di quelle di nuova

concessione . . . 10,000,000.—

Perdite di cambio per i pagamenti in valuta metallica ed estera,

quotazione titoli all’estero, commissioni di banca e altre minute spese » 1,200,000.— Versamenti al Tesoro in dipendenza della gestione dei fondi spe­

ciali (art. 61 del capitolato d’esercizio) . . . . . . ^ 6,000,000.— 66,700,000—

Eccedenza L . 21,876,352.53

§ 6 .° — TRAFFICO

I prodotti diretti ed indiretti dell’esercizio, depurati dall’imposta erariale, furono nel 1897 i seguenti : L. 106,700,763.82 per le linee della rete principale;

» 8,231,122.10 per le linee della rete complementare ; L. 114,931,885.92 in totale.

In confronto ai prodotti dell’ esercizio precedente si ha nel 1897 : L. 6,523,133.46 di aumento per la rete principale,

» 701,939.76 di aumento per la rete complementare, L. 7,225,073.22 di aumento complessivo in confronto del 1896.

Utile netto d e ll’ esercizio

P ro d o tti: — Quota del 62,50 per cento sul prodotto lordo ottenuto dall’ esercizio della rete principale

(art. 25 del contratto) . . . L. 66,687.977.38

Meno la differenza del 6,50 per cento versata ailo Stato ed ai Pondi speciali sulla somma d i ... . L. 3,432,194.11 rappresentante l’ eccedenza del prodotto ottenuto nell’anno finanziario 1896-97 in confronto

con quello iniziale stabilito in conformità al citato articolo (V. allegato N. 5) . » 223,092.61

Quota netta devoluta alla Società . . . L. 66,464,884.77

salva la liquidazione dell’anno finanziario in corso.

Compensi dovuti dallo Stato per l’esercizio della rete complementare (art. 73 del capi­

tolato allegato al contratto d’esercizio . . . . . . . . . t 9,371,736.55

Compensi e proventi diversi . . . ¡> 390,365.75

Proventi in rimborso di spesa . . . ¡> 2,195,908.88

Totale L . " 78> 22,895.95

(7)

Liquidazione generale.

IMPIEGO DEI RESIDUI ATTIVI AL 30 GIUGNO 1885.

Il capitale di esclusiva proprietà degli azionisti ascendeva come dalla liquidazione

dell’anno 1896, a ... L. 16,161,854.73 aggiungendo i prelievi fatti sull’utile derivante dall’ impiego del capitale stesso du­

rante quell’esercizio, cioè: quota per ammortizzazione delle azioni a matrice. . . » 25,044.25

6 per cento alla riserva ordinaria ^ 41,853.51

si hanno in totale L. 16,228,752.49 Questo capitale, com’é noto, in parte Tu investito nell’acquisto di stabili e titoli diversi,

e per la rimanenza si considera impiegato al tasso medio della Rendita dello Stato.

Il provento complessivo del 1897 importò . . . L. 700,970.75

da cui detratto l’interesso imputabile al fondo per l’ammortizzazione delle 60 mila azioni

a matrice, in » 26,296.47

residuano L. 674,674.28 Deducendo inoltre i prelievi statutari, ossia :

il 6 per cento alla riserva ordinaria . . . L. 40,480.46

il 5 per cento assegnato :

per 3j4 al Consiglio d’amministrazione . . . . . . . » 25,300.28

e per Ij4 ai capi di s e r v i z i o ... » 8,433.43

» 74,214.17

residuano L. 600.460.11 e aggiungendo per contro il residuo utile non distribuito al 31 dicembre 1896 in . » 1,359.85 si ha una somma disponibile d i ... L. 601,819.96

dalla quale vi proponiamo di prelevare . . . » 588,000.—

ripartitili fra gli azionisti in ragione di L. 1.40 per ognuna delle 420 mila azioni e cartelle

di godimento in circolazione, portando a conto nuovo . . . ■ . . . L. 13,819.99

GESTIONE DELLA RETE ADRIATICA.

Attivo.

Sovvenzione chilometrica spettante alla Società per la costruzione delle linee.

ai termini dell'art. 7 del contratto . . . L.

» » 9 della convenzione 20 giugno 1888 . . . . »

compenso per l’impiego del materiale rotabile e d’esercizio (articolo 26 del contratto) » utile netto nell’esercizio

32,061,645.88 6,904,163.16 6,660,000— 4,001,804.60

P assiv o.

Interessi in monte ed ammortizzazione delle azioni e delle obbligazioni

sorteggiate . . . .

quota di ammortamento B p e se di f ondazi one. . . . . spese di amministrazione centrale (quotazione dei titoli, spese e

tasse diverse) . . . .

perdite di cambio . . . .

tassa di ricchezza mobile sul reddito industriale . . . .

Totale L. 49,627,613.64 L. 40,410,837.78 » 27,255,60 » 1,693,581.30 » 735,102.05 » 1,417,028.61 L. 44,283,805.34 Prelievi determinati dall’art. 52 dello Statuto :

6 per cento alla riserva ordinaria . 5 per cento assegnato :

per 3 /4 al Consiglio d’amministrazione . e per 1|4 ai capi di servizio . . . .

Risultanza attiva L. L, 320,628.50 » 200,392.81

» 66,797.60

Rimangono nette L. 2,755,989.39 Il compenso che si può distribuire alle azioni e cartelle di godimento,

senza riparto collo Stato, a’sensi dell’art. 28 del contratto, è di : 7 1)2 per cento sul

capitale di L. 205,595,000.— rappresentato dalle azioni in circolazione. L. 15,419,625— 2 1|2 Ojo sul capitale rimbors. di L. 4,405,000.— rappresentato dalle

5,343,808.30

587,818.91

cartelle di godimento. dalle quali deducendo :

l’interesse di L. 25 già pagato alle azioni in circo­

lazione . . . .

la tassa di ricch. mobile sul red. industriale.

che vi proponiamo di erogare come appresso :

Somma occorrente a saldare la liquidazione fatta con lo Stato degli utili a tutto il 1895, ossia ;

(8)

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L ’ E C O N O M I S T A

29 maggio 1898

al Governo . . . L. 124,713.52

Riserva straordinaria in conto delie liquidazioni 1885,

1888, 1889 ... » 119,180.03 Dividendo di L. 0,60 a ciascuna delie 420 mila azioni

e cartelle di godimento (che aggiunto al dividendo di L . 1,40 dato dal patrimonio privato ed all’interesse di L . 25, g ii pagato forma il dividendo totale di L. 33 per ciascuna azione in circolazione e di L. 8 per cia­

scuna cartella di godimento^) . . .

2,772,000.-e la riman2,772,000.-ent2,772,000.-e somma di .

unitamente a quella di proprietà sociale conto nuovo dal passato esercizio in.

L. 817,077.84 portata a

» 69,151.38 e cioè L. 886,229.22

L. 3,015,893.55

in aumento del patrimonio privato della Società.

Dall’ammontare netto degli utili deducendo il sovraesposto residuo compenso spettante

alle azioni in . . . • • • • • • • • • L . 3,832,971.39

Sopravanzano L. 923,018.— che vi proponiamo di portare a « Riserva straordinària » unitamente alle . . . » 119,180.03

risultate dalla citata liquidazione con lo Stato.

---In complesso L. 1,042,198.03 cosicché il fondo di riserva straordinario salirà da L. 500,000 a . . . L. 1,542,198.03

Sig n o r i,

abbiamo l ’onore :

1

° di sottoporre, alla vostra approvazione la seguente proposta :

L ’Assemblea generale degli azionisti approva la relazione del Consiglio d’ amministrazione, il preven­ tivo del 1898, i conti del 1897, e fissa in lire otto il dividendo per ognuna delle 420,000 azioni e cartelle di godimento in circolazione.

1 tentativi fatti in altri tempi per compilare un elenco dei sodalizi italiani stabiliti all’ estero non die­ dero risultati completi. Le cause delle lacune erano molteplici: distanza delle società dai centri ove r i­ siede un regio console; riluttanza a far conoscere 10 stato finanziario sociale; scarsa diligenza; un mal compreso sentimento di indipendenza; infondato ti­ more che il regio governo volesse indagare sul pa­ trimonio dei sodalizi a scopo fiscale.

Rinnovata ora l’ indagine, la prova può dirsi pres­ soché riuscita. Qualche società di minore importanza non ha, è vero, risposto all’ invito; qualche altra non ha fornito tutti i dati richiesti, o li ha forniti, trat­ tandosi di cifre, per approssimazione, avendo dovuto computare nel suo patrimonio il valore variabile di immobili ad essa appartenenti; ma noi dobbiamo por mente, anziché a particolari trascurabili, al risultato generale: e questo risultato è tale da renderci or­ gogliosi del molto che gli italiani sanno operare in terra straniera per impulso di patriottismo, di pre­ videnza, di carità.

Molte società sono ammirabili per robusta com­ pagine, per retta amministrazione, per disciplina. Esse costituiscono una potenza, non come forze po­ litiche, perchè di politica non discutono per le loro norme statutarie, ma come imponenti organismi che mediante la istruzione ed il mutuo soccorso risolvono due ardui problemi: la soppressione, o quasi, dello accattonaggio, e la conservazione della tradizione patria. Ed in vero: l’ italiano che emigra ha gene­ ralmente cura di ascriversi, giunto a destinazione e fatti i primi risparmi, ad una società di mutuo soc­ corso e di istruzione. Sarà allora per lui allontanato 11 pericolo, dato un infortunio, di trovarsi nell’ in ­ digenza; il patto con cui si è vincolato gli assicura

in caso di malattia, un sussidio giornaliero, I’ assi­ stenza sanitaria, la gratuità dei medicinali; il con­ tributo mensile ch’ egli paga alla cassa sociale gli accorda altresì il diritto di mandare i propri figli alle scuole mantenute dal sodalizio, nelle quali mae­ stri italiani impartono istruzione italiana.

E tuttociò è semplice, nobile, gentile. Bisogna assistere alle feste di questi sodalizi per apprezzarne l’ immenso valore materiale e morale; bisogna ve­ dere quella massa di operai co! volto illuminalo dalla gioia di sentirsi come in famiglia, in casa propria, palpitanti al ricordo della patria, essi che pochi anni, pochi mesi prima, arrivavano coll’ ansia di chi non sa se troverà la buona o la mala ventura, col ter­ rore di finir soli, abbandonati fra gente indifferente alle loro miserie. Ed invece hanno trovato la società di mutuo soccorso, che loro aperse le braccia col monito: — Siate operosi e previdenti, e non stende­ rete, in alcun rovescio della vita, la mano all’ ele­ mosina.

Ma, purtroppo, sonvi circostanze in cui sull’ ita­ liano dimorante all’ estero grava questa dolorosa necessità di chiedere aiuto. Provvedono allora le società di beneficenza; e la carità della colonia si manifesta col sussidiare, coll’assistere, col rimpatriare il disgraziato caduto in bisogno.

Quasi dappertutto, alle porte d’ Italia e nelle terre più lontane, ove la collettività italiana sia ragguar­ devole, funziona una società di beneficenza; ed in taluni punti, come Salonicco, Londra, Montevideo, Rosario di Santa F é , Santa F è, Lim a, funziona un ospedale italiano.

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ricovero. Non mancano, per certo gli ospedali locali; ma poniamo mente : un emigrante italiano ignaro della lingua, dei costumi, di tutto, arriva si ammala. Con che cuore andrà a chiedere assistenza laddove forse non sarà compreso ? Per l’ospedale italiano egli non è uno sconosciuto; vi entra con fiducia, e la fiducia è [ter lui promessa di guarigione.

Nè, parlando di associazioni italiane all’estero; dob­ biamo tralasciare di far onorevole menzione di quelle che hanno per fine l’ utilità pubblica (come i corpi di pompieri volontari), o lo sviluppo delle forze fisi­ che, o la recitazione, o l’ istruzione musicale, o l’o­ nesto divertimento. Sono altrettanti centri d’italia­ nità che sotto forme diverse tendono ad affratellare a proteggere, ad educare.

Nel fascicolo ora pubblicato dal Ministero degli esteri, e dal quale togliamo queste notizie, viene dato l’ elenco di 1179' società italiane stabilite al­ l’estero.

Esseci danno un totale di 1 9 9 ,6 2 6 ascritti, e posseg­ gono complessivamente un capitale di L . 18,716,092,88. È però da notarsi che i ragguagli tra la moneta locale e la lira italiana furono operati in base al cambio in corso nei vari paesi all’epoca della com­ pilazione delle tabelle, cosicché, se prendiamo ad esempio la Repubblica Argentina (la quale rappresenta da sè sola una sostanza, per tutte le società, che ol­ trepassa i 9 milioni e mezzo di lire), troviamo che questa sostanza, dato il cambio alla pari, si avvici­ nerebbe ai ven tisei milioni di Lire Italiane. Nè è da trascurarsi la circostanza che per molti sodalizi, spe­ cialmente tra quelli che hanno sede negli Stati Uniti mancano le cifre indicanti il patrimonio rispettivo.

Diamo il riassunto generale delle società italiane all’estero, indicante per ciascun paese oltre il nu­ mero delle società e dei soci il patrimonio in lire italiane:

N um ero

delle N um ero P atrim o n io società dei soci in lire ita lia n e

A rgen tin a. . . 302 124,543 9,530,954.91 Austria-Ungheria 9 717 468,834.30 Belgio . . . . 3 148 7,592.32 Bolivia . . . . 2 16 2.910.86 Brasile . . . . 98 9,020 780,480.12 Bulgaria . . . 2 49 10,055.58 Chili... 22 2,527 249,065.06 C in a ... 1 40 1,727.35 Colombia . . . 2 82 14,000.— Egitto . . . . 19 1,306 161,219.58 F ran cia. . . . 48 3,687 959,860.30 Germania . . . Gran B rettagna e 5 205 26,848.55 colonie . . . 19 1,577 516,000.15 Grecia . . . . 4 109 19,796.62 Lussemburgo. . 1 175 1,073.24 7,595.97 Messico . . . . 1 237 Paraguay . . . P e rù ... 4 650 31,644.35 16 3,083 685,806.39 Portogallo . . . 1 53 37,642.30 Rumania . . . 4 380 25,640.20 Russia . . . . 4 379 216,681.66 Serbia . . . . 3 113 1,500.05 Spagna e colonie 6 476 13.602.50 Stati Uniti . . 427 31,143 2,381,646.04 Svizzera. . . . 77 4,510 130,189.94 Tunisia . . . . 11 1,808 49,820.— Turchia. . . . 13 1,067 301,070.50 Uruguay . . . Venezuela. . . 72 3 11,436 80 2,079,174.03 30,660.— Totali generali 1,179 199,626 18,716,092.88

Rivista Bibliografica

Prof. Emilio Cossa. — D el consumo d elle ricchezze.

S aggio d i econom ia sociale. — P arte prima. L e t ­ teratu ra econom ica d ei fen o m en i d el consumo. —

Bologna, libreria Treves, 1898, pag. 275.

Un lavoro che esponga in una prima parte, scrive l’Autore, per ordine di autori e riassuma sistemati­ camente, in una seconda, tutto quanto si riferisce ai rapporti economici che hanno origine dal consumo delle ricchezze ci sembra reso opportuno dalla non­ curanza ingiustificata che dimostrano non pochi eco­ nomisti per cotesto ultimo stadio tanto importante delle manifestazioni economiche dei popoli e dal­ l’ interesse che può presentare per lo studioso I’ o r­ dine e la combinazione logica delle osservazioni non certo inutili e spesso feconde che in tale materia vennero facendo molti di coloro che se ne occupa­ rono più o meno estesamente. E noi, mentre siamo d’accordo con l’egregio Autore riguardo all’interesse che offre il tema da lui preso a trattare, dobbiamo os­ servare che pur facendo una esposizione preliminare delle teorie e delle idee già enunciate dagli econo­ misti intorno al consumo, sarebbe stato meglio di collegarle intorno ai vari temi che questa parte dell’economia presenta allo studioso. Così invece di farci passare dinanzi, da Smith a Pareto, i principali economisti che del consumo si occuparono con qualche larghezza, l’Autore avrebbe presentato per ciascun argomento (concetti, specie, cause, effetti, leggi, ecc. del consumo) le opinioni più meritevoli d’ essere conosciute e discusse. E il vantaggio non sarebbe stato piccolo pel lettore, che non avrebbe dovuto per ttgni argomento sfogliare tutto il libro primo di farsi un concetto esatto dello stato della letteratura sul consum o; e l’Autore ci avrebbe dato certo un’ opera organica e più attraente alla lettura.

Ad ogni modo il libro, quale l’egregio prof. Cossa ha voluto che fosse, presenta quelle doti di chiarezza, di accuratezza e di erudizione che già notammo in precedenti suoi studi. I cinque capitoli nei quali è divisa questa prima parte trattano, il primo, dei fe­ nomeni del consumo sotto I’ aspetto del metodo, i tre successivi degli economisti stranieri e 1’ ultimo degli economisti italiani. È opera che sarà consul­ tata con profitto e fa desiderare che l’Autore possa presto completarla.

Comte Mollien. — M ém oires (l'un M in istre du trésor

p u b lic , 1 7 8 0 -1 8 1 5 . A vec une n oiice p a r C harles G om el. — 3 volumi. Paris, Guillaumin et C .le 1898.

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qui-348

L ’ E C O N O M I S T A

29 maggio 1898

stioni che sono siate dibattute a quel tempo, le dif­ ficoltà attraversate e superate, le idee di Napoleone, i dissensi che questi ebbe col suo ministro del T e­ soro, nonché altri fatti interessanti che riguardano le cose di Francia in quel periodo tanto agitato e for­ tunoso.

Sono specialmente interessanti le pagine che tra t­ tano di questioni bancarie, ma tutta l’opera è di un alto valore storico e costituisce un documento degno di trovar posto fra le memorie già pubblicate in­ torno ai fatti politici che ebbero per primo autore Napoleone. La forma stessa in cui sono scritte que­ ste Memorie le rende di una lettura attraente.

L ’ abiità, la fortuna, il sapere del conte Mollien spiccano in modo palese e chiaro nei tre volumi che annunciamo, i quali rius iranno certo utili e istruitivi a chi voglia seguire l’ andamento della fi­ nanza francese al tempo di Napoleone.

E. Sanz Y Escartin. L 'in d iv id u et la rifo r m e sociale. — Paris, Alcan, 1898, pag. V III-390 (fr. 7,50).

Questo libro è dovuto a uno scrittore spagnuolo molto favorevolmente noto nel suo paese per vari lavori di economia e di scienza sociale. Dopo es­ sersi occupato in un precedente volume dello Stato in relazione alla riforma sociale ( E l Estado y la riform a social) l’Autore ha voluto esaminare, nel libro che ora vien pubblicato tradotto in francese, alcune questioni filosofiche e sociali che si colle­ gano con la riforma sociale, considerata però non più nei riguardi di ciò che può fare lo Stato, bensì in quelli dell’azione dell’individuo singolo e associato. |

Il libro sull’individuo e la riforma sociale non è dunque di pura economia, ma di scienza sociale. Se l'Autore vi tratta della ricchezza, del lavoro, della proprietà, del capitale, vi discute però anche della scienza in generale, dell’insegnamento, della morale, della religione, dell’arte, del diritto, ecc. Pertanto manca a quest’opera l’ unità di concezione e un ca­ rattere scientifico ben determinato; ma vi è per con­ tro molta dottrina e una certa modernità di ricerche e di pensiero. Quanto alle idee dell’Autore basterà dire ch’egli si schiera con gli scrittori che hanno insistito negli ultimi tempi sul vincolo di solidarietà che esiste tra gli uomini e in pari tempo accetta molti dei principi esposti da| pontefice Leone X III nelle sue encicliche su questioni economiche e sociali.

L ’Autore dimostra in quest’ opera cultura estesa e temperanza di idee, ma bisogna anche aggiun­ gere che pur non mancando pagine interessanti, il libro offre poco di nuovo sulle questioni che di­ scute : mancano le indagini profonde e per tanto troppo spesso l’Autore procede per aforismi e affer­ mazioni e si mantiene nelle sfere della pura spe­ culazione filosofica. Tuttavia, la stessa varietà degli argomenti trattati e talvolta la eloquenza dell’Autore fanno di questo libro una lettura attraente e non priva di interesse.

Rivista Economica

G li s ta n z ia m e n ti p e r i la v o r i p u b b lic iL ’in d u s tr ia

in G e rm a n ia .Un nuovo s is te m a d i r ip a r tiz io n e

d e i p r o f i t t i a g l i o p e ra i.

Gli stanziamenti per i lavori pubblici. — È interessante vedere, ora che si parla di dare mag­ gior sviluppo ai lavori pubblici, quali sono stati gli stanziamenti per quel titolo negli ultimi anni.

Lo stato di previsione per il 1 8 9 8 -9 9 assegna ai lavori pubblici (opere nuove o proseguimenti di opere iniziate) somma complessiva di L . 4 2 ,6 5 7 ,3 8 3 , la quale si riparte come in appresso:

Nuove costruzioni ferroviarie L .

Viabilità ordinaria »

Acque ed opere idrauliche varie, escluse

le portuali »

Opere portuali »

Bonifiche »

Opere di Roma »

Università di Napoli »

È debito, però, fare subito in merito fre, alcune osservazioni, cioè :

1 8 ,6 4 5 ,9 8 3 2 ,2 0 1 ,9 0 0 3 .2 4 7 .5 0 0 5 .3 7 6 .5 0 0 5 .7 3 6 .5 0 0 7 ,0 0 0 ,0 0 0 4 5 0 ,0 0 0 a queste

ci-1. che delle L . 1 8 ,6 4 5 ,9 8 3 stanziate per le c o ­ struzioni ferroviarie, sale L. 2 ,5 6 3 ,0 0 0 (a) rappre­ sentano lavori ferroviari propriamente detti, le ri­ manenti somme ripartendosi come in appresso : Saldo di lavori compiuti L.

Liquidazioni a transazioni » Rimborsi e concorsi alla industria pri­

vata per le ferrovie di 4.® categoria » Annualità alle Società Adriatica e Me­

diterranea per le convenzioni del 1896 »

Materiali di armamento »

Personale e spese d’ ufficio »

1,000,000 1,180,451 6 ,8 1 2 ,8 8 0 5 ,0 0 0 ,0 0 0 1 ,2 7 0 ,1 0 3 8 1 9 ,5 4 3 Totale L . 1 6 ,0 8 2 ,9 8 3 2 .°) che altre L . 2 ,7 2 7 ,4 8 3 rappresentano le competenze e gli assegni al personale ordinario e straordinario addetto ai diversi servizi, le spese di ufficio, di collaudo ecc.

Laonde la somma, che effettivamente si propone di spendere nell’esercizio prossimo per vere e pro­ prie opere pubbliche, destinare a dare lavoro agli operai ed alle industrie — compresi i 7 milioni e mezzo per Roma e Napoli di carattere assolutamente locale — si residua a L . 2 3 ,8 4 7 ,9 1 7 , pari a L. 4 5 8 ,6 1 7 settimanali.

Aggiungendo a questa somma i 1 6 milioni circa di residui tuttora disponibili sui precedenti esercizi, dato che restino ancora tali al 1° del luglio pros­ simo, si sale a circa 4 0 milioni di lire. *

Non e molto in verità, se si guarda indietro a quando i milioni per ferrovie ed opere pubbliche si contavano a milioni.

E cco, per esempio, la progressione discendente

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