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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1626, 2 luglio

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SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TE RESSI P R IV A T I

Anno XXXII - Yol. XXXYI

Firenze, 2 Luglio 1905

N. 1626

SOIVEiMARIO: L ’ ultima enciclica di Pio X — Il credito agrario meridionale nel 1901 (I) — Il movimento industriale del Pegno d ’ Italia — Sui provvedimenti a favore dei mutuatari dei crediti fondiari in liquidazione — R i v i s t a b ib lio g rafica : A, Guarnieri- Ventimiglia, I conflitti sociali - E. Salvi, Prevenzioni contro i pericolosi alla Società — R i v i s t a econom ica e fin a n ziaria: I lavori parlamentari - Le spese annuali della Camera - La riduzione della tariffa postale - Le convenzioni ferroviarie - Statistica degli impianti elettrici - Il prestito brasiliano - Il bilancio del Tesoro russo — R a s s e g n a del com m ercio in te r n a z io n a le : Il commercio inglese e francese nei primi cinque mesi del 1905 - Il commercio del Belgio nel 1904 — L ’ Istituto inter­ nazionale d ’ agricoltura — La situazione del Tesoro al 31 maggio 1905 — L ’ esercizio di Stato delle Ferrovie (Il decreto d’ istituzione) — La nuova organizzazione ferroviaria — Banche Popolari e Cooperative — Camere di commercio — Mercato monetario e Pivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

L’ ultima enciclica di Pio X

Non sono fuori di posto alcune considerazioni sopra la parte più saliente di questo importante documento, non per rilevare il significato politico che può avere il nuovo atteggiamento della Chiesa Cattolica verso la nazione e nella nazione, ma perchè l’ intervento dei cattolici e clericali in ordine disciplinato nelle elezioni, costituisce l’ in­ tervento di un nuovo elemento nella vita del paese, anche sotto l’ aspetto economico.

Non abbiamo bisogno di dire che non cre­ diamo possibile quello che generalmente si chiama la conciliazione tra la Chiesa e lo Stato. Perchè essa avvenisse in modo formale, bisognerebbe che la Chiesa rinunziasse esplicitamente ad ogni e qualunque ricostituzione, in grande o piccola mi­ sura, del potere temporale ; a meno che lo Stato italiano, venendo meno alla condotta sin qui se­ guita, non facesse in proposito qualche conces­ sione; il che non crediamo però possibile, nè augu­ riamo che avvenga.

Ma se non è probabile una vera e propria conciliazione, è possibile una intesa, che,- lasciando insoluta la questione del potere temporale, tolga, in quanto al rimanente, ogni dissidio. Gli opu­ scoli che in questi ultimi tempi sono stati pub­ blicati in Italia sugli eventuali diritti del Pon­ tefice agli arretrati della dotazione di 3,250,000 che sono iscritti nel bilancio, e che di cinque in cinque anni si prescrivono, e l’ altra questione sol­ levatasi circa ai diritti finanziari del Pontefice sulla cosidetta « mensa vescovile di R o m a » , la­ sciano comprendere che in Vaticano vi è un pen­ siero finanziario, che potrebbe, in date circostanze, determinare una linea di condotta verso l’ Italia diversa da quella sin qui seguita.

A nostro giudizio, mentre è sempre deside­ rabile che, tra le persone e gli enti che debbono convivere nello stesso luogo e che hanno tante ragioni di contatto non esistano dissidi; e mentre riconosciamo non essere nemmeno desiderabile che

tante coscienze profondamente credenti continuino ad essere in lotta con se stesse tra i due con­ cetti di patria e di religione ; nello stesso tempo, pur desiderando che cessi il dissidio, non facciamo voti perchè si vada più in là e si stabilisca una vera intesa tra i due poteri. Tutta la storia d’ Ita­ lia sta a dimostrare quanto danno la nazione abbia sempre subito per la alleanza tra il trono e l’ altare, che quasi mai, uniti, cospirarono per il bene pubblico.

Nè può modificare questo nostro giudizio — che in fondo è un gravissimo timore —- l’esem­ pio moderno di altri paesi cattolici, i quali, come il Belgio, si trovano precisamente nella situa­ zione di un accordo tra la Chiesa e lo Stato. Il Belgio ha una tradizione politica molto diversa da quella dell’ Italia, ha le moltitudini più colte e più istruite che non siano quelle dell’ Italia, ma sopratutto non ha in casa il Papato, colla sua corte, coi suoi principi, coi suoi famigliari e con tutta quella coorte di genti, la quale, quando al dissidio fosse sostituita « l’ intesa » e quindi cessasse la pseudo-prigionia, si moltiplicherebbe senza fine.

V i vere insieme, giacché ciò è fatalmente ne­ cessario, senza ira come senza patti, ci sembra che sarebbe il massimo limite dei buoni rapporti tra lo Stato e la Chiesa.

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le grandi questioni che possono determinare tempi nuovi non sono mai in discussione, procede tran­ quillamente.

Troppo grande bisogno ha l’ Italia di una larga modernità di azione in tutti i suoi organi, perchè sia desiderabile una « intesa » che osta­ colerebbe più che mai ogni vivace aspirazione. Ma di tutto questo non vogliamo parlare che per incidenza ; della recente Enciclica Pon­ tificia il punto importante è la quasi completa autorizzazione ai cattolici di partecipare alla vita politica del Regno, ed il desiderio chiaramente manifestato che si costituisca, si organizzi e po­ liticamente si educhi un partito cattolico. Anzi è già stato nominato un Comitato che deve get­ tare le basi di questo nuovo partito e delinearne la azione.

Ora troppe e troppo interessanti sono le que­ stioni economiche che stanno sul tappeto perchè non sia da chiedersi quale possa essere 1’ atteg­ giamento di un partito cattolico di fronte ad esse. E tanto più viva deve essere la curiosità di conoscere tale atteggiamento, in quanto il « par­ tito cattolico », come tale, non ha mai avuto oc­ casione di manifestare a quali principi obbedisse nelle cose che sono estranee alla religione, ma che tuttavia interessano egualmente, se non più, la vita, così dei singoli individui come quella della nazione.

Non mancano è vero uomini, notoriamente cattolici, che nelle diverse questioni economiche hanno manifestata la loro opinione, ma sono opi­ nioni affatto personali e non la espressione di quello che deve in proposito pensare un partito. Anche i Pontefici sono talvolta entrati a discu­ tere con Encicliche od altri atti su questioni so­ ciali, ma lo hanno sempre fatto senza tener conto della scienza e quindi con poche formule vaghe che non valgono a determinare un pensiero od una guida sicura. E d’ altra parte, appunto per­ chè non esisteva sin qui un partito cattolico fun­ zionante, la parola della Chiesa non poteva es­ sere la espressione della collettività, se non in quanto essa Chiesa avesse la forza morale di im­ porre il proprio pensiero.

Domandiamoci: il partito cattolico, diventato partito politico, sarà liberale o protezionista? — Sarà propenso ad allargare od a restringere la legislazione sociale ? — Aiuterà i conservatori che sono stati dieci anni, prima di approvare la legge sugli infortuni del lavoro, ad essere ancora più lenti, o domanderà un movimento più energico? — Il concetto del partito cattolico sarà diretto ad aumentare la potenza dello Stato attribuen­ dogli sempre i più larghi uffici, ovvero seguirà i dettami della economia liberale che vorrebbe ridotta al minimo l’azione dello Stato? — Quale atteggiamento avrà il partito cattolico verso il socialismo, col quale sembrava che volesse mili­ tare nel 1898 e contro il quale ora invece prende parte alle elezioni politiche ?

E potremmo moltiplicare queste interroga­ zioni senza poter dare ad esse alcuna risposta.

Ma forse emerge chiaro che la natura stessa delle cose permette di prevedere qualche punto.

In Italia un partito cattolico non può avere lo stesso atteggiamento che ha in Germania, dove le circostanze, non occorre rammentarlo, sono così

diverse. Là il Centro prende una posizione contro od a favore del Governo secondo che può otte­ nere maggiori o minori concessioni a favore della popolazione cattolica, che e naturalmente in lotta colla protestante. Quindi la politica del Centro e in Germania o di difesa dei diritti dei cattolici, o di aiuto al Governo tutte le volte che dal Go­ verno possa ottenere la estensione di tali diritti. Il Centro non fu mai antinazionale, nemmeno quando parve difendere il guelfismo._

Nel Belgio pure le cose sono differenti ; là sono in lotta due partiti che si disputano il po­ tere per determinare l’ indirizzo dello Stato, il quale indirizzo può essere liberale o no, ma è sempre nazionale,

Ma in Italia può avvenire lo stesso? Coloro che saranno chiamati a far parte del partito cattolico, hanno già idee loro proprie so­ pra quasi tutte le questioni economiche e vanno dal più ampio culto alla libertà, fino al più spic­ cato socialismo di Stato. — Come saranno quindi uniti in un solo partito? — E forse il partito lascierà completa libertà di azione ai suoi singoli membri in tutte le questioni economiche che non tocchino i diritti o gli interessi delta Chiesa, mentre quando si tratterà di questi diritti ed in­ teressi esigerà la cieca obbedienza ai voleri delta Chiesa e per essa del suo Capo ?

Allora sarebbe evidente che la tacita intesa, senza rinuncia esplicita al potere temporale, vor­ rebbe dire : essere partito sparpagliato e liquefa- centesi in tutte le questioni di ordine civile — diremo così — e partito compatto o sicuro tutte le volte che si tratti della Chiesa e dei suoi interessi.

Chi non vede nei cattolici così eletti, tanti cittadini di Gand, che si adatteranno all’ ambiente fìnehè non si sentiranno abbastanza forti per as­ servire lo Stato alta Chiesa ?

In altri termini ; non vediamo nessuna pos­ sibile funzione di un partito cattolico come tale, se non quando abbia di mira i rapporti tra la Chiesa e lo Stato ; in tutte le altre questioni e sono pur innumerevoli, la concordia delle opinioni non può esistere, perchè la Chiesa, rimasta per secoli e secoli estranea a tutte le questioni che si discutono nella civile convivenza, non ha ne principi, nè esempi, nè regole, ne consuetudini che possano disciplinare i membri del partito cat­ tolico in un solo pensiero.

Fin da principio si dovrà necessariamente assistere a voti singolari e contraddittori tra i diversi individui o gruppi di individui che, ema­ nazioni del partito cattolico, fossero stati eletti rappresentanti del paese. Diciamo di piu ; non crediamo che a lungo andare i conservatori, che oggi sono così felici per l’ intervento dei cattolici

afta

urne, se ne troveranno contenti.

I

conserva- tori sono un tantino volteriani, e i cattolici nulla più aborriscono dei volteriani.

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Il credito agrario meridionale nel 1904

i.

Nel nostro numero del 19 febbraio, par­ lando d’ un esperimento iniziato dal Consorzio agricolo commerciale di Martina Franca, affretta­ vamo col desiderio la pubblicazione della con­ sueta .Relazione annua sul Credito Agrario eser­ citato dalla Cassa di Risparmio del Banco di Napoli. Il detto documenta venne poi in luce nella seconda metà di marzo. Se altre materie, richiamando con più urgenza la nostra, atten­ zione, ci distolsero dall’ esaminarlo, non e troppo tardi occuparcene ora.

Quest’ anno il Banco, e più precisamente a sua Cassa di Risparmio, doveva farsi per la prima volta un quesito: E’ il caso di allargare la base delle operazioni, destinando ad esse un maggior capitale, o invece di restringerla l Di fatti la legge 7 luglio 1901 autorizzava la Cassa di Risparmio a impiegare in operazioni di cre­ dito agrario due decimi dei suoi depositi (cioè, in quel tempo, sei milioni di lire) ma anche sta­ biliva che, decorsi tre anni, venissero esposti ì risultati ottenuti, acciò servissero di norma per restringere o per allargare la facoltà come sopra concessa. La Direzione Generale del Banco adesso propone che si lasci immutato lo stato delle cose. Restringere, scrive, sarebbe dannoso, anche ^ per lo effetto morale; di allargamento non vi e bi­ sogno, almeno per ora. -, Di fatti il progresso, manifestatosi dopo il primo anno d’ esercizio, continua sempre ; d’altra parte i sei decimi dei depositi si trovano ancora lontani dall’ essere assorbiti.

Che il progresso continui, lo dicono le citre. Nel primo anno d’ esercizio (1902) si ebbe un movimento di credito agrario per la somma di L . 143,891.23; nel secondo il movimento sali a L* 855163.20; nel terzo anno ha raggiunto la notevole somma di L. 1,360,562.97. La qual somma, dice giustamente la Relazione, non e gran cosa di fronte alle disponibilità della Cassa e ai bisogni dell’ agricoltura meridionale^ ma assume una considerevole importanza ove si tenga conto delle difficoltà non ancora del tutto vinte e de e condizioni d’ ambiente economico agrario nelle quali la legge deve applicarsi.

Una delle difficoltà è sempre consistita nella, scarsezza d’ Istituti intermedi, a mezzo dei quali la leo-o-e vuole che le operazioni di credito apia­ rio stano fatte : e nella scarsezza anco maggiore di quelli bene organizzati, dei quali si possa fidarsi e valga la pena servirsi. I pnmi, nelle varie provincie del Mezzogiorno e nella barde- o-na. al 31 dicembre 1902 non erano piu di 373, alla stessa data dell’ anno seguente era™> S1«. ' alla fine del decorso 1894 salivano a 628. Quelli validi, sui quali la Cassa di Risparmio può fare assegnamento, hanno fatto a un dipresso lo stesso ascendente cammino, poiché erano, alle tre date di cui sopra, 162, 293 e 324. La piu parte i, 144) erano Banche Popolari, ma si notano anche,^ ri­ spettivamente per alcune diecine. Consci zi e Sindacati agrari, Casse rurali e Casso di pre­ stanze agrarie, e per poche unita Società di

Credito agrario, Società di mutuo soccorso, Ban­ che agricole e Casse di risparmio. Gli Istituti però che abbiano effettivamente compiuto opera­ zioni furono nel primo anno soltanto 18, nel se­ condo 53, nel terzo 74.

Le provincie nelle quali questa forma di credito ha avuto maggiore applicazione sono: Foggia, Bari, Caserta, Reggio, Lecce, Aquila. Non ne avevano usufruito in precedenza, ma co­ minciarono a usufruirne nel 1904, le provincie di Napoli e di Campobasso. Quelle nelle quali la legge è rimasta inoperosa, nonostante tutti gli sforzi del Banco, sono: Cosenza, a cagione del rifiuto opposto dai locali Istituti, e Cagliari, per assoluta mancanza di enti intermedi.

Gli interessi riscossi durante il 1904 som­ mavano a L . 32,948.65, di cu i.L . 14,187.40 im­ putate ad utili dell’ anno stesso; ai quali ag­ giunta la quarta parte, in L . 10,627.b5, degli interessi provenienti dal risconto del portafoglio del 1903, si ha un totale profitti di L . 24,810.05, con una differenza in più rispetto al 1903 ai L. 14,129.13 e rispetto al 1902 di L . 23,73b.bb Come notammo in altri articoli, nell’ analiz­ zare le Relazioni degli anni precedenti, parecchi Istituti intermedi trovano spesso dittico tà e ri­ pugnanze ad esplicare 1’ opera loro, sia che repu­ tino di non ritrarvi sufficiente tornaconto, sia che non riescano ad interpretare a dovere il Regola­ mento. Anche quest’ anno la Relazione consacra un lungo capitolo alle obbiezioni mosse da co- testi Istituti, ai dubbi sollevati, ai quesiti pro­ p o s t ile ne emerge che la Direzione del Banco e sempre infaticabile e piena di buon volere nel ribattere obbiezioni non giuste, nel chiarire dub >i, nel risolvere quesiti. L ’ esame di questa parte del lavoro richiederebbe qui troppo spazio. .No­ teremo piuttosto che per diffondere l ’ esatta no­ zione del meccanismo del credito agrario e faci­ litarne il maneggio, il Banco ha ristampato m nuova edizione la Guida pratica dell agricoltore (e come allegato alla Relazione viene riportata per intero) il cui primo migliaio,-andato a ruba, erasi presto esaurito. Q • Se essa contenga tutto l’ occorrente e sia compilata con chiarezza, lo dice il seguente fatto.

U na Società cooperativa di provincia, invitata a valersi del fido della Cassa di Risparmio, aveva dapprima risposto che troppi erano gli ingranaggi burocratici e le formalità richieste dalla legge da' regolamento. Pregata di uscir dal vago . e di prendere esatta cognizione della bu id a 1

tica, ebbe poi a scrivere : « Letta e studi

tale Guida, viene a dissiparsi in noi la tema di dover accompagnare le richieste di prestiti agrari da troppi documenti e dimostrazioni e perciò senz’ altro veniamo a richiedere i fido agricolo al 3 1/2 per cento ai termini della legge ( odio 1901 e del relativo regolamento ».

” Trascriviamo quasi testualmente una interes­ sante pagina della Relazione, dove si 'Uipara in che mediocre modo funzionino certi piccoli Isti tuti di credito in alcune regioni del R eSn0’ e quanto sia solerte e utile la vigilanza de Banco

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regola-menti, e di accertarsi anche direttamente, me­ diante ispezioni, che le sovvenzioni fatte agli Istituti abbiano avuto la convenuta destinazione agricola. Alcune Associazioni, riferendosi a co- testa facoltà data alla Cassa del Banco, fecero esse stesse istanza per aver sopra luogo un fun­ zionario del nostro Istituto che osservasse i re­ gistri, che desse qualche consiglio circa la tenuta delle scritture contabili, che fornisse chiarimenti pel retto funzionamento dell’ azienda. Il Banco, nonché aderire di buon viso alle singole richie­ ste, credè anche opportuno di ritenere per sè le spese della missione. E molti inconvenienti e qualche irregolarità furono rilevati e corretti. Ma gli accertamenti diretti da parte del Banco non furono limitati alle sole Associazioni che ne fe­ cero richiesta: alcune ispezioni furono eseguite d’ ufficio nel decorso anno. I risultati non furono molto confortanti. Dovunque, e in più o meno larga misura, disordine amministrativo e conta­ bile; qua e là mancanza e imperfezione dei libri voluti dalla legge, arretrati di scritture con­ tabili, uso non certo corretto nè moderato di credito da parte degli amministratori, ecc. ecc. Conviene però qui dire subito che le osservazioni fatte dal Banco furono con grato animo accolte e ritenute dagli enti ispezionati, con espressa e formale assicurazione di subito eliminare ¡ rile­ vati inconvenienti. Solo da un Istituto si preferì sospendere addirittura le operazioni, piuttosto che provvedere al riordinamento amministrativo e contabile della azienda ; ma anche questo Istituto venne più tardi a miglior partito e le operazióni furono riprese. Un’ alti'a Associazione invece, che, contrariamente al proprio statuto sociale, somministrava a credito le merci, e per solo fine di lucro, anche ai rivenditori a minuto, venne nella decisione di soprassedere da ogni ulteriore Operazione di credito agrario, anziché seguire gli ammonimenti del Banco di cambiare indirizzo e rientrare nella legalità e finalità del patto so­ ciale. La ispezione ad una Cassa rurale pose anche in luce che, mentre il regolamento agrario faceva obbligo agli Istituti intermedi di non per­ cepire sui prestiti un interesse maggiore del

cinque per cento — ed . a quest’ obbligo gli Isti­

tuti eransi espressamente sottomessi con la do­ manda dì fido — nel fatto era risultato che l’ ac­ cennata Cassa agraria gravava i mutui del sei per cento, sotto pretesto di esserne autorizzata dall’ Assemblea generale dei soci. Di fronte a questa violazione della legge l’ Amministrazione della Cassa di Risparmio dispose — anche ad esempio per gli altri Istituti che credono poter non andare per la diritta via — che non si fosse fatto luogo all’ ammissione al risconto di altre cambiali, se prima la Cassa agraria non avesse provveduto alla restituzione, in favore dei sin­ goli mutuatari, dell’ indebito riscosso per mag­ giori interessi. E questa restituzione fu imme­ diatamente effettuata.

Rimarrebbe ora da far menzione di alcuni ritocchi stati introdotti nel Regolamento durante l’ anno 1904, nell’ intento di facilitare l ’ esercizio del credito agrario e di farlo penetrare nei luo­ ghi ove non ha avuto finora applicazione veruna.

Ne parleremo in un prossimo numero.

---Il movimento industriale nel Regno d’Italia(*}

Nello scorso numero ào\V Economista ci siamo proposti l’analisi più specifica del movimento in­ dustriale del R egno; ed ora, senza occuparci par­ ticolarmente di tutte le provinole, parleremo solo delle principali, notandone i resultati, nei diversi gruppi d’ industrie, in riguardo al numero sia degli opifici, sia dei lavoranti : i due indici più sicuri e diretti delle condizioni della industria di una Nazione.

Esaminiamo anzitutto le provincie maggiori. A riguardo del numero degli opifici l’ ordine de-crescente è questo : Prov. di Milano 5287 » » Firenze 4559 » » Roma 4052 » » Torino 3281 » » Napoli 2923 » » Palermo 2782 » » Genova 2101 » » Venezia 471

A riguardo invece dei numero dei lavoranti l ’ordine decrescente nelle stesse provincie risulta :

Prov. di Milano 160.182 » » Firenze 126,480 » » Napoli » Torino 70,769 » 66,883 » » Genova 53,110 » » Roma 30,241 » » V enezia 26,729 » » Palermo 16,017

L a diversità dell’ordine dei due quadri sud­ detti viene spiegata specialmente dalla qualità delle industrie alle quali gli opifici e i lavoranti sono rispettivamente destinati; e così, a pártele

industrie varie, che per qualche provincia però

sono importanti, si ha che la provincia di Milano ha 930 opifici destinati alle industrie metallur­

giche, 2147- alle alimentari e 1479 alle tessili.

Firenze ne ha rispettivamente 1478, 1533, 312; Roma 1436, 1531, 109; Torino 985, 1673, 220; Napoli 1006, 732, 229; Palermo 1085, 1409, 21; Genova 759, 843, 137 ; Venezia 232, 128, 58.

E d a riguardo del numero dei lavoranti la provincia di Milano ne ha 25,629 per le industrie

metallurgiche. 7782 per le alimentari, 94,268 per

le tessili', quella di Firenze 17,075, 5111, 7786 rispettivamente; di Napoli 35,458, 9666, 6777; di Torino 21,015, 3608, 34,1.27; di Genova 30,814, 4498, 12,276; di Roma 13,399, 5897, 1298; di Venezia 13,584, 769, 8947 ; di Palermo 7851, 5458, 260.

E ’ pure interesante, specialmente per lo stu­ dio di questioni economico-giudiziarie, conoscere i resultati delle industrie esercitate da detenuti negli stabilimenti penali. La provincia di Roma tiene il primo posto avendo 1400 detenuti lavo­ ratori; seguono Napoli con 1200, Cagliari con 900 circa, ed altre. Milano ne ha soli 364. Il numero totale dei detenuti lavoranti nel Regno è di 12,499, di cui 661 femmine; la industria principale da loro esercitata, com’ è da presumersi, è quella tessile, cui sono addetti 3050 uomini e 391 donne. V i sono però anche 1317 detenuti agricoltori.

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Abbiamo più volte parlato di industrie ca­ salinghe ; per le tessili si è calcolata 1’ esistenza totale nel Regno di 295,223 telai, dei quali il Compartimento della Sicilia ne ha 36,952, delle Marche 36,946. Le Calabrie meno di tutti 2935.

Esaminiamo ora le caratteristiche industriali più importanti delle provincie minori, sempre in riguardo al numero degli opifici e dei lavoranti, e seguiamo l’ordine con cui si trovano nel rias­ sunto del Ministero che abbiamo sott’occhio, cioè l’ordine alfabetico.

La provincia di Alessandria ha 1541 opifici di cui la metà destinata a industrie minerarie ; e in tutto 21,069 lavoranti. Q.uella di Ancona ha 1361 uomini che lavorano nelle officine mec­ caniche e cantieri, e 3133 occupati nelle indu­ strie tessili, per massima parte nella seta. La provincia di Bari ha uno sviluppo particolare delle industrie alimentari. Di 2723 opifici esistenti in tutta quella provincia, 1244 sono frantoi da olio, in cui lavorano 6339 operai su 17,763.

Le provincie di Belluno, Benevento e Ber­ gamo nulla han di speciale, e il loro movimento principale è accentrato nella macinazione dei ce­ reali. Bergamo però ha 34 officine elettriche aventi 4127 cavalli dinamici in 59 motori. La provincia di Bologna ha in totale 1684 opifici, di cui 712 destinati alle industrie alimentari. L a sola ma­ cinazione dei cereali porta 404 opifici con 1161 motori e 2752 cavalli-dinamici. I lavoranti sono nella totalità 21,228; ed è notevole lo sviluppo della lavorazione delle treccie e cappelli di pa­ glia (industria casalinga) che occupa oltre 7000 lavoranti, per maggior parte donne, al disotto dei 15 anni.

L a industria tessile è sviluppata assai nella provincia di Brescia che occupa circa 12 mila operai su 25 mila ; ma la metà circa dei suoi opifici che arrivano a oltre 3000 è diretta alle industrie alimentari che ne hanno 1424, con 1637 motori e 2958 cavalli-dinamici. E ’ caratteristica la provincia di Cagliari, il cui movimento è con­ centrato nelle industrie piombifere. Queste occu­ pano 15,620 operai su una totalità di 18,000 ; le industrie alimentari sono specialmente rappre­ sentate dalla pesca. E caratteristica e pure la provincia di Caltanisetta che su 21 mila operai e su due mila opifici ne ha 18 mila e 1100 ri­ spettivamente addetti alle industrie minerarie, specialmente dello zolfo.

Le provincie di Campobasso e Caserta hanno un movimento trascurabile ; quest’ultima un certo sviluppo della industria olifera.

Importante è la provincia di Como per la industria della seta. V i Sono 15 stabilimenti ba­ cologici, e circa 500 per la essicazione dei boz­ zoli, tessitura ecc. ; e su 79 mila lavoranti, circa 60 mila sono impiegati nella industria stessa.

Tralasciando altre provincie di minore im­ portanza che lavorano specialmente nell’ industria della macinazione cereali, sono notevoli quella di Ferrara per la industria dello : ucchero e per le in­ dustrie tessili, che occupano la maggior parte dei suoi operai, e quella di Livorno che su 9000 operai ne impiega 7000 nelle industrie metallurgiche e in specie nei cantieri navali, negli alti torni per produzione di ghisa, ecc. Quest ultima industria ha 11 motori con 3115 cavalli-dinamici.

In altre provincie come Lucca, Macerata e Mantova il movimento è scarso, ed equamente distribuito tra le varie industrie. E ’ notevole la provincia di Massa e Carrara, la quale su 1537 opifici ha 500 cave di marmo nelle quali tiene occupati circa 6000 operai, mentre 11 mila sono il numero dei lavoranti su tutta la provincia in tutte le industrie. La provincia di Messina su 3300 opifici ha circa 1000 frantoi da olio; quella di Modena ha grandemente sviluppata l’ industria della paglia che occupa circa 11 mila lavoranti su 16,900 e quella di Novara dà un forte con­ tributo alle industrie tessili, sviluppando coi mo­ tori destinati a questa 17,609 cavalli-dinamici su 40,000 di tutta la provincia e occupando 36,700 operai su 56 mila circa.

La provincia di Parma ha un piccolo svi­ luppo industriale ; quella di Pavia è notevole per avere 533 caseifici e latterie in cui impiega 1500 lavoranti, mentre il numero degli opifici destinato in genere alle industrie alimentari e quello dei lavoranti in generale sale a 1305 e 3555 rispettivamente. La provincia di Perugia, come già fu avvertito nel numero scorso, lavora prin­ cipalmente colle sue officine metallurgiche, ac­ ciaio per cannoni, rotaie ecc.; quella di Pesaro e Urbino si occupa della trattura della seta; quella di Pisa ha 10,600 lavoranti nella tessitura del cotone su 23 mila lavoranti di tutte le industrie nella intera provincia ; e quella di R eggio Ca­ labria ha 754 frantoi da olio, su oltre 2000 opi­ fici, in cui impiega 3230 operai su 14 mila.

E ’ notevole per la sproporzionata distribu­ zione dei lavoranti, la provincia di R eggio Emilia che su 8487 ne impiega 1341 nei caseifici che sono 363 e 3234 nella industria casalinga delle treccie e cappelli di paglia; ed è pure notevole Salerno che su 20 mila operai ne impiega 5800 circa nei frantoi da olio che sono 1658, mentre il numero degli opifìci di tutta la provincia

ascende a 2895. .

La provincia di Siracusa, ha la metà dei suoi operai (che sono oltre 8000) impiegati nelle industrie alimentari, pochissimi in quelle tessili, e ne ha buon numero occupati pure nella lavorazione delle ceste, scope ecc., e quella di Trapani ne ha circa duemila nella lavorazione e salazione_ del uonno e altri prodotti di pesca: lavorazioni ge­ neralmente non organizzate in veri e propri edi­ fici ; ha pure circa 1600 operai che lavorano in 210 fabbriche di botti, barili ecc. La provincia di Treviso lavora principalmente nell’ industria della seta, e cosi pure quella di Udine, la quale su 23,000 lavoranti ne occupa 12,700 nelle in­ dustrie tessili; infine Vicenza ha, su 35,000 la­ voranti, 10,200 occupati nell’ industria delle treccie e cappelli di paglia.

L e altre provincie, delle quali per brevità omettiamo di parlare, o hanno uno sviluppo in­ dustriale che, in confronto a quello delle provín­ ole cui abbiamo accennato, può considerarsi una

quantità trascurabile, o non hanno nessuna par­

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Sui provvedimenti a favore dei mutuatari

dei crediti fondiari in liquidazione

Abbiamo in una parte di questa discussione la prova più chiara del non intelligente forma­ lismo col quale si interpretano le leggi.

La legge sull’ esercizio del credito fondiario autorizza la emissione di cartelle al saggio del 5, del 4 1/2, del 4 e del 3 1/2 per cento, ciò implica che lo stesso saggio di interesse, li faccia per i mutui. Con queste disposizioni pare evi­ dente che il legislatore non può aver voluto in­ dicare delle cifre, assolute, non modificabili, ma. solamente delle esemplificazioni; il 6 0 /o era il massimo a cui a quel tempo, 1890-92, si potesse pensare, d’ altra parte mutui fondiari su una base di interesse superiore ài 5 0/0 non si possono nemmeno consigliare se non in specialissime con­ dizioni; il limite minimo del 3 1/2 per cento, dieci anni or sono, sembrava un saggio a cui sol­ tanto i nostri lontani nipoti potessero aspirare; era il tempo in cui Fon. Sonnino presagiva la catastrofe finanziaria ed economica del paese, chiamava Iddio a proteggere la patria.

E bbene; vi fu in questi ultimi anni conve­ nienza per alcuni Istituti di emettere cartelle, cioè fare o rinnovare mutui al saggio del 3.76 0 /o perchè il 3 1/2 pareva troppo basso, ed il 4 0 /o troppo alto; — chi lo crederebbe? prendendo alla lettera le disposizioni della legge, che parlano di 3 1/2 e di 4 per cento, i grandi Corpi deliberanti e consultivi dello Stato pensarono che emettere cartelle al 3 3/4 per cento fosse un infrangere la legge. E su questa questione, che vorremmo dire ridicola, ma che ci limiteremo a dire bizan­ tina, per il grande rispetto che professiamo ai corpi costituiti, si è reso impossibile per qualche anno la attuazione di operazioni di conversione dei crediti fondiari: conversioni che avrebbero tanto giovato, così ai mutuatari, come agli Istituti. E non basta. La legge bancaria del 1893 tolse giustamente la facoltà agli Istituti di emis­ sione di fare operazioni di credito fondiario, e pose quindi in liquidazione i crediti fondiari de­ gli Istituti stessi. E ’ notorio che, per una serie di motivi che qui è inutile .ricordare, i crediti fondiari degli Istituti di emissione avevano una duplice causa di' malessere : — prima, gli arre­ trati delle annuita si erano accumulati in quan­ tità pericolosa per la vita degli Istituti stessi; — seconda, molti mutuatari non erano in caso di pagare la annuità e meno ancora di mettersi in pari con gli arretrati.

Le cose però per molti mutuatari avrebbero potuto sistemarsi in modo più tollerabile se il debito rimanente avesse potuto ripartirsi su un maggior numero di anni. Ohiederono quindi e gli Istituti ed i mutuatari di poter rinnovare i loro contratti prorogando la restituzione del debito ancora esistente al massimo consentito dalla legge, cioè cinquanta anni.

Ecco però il bizantinismo che si affaccia un’ altra volta e dichiara che gli Istituti in li­ quidazione non possono fare mutui nuovi; invano si dimostra che che non si tratta di mutui nuovi, poiché il debito capitale rimane sempre lo stesso,

ma si tratta solo di riportare in più lungo nu­ mero di anni il debito rimanente dei mutui vecchi; i bizantini meditano p er anni se proro­ gare il pagamento di un mutuo voglia dire fare un mutuo nuovo.

Finalmente la insistenza degli interessati, che rappresentavano in questa circostanza quel così raro senso comune, condusse alla formazione di un progetto di legge che dirimerebbe queste difficoltà. E per fortuna maggiore una intelli­ gente Commissione Parlamentare ed un intelli­ gente relatore si affaticano a chiarire queste così gravi questioni. Giova qui, a giustificazione dei fatti, ricordare che la Camera elettiva contiene 212 avvocati; ciò spiega come le cose chiare e sem­ plici trovino tanta difficoltà ad essere accolte dalle leggi.

Il relatore, on. Majorana Giuseppe, così crede necessario di spiegare alla turba dei rappresentanti della nazione la questione del saggio di interesse.

« Ora, il legisltatore ha creduto, per ragioni che non è qui il luogo d’ indagare, e che han tratto a tutto l’ordinamento del Credito fondiario, ha creduto stabilire tassativamente la misura de­ gli interessi delle cartelle fondiarie che potranno essere emesse : il 5, il 4 */*,■ il 4, il 3 */* per cento. L e conversioni e le stesse trasformazioni, cioè l’ operazione in grande per tutto il titolo, o per larghe serie di esso, con opzione aperta ai portatori di cartelle, e l’ operazione minuta mutuo per mutuo con sorteggio di cartelle, emissione di cartelle nuove e relativo collocamento, e rimborso delle sorteggiate, le conversioni e le trasforma­ zioni, dunque, possono seguire dall’ uno all’ altro di codesti saggi ; e il seguire è appunto 1’ opera del mercato e delle singole aziende, non più dello Stato. Cosi abbiamo visto il Credito fondiario della cessata Banca nazionale compiere testé la riduzione della sua cartella dal 4 l/z al 4 netto, cifra a cui corrisponde l’ altra del 5 lordo della cartella del Banco di Sicilia ; onde può affermarsi che attualmente i due istituti si trovano nelle stesse condizioni.

« Una ulteriore conversione, o una trasfor­ mazione, sarebbe quindi oggi possibile, a tenore di legge, al 3.69 netto. In questo senso si è pure pronunciato il' Consiglio di Stato. E da ciò, pos­ siamo anche dire, una delle prime radici del pre­ sente progetto di legge.

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« Con tale proposta, non si esclude natural­ mente che la trasformazione segua anche, e di­ rettamente, al saggio inferiore del 3.50. Anzi Commissione e Ministero si sono concordati, m en-. tre ci si è, nel rendere al mercato e all’ industria del credito, una elasticità maggiore, e nel con­ sentire una ulteriore possibilità di riduzione al 3.25 e al 3 per cento. In tal senso, vi si pre­ senterà anche emendato. 1’ articolo primo del progetto ».

Ma con giuste considerazioni il relatore giu­ stifica la proposta della Commissione di non man­ tenere il limite minimo del 3 per cento per l’ interesse delle cartelle.

« E se per il presente non si può non ¡scon­ tare in parte, forse, la difficoltà nascente dalla necessità di costituire una nuova legge, e quindi si ha di fronte l’ostacolo del tempo che si perde nel preparare tale legge, sostenerla, condurla in porto, e l’alea insita in ciò stesso; perchè non si deve prevenire l’egual danno o pericolo per l’appresso? Le conversioni e le trasformazioni sono operazioni di economia e di finanza che si affidano all’ op­ portunità del momento, se non all’ attimo che fugge, per quanto lento possa essere, secondo la natura, il moto, nel caso del credito fondiario; conversione importa un periodo per Pozione al portatore delle cartelle, trasformazione importa una serie continua di operazioni che può attra­ versare gli anni. Ma P attendere la provvisione del mezzo sia pure legislativo, può perfino far perdere l ’ opportunità dell’ inizio, e render quindi impossibile o molto difficile P operazione, e però inutile o meno utile la relativa facoltà quando la si acquisti. Provvediamo dunque in tempo, mentre l’opportunità si porge.

« Erano scritte, anzi stampate, queste pa­ role, quando novelle richieste da parte di alcun istituto di Credito fondiario in esercizio perven­ nero alla Commissione, perchè nel progetto sul debito ipotecario s’ includa il tipo 3.25. La Com­ missione non ha che a confermare il suo buon viso a simili proposte, come ora ha fatto a pro­ posito degl’ istituti di emissione.

« E ’ ben naturale che noi teniamo presenti la condizione del mercato e quella dei singoli istituti mutuanti. Teniamo sopra tutto presente il fatto che il 3.75 è la possibilità immediata, la quale non pregiudica una augurabile possibilità maggiore. A ltri istituti, in esercizio, si dispon­ gono intorno al 3.50. Mancano quindi i ter­ mini per dire che non anche il 3.50 batte all porte. Ma ce n’ è abbastanza per dire che la per­ missione del 3.75 s’ impone. E, pel mercato, quando vediamo che la rendita, per la sua elevazione sopra la pari, batte di poco sotto il 4, come non ammettere che la cartella fondiaria, tenuto conto delle speciali condizioni alle quali è legata, e massime in questo caso trattandosi di istituti di banche di emissione, non possa sostenersi a un saggio d’ interesse immediatamente inferiore al 4, e quindi a uno inferiore ancor oltre, 0 pur tutto di colpo a questo ? ( _

« E ’ peraltro superfluo notare che non s in­ tende stabilire alcun rapporto di permanenza in alcun saggio d’ interesse, 0 di conversione o di trasformazione, con altri valori, e segnatamente con la rendita. Le condizioni dei singoli titoli, e

dei singoli emittenti s’ impongono insieme a quelle generali del mercato ».

Solamente ci domandiamo perchè si vuole che il legislatore fissi il saggio di interesse; quando la legge stabilisse, ad esempio, che gli Istituti

di Credito fondiario in liquidazione hanno fa ­ coltà di trasformare i mutui attuali in cartelle a p iù basso saggio di interesse, era tutto detto ;

la indicazione dei saggi è in contraddizione colle stesse considerazioni fatte dal relatore, che la legge prevede il presente, mentre sta per diven­ tare passato.

Il progetto di legge contiene altre disposi­ zioni dirette a facilitare queste trasformazioni dei mutui, disposizioni che hanno principalmènte carattere giuridico per ciò che riguarda. la ga­ ranzia ipotecaria.

Ma è importante l’ art. 5 del progetto di legge che 'esonera queste trasformazioni da qualunque tassa. Infatti si tratta di provvedimenti intesi a rendere possibile la continuazione di vita di pro­ prietà che si trovano a disagio; se su questi prov­ vedimenti la Stato percepisse anche una tassa, si metterebbe in contraddizione al fine stesso del provvedimento.

Ma molto interessanti sono le considerazioni che contiene la Relazione sopra altri punti che riguardano la tassa e la provigione nel caso di anticipata costituzione del mutuo, e su questo punto diremo in altro articolo.

R

i v i s t a

B

i b l i o g r a f i c a

A . G u a r n ie r i - V e n t im i g lia . - I confitti sociali.

— Torino, F.lli Bocca pag. 275 (L. 7).

Questo notevole lavoro che costituisce il X L V I I I volume della nota Biblioteca di scienze sociali edita dai fratelli Bocca di Torino, secondo l’ intendimento dell’ Autore, deve rappresentare il « programma della sua vita scientifica », conse­ guentemente vi sono contenute materie che po­ trebbero sembrare estranee al titolo, ove fosse inteso in un senso ristretto. Ma l’ Autore, par­ tendo dal principio che vivere vuol dire agire e

reagire, e che la serie delle azioni e delle reazioni

ha il limite necessario nello stabilirsi della pre­

valenza, che le relazioni si risolvono in conflitti

e questi in prevalenza, ne ritrae necessariamente che la vita stessa, organica ed inorganica, è rap­ presentata da una serie di conflitti.

Tutto il primo capitolo è rivolto alla dimo­ strazione di questo principio, e, sebbene a dir il vero 1’ Autore non dica cose nuove, ha però or­ dinata ed esposta la sua argomentazione in modo chiaro e preciso. E da questo punto di partenza egli viene a cercare gli elementi, diremo cosi, dei conflitti sociali, nelle costituzioni nazionali, e ne­ gli equivalenti sociali. Era i quali elementi av­ vengono i conflitti che sono esaminati dall’ A u­ tore sotto l’ aspetto della condotta individuale nei conflitti sociali, della repressione politica, della delinquenza sociale, della guerra.

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cabile scissione in due classi rigorosamente di­ stinte, 1’ una delle quali, senza far nulla, si ap­ propria redditi enormi e crescenti, laddove l’altra, più numerosa d ’ assai, lavora dal mattino alla sera della sua vita in contraccambio di una mi­ sera mercede; vede nella storia un triplice mo­ vimento in questi conflitti che hanno per base positiva il lavoro, « la formazione progressiva delle categorie inoperose e la correlativa forma­ zione di molteplici rami di attività manuale ed intellettuale ai quali esse vengono gradualmente applicandosi ; — l’ attenuazione progressiva del di­ ritto di arricchimento per privilegio, da parte degli inoperosi e la correlativa formazione di un diritto generale, che ha azione per tutti ugual­ mente, e va segnando la estinzione dei privilegi ; —- 1’ elevamento politico e giuridico delle categorie che si consacrano al lavoro e l’ elevamento delle loro condizioni di esistenza; con la formazione di un diritto sociale che assicura la personalità ai lavoratori e garantisce la loro attività produt­ trice, proteggendola con la tutela legale ».

A queste premesse, che l’ Autore spiega e forse non sempre felicemente esemplifica, ricerca i: diritti dei lavoratori, nella libertà di associa­ zione e di sciopero, ed esamina i problèmi della disoccupazione e della emigrazione. Cerca quindi la base psicologica dei conflitti sociali, e la mis­ sione dello Stato moderno nei conflitti stessi, di­ mostrando su quest’ ultimo punto, che l’ azione dello Stato nella soluzione dei conflitti non può ulteriormente abbandonarsi alla politica, ma deve affidarsi ad un corpo scientifico di cultori di so­ ciologia che, invece di coltivare un insieme di espedienti transitori, rivolgano le loro cure alla ragione d’ essere fondamentale degli Istituti e , delle leggi e ne armonizzino l’ ordinamento e le funzioni con le esigenze progressive dei tempi che avanzano.

E. S a lv i. - Prevenzioni contro i pericolosi alla

so-cietà. — Bari, Laterza e figli 1905, pag. 155

(L. 4.50).

A lla più precisa trattazione del tema l’ A u ­ tore premette alcune considerazioni di indole, di­ remo così, generale, che trattano « del fine umano e sociale » delle « leggi sociali e progresso civile » della « giustizia sociale » della « libertà indivi­ duale e so cia le », dei «b u on i e m alvagi», dei «delinquenti nati ed occasionali ». Questi pode­ rosi argomenti, ciascuno dei quali ha dato già luogo a voluminose discussioni e costituiscono quasi a dire il substrato della sociologia moderna, l’Autore tiene costretti in poco più di 40 pagine, non abbastanza quindi perchè le questioni sieno approfondite, e troppo forse se non tendevano che a dare occasione all’ Autore di fare una profes­ sione di principi. Così nella fondamentale que­ stione della quale discendono tutte le altre rispetto al diritto punitivo, se cioè alla scuola metafisica od alla positiva l’Autore appartenga, egli dichiara di « non esser schiavo dei dogmi delle vecchie scuole metafisiche, nè seguace servile delle no­ velle positiviste », e crede invece « che la vita dell’ uomo interiore abbia un sostrato fisiologico, costituito dalle naturali conformazioni degli or­ gani, donde nascono i sensi e le idee, ed un so­ strato psichico, costituito da tendenze ereditarie

connaturate allo spiri to ; e sebbene dominata dalla volontà che la regge sovrana, resti (la vita) forte influenzata dalla esteriore vita sociale ».

L e quali espressioni evidentemente conten­ gono una contraddizione in termini, essendo la volontà ad un tempo « sovrana » e « forte influen­ za ta ». Ed egualmente meravigliano espressioni come questa : « che i frenologhi dovrebbero negare la perfettibilità umana, poiché « come non è pos­ sibile modificare le circonvoluzioni e anfrattuosità del cerebro, così non sarebbe del pare possibile cangiare le tendenze che da quelle promuovono ». Da chi l’Autore abbia imparato che le circonvo­ luzioni e le anfrattuosità del cerebro non sono modificabili, in verità non si potrebbe immaginare.

In una parola tutta la parte generale del libro è un tentativo, non abbastanza riuscito, di mantenere una specie di equilibrio tra la vecchia metafisica ed il positivismo.

Molto migliori sono gli altri capitoli nei quali l’Autore con abbondanza di argomenti tratta del diritto penale positivo esaminando le misure di prevenzione come l’ ammonizione, la vigilanza spe­ ciale della P. S., il domicilio coatto e la depor­ tazione. D i questi istituti di prevenzione l’A u ­ tore fa un accurato esame critico, si compiace che i progressi della moderna democrazia tendano a restringerne la applicazione ai soli individui pe­ ricolosi, ed a mantenerli entro i limiti della più stretta e rigorosa necessità ; suggerisce infine le riforme che, secondo il modo di vedere dell’ A u ­ tore, dovrebbero modificare e radicalmente can­ giare detti istituti, affinchè possano arrivare allo intento per cui furono creati.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Ci è impossibile riassumere, i lavori parla; meiltari di questi giorni i quali procèdono af­ frettatamente in vista delle prossime vacanze. H Consiglio dei ministri aveva deliberato che venis­ sero discussi in questa settimana, vari progetti di legge, tra i quali più urgenti i provvedimenti sulle Ferrovie complementari, il riordinamento della circolazione delle monete di bronzo di o nikel, la restaurazione del palazzo della Cassa di risparmio postale a Roma, la riduzione della tariffa postale, i provvedimenti sul dazio consumo.

Alla Camera è stato sottoposto anche l'eserci­ zio provvisorio di alcuni bilanci per un mese, in riguardo specialmente al Senato, affinché possa esaminarli con calma. Degna di nota fu la di­ scussione circa il bilancio di assestamento e quello di previsione per l’ emigrazione, discussione che fu veramente ampia ed elevata. Ne fu relatore l’ on. Falletti ; e dopo il suo discorso il bilancio venne approvato.

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del-l’ attività dei deputati. L a Camera apende circa 164 mila lire in stampati con tendenza all’ au­ mento come, aopra, la quale tendenza si riscon- stra del pari nel capitolo Materiale e spese di­

verse, che ammonta a L . 210,627. La Biblioteca

consuma 25 mila lire per compera di libri, rile­ gature, abbonamenti ai giornali. Il complesso del bilancio della Camera sale alla non indifferente cifra di 898,467 lire di spese, ed è pure note­ vole che questa rappresenta 18,357 lire di au­ mento sullo scorso anno, senza contare che il personale di servizio domanda di continuo mi­ glioramenti, che peranco non furono effettuati.

— La Commissione della Camera, incaricata di esaminare il progetto presentato dal Ministro delle poste e telegrafi, d’ accordo con quello del tesoro, circa la riduzione della tariffa postale, ha presentato delle modificazioni che invero cam­ biano radicalmente il progetto stesso. E così la Commissione vorrebbe: che dal 1° luglio 1905 fosse ridotta da cent. 20 a 15 per ogni 15 grammi di porto o frazione di 15 grammi di peso mag­ giore, la tassa di francatura delle lettere e dei biglietti postali indirizzati fuori del distretto, coll’ amento da 2 a 5 cent, di quella delle car­ toline illustrate e dei biglietti da visita; che la sopratassa sulle corrispondenze insufficientemente francate fosse stabilita in ragione del doppio della differenza tra la francatura applicata e quella dovuta; che le stampe con corrispondenza abu­ siva non avessero corso; che infine per la corri­ spondenza di cui all’ art. 57 del testo unico delle leggi postali, la tassa di francatura delle lettere fosse di cent. 10 per ogni 15 grammi o frazione di 15 grammi di peso maggiore.

— La Commissione Parlamentare che esa­ mina le tre convenzioni ferroviarie pattuite dal Governo con le Società Veneta, Secondarie R o­ mane e colla Società delle Meridionali in dipen­ denza del nuovo assetto ferroviario, ha approvato un ordine del giorno col quale la Commissione,

« considerando che per la convenzione con la Società delle Strade Ferrate Meridionali non si riscontrarono gli stessi caratteri di assoluta ur­ genza riscontrati per le convenzioni con la Società Veneta e collo Secondarie Romane,

« e ritenendo che occorrono per la gravità del problema che implica, ulteriori studi,

« delibera all’ unanimità di portare alla Ca­ mera la relazione sulla convenzione colla Società Veneta e su quella con la Società delle Secon­ darie Romane, e passa per quest’ultima alla no­ mina del relatore ».

A relatore è stato nominato l’ on. Gustavo Monti.

— È interessante la statistica degli impianti elettrici, testé pubblicata, a seconda della quan­ tità di energia elettrica sviluppata dalle diverse nazioni, tra le quali risulterebbe avere il primato l’ Italia : Italia Francia Svizzera Germania Svezia Austria Inghilterra Prussia cr valli 210,000 » 161,343 » 133,302 » 81,077 » 71,000 » 16,000 11,906 » 10,000

— È stato emesso a Londra un prestito brasiliano di oltre 3 milioni di sterline al 5 per cento, dai signori RottiseloId. L ’ ammontare di questo prestito è il saldo di quello di 8,500,000 sterline del 1903. Il prezzo di emissione dell’ at­ tuale prestito è stato del 97 per cento in luogo di quello 90 per cento del 1903. La rendita an­ tica del 1903 è quotata 99 per cento.

Il prodotto servirà al miglioramento del porto di Rio Janeiro. Il prestito fa parte del Debito del Brasile ed è specialmente garantito dai rica­ vati dei docks e da una tassa imponibile sull’en­ trata delle merci straniere. Il nuovo titolo è quo­ tato all’ 1 per cento di premio. La sottoscrizione fu chiusa qualche ora dopo l’ apertura degli sportelli.

-*• In momenti così critici per la Russia, va rilevato, per quello che può valere, il movimento delle entrate e delle uscite del Tesoro russo.

Nei primi due mesi del 1901 lo stato di cassa si presenta così in migliaia di rubli : Bilancio ordinario: Entrate 342,139 contro 352,453 del­ l’ anno precedente (differenza in meno 9,514,000 rubli). Spese : 339,070 contro 355,926 dell’ anno precedente (differenza in meno 16,856,000 rubli). — Bilancio straordinario : Entrate 80,434, cioè 540.000 rubli più dell’ anno precedente ; Spese : 169,362 contro 35,926 dell’ annata precedente cioè 135.436.000 rubli in più.

Rassegna del commercio internazionale

Il commercio inglese nei primi cinque mesi del 1905. — E ’ stato pubblicato il resoconto del movimento commerciale inglese nei cinque primi mesi dell’ anno; lo pubblichiamo, confrontato, al solito, con quello dello stesso periodo dell’ anno precedente, in aggiunta al resoconto trimestrale che abbiamo dato nel numero scorso :

Importazione 1905 1904

Bestiame, sostanze aliment.

e tabacchi 91,090,000 92,700,000

Materie greggie 77,500,000 78,400,000 Oggetti manifattur. 59,200,000 56,700,000 Generi diversi e pacchi post. 1,000,000 1,000,000 229,600,000 328,000,000

Per le sostanze alimentari, adunque (compresi i tabacchi), si ha una diminuzione di 800,000 sterline; per le materie greggie di 980,00'J. Gli oggetti manifatturati furono invece in quest’anno importati in più per oltre due milioni ; i generi diversi si sono conservati, in cifre tonde, alla pari.

Esportazione 19)5 1904

Bestiame, sostanze aliment.

e tabacchi 6,400,000 5,700,000

Materie greggie 14,600,000 14,500,000 Oggetti manifattur. 107,200,000 98,300,000 Generi diversi e pacchi post. 1,800,000 1,500,000 129,700,000 120,000,000

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ebbe l’ esportazione degli oggetti manifatturati inglesi.

E ’ da osservare pure che il commercio di transito fu di 33.600,000 contro 31,400,000 ster­ line dello stesso periodo, dell’anno precedente.

Il commercio della Francia nei primi cinque mesi del 1905. — Pubblichiamo anche della Fran­ cia il resoconto commerciale di questo periodo col solito confronto col 1904, stesso periodo, in franchi ;

Importazione

Sostanze alimentari Materie necess. all’incl. Oggetti manifatturati 1905 315.136.000 1,379,690,000 354.724.000 1904 323.474.000 1,281,293,000 352.246.000 2,049,550,000 1,157,013,000

Risulta da questo prospetto un aumento di circa un miliardo per questo solo breve periodo, dovuto specialmente all’aumentata importazione delle materie necessarie all’ industria, poiché anzi le sostanze alimentari furono in diminuzione di circa otto milioni.

Esportazione 1905

Sostanze alimentari 273,553,000 Materie necess. all’ ind. 503,433,000 Oggetti manifatturati 968,368,000 Pacchi postali 146,395,000 1904 261.244.000 499.155.000 900.942.000 135.880.000 1,891,879,000 1,797,221,000

Nell’ esportazione francese quindi si verifica pure un aumento ; però esso è ben lungi dalla differenza riscontrata per l’ importazione.

Il commercio del Belgio nel 1904. — Il re­ sultato generale del movimento commerciale belga, pubblicato dal Ministro delle Finanze e dei La­ vori pubblici del Regno sono superiori, nel 1904, a quelli dell’ anno precedente. Il commercio d’ im­ portazione si è elevato nel 1904 a 2,618,945,000 franchi, mentre nel 1903 il movimento fu_ 2,542 milioni di franchi : ciò dà un aumento quindi di circa 76 milioni, e cioè del 3 per cento.

Per l’esportazione il commercio, che nel 1903 fu di 1,996,875,000 fr., si è nel 1904 elevato a 2,055,000,000, ossia riportò un aumento di 58 mi­ lioni circa, e cioè del 3 per cento.

I diritti di dogana furono, nel 1904, 50,184,412 franchi contro 50,435,082 del 1903; si verifica adunque una semplice diminuzione di 250,670 franchi ; ossia dell’ 1 per cento.

Quanto al commercio speciale, diamo le voci principali : Importazione Amido Animali vivi Armi Legname Caffè Cotoni Frutti Olì vegetali Macchine Metalli Tessuti Vegetali 1904 1903 (Migliaia di franchi) 2,618, 2,897 46,006 48,565 1,860 1,711 147,920 136,692 66,359 22,830 48,196 42,089 14,280 14,177 24,190 24,816 49,172 48,224 137,177 132,305 75,086 76,014 165,883 178,091

I quali prezzi, uniti a quelli di tante altre voci minori, danno un totale generale di 2,618,955 pel 1904 contro 2,542,214 migliaia di franchi pel 1903.

Ecco ora le stesse voci per la esportazione:

1904 1£03 (Migliaia di franchi) Amido 5,975 5,976 Animali vivi 30,930 29,396 Armi 20,546 16,287 Legname 12,015 13,036 Caffè 12,159 194 Cotoni 150,624 148,795 Frutti 24.374 9,287 Olì vegetali 19.383 20,092 Macchine 112,960 100,430 Metalli 269,518 260,936 Tessuti 74,520 69,744 Vegetali 88,883 86,670

Questi prezzi uniti ad altri danno un totale generale di 2,055,281, che rappresenta il valore della esportazione belga pel 1904 in migliaia di franchi contro 1,996,875 del 1903.

L’Istituto internazionale d’agricoltura

La Conferenza per l ’ Istituto Internazionale d ’ agri­ coltura, convocata sotto gli auspici di S. M. il Re d’ Italia dal R. Governo italiano, si è riunita a Roma, al Palazzo Corsini, il 28 maggio 1905,

Gli Stati dei quali segue l ’ enumerazione hanno preso parte alla Conferenza per la quale avevano no­ minati i seguenti delegati, non avendo assistito -alle sedute i Delegati della Bulgaria, che aveva aderito alla Conferenza:

Seguono i nomi dei delegati, aventi la rappresen­ tanza della Germania, dell’ Argentina, dell’ Austria, dell’ Ungheria, del Belgio, del Brasile, del Cilì, della Cina, del Cost-Riea, di Cuba, della Danimarca, del­ l’ Equatore, della Spagna, degli Stati Uniti d’America, degli Stati Uniti del Messico, dell’Etiopia, della Fran­ cia, della Gran Brettagna, della Grecia, del Guatemala, dell’ Italia, del Giappone, del Lussemburgo, del Mon­ tenegro, del Nicaragua, della Norvegia, del Paraguay, dell’ Olanda, del Perù, della Persia, del Portogallo, della Rumania, della Russia, del Salvador, delja Ser­ bia, della Svezia, della Svizzera, della Turchia, del­ l ’ Egitto, dell’ Uruguay.

Il protocollo continua cosi:

In una serie di riunioni, tenute dal 29 maggio al 6 giugno 1905, nelle quali i sopra nominati delegati sono stati costantemente animati dal desiderio di con­ cretare, nella misura più larga possibile, l ’ idea alla quale si è ispirata l’ iniziativa di S. M. il Re d’ Italia, la Conferenza ha formulato il seguente testo di una Convenzione che avrà la data fìssa di oggi, 7 giu­ gno, 1905, e che sarà sottoposta all’ approvazione dei rispettivi Governi per essere firmata, in caso di accet­ tazione, da Plenipotenziari nominati a questo scopo ; Art. i. — E’ creato un Istituto Internazionale per­ manente d’ agricoltura, con sede in Roma.

Art. 2. — L ’ Istituto Internazionale d ’agricoltura deve essere una istituzione di Stato, nella quale cia­ scuna Potenza aderente sarà rappresentata da delegati di sua scelta.

L ’ Istituto sarà composto di un’Assemblea generale e d ’ un Comitato permanente, la cui composizione e le cui attribuzioni sono determinate nei seguenti articoli.

Ari. 3. — L ’Assemblea generale dell ’ Istituto sarà composta delle rappresentanze degli Stati aderenti. Ogni Stato, qualunque sia il numero dei suoi delegati, avrà nell’ Assemblea diritto ad un numero di voti che sarà determinato dal gruppo al quale appartiene, e di cui sarà fatta menzione all’articolo 10.

Art. 4 . — L ’Assemblea generale elegge nel suo seno un Presidente e due Vice-Presidenti per ogni sessione.

Le sessioni avranno luogo nelle date fissate dal­ l ’ultima Assemblea generale e su un programma pro­ posto dal Comitato permanente ed approvato dai Go­ verni aderenti.

Art. 5. — L ’Assemblea generale ha l’ alta direzione dell’ Istituto Internazionale d ’ agricoltura.

(11)

Essa stabilisce la cifra totale delle spese, controlla ed approva i conti. Essa presenta all’ approvazione dei Governi aderenti le modificazioni di qualsiasi natura che importino un aumento delle spese o un ’ estensione delle attribuzioni dell’ Istituto. Essa stabilisce la data delle sessioni. Essa fa il suo regolamento.

Per la validità delle deliberazioni sarà richiesta la presenza nelle assemblee generali, di delegati che rap­ presentino due terzi dei voti degli Stati aderenti.

Art. 6. — Il potere esecutivo dell’ Istituto è affidato al Comitato permanente, il quale, sotto la direzione e il controllo dell’ Assemblea generale, ne eseguisce le deliberazioni e prepara le proposte che devono esserle presentate.

Art. 7. — Il Comitato permanente è composto di membri designati dai rispettivi Governi. Ciascuno Stato aderente sarà rappresentato nel Comitato perma­ nente da un membro. Tuttavia la rappresentanza di uno Stato può essere affidata a un delegato di un al­ tro Stato aderente, a condizione che il numero effet­ tivo dei membri non sia inferiore a quindici.

Le condizioni di voto nel Comitato permanente sono le stesse di quelle indicate all’ art. 3 per le As­ semblee generali.

Art. 8. — 11 Comitato permanente elegge tra i suoi membri, per un periodo di tre anni, un presidente e un vice-presidente, i quali sono rieleggibili.

Esso fa il suo regolamento interno: vota il bilan­ cio dell’ Istituto nei limiti dei crediti messi a sua di­ sposizione dall’ Assemblea generale: nomina e revocai funzionari e gli impiegati del suo ufficio.

Il segretario generale del Comitato permanente esercita le funzioni di segretario dell’ Assemblea.

Art. 9. — L ’ Istituto limitando la sua azione al campo internazionale, dovrà:

a) concentrare, studiare e pubblicare nel più breve termine possibile le informazioni statistiche, tecniche o economiche, riguardanti la coltura, la pro­ duzione tanto animale quanto vegetale ; il commercio dei prodotti agricoli ed i prezzi praticati sui diversi mercati ;

b) comunicare agli interessati, nelle stesse con­ dizioni di rapidità, tutte le informazioni di cui si è ora parlato;

c) indicare i salari della mano d ’ opera rurale; d) fare conoscere le nuove malattie dei vegetali che si manifestassero sopra un qualunque punto del globo, coll’ indicazione dei territori colpiti, il corso della malattia, e, se è possibile, i rimedi efficaci per combatterle;

e) studiare le questioni riguardanti la coopera­ zione, 1’ assicurazione ed il credito agrari, in tutte le loro forme; riunire e pubblicare le informazioni che potrebbero essere utili nei vari paesi all’ organizza zione di opere di cooperazione, di assicurazione e di credito agrari;

f) presentare, ove occorra, all’ approvazione dei Governi, provvedimenti per la protezione degli inte­ ressi comuni agli agricoltori e pel miglioramento delle loro condizioni, dopo essersi preventivamente fornito di tutti i mezzi d’ informazione necessari, come : voti espressi dai Congressi internazionali o da altri Con­ gressi agricoli e di scienze applicate all’ agricoltura, Società agricole, Accademie, Corpi scientifici, eco.

Tutte le questioni che riguardano gli interessi eco­ nomici, la legislazione e l ’ amministrazione d ’ un sin­ golo Stato dovranno essere escluse dalla competenza

dell’ Istituto.

Art. io. — Gli Stati che aderiscono all’ Istituto saranno classificati in cinque gruppi, secondo il posto che ciascuno di essi crede doversi attribuire.

Il numero dei voti di cui ciascun Stato dispone ed il numero delle unità di quotazione saranno stabi­ liti secondo le due seguenti progressioni:

Gruppi di Stati Num. dei voti Unità di quotazione

T 5 16

II 4 8

III 3 4

IV 2 2

V 1 1

In ogni caso la contribuzione corrispondente a ciascuna unità di quotazione non potrà mai superare la somma di fr. 2500 al maximum.

A l titolo transitorio la quotazione pei due primi anni non potrà eccedere la somma di fr. 1500 per unità. Le Colonie, a domanda degli Stati dai quali di­ pendono, potranno essere ammesse a far parte dell Isti­ tuto alle stesse condizioni degli Stati indipendenti.

Art. 11. — La presente Convenzione sarà ratificata e le ratifiche verranno scambiate al più presto possi­ bile, mediante la loro presentazione al Governo ita­ liano.

In fede di che, i delegati intervenuti alla-seduta finale d ’ oggi hanno firmato il presente atto.

Patto a Som a il sette giugno mille novecento cin­ que, in un esemplare che sarà depositato presso il Mi­ nistero degli Affari Esteri d ’ Italia e del quale copie certificate conformi verranno rilasciate a tutti gli Stati rappresentati alla Conferenza.

L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O

al 31 Maggio 1905

Il Couto di Cassa del Tesoro al 31 maggio 1905 dava i seguenti risultati :

Fondo di Cassa alla chius. dell’ eserc. 1903-01. L. 351,499,268.86 » » al 31 maggio 1905 . . . » 411,604,345.98

Differenza in più L. 60,105,077.12

Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al 31 maggio 1905 :

Per spese di bilancio. . L.l,4i.0,283,4578) Debiti e crediti di tesoreria » 3,185,576,270.42

Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 31 maggio 1905:

Per entrate di bilancio. . L .l,6i5,328 583.45 j 4,668,058,729.57 Per debiti e cred. di tesor. >> 2,990,735,136.12 ) Eccedenza degli incassi sui pagamenti . L. 60,199,001.35

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 maggio 1905 risulta dai seguenti prospetti :

4,605,859,728.22

D E B I T I

Buoni del T e s o r o ... Vaglia del Tesoro . . . Banche, Anticipazioni statutarie A m m . Debito Pubb. in conto cor. infrutt

» Fondo Culto » » » Altre Ammin. in conto corr. fruttifero Cassa Depositi e Prest. in conto corr. frutt Altre Amm. in conto corrente infruttifero Cassa Depositi e Prest. in conto corr. infr Incassi da regolare. . . . . . Biglietti di Stato emessi per l’art. 11 della

legge 3 marzo 1898, n. 47 . . Operazione fatta col Banco di Napoli per

effetto dell’ art. 8 dell’allegato B alla legge 17 gennaio 1897, n. 9 Totale debiti L. al 30 , al 31 giugno maggio 1904 1905 migliaia migliaia di lire J di lire 193,840 167,263 21,107 30,842 247,381 15,5761 559, 60,958 ! 20,195 37,402 ' 33,519 140,000 193,607 18,027 46,447 966 39,691 24,108 11,250 11,250 31,850 673,641 29,970 702,474 C R E D I T I al 80 giugno 1904

Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti t artic. 21 della legge 8 agosto 1895 . L. i Amministrazione del Debito Pubblico per

pagamenti da rimborsare .

Amministrazione del fondo per il Culto . Cassa Depositi e Prestiti per pagamenti da rimborsare . . ... | Altre amministrazioni . . . • ; Obbligazioni dell’ Asse Ecclesiastico . . ; Deficenze di Cassa a carico dei contabili j del T e s o r o ... D i v e r s i ... ... Operazione fatta col Banco di JNapoIi per

effetto dell’ art. 8 dell’allegato B alla legge 17 gennaio 1897, n. 9.

Totale dei crediti L. Eccedenza dei debiti sui crediti . . »

Totale come sopra L.

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