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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1268, 21 agosto

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1/ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO,

Anno XYV - Yol. XXIX

Domenica 21

PRO LIBERTATE

Ci sia permesso una volta tanto di fare apparen­ temente uno strappo al nostro progamma e discutere di uua tesi generale anziché esclusivamente econo­ mica. Siamo'troppo convinti che un paese il quale non sappia gelosamente custodire le proprie libertà si avvicina anche alla decadenza intellettuale ed econo­ mica per non vedere un nesso strettissimo tra quello I che stiamo per dire e gli interessi materiali dei quali solitamente ci occupiamo.

A chiunque abbia fede nella libertà e nei benefìzi che essa porta, tanto più intensi e fecondi quanto più, malgrado ogni tentazione, essa è rispettata, deve aver prodotto sorpresa e pena vedere come in Italia sia stato possibile sopprimere in molte provincie la legge comune e applicare procedura e codici straordinari, senza che sorgesse quasi da'nessuna parte quel sen­ timento, non diremo di reazione, ma di dolore e di rammarico naturale in chi si sente costretto di sa­ crificare il più alto ed il più importante dei diritti di un popolo che si dice, che è e che vuol essere un popolo libero.

Non discutiamo qui quale importanza avessero i disordini del maggio ; essi turbarono profondamente l’ordine pubblico e quindi, oltre a tutto il resto, porta­ rono anche un grande nocumento economico a tutta la nazione. Doveva avvenire un forte e subitaneo mo­ vimento di repressione e lo si ebbe. La tranquillità venne ripristinata, si comprese che il male non era stato così grande come apparve a primo aspetto, si j accertò anche che il pericolo corso non era di tanta gravità quale dapprincipio poteva supporsi, per cui ; la violenza della repressione, la fuga e I’ arresto dei j più compromessi valsero a rimettere nel paese la | calma e la tranquillità, tanto che, anche nelle pro­ vincie dove veniva mantenuto lo stalo d’assedio, non venivano adottate tutte le solite misure restrittive della libertà, o se vennero adottate lo fu per bre­ vissimo tempo.

Bisogna convenire chei Commissari militari hanno dato prova, nell’esercizio dei poteri eccezionali di cui furono investiti, di una sufficiente moderazione^ il che valse a conciliare simpatie all’esercito ed a di­ mostrare che anche da questo lato è, non separato, ma fuso colla cittadinanza, così che può ammini­ strare la cosa pubblica senza grande pericolo di esa­ gerazioni.

Questo premettiamo per non essere fraintesi nelle nostre brevi e malinconiche considerazioni, le quali partono dal rammarico che proviamo per la indif­

BA N CH I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Agosto 1898

N. 1268

ferenza mostrata dal paese quando venne spogliato della sua libertà ; e più ancora per la indifferenza da cui tuttavia è dominato, di fronte al mantenimento delle eccezionali misure; sebbene da due mesi ormai tutto sia tranquillo ed ogni pericolo sembri scon­ giurato.

Questa abdicazione della cittadinanza borghese di fronte a quella militare, è un sintomo che non va trascuralo, perchè ci sembra pericoloso.

Già aveva fatto impressione che da qualche tempo il Governo non trovasse nei trenta milioni di abi­ tanti, se non generali che fossero capaci di rappre­ sentarlo nelle'sedi delle più importanti ambasciate. A Londra prima, a Pietroburgo poi, andarono amba­ sciatori due generali; egregie persone, sulle quali certamente nulla vi è da dire, ma che nella loro lunga carriera hanno necessariamente imparato a vedere le cose da un punto di vista molto diverso da quello che lo vede il resto dei cittadini non mi­ litari. Ora si vocifera che. un altro generale sia chia­ mato a sostituire uno dei due. Ad una delle più importanti prefetture del Regno fino a pochi mesi or sono era preposto un generale; al Ministero dei lavori pubblici alcun tempo fa stava un generale ; oggi è ministro dell’ interno un generale.

Che significa questo allargamento, diremo meglio, questo spostamento di funzioni e questa facilità con cui si chiamano ad alti uffici civili uomini che hanno passata la loro vita tra le arm i?

Abbiamo in Italia la fortuna di un esercito che, per molti aspetti, merita ogni elogio; e a dir vero i capi di esso non hanno mai mostrata la tendenza di esorbitare nella loro azione anche quando lo avreb­ bero potuto fare ; — ma questa eccellente qualità dell’ esercito potrà essere mantenuta quando troppo frequentemente i capi di esso sieno chiamati a reg­ gere la cosa pubblica fuori della loro orbita normale? Noi poniamo il quesito anche perchè ci spaventa l’ attitudine che nella vicina Francia hanno assunto i generali ed in genere il modo con cui si giudica colà sulle questioni che direttamente od indiretta­ mente toccano l’esercito. Pare a noi, e crediamo non a torto, che se fino a qui l’ esercito italiano ha dato prova di bene meritare della pubblica estimazione e di sapersi condurre egregiamente, tanto più debba essere gelosa la cura per tenerlo lontano il più pos­ sibile da quelle situazioni e da quegli uffici che lo­ gorano a lungo andare gli uomini migliori e le m i­ gliori istituzioni.

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530 L’ E C O N O M I S T A 21 agosto 1898

L'EWLUQOK D EM POLITICI OtdAHALE 1 S M I P

Il 15 dicembre 1878 il principe di Bismarck in­ dirizzava da Friedrichsrche al Consiglio federale una sua memoria sul complesso delle riforme do­ ganali cb’ egli intendeva propugnare e di cui rias­ sumeva così le tendenze: 1° diminuzione delle impo­ ste dirette e aumento di quelle indirette ; 2° ritorno al principio della tassazione d’ ogni merce estera che entri nel territorio dell’ impero; 3° mantenimento od aumento dei dazi protettori ; 4° revisione delle tariffe ferroviarie.

E questo un anno e mezzo dopo che coll’ aboli­ zione dei dazi sui ferri il cancelliere germanico dava una prova palmare della sua fedeltà al libero scambio relativo, fin allora dominante. Vero è che l’ invasione dei ferri inglesi, che inondarono allora il paese, sollevò un coro di lamentanze alle quali egli non potè rimanere indifferente. Non è il caso di studiare qui particolareggiatamente le cause del nuovo indirizzo che presero le idee del Bismarck, piuttosto è utile conoscere le ragioni positive che egli allegava nella ricordata memoria al Con­ siglio federale. Egli fa notare che il totale delle en­ trate doganali non rappresentava allora in Ger­ mania che 2 marchi e 83 per testa mentre in Fran­ cia rendevano 4.88, in Inghilterra 12.59, agli Stati Uniti 16.34. Per giustificare i dazi doganali si ap­ poggia sull’ antico sistema prussiano e pretende col­ pire ogni cosa, eccetto le materie prime, necessarie alla industria, che la Germania non può produrre. 1 dazi saranno graduati secondo il valore delle merci e il bisogno che ne avranno gli abitanti ; la tassa non è guari ancora che del 5 al 10 per cento del valore.

Il discorso del trono del 12 febbraio 1879 con­ tiene una critica della politica commerciale seguita dalla Germania dopo il 1865 e l’ annuncio di una evoluzione in senso contrario. « Io considero, diceva l’ Imperatore, mio dovere di sforzarmi di agire in modo che il mercato tedesco sia conservato alla pro­ duzione nazionale nella misura compatibile coi nostri interessi generali. Conviene a questo scopo che la nostra legislazione doganale si conformi di nuovo ai principi sicuri sui quali lo Zollverein è stato fon­ dato per un mezzo secolo e dai quali ci siamo allon­ tanati dopo il 1865. Non potrei ammettere che que­ sto cambiamento di politica abbia avuto risultati felici ».

il piano di riforma sottoposto a! Heichstag pro­ poneva a un tempo dazi fiscali e dazi protettori Blnntschli, il noto professore di Heidelberg, dichia­ rava nella Deutsche Revue nella primavera del 1879 che bisognava rendere I’ impero indipendente, far cessare tutte le contribuzioni matricolari, e giungere a questo coll’ aumento dei dazi di dogana e delle imposte di consumo in ¡specie sul tabacco. Il mo­ vimento era adunque diretto a un tempo dai fautori della unità, desiderosi di assidere su basi definitive le finanze imperiali, e dai proiezionisti che non m an­ carono di ripetere i vecchi errori della bilancia com­ mercialo, di mostrare la Germania invasa dai pro­ dotti esteri, l’ importazione eccedente la esportazione

') Vedi il n. 1264 ànWEconomista,

di quasi 1 miliardo. I prospetti delle dogane non continuarono meno dopo il voto delle nuove tariffe a registrare differenze ne! medesimo senso, nel 1891 la importazione era di 4403 milioni contro la espor­ tazione di 3340 milioni di marchi.

La tariffa approvata il 12 luglio 1879 ristabilisce i dazi sul legname e i cereali soppressi dal 1864, mette un dazio sul petrolio, aumenta quello sul caffè, sul vino, il riso, il thè ecc. accresce ed estende i dazi sul bestiame, ristabilisce quello sui ferri, aumenta quello sui tessuti e su molte altre merci tra le quali il tabacco ; in pari tempo la imposta interna su questa pianta è cousiderevolmente aumentata.

Dal 1881 al 1884 non furono recate modifica­ zioni a quest’ ordine di cose. Ma nel 1885 i dazi sui cereali furono triplicati, quegli sul legname rad­ doppiali e molti altri accresciuti in proporzioni va­ rie. Nel 1887 i dazi sui cereali salirono ancora una volta nella proporzione di tre a cinque.

Mentre il partito protezionista si vantava di aver così favorito l’ agricoltura e le industrie tedesche, i progressisti non cessavano di rimproverare al dazi elevati di aver rincarato la vita provocato le coalizioni tra i produttori indigeni, e indotte le altre nazioni a alzare le barriere doganali ancora più rigorose di quelle della Germania. Essi hanno ottenuto una par­ ziale soddisfazione con la conclusione dei trattali di commercio che da otto anni segnano una nuova evo­ luzione se non radicale almeno significativa nella po­ litica commerciale tedesca.

Infatti nell’ autunno del 1890 il cancelliere di Co­ privi negoziò con l’Austria-Ungheria, poi coll’Italia la Svizzera e il Belgio alcuni trattati la cui durata si estende sino al 1° febbraio 1904, comprendendo così un periodo abbastanza lungo perchè la industria I e il commercio possano intraprendere con sicurezza operazioni di una certa importanza. Essi assicurano ai contraenti il beneficio reciproco della clausola della nazione più favorita, proibiscono di alzare al di là di certi limili i dazi su un certo numero di merci specificate, accordano ad altre la entrata in franchigia.

Il trattato di commercio russo-tedesco è stato fir­ mato a Berlino il 5 febbraio 1894; esso ha una du­ rata di IO anni, riduce della metà i dazi sui carboni e i cavi elettrici tedeschi. Le industrie tessili, side­ rurgiche e chimiche godono riduzioni inferiori al 50 per cento ma tuttavia considerevoli ; infine la clau­ sola del trattamento della nazione più favorita garan­ tisce agli industriali tedeschi che non si troveranno sul mercato russo in condizione d’ inferiorità di fronte ai loro concorrenti esteri. La Russia dal canto suo gode i dazi ridotti accordati dalla Germania all’Au- slria-Ungheria e soprattutto di quello di 3 marchi e mezzo per quintale di grano. Gli agrari protestarono con tutte le loro forze, ma gl’ industriali, le camere di commercio e la maggioranza del paese salutarono con gioia l’ atto che apriva nuove prospettive all’ at­ tività nazionale. Il trattato con la Russia 6 stato il più notevole di tutti perchè all’ infuori della sua im­ portanza economica gli si è voluto attribuire un va­ lore politico che forse non aveva, almeno per i Russi.

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21 agosto 1898 L’ E C O N O M I S T A 531

al Giappone, che ottengono in cambio 1* autorizzazione di stabilirvisi e di circolarvi; ma l’ acquisto della proprietà territoriale, resta loro interdetta come a ; tutti gli stranieri. La clausola della nazione più la­ vorila garantisce i tedeschi contro qualsiasi tratta­ mento di preferenza che fosse accordato ad altri. I dazi non sorpassano in generale il IO per cento del valore per gli articoli designati. Il Giappone non può cambiare la sua tariffa generale se non con un preavviso di sei mesi. I tedeschi hanno diritti eguali a quelli dei giapponesi per la difesa delle loro marche ; di fabbrica.

La guerra doganale che si combatteva tra la | Germania e la Spagna dal 1894, è in parte cal­ mata col 25 luglio 1896, alla quale data una or­ dinanza imperiale ha soppressa la soratassa del 50 per cento che colpiva le merci spagnuole. Attuai- | mente queste sono dunque sottoposte alla tariffa generale tedesca. Il 28 gennaio 1897 è stato ratifi­ cato un trattato intervenuto fra la Germania e la Francia a riguardo della Tunisia. La Germania vi riceve il trattamento della nazione più favorita, la | Francia eccettuata; l’accordo resterà in vigore fino al 1903 e si rinnuoverà a partire da quel momento j per tacita rinnuovazione.

Dal punto di vista della legislazione interna, cioè che non dipende da atti diplomatici, il Reichstag nel 1896, sotto l’ influenza del partito agrario, vo­ tava la diminuzione delle agevolazioni date agli im ­ portatori di grano pel pagamento dei dazi. In ge­ nerale i fautori dei trattati di commercio, che sono ormai i soli liberi scambisti rimasti in Germania si lagnano dell' attitudine sempre più intransigente dei proprietari, che parecchi anni prima della loro sca­ denza combattono con violenza il rinnuovo di quei trattati. Quantunque non scadano per la maggior parte che nel 1903, il partito agrario tiene agitata la questione, e lo si è veduto anche nelle recenti elezioni politiche, alzando la bandiera della politica economica nazionale. Esso è sopratutto contrario alla clausola della nazione più favorita ed evita di esporre nei particolari il suo programma per non allontanare troppo da se gl’ industriali e i commercianti che in molli casi hanno tendenze opposte a quelle d’ un protezionismo intransigente. Gli agrari si oppongono alla inserzione nei trattati di commercio di qualsiasi stipulazione che fissa i dazi sui prodotti agricoli per una lunga durata, e inoltre domandano dei dazi che renderebbero impossibile 1" accordo coi paesi che sono gli sbocchi principali della industria tedesca^: Austria, Russia, Rumenia, Stati Unii! d’ America. E probabile, secondo il Levy, che gli agrari finiranno per imporre un regime analogo a quello francese, cioè l ’ applicazione di tariffe generali massima e minima.

È del resto ciò che nel febbraio 1898 il conte Posadowsky, segretario di Stato per l’ interno, fa- ; ceva prevedere quando dichiarava che prima di con­ cludere altri trattati di commercio o di rinnuovare gli antichi, la Germania ha bisogno di una tariffa doganale autonoma che le serva di base per le con­ venzioni future, o Noi faremo bene, egli aggiunse, a non provocare senza buone ragioni, una guerra doganale. Per questo vi prego di lasciare al governo la cura di decidere quando sarà venuto il momento di allontanarsi dalla linea di condotta finora se­ guita ». Ora ciò che ha potuto spingere le sfere of­ ficiali tedesche nella via delle ostilità ai trattati di

commercio e a farle prendere in considerazione le tariffe autonome massima e minima, è la denuncia fatta nel 1897 dall’ Inghilterra del trattato di com­ mercio che la legava alla Germania nello stesso tempo che denunciava quello concluso col Belgio. E proprio ora i due paesi hanno ripreso la loro li­ bertà d’ azione.

Tali le vicende della politica doganale germanica intorno agli effetti della quale le opinioni dei par­ liti sono naturalmente assai divergenti. E certo ad ogni modo che la politica dei trattati di commercio inaugurata dal di Caprivì, ha giovato alla Germa­ nia come ne fanno fede l’ espansione commerciale, industriale e marittima di quel paese, di cui si è tenuto parola in precedenti articoli. L ’ avvenire dirà se gli agrari riusciranno a far trionfare nuovamente il protezionismo a oltranza.

NOTE STATISTICHE SULL’ITALIA ’>

Una delle più utili pubblicazioni che sieno state fatte dalla Direzione generale della Statistica nel pe­ riodo, in cui i mezzi di cui disponeva le permette­ vano di fare indagini statistiche straordinarie, è in­ dubbiamente quella sul movimento dei prezzi di alcuni generi alimentari dal 1862 al 1885. Dopo questa pnbblicazìone non ne sono state fatte altre dalla ci­ tata Direzione intorno ai prezzi; soltanto la Direzione generale dell’agricoltura ha pubblicato sino al 4 ot­ tobre 1896 le notizie sui prezzi dei principali pro­ dotti agrari e del pane in 72 mercati del regno. L ’A n ­ nuario reca i prezzi annuali ricavati dalle medie settimanali pubblicate sino alla citata epoca. E da esso risulta che i prezzi di un quintale di frumento (non compreso il dazio consumo) di prima qualità fu di lire 32.46 nel 1871, raggiunse il massimo nel 1874 nella misura di 39.18 e toccò il punto più basso nel 1894 con lire 19.67 ossia della metà. E a partire dal 1883 che i! prezzo oscilla lievemente intorno a 23 lire e la protezione’ doganale applicata a partire dal 1887, non ha valso, pel buon mercato persistente de! frumeuno sui mercati esteri, a ricon­ durre i prezzi al livello del periodo 1871-82. Il fru­ mento di seconda qualità non toccò mai nel perìodo 1871-96 i 36 franchi e scese sino a 18.77 nel 1894. Ripetiamo che sono medie annuali. Nel 1897 dalla D i­ rezione dell’ agricoltura il prezzo medio del frumento di prima e di seconda qualità fu calcolato in lire 26.

Il pane non ha subito le medesime variazioni del frumento. La statistica ci dà i prezzi dal 1881 in poi per la prima e seconda qualità; ma vi è talvolta una terza qualità che è pure largamente consumata. Nel detto periodo i limiti sono 49.7 centesimi (1880) e 36.9 (1894) per la prima qualità e 42.2 e 30.6 per la seconda qualità negli stessi anni. La differenza di prezzo tra le due qualità è di 6 a 7 centesimi. Il granturco ha avuto prezzi assai oscillanti: la prima qualità la troviamo a 28,79 nel 1874 e a 12.96 nel 1894; negli ultimi 15 anni oscilla intorno a 15 lire il quintale (non compreso il dazio consumo). La se­ conda qualità non oltrepassa la media annuale d i

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26.5Ò (nel 1874) e scese fino a lire 12.05 (1804), Il riso a Vercelli nel 1896 fu quotalo in media 29 70 e a Milano 36.01 (non compreso il dazio consumo); ma queste due qualità di riso ebbero prezzi sensi­

bilmente superiori al primo nel 1876 giunse in media a 41.16 e il secondo a 43.15 nel 1873 i prezzi minori si ebbero pel riso di Vercelli nel 1894: 27.59; per quello di Milano nel 1885: 31.25.

Il vino ha un prezzo troppo differente non solo nel tempo ma nello spazio, per potere con poche cifre dare un’idea delle sue vicende; e lo stesso è a dirsi dell’ olio d* oliva e della carne bovina ma­ cellata.

Il vino comune da pasto di prima qualità che nel 1871 a Milano costò in media 46 lire l’ettolitro nel 1873 costava 85 e nel 1878 80 lire, mentre nel 1894 lo troviamo a lire 31 e 54. Questo per mo­ strare qtlal variazioni fortissime si possono avere per quel prodotto. L ’olio d’ oliva di prima qualità nei primi nove mesi del 1896 ebbe il prezzo medio di lire 150.97 a Milano, di 107.35 a Porto Maurizio, di 110.50 a Lucca, di 83,01 a Roma, di 82,88 a Lecce e di 69,22 a Catania.

La carne bovina parrebbe in aumento, almeno su qualche mercato, come a Carmagnola, a Milano, a Padova, a Firenze specialmente, a Roma ecc. E anche per essa si notano differenze sensibili, nelle medie di uno stesso anno sui vari mercati, e ciò dipende anche dagli usi diversi adottati per la vendita nei vari mercati.

Venendo ai consumi vediamo che il consumo medio annuale del fromento per abitante pel periodo l°agosto 1884 31 luglio 1897 risulta di 123 cbilog. e quello di granturco di 65 cbilog. Mancando per gli anni an­ teriori qualsiasi indicazione riesce impossibile deter­ minare come procede il consumo di questi due pro­ dotti.

Il consumo dell’alcool presenta questo andamento: 1871-1878 1879-1882 1883-1886 1887-1889 1890-1897

litri 0,473 0,929 1,023 0,539 0,623

Il consumo della birra nel periodo 1879 -82 fu di litri 0.605 per abitante, nel 1 883-86 salì a 0.749, nel 1 8 8 7 -9 0 aumentò ancora sino a 0.813 ma nel periodo 1891-97 scese a 0.560. Lo zucchero e il caffè furono pure in diminuzione; la media annuale per abitante del primo fu di cbilog. 2.70 nel periodo 1871-74 e la troviamo invece di cbilog. 2.33 negli anni 1891-97; quanto al caffè da chilog. 0.567 nel 1 8 83-36 scende a chilog. 0.416 nel 1891-97. Il sale in lieve aumento: kg. 6.56 nei 1878; 6.92 nel 1887-88 e 7.29 nel 1896-97.

Proseguendo a rilevare i dati sui quali meno di frequente richiamiamo l’ attenzione dei lettori fer­ miamoci ora su due argomenti di qualche importanza: i premi alla marina mercantile.

La legge del 6 dicembre 1885 n. 3547 entrata in vigore il 1° gennaio 1886 stabilì premi di navi­ gazione per trasporto di carbon fossile e compensi per costruzione e riparazione di scafi, macchine e caldaie per uu decennio. In virtù dell’articolo 20 della legge 14 luglio 1887 n. 4703 (serie 3 “) che approvò la nuova tariffa doganale il Governo fu auto­ rizzato ad aumentare con decreto reale da convertirsi in legge, in relazione con l’ accrescimento dei dazi, i compensi già stabiliti con la legge del 1885, il quale aumento fu accordato con decreto reale 22 marzo 1888 n, 5732 convalidato con la legge 30

giugno 1889 n. 6239. Con la legge n. 7 I8 del 26 dicembre 1895 lo disposizioni relative ai premi di navigazione e compensi di costruzione furono pro­ rogale fino al 30 giugno 1896.

La concessione di premi e compensi a favore della marina mercantile è ora regolata dalla legge 23 lu­ glio 1896 n. 319 entrata in vigore il 23 luglio per i premi di navigazione e I’ 8 agosto pei compensi di costruzione e riparazione. La nuova legge non con­ cede premi per trasporto di carbone.

Un regolamento per l’ esecuzione della legge 23 luglio 1896 fu approvato con decreto reale 27 di­ cembre 1896 n. 584.

Or bene nel 1886 furono inscritti per concorrere ai premi di navigazione 534 velieri aventi 335043 tonnellate di stazza, di essi ottenero il premio 495 e complessivamente L. 2,495,515 per 1016 viaggi fatti. Nello stesso anno erano inscritti 53 piroscafi aventi 58.448, dei quali 23 liquidarono premi per L 883,445. E negli anni 1 886-96 i premi concessi furono questi in lire:

PREMI

di navigazione ALTRI PREMI Anni Velieri Piroscafi per trasporti di carbone per compensi di costruzione per compensi di riparaz. 1S86 2, 495,515 883,445 172,000 110,846 150,878 1887 2, 407,230 1, 123,904 173,289 114,692 180. 267 1888 2, 263,910 1,066.599 162,474 250, 5:’,9 279,198 1889 2, 036,879 1, 232,826 48,713 434,434 313,274 1890 1, 518,268 736,112 102,509 1, 071,538 305,542 1891 1, 319,183 735,731 124,842 2, 953,665 282.621 1892 1, 215,643 692,967 167,588 1, 250,072 329,687 1893 1, 121,466 556,653 92, 78'i 959,233 289,833 1894 1, 075,603 322,112 118,441 1, 036,929 395,008 1895 904.447 369,586 37,928 594,625 342,381 1896 880,112 1, 048,148 19,846 1, 177,654 388,698

L'argomento offrirebbe materia a varie conside­ razioni, ma non è il caso di farlo qui per incidenza in mezzo a queste note statistiche, certo è che le cifre surriportate sono molto interessanti. Vedremo in altro numero alcuni dati intorno alle strade ferrate, con le quali chiuderemo questa breve serie di articoli.

Le Società cooperative di produzione e lavoro

d a l I S S O a l 1 8 9 7

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21 agosto 1898 L’ E C O N O M I S T A K33

rendere accessibile alle classi lavoratrici l’assunzione diretta delle opere pubbliche. Queste notizie po­ tranno, sebbene ancora scarse, servire al duplice in­ tento di dimostrare quale sia stata l’efficacia della legge nel promuovere il movimento cooperativo, e come le Società da essa favorite si sieno mostrate degne delle concesse agevolezze, e possano aspirare ad ottenerne altre più importanti.

Dall’emanazione della legge del 1889 a lutto di­ cembre 1897, 515 Società cooperative di produzione e lavoro ottennero l’iscrizione definitiva nei registri delle prefetture. Di queste Società però, alcune per volontario scioglimento, altre per non avere ottem­ perato alle condizioni dei respettivi Statuti sociali, altre infine per essere venute meno agli scopi del loro Istituto si dovettero cancellare dai registri pre­ fettizi.

Specialmente una grande epurazione delle Secietà iscritte fu operata quando, in seguito alle lagnanze mosse nei Congressi operai, intorno alle false coo­ perative che sfruttano a loro vantaggio i benefizi della legge il Ministero di agricoltura, industria e commercio, con circolare 5 novembre 1895, ordinò un’ichiesta generale sulle Cooperative inscritte e una rigorosa revisione dei registri prefettizi.

Sono state ben 214 le Società cancellate in tutto il periodo che decorre dall’attuazione della legge, co­ sicché ora le Società rimaste iscritte per concorrere agli appalti si residuano appena a 301. Certo la eca­ tombe assunse proporzioni allarmanti, ma il provve­ dimento fu salutare, perchè la selezione operata in così vaste proporzioni ha giovato alle vere coopera­ tive, non solo concentrando su di essa tutti gli ap­ palli che lo Stato può destinare a questi Sodalizi, ma eliminando le questioni che potevano sorgere contro tutte le Società inscritte per la presenza fra di esse di associazioni che di cooperativa non ave­ vano che il nome. Le rigorose discipline delle quali col nuovo regolamento si tende a circondare le iscri­ zioni delle Società nei registri prefettizi renderanno in avvenire ben minore il numero delle cancellazioni.

La distribuzione delle Società cooperative inscritte fra le diverse provincie d’ Italia, offre materia a qualche osservazione. Anzitutto è a notare che in 14. provincie non vi sono cooperative inscritte: sono le provincie di Alessandria Ascoli-Piceno, Avellino, Benevento, Cagliari, Campobasso, Chieti, Como, Foggia, Girgenti, Lucca, Porto Maurizio, Teramo e Trapani. Per le altre provincie la sproporzione è grande, perchè da provincie che appena contano una Società inscritta si arriva a Firenze che ne ha 11, a Rovigo che ne ha 12, a Modena e Ferrara con 13 ciascuna, a Bologna con 15, ad Arezzo con 17, a Forlì e Reggio Emilia con 18, a Ravenna con 19, a Padova con 20 e a Roma con 22.

Le Società inscritte che ottennero appalti durante l’intero periodo dall’attuazione della legge del 1889 a tutto dicembre ultimo furono 213. Le Società in­ scritte che non fruirono di alcun appalto durante lo stesso periodo furono 306; è però a notare che di queste, 157 furono poi cancellate dai registri pre­ fettizi.

Con le 213 Società che fruirono di appalti, furono stipulati 1285 contratti per un valore complessivo di L. 18,002,964,13. Questi appalli si ripartiscono come segue per ciascuno dei nove anni di applicazione della legge:

Anno 1889 appalli n. 26 per L. 412,549.45

» 1890 » 157 .. 3,660,114.45 » 1891 » 120 » 1,643,547.39 » 1892 )> 106 » 1,709,146.56 » 1893 » 177 » 2,579,028.22 » 1894 )) 215 » 2,022,383.83 » 1895 » 159 » 2,134,182.82 )) 1896 » 200 » 1,998,235.77 » 1897 » 125 » 1,823,775.65

Scema, come si vede, negli ultimi due anni l’ am­ montare dei lavori in appalto alle Società coopera­ tive rispetto ai tre anni precedenti, il che spiega innanzi tutto con la diminuzione apportata in gene­ rale ai lavori pubblici fatti per conto dello Stato.

Ma la diminuzione potrebbe esser pure in una certa misura più apparente che reale, poiché con­ sta che durante quest’ ultimo periodo alcune delle solide e antiche cooperative non hanno mancato di adire ad appalti per somme anche superiori alle 100 mila lire, secondo le norme comuni della legge di contabilità, e cioè in concorrenza coi privati appal- tori. Ad ogni modo le disposizioni del nuovo Rego­ lamento, facilitando alle Società cooperative l’ uso del credito, consentendo una più giusta valutazione degli elementi che in ogni appalto costituiscono la roano d’opera, estendendo l’uso della trattativa e della licitazione privata, e soprattutto rendendo la vigilanza più severa sulle Società e per conseguenza più larga la fiducia delle pubbliche amministrazioni, agevoleranno alle cooperative I’ accesso ai lavori.

Quanto all’ ammontare complessivo degli appalti concessi in ciascuna provincia, si ha che la somma maggiore spetta alla provincia di Padova, dove fu­ rono dati lavori per L. 2,532,000, seguono quella di Ravenna per L. 1,695,000, quella di Ferrara per L. 1,685,000 quella di Rovigo por L. 1,507,000, quella, di Bologna per lire 1,234,000 quella di V e ­ rona per L. 1,233,000, quella di Mantova per L. 1,223,000, quella di Roma per L. 1,145,000, quella di Modena per L. 854,000, quella di Forlì per L. 684,000, quella di Genova per L. 453,000; seguono altre tredici provincie nelle quali la somma dei lavori concessi per appalto alle cooperative in­ scritte fu nel periodo esaminato superiore alle cen­ tomila lire.

Poiché in grande maggioranza le cooperative in ­ scritte appartengono alla categoria dei braccianti, ter- razieri, sterratori e simili, si comprende facilmente come nelle provincie dove l’ amministrazione dello Stato per le speciali condizioni idrauliche locali deve sostenere maggiori spese, ivi le Società che a quei lavori particolarmente intendono abbiano ottenuto un numero considerevole di appalli.

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534 L’ E C O N O M I S T A 21 agosto 1898

con 29 appalti per 136,623 lire. 11 Ministero del­ l’istruzione pubblica, quelli degli Esteri, del Tesoro, di Grazia a giustizia e delle Poste e telegrafi vi fi­ gurano anche essi, ma per somme molto inferiori.

Distinguendo gli appalli concessi alle Società coo­ perative dal 1889 a tutto il 1897, secondo la natura delle opere cui si riferiscono, si hanno, sul totale i di 1283 contratti per oltre 18 milioni di lire, 639 ! appalti per L. 13,376,721 relativi a lavori idraulici, ! 66 appalti per L. 2,287,657 relativi a lavori di ponti, : 66 appalti per L. 2,287,657 relativi a lavori di ponti e strade, 40 appalti per L. 528,389 relativi alle bo- j uifiche dell’ Agro romano, 451 appalti per L. 722,902 relativi ad cpere murarie, 24 appalti per L. 330,304 relativi a lavori in ferro, 12 appalti per L. 238,369 relativi a forniture militari e trasporti, ecc.

Quanto al modo di esecuzione dei lavori ottenuti in appalto dai rapporti delle amministrazioni appal­ tanti, risulta che le Società eseguirono le opere in­ teramente a regola d’ arte nei termini prescritti dai capitolati e con risultati in grandissima parte sod­ disfacenti. Dal 1889 a tutto il 1897 non si ebbero infatti che sei rescissioni di contratti per un importo complessivo a prezzo di consegna di 142,000 lire, e quaranta Società multate per una somma com­ plessiva di penalità di circa 60,000 lire. Cifre que­ ste eloquenti più di qualsiasi dimostrazione, e che provano indubbiamente come dei favori sinora con­ cessi dalle leggi, le Società si siano mostrate degne ed abbiano acquistato titolo legittimo alle maggiori agevolezze che loro appresta il nuovo regolamento.

Rivista Economica

L'albericoltura negli Stati UnitiL ’esportazione dei vini italiani nel 1898 — Il Regolamento della Na­ vigazione in InghilterraCommercio colla Spa­ gnaLa seta in Europa.

L’ albericoltnra negli Stati Uniti. — È questo il titolo di uno studio del prof. Luigi Savastana della | R. Scuola di Agricoltura di Portici, pubblicato nella

Nuova Antologia del 16 luglio scorso.

Frutta e frutteti americani degli Stati Uniti — incomincia il sullodato professore — sono identici ai nostri italiani; e perciò, per naturale evoluzione, sono destinati a concorrere fra loro sui mercati di consumo.

Gli americani dapprima si assicurarono l’alimen­ tazione colle coltivazioni erbacee e poscia passarono alla coltivazione delle piante arboree da frutta, ac­ contentando quelle esigenze che una civiltà in pro­ gresso richiede. E perciò volsero le prime cure alla vite, perchè il vino diventa necessario; passarono alle frutta comuni e poi alle più raffinate.

E d in questo prodotto sono entrati da qualche anno. E ssi si sono provati nell’arboricoltura euro­ pea; ed adottarono non solo il complesso dei si­ stemi colturali, ai quali avevano lavorato diverse ge­ nerazioni, ma facilmente ne corressero i difetti, e per di più trassero partito del personale tecnico, poi­ ché un bravo arboricoltore vale meglio d’ un buon trattato.

A tali condizioni si aggiungono terreni nuovi ed alti a produrre vigorosi frutteti, capitale abbondante,

i

audaci imprese commerciali, tutto guidato da una attività costante e dal criterio pratico dalla razza an­ glo-sassone.

Quasi tutti gli Stati hanno la loro Società pomo­ logica. A capo però di tutte sta la American Po-

mological Society.

Questa Società, nel suo recente catalogo, ha rac­ comandato per ciascuna specie il seguente numero di varietà: Albicocche 12, Agrumi 104, Ananas p. 18, Ciliegie 41, Castagni 20, Cotogni 8, Fragole 36, Fichi 11, Granati 5, Kaki 11, Lamponi 48, Man­ dorle 18, Mori 4, Mele 255, Olive 28, Pesche 87, Pesche-noci 16, Nocciole 6, Pere 90, Prugne e S u ­ sine 100, Noci 20, Ribes, 34, Viti americane 67, Viti europee 21.

Inoltre si contano 85 altre piante da frutta ancora in esperimento.

Gli americani perciò sono riusciti a formare la po- mona più ricca di tutte le nazioni, la quale va ar­ ricchendosi continuamente per le nuove varietà che si producono da seme, fra le quali ve ne sono di veramente pregevoli, come lo prova la pesca A m - sden, molto più precoce delle nostre precoci.

Non si può calcolare, se non indirettamente e con approssimazione, gli ettari dei nuovi frutteti. Il cen­ simento dei vivai ci può fornire un dato che, più che calcolare, fa intravvedere il movimento dei nuovi impianti fatti in questi ultimi anni.

Nel 1890 si annoveravano 4510 piantonai, valutati per 210 milioni di lire, occupanti 69,000 ettari con un capitale investito di 263 milioni di lire, con l’ im­ piego di 45 mila uomini, 2 mila donne, 24 mila animali, con 25 milioni di giornate di complemento.

V i si allevarono 3386 milioni d’ogni specie di alberi ed arbusti ornamentali e fruttiferi; di questi 518 milioni erano alberi da frutta; 686 milioni di viti e piccoli frutti (lamponi, ribes, ecc.). I meli vi figuravano per 241 milioni ; i susini per 88, i peri 77, i peschi 55 milioni.

Si calcola che nel quinquennio 1890-95 si siano impiantati da 800 mila ad un milione di ettari a frutteto, e nel triennio 1890-92 all’ incirca 140 mila ettari a viti.

Gli americani hanno compreso bene due fatti: Il primo, che oggi riesce più difficile il vendere che il produrre, perchè i prodotti devono essere offerti al consumatore, e non è questi che li richiede: secondo, che l’ interesse generale è ancora interesse individuale.

Non vi ha ancora interessi in conflitto, ma comuni fra i produttori e gli esportatori ; e perciò numerose sono le associazioni degli uni con gli altri in ogni centro di produzione, con forme diverse, ma con scopo unico.

Le ferrovie ritrovano il loro tornaconto nel coin­ teressarsi allo sviluppo, ritenendosi quale un fattore del commercio e non una industria a sé; e perciò costruiscono carri speciali pel trasporto delle frutta, e treni di questi carri percorrono lutti gli Stati dif­ fondendo le frutta meridionali della California e della Florida.

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21 agosto 1898 L ’ E C O N O M I S T A 535

successivo per 6 milioni e mezzo di mele secche e per sette milioni di fruita conservate in ¡scatole; e per altri dieci milioni di altre frutta fresche e secche.

Non sarà un’esagerazione il dire che gli americani fra non molto si saranno liberati dalla nostra frutta e minaccieranno poscia d’invadere i nostri mercati europei.

L’ esportazione dei vini italiani nel 1898. — Dalle statistiche della Direzione generale delle gabelle ! si rileva che l’esportazione dei nostri vini, nei primi 5 mesi di quest’anno, fu complessivamente di 18.003 centinaia di bottiglie — compreso in questo numero centinaia i 0.702 di bottiglie di vermouth, 42 di bot­ tiglie di marsala e 4152 di fiaschi di vino — e di ettolitri 1.175.737 di vino in fusti e caratelli com­ presi in questa cifra ettolitri 4902 di vermouth, 19.985 di marsala e 95,592 di vini miscelati con alcool estero.

In confronto della esportazione medesima nel cor- risponndente periodo dell’anno scorso, s’ebbe questo anno un aumento di ben 235.175 ettolitri nell’espor­ tazione del vino in fusti o caratelli ed una dim inu­ zione di 1927 centinaia di bottiglie in quella del vino in bottiglie e fiaschi.

Non solo però, in complesso, quest’anno è aumen­ tata considerevolmente l’esportazione, ma è anche diminuita l’ importazione, che da 117,759 ettolitri nei primi cinque mesi del 1897 è discesa a 26.729 e da 933 centinaia di bottiglie è discesa a 926 cen­ tinaia.

Diminuita è l’ importazione dei vini greci e tur­ chi, e aumentala l’esportazione dei vini nostri in Austria-Ungheria, Germania, Svizzera e nell’ America centrale e meridionale.

Il Regolamento della Navigazione in Inghilterra. — Venne testò pubblicalo un atto parlamentare in Inghilterra contenente i rapporti del Comitato del dipartimento su tre questioni riflettenti il regolamento della navigazione, ossia: la luce e i segnali che de­ vono essere dati dai bastimenti da pesca, i mezzi per avvertire i bastimenti a tenersi fuori dal percorso delle barche da pesca, e i segnali di luce da darsi dai battelli a vapore.

Il regolamento dei fuochi dei bastimenti da pesca fa parte di quelli internazionali per prevenire gli abbordaggi in mare e per ciò venne considerato se­ paratamente, avuto anche riguardo ai diversi usi dei paesi esteri. Gli ordinamenti che il Comitato racco­ manda, sono basati su quelli consigliati dalla C on­ ferenza internazionale di Washington del 1889.

Sulla seconda questione, il Comitato ha dichiarato che non vi è alcuna ragione per mutare quanto fu stabilito dai regolamenti preventivi delle collisioni in mare.

Circa al terzo punto il Comitato raccomanda di procurare che i regolamenti attualmente in vigore sui segnali dei bastimenti a vapore, divengano in­ ternazionali.

Commercio con la Spagna. — Da un rapporto del nostro Console Conte Compans a Barcellona,in­ torno al movimento commerciale dell* Italia con fa Spagna nel 1897, risulta che la prima esportò per 92,754,000 kg. di un valore di 21,500,500 pesetas e importò dalla Spagna per 44.237,00 kg. del va­ lore di 10,029,040 pesetas.

Gli articoli principali esportati dall’ Italia furono: marmo, per 497,231 pes., semi di lino, per 712,891 pes., canape greggio, L. 109,881 pes., carbone di

legna, 4,678,786 pes., cavi elettrici, 2,860,740 pes., legumi secchi, 2,897,698 pes. e carrnbbe 1,118,000 pesetas.

L ’Italia invece importò principalmente: turaccioli, per 717,804 pes., resti di animali, 723,911 pes., vino comune (per la riesportazione in America), 1,913,934 pes., e saechi di juta usali per 903,915 pes. La seta in Europa. — Riepiloghiamo i dati della produzione serica in Europa per le due ultime an­ nate 1896-97, delle quali si hanno i dati completi.

Per l’Italia diamo il dettaglio per provincie:

I89S 1897 kg- kg. Ancona . . 4.060 4.835 Bergamo . 137.171 133.440 Como. . . 204.796 225.229 Fire n ze . . 20.630 21.535 Genova . . 1.530 2.728 Lecco . . 207.535 235.175 Lucca . . 32.814 22.579 Milano . . 6.264.015 7.416.955 Pesaro . . 440 — Torino . . 498.886 572.616 Udine . . 71.885 91.145 Italia totale 7.443.762 8.726.237 Francia a 8.342,249 9.265.044 Svizzera » 1.806.244 2.175.921 Germania - » 1.088.894 1.228.585 Austria » 245.060 249.557 Inghilterra » 32.436 33.640 Europa totale 18.958.645 21.678.884

11 Commercio degli Stati Uniti nel 1897-98

Il periodo di 12 mesi che è terminato col 30 g iu ­ gno scorso, è stato dal punto di vista del commercio esteriore degli Stali Uniti, più importante di quello precedente, il quale lasciò una tale eccedenza nelle esportazioni delle merci per cui il paese cessò di essere obbligato a inviare dell’ oro all’ estero per pagare dei debiti e si trovò così momentaneamente almeno, liberato da un obbligo da cui avevano preso origine tutte le crisi monetarie. La situazione creata dal movimento commerciale del 1896-97, si è notevol­ mente accentuata nel 1897-98. L ’ eccedenza infatti della esportazione delle merci è aumentata da un esercizio all’altro di 286 milioni e '/* di dollari a 615 milioni e */» arrivando così ad una cifra di cui la metà stessa non era stata mai raggiunta per 1’ avanti.

Questo meraviglioso resultato è derivato dapprima dall' aumento delle esportazioni che si sono elevate da 1,051 milioni nel 1896-97 alla cifra fenomenale di 1,231 milioni nel 1897-98 e in seguito dalla di­ minuzione dello importazioni, che sono scese da 764 3/t milioni a 616 milioni.

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536 L’ E C O N O M I S T A 21 agosto 1898 Annate chiuse al Cereali Cotoni Articoli alimentari Petrolio 30 giugno — — — -1889 128,876,661 237,775,270 104,122,444 49,913.677 1890 154,925,927 250,968,792 136,264,508 51,403,089 1891 128,121,656 290.712,898 139,017,471 52,026,734 1892 299,363,117 258,461,211 140.362,159 44,805,996 1893 200,312,654 188,771,445 138 401,591 42,142,055 1894 166,777.229 210,869,289 145,270,643 41,499,806 1895 114.604,780 204,900,994 134.634,379 46,660,082 1896 141,356,993 190,056,460 131,503,590 62,383,403 1897 197,857,219 230,890,971 137,138,084 62,635,037 1898 333,750,813 230,650,422 165,314,362 55,200,001

1 resultati complessivi della esportazione dei pre­ detti articoli vengono indicati dalle seguenti cifre :

Esportazioni totali 1889 ... 742,292,879 1890 ... 855, 777,083 1891 ... 884,341,884 1892 ... 1,029,893,483 1893 ... 847, 278,725 1894 ... 891,907,709 1895 ... 807,538,165 1896 ... 882,606,938 1897 ... 1,050,993,656 1898 ... 1,231,311,868 innate chiuse al 30 giugno

Frumento Farine Granturco

Totale per tutti i cereali 1889 doli,. 41,652,701 45,296,485 32.982,277 123,876.661 1890 45,275,906 57,036,168 42,638,015 154,925,927 1891 51,420,272 54,705,616 17,652,687 128,121.656 1892 161,399,132 75,362,280 41,590,460 299,363,117 1893 93,534,970 75,494,347 24,587,511 200,312,654 1894 » 59,407,041 69,271,770 30.211,154 166,777,229 1895 43,805,663 51 651,928 14,650,767 114,604,780 1896 39,709,868 62,025,217 37,836,862 141,336,993 1897 » 59,920,178 55,904,340 51,087,152 197,857,219 1898 145,881,445 69,270.685 74,292,769 333,750,819 Gli Stati Uniti hanno fornito nel 1897-98 anche maggior <quantità di cotoni e di petrolio come re-salta dal seguente s pecchietto :

Annate

chiuse Cotoni Petrolio

al Balles Gallona 30 giugno

_

_ _

1889... . . 4,872,060 614,511,805 1890... . . 5,020,933 661,815,698 1891... . . 5,822,779 708, 220, 777 1892... . . 5,891,411 714,808,479 1893... . . 4,431,220 803,680,186 1894... . . 5,397,509 903,041,306 1895... . . 6,965,358 884,364, 574 1896... . . 4,659.766 890,254,034 1897... . . 6, 176,365 968, 195,242 1898... . . 7,581,661 1,014,050,188

Le esportazioni del 1 8 97-98 sono salite come si vede ud una cifra che non era stata mai raggiunta in nessuno degli anni precedenti. Quello che vi si avvicina più degli altri è il 1891-92 che dette circa 1,030 milioni di dollari in merci esportate. Come l’ indica il prospetto riportato più sopra, I’ enorme aumento del 1 8 9 7 -9 8 proviene in primo luogo dai cereali. Il valore dei cereali spediti all’ estero dal 1° luglio 1897 a tutto giugno 1898 ammonta in­ fatti a 333 */k milioni di dollari contro 197,837,000 dollari nel esercizio 1896-97 che fu considerato come un annata straordinaria. Questo progresso è dovuto a due cause cioè all’ espansione presa dal­ l’esportazione, e all’ aumento del prezzo dei frumenti. La questione dei frumenti non ha cessato di ec­ citare un vivo interesse dopo il 1897 tanto in Europa che in America. Il vecchio mondo che nel 1896 aveva avuto già uno scarso raccolto, n’ ebbe uno peggiore l’ anno scorso, e dovette essere più che mai tributario degli Stati Uniti. Fortunatamente que­ sti ebbero un raccolto di frumento di un abbon­ danza straordinaria, tanto che poterono provvedere largamente alla insufficienza dei paesi europei senza incontrare che una debole concorrenza da parte del - l’ America del Sud, dell’ India e dell’Australia. Ed è questo che spiega lo sviluppo fenomenale preso dalle spedizioni del grano americano in Europa, e l’ aumento dei prezzi, che la speculazione favorita dal panico prodotto dalla guerra ispano-americana, spinse a dei limiti esagerati.

Il seguente specchietto dimostra quanto ha pro­ dotto per gli Stati Uniti la vendita dei cereali negli ultimi 10 anni :

Riassumiamo finalmente il movimento del com­ mercio esteriore degli ultimi IO anni nel seguente prospetto, che dimostra le cifre delle importazioni ed esportazioni spettanti a ciascuno di essi :

3 & H H H>1 H M HM '3O e© CO 0 g 8 CO t> SO CO «a N ci juS tri o 5;o § CO*3 SOo in oTCO g o A a o T3 coco 1^. g § ì00C 8 CO ciò t-oT £>

5 5

OS CO «s» co oo o 00 r> N u oi N co <7* r- co 00 U O <?f sO A --rii oo00 o ~a<00 so OO co coCT>

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21 agosto 1898 L ' E C O N O M I S T A 537

alta. In questa annata il totale delle importazioni e delle esportazioni fu di doli. 1,817,389,880 di cui 817,496,397 per le prime e 1,029,893,483 per le seconde.

I L T R A N S W A A L

M. Aubert console di Francia a Pretoria ha pub­ blicato un rapporto sulla situazione commerciale, industriale e finanziaria della Repubblica S u d -A fri­ cana nel 1897. L ’interesse che presenta l’anno scorso resulta specialmente dalla crise che infierì al Tran- swaal durante il 1897, e di cui le cifre del com­ mercio generale portano le traccie. Questa crise sorta dal contraccolpo prodotto dai guasti della peste bo­ vina, e dal rallentamento degli affari che ne seguì, era lungi dall’ essere preveduta al cominciare del 1897. Infatti la sovraeccitazìone degli animi si era calmata e il commercio aveva preso un notevole sviluppo, e .se la depressione del 1897 che è la (juarta nello spazio di 12 anni ha avuto maggiore intensità delle tre prime, è avvenuto perchè invece di restare puramente economica, si è complicata con questioni politiche.

Situazione commerciale. — Il valore totale delle

importazioni nella Repubblica Sud-Africana nel 1897 è stata di 339,095,673 fr. ; e questa cifra è infe­ riore di 13 milioni a quella del 1896, ma supera quella del 1895 di 93 milioni. Nel 1886 le impor­ tazioni ascesero a fr. 12,349,775 per salire fino a 352,203,250 nel 1896.

Le importazioni del Transwaal nel 1897 per la loro provenienza si repartiscono nel modo che segue:

Franchi 215,678,400 13,688,025 35,686,175 32,015,725 20,283,300 21,793,450 339,095,670

1 prodotti delle dogane diminuirono nel 1897 dì fr. 1,600,000 di fronte all ’ anno precedente ; essi ascesero a fr. 32,226,000 di cui 21,350,000 per- cetli sulle merci importate dall’ Europa e dai paesi d’olire mare e 10,875,000 sui prodotti dell’Africa.

L'ufficio delle dogane non tiene conto dell’espor­ tazione ma soltanto la statistica dei trasporti per ferrovia, permette di rendersi conto approssimati­ vamente dal movimento delle esportazioni. Questa statistica non pubblicandosi che tardivamente M. A u ­ bert non ha potuto raccogliere che le cifre riguar­ danti il 1896. In quest’anno per mezzo delle ferro­ vie, furono trasportati 10,909,979 chilogr. di merci ossia 2,416,000 chilogr. più che nel 1895.

Ferrovie. — La Compagnia neerlandese che ha

attualmente l’esercizio delle ferrovie non pubblicando che nel luglio il suo rapporto, gli ultimi resultati che si hanno sono quelli del 1896. Alla fine di quest’anno la lunghezza media delle ferrovie eser­ citate era di chilom. 1,0 0 i ; il numero delle gior­ nate chilometriche di 367,464 e dei treni chilome­ trici di 5,467,463. La compagnia ha trasportato nello stesso anno 1,573,680 viaggiatori e 1,581,954,953 di merci.

E uropa... Altri paesi oltre mare Colonia del Capo . . N a t a l ... Delagoabay . . . . Repubblica d’Orange.

I proventi comparativamente al 1895 furono i seguenti :

18S6 1895

Viaggiatori e bagagli. . . Merci e a n im a li... T e le g r a fo ... Diritti di dogane percetti

per conto del governo , Diverse... Franchi Franchi 15,243,525 3,810,376 48,630,750 13,099,150 129,675 56,600 6,054,950 1,413,425 2,519,000 1,155,000 Totali . . . 72,587,000 38,751,800

Le spese nel 1896 essendo state di fr. 43,040,475 rimane un’ eccedenza attiva di fr. 31,477,700 giac­ ché i prodotti complessivi tenendo conto di altri proventi, ascesero a fr. 74,518,175.

Industrie. — Lasciando da parte le industrie

minori ci occuperemo specialmente dell’ industria delle miniere, che comprende I’ estrazione del car­ bone, dei diamanti e dell’oro.

La produzione delle miniere di carbone della Re­ pubblica Sud-Africana è stato di tonn. 1,667,752 nel 1897 ossia 230 mila tonnell. di più che nel 1896:

Lo sviluppo della resa delle miniere e il valore del carbone per tonnell. sono stali i seguenti :

Produzione

in tonnellate Prezzo per tonn. Franchi 1893 . . . . . 548,534 11,74 1894 . . . 11,36 1895 . . . . . 1,133,466 11,39 1896 . . . . . 1,437,297 10,65 1897 . . . 9,58

Le miniere di carbone in esercizio nel 1897 furono 32.

Nessuna miniera di rame, d’argento e di piombo erano in esercizio nel 1897.

L ’esplorazione dei giacimenti diamantiferi ha dato i seguenti resultati :

Numero Peso dei diamanti in oarat. Nel 1896 a Christiana . . 496 814

» 1897 a Christiana . . 1,333 3,170 3/4 11 » a Kromeiieboog . 1,221 2,372 1/4 » » a Rietfontein . . 367 249

2,921 5,792"

L ’industria delle miniere d’ oro è la più impor­ tante nella Repubblica Sud-Africana. Secondo l’in­ gegnere delle miniere dello Stato la produzione aurifera è salita nel 1897 a fr. 291,343,125 ossia un aumento di fr. 76,252,600 nell’anno precedente. E interessante il conoscere i progressi fatti dal— esercizio delle miniere d’oro a partire dal 1894 :

(10)

538 L’ E C O N O M I S T A 21 agosto 1898

Dai documenti della Camera di Johannesburg si rilava che i vari distretti auriferi hanno partecipato alla produzione dell’oro nelle seguenti proporzioni :

Onde Kilog. Witwatersrand . . . 3,034,678 94,352 De K a a p ... 113,972 3,543 K le rk a d o rp ... 84,781 2,636 L y d e n b u r g ... 50,942 1,584 S w a z ie la n d ... 4,979 155 Z outpansberg. . . . 226 7 A u t r e s ... 142 4 Totali . . .~~3,289,720 102,281

L ’aumento per il 4897 della quantità di metallo prodotto sarebbe di 795,541 oncie, ossia di chi log. 24,784

L ’industria aurifera ba impiegato nel 1897 un totale di 78,685 operai di cui 9,909 bianchi e 68,780 neri.

Importazione Esportazione

Il commercio fra l’Italia e l’ Egitto

Il commercio generale dell’Egitto, si riassume per quanto riguarda l’anno passato, nelle cifre seguenti, espresse in lire egiziane.

La lira egiziana equivale a lire italiane 25,90.

Importazione: 1836 Merci... 9,317,096 10,082,154 T a b a c c o . . .. 511,507 521,518 N um erario.. 3,720,425 2,921,722 T ran sito.. . . 564,302 605. 738 Esportazione : M e rc i... 13,232,108 12,321,220 Numerario. 1,8 26,16 0 2,369,479 Riesportazione : M e rc i... 194,913 2 0 9 ,6 11 T ab acco... 210,171 231,419

A questo commercio l’Italia ha partecipato per i valori seguenti : Importazione: Merci... 332.418 417,129 T a b a c c o . . .. 704 713 N um erario.. 416,464 207,289 T r a n s it o .... 139 210 Esportazione : Merci... 370,905 417,676 T a b a c c o .. . . 579 100 Riesportazione: Merci... 6,839 5,808 T a b a c c o .. . . 6,649 5,014

La partecipazione dei vari Stati esteri al corn- mercio dell’Egitto si rileva dalla tavola seguente, in cui è indicata la quota parte di ogni Stato nel com­ mercio egiziano indicato come mille. Questo quadro riguarda gli scambi di merci, escluso il tabacco e il numerario. Inghilterra . Possedimenti ingles Germania. America . Austria-Ungheria Belgio. Spagna . Francia . Grecia Italia . Russia Turchia . 351 49 30 12 75 50 6 120 4 41 37 152 481 6 34 79 37 2 22 91 2 34 141 29

L ’ordine d’importanza è quindi per l’importazione : Inghilterra, Turchia, Francia, Austria-Ungheria, Belgio, Possedimenti inglesi d’Oriente, Italia, Russia e Germania. Per l’esportazione : Inghilterra, Russia, Francia, America, Austria-Ungheria, Italia, Germania, Spagna e Turchia.

Ed ora un breve esame dei vari articoli di com­ mercio fra l’Italia e l’Egitto.

Nella importazione, l’Italia occupa posto impor­ tante (L. Eg. 22,800) nella Categoria I (animali pro­ dotti alimentari animali). — È superata solo dai pos­ sedimenti inglesi nel Mediterraneo e dall’Inghilterra. La principale importazione italiana è quella del burro, la quale però presenta una leggera diminuzione nel 1896 (10,965 L.E g . nel 1897 contro 11,565 nel 1896). La categoria I Y (cereali, legumi, farine) presenta un aumento notevole, da L. Eg. 47,187 a 63,026. Sono in aumento l’esportazione delle farine, del gran­ turco, delle patate, il cui commercio spetta quasi completamente all’Italia. (L. Eg. 16,028 sopra un totale di 21,012) e sopratutto quella dei frutti fre­ schi e secchi, che ascese a L. Eg. 14,033 contro 9408 nel 1896, venendo superata solo dalla Turchia e dai Possedimenti inglesi del Mediterraneo.

La Categoria V I (spiriti, bevande, oli) ci dimo­ stra che l’Italia ha conquistato il primo posto nel­ l’importazione del vino.

Francia Italia Totale

1 8 9 6 .. . . 3Ó522 22^379 121,744

1 8 9 7 .. . . 31,384 36,304 125,200

È pure in aumento l’importazione degli oli di seme da 2802 L. Eg. a 7431. Quella dell’olio di oliva è per converso in leggera diminuzione, ma la intera categoria presenta in complesso un aumento di Lire Eg. 45.718 a 56.955.

Nella categoria V I I (stracci, carta, libri) è note­ vole l’importazione della carta e dei cartoni ordi­ nari in L. E g. 14.467 contro 12.047 nel 1896, sopra una importazione totale di 46,829.

La categoria V i l i (legni e carboni) presenta due articoli importanti : legnami da costruzione L. Eg. 16.170 e i mobili 10.393.

Nella categoria I X (pietre, terre, vasi) la nostra importazione di marmi, pur mantenendo la sua pre­ minenza (L. Eg. 17.316 sopra un totale di 23.491) ha subito nel 1897 un leggero regresso; al contra­ rio l’importazione dei vetri, cristalli e porcellane è salita da 8353 L. Eg. a 10.893.

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21 agosto 1898 L ’ E C O N O M I S T A 539

Degno di nota è lo sviluppo della nostra impor­ tazione per la cat. X I I (industria tessile) salila da L. Eg. 77.672 nel 1896 a 110.673 nel 1897. Tutte le voci presentano miglioramenti, ma in ¡specie quelle dei tessuti di cotone e di seta, dei cordami e della biancheria e maglieria.

Nella categoria X I I I (metalli e lavori metallaci) è notevole lo sviluppo delle nostre importazioni in ferro e acciaio lavorato salite a L. Eg. 12252 da 2928 che tanto erano nel 1896.

Quanto alle esportazioni, l’unica veramente rile­ vante dell’Egitto verso l’Italia, è quella del cotone in bioccoli che entra per L. 379.010 nella esporta­ zione totale di 419.676.

L ’esportazione dello zucchero di canna è in di­ minuzione notevole per la concorrenza di quello di barbabietola.

Per conchiudere diamo le cifre seguenti che si­ gnificano la composizione del commercio italo-egi- ziano per mille :

Esportazione dall’Egitto in Italia : cotone 908 per mille, zucchero 44, altri articoli 48.

Importazione dell’Italia in Egitto: vini 87 per mille, tessuti misti 66, seta e fili di seta 63, bian­ cheria confezionata 43, marmi 41, legnami 39, pa­ tate 38, carta e cartoni 35, frutta 34, ferro e ac­ ciaio lavorati 29, tessuti di cotone 28, burro e for­ maggio 26, cordami 26, fiammiferi 25, mobili 25, altre merci 393.

Da questo riassunto appare evidente che gli scambi italo-egiziani giustificano pienamente la frequenza e agevolezza delle comunicazioni marittime.

Le operazioni della moneta inglese nel 1897

Alla pari di tutti gli altri anni è stato pubblicato il rapporto annuale del direttore della moneta in ­ glese. Esso contiene non solo una quantità di infor­ mazioni relative alle operazioni di questo stabili­ mento e delle sue succursali, ma anche quelle che si riferiscono alle variazioni degli altri paesi, e ai metalli preziosi in generale.

La coniazione delle monete inglesi e coloniali ha raggiunto nel 1897 la cifra di 95 milioni e 593,853 unità, ciò che rappresenta una diminuzione di 2,243,962 di fronte al 1896.

L ’emissione delle monete imperiali è stata inferiore per i tre metalli. La quantità delle monete d’ oro coniato è stata molto al disotto della media e la domanda di bronzo ha continuato ad essere attiva, quantunque inferiore a quella degli anni precedenti.

La coniatura delie monete coloniali è stata in aumento. Sono stati coniati 36,473,283 pezzi (di cui 27,500,000 in pezzi di 10 e 5 cents per K o ng-K on g) in luogo di 26,628,040 nel 1896.

Al seguito della diminuzione della coniazione del­ l’oro. il valore totale della coniazione a Londra non è stata l’anno scorso che di 3,431,417 steri, invece di 6,764,769 nel 1896 e di 5,245,165 nel 1895. I benefizi dati dalle operazioni della moneta sono stati alquanto al disotto delia media, avendo rag­ giunto soltanto la cifra di 400,625 sterline, cifra che non è stata oltrepassata che nel 1886 e 1889 ove raggiunsero steri. 780,692. Questo fatto è dovuto alla coniazione delle monete divisionarie d’argento.

L ’oro ricevuto nel 1897 dalla Banca d’Inghilterra si divide in onde 43,825 di verghe e 696,351 oncie di pezzi leggieri, che rappresentano un valore totale di steri. 2,882,061, mentre che l’oro emesso durante l’annata si divide in 42,060 sterline di sovrane e 1,778,437 steri, di mezze sovrane.

Il valore nominale delle mouete d’ oro ritirate dalla circolaziane nel 1897 è stato di 2,740,309 st. di cui 1,712,156 sovrane e 2,074,306 mezze so­ vrane. Il valore dell’ oro emesso essendo stalo di 1,820,497 steri, e la Banca d’Inghilterra avendo ri­ cevuto dall’Australia 3,439,850 steri, di nuovi pezzi, l’aumento della circolazione è stato di st. 2,511,038. Vi è stata una eccedenza di 349,309 steri, nell’am­ montare dei ritiri delle monete d’ oro di fronte al 1896 e questo fatto va attribuito all’accomodamento, in seguito al quale la Banca d’Inghilterra ha intra­ preso di trasportare tutto l’oro leggiero che ritorna dall’Irianda, dalla Scozia e dalle provincie a Londra per un periodo di 6 mesi cioè dal 1° aprile a tutto il 30 settembre.

Durante questo periodo di sei mesi sono stati ritirati 2,149,309 sterline di pezzi leggieri. Nel corso del primo trimestre dell’anno i ritiri non erano stati che di 600 mila sterline, ciò che è conforme alla media.

La perdita più forte per pezzo costatata sulle m o­ nete ritirate dal 1° aprile al 30 settembre è stato del 2 -3 7 3 per le sovrane di 2 -1 9 8 per le mezze sovrane, ciò che rappresenta una diminuzione per le prime e un leggiero aumento per le seconde di fronte al 1896.

In Australia la coniazione dell’ oro è stata supe­ riore alla media. Essa è rappresentata da ster­ line.7,662,565 di cui 3,439,850 sono state ricevute dalla Banca d’Inghilterra.

La coniazione imperiale delle monete d’ argento è stata inferiore di 6,500,000 pezzi a quello del 1896 e la Moneta reale non ha potuto a cagione del so­ vraccarico del lavoro, far fronte alle domande di K o n g -K o n g e dei distretti.

La moneta d’ argento ritirata dalla circolazione l’anno scorso rappresenta un valore nominale di 579,166 steri, di cui 308,000 veuute dall’ Inghil­ terra, 50,200 dalla Scozia e 40,966 dalle colonie. La perdila totale sulle monete d’ argento accettate al suo valore nominale è stata di 40,399 sterline, ossia del 1 0 -6 5 per cento.

Perciò che concerne le verghe d’argento comprate nel 1897 it loro peso è stato di oncie 2,526,935 e il loro valore di acquisto di steri. 295,724,900 rap­ presenta un prezzo medio di den. 27 7[8 per oncia mentre il prezzo medio del mercato fu di den. 27 9|16 per oncia. Se a questo peso d’oncie 2,526,935 si aggiunge il peso dell’argento ritirato cioè 1,221,877 oncie, si ha un totale di oncie 3,758,812 che rap­ presenta l’ importazione dell’ argento alla Moneta e un prezzo totale di steri. 672,890.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Roma. — È stato pubblicato il consuntivo di questa Camera per il 1897 i cui resultati sono i seguenti:

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