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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1284, 11 dicembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIM ANALE

SCIEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BA N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXV - Voi. XXIX

Domenica 11 Dicembre 1898

N. 1284

PROVVEDIMENTI DI FINANZA

Finalmente la tipografia della Camera, la cui vo­ racità negli abbonamenti è pari alla negligenza colla quale adempie ai suoi doveri, si è compiaciuta di mandarci i disegni di legge presentati dai Ministri sui provvedimenti finanziari che riguardano: - l’ ap­ plicazione della imposta sui redditi di ricchezza mo­ bile; — le restituzioni ed alienazioni dei beni de­ voluti al demanio dello Stato per debiti di imposte; — la sistemazione dei crediti del Tesoro per rim ­ borsi e concorsi nelle spese ; — le modificazioni alla legge per il credito comunale e provinciale; — il riordinamento della tassa sui contratti di Borsa.

Di non poca importanza sono le modificazioni che si propongono alla applicazione della imposta sui redditi di ricchezza mobile ; e prima di tutto il Mi­ nistro concede alcuni benefizi alla agricoltura, di­ chiarando esenti da imposta « i maggiori profitti, che gli agricoltori ritraggono dalla manipolazione e dal perfezionamento dei prodotti nei propri fondi, quando, secondo gli usi agrari, la manipolazione ed il per­ fezionamento abbiano per iscopo la conservazione e la commerciabilità di quei prodotti, semprechè la quantità manipolata o perfezionata non ecceda la pro­ duzione reale dei detti fondi. » Dichiara pure esenti « i maggiori profitti che gli agricoltori ritraggono dalla vendita al minuto del prodotto dei fondi da essi coltivati, quando la vendita segua, per opera loro o per loro conto diretto, nel Comune di pro­ duzione od in quello di loro residenza, o nelle sedi della loro azienda agraria, semprechè la quantità venduta non ecceda la produzione reale di detti fondi. » Esonera pure il progetto di legge « i cor- respettivi, che, sia pure distintamente dal prezzo d’affitto, il proprietario del fondo affittato percepisce per il valore delle scorte vive e morte assegnate al fondo ».

Troppe volte abbiamo domandato che si prenda una buona volta il partito di sgravare le imposte che soffocano la produzione, per non dichiararci contenti di questo primo passo che si propone di fare il Ministro, diretto a migliorare le condizioni del contribuente agrario di fronte al fisco. Forse fe disposizioni del presente disegno di legge non sono che la applicazione del concetto primitivo del legi­ slatore, il quale concetto fu poi a poco a poco adul­ terato dalla soverchia fiscalità che ha invaso ed in­ quinato tutto il nostro sistema tributario ; ma è certo che allo stato attuale della agricoltura italiana, non può che riuscirle di sollievo 1’ essere liberata da

una delle imposte dirette, che in molti casi il fisco si affaticava di imporle.

Però non possiamo non rilevare un passo della relazione che illustra queste disposizioni, sul quale passo ci sembra di leggere una non giusta intui­ zione della tendenza a cui è soggetta anche l’indu­ stria agraria.

Dice il Ministro che « pei progressi della scienza, per Io sviluppo e la diffusione dei mezzi industriali, per l’aumentata facilità dei trasporti, per lo stesso raffinamento dei gusti, si è venuta modificando an­ che la economia agraria ; ed il produttore ha comin­ ciato a sentire, non solo l’opportunità, ma anche la necessità di provvedere direttamente a quelle ma­ nipolazioni e lavorazioni del prodotto, che prima costituivano il compito di industrie speciali distinte dalla agraria ».

A noi pare invece che il progresso della scienza, lo sviluppo e la diffusione dei mezzi industriali, e l’aumentata facilità dei trasporti, vadano producendo un fenomeno affatto opposto. Quello di separare le industrie di manipolazione e di perfezionamento dei prodotti agrari dalla agricoltura propriamente detta. Cominciando dalle grandi cantine private che si fanno sempre più numerose, a qualche tentativo di alle­ vamento razionale del bestiame e terminando colle latterie sociali, si ha, ciò che d’altronde è naturale prodotto del progresso, una selezione lenta ma co­ stante per cui chi produce l’uva non fa il vino, chi produce il latte non fa il burro ecc. ecc.

Tuttavia anche se la motivazione non è esalta restano sempre commendevoli le modificazioni pro­ poste. E vanno pure lodate le proposte tendenti ad esonerare dalla imposta per tre anni i nuovi stabi­ limenti industriali.

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fosse annuale od almeno semestrale. Allora di fronte alla continuità o stabilità del salario, 1’ operaio po­ teva anche subire la imposta ; ma così come è con­ cepito, noi crediamo che l’articolo ti possa essere fonte di tali abusi e di tali frodi alla legge, da ri­ manere lettera morta, come sono rimaste lettera morta in gran parte le disposizioni analoghe vigenti appunto perchè nella pratica inapplicabili.

Gi limitiamo a riportare le tabelle di detrazione proposte dall’art. 8 del progetto di legge, la discus­ sione delle quali domanderebbe più tempo che non ci sia concesso; basterà accennare che lasciando immutati i limiti minimi della tassabilità, cioè L i­ re 5 3 3 .3 4 nette per i redditi di categ. B e di L . 6 4 0 .0 5 nette per quelli di categ. C si concede­ rebbe ai possessori di redditi compresi fra i minimi anzidetti ed il massimo di L . 4 2 0 0 per la cat. B e L . 4 5 0 0 per la cat. C, una riduzione di imposta che varia dal 4 0 al 1 0 per cento di quella attual­ mente devoluta. All’incirca è lo stesso concetto pro­ posto nei precedenti progetti, ma accordante bene­ fizi molto minori ai contribuenti, inquantochè mentre l’on. Luzzatti prevedeva un sollievo pei contribuenti di 1 2 milioni, fattuale progetto non ne prevede che uno di poco più di 3 milioni e mezzo.

Ritorneremo sull’argomento; ecco intanto la tabella deU’articolo 8 , notando che ai redditi netti (cioè compiuta la detrazione) della cat. B viene applicata la aliquota del 9 per cento a quelli della cat. C del 1 0 per cento.

P e r la cat. B .

Redditi netti fino a L . 600 detrazione di 7[10

Id. da 600 a » 700 » 6 il0

Id. da 700 a » 800 » 5 il0

Id. da 800 a » 900 » 4 jl0

Id. da 900 a » 1000 » 3rl0

Id. da 1000 a » 1100 » 2; 10

Al disopra di L . 1 1 0 0 sarà applicata la aliquota di L . 1 0 per cento senza detrazione.

P e r là Categoria C.

Redditi fino a L . 700 detrazione di 7[10

» da 700 a » 800 » 6{10 » da 800 a > 900 » 5.10 J> da 900 a » 1000 » 4¡10 » da 1000 a » 1100 > 3rl0 » da 1010 a » 1200 » 2;10 » da 1200 a » 1300 » ilio

Al disopra di L . 1 3 0 0 sarà applicata senza trazione la aliquota del 9 per cento.

Con queste disposizioni viene portata una innova­ zione tecnica molto notevole per i redditi superiori alle 1 2 0 0 e 1 3 0 0 lire, cioè la abolizione della de­ trazione dei 20|40 e dei 18|40, e noi che abbiamo in più occasioni propugnata tale abolizione non pos­ siamo che approvarla; la aliquota,dalla mostruosa apparenza del 2 0 per cento, scende ad un tratto al 9 e 1 0 per cento sul reddito accertato. Forse era meglio avere ancora più coraggio e togliere la de­ trazione anche ai piccoli redditi riducendo l’aliquota, in modo corrispondente, e dando così più spiccato e più sincero il carattere di progressivo a questi ti­ midi tentativi di riforma della imposta.

Ci siamo occupati recentemente n&\\' Econom ista, a proposito di una eccellente pubblicazione della Cassa di Risparmio di Firenze, della controversia tra il Fisco e le Istituzioni di Credito in genere

circa all’ assoggettare a tassa di ricchezza mobile il plus-valore acquistato durante l’ esercizio dei titoli che sono nel portafoglio delle Istituzioni stesse. Il pro­ getto ministeriale dà ragione ai contribuenti e dichiara che non sia soggetto alla imposta il plus-valore con­ seguito, ma viceversa non accorda più la detrazione dal reddito totale per le perdite subite per ribassi verificatisi nel prezzo dei titoli stessi. Sebbene tale disposizione in apparenza sia logica, la crediamo assurda; perchè nel caso di plus-valore conseguito dai titoli, ma non realizzato, vi ha un guadagno ideale, ipotetico, presunto ecc. e quindi è assurdo far pagare la imposta finché non sia realizzato ; nei caso invece di m inor valore risultante dai prezzi ribassati, gli amministratori sono per legge obbligati per fare il bilancio di coprire questa perdita con altri redditi o chiamare nuovi capitali a integrare quello defalcato dalla perdita; — in altri termini: nel caso di aumento di valore questo è ipotetico finché non sia realizzato ; nel caso di diminuzione di valore questa è effettiva per disposizione di legge. Ed è assurdo far pagare una imposta per una perdita. Del resto finché la legge non limiti la ap­ plicabilità della imposta ai soli utili distribuiti agli azionisti o rivolti ad aumento del capitale, cadrà sempre nell’ assurdo; perchè farà sempre confusione tra reddito ed utile.

Notiamo ancora la proposta di consolidare per quattro anni la imposta; sul quale argomento ab­ biamo già altre volte esposto giudizio favoverevole. Le altre disposizioni del progetto hanno minore im ­ portanza.

In un prossimo numero parleremo degli altri pro­ getti.

LA RIFORMA DEI TRIRDTI LOCALI ”

V.

I caratteri del sistema vigente.

I difetti dei tributi locali italiani derivano non soltanto dalla natura loro, dalla sproporzione che esiste tra le varie forme di tassazione, e dagli eccessi cui l’ aumento delle spese locali e la mancanza di fonti adeguate ai crescenti bisogni addussero talune imposte, ma anche dal fatto che gl’ intenti che il legislatore si propose nel determinare l’ assetto dei tributi locali furono spesso dimenticati, falsati o pra­ ticamente rinnegati. Cosi le funzioni delle varie im­ poste nel sistema complessivo dei tributi locali, quali erano state comprese e assegnate dapprincipio, ven­ nero via via alterandosi, al segno che oggidì ci tro­ viamo di fronte a un sistema nel quale la parte che avrebbe dovuto essere principale è secondaria e vi­ ceversa. Le sovrimposte sui terreni e i fabbricati, per venire al concreto, mentre dovevano essere un complemento, ossia avere limitata applicazione, la ebbero inveee considerevole, eccessiva, tanto che fu necessario frenarne lo sviluppo; i tributi propria­ mente locali (imposta sul valore locativo, di fa­ miglia o fuocatico, di esercizio e rivendita ecc.) all’opposto ebbero scarsa applicazione, contrariamente

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alla intenzione del legislatore e alla loro stessa na­ tura di imposte veramente locali.

11 Conigliani, a proposito delle sovrimposte, ri­ corda che la legge comunale o provinciale del 1865 aveva loro assegnato 1’ ufficio di colmare lo lacune lasciate nei bilanci dalle imposte speciali assegnate ai Comuni; e i provvedimenti successivi non fecero che affermare sempre più quella intenzione. Soltanto, le sovrimposte vennero ristrette alla ricchezza im ­ mobiliare e con ciò, limitandone il campo di ap­ plicazione, si veniva certo a rendere inevitabile un maggiore aggravio sulla proprietà immobiliare, ma in pari tempo si voleva che restassero entro limiti assoluti di quantità. La legge non raggiunse questo fine; basti dire che nel 1 8 9 4 la sovrimposta dava ai Comuni quasi due terzi dei loro proventi e peg­ gio ancora essa era ed è assai sperequata per la base malsicura dei catasti, coi quali viene applicata sia l’ imposta erariale che la sovrimposta governativa. Lo Stato, scrive il Conigliani, sulla base ingiusta di quelle valutazioni (del Catasto) ha già applicata la sua imposta, e già su quella base ancora le P ro­ vincie hanno applicata, in grado diverso, secondo i loro bisogni, la loro sovrimposta; per ciò, ai Co­ muni resta un campo già sfruttato in grado assai differente su cui esercitare il loro diritto di sovrim­ porre; e così per opera di poteri esterni, essi sono in condizioni diversissime di fronte all’ uso loro pos­ sibile di quella fonte di proventi, e tanto le conve­ nienze relative alla distribuzione interna del loro carico tributario, quanto le esigenze dei loro bisogni finanziari debbono cedere innanzi alla disordinata e svariatissima diminuzione che nella capacità contri­ butiva della ricchezza immobiliare ha portato 1’ eser­ cizio di quei poteri fiscali superiori.

Sorge qui la questione della separazione dei ce ­ spiti centrali da quelli locali, ma è utile rinviarla ad altro momento, a quando cioè prenderemo in esame le basi razionali della riforma tributaria lo­ cale. Proseguendo ora nell'esame dei difetti del si­ stema vigente è da avvertire che riguardo alle so­ vrimposte varie cause condussero ad aggravare, piuttosto che ad attenuare, le disuguaglianze nei poteri e nella pratica della tassazione locale. Così, ad esempio, pel limite assoluto dato alla sovrimposta, questa segue l’ andamento della imposta e dove l’ ul­ tima era già eccessiva 1’ abuso della prima non fu minore di quello che si ebbe là dove l’ imposta prin­ cipale era relativamente moderata. Ma forse si può dire col nostro Autore che il più illogico intervento della legge nostra nella distribuzione del carico tri­ butario locale si riscontra nel raffronto tra la so­ vrimposta sui terreni e quella sui fabbricati; essa volle che unico fosse il contingente di sovrimposta stabilito dalle amministrazioni locali e che quel con­ tingente si spartisse sopra gl’ imponibili dei fabbri­ cati e dei terreni assieme accumulati, per guisa che il rapporto fra la sovrimposta e l’ imponibile riescisse identico per questa e per quella specie di ricchezza immobiliare; e conseguentemente stabilì un unico limite per quelle due specie di sovrimposta, per modo che prima e al di là di quel limite la tassa­ zione locale dei terreni e dei fabbricati fosse sem­ pre connessa e mantenuta in grado perfettamente eguale.

È desiderabile, è giusta questa eguaglianza? La diversità economica tra i redditi fondiari e quelli edilizi legittima la risposta negativa. S’ aggiunga che

si uniscono insieme e si parificano due specie di imponibili ottenuti con valutazioni assai diversamente errate e per ragioni molto diverse, imperfette. E questi ed altri inconvenienti minori, queste cause di spe­ requazioni con altre parole avrebbero prodotti effetti di importanza secondaria se le sovrimposte corri­ spondessero all’ intenzione prima del legislatore, che cioè servissero soltanto a colmare il disavanzo del bilancio locale. Ma il posto sempre più importante che hanno preso nella finanza comunale rende ne­ cessario un ordinamento migliore della tassazione reale della ricchezza immobiliare, specie nella più equa e razionale diversificazione della sovrimposta a seconda che grava sui terreni o sui fabbricali e nella determinazione degli imponibili.

Quanto alle imposte reali sulla ricchezza mobiliare è da considerare anzitutto quella sul bestiame, che fu concessa ai Comuni nel 1 8 6 8 , risuscitando una forma di tributo propria dei tempi passati. Ma il legislatore non ne unificò l’ordinamento, gli conservò il carattere antico di tassazione indiziaria del capi­ tale agricolo come se colla imposta fondiaria non si potesse e in certi casi non fosse preso in consi­ derazione anche quel capitale. Or bene, a giudizio del Conigliani, il grave danno che può portare una imposta sul bestiame all’ agricoltura nazionale e la sua incapacità a costituire una equa tassazione dei redditi del capitale mobiliare agricolo, noti richie­ dono lunga dimostrazione. Una sana corrente d’ opi­ nione pubblica chiede ora allo Stato il sacrifizio del provento ch’esso ritrae dal colpire coll’ imposta di ricchezza mobile i redditi agrari di coltivazione, e questa riforma e insieme l’abbandono della tassa sul bestiame sarebbero senza dubbio giusti provvedi­ menti, intesi a favorire il risorgimento dell’ agricol­ tura italiana. Però lo stesso Autore ammette — e ci pare che con ciò egli temperi alquanto la prece­ dente affermazione — che dal vario carattere as­ sunto dal possesso del bestiame agricolo derivano sensibili differenze nell’ incidenza di quella imposta. Là dove il bestiame è non mezzo e sussidio di colti­ vazione, ma scopo di un’ industria speciale che a sè adatta la coltivazione del suolo, l’imposta sul be­ stiame può giustificarsi come tassazione di un red­ dito mobiliare e può coesistere nel sistema tribu­ tario locale alla sovrim posta sui terreni. Ivi infatti prevale la coltura estensiva e la grande proprietà, la rendita fondiaria si scinde dal profitto agricolo e la tassa sul bestiame ha funzione ben limitata e di­ stinta. 1 minori difetti di quell’ imposta in queste condizioni economiche spiegano appunto il grande suo sviluppo nel versante orientale dell’ Italia cen­ trale e specie nel Lazio, ove da sola essa dava nel 1 8 9 5 quasi la metà dei proventi delle imposte speciali. Là dove invece il capitale bestiame è un impiego sussidiario per iscopo ed importanza, alla coltivazione del suolo, e questa è molto intensiva e connessa alla piccola proprietà, Timposta sui be­ stiame palesa tutti i suoi difetti di una tassazione imperfetta e indiziaria sul capitale agricolo : essa deprime sempre l’intensità della coltura, minaccia i redditi in cui è parte predominante il lavoro e si distribuisce disegualmente senza alcun riguardo alla varia potenzialità economica dei produttori.

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L’ E C O N O M I S T A

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feriori spesso e per natura affatto simili a quelli del lavoratore privo di capitale. Per coteste ragioni, e altre minori die per brevità non esponiamo, il Conigliani crede che non potendosi migliorare la imposta sul bestiame convenga abolirla ; del resto una forma razionale di imposta generale sui redditi mobiliari colpirebbe anche quello derivante dal be­ stiame, come tutto il profitto dell’ industria agricola. La imposta di esercizio e di rivendita presenta pure notevoli difetti. Essa si applica alle imprese industriali, grandi e piccole, ad ogni esercizio di com­ mercio, alle arti, alle professioni, purché esercitate indipendentemente da un contratto costante con enti pubblici e persone private. In realtà è una imposta reale, perchè trascura tutti gli elementi personali non segueudo il prodotto netto' nella sua ripartizione ; è quindi inadatta alla tassazione dei redditi di carat­ tere personale e non ha che una eccezionale appli­ cazione ai redditi professionali. La imposta, per il cattivo ordinamento datole dalla legge non è pro­ porzionale al prodotto netto; la legge stabilisce che non il saggio o il contingente, ma la imposta debba essere fissa ; essa lascia in arbitrio agli enti locali la facoltà di differenziarla a seconda di varie cate­ gorie di imponibili. Avviene che se mancano o sono pochissime le categorie, la imposta di esercizio si trasforma in una patente, in una tassa di licenza. L a legge ha inoltre determinato il massimo della imposta. Ma ammessa la necessità di freni preven­ tivi contro supposti arbitri delle amministrazioni lo­ cali è assurdo, crede il Conigliani, di stabilirli sotto forma di un massimo di tassa, perchè ciò, data la v a ­ rietà grande degli imponibili o conduce a colpire in modo quasi nullo gl’imponibili minori per proporzio­ nare su quelli il carico addossato colla tassa mas­ sima sugli imponibili maggiori, oppure per colpire sensibilmente quelli, costringe a rinunciare ad un’equa tassazione di questi. Ciò si è verificato nell’imposta

di rivendita.

Si aggiunga che la legge ha variato il massimo della imposta a seconda della popolazione dei Co­ muni, divisi a questo fine in sei categorie, di cui la prima con popolazione superiore a 8 0 ,0 0 0 abitanti ha un massimo di tassa di L . 3 0 0 , le altre hanno un massimo via via decrescente di L. 3 0 ogni grado. L ’ ultima categoria con popolazione inferiore a 2 0 0 0 abitanti ha un massimo di tassa di L . 3 0 . Ora, questa differenziazione di massimo è nel concetto ingiusta e dannosa negli effetti. L ’ industria, e talora anche il commercio che non sia vendita al minuto, sceglie le sue sedi con criteri spesso indipendenti dalla densità di popolazione, e anche per la vendita e pro­ duzione al minuto la popolazione influisce sul nu­ mero, più che sull’entità economica degli esercizi; è dunque ingiusto graduare la tassa secondo un rapporto così vago e deficiente. D’ onde poi una maggiore diseguaglianza interna del carico locale per quei Comuni che non hanno numerosa popo­ lazione. In realtà la imposta di esercizio e di ri­ vendita si risolve in una imposta sulla vendita m i­ nuta e sulla produzione per commissione diretta ed ha quindi necessariamente assicurata la via di una ripercussione sul consumo. Ma il fatto stesso che è un succedaneo del dazio consumo pare, e a ragione, al prof. Conigliani la condanna della tassa in di­ scorso. Nei Comuni minori e rurali la traslazione sul consumo avviene facilmente : la tassa di minuta ven­ dita e la tassa di esercizio e di rivendita si fondono

insieme. Nei comuni maggiori la concorrenza m ag­ giore o minore tra i venditori e la varietà mag­ giore degli imponibili e delle quote di imposte pos­ sono talora mantenerne il carico sui profitti, ma è questa più che altro la eccezione. E questa imposta così difettosa fu resa obbligatoria per tutti i Co­ muni che eccedano il limite della sovraimposta e dal 1894' anche per quelli che richiedano qual­ siasi aumento del contingente prima d’ allora adot­ tato ; invece sarebbe stato necessario di ordinare meglio l’imposta abbandonando il vieto e irrazionale criterio della popolazione, togliendo i limiti alle quote di imposta e organizzando una più corretta determinazione degli imponibili. Ad impedire, a que­ sto riguardo, gli abusi, le disuguaglianze e gli errori,

pare al Conigliani logico e giusto togliere agli enti locali la determinazione degli imponibili, basando l’imposta sulle valutazioni fatte per uso delle ira poste erariali.

A integrare il sistema delle imposte reali lo­ cali occorre adunque qualche cosa di più o rg a­ nico e di meglio ordinato per la tassazione della ricchezza mobiliare, affinchè sia colpito equamente e con uniformità di criteri il prodotto netto di tutte le imprese mobiliari. È questa la via per impedire che il sistema tributario locale, per difetto di equi­ librio e per gli errori e le limitazioni in alcune sue parti, prema via via con grave ingiustizia e sol­ tanto sulla ricchezza immobiliare e sui consumi generali.

(Continua)

La speculazione e le banche in Germania

Lo sviluppo continuo e rapido delle industrie e del commercio in Germania, la massa crescente e consi­ derevole di affari finanziari e industriali che vi sono stati conchiusi negli ultimi tempi vi hanno determinato una situazione bancaria e monetaria alquanto diffi­ cile. Ai fautori del protezionismo noi segnaliamo come argomento degnissimo di studio l’ andamento dell’ economia germ anica; potranno vedere così sul vivo gli effetti inevitabili di uno sviluppo esagerato, perchè in parte artificiale, delle industrie e degli af­ fari in genere. Intanto è opportuno notare che lo sconto al 6 per cento, quale è ora applicato in G er­ mania, denota una deficienza sensibile di disponibi­ lità e la persistente necessità dì ricorrere al capitale estero,

La carestia dei capitali sul mercato germanico è attribuita in parte alle numerose operazioni finan­ ziarie conchiuse in quel paese negli ultimi due anni. Secondo l’ Economist i prestiti della Cina e della Russia avrebbero assorbito quasi 5 1 4 milioni di fran­ chi di capitale tedes.co nel 1 8 9 4 , 429 milioni e mezzo nel 1 8 9 7 e 471 milioni e un quarto ne! primo se­ mestre dell’ anno in corso.

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società industriali, che sono state fondate ed hanno assorbito somme considerevoli.

Pel primo semestre di quest’ anno si calcola a circa 4 0 0 milioni di franchi l’ammontare delle emissioni di valori industriali fatte in Germania. Le imprese per l’ elettricità assorbono pure capitali enormi. L 'E c o - nomist calcola che in Germania soltanto l’ industria elettrica, comprese le strade ferrate urbane e subur­ bane, domanda presentemente 3 7 0 milioni di franchi e circa 2 3 0 milioni di capitale tedesco sono investiti in imprese elettriche all’ estero.

Nel corso del passato anno 7 3 0 chilometri di strade ferrate a trazione elettrica sono stati costruiti in Germania, Francia, Austria, Italia ed Inghilterra ; di queste reti 4 8 9 chilometri, ossia più di due terzi sono state costruite dalla Germania.

Dal canto suo un altro autorevole periodico te­ desco, il Deutsche Oékonomìst, ha pubblicato sulla funzione e l’ avvenire delle banche tedesche un arti­ colo assai commentato, che non va passato sotto si­ lenzio neanche in Italia.

Dice il periodico berlinese che meno a che tutte le apparenze non siano ingannatrici, bisogna atten­ dersi che le grandi banche tedesche siano scosse, in un tempo non molto lontano, da una crise indu­ striale. Certo, esso dice, la situazione delle nostre in­ dustrie è ancora prospera, ma in ragione della stessa eccedenza di produzione sul consumo si corre fatal­ mente a un periodo - lontano di due anni, dicono gli ottimisti, di qualche mese, dicono i pessimisti - in cui l’ arresto della fabbricazione sarà fatale. Che cosa succederà allora ?

In nessun paese il sistema del credito mobiliare è stato applicato, così largamente, così abbondantemen­ te, come in Germania. L ’ Inghilterra che ha più in­ teressi da difendere e la cui iniziativa non è inferiore in nulla a quella della Germania non ha mai fatto di­ pendere le sue banche dallo intraprese commerciali, non domanda alle banche che la sicurezza. Le sue imprese sono avventurose, ma le sue banche sono soli damente stabilite e prudentemente dirette. Se subisce delle catastrofi, ritrova sempre o quasi nelle banche ciò che ha loro affidato. E questa preoccupazione della sicurezza e dplla solidità, è anche la principale preoc­ cupazione delle banche private. La legge inglese im­ pone loro l’ obbligo di tenersi estranee a qualsiasi operazione aleatoria; quindi proibizione di fondare imprese, di fare emissioni, di speculare, la banca inglese non conosce perciò altri utili che interessi e provvigioni.

L ’Inghilterra ha perfettamente ragione nel suo modo di intendere le funzioni delle banche. In Germania, dove le tradizioni finanziarie sono meno radicate e le transazioni bancarie sono intese in un altro modo, le banche si sono avventurate in imprese svariate e vi hanno assunto una parte sempre maggiore; rimane però da sapere se non c ’ è in questa situa­ zione un grave pericolo di cui si sentiranno un giorno gli effetti.

Già le piccole banche tedesche cercano di fare fortuna nelle nuove creazioni di imprese e sulle emissioni. Le m ^g io ri esagerano ancora questa ten­ denza e fanno in « consorzio » delle operazioni che eccedono di molto gli affari di banca propriamente detti. Quanto alle grosse Case bancarie esse con­ fondono gli affari dì banca con le imprese più dif­ ferenti: prestiti di Stato, strade ferrate in Africa e in America, imprese minerarie, ecc. Certo i ban­

chieri fanno da pionieri e lo straordinario sviluppo della influenza e del commercio tedesco nel mondo viene anche dalla loro iniziativa. Essi hanno po­ tentemente aiutato i produttori a svolgere la loro produzione a a impadronirsi dei mercati del mondo. Ma questi risultati indiscutibili non liberano le banche tedesche dal pericolo che fa correr loro la unione troppo stretta con le speculazioni commer­ ciali. Nessuna cifra precisa può dare una idea di questa unione e del pericolo che deriva. Tuttavia alcune cifre possono essere citate con qualche profitto. Le 1 0 2 banche di credito avevano nel 1 8 9 7 un capitale sociale di 1 4 1 8 milioni di marchi e un attivo di 4 7 1 8 milioni di marchi. Sei grandi banche ( Deutsche B an k, Discontogesellschaft, D resd ner B a n k , B a n k fiir H andél und Industrie, B erliner Handelsgesellschaft e la Schaaffhausenscher Bankve- re in ) avevano esse sole il capitale sociale di 381 milioni di marchi e l’ attivo di 2 1 2 6 milioni di marchi. Naturalmente il passivo corrisponde a queste cifre.

Ma il circolo degli affari e dei rischi di quelle banche eccede di molto tali cifre. Parecchie di esse sono associate a banche estere ed esotiche (alla Deutsch-Àsiatische B a n k , alla Banca Commerciale italiana, alla Banque du B rèsil ecc.). Tutti gli af­ fari nazionali o esteri, nei quali si trovano immi­ schiate le banche danno luogo a emissioni. Il pub­ blico ne è avido, ma sempre quei titoli appartengono -a parecchie banche. Niene fatta, ad esempio, una sottoscrizione alla Deutsche B a n h ì Si fa prendere il titolo dalla Disconto gesellschaft, si paga a questa il 3 0 per cento e le si chiede in anticipazione il 7 0 per cento: così le emissioni di una banca si ac­ cumulano in deposito presso un altra.

A ltre speculazioni sono ancor più pericolose e il periodico di Berlino ne enumera parecchie. Una banca avente un capitale di 1 3 0 milioni di marchi ispira una grande fiducia e un grande sentimento di sicurezza. Ma che cosa è questa somma se le obbligazioni della banca sono infinitamente maggiori? E poi aggiunge: Lo straordinario sviluppo delle grandi banche è stata l’ opera di qualche grande finanziere che per la maggior parte sono ancora alla testa dei loro stabilimenti. Ma a misura che gli affari si sono sviluppati divenne necessario di de­ centrare i servizi, di moltiplicare i posti. Lo spirito e la prudenza dei fondatori si sono perduti; per imprese così vaste mancano talvolta gli uomini di talento e di competenza. P er le banche che si oc­ cupano soltanto di affari di banca, come gli stabi­ limenti inglesi, si trovano funzionari nei quali si può avere fiducia; ma chi dirigerà quei vasti governi, che sono divenute le banche tedesche ?

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pubblica, per la garanzia della produzione industriale è necessario che gli affari di banca siano separati dalle imprese di speculazione.

Questo voto sul quale il Deutsche Oekonomist ha insistito non è che la voce della ragione e della espe­ rienza. Gii sforzi che si fanno in Germania per tro­ vare sempre nuovi e migliori shocchi alla produ­ zione, l ' interesse che lo stesso Imperatore dimostra per la espansione Germanica in Europa e fuori, i progressi della tecnica e delle scienzi, 1’ insegna­ mento commerciale bene ordinato, lo spirito tenace dei tedeschi, tutto ciò contribuirà a diminuire i pe­ ricoli della crise e quando dovesse avvenire ad at­ tenuarne gli effetti. Ma in un paese meno ricco e presso una popolazione alla quale mancassero certe qualità spiccatissime dei tedeschi, i pericoli sarebbero maggiori e diffìcilmente evitabili. Pertanto PItalia, che si ò pure lanciata sulla via del protezionismo industriale ed è portata a imitare gli sforzi dei te­ deschi per la espansione commerciale e industriale deve, non solo seguire i progressi economici della Germania, ma anche quei fenomeni meno visibili a un primo esame, ma non meno importanti che re­ sultano da questo stesso sviluppo febbrile, aiutato da eccitanti che potrebbero mancare da un momento all’ altro e per ciò stesso mettere a nudo l’artifìcio e la debolezza dell’ organismo. La esperienza, già fatta a questo riguardo, dimostra che gli eccessi d’ ogni sorta si pagano e talvolta assai duramente.

Il movimento della navigazione in Italia nel 1897

Il movimento della navigazione in Italia, durante il 1 8 9 7 è indicato nei due prospetti che seguono, riguardanti le navi approdate e partite dai nostri porti.

A r r i v i

Navigaz. Navi Bandiera N. delle navi Tonnellagg. Merci sbarcate tonn. 1 Velieri ( ital. [ estera 7.6511.353 504.309 122.984 500.335 106.363 Internaz. < * Piroscafi 7. 088 7.219.048 1.289.796 1 [ estera 7. 880 9.028.283 5.987.789 1^ Velieri ( ital. \ estera 341 27 29.285 3.382 18.849 2.903 Di scalo ■

1^ Piroscafi ( ital. j estera 376368

221.851 380.022

108.540 134.312

f Velieri ( ital.( estera 58.726 ' 178 2.255.39034.357 1.470.67012.216

Di cabot. <

[ Piroscafi | ital.(. estera 19.4981.326 7.277.2501.499.364 545.18113.970

Totale per operaz. di comm. 104.812 28.575.599 10.186.335

A questi arrivi aggiunti quelli per rilascio si ha un totale di 1 1 8 ,2 0 5 navi di tonn. 2 8 ,5 7 5 ,8 9 5 , dalle quali sbarcarono oltre 1 0 milioni di tonn. di merci.

Nel 1 8 9 6 le navi approdate furono 1 1 4 ,2 8 7 di tonn. 2 7 ,7 3 8 ,4 3 7 di stazza, sbarcando 9 ,6 6 6 ,5 3 2 tonn. di merci.

P a r t e n t e

Merci Navigaz. Navi Bandiere N. delle Tonnellaggio

navi

imbarcate tonn. ( Velieri ( ital.( estera 7.3061.411 490 443 134.870 392 148 86 431 Intern az. )

^ Piroscafi ( ital.( estera 7.0648.128 7.218.7779.293.986 1.339.036729. 646

I' Velieri j ital. ( estera 25214 15.256 2.675 12.7563.070 Di scalo < I I

^ Piroscafi ( ital. estera 421860 1.000.993230.812 255.07067.554 f Velieri ( ital.( estera 58 415 143 2.254.93828.663 1.432.661 12. 216 D i cabot. ì

^ Piroscafi ( ital.[ estera 19.419604 7.227.222586.261 545.184 13.970

Totale per operaz. di comm. 104.237 28.484.896 4.889.775

Aggiunte le navi partite per operazioni di rilascio, si hanno 1 1 7 ,6 3 0 partenze per tonn. 2 9 ,4 1 7 ,4 6 6 imbarcando 2 9 ,4 1 7 ,4 6 6 tonn. di merci.

Nel 1 8 9 6 le navi partite furono 1 1 3 ,8 3 2 , tonn. 2 7 ,6 2 1 ,9 9 4 di stazza e 4 ,8 2 8 ,0 8 8 di merci imbarcate. Per bandiere il movimento della navigazione si divide così :

Tonnellate Merci imbarc. Navi di stazza e sbarc. tonn.

Ita lia n a ... 186,757 34,944,891 7,109,780 In glese... 8,609 11,406,058 5,481,635 Austro-angarica. 7,525 4,550, 034 726,845 G re c a ... 735 441,644 344,126 N orvegiana... 747 545,784 368,595 T ed esca ... 1,603 2,776,815 473,850 B e lg a ... 224 301,442 68,970 F ra n ce s e ... 1,060 826,834 l o 7 , 463 Spagnuola... 458 299,500 119,159 Olandese... 599 636,848 108,751 D an ese... 268 192,381 53,519 T u r c a ... 240 18,614 12,549 Svedese... 71 51,992 22,685 Altre... 153 67,658 48,183 T ota le.. 209,049 57,060,495 15,076,110

Si rileva quindi che nel 1 8 9 7 la bandiera ita­ liana ha l’8 9 ,3 per cento sui numero delle n avi; il 6 1 ,2 sulle tonnellate di stazza ; il 47,1 sulle merci trasportate.

Le percentuali del quadriennio precedente furono:

Nel 1 8 9 3 per le navi 91,6 tonn. 66,5 merci 53,5 Nel 1 8 9 4 » 90 ,7 » 66 ,0 » 46,9 Nel 1 8 9 5 » 90,0 » 63 ,8 ■> 47,3 Nel 1 8 9 6 » 89 ,2 . 60,7 > 47,1

Finalmente diamo la proporzione in cui durante l’nltimo triennio la bandiera italiana era rappresen­ tata nel movimento totale della navigazione in ar­ rivo nei principali porti esteri dell’ Europa :

Percentuale della bandiera italiana sulla stazza totale dei bastimenti arrivati

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L ’ E C O N O M I S T A 791 11 dicembre 1898

Un ultimo dato. — I passeggeri trasportati nel 1897 da piroscafi diretti ai porti dello Stato, ad­ detti a viaggi di lunga navigazione, furono 7 6 ,0 7 1 , dei quali 7 1 ,0 6 9 sbarcarono nei nostri porti, e cioè 5 3 ,2 0 8 a Genova; 15,8 6 1 a Napoli e i rimanenti 5 ,0 0 2 nei porti esteri intermedi.

Rivista Bibliografici

W. Reason. — XJniversity a n d so c ia l settlem ents. —

London, Methuen, 1898, pagg. X II-195 (2 s. 6d.).

I settlements o colonie universitarie e sociali sono quelle istituzioni fondate da laureati universitari da stueiosi delle questioni sociali o da filantropi ed hanno lo scopo di diffondere l’educazione, l’istruzione, la mo­ ralità, il gusto per i divertimenti che elevano l’animo, sono insomma centri di educazione, di sforzi sociali diretti a conoscere le condizioni delle classi diseredate e a migliorarle, sono mezzi di pro­ paganda morale, di avviamento a migliori relazioni sociali. Il primo settlement fu istituito in onore del compianto Arnoldo Toynbee, ne sorsero poi parec­ chi altri a Londra e in altre città d’ Inghilterra e degli Stati Uniti. Sono manifestazioni non trascurabili di quel sentimento di solidarietà, di dovere sociale di filantropia illuminata che sarebbe stoltezza negare non faccia progressi; ma è assai facile esagerarne l’impor­ tanza, illudersi sulla loro efficacia. E questo libro edito dal Reason, nel quale sono raccolti alcuni studi sui compiti che si propongono i settlements e i loro fautori è una campana che merita d’ essere ascoltata, ma non è dubbio che occorra sentire anche l’ altra campana per farsi un concetto esatto e com ­ pleto delle istituzioni di cui si tratta. Tuttavìa a chi si interessa a questo movimento è da consigliare la lettura del libro che annunciamo, come anche di quello pubblicato tre anni sono dal Knapp (T he

University and thè social prohlem ) che si occupa particolarmente dei settlements universitari n el- l’East London.

II libro del Reason contiene dieci capitoli, ciascuno dei quali fa conoscere un aspetto di quelle istitu­ zioni, cioè la loro opera in materia di amministra­ zione locale, di educazione, di amministrazione della legge sui poveri, di divertimenti ecc. In appendice sono raccolte altre notizie interessanti e un elenco dei settlements ora esistenti in Inghilterra, che potrà tornare di utilità per chi volesse assumere notizie dirette speciali da ciascuno di quelli.

Dr. Carlo M. Baratta. — La lib er tà d ell’ o p era io . —

Parma, Fiaceadori, 1898, pagg. 134 (L. 1).

Questo libro, scritto da un sacerdote e pubblicato con l’ approvazione ecclesiastica, non è privo d’ in ­ teresse, perchè I’ Autore in tre capitoli in cui tratta della questione operaia e dei principi del socialismo, delle cause e dei rimedi parziali alla crise sociale e da ultimo della questione operaia in relazione all’agri­ coltura, trova modo di svolgere molti argomenti, dando così un modello delle idee che prevalgono fra il clero che combatte il socialismo, non meno dell’ econo­ mia liberale. Inoltre il dott. Raratta è fautore del sistema Solari, che fondasi particolarmente sull’ in­ duzione gratuita dell’ azoto atmosferico mediante la doppia anticipazione dei sali necessari, fatta ad una

leguminosa (come il trifoglio) in rotazione con una graminacea (come il frumento), con che verrebbe elevata la fertilità di qualunque terreno, e perciò stesso risoluta in gran parte la questione operaia. Nel corso del suo scritto I’ Autore è condotto a trat­ tare questioni di attualità, come*quelle relative alla protezione dello Stato a vantaggio degli operai e se le idee sue non ci sembrano sempre accettabili ri­ conosciamo però che non si abbandona a giudizi ingiusti nè intemperanti sul conto degli avversari e sa tenere un linguaggio prudente ed equo.

H. de B. Gibbins. —■ T he E n g lìsh p eo p le in thè X I X cen tury. A sh o rt history . - London, Black, 1898, p. 172.

L ’ Autore, già noto per alcuni buoni libri di istru­ zione popolare, come la Storia industriale dell In­ ghilterra, la Storia del commercio in Europa, ecc., ha fatto in questo modesto ma bellissimo libro, un quadro istruttivo della storia del popolo inglese nel secolo che sta per chiudersi. Noi non ne faremmo cenno qui se non vi fossimo indotti da almeno tre ragioni: anzitutto per atto di cortesia verso un egre­ gio studioso dell’ economia inglese che si ricorda benevolmente di noi; poscia, perchè in questo breve riassunto storico vi sono alcuni capitoli, come il se­ condo e il terzo, sulla rivoluzione industriale e le condizioni del popolo, e l’ ultimo sulla vita industriale e sociale, che possono interessare anche chi si oc­ cupa di studi economici; e finalmente perchè cre­ diamo di potere indicare come esempio degno di imi­ tazione questa succosa storia del popolo inglese nel nostro secolo a chi vuol scrivere di storia per il popolo. Il piccolo volume è illustrato eoi ritratti degli uomini inglesi più insigni di quest’epoca ed ha alcune carte geografiche necessarie per vedere in modo chiaro e preciso lo sviluppo dei possedimenti e delle colonie inglesi. Nel complesso, un libro riuscito che si legge con profitto, perchè permette di richiamare alla memoria le vicende politiche, economiche e mi­ litari dell’ Inghilterra, dalla lotta contro Napoleone, sino ai nostri tempi.

Gustave Le Boti. — P sy ch o lo g ie du socialism e. — P a­

ris, Félix Alcan , 1893, pag. VII-496 (franchi 7.50).

Il socialismo sintetizza un complesso di aspira­ zioni, di credenze e di idee riformatrici che appas­ siona profondamente le nienti. I governi lo temono, i legislatori a volta a volta lo accarezzano e io re- priinono, molti vedono in lui l’aurora di nuovi de­ stini sociali.

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702 L ’ E C O N O M I S T A 11 dicembre 1898

Le Boa ricerca se le istituzioni possono avere una influenza effettiva su quel miglioramento o se i no­ stri destini non siano retti da necessità del tutto indipendenti dalle istituzioni che le nostre volontà possono far sorgere.

Questo libro è scritto con molta indipendenza di idee. Tutti gli aspetti dei problemi che il socialismo solleva sono successivamente esaminati. Cosi, il Le Bon tratta delle teorie socialiste e dei loro adepti, del socialismo come credenza, del socialismo secondo le razze e del conflitto tra le necessità economiche e le aspirazioni socialiste, del conflitto tra le leggi dell’evoluzione le idee democratiche e le aspirazioni socialiste, e infine dei destini del socialismo. È un libro che sarà letto con interesse e molto discusso; pur dissentendo in parecchi punti dobbiamo ricono­ scere che l’Autore ha saputo trattare un tema non nuovo in modo originale.

Rivista Economica

La polizia sanitaria degli animali.A proposito di

informazioni commerciali.La restituzione dei

beni seguestrati per debiti d’imposta.Provvedi­

menti per il commercio in Spagna.

La polizia sanitaria degli animali. — L'ono­ revole Fortis, ministro di agricoltura, ha presentato alla Camera il progetto di legge destinato a disci­ plinare la tutela e la polizia sanitaria degli animali. Questo disegno di legge preparato sotto il Ministero Guicciardini, era pronto alla discussione con la re­ lazione dell’on. Celli, quando cadde per le vicende parlamentari.

Ed ora viene ripresentato dall’on. Fortis con im­ portanti modificazioni o suggerite dalla commissione parlamentare, o consigliate da Associazioni e da uo­ mini competenti e vagliate dal Ministero.

Il disegno di legge nel suo modesto titolo rac­ chiude uno dei più vasti plobemi economici che deb­ bono importare ad un popolo agricolo come è il nostro, e nel medesimo tempo anche un supremo interesse igienico.

Le ultime statistiche davano la somma, tra ca­ valli, asini, muli, bovini, ovini e caprini (esclusi quelli dei depositi di allevamento dell’ esercito, te­ nute e caccie reali) di capi 1 9 ,0 3 2 ,4 1 5 per un v a ­ lore medio di L . 2 ,2 1 4 ,3 6 5 ,2 8 7 .

Da un capitale così ingente hanno ricavato i Co­ muni nel 1 8 9 5 , sotto forma di tassa bestiame e di tassa macellazione, un provento di circa 1 9 milioni di lire.

Nel commercio internazionale il bestiame man­ tiene ancora un posto degno di nota nel movimento degli scambi che nel 1 8 9 7 fu indicato da oltre 2 6 milioni di lire per esportazione di 2 ,1 5 3 cavalli, 3 7 ,2 2 6 bovini, 3 9 ,4 9 0 ovini e caprini, 4 0 ,0 6 6 suini.

Forse nessuna delle grandi ricchezze italiane è sperperata come questa, per il difetto in Italia di una organizzazione efficace, per lottare contro di­ sastri evitandi ed evitabili delle malattie contagiose degli animali domestici.

Nell’anno 1 8 9 7 , escluse le malattie infettive dei suini, si sono constatati 2 7 6 6 casi di affezioni car­ bonchiose e 4 6 8 8 casi di afta epizootica, 2 2 8 3 de­ cessi per le prime e 221 per la seconda.

E cotali cifre, che saranno di molto inferiori al vero, rappresentano una grande cifra di ricchezza nazionale perduta, senza dire della ricchezza com ­ promessa per le frequenti chiusure delle frontiere al nostro bestiame.

Il progetto quindi presentato dall’on. ministro di agricoltura, da lungo tempo invocato ed atteso, ri­ sponde ad un vero e reale bisogno degli allevatori e ad un savio concetto economico.

Il progetto di legge affida al ministro di agricol­ tura e sotto la sua dipendenza ai prefetti, sotto prefetti e sindaci la polizia sanitaria degli animali domestici ; organizza il servizio veterinario, disci­ plina il trattamento degli animali infetti, i doveri dei comuni, nei quali l’infezione si manifesta e dei proprietari ai quali l’animale infetto o sospetto ap­ partiene; alle prescrizioni corrisponde la sanzione penale.

Finalmente il progetto statuisce sopra le inden­ nità, come il riparto della spesa del servizio tra lo Stato, le Provincie ed i Comuni.

A proposito di informazioni commerciali. — È

un tema, questo delle informazioni commerciali, che in sommo grado interessa il ceto di tutti gli uomini d’affari.

Ci sembra opportuno ricordare in proposito — anche per soddisfare a parecchie richieste di schia­ rimenti a noi rivolte — che al ministero del T e­ soro si è da lungo tempo stabilito un servizio di informazioni destinato a ragguagliare tanto il mini­ stero degli esteri quanto quello di agricoltura, indu­ stria e commercio sopra la solidità delle più im­ portanti case bancarie e commerciali, sia italiane che estere, ma specialmente di queste ultime, per potere illuminare i nostri esportatori, nonché per sopperire con tutta la dovuta sicurezza ai pagamenti fuori Stato che l’amministrazione italiana deve fare a saldo di provviste o di altri impegni assunti al­ l’estero.

Questo servizio di informazioni, fatto con il con­ corso specialmente delle grandi banche corrispon­ denti del Tesoro a Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Francoforte e Nuova Y ork , non è superficiale, ma, per servirci di un’ espressione legale, fatta in con­ traddittorio con la scorta delle informazioni di pa­ recchi corrispondenti, dalla cui unanimità di giudi­ zio è possibile avere un autorevole verdetto circa la solidità delle ditte estere delle quali vengono do­ mandate informazioni.

L ’ ufficio d’ informazioni di cui sopra ha avuto inizio sotto 1’ on. Luzzatti in seguito alla legge da esso presentata al Parlamento per la tutela deìl’em i- grazione, allo scopo di mettere in grado i nostri rappresentanti all’estero di illuminare i nostri con­ nazionali emigranti nelle diverse parti del mondo sulla sicurezza dell’ investimento dei loro risparmi, ronchè sulla con.’enienza di affidarli ad una piut­ tosto che ad altra banca, per le rimesse in Italia di cui avessero bisogno.

L a restitnzione dei beni sequestrati per debiti d’imposta. — E ’ stato distribuito alla Camera il progetto di legge dei ministri Carcano e Vaechelli circa le restituzioni ed alienazioni di beni devoluti al demanio dello Stato per debiti d’ imposte.

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L ’ E C O N O M I S T A

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ad una annata d'imposta erariale. Gli espropriati avranno la preferenza purché ne facciano la do­ manda entro quattro masi dalla promulgazione della legge.

Gli immobili per cui al 1 ° gennaio 1 9 0 3 non si fosse fatta domanda d’acquisto, nè pagato il corri­ spettivo prescritto, si cederanno con esenzione dalla tassa sugli affari o di vultura al Comune nel cui territorio sono compresi. 1 beni così ceduti al Co­ mune si esenteranno da imposte e sovrimposte fin­ ché rimangano di proprietà del Comune e finché non sia attuato il nuovo catasto ordinato colla legge

marzo

1886.

Provvedimenti per il commercio in Spagna. —

La perdita ormai certa dei mercati coloniali, i quali alimentavano in larga misura il commercio di espor­ tazione della Spagna, ha indotto il governo spa- gnuolo a prendere dei provvedimenti per aprire dei nuovi sbocchi ai prodotti del paese e per dare mag­ giore sviluppo a quelli già conosciuti.

A questo scopo è stato, con decreto reale, isti­ tuito recentemente presso il ministero degli affari esteri, un ufficio speciale, incaricato di fornire delle informazioni commerciali e dati statistici, e di age­ volare gli esportatori e la gente di affari in generale. I! Marocco e le repubbliche sud-africane sono considerate in prima linea come mercati aperti ai prodotti spagnoli.

Le Camere di commercio della Spagna dichiarano che la fabbricazione nazionale delle calzature, delle sete, dei guanti, dei ventagli, delle trine e dei cor­ dami, può agevolmente concorrere coi prodotti si­ milari esteri ; e propongono di stabilire un’ esposi­ zione permanente di campioni di prodotti spagnuoli a Tangeri e ad Orano, allo scopo di mettere in grado i dettaglianti indigeni di fare dei confronti.

Per il Messico e per l’America del Sud, che of­ frono pure dei vantaggi naturali al commercio spa- gnuolo, in ragione della affinità di razza, di lin­ guaggio e di costumi, sono già stali nominati cin­ que addetti commerciali presso i Consolati spagroli a Vera-Cruz, Buenos Ayres, Montevideo e Val­ paraiso.

Questi agenti sono incaricati di studiare le que­ stioni commerciali riguardanti i paesi nei quali ri­ siedono e di tenersi in grado di porgere un efficace concorso ai negozianti della madre patria.

Il progetto di legge sui tributi locali

Art. 1° — Ferme le altre disposizioni stabilite nei decreto legislativo 28 giugno 1866 per 1’ applicazione delle imposte comunali sul valore locativo e di fa ­ miglia o focatico, a quei Comuni che intendano di applicare l ’ imposta in ragione progressiva sul va­ lore locativo alle abitazioni è data facoltà di elevare il limite massimo dell’ aliquota fino al 12 per cento.

Art. 2®’— Quando il contribuente dell’ imposta del valore locativo non abbia persone di famiglia con­ viventi con lui o quando la famiglia, compreso il capo di essa, si componga di due soli individui, sarà applicata al contribuente medesimo 1’ aliquota sta­ bilita per la classe immediatamente superiore a quella classe a cui egli appartiene.

Quando invece il numero dei componenti la fami­ glia, oltre il capo, ecceda il numero di cinque, sarà applicata 1’ aliquota della classe immediatamente in­ feriore.

Art. 3° — I regolamenti locali da deliberarsi e da approvarsi come i successivi articoli 16 e 17 de­ termineranno la suddivisione delle classi per l’appli­ cazione della imposta sul valore locativo delle ab i­ tazioni e stabiliranno il limite minimo delle imponi­ bilità e le altre modalità per la applicazione di detta imposta.

Art. 4° —■ La tassa comunale d’ esercizio e ven­ dita, stabilita con la legge 11 agosto 1870 allegato 0 , della quale i comuni abbiano, sia facoltativamente sia obbligatoriamente, deliberata la imposizione, do­ vrà estendersi non soltanto agli esercizi di commer­ cio, alle rivendite e botteghe, ma anche a qualsi­ voglia esercizio di industria, professione, arte o mestiere.

Art. 5° — Ferme le altre disposizioni contenute nell’ allegato o della legge 11 agosto 1870, i mas­ simi della imposizione della tassa d’esercizio e riven­ dita, vengono stabiliti, pei Comuni distinti secondo la rispettiva popolazione, come la seguente tabella ; Classe l a — Comuni con più di 100,000 abitanti, massimo lire 1000.

Classe 2* — Da 80,001 a 100,000 abitanti, mas­ simo lire 800.

Classe 3a — D a 50,001 a 80,000 abitanti mas­ simo lire 600.

Classe 4* — Comuni da 25,001 a 50,000 abitanti, massimo lire 400.

Classe 51 — Comuni da 12,001 a 25,000 abitanti, massimo lire 200.

Classe 6“ — D a 5,001 a 12,000 abitanti, massimo lire 150.

Classe 71 — Comuni da 2,001 a 5,000 abitanti, massimo lire 100.

Classe 8a — Comuni con meno di 2000 abitanti, massimo lire 50.

Art. 6“ — L a tassa d ’ esercizio e sivendita dovrà essere applicata anche alle Società di divertimento, ai Circoli o Casini sociali ed altri consimili esercizi. Art. 7° — Nei regolamenti comunali considerati nei successivi articoli 16 e 17, per 1’ applicazione d ’ una tassa d’ esercizio e rivendita, saranno stabi­ lite le opportune gradazioni e distribuzioni in classi secondo l’ importanza dell’ esercizio, tenuto conto del massimo consentito a seconda della popolazione del Comune, e si determinerà il limite minimo della im­ ponibilità come le altre modalità per 1’ applicazione della tassa.

Art. 8° — Per la licenza ad aprire un nuovo eser­ cizio della specie di quelli indicati al n.° 31 della tabella annessa alla legge (testo unico) 13 settem­ bre 1874, sarà dovuta una tassa di concessione in misura doppia di quella portata nella tabella mede­ sima : in ogni caso 1’ aumento stabilito nel presente articolo non potrà essere inferiore a lire 30, nè su­ periore a lire 300.

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794 L* E C O N O M I S T A 11 dicembre 1898

A rt. 10° — È assegnata ai Comuni una tassa su­

gli spettacoli teatrali, di cui l’articolo 68 della legge (testo unico) 4 luglio 1897.

Art. 11° — Non potranno i Comuni portare in riscossione con i ruoli principali o suppletivi di uno stesso anno se non imposte e tasse già stabilite nei bilanci di quell’ anno e dei due anni precedenti de­ bitamente approvati.

Art. 12° — Per la riscossione di crediti, imposte e tasse comunali, saranno pignorabili, nel limite di un quinto, gli stipendi e pensioni corrisposti dallo Stato e degli altri enti, di cui alla legge 26 luglio 1888.

Art. 13° — Sotto il nome di regolamenti locali, quali vennero indicati nei precedenti articoli, si in­ tendono regolamenti speciali dei singoli Comuni e per le diverse imposte o tasse considerate nella pre­ sente legge e nelle altre leggi precedenti in materia. Tali regolamenti dovranno essere approvati dai Con­ sigli comunali, secondo le norme stabilite dal la legge comunale e provinciale, e comunicati poi alla pre­ fettura per 1’ approvazione della Giunta provinciale amministrativa.

Art. 14» — Pei regolamenti, di cui al precedente articolo, i bilanci annuali dei Comuni ed i ruoli delle imposte e tasse comunali dovranno essere pubblicati almeno per 15 giorni consecutivi mediante l’ affissione all’ albo comunale, dopo la deliberazione del Con­ siglio, senza di che non potranno ottenere 1’ appro. vazione della Giunta provinciale amm;n; gtrat;va Eguale pubblicazione sarà fatda pej bilanci provin­ ciali nei Comuni capoluoghi di provincia, circondario e mandamento. Contro i regolamenti locali pei bi­ lanci comunali provinciali e contro le complessive risultanze dei ruoli delle imposte e tasse comunali è ammesso il ricorso in carta libera alla Giunta pio- vinciale amministrativa da parte del contribuente anche nello interesse pubblico della comunità, pur­ ché sia prodotto entro il termine di 15 giorni dalla pubblicazione, di cui al primo comma precedente. Possono del pari ricorrere nell' interesse pubblico, entro 15 giorni dall’ ultima pubblicazione le diverse autorità governative aventi giurisdizione nel comune e nella provincia. _ .

Art. 1 5 ° __Per ricorsi in materia di tasse e im­ poste comunali, quando la quota dell imposta del ricorrente non Btiperi le lire 5 è ammesso l’ uso della carta con bollo del valore di centesimi dieci, ecc.

Il progetto Carcano per la tassa sol gas e sulla luce elettrica

Diamo qualche informazione su! progetto^Carcano per le modificazioni alla legge 8 agosto 1893 riguar­ dante la tassa sul gas e luce elettrica.

Il nuovo progetto porta :

da 2 a 5 centesimi la tassa per ogni me. di gas-luce proveniente dalla distillazione del carbone.

da 8 a 1 8 centesimi per ogni me. di gas-luce proveniente dalla distillazione degli olii minerali.

da 2 a 1 0 centesimi per ogni kilo-watt-ora di energia elettrica per uso d’ illuminazione od usi pro­

miscui . . . .

diminuisce da 6 centesimi ad 8 millesimi per ogni kilo-watt-ora di energia elettrica per uso esclu­ sivo del riscaldamento.

Sono esenti da lassa i consumi di gas e di ener­ gia elettrica per illuminazione municipale e per forza motrice, purché siano distinti mediante appositi con­ gegni e speciali conduttori dai consumi per illumi­ nazione o riscaldamento soggetti a tassa.

La tassa è pagata dal fabbricante (con diritto di rivalsa verso i consumatori) sull’energia effettiva

-mente da questi consumala, fatta deduzione delle perdite per la conduttura e per fughe.

E ammessa la riscossione per abbonamento quando l’officina sia ad uso esclusivo del fabbricante o quando si distribuisca gas-luce od energia elettrica per un consumo cui corrisponda una tassa annua non superiore a L . 2 0 0 0 .

6 imposta una tassa sulla produzione e sull’im ­ portazione del carburo di calcio di L . 3 0 al quint. Per i prodotti esportati la tassa verrà integral­ mente restituita.

Nessuna officina di gas-luee o di energia elettrica o di carburo di calcio senza la licenza dell’ ufficio tecnico di finanza può essere attivata.

La tassa annua di licenza sarà di L. 5 per le of­ ficine o gli impianti destinati a produzioni esenti da tassa, per quelli di carattere provvisorio o per quelli che servono ad alimentare apparecchi con un consumo annuale e cui corrisponda una tassa di consumo di L. 2 0 0 ; di L . 1 0 per quelli cui cor­ risponda una tassa di consumo fra L . 2 0 0 e L. 1 0 0 0 ; di L. 20, 40, 6 0 a seconda che la tassa applicabile è fra L. 1 0 0 0 e 4 0 0 0 , Ira L. 4 0 0 0 e L. 8 0 0 0 o superiore a lire 8 0 0 0 .

Il bilancio della guerra pel 1898-99

La somma complessiva, dedotti il debito vitalizio e le partite di giro, ne rimane ferma a 2 3 9 milioni, somma consolidata dal precedente ministero ; ma, in confronto del bilancio, presentato dalla amministra­ zione Rudinì nel novembre 1 8 9 7 , le variazioni tra capitolo e capitolo sono numerose.

Sono principali cause di variazioni:

in meno, la soppressione delle grandi manovre e del richiamo di classi a scopo d’istruzione ;

in p iù , l’ esigenza della pubblica sicurezza; il maggior costo del grano, gli affari d’Oriente e l’ec- cedeuza degli organici.

Queste variazioni finanziariamente si bilanciano ; ma il bilancio non ha previsto alcuni fatti posteriori, cioè la permanenza della classe anziana sotto le armi dopo il 1° ottobre e la maggior forza inviata in O riente; per i quali occorrerà un credito suppletivo, che la relazione valuta nella somma di 4 a S milioni.

Una variazione degna di nota apparisce nella parte straordinaria del bilancio.

Lo stanziamento per la fabbricazione dei nuovi fucili, che era stato fissato a cinque milioni, dimi­ nuisce della metà e la differenza è portata in au­ mento al capitolo che riguarda il materiale dell’a r­ tiglieria da campagna, il quale da tre, sale a cinque milioni e mezzo.

Questa maggiore spesa è dovuta alla trasforma­ zione in corso del materiale dell’ artiglieria da cam ­ pagna e merita lode il ministro della guerra che vi provvede coi mezzi dei quali dispone il bilancio, senza il ricorso a crediti straordinari.

Riassumendo le risultanze finali del bilancio, ab­ biamo queste cifre :

Spesa ordinarla Straordinaria Totale

Spese generali. . 2,410,840 220,000 2,630,840 Esercito...219,751,160 3,768,000 223,509,160 Fortificaz. e di­

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