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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1273, 25 settembre

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A T I

Anno XXV - Voi. XXIX

Domenica 25 Settembre 1898

N. 1273

UN ORDINE DEL GIORNO

DEL CONGRESSO DELLE SOCIETÀ ECONOMICHE

Il Congresso delle Società economiche tenutosi testé a Torino, ha, tra gli a ltri temi, discusso quello « del corso del cambio coll’estero e dei mezzi per ridurlo »; e in base ad una applaudita relazione dell’ on. Mag­ giorino Ferraris ha approvato all’ unanimità il se­ guente ordine del giorno:

« Il Congresso, riconosciuti i vantaggi che la r i­ duzione graduale dell’ aggio arrecherebbe alla eco­ nomia nazionale, pur ritenendo che il corso attuale del cambio per ragioni transitorie è superiore alle reali condizioni della finanza e dell’ economia pub blica, delibera esser necessario: 1° un forte indirizzo della finanza dello Stato e degli enti locali, con esclusione di nuovi debiti che non sieno direttamente rim u n e ra tiv i; 2° la sistemazione dei debiti del T e­ soro e specialmente la riduzione dei biglietti di Stato; o° una più rapida stnobilizzazione della circolazione bancaria; 4° una politica di sconto intesa a regolare il corso dei cambi e a difendere le riserve metalliche ; 5° lo sviluppo della produzione economica e spe­ cialmente di quella del suolo, mediante una vigorosa politica agraria ».

Se quest’ ordine del giorno fosse stato proposto e magari votato in Parlamento come chiusa di una discussione generale sulla politica economica della nazione, non ce ne saremmo occupati; l’Assemblea politica vota_ a centinaia gli ordini del giorno, sui quali tutti si trovano d’ accordo, perchè nulla dicono di serio. Ma è perchè si tratta qui di un Congresso speciale, è perchè il proponente e relatore è uno dei più reputati uomini del momento, specie in fatto di cose economiche e finanziarie, che non possiamo a meno di esprimere con tutta franchezza qualche ap­ prezzamento.

Prima di tutto, dopo quanto è stato detto in ar­ gomento anche recentemente, ci sorprende di sentir dire che il corso attuale dell’ aggio « è superiore alle reali condizioni della finanza e dell’economia pubblica ». Osserveremo che le condizioni della finanza e della economia pubblica sono sempre reali, cioè sono quello che sono di fatto; però nell’ apprezzarle possono es­ sere diversi i pareri, diversi i punti di vista, d i­ versi i criteri ; basta leggere le riviste italiane per vedere il modo diverso di apprezzare la presente situazione economica e finanziaria dell’ Italia; basta ricordare le discussioni parlamentari per rilevare che enorme disparità di apprezzamenti, dall’ottimista che vede tutto roseo, al pessimista che prevede la

j rovina a breve scadenza ; lo stesso proponente l’or­ dine del giorno, l ’on. Maggiorino Ferraris, si è tro­ vato spesso in completo disaccordo con altri suoi | colleghi, non meno competenti di lui, nel giudicare ■ le condizioui della finanza e della economia nazionale.

Non parliamo adunque di condizioni reali, come se qualcuno potesse avere il privilegio di conoscerle in modo da non poter esser contradetto; se il cambio o l’ aggio sono misuratori di queste condizioni reali, vuol dire che coloro i quali concorrono a formare coi loro atti il corso del cambio o dell’ aggio, fanno sulle condizioni della finanza e della economia, questi e non quelli apprezzamenti.

Ma egli è che, per il momento almeno, le con­ dizioni della finanza e della economia pubblica in ge­ nerale, non entrano a formare il corso del cambio o I’ aggio ; ma invece il fattore vero di questo corso è la differenza tra la somma dei debiti e dei crediti verso l’ estero; è quindi il bisogno, maggiore o minore e più o meno urgente, che ha il pubblico di prov­ vedersi di divisa estera. E siccome, per un seguilo di fatti, che ormai più volte abbiamo esposti, la ec­ cedenza del nostro debito persiste, e non potendo col­ marla con prodotti la dobbiamo colmare con titoli, e d’ altra parte vi è nel paese più tendenza ad as­ sorbire tito li dall’ estero che non a cederli a ll’estero, così in questa tendenza sta la scarsezza della divisa e quindi lo sforzo per crearla, cioè lo sforzo per vin ­ cere la riluttanza degli italiani a mandare tito li ita­ liani all’ estero. Tale sforzo si vince con un premio, che è precisamente l’ aggio.

In altri termini noi crediamo, che per i nostri scarsi raccolti e per la deficienza delle nostre indu­ strie, si vendano ancora all’estero meno prodotti di quelli che si comperino, e la differenza crei i nostri debiti all’ estero, i quali debiti sono anche aumentati da! facile collocamento che i titoli italiani hanno tro ­ vato in paese. Lo stato del bilancio quindi non avrebbe nessuna diretta influenza sull’ aggio; e lo stato indu­ striale non avrebbe che una indiretta influenza.

Ma venendo ai cinque suggerimenti dati n e ll’o r­ dine del giorno ci sembra di trovare nei p rim i due una tal quale contraddizione di term ini. Applaudiamo di tutto cuore che non si facciano nuovi debiti nè dallo Stato, nè dagli enti locali; non ammettiamo nem­ meno i debiti remunerativi, poiché non sapremmo in ­ vero quali sieno nel senso stretto; cioè, se si intenda con quelle parole il denaro impiegato in modo che dia una rimunerazione che comprenda un congruo interesse ed un ragionevole ammortamento. Quali possono essere i debiti, in questo senso, remune­ rativi?

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610 L’ E C O N O M I S T A largo per il tempo e per il modo indiretto, allora,

evidentemente, sarà giustificato ogni debito per nuove ferrovie, per nuovi porti, per la marina, per canali, acquedotti eec., ece., il che crediamo non sia nel con­ cetto dell’ ordine del giorno.

Ma la contraddizione che ci sembra di trovare tra il primo ed il secondo numero dell’ ordine del giorno surriportato, sta in ciò che mentre si domanda di non creare nuovi debiti se non remunerativi, si racco­ manda di sistemare i debiti del tesoro e specialmente quelli rappresentati da biglietti di stato.

Ora è bene intendersi; una sistemazione dei debiti del Tesoro è stata fatta, che non è molto, coi Buoni a lunga scadenza che furono poi convertiti in con­ solidato, il che implica una creazione di nuovi de­ b iti; sarebbe possibile una sistemazione dei debiti at­ tuali e specie dei 400 m ilioni di biglietti di Stato senza convertirli in consolidato? Era questo il con­ cetto del relatore e del Congresso? Se si; bisognava dirlo chiaramente e lasciare le vaghe affermazioni che costituiscono un desiderio di tutti ; bisognava venire a concreti suggerimenti, che possano essere caldeg­ giati da alcuni e combattuti da altri. Certo si può studiare se sia più dannoso allo Stato ed alla eco­ nomia pubblica avere 400 m ilioni di biglietti di Stato in circolazione, od emettere quattrocento m ilioni di consolidato. Noi non entreremo ora in questa que­ stione che domanderebbe ampia trattazione, ma ci rammarichiamo che il Congresso non abbia precisa- mente questo punto discusso. Perchè la riduzione dei biglietti di Stato non può farsi che in due modi ; o convertendoli in un altro debito, ed in tal caso si può vedere quale sia la forma migliore del debito; o estinguendoli cogli avanzi del bilancio. Ma que­ st’ ultima ipotesi, che è certo nel desiderio di tutti, è troppo lontana dalle possibilità perchè ammettiamo che fosse nel pensiero dell’on. relatore e del Con­ gresso.

Meno che mai arriviamo a comprendere il quarto punto che raccomanda « una politica di sconto intesa a regolare il corso dei cambi ed a difendere le r i ­ serve metalliche ». Quale legame diretto passi tra il saggio dello sconto ed il corso del cambio nelle at­ tuali condizioni del paese, non sappiamo vedere, ed attenderemo volentieri qualche spiegazione in propo­ sito che ci illu m in i. In quanto alla difesa delle r i ­ serve metalliche sembrerebbe che si accennasse al desiderio di veder aumentato il saggio dello sconto, perchè da che mondo è mondo, le riserve metal­ liche sono sempre state difese dalle Banche me­ diante la limitazione della circolazione, e quindi me­ diante la limitazione dello sconto, che si ottiene ele­ vandone il saggio. Così la Banca d’ Inghilterra, la Banca di Francia, la Banca Imperiale Germanica ope­ rano continuamente; appena dall’ altezza del cambio sono avvertite che il paese ha bisogno d’ oro, che perciò accederebbe volentieri al baratto dei biglietti, alzano il saggio dello sconto, così diminuiscono la circolazione e conseguentemente rendono meno te­ m ibile il baratto dei biglietti in oro.

Ma è presumibile che l’ onorevole Maggiorino Fer­ raris ed il Congresso delle società economiche desi­ derassero e raccomandassero un aumento nel saggio dello sconto, quando il portafoglio degli Istituti di emissione non segna che 240 m ilio n i? Non lo cre­ diamo; e da ciò la incomprensibilità del quarto numero.

Va da se che si può sottoscrivere al quinto nu­

25 settem bre 1898 mero a piene mani perchè tutti desideriamo « lo svi­ luppo della produzione economica e specialmente di quella del suolo mediante una vigorosa politica agra­ ria »; solamente, dopo sottoscritto, domandiamo al Congresso: in che modo? — Con un inasprimento di protezione? — Con un ritorno ad un quasi libero scambio? — Con uno sgravio di tributi? — Con un diretto intervento dello Stato?

Sono questi i punti che i Congressi dovrebbero trattare; ma fino a che approvano alla unanimità degli ordini del giorno, non approvano che dei luoghi comuni.

« I H

II m

DEI PUBBLICI S E M

È un tema questo che può dirsi con ragione all’o r­ dine del giorno in parecchi paesi. Ne hanno discusso nei giorni scorsi a Bristol, alla sezione economica e statistica della Associazione Britannica, a Torino al Congresso delle società economiche; ne trattano spesso riviste e giornali negli Stati U niti, in Inghilterra, in Francia e altrove; or non è molto se ne è occupata la Società di economia politica di Parigi e qui in Italia si comincia appunto a discutere di cotesto tema sulle riviste e sui giornali. La questione della così detta municipalizzazione dei servizi pubblici merita adunque d’ essere seguita ed esaminata con cura, e noi profittiamo dalle deliberazioni approvate a Torino per dirne qualche cosa; sebbene crediamo che essa meriterebbe una larga trattazione, non senza esami­ nare prima 1’ altro tema delle funzioni spettanti ai comuni nel presente momento storico.

Al Congresso di Torino rife rì sul tema in parola l ’egregio prof. Ferroglio insegnante Statistica in quella Università. La sua relazione diligente e chiara racco ■ glie alcune notizie che è bene conoscere prima di esaminare le conclusioni approvate dalla maggioranza dei congressisti. Trattando dell’ Inghilterra si espresse così: « Non è a me possibile di fare una completa e diligente rassegna di tutte le più svariate appli­ cazioni del principio (che i Comuni, cioè, avochino a sè certi servizi pubblici) ; m i lim iterò ad una sola, a quella nella quale i resultati sono indiscutibili ; voglio alludere alla provvista del gas per parte del municipio. Molti Municipi l’ introdussero e non andrà molto che le officine del gas di qualche importanza saranno tutte nelle mani dei municipi. Il quadro che segue dimostra quanto già si sia avanzati in questa via:

N. delle Capitale Introiti Spese

Anno 1896 imprese sterline sterline sterline Consumatori

Im prese m u­

nicipali . . 203 25,654,326 6,498,191 4,885;944 1,320,059 Imprese pri­

vate . . . . 429 45,195,416 12,982,956 9,491,344 1,339,712

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periore nelle aziende municipali di fronte a quelle private. Per ciascuna impresa fu infatti di 3524 per le imprese private, e di 6724 per quelle municipali. Se si riflette che nel 1883 le officine a gas mu­ nicipali erano solo 48, mentre che nel 1897, dopo meno di 14 anni, divennero 208 non si può discono­ scere quanto rapido e continuo sia stato il progresso e come l’ applicazione del principio siasi fatta ge­ nerale.

In massima parte, osserva il Ferroglio, quelle im ­ prese municipali fanno buoni affari, anzi hanno dato risultati superiori all’ aspettativa. Ecco per cinque principali municipi quali u tili ricavarono nel 1897 da uno solo dei servizi eli’ essi eserciscono e ciò dopo aver prelevato gli interessi del capitale non­ ché una quota d’ ammortamento ; Manchester fran­ chi 1,708,200; Bedford 1,261,223; Birmingham 881,250; Bolton 867,775; Wokingham 732,000.

A ltri esempi si potrebbero facilmente ricordare con la scorta dell'Annuario municipale del Regno Unito, pubblicato da Boberto Donald e con'altre pubblica­ zioni. Ma senza riferire altri dati, crediamo di poter dire che dal punto di vista dei risultati finanziari ot­ tenuti dai municipi che hanno avocato a se qualche servizio pubblico che in passato non esercitavano, nes­ suna conclusione generale assoluta si può sinora enun­ ciare. Certo l’ assunzione da parte dei Comuni delle imprese fornitrici del gaz illuminante ò stata spesso vantaggiosa a quei corpi locali, come lo furono e lo sono altre imprese. Ma il problema è assai complesso e si capisce facilmente come al congresso di Torino si siano manifestate due correnti : una contraria alla municipalizzazione dei servizi pubblici e per quelli di carattere essenzialmente industriale accettava quindi il principio solo per quanto riflette l’ acqua, la fo­ gnatura e la viabilità, l ’ altra più disposta a estendere il principio della municipalizzazione accoglieva invece la proposta del relatore più ampia ed estesa. Infatti un ordine del giorno G iretti-C am elli—A lloati più li ­ mitativo nel senso sopra indicato, venne respinto e raccolsero invece l’ approvazione del maggior numero dei congressisti queste conclusioni:

A . Considerazioni d’ordine sociale e finanziario, nonché l’ incremento avuto dai maggiori centri u r­ bani e l’ aumento dei bisogni delle finanze m unici­ pali consigliano la municipalizzazione dei pubblici ser­ vizi, che mirano a fornire prodotti o servizi richiesti dalla generalità della popolazione e rappresentano inoltre un relativo monopolio, tenuto conto delle con­ dizioni dei diversi municipi ed invita il governo a provvedere.

B. Che per quanto riguarda il servizio dell’ acqua, dell’ illuminazione e la pubblica nettezza la m unici­ palizzazione non solo è consigliabile, ma necessaria. G. Che questi pubblici servizi, per la tutela che deve esercitare il pubblico e per rendere possibile un serio controllo, dovrebbero essere eserciti da aziende autonome con proprio personale.

Coleste conclusioni ci sembrano alquanto precipi­ tate e sopratutto pare a noi che sia immaturo l’ in­ vito al governo a provvedere. Siamo propriamente qui sul terreno della politica sperimentale e ancora non si può d ir nulla di veramente sicuro sui resultati delle imprese municipali. Ad una città che ottiene un guadagno sensibile non è difficile contrapporne un’altra che a conti fatti, e fatti bene, non ha utile, ma perdita. E alle conseguenze palesi della m unici­ palizzazione dei servizi pubblici bisogna aggiungere

quelle latenti, occulte o meno visibili e senza essere pessimisti per progetto è legittimo il dubbio che non tutte le conseguenze siano buone. Più si estendono le attribuzioni dei comuni e maggiormente diventano possibili e facili le frodi, le prevaricazioni, gli ac­ cordi colpevoli tra funzionari e terzi, più si gonfiano i bilanci comunali e maggiormente la finanza locale è esposta a pericoli di perdite, di disavanzi, di er­ rori di valutazione. Tutto ciò induce a procedere ben cauti uell’estendere il campo della attività m u­ nicipali, quando non vi sieno urgenze imperiose, ne­ cessità impellenti che vi costringano.

I fautori della municipalizzazione dei servizi pub­ blici si fanno forti dell’ argomento che la vita comu­ nale si è resa più intensa, più complessa, più ampia, che nuovi bisogni, nuove tendenze si vanno manife­ stando per le quali i comuni non possono tenersi appartati o limitare la loro azione a qualche conces­ sione più o meno bene studiata per l’ esercizio del- l’ impresa che ha da appagare i nuovi bisogni e si esige pertanto l’ intervento diretto. Il prof. Ferroglio, an­ ch’egli, divide queste opinioni « I municipi egli scrive non possono più fossilizzarsi. Essi devono essere il centro attivo di tutta la vita pubblica e devono con­ tinuamente lottare pel beneficio e la felicità della popolazione che amministrano. Nelle grandi città ogni cittadino è come un azionista, esso chiede un au­ mento continuo di benessere nell’ ambiente in cui vive ed esplica la sua attività, e chi dirige l’ azienda municipale deve avere l’ occhio continuamente a t­ tento, come colui che dirige una grande azienda i n ­ dustriale ». Ma qui si lavora un po’ colla fantasia. Parrebbe quasi che i comuni dovessero procurare la felicità universale e che ora quei bisogni attinenti al benessere fossero del tutto o quasi insoddisfatti, men­ tre invece nelle grandi città, che son quelle cui più spesso si ricorre per esaltare i nuovi bisogni, questi hanno già in grandissima parte la loro soddisfazione. La questione è piuttosto di metodo col quale rag­ giungere il loro soddisfacimento. È migliore l’ eser­ cizio diretto, come credono i socialisti fabiani di Londra e tanti altri socialisti senza saperlo, oppure può essere e in qual modo vantaggiosamente appli­ cato il sistema delle concessioni ? Quando e in che modo devono farsi queste ? Come evitare i pericoli e i danni dei monopoli di fatto? Come conciliare gl’ interessi del pubblico consumatore con quelli della finanza del comune e con quegli altri dei concessio­ nari ? Insomma, prima di propugnare 1’ avocazione dei pubblici servigi al comune e prima di mettersi sur una via che può condurre a gravissimi errori amministrativi e finanziari, crediamo che la questione debba essere studiata attentamente sotto tu tti gli aspetti.

L’AGGIO E LA SPECULAZIONE

In questi ultim i giorni più del solito si è incol­ pata la speculazione dell’ aumento che ha subito l’ aggio.

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612 L’ E C O N O M I S T A 25 settembre 1898 Prima di tutto è bene notare che, se il pubblico

ha bisogim di divisa estera per pagare i suoi de­ biti all’ estero, è necessario che vi sia chi gliela for­ nisce ; sarebbe grande iattura se non ci fossero Banche e Banchieri che negoziano divisa estera e mettono il pubblico in caso di sapere dove può venderne, quando ne ha ad esuberanza e dove può comprarne quando ne ha deficienza.

E se vi debbono essere Banche e Banchieri che negoziano in divisa estera, come vi sono esercenti che negoziano di qualunque altro prodotto di cui il pubblico abbia bisogno, è naturale che debbano cercare di comperare a buon mercato e di vendere più caro. Sarebbe sconoscere la funzione di un negozio, negando la possibilità e la necessità di tale differenza. Comprare a buon mercato e vendere più caro è il vero compito del negoziante.

Sarebbe bene che di questa elementare verità non si dimenticassero coloro che parlano di speculazione, che ammettono legittima nel macellaio, nel mer­ eiaio, nel libraio, nel giornalista, ma che non am­ mettono più quando si tratta del cambiavalute, del banchiere e della banca.

È un errore grossolano il credere che la specu­ lazione possa comperare sul mercato la divisa estera per mantenerla a più alto prezzo durante un lungo periodo; se la speculazione, intravvedendo un mo­ mento prossimo nel quale il pubblico potrà avere più bisogno del solito di divisa estera, ne fa abbon­ dante acquisto, e così rarefacendo il mercato la rende oggi più cara di quello che non sarebbe se la in ­ cetta non fosse stata fatta, in sostanza, sia pure senza volerlo, rende un servizio al pubblico perchè im ­ magazzina, per il momento del bisogno, una dispo­ nibilità di divisa estera che altrimenti non si avrebbe; il prezzo crescente del cambio eccita il pubblico a crearsi dei crediti all’estero, od a non estinguere quelli che ha; - in altri termini ad apparecchiare in- cosciainente quello stock di che avrà bisogno.

Che se il bisogno non si verificasse, la specula­ zione avrà perduta la partita e dovrà subirne i danni, perchè dovrà vendere l'esuberanza di divisa estera acquistala ad un prezzo minore di quello d’ acquisto.

Ed è troppo naturale che ciò sia ; perchè la spe­ culazione non può comperare la divisa estera se non allo scopo di venderla ; la rarefazione che gli acqui­ sti straordinari producono, non può essere che transitoria ; e nel complesso dell’andamento del mer­ cato e per un periodo abbastanza lungo, la specu­ lazione funziona come un grande livellatore, che impedisce le oscillazioni troppo ampie che avrebbe il prezzo della divisa estera. Grandi acquisti quando nel mercato essa è abbondante ; grandi vendite quando è scarsa; così il pubblico, che è quello che possiede la divisa, la vende più cara di quello che non la venderebbe se non vi fosse l ’ intervento della speculazione, quando è abbondante ; la ricompera più cara quando ve ne è scarsezza. Non si negherà che dei casi singoli si presentino che mostrano in­ genti guadagni fatti dalla speculazione, ma a que­ sti fanno riscontro necessariamente altri casi di in ­ genti perdite.

La divisa estera, in genere, non è un titolo che si crea; la sua quantità è quasi sempre determ i­ nata da fatti nei quali la speculazione non può in ­ fluire, poiché dipendono dallo stato della produzione esportatrice e del consumo importatore.

Se è vero che mediante la cessione di tito li si

può creare la divisa estera, è altrettanto vero che con ciò la speculazione avvantaggia il pubblico, per­ chè gli procura un mezzo di pagamento che a ltri­ menti non avrebbe.

Ammettiamo quindi che la speculazione influisca nel corso dell’ aggio-; ma a chi voglia spassionata­ mente esaminare la cosa deve apparire che se la speculazione rincara l ’ aggio quando compera la di­ visa estera, lo rende più basso quando necessaria­ mente quella divisa comperata è costretta a venderla. E rimane sempre da considerare che non è cer­ tamente dannosa, entro certi lim iti, questa funzione della speculazione, che tende a rendere meno forti le oscillazioni che altrimenti subirebbe I’ aggio, e quindi rende anche più sicuri g li scambi coll'estero, che da troppo ampie e frequenti oscillazioni sareb­ bero turbati.

I DAZI DI CONSUMO

(Continuazione e fine V edi N. 1272).

Le imposte di produzione o fabbricazione, se ma­ terialmente sono pagate dai produttori, perchè è verso questi che procede il fisco con gli atti di r i ­ scossione, hanno però la loro incidenza finale ed effettiva sui consumatori degli articoli prodotti : tu t­ tavia le imposte di produzione non si comprendono e non si ammettono, nè possono funzionar bene se non a questa precisa condizione che, una volta pa­ gata la tassa in fabbrica, le merci possano uscirne e circolare dovunque con la maggiore libertà pos­ sibile, salvo quelle cautele che sono pur necessarie contro le fabbriche clandestine e salvo quelle for­ malità più o meno fiscali, per le quali si ottiene che le merci fabbricate e le materie prodotte, possano, durante la loro libera circolazione, fino alla meta, cioè fino al consumo, portare con sè una prova, un se­ gno più o meno certo che la tassa di fabbricazione è stata pagata allo stabilimento d’ origine.

Ma sim ili tasse, lo abbiamo già detto, sono per loro natura imposte di Stato e la ragione è facile e 'chiara. Per lo Stalo è quasi indifferente che una fab­

brica di fiamm iferi o di alcool, di glucosio o di ga­ sose sia impiantata e attivata in una città grande o piccola, in un comune urbano o di campagna; perchè per lu i basta il fatto della produzione a dargli titolo a esigere una tassa; e siccome, se la legge fissasse delle misure diverse di tributo secondo la diversità dei luoghi, si violerebbe il diritto naturale degli in­ dustriali-produttori di fondare le loro fabbriche dove torni ad essi più conveniente, e si opererebbe contro l'interesse della finanza, perchè tutti creerebbero i loro impianti nei luoghi e nei territori di classe in ­ feriore per la misura della tassa di fabbricazione, così la unicità di tali misure od aliquote, dato il si­ stema delle imposte di produzione, diventa un pre­ cetto necessario, una norma fondamentale, una con­ seguenza spontanea e di tutta evidenza.

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D altra parte le imposte che amministrativamente si dicono di produzione, sono sostanzialmente e nei reali loro effetti economici vere imposte sul con­ sumo : possiamo dunque conchiudere non essere nè vero, nè esatto quel che si dice da molti, cioè che le imposte sul consumo sono per loro natura im­ poste locali. Il vero è invece che si possono togliere le barriere alle città, si può abolire il dazio mole­ stissimo del forese o della minuta vendita, senza che per questo manchi il modo di colpire ancora il con­ sumo di certe materie e di trarne larghi profitti pel bilancio. Ma se queste materie e derrate hanno pa- gaio l’ imposta in luogo diverso da quello in cui vanno a finire col consumo, bisogna proprio con- chiudere che la tassazione dei consumi non è più, almeno per moltissimi generi, una funzione adatta e un diritto fiscale proprio degli enti minori e delle autorità locali, cioè dei comuni, ma è e rinlane invece una competenza del potere centrale, cioè dello Stato che comanda su tutto il territorio nazionale, che im ­ pera su tutti i cittadini, consumatori di quelle date materie, e quindi obbligati a pagare un tributo in misura eguale per tutti.

Chi sostiene il contrario dovrebbe riflettere un momento alle dogane. Nessuno ha mai fino ad ora contestato che le dogane sono trib u ti indiretti e sul consumo, tanto le dogane buone, cioè le fiscali, quanto quelle cattive, cioè le protettive o dogane economiche che dir si vogliano, secondo l’eufemismo inventato sulle cattedre dalla scienza, ma sfruttalo subito abilmente e non per fini intellettuali, da certe classi di industriali e di produttori agrari ; e nessuno ha neppure pensato mai che le dogane na ­ zionali possano essere a disposizione diretta^dei m u­ nicipi come imposte locali, oppure che colle tariffe alla frontiera dello Stato la stessa merce paghi un dazio doganale, maggiore o minore, secondochè è destinata a una città o a un borgo rurale a un co mune di classe più alta o più bassa per l’ im por­ tanza della popolazione.

Tali dogane sarebbero un’ assurdità : siccome però esse sarebbero sempre imposte sui consumi, si può quasi arrivare alla conclusione che non è soltanto inesatto, ma quasi assurdo il concetto che le impo- ste di consumo sono per loro natura tasse locali.

L chiudiamo questo punto con un’ ultima osser- i vazione.

Se per i suoi dazi interni di consumo lo Stato non si fosse così presto disinteressato, appaltandoli ai co- mum e lasciando poi i contribuenti in troppo larga balia dei municipi, i quali per cinquanta o sessanta milioni di canone governativo, hanno spinto coi propri addizionali e con le proprie tariffe speciali a due o tre volte non meno il peso dei dazi interni; se il potere centrale avesse riservato a sè tutte o quasi tutte le forme e i metodi di imposte sui con­ sumatori, invece di sonnecchiare nel comodo ma falso concetto che le tasse sui consumi sono tributi di indole locale; se ciò fosse avvenuto, assai pro- babii mente sarebbero anche venule molto più presto quelle prime misure di riforme, quei prim i passi verso ordinamenti m igliori, che si contengono nella legge 14 luglio 1898.

b’ on. Carcano ha avuto, da semplice deputato, parte non piccola e influenza grande nella discus­ sione per quella legge e precisamente nella compo­ sizione di quegli articoli, che sono come il germe promettente di ulteriori riforme urgenti, appunto

perchè tendono a sottrarre ai comuni le tasse di consumo, o almeno cominciano a rendere inutile per certi articoli il sistema delle barriere e delle do­ gane interne, e preparano la trasformazione succes­ siva dei dazi attuali.

Giova quindi sperare che, fatto Ministro l’on. Car­ cano persevererà e progredirà sulla buona via.

Resta a dire una parola per coloro i quali hanno sentenziato ripetutamente che non vi è analogia fra le dogane di Stato e i nostri dazi interni di consumo. Per verità tale asserzione fu messa fuori, fu accet­ tata, ha trovato fortuna, ma non è stata mai dimo­ strata. Eppure, messo da parte il così detto dazio forese, se si pensa ai dazi interni nei comuni chiusi, al principio fondamentale della tassazione delle cose, o di certe cose, al momento e pel motivo del passaggio alla frontiera comunale; se si pone mente che tutto il congegno della vigilanza, della riscos­ sione, dei controlli e dei rimborsi per le barriere e le porte di una città prende norma ed è foggiato sull’ordinamento doganale ; se si considera che lo stesso regolamento generale dei dazi interni di con­ sumo studiato, composto e stillato dall’ amministra­ zione gabellaria governativa fa espliciti e tassativi richiami alle leggi e ai regolamenti doganali per la materia delle contravvenzioni, del contrabbando, delle guardie, ecc., ci si sente quasi autorizzati a credere cne coloro i quali negano I’ analogia fra i dazi do­ ganali al confine dello Stato e i dazi interni di en­ trata ai confini e alle barriere comunali, vogliano resistere all’ evidenza dei fatti e negare pel gusto di negare, o per non darsi il disturbo di riflettere.

Del resto, il lettore che ci ha pazientemente se­ guilo fino a qui ci dispensa, ne siamo sicuri, dal soffermarci ulteriormente a spiegare 1’ analogia so­ stanziale e di metodo che vi è tra i dazi dei comuni chiusi e le dogane.

Per i dazi interni di consumo il Governo e le Ca­ mere hanno solennemente ammesso di non voler ac­ crescere gli introiti erariali per un decennio dal 1896 al 1905 : m inistri, deputati e senatori hanno creduto di recare un grande benefizio ai comuni e ai con­ sumatori, e noi, sebbene ci sarebbe da rid ire , non saremo tanto esigenti da non riconoscere di buon grado che il consolidamento decennale è molto me­ glio della rinnovazione e della ridiscussione dei ca­ noni ogni cinque anni.

Il consolidamento decennale però, lasciava intatto I edificio dei dazi interni, perchè non era una r i ­ forma, nè un principio di rifo rm a : ciò è tanto vero che soltanto adesso, dopo quattro anni del decennio già trascorso, si sono avute alcune nuove e buone disposizioni con la legge del 14 luglio 1898, le quali è da deplorare che non siano state fatte molto tempo prima.

Ad ogni modo il movimento è cominciato, e noi dobbiamo tutti augurarci che non si arresti. Perciò esortiamo I’ on. Ministro Carcano a studiare nuovi provvedimenti, ritocchi e m igliorie, come d’ altronde egli ha promesso. E ’ mestieri che, per la scadenza del decennio del consolidamento, lo Stato abbia e li­ minato le difficoltà m inori e preparato il campo a una vera riforma concreta e generale.

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sven-614 L ’ E C O N O M I S T A 25 settembre 1898 tolarne una, senza dubbio simpatica e popolare

quanto mai, ma ohe non saprebbero fare di quel­ l’abolizione un programma pratico di azione assidua e costante, una conquista da ottenere giorno per giorno, pezzo per pezzo, per essere certi così di non dare mai un passo indietro.

E tuttavia noi, pensando che dal 1864 fino ad oggi Governi e Camere non ci hanno mai dato nulla di buono nella materia dei dazi interni, ci terremmo paghi e saremmo ben grati ai nostri poteri centrali, al legislatore come all’amministrazione, se in questo scorcio o seconda metà del periodo decennale del consolidamento continuassero gli studi e facessero altre piccole leggi per rimuovere intanto man mano e sollecitamente, gli ostacoli per una riforma com­ pleta e radicale alla quale mirano tu tti; riforma che anche l’ on. Carcano desidera al certo e forse intra­ vedeva quando pronunziò pensatamente e convinto le parole riportate da noi nelle prime righe di questo scritto.

{Fine) A. C.

LI SITUAZIONE BEL TESORO II 31 IGOSTO B

Diamo il solito riassunto della situazione del T e ­ soro durante il secondo mese dell’ esercizio finanzia­ rio 1898-99, raffrontandolo con la situazione del cor­ rispondente periodo dell’ esercizio precedente 1897-98. Il conto di Cassa al 31 agosto 1898 dava i seguenti risultati :

Dare

Deibi ti

Buoni del Tesoro...L. 279,198, 000. 00 Vaglia del Tesoro... » 40,220,225.44 Anticipazioni delle Banche... » 56,000,000. 00 Amministrazione del Debito pubb.

in conto corrente infruttifero.. . » 175, 796,432. 93 Id. del Fondo Culto id. id. » 15,707,786.57 Altre Amministrazioni in conto cor­

rente fruttifero... » 26,578,064.65 id. id. infruttif. » 43,479,640.95 C. C. per 1’emissione Buoni di cassa » 110,000,000.00 Incassi da regolare... » 17,573,855.64 Biglietti di Stato emessi per l’ar­

ticolo 11, legge 3 marzo 1898

n. 47... » 11,250,000.00 Totale dei debiti L. 775,804,006.18

Credi ti

Valuta presso la Cassa Depositi e Prest., art. 21 della legge 8 ago­

sto 1895 e legge 17 genn. 1897 L.(b) 91,250,000.00 Amministrazione del debito pub. » 152,676,108.76

Id. del fondo per il Culto » 15,890,906.04 Altre amministrazioni... » 74,521,965-00 Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » 100. 00 Deficienze di cassa a carico dei

contabili del Tesoro... » 2,031,523.87 Diversi... » 28,532,507.52 Totale dei erediti L. 364,903,111.19

Fondi di Cassa alla chiusura del­ l’ esercizio 1897-98 ... L. Fondo della soppressa Cassa cen­ trale di Massaua passato alla tesoreria di Asmara... » Incassi di Tesoreria per entrate

di bilancio... Incassi per conto debiti e crediti »

313, 205,194. 29

2, 957, 399. 68 269, 713,070. 01 466,491,604. 55 T otale.. . . L. 1,052,367,268. 53

Confrontando con la situazione al 30 giugno 1898, si ha :

al 30 giugno al 31 agosto

1898 1898 Debiti... milioni 785. 5 775. 8 Crediti... » 237.7 364.9 Ecced. dei debiti sui crediti Milioni 547. 8 410.9

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:

198,217, 887. 31 212. 42 603,436,481.26 250,712,687.54 T o ta le .... L. 1,052,367,268.53 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 agosto 1898, risulta dal seguente specchio:

(a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 91,250,000 depositate nella Cassa Depositi e Prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato. Questa somma è stata portata fra i crediti di Te­ soreria.

Avere

Pagamenti per spese di bilancio. L. Decreti ministeriali di scarico

come dal conto precedente.. » Pagamenti per debiti e crediti » Fondo di cassa al Gl agosto 1898 (a) »

3 0 giugno 1898 31 agosto 1898 Differenze

Conto dì cassaL. 313,205,194. 29 250,712, 687.54 — 62,492,506.75 Crediti di Teso­

reria ...» 237, 727,837.42 364, 903,111.19 +127,175,273.77

T o t.d e ll’ attivo L. 550,933,031.71 615,615,798.73 + 64,682,767.02 Debiti d iT esor. » 785,573,609.12 775,804,006.18 — 9,769,602.94 Debiti del Tesoro

dedotto il tota­

le dell’ attivo L. 234,640,577. 41 160,188,207.45 - 74,452,369.96

Gli incassi per conto del bilancio, che ammonta­ rono nel mese di luglio 1898 a L. 113,823,480.23, si dividono nel seguente modo :

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INCASSI Mese agosto 1898 D if fe r e n z a n e l 1 8 9 8 'Da luglio 1898 a tutto agosto 1898 D if fe r e n z a n e l 1 8 9 8 E n t r a ta ordinaria

migliata migliaia migliaia migliaia

Entrate effettive : di lire di lire di lire di lire Redditi patrimoniali dello

Stato... L. 1,758+ 45S 12,842+ 998 Imposta sui fondi rustici

e sui fa b b r ic a t i... 32,491+ 136 33,354+ 957 Imposta sui redditi di

rie-chezza m obile... 28,533+ 2,306 32,172+ 3,792 Tasse in amministraz. del

Ministero delle Finanze. 15,312 -1- 141 37.584+ 458

Tassa sul prodotto del mo­ vimento a grande e

pie-cola vel.su lle ferrov ie.. 1,526 - 3 3,157 - 28

Diritti delle L egaz. e dei

Consolati a ll’ estero.. . . 66+ 42 112+ 86

Tassa sulla fabbricazione

degli spiriti, birra, ecc.. 3,791 -i- 405 7,343+ 334 Dogane e diritti marittimi 16,500 - 2,945 33,289 — 5,610 Dazi interni di consumo,

esclusi quelli dì Napoli

e di Roma . ... 4,346+ 17 8,572+ 08

Dazio consumo di Napoli. 1,075+ 21 2,073

Dazio consumo di R o m a . 1,105+ 39 2,259+ 34,118 Tabacchi . ... 16,273+ 1,013 31,776 + 1,509 S a l i ... 6,262 + 205 11.724 + 353 Lotto... ... IO,199 + 4,912 16,145 + 7,996 Poste... 4,463 + 32 9,122 + 310 T elegrafi... 1,084 + 24 2,205 + 128 Servizi diversi ... 1,45« + 256 2,730 — 237 Rimborsi e concorsi nelle

spese... . 1,599 - 235 2,581 - 782 Entrate diverse... 4,196 + 3,027 8,797 + 6,864 Tot. Entrata ordinaria. L. 152,039 -1- 9,852 257,845 + 17,175

E n t r a ta s tra o rd in a ria

Entrate effettive :

Rimborsi e concorsi nelle

spese . . . _____ . . . . 436 - 160 5I9 - 113

Entrate d iv ers e... .. 35 -f- l i 120- 4,368 Arretrati per imposta fo n

-d ia ria ... 0,3 .. _ — 0,2

Arretrati per imposta sui

redditi di ricch ez. mobile 0,1 0,1 __

Residui attivi diversi... 40 4- 10 40 - 136

Costruzione di strade ferr. 92 - 48 158 — 18

Movimento di capitali :

Vendita di beni e

affran-camento di canoni... 920 + 341 2,818 + 1,491

Riscossione d i crediti... __ 2,000

Rimborsi di somme

antici-paté dal Tesoro . ... 71 — 28 71 - 45

A nticipazioni al Tesoro da enti locali per richiesto

acceleramento dei lavori. 353 + 164 353 - 164

Partite che si compensano

+ 40

nella spesa... 53- 12 153

Ricuperi diversi... —

Capitoli aggiunti per resti

a ttiv i... 480 + 480 480 + 480

Totale Entrata straord. L. 2,485 + 761 6,716 — 2,506

Partite di giro . . 1,365- 11,012 5,151 — 15,670

Totale gen era le___ 155,889 - 398 269,713- 1,002

I pagamenti poi, effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio, nel mese di agosto 1898 e da agosto 1897 a tutto agosto 1898; risultano dal seguente prospetto, che indica anche la differenza sul 1898.

Pagamenti Mese di agosto 1898 Differ enz a nel 1 8 9 8 da l lug lio 1 8 9 8 a tu tt o a g o sto 1 8 9 8 D al luglio 18 9 7 a tu tt o a g o sto 1 8 9 8

migliaia migliaia migliaia migliaia di lire di lire di lire di lire Ministero del T esoro... L. 7,197 - 4,557 26,317 - 7,155

Id. delle finanze... . 20,291 + 3,681 35,973 + 9,063

Id. di grazia e giust. 3,448 + 490 6,495 + 964

Id. degli affari esteri 1,045 + 69 1,619 + 212

Id. dell’ istruz. pubb. 3,967 - 993 6,502 — 786

Id. dell’ interno... 8 ,0 8 9 + 1,900 14,989 + 375

Id. dei lavori pubbl. 10,182+ 3,118 20,809 + 1,760

Id. delle poste e tei. 6,324 + 3.704 12,808 + 3,855 Id. della guerra . . . . 31.203+ 11,717 59,594 4-11,525 Id. della m arina.... 10,245 - 1,937 19,579 - 2,214 Id. della agric. ind.

e commercio . 1,184 - 93 1,827 — 223

Totale pag. di bilancio . . . 103,180-4- 17,1021 198,217 +17,378

Decreti minist, di scarico.. 2 1 2+ 212 212 - 291

Totale pagamenti... 103,180+ 17,102 198,218 +17,086

La differenza sui Redditi di Ricchezza Mobile è dovuta a l’ aumento transitorio rappresentante l’ in ­ cremento avutosi nei ruoli suppletivi di 2a serie del 1898 ed in parte da minori tolleranze concesse nel­ l’ agosto 1898 in confronto dell’ agosto 1897.

La differenza nelle Dogane e diritti marittimi si deve a minori importazioni di grano.

L ’ aumento nei Tabacchi devesi a maggiori vendite. La differenza nel Lotto devesi a maggiori rego­ larizzazioni di vincite.

L ’aumento nelle Entrate diverse è dovuto a mag­ giori reintegrazioni di fondi nel bilancio passivo.

La diminuzione nelle Partite di giro si deve ai versamenti fatti nell’agosto 1897 per fìtti di beni de­ maniali ad uso od in servizio di Amministrazioni governative ed al maggior versamento effettuato in quel mese dalla Cassa Depositi e Prestiti delle somme occorrenti per il servizio dei debili redim ibili.

R iv ista B ibliografica

Annales de l’Institut international de Sociologie p u - bliées sous la direction de René Worms. Tome IV. — Paris, Giard e Brière, 1898, pag. 589.

Questo volume contiene i lavori presentati al 5° Congresso dell’ Istituto internazionale di Sociologia e le discussioni alle quali hanno dato origine le me­ morie lette in quella occasione. La varietà degli argo­ menti trattati al congresso di Parigi dello scorso anno è tale da conferire al libro un reale interesse. Nell’ or­ dine degli studi di sociologia generale notiamo la me­ moria sulla definizione della sociologia del prof. Stein, e quella sull’ esperimento in sociologia del W o rm s ; nella sociologia politica: il cervello individuale e il cervello sociale del Garofalo, le leggi dell’evoluzione politica dello Starck; nella sociologia economica l’ e- ! conomia del dolore e l’economia del piacere del Le- ster W ard, l’ importanza sociologica degli studi eco­ nomici sulle colonie del prof. L o ria , l’obbligo sociale ! dell’ assistenza del Lambert, ecc.

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argo-616 L ’ E C O N O M I S T A 25 settembre 1898 mento e la lettura delle 170 pagine che esso occupa

lascia l’ impressione che la teoria organica della so­ cietà se non ha avuto il colpo di grazia come dot­ trina fondamentale nel senso in cui I’ hanno esposta il Worms (Organisme et Société) il Lilienfeld ed altri ha però subito attacchi assai gravi. Comunque sia di questo dibattito, il tomo IV degli Annali è ricco di pagine istruttive e sarà letto certo con vivo interesse dai cultori degli studi sociologici.

Din M a x von H e c k e l. — Das Budget. — Leipzig, C . L. Hirschfeld, 1898, pag. xvi-354 (10 marchi;.

Dopo l'opera ormai classica dello Stourm sul B i­ lancio, non è certo agevole di dare un libro sullo stesso tema che abbia pregi notevoli di originalità e novità. Il dr. von Heckel, che ha assunto la direzione della vasta enciclopedia di scienze sociali pubblicata dall’editore Hirschfeld di Lipsia, era però veramente indicato per i suoi precedenti lavori a darci questo volume sul bilancio, che può figurare degnamente ac­ canto a quelli del Vocke e dello Schafìle sulla scienza delle finanze e le imposte. L ’Autore tratta dapprima largamente del bilancio, studiandone la natura, le spe­ cie, la preparazione, l’ approvazione, lo sviluppo sto­ rico e passa poscia all’ amministrazione finanziaria di cui descrive la organizzazione, gli organismi o is ti­ tuti, l’amministrazione delle casse, ecc. e termina con un breve esame del controllo sulla amministrazione finanziaria. Le prime 140 pagine sono una eccellente esposizione riassuntiva di ciò che riguarda propria­ mente il bilancio, ma l’Autore avrebbe accresciuto il pregio del libro se avesse riprodotto sia pure in forma sintetica i bilanci dei principali Stati anziché quello soltanto della Prussia, e avesse esaminato la r­ gamente la questione giuridica dell’ indole del b i­ lancio.

In appendice anche questo volume come i prece­ denti contiene un ampia bibliografia di opere relative al bilancio o in generale alla finanza.

E m m a B ro o k e . — A tabulation o f thè factory laws o f european countries.— London, Grant Bichards, 1898, pag. 52.

La legislazione sulle fabbriche ha raggiunto tale grado di sviluppo nei paesi d’Europa, che il tenta­ tivo di presentarla in forma sinottica non può essere accolto se non con favore. Si ha così nel libro che annunziamo in forma chiara e semplice il quadro comparativo delle disposizioni di legge e regolamen­ tari relative al lavoro nelle fabbriche. La signora Brooke non ha risparmiato cure per darci un qua­ dro esatto delle principali disposizioni che di tutte era superfluo e praticamente imbarazzante, stabilite dal legislatore e ha con opportune note chiarito le inten­ zioni di questi e spiegato gl’ intenti della legislazione medesima. È da augurare che l’ A. ci dia un altro quadro comparativo della legislazione sulle fabbriche per i paesi fuori d’ Europa.

Rivista Economica

Le monete primitive dell’ Africa.Pel trasporto dei

Pacchi agricoli.

l e monete primitive dell’ Africa. — Il signor

de Foville, che come è noto è uno dei più compe­ tenti scrittori di cose monetarie, ha pubblicato un importante studio sulle monete prim itive in uso nel­ l’ Africa.

L ’ esplorazione e la conquista del continente nero che ha messo in Contatto la vecchia civiltà europea con razze appena uscite dallo stato infantile, ci mette in grado di comprendere meglio di tutti i lib ri ed i musei etnografici, quali fossero le condizioni dei nostri prim i padri.

Una moneta africana che non pecca ili eccessivo valore e che ha ancora una parte importante negli scambi attuali è la corie o cauri. Si tratta di una graziosa conchiglia bianca, cypraea moneta, che pare di porcellana; grossa appena come una mezza noc- ciuola, ma ricordante la forma delle vaghe conchi­ glie screziate di bruno che formano la delizia dei fan­ ciulli i quali accostandole all’ orecchio vi odono la romba del mare.

I cauri assumono in Africa varii nom i: i mauri le chiamano hudas, i Bambaras kouro, i sarako- lesi manyarè, i foulahs tchiedi, altri gneli, noru, kolon, ecc.

I navigatori europei fecero passare dall’ Asia in Africa questa moneta d’ appunto, naturale, serven­ dosene di zavorra per le navi. Per essere ricco però bisogna possederne delle vere montagne giacché un pezzo d’ oro da 20 lire ne rappresenta circa 20,000, ossia 10 per un centesimo. A Tombuctu un pollo si vende per 200 cauri; per un bue ce ne vo­ gliono 40 n 50 mila ; per un asino 60 o 70 mila ; per uno schiavo 100 o 200 mila e per un cavallo 500 o 400 mila.

AH’ infuori di queste conchiglie spicciole, che pos­ sono considerarsi come semplici gettoni, non eser­ citano funzioni di moneta che delle vere merci tanto naturali che manufatte, che adempiono al tempo stesso le funzioni di moneta e di articoli di consumo.

Fra i prodotti naturali citiamo : le foglie di ta­ bacco, le noci di kola, la gomma, le arachidi, il sorgo, il miglio bianco o rosso. I l miglio si mette dentro a dei calebassi di dimensioni graduate : la più piccola contiene dieci pugni di grano e si chiama: uorutali ; la niklife è doppia ed il muda è qua­ druplo ; una schiavo vale comunemente dai 350 ai 350 mudi di miglio.

Conviene enumerare anche il sale, il cui valore in Africa cresce a misura che ci si allontana dal mare ; e si distingue il sale bianco dal nero o dal rosso, il sale in barre e quello iu polvere.

Sulle alture dell’ Etiopia l’ impiego del sale come moneta è comunissimo.

L’ amulet o amulè che serve di sottomultiplo al tallero, consiste in una piccola sbarra di sale bianco di 20 a 25 centimetri di lunghezza e che pesa 700 grammi.

Codesti amuleti si cavano dall’ antico lago Ala-le- Bad, posto a sud di Massaua, nel 14° parallelo.

II tallero si cambia all’Harrar contro 7 od 8 amu­ leti e ad Addis-Abeba contro 5 o 6 solamente, poi­ ché il trasporto di questa pesante derrata ne au­ menta il prezzo.

Le conterie di vetro, essendo portatili, servono come moneta spicciola, ma hanno corso limitato a zone ristrette ; all’ uopo servono anche i coralli, le pallottole d’ ambra, le perle colorate, ecc.

Anche il ferro ed il rame compiono ufficio di mo­ neta in parecchie provincia, senza bisogno di nessun conio.

(9)

si utilizza il ferro nella stessa guisa. Il guinsin è uno I stelo di ferro di 62 cm. di lunghezza, largo 14. mm. I che si rastrema a 4 e si apre in forma di T ;i cui I rami orizzontali misurano 10 cm. e finiscono in punta. Il suo valore corrisponde a 10 soldi. Codesti steli si aggruppano venti per venti ed un pacchetto si chiama siri.

Uno schiavo vale in media 100 siri ossia 2000 guinsin.

L ’ industria tessile fornisce pure il suo contin­ gente al sistema monetario dell’ Africa. L ’ unità mo­ netaria elementare è la tagara, lunga striscia di co­ tone di 10 cm. di larghezza. Codeste striscie sovrap­ poste e cucite due per due costituiscono le pagne. Finalmente il bestiame nelle regioni ove gli in d i­ geni si dedicano all’ allevamento, tiene luogo di mo­ neta, e il valore delle cose, come ai tempi omerici, si esprime in buoi.

Ma il vero pecus dell’ Africa barbara, è meno l’ animale che l ' uomo stesso, e lo schiavo serve spesso di comune misura alle altre unità locali. Per il sudanese, sono gli schiavi che personificano spe­ cialmente la ricchezza.

Lo schiavo del Sudan rappresenta 100 franchi ; allorché un cavaliere dice che il suo cavallo g li è costato tre, quattro o cinque schiavi, intende sem­ plicemente di dire che gli è costato 500, 400 o 500 franchi.

Pel trasporto dei pacchi agricoli. — Tempo fa

abbiamo reso conto dei pacchi agricoli in uso sulle ferrovie inglesi e belghe. Troviamo ora negli atti del Consiglio delle tariffe che questa questione ó stata presa in esame e rimessa per lo studio ad una commissione composta dei comm. Braida, De De Cesare e Frigo.

L ’ introduzione del servizio dei pacchi agricoli sulle ferrovie italiane, è stata raccomandata dalla Società degli agricoltori italiani fino dall’anno pas­ sato. Ma l’ esperienza ha dimostrato che i pacchi agricoli, per riuscire veramente u tili ai produttori, non sono trasporto che possa essere affidato alla posta.

In Inghilterra ne fu tentata la prova senza suc­ cesso. Il pacco agricolo postale si dovette limitare ad 11 libbre pari a kg. 4 989, peso troppo piccolo, in materia di derrate, perchè con esso possa aversi lo sviluppo di un traffico sufficientemente im p o r­ tante, tanto più che nel peso stesso deve essere compreso anche l ’ imballaggio. Inoltre, sebbene siano stati graduati, i prezzi sono troppo gravosi, perchè convengano allo sviluppo di un commercio, come quello delle derrate fresche di valore assai mite.

Bisogna che al pacco agricolo sia consentito un peso, che salga almeno a 20 kg. per pacco, e che sia data ad essi una grande rapidità di trasporto; due condizioni alle quali non può provvedere con­ venientemente che la strada ferrata.

Il Consiglio delle tariffe quindi esaminerà se e con quali tariffe e modalità di trasporto potrebbero essere introdotti sulle nostre ferrovie questi pacchi agricoli.

Dallo studio della Commissione francese nomi­ nata nel 1897 all’ uopo si deduce che tre sistemi vigouo attualmente all’estero pel trasporto di code­ sti pacchi :

I o il sistema della gratuità, in uso sulle fe r­ rovie belghe dello Stato ; 2° il sistema del p rezzo unico per pacco e per qualsiasi distanza, in uso

sulla Great Eastern; 3° il sistema della tariffa per zone, in uso sulla Great Western.

Diamo un’ idea di ciascuno di essi. Il sistema belga della gratuità consiste in questo. Agli agri­ coltori che si recano coi loro prodotti sul mercato delle città è accordato il trasporto gratuito di 60 kg. di derrate. Questa concessione si estende al latte e latticini, ai legumi, alle frutta, al burro, al formag­ gio, alle uova e al pollame, e può essere fruita dai soli contadini che portano e vendono direttamente i loro prodotti sul mercato ; esclusi perciò i commer­ cianti rivenditori, ancorché prendano le derrate di­ rettamente dalla campagna. Il favore però è limitato ad un solo treno del mattino specificatamente in d i­ cato dall’ orario, eccettuato il latte, al trasporto gra­ tuito del quale si provvede anche con un treno del pomeriggio.

In Italia la ferrovia dell’ Appennino centrale ha consentito che nei giorni di mercato, per alcune località della sua linea, i viaggiatori possano por­ tare nelle vetture, piccoli colfi di frutta, verdura, pollame cacciagione e latticini, senza pagamento di tassa di trasporto. Ma questa concessione, ristretta . ai soli colli portati a mano su brevi percorrenze e con determinati treni, non è da confondersi colla istituzione dei pacchi agricoli.

_ Il sistema dei pacchi agricoli a prezzo unico senza distinzone di percorso, ha avuto la sua prima ap­ plicazione sulla Great Eostern Railway, la quale già da qualche anno, applica alle derrate fresche, tra­ sportatale coi treni viaggiatori, la tassa di L . 0,20 ad ogni collo di 20 libbre (kg. 9,060), coll’ ag­ giunta di L. 0,10 per ogni 5 libbre (kg. 2,268) di maggior peso, sino ad un massimo di libbre 60 (kg. 27,180).

L suaccennati prezzi, comprendono anche il tra­ sporto a domicilio. Condizione speciale e veramente nuova, dell’ applicazione di questa tariffa, è che le derrate devono essere rinchiuse in cassette o sca­ tole leggiere, di determinata misura.

Il sistema dei pacchi agricoli con tariffa a zone si applica, da poco più di un anno, sulla Great Western Railway, alle spedizioni eseguite coi treni viaggiatori, dirette a Londra e ad altri importanti centri di consumo.

Le distanze sono divise in 5 zone come api

I a da km. 0 a km . 45

2a 45 » 80

3" 80 160

4“ » 160 320

5a oltre i 320 chilometri.

I prezzi variano secondo il peso e il percorso, fatta eccezione pei pacchi sino a 7 libbre (kg. 5,171), pei quali rimane invariato in centesimi 60 senza distinzione di percorso.

I pacchi di peso superiore alle 7 libbre, oltre la tassa di centes. 60 pagano 1 [8 di penny od 1|4 di penny per ogni libbra (kg. 0,463) di maggior peso, rispettivamente per la prima e seconda zona, e così di s e g u ii.

I risultati ottenuti da questa tariffa non sono molto incoraggianti per proporne T adozione alle nostre ferrovie, e ne risulterebbe pei nostri a g ri­ coltori e consumatori piuttosto un aggravio che°un vantaggio.

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018 L ’ E C O N O M I S T A 25 settembre 1898 la forma allungata del nostro paese con percorrenze

che superano i 1500 km.

Non per questo è da abbandonare l ’idea. Il pic­ colo produttore che manda le sue ortaglie, frutta, latte ecc. sul mercato, non può ora fru ir diretta- mente presso di noi, della ferrovia, e spesso per ciò deve lasciarsi imporre il prezzo delle sue derrate dall’ incettatore, quando non riesca, a danno della ferrovia, a coalizzarsi con altri e comporre insieme il carro completo per fruire della piccola accelerata.

Il problema è dunque importante non meno per i produttori e consumatori che per le am m inistra­ zioni ferroviarie. Attendiamo pertanto il risultato degli studi della Commissione.

11 raccolto del frumento nel 1898

Le statistiche definitive del raccolto del 1898, confer­ mano pienamente le notizie favorevoli che arrivano da alcune settimane dalle varie regioni agricole del mondo. Nel 1896 e sopratutto nel 1897 la natura non aveva repartito i suoi favori in modo conforme. Prodiga verso gli Stati Uniti e il Canada si mostrò parca e quasi avara verso gli altri paesi. Dal mese di luglio dell’ anno scorso, l’ Europa in presenza dei magri resultati dell’ agricoltura e davanti alla pro­ spettiva di una carestia, conseguenza dei due cattivi raccolti successivi, fu presa da una inquietudine che raggiunse il grado di angoscia al momento della dichiarazione di guerra fra la Spagna e gli Stati U niti. Il movimento del prezzo de! grano riflette fedelmente questo stato degli animi. Un quintale di grano che a Parigi costava 23 fr. e 50 al comin­ ciare del luglio 1897, passò a fr. 26,50 nel mese di agosto, per arrivare fino a 29 franchi nel set­ tembre. Da quel momento si ebbe la certezza dei raccolti del 1897 e i prezzi restarono presso a poco stazionari fin verso la metà del mese di aprile. A quest’ epoca il conflitto ispano-americano prende un carattere acuto, e la guerra scoppia, aumentando il concorso nei mercati, e provocando specialmente agli Stati U niti una speculazione sfrenata, che ebbe per effetto un rialzo che portò d’ un tratto il prezzo del grano a Parigi fino a 36 franchi. Le popolazioni esasperate dal rincaro del pane si sollevarono in al­ cuni paesi, e la Spagna, l’ Italia e la Francia sono costrette a sopprimere temporaneamente i dazi sta­ b iliti sulla importazione dei grani.

Ben presto pertanto ci si accorse che si erano esa­ gerate le conseguenze che la guerra poteva avere per le provviste del grano, e la speculazione si vide costretta a rinunziare alla posizione audace che aveva presa. Dal canto loro i grani favoriti da eccellenti condizioni climateriche vegetavano stupendamente e di mano in mano che progredivano le speranze si consolidavano e i prezzi declinavano in misura quasi non interrotta fino ad oggi, come si può vedere dal seguente prospetto riguardante la piazza di Parigi: 10 aprile 1898 fr. 30,50 5 luglio 26 » * » 30,56 12 » 3 maggio » » 31,75 19 » 10 » » » 31,75 26 » 17 > » » 30,56 2 agosto 24 » » » 29,75 9 » 1898 fr. 24,00 » » 25,00 » » 26,50 » » 22,75 » » 21,00 » » 21,25 31 » » » 28,75 16 » 3> B ---7 giugno r> » 28,00 23 » S> » 22,25 14 » » » 27,05 30 » » » 21,50 21 » » b 26,25 6 settem. S> b 21,45 28 » » b 25,25 13 B » » 21,35

Il prezzo del quintale è adunque attualmente di 8 franchi al disotto di quello praticato alla stessa data nell’ anno scorso. Ciò prova che si è lungi dalle apprensioni che creò l’ anno scorso il magro rac­ colto del 1897. 1! prezzo del frumento è egli a r r i­ vato alla mattina magra?

È prematuro il rispondere a questa questione La produzione più o meno abbondante di alcuni paesi, ove la raccolta del grano si fa alla fine del­ l’ anno, potrà esercitare una certa influenza sul mer­ cato frumentario. Ma verosimilmente nessun movi­ mento serio si riprodurrà prima che si delinei la prospettiva del raccolto del 1899. Comunque sia, il ribasso attuale dei prezzi è giustificato dall’ abbon­ danza del raccolto del 1898, espresso dalle cifre che più sotto riportiamo, tolte dal Bolletin des Halles. Valutazione del grano nel mondo, con importazione ed esportaz. probabili durante la campagna 1898-99 (in migliaia di e tto litri) :

Prod. Produ- Importa-

Esporta-P A E S I probab. zione zione zione

1898 1897 probab. probab. Europa 127,000 41.000 R ussia... 120,000 — Francia... 123,500 88,500 1,500 — U ngh eria... 45,000 35,000 — 19,000 A ustria... 16,500 44,000 12,600 21,000 — Italia... .. 31,500 6,000 — Spagna ... 39,500 33,000 — 1,000 Germania... 38,500 39,000 16,500 — Inghilterra... 24,500 20, 400 64.000 — Rumania... 22,500 12,800 — 11,500 Bulgaria... 16,000 11,500 — 4,500 Turchia Europea. .. 14,000 11,000 — 2,500 Belgio... 8,300 7,000 11,000 — S erbia... 4,000 3,000 — 1,000 R um elia... 3,800 3,000 — 1,300 P ortogallo... 3,000 2,700 — 2,000 Olanda... ... 2,800 2,000 — 4,000 Grecia... 2,200 2,000 800 — Danimarca... 1,500 1,500 700 — Svizzera... . 1,500 1,400 1,200 5,000 — Svezia... 1,400 1,300 — Norvegia e div... 900 900 700 — T ota le... 539,900 440,000 128,600 87,800 America 78,000 Stati Uniti... 230,000 210,000 — Rep. Argentina... 22,000 22,000 — 13,000 Canada ... 21,000 19,000 — 5,000 Chili... 5.000 5,000 — 1,500 Brasile e diversi . . . ? ? 5,000 — Totale ... 278,500 256,000 5,000 97,500 A s i a Indie ... 89,500 66,500 — 5,000 A sia-M inore... 11,000 14,000 — 800 P ersia ... ... 7,000 7,000 — 1,000 Siria... 3,100 3,800 — 700

China, Giapp. div. . ? ? 5,000 —

T otale... 110,000 91,300 5,000 7,500 A f r i c a 1,000 Algeria ... 6,600 5,200 — Egitto... 5,000 4.500 — 500 Tunisia ... 2.000 1,300 — 500

Colonia del C ap o... 1,800 1,500 2,300 *■—

Totale ... 15,400 12,500 2,300 2,000

A u s t r a l i a... . 13,000 13,000 - 700

(11)

Malgrado tutte le cure che si sono appressate per stabilire questo prospetto non si può evidentemente pretendere che sia di un esattezza assoluta. Una statistica composta di dati assai numerosi non può essere che approssimativa; vi sono dei paesi ove i raccolti non sono ancora terminati e nell’ Argentina stessa i grani sono ancora in erba, e si è presa come produzione probabile quella dell’ anno scorso. Ma salvo qualche sorpresa da questa parte, le cifre che ab­ biamo date più sopra riflettono alquanto la produ­ zione generale dell’ annata. Si scorge che compara­ tivamente a quello del 1897 è avvenuto ovunque, meno in Germania ove vi è una piccola diminuzione di 500 mila e tto litri’ e in Siria ove se ne costata una 700 mila e nell’Asia minore ove vi è una diffe­ renza in meno di 3 milioni.

Si vedrà meglio la superiorità dell’ anno attuale sul precedente, condensando i resultati di ciascuna delle 5 parli del mondo:

1898 Ettolitri 1897 Ettolitri Differenza Ettolitri Europa . . America , Asia. . . . Africa. . . Oceania. . . 589,900,000 . 278,500,000 . 110,600,000 . 15,400,000 . 13,000,000 440.000. 000 + 256.000. 000 -|-91.300.000 + 12.500.000 + 13,000,000 99.900.000 22.500.000 19.300.000 2,900,000 Totali. . . . 957,400,000 812,800,000 -f- 144,600,000 La produzione, adunque, del 1898 è valutata a 957.400.000 ettolitri oltrepassando così di ettolitri 144.600.000 quella del 1897. Per l’ Europa l’ au­ mento è quasi di 100 milioni di ettolitri, al quale contribuiscono la Francia per 35 m ilioni di ettolitri l’ Italia per circa 15,000,000 ; I’ Austria-Ungheria per 14,000,000; la Russia per 7,000,000; la Spa­ gna per 5,000,000; la Bulgaria per 4,500,000.

Non bisogna però obliare, per apprezzare questo miglioramento, che il raccolto del grano nel vecchio mondo fu nel 1897 eccezionalmente scarso. Lo svi­ luppo della produzione degli Stati U niti è più si­ gnificativo, perchè il confronto si fa con un annata di abbondanza. Gli agricoltori americani già favoriti nel 1897 con un raccolto di 210 m ilioni di ettolitri ne hanno avuti quest’ anno 230 m ilioni, ossia un aumento di 20 m ilioni. Nell’ India la situazione è presso a poco la stessa che in Europa. Questo paese l'anno scorso fu fortemente provato non raccogliendo che 66 milioni di ettolitri mentre che nel 1898 le sue campagne gli hanno dato 89,500,000 ettolitri. Di importatore è divenuto esportatore.

Vediamo adesso l’ influenza probabile che avranno nel commercio del grano i felici resultati del 1898. In generale i paesi importatori vedono aumentare le loro disponibilità e i paesi esportatori hanno da colmare delle insufficienze meno considerevoli dei- fi anno scorso.

Riassumiamo i bisogni e le eccedenze del mondo : Europa ettolitri 128,500,000 America » 5,000,000 Asia » 5,000,000 Africa » 2,300,000 Oceania » — 87.800.000 97.500.000 7,500,000 2,000,000 700,000 Totali ettolitri 140,800,000 195,500,000 I paesi esportatori d’ Europa disporranno adunque di 87 m ilioni di ettolitri, mentre che i paesi im ­

portatori avranno da comprare 128,500,000 ettolitri, ciò che lascia per il vecchio mondo una insufficienza di 40,700,000 di ettolitri insufficienza alquanto in­ feriore alla quantità che potrà offrirgli fi America, che avrà da esportare più di 90 m ilioni di ettolitri. Riassumendo, i paesi che non produrranno abbastanza per il loro consumo dovranno importare 140 m i­ lioni di ettolitri. Mentre i paesi esportatori avranno da venderne 195 milioni. Resterà così un saldo di 55 m ilioni di ettolitri che costituirà uno stock che permetterà di attendere con fiducia il prossimo rac­ colto.

La Cassa di risparmio di Reggio Emilia Bel 1897

Il rendiconto dell’ azienda 1897 si è chiuso con resultati assai superiori di quelli dell’ esercizio pre­ cedente. Infatti da esso emerge in complesso un r i ­ levante aumento di oltre 9 m ilioni e mezzo nel mo­ vimento generale delle operazioni, e detto aumento si trova proporzionatamente costante anche nel conto di Cassa, delle Restanze, della Annualità, del Fondo di Riserva e nel valore dei Depositi a garanzia ed

a custodia per un assieme di L . 5,400.000. In relazione agli estremi sopra enunciati i mutui attivi in genere dalla somma di L. 7,858,531.97 quali si trovavano al 1° genn. 1897 sono saliti al 31 dicembre alla rispettabile somma di L. 8,179,969.27

con un aumento di L . 321,637.30 sul 1896. I fondi pubblici variarono di poco essendo aumen­ tati soltanto di L . 11,946.94 : invece resulta rilevante l’aumento nei crediti diversi che da L. 24,302.44 andarono a L. 61,668.49.

Venendo ora alla parte passiva si trova che i de­ positi delle varie categorie alla fine dell’anno supe­ rano quelli che erano al principio per una somma di L. 352,854.92 e cioè :

pei depositi ordinarli si ha un au­

mento d i ... L. 138,650.65 pei depositi del piccolo risparmio

si ha un aumento di . . . . » 8,038.47 pei depositi su buoni a scadenza fissa » 248,935.79 in complesso di L. 395,624.91 Abbiamo però una diminuzione

per depositi su libretti nominativi

in C. C. di . ... » 42,769.99 e così l’ aumento viene ridotto a l l e ---s u d d e tt e ... L . 352,854.92 Anche il fondo oscillazioni per svalutazione dei valori pubblici mercè le favorevoli liquidazioni ef­ fettuatesi alla fine dei semestri della rendita italiana e dei titoli fondiarii, quotandoli per sistema al disotto dei corsi di borsa; constatiamo che da L. 146,631.14 detto Fondo sale al 31 Dicembre stesso anno a L. 215,339.01 con un profitto di L . 68,707.87.

È stato tolto dalle passività il fondo per la pen­ sione degli impiegati e col relativo ammontare si è formato un’ istituzione speciale separata dal patri­ monio della Cassa e così le L . 55,641.30 che fig u ­ ravano nel bilancio del 1896 sono state radiate dal rendiconto del 1897.

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