GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno i n - V o i . XXXIV
Firenze, 30 Agosto 1903
Som m ario : U n trio n fo d el b u o n se n so — A g r ic o ltu r a e co lo n iz za zio n e n e ll’ E r itr e a , I I — L a p o p o laz io n e italian a, c la s s ific a ta p e r p ro fe s s io n i o c o n d iz io n i — P ro f. Lu i g i Ni n a. L e s ta tis tic h e d e lla p re v id e n z a a p p lic a te al g iu o co del lo tto — R iv is ta b ib lio g ra fic a. P r o f . C arlo M assa. B a ri n e l secolo X V I I - Pecchio
Giuseppe. S to ria d e lla E co n o m ia p u b b lic a in I t a l i a - Ciro F e r r a r i. Com e e ra a m m in is tr a to u n C o m u n e
del V e ro n ese (T reg n a g o ) a l p rin c ip io del secolo X V I — F r . C orridore. I l su ic id io al tr a m o n to del se colo X I X — P ro f. F er d in a n d o P u g lia . L a fu n z io n e del d ir itto n e lla d in a m ic a so c iale — R iv is ta E co n o m ica .
( I l congresso delle Camere d i commercio inglesi - Commercio fr a n c e s e ) — L a situ a z io n e del T e s o ro al 31 lu g lio
1903 — G li ita lia n i n e ll’ A frica del S u d — C ro n a c a d e lle C am ere d i co m m ercio (M ilano) — M e rca to m o n e ta rio e B a n ch e d i e m iss io n e — R iv is ta delle B o rse . — N o tizie c o m m e rc iali. A v v isi.
distillatori, tra agricoltori, produttori di barbe- bietole, e industriali, tra gli zuccheri coloniali e quelli indigeni, hanno portato a un continuo in tervento ilei legislatore, a una crescente com plicazione della legislazione, a una distribuzione larga e generosa di favori che, naturalmente, si sono tradotti in grosse perdite per la finanza degli Stati. In Francia, ad esempio, si calcola a 1087 milioni ciò che il Tesoro ha perduto sulla imposta per gli abbuoni (bonis) o ha pagato per premi di esportazione dopo la legge del 1884 sino all’ ultima campagna saccarifera 1900-1901. Soltanto in quest’ ultima campagna la perdita è stata di quasi 116 milioni e mezzo. E ciò che si è verificato in Francia, trova piena corri spondenza nei fatti che si sono svolti riguardo allo zucchero in Germania, in Austria Ungheria e altrove.
I premi alla produzione, i premi alla espor tazione, le immunità fiscali hanno adunque tro vato di recente la loro fine con la convenzione di Bruxelles; la quale non metterà certo un termine agli antagonismi tra i coltivatori di ba- babietole e gl’industriali, tra i produttori dei vari paesi, ma almeno darà al traffico internazionale di questo prodotto una base meno incerta, più sincera e al Tesoro di più d’uno Stato la pos sibilità di ottenere una entrata maggiore od al meno di non sottostare a perdite cui dava in centivo la stessa legislazione.
Gli obblighi imposti agli Stati contraenti dalla convenzione di Bruxelles sono i seguenti : essi si impegnano a sopprimere, a datare dal 1" settembre 1903, i premi diretti o indiretti dei quali godesse la produzione o l’esportazione degli zuccheri. Cadono sotto T applicazione di questo principio : gli abbuoni diretti accordati in caso di esportazione ; gli abbuoni diretti con cessi alla produzione ; le esenzioni d’ imposta totale o parziale, di cui goda una parte dei pro dotti della fabbricazione ; gli utili risultanti dalle eccedenze di rendimento ; gli utili risul tanti dalla esagerazione del drawback; i van taggi risultanti da qualsiasi soprattassa fissata
UN TRIONFO DEL BUON SENSO
Il I o settembre entra in vigore la conven zione di Bruxelles del 5 marzo 1902. Queste date hanno, nella storia economica dell’Europa, una importanza che non potrebbe essere disco nosciuta da alcuno. L ’ abolizione dei premi agli zuccheri è un fatto che dimostra come, dopo parecchi anni di persistenza in un grave errore economico e finanziario, siasi compresa la sem plice verità che non è col farsi una concorrenza artificialmente favorita che si procura il van taggio alla economia degli Stati. Accadeva, in fatti, sinora, che mediante i premi diretti o quelli indiretti — abbuoni nell’ applicazione della imposta di fabbricazione o premi alla esporta zione — lo zucchero esportato dalla Francia, dalla Germania, dall’Austria Ungheria, ecc., in un mercato estero non produttore di zucchero, quello inglese, ad esempio, veniva a costare meno di ciò che era pagato sui mercati interni di quegli Stati. Tanto che il cancelliere dello scacchiere, Sir Michael Hicks-Beach, quando di fendeva la sua proposta di ristabilire un dazio d’ entrata sugli zuccheri poteva dire : noi pos siamo stabilire impunemente una imposta sullo zucchero ; sono gli stranieri che la pagheranno. E in realtà, date le speciali condizioni di ven dita degli zuccheri germanici, francesi, ecc., egli non aveva torto a sostenere che la imposta non avrebbe rincarato lo zucchero, perchè i rivali venditori si sarebbero addossati quell’ onere.
E bene ricordare che vi sono poche legi slazioni così complesse come quella sugli _ zuc cheri. In Germania, in Francia e altrove i cri teri per l’ applicazione della imposta hanno subito variazioni considerevoli; dalla prima legge francese del 18 luglio 1837 a oggi s* 1 sono avute altre 24 leggi, e in Germania dal 1839 al 1896 sono state quindici. Se si fosse lasciato libero lo sviluppo della industria saccarifera il biso gno di legiferare così spesso, non si sarebbe certo presentato. Ma le lotte tra raffinatori e
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oltre il limite stabilito all’art. 3, ossia oltre i 6 franchi e i 5 franchi e mezzo per 100 chilogrammi. Tuttavia gli Stati che non sono attual mente esportatori, cioè la Spagna, l’ Italia e la Svezia sono dispensati, finché non esporteranno, dall’ obbligo relativo all’ abolizione dei premi.
La enumerazione dell’ art. 1" che abbiamo riprodotta più sopra non è limitativa ; anzi uno dei tratti essenziali della convenzione di Bru xelles è la creazione di una Commissione per manente incaricata di sorvegliarne la esecuzione, la quale dovrà accertare la esistenza dei premi che sotto una forma qualsiasi continuassero ad essere concessi.
E ’ quindi d’ora innanzi sulla produzione reale dello zucchero che la imposta deve es sere percetta, non più sopra una produzione fittizia, come avveniva nel sistema francese.
Inoltre gli zuccheri originari dei paesi che accordassero dei premi alla produzione o alla esportazione saranno colpiti a lla . entrata nel territorio dei paesi contraenti, d ’una sopratassa di dogana almeno eguale all’ ammontare dei premi (art. 4). Gli Stati contraenti potrebbero anche proibire 1’ entrata degli zuccheri che go dono un premio.
Questa politica dei dazi compensatori è già praticata dagli Stati Uniti e dall’ India (coun-
tervailing duties) e fu anche la intenzione del-
l’ Inghilterra di applicarla alla sua volta, che è stata la causa decisiva del successo della con ferenza di Bruxelles. Bastò tale minaccia, perchè l’accordo, che pareva quasi impossibile, fosse facilmente conchiuso. E per la Francia, ad esem pio, la chiusura del mercato inglese che acquista più dei due terzi della esportazione di zucchero da quel paese sarebbe stato un disastro; sicché questa prospettiva spiega in gran parte il con trasto che ha presentato l’attitudine della F ran cia nel 1902 con quella eh’ essa ebbe alla Con ferenza del 1898.
Le conseguenze della convenzione di Bru xelles saranno per la Francia delle migliori. 11 consumatore francése avrà lo zucchero a un prezzo minore, perchè la imposta è stata ridotta da fr. 64 a 27 ; e la riduzione del tributo aumen terà certamente il consumo interno. Finora, tra, i prezzi dello zucchero raffinato a Londra e a Parigi vi era la differenza di quasi 70 franchi ; il quintale di raffinato in pani che a Londra va leva franchi 34,20 ne costava 103 a Parigi, e ciò perchè il prezzo dello zucchero sul mercato mondiale non era un prezzo naturale, ma ridotto artificialmente dai premi che finora concedevano i principali paesi produttori. Ora invece il prezzo potrà subire un aumento sul mercato mondiale, e quindi anche a Londra, ma ribasserà sui mercati produttori, così da eliminare in gran parte l’enorme differenza che prima esisteva tra un mercato libero, come quello inglese, e gli altri soggetti a una legislazione protettrice della industria sac carifera, E difficile in questo momento di fare previsioni, anche perchè nessuno può dire quale linea di condotta adotteranno i cartells, ossia le coalizioni formate dai fabbricanti di zucchero in Germania e in Austria-Ungheria, ma poiché la sopratassa non potrà superare i 6 franchi pare difficile che i cartells possano continuare a vivere
con profitto per i produttori coalizzati. Infatti i
cartells erano stati costituiti per elevare il prezzo
dello zucchero all’ interno dei mercati germanico e austriaco ed avere così la possibilità di ven dere a un prezzo bassissimo lo zucchero all’estero, in Inghilterra specialmente. Ma quando la diffe renza tra il dazio di dogana e la imposta in terna di consumo, ossia la sopratassa, è ridotta a 6 soli franchi per 100 chilogrammi, non si vede che 1’ operazione finora compiuta di tener alto il prezzo all’ interno possa avere una sicurezza sufficiente. E chiaro che se i cartells volessero persistere nella loro politica rispetto ai prezzi, diverrebbe possibile per gli altri paesi di fare la concorrenza agli zuccheri germanici e austriaci proprio in Germania e in Austria. Sicché con una sopratassa di 6 franchi pare impossibile che i cartells possano sopravvivere con qualche uti lità pei loro aderenti.
La convenzione di Bruxelles, come è facile capire, viene a modificare 1’ assetto economico e tributario della industria degli zuccheri.
La Germania ha ridotto la imposta sugli zuccheri a 17 franchi e mezzo, il Belgio a 15 franchi, l’ Inghilterra probabilmente darà in coraggiamenti alle colonie perchè producano maggiore quantità di zucchero di canna, gli Stati Uniti si sono impegnati moralmente a dare allo zucchero di canna di Cuba maggiori agevolezze che agli zuccheri europei; insomma, non è punto improbabile che la grande industria dello zuc chero subisca modificazioni di qualche entità. È da credere che il consumo aumenterà, special- mente in seguito alle riduzioni d’ imposte ef fettuate sul continente, ma non è possibile pre vedere ora in quale misura si verificherà quel- 1’ aumento.
E l’Italia ? È presto detto ; noi continue remo a pagare lo zucchero al prezzo più alto, fino a tanto che così piacerà ai nostri protezio nisti e ai nostri fabbricanti. Non essendo ancora esportatori di zucchero, non godiamo i benefici della convenzione di Bruxelles e dobbiamo limi tarci a far la parte di spettatori, che in questo caso è veramente la più brutta.
R. Da l l a Vo l t a.
AGRICOLTURA E COLONIZZAZIONE
N E L L ’ E R I T R E A ‘)
II.
Due punti notevolissimi della Relazione del dott. Gioii, che stiamo esaminando, riguardano la questione forestale e l’allevamento degli ani mali nell’Eritrea.
Nel diboscamento esagerato e inconsulto, cioè senza freno e senza norma, l’Eritrea somi glia ad altri paesi assai più civili e vicini a noi. « Le guerre che funestarono la Colonia, massime nello scorcio del secolo passato, le esigenze dell’ edilizia indigena, così danneggiata dalle termiti, la necessità di provvedere al riscal damento in regioni elevate, ove la temperatura
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notturna è molto bassa, l’incuria dei pastori e carovanieri, che talvolta abbruciano estesissimi appezzamenti di bosco, non prendendosi cura di spegnere i fuochi dei bivacchi, l’uso dell’incen dio per discacciare le api e raccogliere il miele, la messa a cultura dei terreni boschivi per opera degli agricoltori indigeni, il libero pascolo del bestiame nei boschi devastati e, più di ogni al tra cosa, l’ opera dei nostri presidi militari e dei fornitori bianchi, *) furono tutte insieme le cause principali che produssero tanto sperpero nel patrimonio naturale, E se i boschi occupano tuttora estensioni vaste ed in talune località, come sulle pendici del ciglione orientale dell’al tipiano, lungo i corsi d’acqua, nelle plaghe de serte meno percorse dai pastori e dalle carovane, appaiono folti e rigogliosi, non andrà molto tempo che essi pure subiranno irrevocabilmente un’eguale sorte, a meno che seri provvedimenti forestali non vi pongano efficace riparo ».
Se questo andamento dovesse seguitare in disturbato, ne conseguirebbero due gravi danni: la irruenza sempre maggiore dei torrenti, che nei terreni in pendìo travolgono con furia indi cibile tutto ciò che incontrano sul loro corso ; e la probabile scarsezza e poi mancanza del com bustibile in un avvenire non lontano. Già i cen tri abitati più importanti se lo procacciano ora mai a distanze qualche volta non minori di dieci chilometri.
Bisogna dunque provvedere. E qui l’autore svolge tutta una serie di motivate proposte, ri guardo alle licenze di diboscamento da conce dere in base a norme razionali secondo le di verse zone di territorio, riguardo al pascolo degli animali, all’impiego del legname per com bustibile, per materiale da costruzione, per gli usi vari delle industrie. Nota poi che la tutela dei boschi nell’Eritrea, regolata da norme sta bilite nel 1897, buone in parte ma insufficienti nel loro complesso, non sortì l’effetto desiderato, anche perchè affidata a troppi enti e corpi mili tari. Ne emerge la necessità d’un servizio spe ciale bene organizzato e con personale adatto. L ’avvenire della Colonia richiede in materia di boschi, provvedimenti severi. In molte colonie europee dove si sentì il bisogno d’arrestare la furia del diboscamento, in quelle tedesche del l’Africa orientale, nel Natal, nella Colonia del Capo, in Tunisia e in Algeria i governi agirono in modo energico.
Ma conservare e migliorare i boschi che esistono e regolarne lo sfruttamento non basta ancora: è necessaria inoltre l’opera reintegra trice del rimboschimento. In proposito l’autore fa menzione delle piante che gli risultano me glio adatte, sia pei suoli, molto diversi tra loro, su cui devono attecchire, sia pel loro pregio in trinseco e gli usi molteplici a cui possono ser vire, agricoli e industriali ; e tratta così dj quelle indigene, come di alcune esotiche che è preve dibile si possono acclimatare con fortuna.
Nè meno larga trattazione è dedicata al l ’allevamento del bestiame, ai sistemi più razio nali da introdurre, agli incrociamenti di razze da sperimentare, all’abbondante e scelta produzione
>) Quod non fec eru n t b a rbari, fec eru n t B a r b e r in i!
dei foraggi, che per la vita del bestiame sono condizione essenziale. E non sono trascurate nep pure l’avicultura, la coniglicultura, l’apicultura. Viene dimostrato come tutti questi rami di atti vità campestre, che oggi hanno un esercizio ru dimentale, siano suscettibili dello sviluppo più promettente. Allo allevatore italiano si apre tutto un nuovo orizzonte, se abbia anche in mira le industrie derivate dai prodotti del bestiame, cioè il caseifìcio e quelle della carne, della lana, delle pelli.
Tanta mole e varietà di materia studiata accuratamente, e si potrebbe pur dire amorosa-
mente, doveva suggerire concrete proposte di
provvedimenti pratici. L ’autore le fa precedere da questa dichiarazione: « Contrario per princi pio e per convinzione a che l’azione governa tiva, in special modo nelle colonie, si sostituisca a quella privata, devo pur convenire come, in talune speciali circostanze, essa debba estrinse carsi allo scopo di illuminare i volonterosi, nel l’intendimento di esplorare dal punto di vista agricolo tutte quelle regioni delle quali sono ignote le capacità produttive. In altri termini, ogni governo coloniale ha il dovere di esplicare la sua opera tutrice in un campo tutto pratico e nel quale i privati non saprebbero nè potreb bero conseguire efficacemente determinate fina lità ».
Esplorare, dunque : perciò quello che il Go
verno deve avocare a sè non è il lavoro pro duttivo, ma soltanto il lavoro sperimentale. I privati non potrebbero attendervi, essi che mi rano subito e soltanto al proprio guadagno. Gli esperimenti devono essere condotti da persona che abbia una profonda e larga conoscenza delle discipline agrarie, che possegga il senso pratico, che è dono di natura, e il fondamento scientifico, che è frutto di studio. « Questi requisiti invano vorremmo riscontrare nella schiera degli agri coltori improvvisati, i quali affluiscono in gene rale nelle colonie nuove, e nemmeno li attende remo da coloro, che pur sapendo di agricoltura italiana, vogliono darsi a quella propria dei paesi tropicali. Un esperimento concludente e ben condotto, vuol dire risparmio di tempo, econo mia di danaro, per chi intenda dedicarsi a un dato ramo di attività. Un tentativo ben riuscito è il possesso di una nuova ricchezza. Gli insuc cessi ai quali il più delle volte andarono incon tro le prime iniziative agricole prese da privati, tornarono quasi sempre a danno della colo nizzazione, poiché valsero a mettere in discre dito le attitudini naturali di alcune regioni, mentre l’unico addebito doveva farsi a chi en trò così leggermente nelle imprese di tal na tura. »
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lavoro insieme scientifico e pratico, a studi di entomologia e di patologia vegetale, a indagini sullo stato economico di determinate produzioni coloniali. Hanno istituti analoghi 1’ Olanda e la Germania. Per le nostra Colonia, la prima ini ziativa della proposta venne dalla Società Af- fricana d'Italia. Il Gioii chiede l’impianto di cinque di tali orti nell’ Eritrea, in altrettanti di versi punti che non indichiamo, perchè lo spa zio non ci consente di riferire la dimostrazione della loro speciale opportunità.
Egli fa sapere che, nel formulare la sua pro posta, ha chiesto a sè medesimo se non sarebbe il caso di affidare ai privati 1’ esercizio degli orti botanici, massime di quelli destinati alla for nitura di piante da rimboschimento. Ma ha con cluso per il no. « In tesi generale mi posso dire favorevole a tutto ciò che può dar vita ed inco raggiamento ad iniziative private, il vantaggio delle quali in ogni ramo di attività è doppia mente sentito, sia perchè tali nuove energie, riu scendo a compensare il promotore,invitano spesso altri volonterosi a seguirne 1’ esempio, sia anche perchè di frequente i privati riescono a raggiun gere intenti lodevoli con minor spreco di denari. Ma queste considerazioni hanno minor valore nel caso della Colonia Eritrea. Trattandosi di inizia tive nuove, svolgentisi in un ambiente ancora poco studiato, ritengo doversi serbare esclusiva- mente al Governo coloniale 1’ impianto di orti e campi sperimentali, anziché abbandonarli ai pri vati. » E cita 1’ esempio delle colonie inglesi, dove le Amministrazioni coloniali dovettero ri scattare dai privati gli orti sperimentali, tanti erano i lamenti e i reclami. Con tutto ciò, non esclude che nell’ Eritrea i privati possano eser citarli in avvenire : solo per questo primo periodo
insiste sulla necessità dell’ azione governativa. Occorre pertanto un personale scelto con discernimento. Lo possono fornire varie scuole del Regno : quelle pratiche d’ agricoltura, quelle di caseificio e zootecnia, quella forestale di Val- lombrosa. Siccome però le stazioni agricole nelle colonie degli altri Stati fanno sempre capo a un centro che è nella metropoli, 1’ autore propose dapprima che quelle da istituire nell’ Eritrea facessero capo all’ Orto Botanico di Palermo, specialmente indicato per le condizioni clima tiche della Sicilia e perchè già possiede oltre 200 esemplari viventi della flora Eritrea. Dipoi in uno scritto pubblicato nel giornale La Na
zione del 26 maggio scorso, dimostrò invece la
maggiore utilità di scegliere piuttosto il Museo di storia naturale di Firenze e sue dipendenze. Non siamo competenti a giudicare in proposito. Del resto si tratta d’ un particolare secondario, e il sistema proposto rimane quale abbiamo ri ferito.
Ein qui per le piante e gli animali. Ma e gli uomini ? In un altro articolo esamineremo le proposte di popolamento dell’ Eritrea con immi granti italiani.
LA POPOLAZIONE ITALIANA
c la s s ific a ta p er p r o fe ssio n i o condizioni *)
Notevolissimo è pure stato l ’ aumento nel numero degli esercenti le varie forme di com
mercio, cioè credito, trasporto, vendita di der
rate e merci. Meno evidente apparisce l’aumento avvenuto nella classe esercizi pubblici, composta dagli albergatori, locandieri, osti, cantinieri caf fettieri, birrai, ecc. ; ma ciò dipende dal fatto che nel 1901 molte donne che prestavano ser vizio presso albergatori e locandieri si dichiara rono semplicemente cameriere o serventi senza altra specificazione, e furono perciò classificate nella voce del servizio domestico.
Ecco un confronto tra il 1901 e il 1882 (1° gennaio) rispetto alle 4 classi di professioni che riguardano il commercio. (Ved. il prospetto alla pagina seguente).
Come si può vedere da queste cifre, le per sone occupate nella industria dei trasporti e delle comunicazioni da 313,183 sono salite a 423,841 ; quelle addette alla vendita di merci e derrate da 335,242 salirono a 484,610 e le altre occupate negli affari di cambio, assicurazioni ecc., da 41,851 passarono a 95,483. Sono aumenti il cui significato non ha bisogno di essere com mentato.
Una notevole diminuzione si osserva nel numero delle persone addette al servizio dome stico ; specialmente per i maschi che da 153,920 nel 1882 si ridussero a 80,759, mentre le fem mine da 410,895 scesero a 400,948. A questo ri sultato ha contribuito il fatto che i servi di cam pagna, i quali nell’ ultimo censimento furono classificati come contadini a lavoro fisso, nel 1882 erano stati invece classificati spesso come persone di servizio ; inoltre 12,003 individui (maschi 5645, femmine 6358) i quali erano a servizio solo occasionalmente o per poche ore della giornata, furono nel 1901 classificati fra i giornalieri o fra le donne attendenti a casa e fi gurano fra i domestici soltanto nella classifica zione delle professioni accessorie.
P er analoghi motivi apparisce in diminu zione il personale di fatica (da 111,088 nel 1382 è sceso a 93,102, quasi tutti maschi) ; giacché nel censimento del 1901 si è avuto maggior cura di assegnare i facchini e braccianti a quelle pro fessioni agricole, industriali e commerciali nelle quali, alla data del censimento, erano effettiva mente occupati.
Gl’ individui occupati nell’ amministrazione civile sono in lievissimo aumento (178,241, di cui 5064 donne, nel 1901, contro 167,362, di cui 2400 donne nel 1882). Nelle amministrazioni private pure 1’ aumento è lieve : 56,379 (di cui 1460 donne), contro 43,941 (di cui 820 donne).
Quanto alla classe relativa alla difesa del paese, la forza presente sotto le armi per le truppe di terra e di mare (compresi gli ufficiali) è salita da 160,155 a 203,943 uomini. Di questi ultimi 181,588 appartenevano all’ esercito e 22,355 all’ armata navale; non vi sono comprese
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maschi femmine maschi femmine
X V I I . — T r a s p o r ti p e r a c q u a , s tra d e o rd in a rie e fe rro v ie , p o
s ta te le g ra fi e te le fo n i... 416,202 7,639 310,519 2,664 X V I I I . — V e n d ita di m e rc i e d e r ra te a ll’ in g ro sso e a l m in u to . 375,336 109,274 265,165 70,077 X I X . — C re d ito e cam b io , p re v id e n z a , a ssic u ra z io n e , m ed ia
zio n e p u b b lic a e p r iv a ta , c o m m issio n i e r a p p re s e n ta n z e
c o m m e rc ia li... 93,582 1,901 60,551 1,300 7 p a d r o n i ... 66,382 38,559 63,057 32,779 X X . — E se rc iz i p u b b lic i ]
' im p ie g a ti e c a m e r ie r i... 74,415 13,528 55,241 38,501
le regie truppe all’ estero (nella colonia Eritrea, in Cina e a Creta) che alla data del censimento erano in numero di 3539 ; ne il personale delle regie navi fuori delle acque del Regno in numero di 3332.
Nelle principali professioni liberali sono av venute dal 1882 al 1901 le variazioni seguenti :
certamente questa diminuzione il fatto che una parte considerevole dei notai morti nell’ inter vallo fra i due censimenti non fu surrogata da nuovi esercenti, perchè in esecuzione delle leggi sul riordinamento del notariato fu ridotto il nu mero dei posti di notaro, conservando in sopran numero coloro che già erano autorizzati
al-18 8 2 1901
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maschi femmine maschi femmine
P r o f e s s o r i o m a e s tri n e ll’ in s e g n a m e n to p u b b lic o e p r iv a to .. 32,908 46,887 34,346 62,643 S a c e rd o ti e c h ie ric i... 84,834 — 68,844 -P r a t i e s u o r e ... 7,191 28,172 7,792 40,251 M edici e c h ir u r g h i... 18,948 2 22,139 29 D e n t i s t i ... 488 23 795 18 L e v a t r i c i ... — 11,035 - 13,887 V e t e r i n a r i ... 2,975 — 2,500 — F a r m a c is ti, p a d ro n i e c o m m essi di f a r m a c i a ... 16,354 56 16,600 140 A v v o c a ti e p r o c u r a to r i... 20,353 — 24,196 -N o t a r i ... ... 7,896 — 6,253 — I n g e g n e ri, a r c h i te t ti ... 10,883 — 9,590 — A g rim e n s o ri, a g r o n o m i ... 7,245 — 7,537 — P itto r i, s c u lto r i, i n c i s o r i ... 10,513 174 7,831 427 A r tis ti d i c a n to e d r a m m a t i c i ... 2,622 2,060 3,600 3,499
II numero dei sacerdoti sì è considerevol mente ridotto ; al contrario è aumentato quello delle suore. Quanto agli ingegneri, la leggera diminuzione dipende da ciò, che nel 1901 tutti coloro i quali avevano dichiarato di essere diret tori od impiegati in aziende industriali furono classificati tra il personale di queste. I notari, che nel 1882 erano stati censiti in numero di 7896 si ridussero nel 1901 a 6253. Determinò
1’ esercizio della professione ; cosicché il numero effettivo dei notai è venuto scemando gradata- mente e avvicinandosi a quello normale, più ri stretto, stabilito dalle leggi organiche.
Secondo le 6 classi nelle quali le professioni liberali sono ripartite, ecco le cifre complessive : (Ved. il prospetto alla pagina seguente).
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larmente in Calabria e Basilicata, regioni dalle quali emigrano ogni anno, a tempo indefinito, molte famiglie, che prima della partenza ven dono il loro campicello, e così pure in Sardegna dove spesso vengono messi all’asta piccoli lotti di terreno, per mancato pagamento delle impo ste fondiarie.
Il Piemonte, gli Abruzzi, la Basilicata e la Sardegna sono le regioni nelle quali la proprietà
C L A S S I D I P R O F E S S IO N I
IO F eb b raio 1901 1° G ennaio 18 8 2
maschi femmine maschi femmine
X X Y I. — In s e g n a m e n to . , ... ... 89,557 63,873 34,201 47,449 X X Y I I . C u lto ... 89,329 40,564 • 103,161 28,424 X X V I I I . — P ro fe s s io n i s a n ita r ie ... 49,030 20,883 43,991 15,280 X X I X . — P ro fe s s io n i le g a li... 33,746 — 31,538 — ( a) L e tte r e ... ' . ... X X X . — 6,189 187 5,112 34 21,128 1 { b) S cienze a p p lic a te ... 22,746 30 ( a) A r t i f ig u r a tiv e ... 13,067 790 13,233 370 X X X I . — A r ti b elle 5,600 19,288 3,910
( b) M u sica, d ra m m a tic a e s p e tta c o li v a ri 20,420 reddito, le quali da 962,881 nel 1882 (di cui
427,456 maschi e 535,425 femmine) scesero a 600,752 (delle quali 301,596 maschi e 299,156 femmine) nel 1901. Il numero dei pensionati maschi è salito da 42,842 a 64,238; è scemato invece da 33,085 a 25,239, il numero delle donne che hanno dichiarato di essere pensionate. Ma la diminuzione accertata in questa classe X X X II si osserva nel numero di coloro che vivono col
reddito della loro proprietà mobile od immobile, che da 886,954 scesero a 511,275.
Cresciute le esigenze della vita, i piccoli redditi non sono più sufficienti al bisogno di una famiglia e molti cosidetti benestanti hanno do vuto lasciar la vita comoda e inoperosa di un tempo per darsi ad una professione. Ma non si può da questo fatto argomentare che la proprietà stabile sia ora meno frazionata.
Infatti, indipendentemente dal quesito della professione, tanto nel 1882 quanto nel 1901, si è domandato, per ogni individuo, se avesse in testato in suo nome nel catasto o nel registro delle imposte dirette una proprietà di terreni oppure di fabbricati, e dalle risposte avute si sono ricavate le seguenti cifre, le quali dimo strano che il numero dei proprietari di beni im mobili non è variato sensibilmente dal 1882 al 1901. (V. il prospetto alla pagina seguente).
Si censirono complessivamente nel 1901, 4,120,433 proprietari di beni stabili in confronto di 4,133,432 censiti nel 1882. La piccola diffe renza di 12,999 è forse più apparente che reale e dipende dall’ avere nelle schede di censimento distribuite nel 1901 precisato meglio il signi ficato della voce proprietario, per evitare il pe ricolo, avvertito nel 1882, che in qualche caso si potessero dichiarare proprietari anche moglie e figli di proprietari, ancorché non avessero beni intestati in nome proprio.
I proprietari di terreni erano 3,351,498 nel 1882 e 3,286,991 nel 1901. Essi sono aumentati di numero in Piemonte, negli Abruzzi e nelle Puglie,, dove la trasformazione delle colture ha determinato in molti luoghi uno sminuzzamento della proprietà. Sono invece diminuiti
partico-rustica è più divisa; si trovano nel caso oppo sto le Romagne, le Marche, la Toscana e il Lazio, come si scorge dal prospetto che segue :
30 agosto 1903 L’ EC O N O M ISTA 571 C O M P A R T IM E N T I N U M E R O D E I P R O P R I E T A R I 18 8 2 1901 d i fa b b ric a ti d i to rro n i di te r r e n i e fa b b ric a ti di fa b b ric a ti d i t e r r e n i d i te r r e n i e fa b b ric a ti P ie m o n te ... 44,625 141,149 464,274 59,711 237,653 409,103 L ig u r ia ... 13,438 43,808 80,110 17,795 67,200 52,702 L o m b a r d ia ... 55,443 78,291 282,835 60,411 112,684 237,357 V e n e t o ... 36,344 50,032 257,800 39,374 74,869 229,782 ( D u c a t i ... 12,539 14,312 87,404 14,312 27,196 68,535 E m i l ia .. . j ( R o m a g n a ... 18,842 8,409 41,876 18,797 12,293 34,254 T o s c a n a ... 41,658, 25,134 146,387 47,572 39,966 129,950 M arche ... 25,387 11,171 54,386 27,534 19,150 42,273 U m b ria ... 16,496 6,124 53,306 16,877 12,060 45,477 L az io ... 24,540 24,149 71,976 26,549 26,347 61,003 A b r u z z i... 38,874 31,101 152,554 39,023 60,470 160,060 C a m p a n ia ... 103,544 57,339 241,787 97,106 79,784 197,845 P u g l i e ... 45,942 67,458 124,493 60,394 86,287 109,439 B a s ilic a ta ... 19,809 18,347 69,558 17,701 25,329 52,548 C a la b ria ... 73,744 23,921 127,850 65,811 34,198 90,353 S ic ilia ... 175,490 59,509 275,712 187,213 99,422 233,422 S a r d e g n a ... ... 35,189 22,548 105,908 37,262 30,205 87,775 R e g n o . .. 781,934 682,802 2,668,696 833,442 1,045,113 2,241,878
Le persone assistite dalla carità pubblica e privata o viventi a carico dello Stato da 197,176 (di cui 101,115 maschi e 96,171 fem mine) nel 1882, erano scese a 147,023 (di cui 80,166 maschi e 66,857 femmine) nel 1901. F i nalmente, le persone di professione o condizione ignota sono indicate in 12,076 pel 1901 e in 1,580,975 pel 1882; ma è da notare che mentre nell’ ultimo censimento figurano come persone attendenti alle cure domestiche 6 milioni e mezzo di persone, invece nel penultimo se ne censirono 3,721,987. Ora è appunto fra queste ultime per sone che si è trovato un maggior numero di esercenti professioni accessorie (cucitrici, sarte, tessitrici ecc.), le quali dichiarazioni, come fu già detto, ebbero per effetto nel censimento 1882 di ingrossare le cifre delle voci suddette, mentre nel
1901 se n’ è fatto uno spoglio a parte.
LE STATISTICHE DELLA PREVIDENZA
a p p licata a l giu oco d el lo ttoLa legge 19 luglio 1880, n. 5536, alleg. E, nell’ art. 2 si esprime nei seguenti termini:
« Le vincite non superiori a L. 1000, a ri chiesta del portatore del biglietto, saranno pa
gate mediante libretti delle Casse postali di risparmio, sui quali l’ interesse determinato giu sta l’art. 5 della legge 27 maggio 1875, n. 2729, decorrerà dal giorno in cui sarà stato chiesto il libretto.
« Saranno applicabili a questi libretti tutte le disposizioni sui libretti, sancite colla legge 27 maggio 1875. »
Benché lo scopo dell’ articolo citato, sia evi dente, pure, per la retta intelligenza di quanto sono per dire, credo indispensabile di chiarire le intenzioni che il legislatore ebbe nel det tarlo.
Dall’esame dei risultati della privativa del lotto in tutto il Regno d’ I ta lia 1) risultava che il numero delle giuocate, salvo poche eccezioni, era andato quasi costantemente aumentando an che in anni nei quali s’ era verificata una dimi nuzione di introito lordo. Ciò induceva a credere che, se la tendenza al giuoco poteva ritenersi scemata negli ordini superiori, si andava invece rinvigorendo nelle classi popolari, là precisa- mente dove più importerebbe di sradicarla e surrogarvi l’ amore del risparmio e dell’ eco nomia. i)
572 L’ ECONO M ISTA 30 agosto 1903
Non si affrontò mai sul serio il problema della abolizióne del monopolio del lotto, perchè un simile provvedimento veniva considerato come dannoso all’ erario pubblico — che avrebbe per duto un introito netto di 28 a 30 milioni — e punto vantaggioso alle classi popolari, le quali avrebbero continuato a dare sfogo alla loro pas sione coll’ intervento degli odierni speculatori del lotto clandestino.
Però l’on. Magliani, allora ministro delle finanze, credette « utile e degno di un governo libero e sollecito degl’interessi economici popo lari, di procurarne o almeno tentarne la mora lizzazione, associandolo e rendendolo stromento di sviluppo di quelle benefiche istituzioni, alle quali era ed è tuttora un ostacolo....
Fu cosi che venne fuori la proposta di as sociare alla passione del lotto un tentativo di diffusione dell’ amore per la previdenza nella speranza che la popolarità del giuoco del lotto avesse contribuito alla popolarizzazione dei li bretti di risparmio. La proposta trovò favore nella giunta della Camera dei Deputati incari cata dell’ esame del progetto di legge, e su re lazione dell’on. Pisa venne quasi all’ unanimità approvata nella tornata del 13 dicembre 1879. Anche il Senato riconobbe la lodevole inten zione della proposta e la favorì coi suoi suffragi. All’interessamento preso nella ricerca dei mezzi idonei a cancellare dalle abitudini del po polo quella del giuoco del lotto, sarebbe dovuto corrispondere un interessameuto per J o meno uguale nello studiare l’ efficacia del mezzo, al quale si era data la preferenza, e nel rilevare i risultati conseguiti. Poiché sarebbe stato inu tile di tentare di associare al lotto il risparmio, se poi non si fossero studiati gli effetti di questo tentativo.
Ebbene che cosa ha fatto il Ministero delle Finanze per farci conoscere questi risultati? Sarebbe stato necessario che le statiche ufficiali ci avessero anzitutto detto per lo meno :
1° quante furono le vincite non superiori a L. 1000 e quindi suscettibili di conversione in libretti delle casse di risparmio postali;
2U l’importo delle vincite convertibili; 3° il rapporto tra le vincite convertite e le convertibili;
4° il rapporto tra l’importo delle vincite convertite e quello delle convertibili.
P er lo meno queste notizie sarebbero state necessarie, giacché molte altre — di cui altra volta parleremo — sarebbero state utili. Invece nulla di tutto questo. Fatta eccezione per gli esercizi finanziari 1893-94, 1894-95, 1895-96 e 1896-97, le Relazioni riferentisi agli altri non
contengono altro che notizie scarsissime e sto per dire quasi inutili. Prendiamo per tutte la relazione più recente, quella pel 1901-902 ed a pagina 50, allegato 11, troveremo:
Vincite pagate
con libretti delle casse di risparmia postali. ( n u m e ri d ei l i b r e t ti ...= 2,427 E se rc iz io 1901-1902 ! so m m e v e r s a t e .. . . L. 280,962.16 ( n u m e ri dei l ib r e tti...-f- 1,209 D iffer. su l 1900-1901 ' ( so m m e v e rs a te , -i- L. 163,281.30
E la Relazione del Ministero delle Poste, tanto per non far sfigurare quella delle Finanze, è anche più al corto di notizie. Infatti, non solo si arresta all’anno 1899 l), ma per questo si li mita a dare semplicemente il numero e l’am montare delle vincite, risparmiandosi perfino la pena di darci quel piccolo confronto coll’ anno precedente, di cui c’era stato largo il Ministero delle Finanze.
Ora, delle due l’una: o i capi delle nostre amministrazioni governano nella più tenebrosa ignoranza, e quindi sono nella piena incoscienza della importanza dell’ ufficio a cui sono prepo sti ; o hanno paura di far conoscere al pubblico dati e documenti che possano essere oggetto di studio e di critiea. Perchè — si noti bene — pochi altri servizi pubblici ^¡vestono l’ impor tanza di quello del Lotto. E la privativa del lotto quella contro di cui in tutti i momenti e in tutti i toni si fa gridando ; contro di essa si ap puntano gli strali di tutti i moralisti e di tutti i demagoghi ; ad essa non si risparmia nessuna delle qualifiche, che mente umana abbia escogi tato per bollare le più dannose piaghe sociali.
Credo che, se si tolga Monsignor Pesarotti e Monsignor Peraldi, non esista moralista, filo sofo, economista o sociologo, grande o piccolo, che sia occupato del lotto ax professo od en
passante senza stigmatizzarlo più o meno dura
mente.
I legislatori italiani, che dovettero occu parsi dell’ ordinamento del monopolio si senti rono sempre in dovere di premettere una so lenne dichiarazione che avevano ripugnanza per esso, e di promettere formalmente che ne avreb bero studiata la prossima abolizione.
Ebbene viene il Magliani, il quale, non po tendo fare altro, escogita un mezzo per tertarne la moralizzazione : volete almeno, voi, Ministro che gli succedeste nel dicastero delle finanze, farci sapere a che cosa abbia approdato questo lodevole tentativo ? Si badi che questo esperi mento era il primo del genere, e perciò aveva un’ importanza mondiale. Perchè tutti gli Stati, che oggi conservano il monopolio del lotto, hanno lo stesso problema da risolvere, sono og getto delle stesse critiche, degli stessi vituperi. Ragione di più, adunque, per saperne qualche cosa di questo esperimento del Magliani, ac ciocché si potesse informare le nazioni civili.
Ma invece quasi tutti i Ministri delle fì- vanze, dimenticato lo scopo che il Magliani s’era prefisso, mostrano di tenere completamente in non cale quel provvedimento che doveva esser destinato a buoni risultati ; tantoché chi, come ora tocca a me, sta studiando il tema del lotto, si trova ad ogni piè sospinto ad urtare contro gravi difficoltà, quando voglia procedere con la scorta dei dati statistici. Bisogna lambiccarsi il cervello per arrivare ad uu costrutto, bisogna
30 agosto 1903 L ’ECONOM ISTA 573
ricorrere a calcoli analogici, che se sono ap prossimativi non hanno però il pregio della certezza.
Ma non posso star pago di aver deplorato la trascuranza con la quale il Ministero delle Finanze rende conto dei risultati conseguiti dalla legge 19 luglio 1880; poiché oltre a darli in completi, commette dei gravi errori nell’ inter- petrarli. P er ora nii limiterò ad accennare som mariamente al metodo tu tt’ altro che scientifico seguito.
1“ nel determinare il rapporto statistico in tercedente tra le vincite convertite in libretti di risparmio e le altre ;
2° nel determinare le cause a cui è da at tribuirsi la frequenza delle conversioni medesime.
La misura esatta dell’ entità delle conver sioni risulta solo dal confronto tra il numero assoluto delle vincite convertite ed il numero assoluto di quelle altre, di cui sarebbe stata possibile la conversione. Sappiamo che ¡ser lo art. 2 citato non tutte le vincite sono conver tibili, ma quelle sole che non superino L. 1000 Orbene, i due termini che debbono entrare nel rapporto non possono essere altri che questi : vincite convertite e vincite convertibili. Invece il Ministero delle Finanze (cfr. le Relazioni an nue) compara le vincite convertite a tutte in distintamente le altre senza escludere le incon vertibili e mette in rapporto l’importo delle prime con quello delle somme afferenti anche alle vincite di cui non è possibile la conversione.
Quale la conseguenza di questo metodo ? Debbono necessariamente figurare in propor zione minore le vincite convertite.
Nessuna meraviglia, pertanto, se nell’ ap prezzare i risultati conseguiti dalla legge 19 luglio 1880 con siffatti criteri, si è giunti a con clusioni meno favorevoli di quelle a cui corret tamente sarebbe stato lecito di arrivare. Si ri stabilisca pertanto la giusta corrispondenza fra i due termini del rapporto, si faccia cioè che i due fatti concordino tra loro in quella circo stanza, nella quale il rapporto vuol essere stu diato, o alla quale uno dei due fatti è subordinato. Così facendo, qualunque sia la conclusione a cui si arriverà, sarà sempre sorretta dalla prova dei fatti.
L’ altro errore, in cui qualche relazione del Ministero delle Finanze (cfr. quella pel 1897-98, pag. 22) cade, e al quale dianzi abbiamo ac cennato, sta nella determinazione delle cause, dalle quali si fa dipendere la frequenza delle conversioni. Così, senza averne l’intenzione, si giunge a limitare più di quel che non sia l’ef ficacia della legge 19 luglio 1880, facendo di pendere i risultati da essa ottenuti da cause estranee e insussistenti. Si dice, ad esempio, che non si può ritenere con fondamento che la richiesta del libretto sia l’indizio sicuro del ri sparmio, ma che piuttosto essa è determinata dal desiderio di conseguire senza spesa il paga mento della vincita.
Non si pensa che esiste un R. Decreto 19 maggio 1892, non mai abrogato, il quale prov vede a che il pagamento delle vincite non sia accompagnato da alcun dispendio. Il vincitore dovrebbe sobbarcarsi a qualche spesa, nel caso
che per riscuotere la somma vinta dovesse muo versi dalla propria residenza : questo incomodo potrebbe suggerirgli di ricorrere al metodo più semplice del libretto di risparmio. Ma effettiva mente di ciò non è il caso di parlare, perchè il citato decreto ha provveduto al facile e pronto pagamento delle vincite inferiori a L. 1000, che può esser fatto per parte degli agenti secondari della riscossione che risiedono nei piccoli Co muni.
Il voto, che, come conclusione, io faccio è molto modesto : provveda 1’ on. Ministro delle Finanze a che le statistiche ci siano apprestate in una forma possibile, e ci risparmi ricerche che mentre per noi richiedono un tempo lun ghissimo, verrebbero facilmente compiute dai suoi dipendenti, sol che ne dasse loro l’ordine.
R e c a n a ti, 22 a g o s to 1903.
Lu i g i Ni n a.
Rivista (Bibliografica
Prof. Carlo M assa. — B a r i nel sec. X V I I . — B ari, A v e llin o e C., 1903, p a g . 153.
L ’egregio professore della Scuola Superiore di Commercio di Bari nel discorso inaugurale dell’anno scolastico 1902-1903, ha letta una bella monografia sulle condizioni della città di Bari nel X V II secolo, cioè sotto la dominazione spa- gnuola. Dopo aver tracciata succintamente la storia dell’epoca, rileva come l’amministrazione municipale di Bari fosse in mano di una ristretta oligarchia; le autorità erano date da poche fami glie che si alternavano al potere e le due classi : la aristocrazia ed il popolo primario, per quanto tra loro in frequenti gelosie e lotte, erano però sempre concordi nel gravare la mano sul popolo, cosicché ne avvenivano tumulti talvolta non in cruenti, specie contro i dazi. Alla mala ammini strazione si aggiungevano le carestie e la peste, per cui il territorio era spopolato; mentre oggi si hanno 86 ettari per mille abitanti, se ne ave vano allora 574.
Interessanti i paragrafi susseguenti del di scorso, nei quali l’Autore rileva l’alto prezzo del danaro, il basso prezzo dei prodotti agricoli, il saggio dei salari ecc.
Numerosi e preziosi documenti riportati in nota a corredo delle affermazioni dell’Autore, danno valore scientifico della monografia. P a cch io G iu sep p e. — S to ria della Econom ia 'pubblica
in Ita lia . — P a le rm o , R em o S a n d ro n , 1903, p a
g in e 140 (L. 1.20).
Il coraggioso editore Remo Sandron conti nua la intrapresa pubblicazione della Biblioteca
Rosa, nella quale ristampa divise in quattro parti :
storia, economia, letteratura e politica — le opere che meno facilmente possono trovarsi nelle bi blioteche e che hanno tuttavia notevole valore scientifico.
574 L ’ EC O N O M ISTA 30 agosto 1903
Pacchio (nato a Milano nel 1785, il quale nella sua storia della Economia pubblica in Italia, rac colse con straordinario acume il pensiero di molti scrittori. In questo volumetto, che sarà se guito da un secondo, dopo la introduzione sto rica, sono riassunte ed analizzate le opere econo miche degli scrittori: Scaruffi, Davanzati, Serra, Turbolo, Montanari, Bandini, Broggia, Goliani, Belloni, Pagnini, Novi, Carli, Genovesi, Algarotti Zanoni, Beccaria.
L ’edizione è nitida, economica e corretta. C iro F e r r a r i . — Com 'era am m inistrato un Comune del
Veronese (T reg n a g o ) a i p rin c ip io del sec. X V I . —
V e ro n a, L . F r a n c h in i, 1903, p a g . 97, (L. 1.10). Approfittando dei documenti raccolti nello archivio comunale di Tregnago dal benemerito segretario di quel Comune, B. Lavagnoli, e com pletandoli con altri documenti studiati nell’ Ar chivio di Verona, il sig. Ciro Ferrari ci dà in questa monografia, dettata in forma ordinata e severa, non diremo la storia, ma una serie di no tizie sulla amministrazione di quel Comune.
L ’autore ricerca prima le attribuzioni degli amministratori, vexinanza, consegiò, Adonta, Ma-
sari, Sindici ; rileva quindi le condizioni mone
tarie e tributarie ; ogni due mesi le spese fatte dai Masari si distribuivano tra tutti i contribuenti in ragione d’estimo e tali tributi si chiamavano
daje di cui in base ai documenti l ’Autore dà la
ragione, e la partizione nelle forme diverse. Molto notevoli sono i capitoli che riguar dano l’estimo e la gabella del sale, e ie compe tenze in materia di tributi.
Sono illustrate questioni tra Comuni limi trofi per i confini, e processi relativi a violenze tra i comunisti di Tregnago e quelli del vicino San Giovanni. Un capitolo contiene notizie sui viaggi degli amministratori, sui compensi degli avvocati, sui doni, sui prestiti eco.; un altro su alcuni lavori pubblici.
Molto interessante leggere nei documenti di quel Comune la ripercussione della guerra con tro l’imperatore Massimiliano e di quella della Lega di Cambrai.
L’Autore ha saputo mantenere al suo la voro la severità della ricerca storica pur renden dolo interessante.
F r . C o r r i d o r e . — I l suicidio al tram onto del secolo
X I X . — C. C lausen, 19C3, pag. 19.
In questo breve ma concettoso lavoro l ’Au tore esamina le statistiche dei suicidi in Italia rilevando il loro numero va aumentando no tevolmente da 49 per ogni milione di abitanti nel 1887 a 63 nel 1900. Osserva poi che con temporaneamente diminuivano il numero dei morti da 27,993 per ogni milione di abitanti a 23,771 nello stesso periodo, diminuirono sensi bilmente anche gli omicidi da 52 a 40.
Esaminando poi la ripartizione dei suicidi nelle diverse regioni, mentre la media del regno è di 5.79 per centomila di abitanti, si ha il mas simo di 9.64 in Liguria ed il minimo di 1.88 nelle Calabrie. Egualmente rileva che i suicidi sono quasi tre volte più numerosi rispetto alla popolazione nei Comuni capoluoghi di provincia e di circondario, che non negli altri Comuni. Dà
quindi l’Autore le proporzioni dei suicidi secondo il tasso e lo stato civile e secondo le età e con stata che fino al 40.mo anno il suicidio prevale nelle donne, mentre al di là di 40 anni prevale negli uomini. Eguale studio fa l’Autore ri spetto alle stagioni prevalenti ed ai modi di suicidio.
Allo studio suo il sig. Corridore intra mezza opportune considerazioni sulle cause del fenomeno.
P ro f. F e r d i n a n d o P u g l i a . — L a fu n zio n e del d i
ritto nella d in a m ica sociale. M essina A. T r im a r -
c h i 1903 p a g . 162 (L. 3).
L ’ Autore premette al suo lavoro una lunga discussione sulla nozione e sulla partizione della sociologia ; questione questa ormai troppo di scussa e quasi vorremmo dire oziosa ; la socio logia, a nostro avviso non si determinerà se non quando l’ opera di uno o più studiosi ci avrà dato un buon trattato di tale scienza.
Discute poi lungamente se la personalità risieda nell’individuo o nella collettività e dal diverso modo di risolvere tale quesito fa deri vare le teorie sociali ed economiche che condu cono, secondo l’Autore, alle forme più esagerate da un lato all’ anarchismo dall’ altro al comuni smo. Rileva quindi che la evoluzione sociale ha trasformato l’ individuo biologico in individuo sociale, al quale soltanto attribuisce la persona lità ed esamina via via i diversi stadi di tale evoluzione, fino a che nasce e si sviluppa a poco a poco il concetto di giustizia e di diritto, for mando le coscienze giuridiche e determinando il sentimento egoistico in un sentimento sempre più altruistico, nel quale la società tende sem pre più alla protezione dei deboli, così che il potere sociale sia a disposizione di tutti.
P er seguire 1’ Autore bisogna alquanto abi tuarsi al suo linguaggio che non è sempre ap propriato ed alcune volte rende perciò meno chiare le idee ; come quando parla di energia psichica di qualità superiore, di volontà, o quando usa la parola perfetto o perfezione parlando dell’ uomo e dei suoi atti individuali o collet tivi. Ci è sembrato che nel concetto dell’ Au tore vi sia troppo antropomorfismo, così che ne soffre 1’ indirizzo rigorosamente scientifico che l’ Autore vuol portare al suo lavoro. Il che è tanto più da lamentare in quanto il prof. Puglia mostra una larga cultura ed una attitudine se gnalata per questa specie di studi sintetici.
Rivista ^Economica
I l Congresso delle Camere d i commercio inglesi — Com mercio francese.
30 agosto 1903 L ’ ECONOM ISTA 575 I d e le g a ti d ella C am era di c o m m e rc io h a n n o v o
ta to a ll’u n a n im ità p a re c c h ie im p o r ta n ti ris o lu z io n i che stim ia m o u tile ria s s u m e re .
Le co lo n ie d eb bono c o n tr ib u ir e in m a s sim a a lla d ifesa d e ll’ Im p e ro , co n la r is e rv a p r o p o s ta d al C a n a d a e h ’ esso v i c o n tr ib u ir à p e r la su a p a r te m e tte n d o il D om inio in is ta to d i difesa.
È p re fe rib ile e c o n v e n ie n te d irig e re l ’e m ig ra z io n e ed i c a p ita li in g le s i su lle C olonie b rita n n ic h e p e r a s s ic u ra re l’ in d ip e n d e n z a eco n o m ica d e ll’ Im p e ro .
T u tti i t r a t t a t i di co m m ercio c o n c lu si fra l ’ I n g h ilte r r a e le a ltr e P o te n z e d o v ra n n o la s c ia re alla G ran B re ta g n a l’in te r a l ib e r t à d elle su e re la z io n i colle C o lo n ie e colle d ip e n d e n z e d i q u e s te .
I n o ltr e il C o n g resso a p p ro v a le ris o lu z io n i v o ta te n e lla p re c e d e n te riu n io n e d i c h ied ere a l G o v e rn o in g le s e di n e g o z ia re i t r a t t a t i co lle C o lo n ie in m odo da a c c o rd a re a q u e s te u ltim e il tr a tta m e n to d e lla n a z io n e p iù fa v o rita , d a p a r te dei p a e s i che fa n n o q u e sto ste sso t r a t t a m e n t o al P e g n o U n ito e ai q u a li le C o lo n ie a p p lic a n o la ta riffa d o g a n a le in m odo fa v o rev o le.
N ei d isc o rs i che so n o s t a ti p ro n u n c ia ti a l C on g re sso lo rd S tr a th c o n a h a d e tto che il d iseg n o del- 1’ on. C h a m b e rlain p u ò e s se re a ttu a to se n z a che il p rin c ip io d el lib e ro scam b io so ffia d e tr im e n to . M a in v e c e lord B ra sse y h a o p in a to che le d ifficoltà d ’ese c u zio n e d i ta le p ro g e tto , n e l sen so di s ta b ilir e r e la z io n i p riv ile g ia te fra t u t t i i p a esi d e ll’ Im p e ro b r ita n n ic o s o n o e n o rm i. N o n d im en o eg li r itie n e che sia p o ss ib ile, d isc u te n d o n e co n a n im o s e ren o , d i v e n ire a u n a c o n c lu sio n e s o d d isfa c e n te .
D alla d isc u ssio n e che fu lu n g a e a n im a ta è fa cile d e su m e re ch e l ’a tte g g ia m e n to del C a n ad à h a u n a g ra n d e in flu e n z a s u lla s tip u la z io n e d el t r a t t a t o d o g a n a le . T ale a tte g g ia m e n to p ro v ien e , p e rò , d a s e n tim e n ti e da in te re s s i.
II s e n tim e n to u n a n im e d el C a n ad à è di m a n te n e re u n a c e rta in d ip e n d e n z a r is p e tto a lla d ifes a d ella m a d r e - p a tr ia e d e ll’Im p e ro . G li in te r e s s i eco n o m ici e c o m m e rc iali che c o n v e rg o n o a g li S ta ti U n iti, dove si sv o lg e la p a r te m a g g io re del traffico c an a d ese, c o n sig lia n o a n o n s v ia rlo d a q u e s ta d ire z io n e p e r in c o rre re in d a n n i e ra p p re s a g lie .
L ’o rig in e m is ta del D om in io , fra n c e s e e in g lese, e l ’ im m e d ia to c o n ta tto c o g li S ta ti U n iti fo rm an o l ’osta co lo m ag g io re a ll’a ttu a z io n e del p ro g e tto C ham b e rla in .
C om m ercio fra n ce se. — P r o s p e tto deg li scam b i fra n c e s i c o ll’ e s te ro p e r i p r im i s e tte m esi d e ll’ a n n o c o r re n te in c o n fro n to del p e rio d o c o r ri s p o n d e n te del 1902. Importazioni S o s ta n z e a li m e n ta ri. . . . M ater. n e c e s sa rie a ll’in d u s tr ia . . . . O g g e tti m a- n i f a t t u r a t i . 1903 ( 495.230.000 .,795,057,000 466.070.000 1902 .ire) 436,523,000-4-,704,698,000 -+-450,067,000 + D ifferen z a 1903 58,707,000 90.359.000 16.003.000 T o ta le L . 2,756,357,000 2,591,288,000 -t- 165,069,000 Esportazioni S o s ta n z e a li m e n ta r i... M a te rie n e c e s sa rie a ll’ i n d u s tr ia ... O g g e tti m ani-f a t t u r a t i ... P a c c h i p o sta li. 1903 1902 (L ire ) 851,292,000 889,347,000 D ifferen z a 1902 38,055,000 671.969.000 667,772,000-t- 4,197,000 1,199,039,000 1,121,972,000 — 22,933,000 158.114.000 134,852,000 + 23,262,000 T o ta le L. 2,380,414,000 2,413,043,000 — 33,529,000
LA SITUAZIONE DEL TESORO
al 31 L u g lio 1903
I l C o n to di C assa del T e s o ro a l 31 lu g lio 1903 d av a i s e g u e n ti r i s u l ta t i:
F ondo d i C assa a lla c h iu su ra d e ll’e s e rc . 1902-1903. L . 258,053,815.08 » » al 31 lu g lio 1 9 0 3 ... » 152,886,292.88 D ifferen z a in m e n o L . 105,167,522.20 P a g a m e n ti di T e s o re ria d al 1° lu g lio al 31 lu g lio 1903 : P e r spene di b ila n c io ...!.. 95,621,344.18 t D eb iti e c re d iti di T e s o r e r i a .. . 420,259,275. 00 ' 515,880,619.18
I n c a s s i d i T e s o re ria d al 1° lu g lio a l 31 lu g lio 1903: P e r e n t r a te di b ila n c io ... L . 122,427,567. 59 ) P e r d e b iti e cre d . d i T e s o r e r ia . 288,285,529.39 I E c c e d e n z a d ei p a g a m e n ti su g li in c a s s i... L. 410,713,096.98 105,167,522.20
L a s itu a z io n e d ei d e b iti e c re d iti d i T e s o re ria al 31 lu g lio 1903 r is u lta dai s e g u e n ti p r o s p e tti :
Debiti al 80 giugno 1908 al 31 luglio 1903 migliaia migliaia di lire di lire B uoni d el T e s o ro ... L. 205,546 206,653 V ag lia d el T e s o r o ... 14,196 22,140 B an c h e, A n tic ip a z io n i s t a t u t a r i e ... — — A m rain. D eb ito P u b . in conto c o r. in fru ttife ro . 876,920 376,037
I d . F o n d o Culto id . id. 16,614 19,667 A m m in . D e b ito P u b . in c o n to co r. f ru ttife ro . 59,345 66,579 A ltr e A m m in is tra z . in co n to c o r. in fru ttife ro . 45,068 58,067 B u o n i di C assa... — — In c a s s i d a r e g o l a r e ...
B ig lie tti d i S tato em essi p e r P a r t . 11 d ella
86,142 27,362 leg g e 3 m a rz o 1898, n . 47... 11,250 11,250 T o ta le d e b iti L . 767,084 787,758 Crediti a l 30 giugno 1903 al 31 luglio 1903 migliaia di lire migliaia di lire V a lu ta p re sso la C assa D ep o siti e P r e s titi
ar-91,250 tico lo 21 d e lla legge 8 ag o sto 1885. . . L.
A m m in is tra z io n e d el D e b ito P u b b lic o p e r 91,250 p a g a n e n ti d a r im b o r s a r e ... 205,369 339,478 A m m in is tra z io n e del fondo p e r il C u lto . . . 16,332 19,382 A ltre a m m in is tra z io n i... 45,029 53,122 O b b lig a z io n i d e ll’A sse E c c le s ia s tic o ...
D eficenze d i C assa a c a rico d ei c o n ta b ili del —
T e s o r o ... 1,783 1,757 D iv e rs i... 24,361 69,115 T o ta le dei c re d iti L. 231,323 574,107 E c c e d e n z a d e i d eb iti sui c r e d i t i ...» 345,624 213,651 T o ta le com e s o p ra L . 767,084 787,758
L a e cced en za d e i d e b iti sui e r e d iti al 31 lu g lio 1903 e ra d i m ilio n i 213.6 e a l 30 g iu g n o 1903 d i m i lio n i 345. 6.
Il t o ta le d e ll’ a ttiv o del T e s o ro fo rm a to d al fon d o di C assa e dai c re d iti r is u lta al 31 lu g lio 1903 di m ilio n i 726. 9, c o n tro 679.5 a lla c h iu s u r a d e ll’ ese rc izio .
I d e b iti d i te s o r e r ia a m m o n ta v a n o a lla fine di lu g lio a 787.7 m ilio n i c o n tro 767.0 al p rin c ip io del- l ’ esercizio .
Y iò q u in d i u n a ecced en za d ei d e b iti su lle a tt i v it à p e r m ilio n i 60.7 a lla fine di lu g lio , e d i m ilio n i 87.5 al 30 g iu g n o , ossia u n m ig lio ra m e n to d i m ilio n i 26.8.
576 L ’ EC O N O M ISTA 30 agosto 1903 ro n o n e l lu g lio 1803 a m ilio n i 122.4 c o m p re se le p a r ti t e d i g iro si d iv id o n o n e l m odo s e g u e n te : I n c a s s i M ese di luglio 1908 D ifferen z a sul 1902
ENTRATA ORDINARIA migliaia di lire migliaia di lire
Entrate effettive:
R ed d iti p a trim o n ia li dello
S t a t o ... L. 13,008 + 838 Im p o s ta sui fo n d i ru stic i
e su i f a b b r ic a ti... 1,292 + 166 Im p o s ta sui r e d d iti di
rie-ch e zza m o b ile ... 2,549 + 173 T asse in a m m in istra z . del
M inist. d elle F in a n z e .. 21,957 1,034 T a s s a sul p ro d o tto del m o
v im en to a g ra n d e e
pie-2,075 212
co la v e l. su lle ferro v ie . + D ir itti d e lle L e g az. e d ei
C o n so lati a l l’ e ste ro . . . — — T a s s a s u lla fa b b ric a z io n e
degli s p ir iti, b irra , ecc. 7,998 + 3,488 D o g an e e d ir itti m a rittim i. 21,843 + 3,412 D azi in te r n i d i consum o,
esclu si q u e lli di N apoli
8,579 113 e di R o m a ... — D a z io co n su m o di N ap o li. » » d i R o m a . 1,172 + 79 T a b a c c h i... 17,301 + 233 S ali... 5,819 + 257 P ro d o tto d i v e n d ita del
28 ch in in o e p ro v . a c c e s e .. 89 + L o t t o ... 6,455 + 1,930 P o s t e ... 6,008 + .1.65 T e le g r a f i ... 1,327 + 39 S erv iz i d i v e r s i ... 1,441 — 386 R im b o rsi e co n co rsi n elle
sp ese ... 1,420 + 97 E n t r a te d i v e r s e ... 1,357 + 440 T o t. E n t r a ta o rd . L. 116,647 + 12,639 ENTRATA STRAORDINARIA Ca t e g. I . Entrate effett. 215 _ 455 » I I . C o str.str.fer. 264 + 67 » I I I . Movimento d i Capitali. . . 3,068 + 734 T o t. E n t r a t a s tra o rd . L . 3,538 — 68 P a r tite d i g i r o ... 2,241 — 27 T o ta le g e n e ra le . 122,427 + 12,544 1 p a g a m e n ti e ffe ttu a ti dal T e s o ro p e r le sp e se d i b ila n c io n e ll’ e sercizio 1903-1904 r is u lta n o d al se g u e n te p r o s p e tto : Pagamenti Mese di luglio 1903 D ifferen z a sul 1902
migliaia di lire migliaia di lire M in iste ro d e l T e s o r o .. L . 11,233 _ 1,129 » d e lle F in a n z e .. . 17,269 + 4,520 » di g r a z ia e g iu st. 3,174 + 22 » d eg li affari e s t . . 306 — 532 » d e ll’ is tr . p u b b . . 3,019 — 336 » d e ll’ i n t e r n o .. . . 10,806 + 316 » d ei la v o ri p u b b l. 10,771 — 12,279 » d elle p o ste e tei. 7,426 — 1,250 » d e lla g u e r r a . . . . 22,323 + 756 » d e lla m a rin a . . . 8,321 — 3,315 » d e lla a g ric. in d . e com m ercio. 968 + 140 T o t. p a g a m . d i b ila n c io .. 95,621 — 13,088 D e c re ti m in is t. di scarico . — — T o ta le p a g a m e n ti... 95,621 — 13,088
Gli italiani nell’Africa del Sud I l Bollettino dell’Em igrazione h a p u b b lic a to u n a se rie di le tte r e d e ll’ is p e tto r e A. R o ssi su lla q u e s tio n e d el lav o ro n e ll’A fric a del S ud, d alle q u a li ria s s u m ia m o le se g u e n ti n o tiz ie.
L a C o lo n ia del Capo è u n cam p o a n c o r a v e rg in e : le g ra n d i Case c o m m e rc iali ita lia n e n o n d o v re b b ero p e rd e re tem p o n e ll' in v ia re cam p io n i e a g e n ti che p a rlin o in g le se . O ggi t u t t o è im p o rta to d a L o n d ra, m e n tre m o lti n o s tr i p r o d o tti p o tre b b e ro tr o v a r e fa cile sm ercio su q u e lla piazza.
S e n z a p e rd e re tem po i n c o rris p o n d e n z e , d o v re b b e ro r e c a r s i co là a g e n ti c o m m e rc iali ita lia n i e p re s e n ta r e i lo ro c am p io n i. E sa m in a n d o li e s e n te n d o i p re z z i, i n e g o z ia n ti locali s c e g lie re b b e ro s u b ito g li a r tic o li d i lo ro co n v en ien z a e d a re b b e ro le lo ro o r d in az io n i.
Ma v i è u n ro v e scio d e lla m e d a g lia : la v ita c o sta m o lto c a ra . A b u o n p a tto n o n c ’ è c h e la c arn e . Le p ig io n i sono a ltis s im e . S c a rsi g li o sti : u n cavolo si p a g a fr. 1.85. L e u o v a fino a 80 c en tes im i l ’ u n a . G li a ra n c i n o n m en o d i 20 c e n t, l ’u n o . C aro p u re il p a n e : c a ris s im a la la v a tu r a d ella b ia n c h e ria : p e r fa r la v a re e s tir a r e u n a cam icia si sp e n d o n o 60 c e n tesim i.
L a p o p o laz io n e d i C ape T ow n è u n m is c u g lio di q u a s i t u t t e le razze u m a n e . B ian c h i, n e ri, g ia lli; in g le s i, ted e sc h i, o lan d e si, a u s tr a lia n i, g e n te in d ig e n a di co lo re, c in esi, m ale si, p re s e n ta n o n e lle s tr a d e u n a in te r e s s a n te e sp o siz io n e e tn o g ra fic a .
L a lin g u a in g le s e è p re d o m in a n te . M o ltissim i so n o g li ebrei te d e sc h i e p o lacch i. P e r e ssi l ’A frica d el S u d è s ta ta u n a v e ra t e r r a p ro m e s s a : la m a g g io r p a r te delle g ra n d i C om pagnie di m in ie re sono in m an o d i fin an z ie ri eb rei.
N e l T ra n s v a a l si p o tr à p ro b a b ilm e n te com bi n a r e di o c cu p a re p a re c c h ie m ig lia ia d i ita lia n i nelle m in ie re , q u a n d o si o tte n g a n o le s e g u e n ti c o n d i z io n i :
1° che, dopo p a g a te le sp ese del v itto e del- 1’ allo g g io in c o m u n e , o g n i m in a to re a v a n z i t r e sc e l lin i n e tt i (L 3.70) a l g io rn o ; 2° che n e lle m in ie re in c u i la v o ra n o g li i ta lia n i n o n p o ssan o n è d eb b an o e s s e re im p ie g a ti u o m in i di co lo re. I l P a r la m e n to d ella C o lo n ia a p p ro v ò la p ro p o s ta M e rrim a u , di v o ta r e u n p rim o fo n d o di 10 m ila s te r lin e p e r f a r v e n ire q u a ttr o o c in q u e c e n to fa m ig lie d a ll’A lta I ta lia n e i d is tr e tti o c c id e n ta li d e lla C olonia d el Capo, a c o ltiv a re s p e c ia lm e n te le v iti e i f r u tte ti. L e fa m ig lie v e rre b b e ro d is tr ib u ite in d iv ers e fo r m e , alle d ip en d e n ze di v a ri fo rm erà .
I l n u o v o C o n so le g e n e ra le ita lia n o in Cape T ow n, cav. B ru n i-G rim a ld i, h a p e rò o s s e rv a to che n o n le so le p ro v in c ia d e ll’A lta I ta lia , m a t u tt e le p ro v in cie ita lia n e p o sso n o fo r n ir e fa m ig lie di e c c e lle n ti c o n ta d in i. L ’ im p o r ta n te è d i sa p e rle s c e g liere n e lle c am p a g n e , g u a rd a n d o s i d a ll’ a rru o la r e , in v ec e d i a u te n tic i a g ric o lto ri, o p e ra i e s p o s ta ti dei c e n tri, che n o n h a n n o m ai la v o ra to n ei cam pi.
I l s o tto s e g r e ta r io del G o v e rn o locale, sig . C u rre y , h a a c c o lto q u e sto c o n c e tto , ed h a deciso di in v ia re in I t a l i a u n d e le g a to , co ll’ in c a ric o di sc e g lie re le fa m ig lie f r a i v e r i c o n ta d in i. Lo sch em a del c o n tr a tto è il s e g u e n te : 1. T e rm in e , t r e a n n i. 2. S a ra n n o p r e fe r iti g li u o m in i co n fa m ig lia . 3. M e rce d i: p e r g li u o m in i L. 3.10 p e r ogni g io rn o co m p leto di lav o ro . P e r le d o n n e L. 1.25 al g io rn o , e c c e ttu a ta la sta g io n e d elle f r u tta , n e lla q u ale p e r la v o ro e xtra a v ra n n o L. 1.60 in p iù . P e i rag azzi
si c o m b in e rà col p ro p rie ta rio .
4. L e ore di lav o ro s a ra n n o : p e r g li u o m iu i d a ll’ a lb a al tr a m o n to ; p e r le d o n n e d a lle 8 a n t. alle 4 o alle 5 pom . c o n u n rip o s o p e r i p a s ti d i n o n m en o d i d u e o re in e s ta te e d i u n ’ o ra e m ezza nel- 1’ in v e rn o .
S e g u o n o a ltr e c o n d iz io n i di m in o r c o n to . È o p in io n e d ei c o m p e te n ti p e rò che d u e sc e llin i e m ezzo a l g io rn o sono m erced e tro p p o s c a rs a p er q u e i p a es i ; che c o n v ie n e c h ie d ere s ia a u m e n ta ta , n o n so lo , m a che o g n i fa m ig lia a b b ia fa c o ltà d i c o l tiv a r e p e r p ro p rio c o n to u n a c e r ta q u a n tità d i g r a n tu r c o e fa g iu o li e d i a lle v are m a ia li e g a llin e.