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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1278, 30 ottobre

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L’ ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A T I

Anno XXV - Voi. XXIX

Domenica 30 Ottobre 1898

N. 1278

IL GOVERNO E IL PREZZO DEL GRANO

Assistiamo a uno spettacolo non nuovo davvero ma sempre interessante. Il governo vuol conoscere i movimenti di grano all’ interno, minaccia i suoi fulmini agli speculatori, tiene un grosso stock di grano e fa sapere che è disposto a cederne una parte a un prezzo conveniente, tutto questo non to­ glie che i prezzi del grano siano tornati alti e che nuovi aumenti ci minaccino. Per chi non è ignaro della storia dei provvedimenti annonari, per chi co­ nosce i resultati delle ingerenze governative nel commercio dei cereali, nessun argomento di mera­ viglia in ciò che avviene presentemente ; commen­ tando brevemente la circolare dell’ on. Fortis ave­ vamo già preveduta la sostenutezza dei prezzi. Ma la questione è troppo grave e nuovi errori ci m i­ naccia la sapienza del governo per non dover tor­ nare sull’ argomento ed esporre la nostra opinione che non sarà all’ unisono con quelle che vediamo sciorinate sui giornali, con grande abuso di grossi paroioni, ma non sarà meno franca e sincera.

La politica del governo italiano riguardo ai ce­ reali è stata delle più insipienti che si conoscano e questo diciamo sia pel ministero precedente, che per l’ attuale. Non è questione qui di libertà di commercio o di protezionismo, ma di buon senso e di prudenza. Ricordiamo che quest’ anno avemmo una serie di provvedimenti alcuni dei quali tardivi, altri inopportuni, proprio pel grano. Con decreto del 23gennaio il dazio vien ridotto da 7 .5 0 a 5 lire al quin­ tale sino al 30 aprile, con la legge d i febbraio l ’ esen­ zione è prorogata a tutto maggio, col decreto 5 mag­ gio si abolisce il dazio sino al 30 giugno, con altro decreto 29 maggio si fìssa il dazio* in lire 5 da ap­ plicarsi dal 1° luglio al 15 dello stesso mese, con decreto del 10 luglio si proroga sino al 15 agosto 1’ applicazione del dazio di 5 lire ed effettivamente dal 15 agosto in poi siamo sotto il regime anteriore al 23 gennaio, cioè il dazio in oro è di lire 7.50.

In tutti questi provvedimenti è palese una du­ plice preoccupazione : ritardare, quanto più è possi­ bile, l’ abbandono parziale o totale del dazio richiesto dai tumulti popolari e dai voti di qualche ente pub­ blico e privato, rimettere quanto più presto è pos­ sibile il dazio di lire 7.50, E ciò per un duplice ordine di considerazioni, finanziarie le une, economi­ che le altre. Per far in modo, cioè, che I’ erario avesse la maggior somma possibile del dazio e la protezione doganale fosse vulnerata il meno possi­ bile o pel tempo più breve. Che il governo sia riuscito nei suoi intenti può darsi, ma è certo che

ha dato al commercio un indirizzo perturbatore, che ha influito sinistramente sul suo normale andamento e ha generato la convinzione che per ottenere qual­ che provvediménto riparatore, bisogna proprio che l'acqua arrivi alla gola e minacci di soffocare la popolazione.

Quasi non bastassero i provvedimenti che abbiamo ricordato, il Governo si è fatto incettatore di grano così da averne oggi, dopo che ne ha venduto ai Co­ muni una certa quantità nei mesi scorsi, uno stock considerevole, superiore al mezzo milione di quintali. Della speculazione del Governo in questo ramo di commerciti ci siamo già occupati a proposito delle spiegazioni fornite dal genera!.' Tarditi agli elettori di Fossano (vedi VEconomista n. 1269). Quella spe­ culazione è stata assai disgraziata e la cronaca rac­ conta^ questo proposito, dei fatti che amiamo cre­ dere non sieno veri ; certo è che gli acquisti furono fatti con poca cognizione dei bisogni del paese e a prezzi non sempre buoni. Ma intanto, e lo ammet­ teva lo stesso generale Tarditi, il Governo perdeva qualche milione, che non potrà certo ricuperare ora, perchè si propone anzi di vendere il grano a prezzi inferiori a quelli di costo e di mercato per tener testa alla speculazione. Questo è infatti il consiglio che gli danno alcuni giornali, come la Tribuna del 28 corr., la quale dice al Governo: aprite i vostri magazzini, e punite gli incettatori facendo loro concorrenza a patti onesti. E il giornale romano aggiunge che « non tema, facendolo, le critiche dei dottrinari dell’ economia, e più ancora le sciocche accuse dei cosiddetti amici del popolo, invocanti l’ interesse dell’ erario ». Curioso modo di ragionare; come se le perdite dell’ erario non do­ vessero essere poi pagate dal popolo, con la infinita serie di imposte e tasse che lo colpiscono ad ogni momento.

E quanto ai dottrinari dell’ economia, non cre­ diamo che essi preferiscano alla vendita del grano il suo deterioramento nei magazzini, così da renderlo inservibile per l’alimentazione. Poiché l’ ha comperato, bisogna bene che il Governo si decida a venderlo; se mai, procuri di rimetterci il meno possibile per non dover accrescere il già sensibile disavanzo del bilancio.

Ma, per tornare al punto che più ci interessa ora, ci par chiaro che le speculazioni del Governo da un lato, del Governo - si noti - che ha raccolto uno

stock tra i 500,000 e i 600,000 quintali, l’ aumento

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in attesa che la situazione del mercato granario si chiarisca meglio, vi sarà certamente; questo si ve­ rifica sempre, quando l’ incertezza domina sul mer­ cato e sarebbe strano non si verificasse anche ora. Ma non si tratta di accaparramenti, come credono quei giornali che ad ogni aumento di prezzo sognano chi sa quali nefande speculazioni, si tratta di quella riservatezza dei venditori non ancora bisognosi di vendere, che naturalmente vogliono vedere come si delinea l’ andamento dei prezzi in un’ annata, nella quale il raccolto è stato medio, ma i bisogni sono maggiori perchè le forti deficienze dell’ annata scorsa hanno esaurito tutti i depositi. Invero, se noi con­ sultiamo i dati ufficiali, possiamo vedere facilmente che il raccolto nelle isole e nella parte meridionale d’ Italia non è stato molto abbondante, fu inferiore a quello del 1896 per quasi 3 m ilioni di ettolitri. Infatti, ecco un confronto per gli ultimi tre anni:

1898 1897 1896

Italia Settentrionale (Ettolitri) (Ettolitri) (Ettolitri) (Piemonte, Lombardia, Ve­

neto, Lignria ed Emilia). 17,310,000 10,299,600 17,402,190

Italia Centrale

(Toscana, Marche ed Um­

bria, Lazio) . . . . 10,180,00) 6,612,800 9,280,000

Italia Meridionale e Isole

(Regione merid. adriatica. Idem, mediterranea, Si­

cilia, Sardegna) . . . 19,510,000 13,727,700 22,299,180

To t a l e. 47,000,000 30,630,000 51,180,000

Del resto bisogna tener conto del raccolto mon­ diale e questo secondo le ultime valutazioni è su­ periore a quello del 1896. Infatti il Floating Cargoes

Evening List di Dornbusch calcola che complessiva­

mente sia di 957 milioni di ettolitri, contro 841 mi boni e mezzo nel 1897 e 863.3 milioni nel 1896. Però, è bene notarlo, il raccolto dell’ Europa sarebbe di 326 milioni contro 352 nel 1896 e 429 nel 1897 ; l’au­ mento del raccolto mondiale deriva da quello del­ l’America e questa considerazione ha le sua impor­ tanza, perchè l ' Europa avrà bisogno nel suo in ­ sieme anche quest’ anno di una quantità considere­ vole di grano d’ America.

Per ora, ad ogni modo, agli Stati Uniti i prezzi rimangono bassi, tra 70 e 80 cents, secondo l’ epoehe di consegna, quindi non pare che le previsioni che ivi si fanno siano anche solo lievemente pessimiste.

In tale condizione di cose è evidente che il rin ­ caro manifestatosi in Italia è un fenomeno nostro, assolutamente nostro. Noi abbiamo il dazio sul grano più alto che vi sia nel mondo, essendo di L . 7,50 in oro, che oggi voglion dire circa 8,25 e anche più se si calcola l ’interesse sul capitale impiegato; abbiamo tariffe di trasporto elevate, il commercio minacciato dal governo, che alla sua volta ha acqui­ stato e si presume possa acquistare ancora grosse partite di grano. Tutto ciò sarebbe assurdo che non esercitasse una pessima influenza sul mercato ita­ liano e poiché gli uomini che al governo si occu­ pano di queste cose si dimostrano addirittura in ­ competenti vi è da temere che con qualche prov­ vedimento punto pratico e poco meditato si peggiori la situazione.

Il solo provvedimento efficace per impedire che i prezzi si elevino al di là del punto che è segnato dalle condizioni del mercato internazionale sarebbe la riduzione del dazio nella misura di circa il 50 per cento ; un dazio di lire 3,50 in oro sarebbe già alto e

dovrebbe bastare ai nostri agrari, se avessero il buon senso di non forzare la situazione. Ma è vano spe­ rare che essi e il Governo si penetrino di questa necessità nelle condizioni attuali, fortunatamente non gravi come nei primi mesi di quest’ anno. Non ab­ biamo forse letto in un giornale milanese, che rap­ presenta il partito conservatore più refrattario agli insegnamenti della vita presente come a quelli della storia, che la sospensione del dazio o la sua dim i­ nuzione troppo influiscono sulle condizioni del no­ stro bilancio, perchè s’ abbia a concederle con una spensierata facilità e la ripercussione di quelle con­ dizioni sulla ragione dei cambi e sul corso della nostra rendita è troppo certa — lo vediamo ogni giorno — perchè non si deva fare di tutto per evitarla. E continua quel giornale con la peregrina osserva­ zione che la nostra rendita è ormai diffusa anche nelle classi minori, perchè tutto ciò che la turba non s’abbia a cansare. Sicché niente diminuzione del dazio, per non vedere la rendita scemare. Strano modo di ragionare anche questo ; come se la ren­ dita potesse restare alta col pericolo dei disordini provocati dal rincaro del grano. Avessero almeno quei conservatori la sincerità di opporsi a qualsiasi riduzione del dazio con argomenti più conformi alle ragioni che li muovono nella difesa del dazio, ra­ gioni che tutti sanno essere quelle della protezione dell’agricoltura anzi della classe dei grossi proprie­ tari di terre.

11 Ministero sara certo animato dalle migliori in ­ tenzioni, ma è da temere che i teorici dello « Stato forte » che ora sono al governo, facciano qualche colpo di testa per provare la forza del potere po­ litico. Per questo noi non possiamo essere tranquilli circa l’ opera del Ministero, che si annuncia im m i­ nente, diretta a fronteggiare le supposte mene degli accaparratori. Sarà dunque bene che, pochi o molti che siano i liberali, stiano all’erta, perchè è questa o non mai l’ occasione di tutelare gl' interessi del consumatore e dell’ erario e di impedire in pari tempo le più insane e vane offese alla libertà eco­ nomica.

I RIPORTI ED IL CAMBIO

Nell’ articolo « Ancora sull’ aggio » che abbiamo pubblicato nel numero precedente, era fatto breve cenno alla proposta dell’ Opinione che si desse fa­ coltà alla Banca d’ Italia di fare riporti su titoli di rendita italiana, affinchè essa eserciti un azione mo­

deratrice sul camb:o.

Senza entrare minimamente nella questione se o no convenga autorizzare un Istituto di emissione a far riporti, ci sembrava arrischiato che si volesse concedere questa facoltà alla Banca d’ Italia, con lo esplicito intendimento che esercitasse una azione moderatrice sul cambio; e sebbene con molta r i­ serva, abbiamo indicato, come ragione principale del nostro dubbio della praticità di tale concetto, il con­ vincimento che la Banca d’ Italia non sia ancora in condizioni tali da poter veramente compiere una tale missione.

L’ Opinione, con forma molto cortese, ci spiega in

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30 ottobre 1898 L’ E C O N O M I S T A 091

guardo fatti all’ estero e quando fatti in Italia; e cita in proposito esempi di Banche estere.

Tutto questo sta bene, e noi non seguiremo Y Opi­

nione in questo esame, e non entreremo nemmeno

a discutere se date le condizioni della nostra circo­ lazione a regime di corso forzato di fatto, sia pos­ sibile ed utile applicare l’ esempio che ci dà la Banca d’ Inghilterra nelle sue ultime situazioni. Senza r i­ portarsi ad esempi esteri, I’ Opinione potrebbe citarci la funzione esercitata su tale materia per molti anni dalla Banca Nazionale nel Regno, la quale fu arbitra del mercato e colle vendite e cogli acquisti della rendita dominò con tenacia la ragione dei cambi.

Ma, ce lo permetta Y Opinione, sono appunto questi esempi nostrani ed esteri, che hanno messo nell’ animo nostro il dubbio sulla efficacia della sua proposta. Perchè un Istituto di emissione, come era la Banca Nazionale, fino almeno al 1878, e come è la Banca d’ Inghilterra e la Banca di Francia, possano intra­ prendere utilmente una azione simile ed agire sui cambi in modo efficace, cioè con successo, bisogna che abbia intorno a sè l’ alta finanza del paese, la quale non fomenti e non alimenti la corrente oppo­ sta; bisogna che i grog bonnets della finanza non ope­ rino in partita opposta a quella della Banca.

Ricorda I’ Opinione i tempi non lontani, nei quali qualche Istituto comperava qualche vagone carico di argento e l ’ altro Istituto lo vendeva e così tutti e due ci rimettevano le spese di trasporto e della commissione, mentre l’ argento non si muoveva da M arsiglia?

Ricorda 1’ Opinione qualche sindacato costituitosi non sono molti anni, tra la grande finanza di due cospicue città, sindacato che ha dovuto cessare quando ¡ membri di esso guardandosi in viso hanno dovuto ridere, perchè il sindacato collettivamente comperava e vendeva quei titoli che i componènti di essso da liberi cittadini vendevano e comperavano?

Quei tempi non sono ancora radicalmente mutali, e la Banca d’ Italia non ha ancora intorno a sè, come dovrebbe avere, i rappresentanti dell'alta finanza italiana, pronti a seguirla per rafforzarne l ’ azione e per dare un indirizzo al mercato. Badiamo bene, di ciò non facciamo colpa o rimprovero alla Banca d’ Italia, ma piuttosto al mal vezzo di una grande indipendenza di cuore e di affari, penetrata negli uomini dell’ alta finanza; ognuno lavora a capriccio, liberamente, e qualche volta sembrerebbe persino in odio altrui, magari a propria perdita.

Non è quindi che sconosciamo l’ utilità che la proposta à&W Opinione potrebbe presentare, ma è che non vediamo come potrebbe risultarne una azione moderatrice dei cambi, mentre invece te­ miamo molto che se corresse voce che la Banca d’ Italia vende rendita all’ estero, non mancherebbe chi si atteggerebbe a compratore e viceversa, an­ nullando o attutendo l’ azione della Banca.

Potrebbe proprio l’ Opinione assicurare che ciò non è mai avvenuto, anche in tempo non molto remoto?

E questa situazione che rende debole la finanza italiana, è del resto spiegabile. Quando cominciò la crise circa dieci anni or sono, e che i più grossi istituti dissero sottovoce il si salvi chi può, ognuno pensò ai fatti propri e ne aveva in verità motivo, perchè la débàcle non risparmiò che pochi. Però lo sgretolamento che successe da questa indipendenza di azione che cominciò, se non erriamo, con un

improvviso rifiuto di credito ad una società indu­ striale, generò, da una parte una incapacità di re­ sistenza che estese e prolungò la crise sino a col­ pir tutti ed a durare per più di due lustri ; dall’ altra condusse alla abitudine di non fidarsi più di nes­ suno, di agire isolatamente, di stringer patti per poi mancarvi con espedienti più o meno lodevoli ; in una parola a disorganizzare il mercato fino al punto iu cui lo era qualche anno fa.

Bisogna riconoscere che in quest’ ultimo tempo, un poco perchè la calma è ritornata, un poco, per­ chè non v i sono più nè uomini, nè cose da demolire, un poco anche per virtù di qualche elemento nuovo entrato nel mercato, qualche cosa si è fatto. Ma siamo ben lungi dall’ aver raggiunto un qualche cosa di organico che possa chiamarsi Yalta banca

italiana, cioè un nucleo che agisce di concerto e

quindi rappresenta una forza sufficiente, contro la quale non sia prudente intraprendere la lotta.

Per questi motivi — e 1’ Opinione vorrà correg­ gerci se abbiamo torto, — per questi motivi a noi pare che la -Banca d’ Italia non potrebbe per ora intraprendere senza pericolo un azione moderatrice sul cambio per mezzo dei riporti.

I servizi di illuminazione e di elettricità

in alcune città d’ Europa

L ’ ingegnere Lauriol dei servizi generali d’ illu ­ minazione di Parigi è stato recentemente incaricato di una missione avente per oggetto lo studio dei servizi di illuminazione e di elettricità nelle princi­ pali città d’ Europa. E g li ha visitato le seguenti città: nella Svizzera: Ginevra, Zurigo, Basilea, L u ­ gano; in Germania: Francoforte sul Meno, Colonia, Dusseldorf, Annover, Amburgo, Berlino, Lipsia, Chem­ nitz, Dresda, Noremberg, Monaco ; in Austria-Ungheria: Vienna, Budapest; in Italia: Milano, Roma e Genova; in Inghilterra: Londra, Birmingham, Manchester, L i ­ verpool, Leeds, Glasgow, Edimburgo. Dal resoconto sommario della sua missione, che è stato ora pub­ blicato, togliamo alcune notizie.

Distribuzione del gas. — L ’ esercizio diretto da

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alcun canone da pagare in virtù della loro conces­ sione, nè alcuna tariffa di favore da stabilire per l ’ illuminazione pubblica. La tariffa massima è fissata dalla legge di concessione e scende a misura che i dividendi aumentano, in altri termini è stata in ­ trodotta la clausola della ripartizione degli utili, non con l’autorità concedente e l’ insieme dei contribuenti eh’ essa rappresenta, ma col consumatore. A Liver- pool esiste un’ unica compagnia che vive sotto un regime analogo, con la differenza che il dividendo non può eccedere un certo massimo; gli utili sup­ plementari devono essere impiegati alla riduzione dei prezzi. Queste concessioni non possono essere riscat­ tate dai municipi che mediante il compenso degli interessati o mediante una legge speciale che autorizzi la espropriazione. In tal caso la indennità è calco­ lata secondo gli utili di cui la compagnia espropriata si trova privata. Birmingham, Manchester, Leeds, Gla­ sgow ed Edimburgo hanno il servizio del gas eser­ citato direttamente.

Tariffe e sviluppo del consumo. — La Svizzera,

la Germania e l’ Austria hanno tariffe prossime a 20 centesimi per metro cubo per Pilluminazione e 15 cen­ tesimi pel riscaldamento e la forza motrice; con r i­ bassi in proporzione alle quantità consumate. In In­ ghilterra il prezzo varia da 8 a 15 centesimi e la tariffa é Ubica, qualunque^ sia l’ iis'A del gas. Le im ­ prese di gas nelle mani delle città o delle compagnie sono ovunque fiorenti. Nella Svizzera e in Germania le città vi trovano una parte di entrata e stabiliscono indirettamente una imposta sul consumo del gas, im­ posta che dà un forte contributo al bilancio generale. In Inghilterra i m unicipi che esercitano le imprese del gas si sforzano di mantenere in perfetto equilibrio le imprese e a dare il prezzo minore che è possibile, senza perdite, tenendo conto, ben inteso, degli interessi e ammortamenti del capitale impegnato nelle imprese.

Distribuzione deli' elettricità. — A Francoforte

sul Meno la città ha fatto tutti i lavori necessari e li dà in affitto a una Società esercente, mediante un canone calcolato in ragione delle spese di costru­ zione a un saggio crescente d’ anno in anno. La So­ cietà dà inoltre una parte degli utili netti. Circo­ stanze speciali hanno indotto la città ad adottare questo stema che rimane una eccezione, quasi, in tutta la Germania. Chemnitz sarebbe la sola città dove si trova una convenzione analoga. Amburgo e Berlino hanno dato la concessione per la distribuzione della elettricità. Le altre città di Germania (Colonia, Dus­ seldorf, Annover, Dresda, Lipsia, Nuremberg, Mo­ naco) hanno costruito ed esercitano esse stesse le loro officine elettriche. N ell’ Auslria-Ungheria e in Italia la distribuzione è fatta da Società concessionarie. A Londra, al centro, si trovano parecchie Compa­ gnie concessionarie. A lla periferia i lavori vi sono stati fatti più tardi e sono in parte nelle mani delle Compagnie, in parte nelle mani delle parrocchie; alcune parrocchie non hanno finora la distribuzione della elettricità. Nelle provincie, a Birmingham, Leeds sono in mano di Compagnie concessionarie. A Man­ chester, Liverpool, Edimburgo, Glasgow il Comune ha T esercizio diretto.

Sviluppo del consumo e tariffe. — Le città im­

portanti hanno, in generale, la loro rete per l’ elet­ tricità ed il consumo va sempre aumentando, mal­ grado l’aumento parallelo del consumo del gas e malgrado il successo del becco a incandescenza. Dappertutto, naturalmente, è nel centro della città

che la canalizzazione dapprima si sviluppa. La pro­ duzióne della luce resta sempre e in gran parte il fattore preponderante. Quella della forza motrice ha poca importanza; il riscaldamente e l’ elettrodinamica sono finora trascurabili.

Le tariffe in Germania e in Svizzera sono intorno a 8 centesimi l’etto-watt-ora, con ribassi che pos­ sono andare fino al 25 per cento secondo il con­ sumo. Nella Gran Brettagna la tariffa legale massima è di 8 centesimi; nel fatto il prezzo varia da 7 centesimi a 3 */, centesimi (servizio municipale di Edimhurg) e resta il più spesso fra 5 e 6 centesimi. Tariffe ridotte speciali sono spesso accordate per la forza motrice e specialmente pei trams, come pure per il consumo nelle ore del giorno.

LE U N a i h W I DELL! H

I BEI E l i

A ll 'Associazione britannica per il progresso della

scienza, che tenne nel mese scorso le sue riunioni

a Bristol, il discorso inaugurale fu tenuto da Sir W illia m Crookes, illustre chimico, che prese per argomento la questione dei mezzi di alimentazione dei genere umano. Il valente scienziato britannico ha esaminato lo stato attuale della produzione del grano, il suo avvenire in relazione all’ incremento probabile della popolazione ed ha esposto alcune ve­ dute sulla possibilità di far fronte alla temuta defi­ cienza di grano. È interessante conoscere l’ inchiesta del Crookes, e perciò ne diamo un largo cenno, ma quanto alle idee ch’ egli ha esposte crediamo di do­ ver fare alcune riserve, e su queste esporremo in altro momento alcune considerazioni.

Il gravissimo problema è presto esposto; dato che il grano costituisca la base principale della alimen­ tazione della razza caucásica, la quale comprende i popoli dell’ Europa, degli Stati Uniti, e dell’ Ame­ rica Britannica, nonché le popolazioni bianche che abitano l’ Africa settentrionale ed australe, l’ Auslra- lasia, una parte dell’ America del Sud, ed, in genere, tutte le colonie europee, si tratta di accertare il con­ sumo annuo di codeste popolazioni, di determinare l’ aumento percentuale medio che subisce questo consumo col normale accrescimento delle popola­ zioni stesse, e col sempre progrediente bisogno che

prova il figlio di vivere meglio del padre; o, di confrontare poi questi resultati colla potenzialità pro­ duttrice di quel limitato strumento che è la terra, dalla quale 1' uomo deve unicamente trarre tutti i suoi mezzi di sussistenza.

S ir W . Crookes osserva, in primo luogo, che il consumo del grano per individuo e per anno, tende universalmente ad aumentare. Nella Scandinavia, per esempio, esso è aumentato del 100 per cento in questi ultim i 25 anni ; nell’ Austria Ungheria, dell’ 80 per cento; nel Belgio, del 50 per cento; in Francia, del 20 per cento. Solo in Itussia, in Italia, e forse anche in Turchia il consumo individuale è in regresso. Il Crookes non cita il proprio paese dove le condizioni del consumo personale devono avvicinarsi a quelle della Francia, nè la Germania, dove l’ aumento deve pure esser considerevole, se si può dedurlo dall’ aumento delle importazioni di grano, le quali, nello stesso periodo di tempo, sono salite del 700 per cento.

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30 ottobre 1898

693 L ’ E C O N

Volendo ora considerare il numero di quelli che il Crookes chiama Bread eaters — mangiatori di pane — troviamo che nel 1871 essi ammontavano a 381 m ilioni, quantità accresciuta sino a 416 milioni nel 1881, a 472 milioni e 1|2 nel 1891 e a 316 milioni e 1|2 nel 1898. L ’ aumento medio annuo è dunque stato di 4,500,000 nel primo periodo decennale, di 5,600,000, nel secondo e di 6,270,000 nel terzo periodo, il quale è di 7 anni solamente.

Fermiamoci sull’ ultimo, diremo così, censimento che ci dà 516 milioni e 1/2 di popolazione. Per for­ nire a questa quantità di bocche affamate la magra razione alimentare usuale, e per supplire ai bisogni della seminagione per l’ anno susseguente, ci vogliono non meno di 845 milioni di ettolitri di grano ; ora nel 1897, il raccolto totale, del mondo intiero, non è stato che di 698 milioni di ettolitri; c’ è un deficit dunque di 147 milioni di ettolitri, del quale nessuno però si è accorto, perchè una serie di abbondanti rac­ colti anteriori avevano lasciato un sopravanzo di circa 110 milioni di ettolitri al principio dell’anno agrario.

Pigliamo pure come punto di partenza il deficit netto di 147 milioni di ettolitri, ma teniamo anche conto del fatto che il numero delle bocche da nu­ trire sara aumentato di 6 milioni e 1/2 sopra l’anno antecedente; vedremo subito che il deficit sarà di circa 1/6 della razione alimentare a meno che non si abbia trovato il mezzo immediato di aumentare la produzione del grano per unità di superficie colti­ vata, oppure la superficie da coltivare a grano.

Per una fortunata combinazione, dal 1882 al 1896, 1 raccolto complessivo del mondo intiero è stato sempre in eccesso sul consumo, ciò che ha permesso di accumulare quel tanto che era indispensabile per compensare i deficienti prodotti di ben qi attro rac- icolti. Però, i Bread-eaters hanno co tsumato poco a poco tutte le riserve, ed il raccolto del 1897 e.' eido stato inferiore alla media, la situazione comincia a farsi seria. Se la scarsità ed i conseguenti rialzi di prezzo, non si sono troppo resi manifesti negli anni scorsi, lo dobbiamo al fatto che, dal 1889 in poi, ab­ biamo avuti 7 raccolti mondiali di grano e 6 rac­ colti di riso assai superiori alla media, per cui l’ac­ cumulazione risultarle è stata tale da non lasciarci accorgere che i raccolti del 1895 e del 1896, pure non inferiori-alla media, erano stati irfe riori molto ai bisogni. Le riserve, come dicevamo, sono ora con­ sumate, e 1’ alimentazione deve dipendere unicamente dal raccolgo corrente; P accumulazione nelle condi­ zioni attuali, non è neppure, più possibile: basta dire che i prodotti del più abbondante raccolto conosciuto, quello del 1894, non basterebbero più a soddisfare i bisogni odierni.

È evidente perciò; che, sia il terreno ora consa­ crato alla coltura del grano, sia il rendimento in grano per unità di superficie coltivata non basta più.

Vediamo ora, colla scorta dei dati fornitici da S ir W . Qrookes quali sono le condizioni della prodq- zioue nplie diyérse regioni del mondo, in quali pro­ porzioni le aree coltiyabilj a grqpo possano essere accresciute, e se tale accrescimento potrà bastare a colmare l’ammanco esistente, nonché a gjqpiafe l’e­ sercito dei nuovi venuti che incalza.

Cominciando dall’ Europa, vediamo che l’ Inghil­ terra, lq quale importa i| 75 0|Q del suo consumo locale, cioè quasi’ Ó5 milioni di ettolitri, non po­ trebbe neppure bastare a sé stessa, anche se tutto il suolo suo fosse coltivato a grano.

M I S T A

Così pure la Francia, la quale però come pro­ duttrice di grano, è seconda solamente agli Stati Uniti, ciò che non gl’ imepedisce di dipendere dal­ l’estero per circa 14 0|0 del suo consumo. La Ger­ mania, ben lontana di essere in grado di aiutare chicchessia, importa attualmente 13 milioni di etto­ litri, cioè, come si è detto altrove, il 700 0|Q sulla quantità che la stessa nazione importava 25 anni fa.

L ’ Auslria-Ungheria si troverebbe in condizioni migliori, polendo essa sopperire, se non altro, ai bi­ sogni propri. Durante gli ultimi 25 anni la sua po­ polazione ha aumentato del 21.8 0;o ed in pari tempo essa ha accresciuto del 56 0|0 l’ area delle sue terre coltivate a grano; il consumo individuale però è anche aumentalo dell’80 °|0, per cui, malgrado la quantità di terreni che l’ Ungheria potrà ancora of­ frire alla coltivazione dei cereali, il paese intiero do­ vrà presto entrare nel rango delle nazioni importatrici. La Rurnenia è pure una importante produttrice di grano. Il suo raccolto, nel 1896, ha raggiunto 25 milioni di ettolitri di cui 12 milioni circa furono esportati. Questo paese possiede ancora una notevole quantità di terre atte alla coltivazione del grano, ma coll’ aumento della popolazione e coll’accrescimento generale e progressivo dei bisogni individuali, il mo­ mento non è lontano in cui la Rumenia potrà essere contenta di bastare a se stessa.

La Russia può ancora esportare circa 35 milioni di ettolitri di grano, ma tale eccedenza è affatto pre­ caria, poiché la popolazione agraria, in questo paese aumenta assai più rapidemente che in qualunque altro dell’europa, mentre d’altra parte, il consumo del pane vi è stato ridotto ad un punto assoluta- mente pericoloso. Il contadino russo digiuna (è la vera parola) dal principio dell’ anno alla notte di S. Silve­ stro, e cade in massa, vittima del« tifo della fame. »

E vero che lo sviluppo della coltivazione delle cosi dette « terre nere » le quali si estendono nella regione sud dell’ impero, ed al di là dei monti Urali nella Siberia, progredisce rapidamente ma la loro fertilità è stata assai esagerata. È pur vero anche che il costo di produzione, in Russia, è molto basso, più basso ancora di quello della coltivazione dello terre vergini degli Stali Uniti, ma i prodotti sono altret­ tanto scarsi ; nella Russia europea la produzione netta oscillerebbe fra 4,25 e 8 ettolitri per ettaro.

È superfluo parlare degli altri paesi d’ Europa, i quali, importatori per forza, non potranno mai, anche nelle condizioni più favorevoli, essere di qualunque aiuto per rifornire i magazzini mondiali.

Passando ora all’ Africa, troviamo al nord una re­ gione, una volta chiamata il granaio del mondo, la quaje ora stenta ad esportare annualmente 2 m i­ lioni di ettolitri; debole quantità, che già accenna a decrescere, in causa degli aumentati bisogni locali.

L ’ Egitto, coll’adottare un razionale sistema d’ ir ­ rigazioni, potrebbe triplicare la sua produzione at­ tuale; ma essa non potrebbe dare affa coltivazione del grano una maggiore estensione di terreno senza sagrificare le piantagioni di cotone del Della. L ’.AI- geria e la Tunisia hanno abbandonalo la coltiva­ zione del grano per darsi interamente a quella piu proficua della vite, piò che dìsty.ae apri due milioni di ettolitri al totale della produzione africana.

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fertilità del Mnshonaland, del Shiro Highland e del­ l’altipiano di K iku yu , ma si è poi riconosciuto che dove alligna il banano, il grano deperisce; ora, il banano matura in tutta l’ Africa Centrale salvo illi­ mitati punti (Ji grande altitudine. Aggiungasi poi che in gran parte dell’ Africa gl’insetti nocivi alla con­ servazione delle granaglie, rendono l’ immagazzi­ narle praticamente impossibile e ciò basta perchè l’Africa non possa che diffìcilmente aspirare a di­ ventare esportatrice.

Nel’India l’ enorme superficie coltivata a grano è an­ data grado grado diminuendo al punto che, nel 1895, era ridotta a circa 8 milioni di ettari, con un pro­ dotto di 67 milioni di ettolitri. Di questi, i 7|8 sono assorbiti dai bisogni locali, e, tenendo conto che la popolazione aumenta annualmente di più di tre m i­ lioni, si arriva a concludere che nonché esportare, come fa ora, circa 8 milioni di ettolitri, I’ India dovrà pensare ai casi suoi, cioè, importare, oppure aumentare di circa 750,000 ettari all’anno l’area delle terre coltivate a grano, mentre ora questo au­ mento annuo, recentemente ripreso, non arriva a 200.000 ettari.

L ’Australasia non sembra neppure destinata a sal­ vare il mondo. N ell’ australia, le condizioni climate­ riche limitano l’area coltivabile a grano ad una stretta striscia del littorale meridionale. Il Prof. Shelton stima a circa 20 m ilioni di ettari il terreno de! Queensland che si potrebbe acconciare alla coltiva­ zione dei cereali, ma sinora, questa coltivazione non è stata tentata che sopra poco più di 60,000 ettari. In vero, i prim i tentativi non furono incoraggianti; interi raccolti furono distrutti dalla rubigine, e quando i coltivatori ebbero imparato a vincere questo fla­ gello, altri fenomeni meteorologici contribuirono, per due anni consecutivi, e principalmente nella pro­ vincia di Vittoria, a rovinare le speranze dei farmers. Complessivamente, i risultati furono in felici assai il reddito netto scendendo al di sotto di 4 ettolitri per ettaro.

Nella Nuova Zelanda, dove il clima umido rasso­ miglia assai a quello deH’ inghilterra meridionale, le condizioni della coltivazione potrebbero essere assai m igliori, senonchè il maggior profitto offerto dalla in ­ dustria dei latticini e dalla coltivazione delle piante da frutta ha distolto dalla produzione dei cereali questa bella isola, la quale manda il suo burro sui mercati di tutto il mondo Australe.

Ora veniamo al maggiore fra i paesi produttori di grano, cioè agli Stati Uniti d’ America.

Per trent’anni questa vastissima regione è stata il principale fattore della somministrazione dei ce­ reali, l’ esportazione sua raggiungendo annualmente 50 milioni di ettolitri. Dal 1869 in poi ogni anno, un’area media di 1,650,000 ettari di terreno nuovo è stata aggiunta a quello già destinato alla coltiva­ zione a grano, e così questo paese delle grandi in i­ ziative ha preso da sè il primo posto fra gli ali­ mentatori del mondo.

Ma, il massimo di potenzialità è stato già toccato da tempo, le terre vergini sono state tutte conqui­ state, e, praticamente, non rimangono più, in tutta la estensione di questo vastissimo territorio, prate­ rie non ancora coltivate che potrebbero essere accon­ ciate alla coltivazione del grano. Ciò non basta: l ’ac­ crescimento straordinario della popolazione negli Stati Uniti, tenderà continuamente a ridurre l’ avanzo disponibile per l ’ esportazione, e prima che una nuova

generazione sia divenuta adulta, questo paese, da esportatore, sarà divenuto importatore e prenderà parte alla lotta generale per conquistare la parte del leone nei prodotti del raccolto del mondo.

Il Cauadà pure può essere classificato fra i grandi produttori di grano. Le pianure del manitoba e delle provincie del nord-ovest presentano all’ occhio lo ster­ minato aspetto di un immenso e quasi continuo campo di 525000 ettari di superficie di cui il pro­ dotto è di quasi 7 milioni di ettolitri. Ma anche in que­ sta regione il massimo sforzo è già stato raggiunto, e dal 1880 in poi, soli 200000 ettari di nuove terre sono state aggiunte alla coltivazione, mentre ogni progresso verso l’ovest è stato scontato da un re ­ gresso corrispondente nella parte orientale.

Notiamo, passando, che la eccezionale fertilità delle terre, nelle provincie del nord ovest della Dominion è dovuta a una curiosissima circostanza ! Durante l’ inverno lungo e rigido, il terreno gela ad una con­ siderevole profondità ; all’ epoca della seminagione del grano, generalmente in aprile, la terra non è ancora sgelala che per qualche centrimetro, e, quando in ­ comincia il breve ma ardentissimo estate, il grano germoglia con sorprendente rapidità, un po’ sotto l’ influenza del sole, e molto perchè le radici ricevono abbondante umidità dal sottosuolo in processo per­ manente di sgelo.

Per terminare questa lunga rivista non ci resta che l’America del Sud, dove non sono da noverare fra i paesi atti alla coltivazione del grano, che l’A r­ gentina e l’Uruguay. Anche per queste regioni, si è molto esagerato la potenzialità di produzione, la quale, del resto, è pure limitata dal maggior utile offerto dalla pastorizia.

L ’Argentina potrebbe forse consacrare 12 milioni di ettari alla produzione del grano, ma per ora non ne dà che 2 milioni e mezzo: se si vuole poi con­ siderare che, al di sotto del 37 parallelo, il grano non si può più coltivare, che d’altra parte, anni di lavoro sistematico possono essere, in pochi giorni ed anche in poche ore, defraudati da una sola delle nu­ merose manifestazioni di una natura implacabile, come per esempio da una invasione di locuste, op­ pure dalle pioggie tropicali o da una tempesta de­ vastatrice, tutte cose frequenti in quei paesi, si ca­ pisce facilmente perchè il progresso agricolo è len­ tissimo in una regione dove per di più, mancano le braccia all’ epoca della seminagione e del raccolto.

Così esaminato estesamante lo stato delle cose al punto di vista dei bisogni alimentari e dei modi pos­ sibili di provvedervi, conviene riassumere.

La superficie totale, nel mondo intiero del terreno coltivato a grano è, ora, di circa 66 m ilioni di et­ tari e se ne aspetta per l’ anno agrario 1897-98, circa 698 m ilioni di ettolitri di grano, cioè 147 mi­ lioni di ettolitri di meno del bisogno. A questi 66 m ilioni di ettari, si potrebbe col tempo, aggiungere un’altra area complessiva di 40 milioni, per cui, il raccolto mondiale potrebbe ammontare a 1080 mi­ lioni di ettolitri. Ma tenuto conto dell’ aumento quasi geometricamente progressivo della popolazione dei

bread eaters, in meno di vent’anni la consumazione

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30 ottobre 1898 L ’ E C O N O M I S T A 695

Le Casse di risparmio postali al 31 agosto 1898

Durante il mese di agosto gli uffici postali auto­ rizzati al risparmio crebbero di 7, arrivando così al numero di 4923 ; durante i mesi precedenti dell'anno in corso erano aumentati di 27. Le ope­ razioni fatte dagli uffizi sommarono negli otto mesi del 1897 a 3,378,346 di cui 1.4 milioni per rim ­ borsi e 1.9 per depositi ; il mese di agosto diede 386,466 operazioni delle quali 174,977 di rimborso e 211,489 di deposito.

Il movimento dei libretti fu il seguente : Emessi Estinti Aumenti Agosto 1898 ... 28,440 13,760 14,680 Gennaio-luglio 1898. 234,557 95,491 139,066 Gennaio-agosto 1898 262,997 109,251 153,746 Anni 1876-1897 . . . 5,403,751 2,390,747 3,013,004 5,666,748 2,499,998 3,166,759

Sono adunque accesi più di tre milioni di libretti, cioè all’incirca un libretto ogni 10 abitanti, la quale proporzione è senza dubbio molto importante e mo­ stra lo sviluppo preso da queste istituzioni.

In quanto alle entità dei depositi fatti od al loro movimento, risulta dal prospetto che qui sotto pre­ sentiamo, che il mese di Agosto 1898 richiese dei rimborsi maggiori dei depositi ; infatti questi ultimi furono 25,655,041 milioni, mentre i rimborsi furono 26.8 compresovi l’ acquisto di 1.2 milioni di rendita del debito pubblico o di depositi passati alla Cassa dei depositi e prestilili. Complessivamente però il 1898 ha dato una eccedenza di depositi che salirouo a 228.6 milioni, contro 211.4 rimborsi compresi 9.6 di acquisti di rendita del debito pubblico o di de­ positi passati alla Cassa dei depositi e prestiti.

Compresi gli anni 1876 al 1897 le Casse postali di risparmio hanno una rimanenza di depositi di 553.8 milioni compresi 152.3 milioni di interessi capitalizzati.

Ed ecco senz’ altro il prospetto riassuntivo :

DEPOSITI AGOSTO GENN.-LUGLIO ANNO 1S98 ANNI 1876-97 T O T A L I

D e p o s i t i... 25,655,041 202. 970,054 228,625,095 3,351,170,091 3,579, 795, 787 Rimborsi effettivi . . . . 25,652,267 176,135, 796 201,788,063 2,799,511,015 3,101,299,079 Rimborsi per acquisti di ren­

dita, ecc... 1,208,086 8,466,254 9,674,341 167,345,038 177,019,380 Totale dei ri mborsi . . . . 26,860,354 184,602,051 211,462.405 2, 966,856,054 3,178,318,459

Interessi capitalizzati . — ■- — 152,325,174 —

Somme complessive . . . . — — 17,162,690 536,639,812 553,802,502

Rivista Bibliografica

Herbert Spencer- — Les instìtutions professionnelles et

industrielles. - Traduit par Henry de Varigny. —

Paris, Guillaumin, 1898, pag. iu-526, (7 fr. 50). Con questo volume sulle Istituzioni professionali e industriali lo Spencer ha posto termine ai suoi Principi di sociologia i quali, è bene ricordarlo, com­ prendono oltre le due parti, di cui ora si è pubblicata la traduzione francese, queste altre : i dati della so­ ciologia, le induzioni della sociologia, le relazioni do­ mestiche, le istituzioni del cerimoniale, le istituzioni politiche e quelle ecclesiastiche. Tutte queste parti sono state tradotte e pubblicate nella Biblioteca del-

YEconomista (3a serie, voi. 8°, parte 1 n e 2a), non

così le due parti ora pubblicate dall’editore francese. Nelle istituzioni professionali 1* illustre pensatore studia i caratteri, le origini, le vicende delle profes­ sioni e questa parte presenta un interesse d’ ordine generale; invece nelle istituzioni industriali abbiamo una larga trattazione di alcuni argomenti economici di grande importanza. Citiamo a questo proposito i capitoli sul lavoro, sulle trade unions, sulla coope­ razione, sul socialismo. Le opinioni che lo Spencer espone in questa parte dei Principi di sociologia non sono nuove, perchè l'Autore ebbe già parecchie oc­ casioni di esprimerle ; nondimeno qui si trovano

meglio chiarite e coordinate tra loro. E così po­ tranno essere criticate con maggior precisione, chè non è a dubitare cne le opinioni e le dottrine dello Spencer offrano materia a dispute e ad esempio non ci pare in tutto accettabile ciò che egli scrive sulle

trade unions e sul socialismo, mentre il capitolo

sulla cooperazione è una trattazione veramente no­ tevole. Comunque sia, questo nuovo volume è par­ ticolarmente interessante per gli economisti e cre­ diamo sia sufficiente il segnalarlo ai nostri lettori, perchè lo Spencer è autore che va meditato, qua­ lunque siano le sue idee ; nel caso attuale poi, il suo libro per l’ attualità degli argomenti che esamina è veramente di quelli che si impongono all’attenzione di chi studia i problemi economici e sociali.

Gustav Schmoller. — Umrisse und Untersuchungen zur

Verfassungs- Verwaltungs-und Wirtschaftsgeschi­ chte. — Leipzig, Duncker e Humblot, 1898, pa­

gine XIII-686.

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Prussia e di qualche altra parte della Germania. Il libro si apre con la monografia sul sistema mer­ cantile, notevole per chiarezza di esposizione e per le notizie che offre sulla formazione economica dello Stato. Così va pure ricordata la larga trattazione della finanza prussiana, fino alla fondazione dell’ Impero tedesco. G li altri studi riuniti in questo volume che hanno importanza economica sono tre principalmente, relativi alla Compagnia di Berlino che ebbe influenza sulla industria brandenburghese dei panni, alla in ­ dustria della seta in Prussia e alla politica doganale rispetto ai cereali.

Lo Schmoller è uno storico insigne dei fatti eco­ nomici e i suoi scritti sono contributi notevoli a quella storia economica che ancora è in gran parte da fare.

Délos F. Wilcox. — The study o f city government. Ari

outline o f thè problems o f municipal functions con­ trol and organisation. — New-York, thè Macmillan

Company, 1897, pag. xiv-268.

Frank J. Goodnow. — Municipal Home Rule. A study

in administration. — New-York, Macmillan), 1897,

pag. xxiv-283.

La riforma del governo locale è ora argomento di studi numerosi e talvolta originali negli Stati Uniti, segno questo che i mali cui occorre rimediare non sono pochi, nè di poca importanza; di più, compren­ dendosi che la vita locale è destinata ad avere nuovi sviluppi, si cerca da più parti quale ordinamento sia da preferire, quali funzioni siano da assegnare ai corpi locali, il grado di autonomia che è loro possibile concedere. Un prodotto di questi studi sono appunto le due opere che annunciamo, l’ una dovuta a un giovine auto/e, l’ altra a un professore già noto per precedenti lavori di diritto amministrativo. Il W ilco x ha esaminato con molta cura i problemi relativi alle funzioni, al controllo e all’ organizzazione, specie, si intende, dal punto di vista delle condizioni degli S td i Uniti. Ma l’ Autore ha voluto fare uno studio comparativo, perciò il suo libro riesce interessante anche pei lettori che vogliono avere una trattazione del governo delle città, da un punto di vista gene­ rale. Così, trattando delle funzioni, egli riferisce in ­ torno a ciò che fanno le città di parecchi Stati, e in tutto il corso dell’ opera si vale della letteratura abbastanza ricca che si è formata negli ultimi anni, per presentare copiose illustrazioni dei principi che espone.

Il prof. Goodnow ha cercato principalmente di sta­ bilire quale è e quale potrebbe essere la sfera del­ l'autonomia municipale, e il suo libro è interessante tanto sotto l’aspetto giuridico, che sotto quello politico. E g li si occupa del carattere delle qmministrazioni municipali americane, esamina gli effetti della legisla­ zione vigente, i mezzi per lim itare la sfera dell’ azione privata dei corpi locali; chiarisce il carattere degli af­ fari municipali; spiega il regime della proprietà mu­ nicipale e chiude co'n una rapida scorsa ai metodi adottati in Europa per determinare e garantire la autonomia comunale. Si tratta in gran parte di uno siudio legale, ma per chi volesse conoscere come sono regolati negli Stati Uniti i corpi locali e quali riforme si presentano necessarie non potrebbe tra­ scurare questo libro del Goodnow, come pure l’ altro, già da noi annunciato, s i i « Problemi municipali ».

Rivista Economica

La circolazione bancaria in Europa e negli Stati Uniti

L’ emissione in InghilterraLa concessione

delle acque pubblicheL’elettricità e l ’industria.

La circolazione bancaria in Europa e negli Stati Uniti. — Alla fine del 1898 le nazioni di Europa possono, sotto il punto di vista monetario, dividersi in 3 categorie: l a quelle la cui circola­ zione fiduciaria è alla pari dell’ oro : Francia, In­ ghilterra, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera, Da­ ni mapea, Svezia, Norvegia, Rumania, Bulgaria ; 2* quelle di cui il cambio è in perdita ; Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Serbia ; 3a quelle di cui la

valuta è stata dì recente regolarizzata con successo,

ma il cui regime monetario non è ancora pienamente assestato, Austria-Unghena e Russia.

In linea generale è la posizione del cambio di ciascun paese sq Londra che porge la vera fisono- min del suo credito esterno.

Infatti l’Inghilterra, grazie ai suoi 50 o 55 mi­ liardi di franchi in valori esteri posseduti dai suoi connazionali, grazie alla sua marina mercantile che trasporta i tre quarti delle merci che attraversano i mari, grazie al suo potente impero coloniale, al suo commercio esteriore, ai suoi innumerevoli ban­ chi stabiliti in ogni parte del mondo, è, si può dire, il clearing-house degli scambi internazionali.

Il quadro seguente dimostra le variazioni avve­ nute negli incassi e nella circolazione fiduciaria delle Banche di emissione europee, tra la fine del 1883 e la fine del 1897 :

Incasso-oro

Incasso-argento

milioni di lire Circolazionefiduciaria 1883 1897 1883 1897 1883 1897 Ita lia ... 226.6 396.8 99.7 68,5 793,9 1,086.2 Francia. . . 921.1 1,952.9 1,000.3 1,205.8 2,938.6 3,809.1 Germania. 373.2 779.2 325.0 357.1 1,296.4 1,899.0 Aust-Ungh. 192.2 764.0 255.6 258.9 951.1 1.470.0 Belgio... 72.2 88.8 25.6 14.5. a | U 487.2 Bulgaria .. — 5.0 — 3.0 — 1.9 Danimarca 68.1 9 0 4 — — 104.3 127.8 Spagna . . . 28.5 235.8 67.5 258.0 350.5 1.206.3 Inghilterra 721.0 967.5 20.2 27.5 932.5 1,078.7 Grecia. . . . 7.8 1.9 — — 96.4 134.4 Olanda.. . . 49.4 66.1 196.0 172.0 394.2 444.4 Portogallo. 7.9 26.8 2.6 45.6 26.1 365.3 Rumania.. 34.0 57.4 0.5 2.2 88.6 146.0 Russia. . . . 699.9 3,095.4 8.7 102.9 3,594.4 2,432.0 Finlandia . 21.0 22.3 5.8 2.4 47.1 71.5 Serbia . . . . — 5.0 — 7.3 — 23.7 Svezia. . . . 28.8 52.8 15.8 19.6 121.6 197.4 Norvegia.. 32.6 44.8 — 56.5 83.0 Svizzera.. 39.4 92.7 23.6 11.1 113.4 218.5 Totale 3,855.9 8,745.6 2.049.9 2,556.4 12,246.9 ■ 15,282.4 Al 31 dicembre 1897, l’ emissione totale delle Ban­ che Nazionali degli Stati Uniti si elevava a 229 milioni di dollari e frazione, ossia 1145 milioni di lire, valutando il dollaro a 5 franchi.

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dol-L ’ E C O N O M I S T A 30 ottobre 1898

lari 376,693,592 di certificati d’ argento e 43,515,000 dollari di certificali monetari.

Deducendo i biglietti di banca posseduti dal te­ soro, la cifra totale della circolazione cartacea de­ gli Stati Uniti era alla fine del 1897 di dollari 1,046,320,899 ossia 5232 milioni di lire nostre.

Per far fronte alle domande di rimborso, il T e ­ soro disponeva di un incasso aureo di 151,910,176 dollari : d’un incasso argento di 405,006,948 dollari; compresi 10,670,899 dollari di monete divisionarie, e le Banche consociate disponevano per parte loro, di un incasso oro di 104,700,000 dollari.

Tra la fine del 1883 e quella del 1895, l’ incasso- oro del complesso delle Banche d’ emissione del­ l’Europa, è cresciuto di 5,189,700,000 lire; I’ incasso argento di 506,500,000 e la circolazione fiduciaria di 3,035,507,000.

Per l’aumento dell’ incasso-oro, viene in capo di lista la Banca Imperialo di Russia con 3,095,400,000 fr. nel 1897 contro 699,900,000 nel 1883. Questo aumento d’ oro si deve alla necessità in cui si è trovata la Russia di provvedersi di 2395 milioni d’ oro allo scopo di stabilire il nuovo regime mo­ netario sul saggio del rublo-carta, convertibile a L. 2,66 oro.

Dopo la Russia viene la Francia con un aumento di 1,031,800,000 fr.; poi l’Austria-Ungheria con 569,800,000; la Germania con 406 milioni ; l’ Inghil­ terra con 246,500,000, la Spagna con 213,300,000; l ’ Italia con 174,200,000.

Per concludere, tutte le Banche di emissione sono in aumento, eccettuata la Banca Nazionale di G re­ cia, che al 31 dicembre 1897 non aveva più che 1.900.000 fr. di oro in cassa contro a 7,800,000 nel 1883.

Quanto all’ incasso-argento, la Francia presenta un aumento di 205,500,000 fr. proveniente unicamente dagli scudi importativi dal Belgio e dall’ Italia.

Le nuove coniazioni di pesetas e di rubli hanno aumentato rispettivamente di 190,5 00 ,00 0 e di 94.200.000 fr. gli incassi argento della Banca di Spagna e della Banca Imperiale di Russia.

Le cifre seguenti riassumono la situazione di fine d’ anno di tutte le Banche di emissione d’ Europa a periodi vari:

Oro Argento Circolazionefiduciaria

1883 ... 3. 555. 9 (milioni di lire) 2. 049. 9 12. 246. 9 1890 ... 4. 592. 7 2. 339.2 13. 265. 8 1894 ... 6. 952. 9 2.603. 7 15. 539. 5 1897 ... 8. 745. 6 2. 556.4 15. 282. 4 1898 (ottobre) . 8. 271.4 2.435. 7 15. 017. 4

Fra la fine del 1883 e quella del 1897, la circo­ lazione fiduciaria europea non è aumentata che di 3,035,500,000 franchi mentre l’aumento dell’ incasso metallico di tutte le Banche di emissione di Europa tocca 5696 milioni.

La proporzione dell’ argento per rapporto alla mo­ neta fiduciaria è rimasta quasi stazionaria: 16 fr. per 100 nel 1897 contro 17 fr. per 100 nel 1883, ma quello dell’ oro è considerevolmente cresciuto, essendo di 57 per 100 nel 1897 contro 29 per 100 nel 1883.

Questo fatto dimostra che in tutti i paesi a cir­ colazione sana, il biglietto di banca sta per diventare un semplice certificato d’ oro rimborsabile a vista.

Le emissioni in Inghilterra. — Durante il 1" se­

697

mestre 1898 remissioni fatte sul mercato di Londra, ivi comprese il 4 1/2 per cento chinese, che fu d i­ viso fra Londra e Berlino, e il 2 1/2 greco, diviso fra Londra, Berlino e Pietroburgo, ascendono alla somma di 86 milioni di st., somma che oltrepassa un milione la cifra del 1° semestre 1897, defalcando 10 1/2 milioni di sterline rappresentati dai prestiti chinese e greco.

La China e la Grecia sono i soli Stati esteri che hanno contratto prestiti a Londra. Il prestito chinese ebbe un’ accoglienza freddissima, mentre che il greco 2 1/2 per cento fu avidamente assorbito dal porta­ foglio.

I governi coloniali hanno domandato 3,840,000 sterline dal 1° gennaio al 31 marzo 1898. Durante 11 secondo trimestre non hanno fatto nessuna r i­ chiesta.

L e Contee e i Municipi messi sull’ avviso dallo scacco subito dal prestito di Liverpool nel mese di giugno, si sono mostrati più riservati. Le loro emis­ sioni non figurano che per 3,150,000 st.

La parte delle società minerarie sul mercato mo­ netario ha perduto molto della sua importanza. Esse avevano durante il 1° trimestre offerto alla pubblica sottoscrizione dei titoli per l’ importo di 2,600,000 st. Nel secondo non hanno emesso più di 030,000 st., sicché in tutto del 1° semestre la loro emissione è stata di sterline 3,630,000.

Le domande delle Società di esplorazione sono state altrettanto moderate di quelle delle società mi­ nerarie, con 1« quali esse hanno deL testo lina cor­ relazione intima. La loro parte prpsa alle emissioni non oltrepassa 1,050,000 sterline.

- Un altro gruppo la cui stella è alquanto im palli­ dita è quello delle società di biciclette e di auto­ mobili. Un capitale di 12,310,00Q st. fu richiesto ai capitalisti inglesi nel 1° semestre del 1896. La cifra delle loro richieste al credito Ribassò della pietà durante il 1° semestre del 1897. Quest’ anno pei primi sei mesi è caduta a 155 mjla sterline.

Se la cifra delle emissioni è piuttosto aumentata che indebolita, il genere e la natura degli affari che hanno sollecitato i capitali hanno cambialo e pre­ sentano per una somma considerevole un carattere meno aleatorio degli anni precedenti.

La concessione delle acqne pubbliche. — La Commissione nominata dal Ministero dei lavori pu- blici per concretare, entro il 51 dicembre, un di­ segno di legge ad il relativo regolamento per la concessione dePe acque pubbliche, ha quasi com­ piuto i suoi lavori, così che la relazione sarà pre­ sentata al ministro Lacava entro il mese di ottobre. II concetto fondamentale al quale si informa il nuovo progetto dj ¡egee, a quanto ci consta, £ di divide e le concessioni in due classi: la prim a per le piccole concessioni, sarebbe lasciata alla compe­ tenza dei prefetti ; l’altra per le glandi concessióni, alla competenza dal ministero dove risiederebbe la Commissione permanente incaricata di decidere, in concorso, sulle yarie domande, avéndo riguardo jn ogni caso al maggior interesse prevalente.

I canoni verrebbero ridotti in ragione della lun­ ghezza delle trasmissioni di forza fino giungere il limite minimo di lire 0,50 per cavallo dinamico.

La durata delle cessioni continua ad essere df un trentennio, ma il diritto alla riunuovazione verrebbe limitato ad un secondo trentennio.

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premi-nenze dello Stato nel l’usufruire delle forze idrauliche utilizzabili.

L’ elettricità e l’ Industria. — Il Manual o f

Electrical Undertakings pubblica il quadro seguente,

che mostra l’ incremeno che in questi uitimi anni hanno avuto le applicazioni dell’elettricità alle in d u ­ strie. Il quadro dà le cifre del capitale investito nelle singole industrie.

1898 1897 1896

Lire st. Lire st. Lire st. 31,983,365 31,272^675 31,103,254 7,159,368 6,483,529 6,482,979 8,407,628 6,647,792 5,831,073 5,734,938 3,509,317 1,967,000 14,406,140 8,553,173 6,084,672 10,535, 937 8,519,430 6,596,244 6,514,644 4,223,562 2,944,303 84, 742,020 69,209,478 60,109,525 In queste cifre non sono compresi i telagrafi e telefoni governativi.

Le ferrovie dell’ Europa nel 1897

La Direzione delle Ferrovie al Ministero dei L a ­ vori pubblici della Francia, pubblica la situazione delle ferrovie d’ Europa in esercizio al 31 decembre 1897; ecco la tabella generale confrontata con la situazione del 31 decembre 1896.

Situazione delle ferrovie europee: Lunghezza delle ferrovie

Accrescimento

S T A T I 31 dee. 96 31 dee. 97 nei 1897

chilom. chilom . chilom. p. cento

Germania... 47.348 48.116 768 1.62 Austria-Ungher. 32.180 33. 668 1.488 4. 62 Belgio... 5. 777 5.904 127 2.19 Danimarca... 2.309 2. 543 234 10.13 Spagna... 12. 872 12.916 44 0.34 Francia... 40. 949 41. 342 393 0. 96 Gran Brettagna e Irlanda... 34.221 34. 445 224 0. 65 Grecia... 952 952 » » Italia... 15. 447 15. 643 196 1.27 Paesi Bassi. . . . 2. 694 2.694 » » Lussemburgo. . . 435 435 » 3> P ortogallo... 2.358 2. 358 » » Rumenta... 2. 880 2. 880 » » Russia... 36. 218 37. 742 1.524 4.21 Finlandia... 2.394 2. 520 126 5. 26 Serbia... 570 570 » Svezia... 9. 895 10.169 274 2. 77 N orvegia... 1.938 1. 938 » Svizzera... 3. 563 3. 646 83 2. 30 Turchia, Bulga­ ria e Rumelia. 2. 430 2. 554 124 5.10 Isole di Malta, Jersey e Man. 110 110 » 2t Totali. 257. 540 263.145 5. 605 2.17

Nel 1897 l’aumento delle strade ferrate in Europa è stato di 5,605 chilometri, contro 5,072 del 1896. Il più forte aumento si è avuto in Russia : 1,524 chilometri. Nelle cifre della Russia non sono com­ prese le ferrovie transiberiane. L ’ Austria-Ungheria viene dopo con 1,488 chilom. di cui 547 chilom. per 1’ Austria e 941 per 1’ Ungheria. La Germania che segue, ha avuto un aumento di 768 chilometri di cui 590 per la Prussia. La rete francese non è cresciuta nel 1897 che di 393 chilom. di cui 233 di linee d’ interesse generale e 160 chilom. di linee d’ interesse locale.

Proporzionalmente alla popolazione sono le reti ferrate della Svezia che occupano il primo posto con 2.050 chilometri per milione d’abitanti. La Svizzera viene dopo con 1.200 chilometri, in terza fila la Da­ nimarca con 1.100 chilom. ed in quarta la Francia con 1.070 chilom.

Proporzionalmente alla superficie il Belgio occupa il primo posto con 2000 chilom. fra 1000 chilom. quadrati; viene dopo la Gran Brettagna 1090 chilom.; la Germania 890 chilom.; Paesi Bassi e Svizzera 880; la Francia non viene che dopo con 780 chilometri fra 1000 chilom. quadrati.

I commerci M a Macedonia coll’Italia

Il nob. cav. Thaon di Revel, r. console in Salo­ nicco, ha mandato, in data 10 ottobre corrente, un rapporto, del quale riassumiamo la parte principale.

Il movimento generale delle importazioni dall’ Ita­ lia a Salonnicco va aumentando annualmente, così da lasciar sperare molto bene per I’ avvenire, se gli industriali ed i commercianti italiani sapranno man­ tenere il credito acquistato ed allargare la sfera d’ azione.

Il campo per operare, assai vasto, offre alle fio­ renti industrie nostre la possibilità di gareggiare colle sim ilari estere in vari ram i; il coraggio, l’ ener­ gia, la capacità e l’ onestà di molte ditte industriali o commerciali italiane, acquistarono già un bel nome per diversi prodotti nazionali e guadagnarono ter­ reno in una lotta che pareva troppo disuguale, trat­ tandosi di far gradire la merce nostrana in con­ fronto dell’inglese, tedesca, francese, austriaca, belga, cioè delle più potenti nazioni industriali.

Ciò deve animare anche quegli industriali italiani che non tentarono la prova per i loro prodotti, ba­ dando però di non stabilire una concorrenza peri­ colosa con altre case italiane.

L ’ esportazione dal Porto di Salonicco e dalla Ma­ cedonia consiste in generale in cereali, tabacchi, pelli, bozzoli, lane, cotoni, sesami, oppio e mine­ rali, cioè tutti prodotti agricoli e materie prime.

D i materie lavorate si esportano soltanto farine e piccole quantità di filati di cotone, di laterizi, di saponi ecc., prodotti della nascente, ma ancora li­ mitatissima e scarsa industria locale.

L ’ Italia esporta da Salonicco, oltre le granaglie, materie prime per le sue industrie, quali bozzoli e tabacchi ; potrebbe esportare pelli, lane, minerali e sesami.

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30 ottobre 1898 L ’ E C O N O M I S T A 669

coli o derivanti dall’ agricoltura, l’ olio, gli agrumi, le conserve alimentari, il burro, il formaggio, le paste, il vino, il riso, i liquori ; e fra i prodotti in ­ dustriali, i filati e i tessuti di cotone, di lana, di seta, di juta, cappelli, letti in ferro, chincaglierie, vetrerie, cuoiami, guanti, ombrelli, bastoni porcel­ lane e maioliche comuni, candele, saponi, profume­ rie, carta, prodotti chimici, zolfanelli, piccole macchine utensili, fornelli economici, lucido per scarpe, ecc.

In generale i negozianti italiani bramano il pa­ gamento per pronti contanti od a breve scadenza. Ciò è notato dai compratori, i quali fanno il con­ fronto colle altre case estere, specialmente le tede­ sche, le quali accordano molte facilitazioni e lunghe more per il pagamento.

La domanda delle case italiane è giustificata dal fatto che in maggioranza non possiedono grossi ca­ pitali, nè il largo credilo delle case estere, e quindi hanno bisogno di incassare prontamente per far fronte al movimento di cassa. Se le case italiane non vogliono che ciò riesca a loro danno, bisogna che concedano le massime facilitazioni di sconto ai compratori, i quali così saranno invogliati ad acqui­ stare malgrado lo sborso immediato del prezzo.

Il nostro console crede che un consorzio di in­ dustriali e commercianti che si formasse in Italia, purché guidato da vedute larghe, con concetti pra­ tici, potrebbe dare buoni risultati.

Però nelle condizioni odierne dell’ industria ita­ liana un tale consorzio dovrebbe assumere una base piuttosto vasta: dovrebbe, cioè, rappresentare gli in­ teressi generali del commercio e dell’ industria in Italia. Quando, però, si volesse istituire un consor­ zio regionale, è probabile che esso, con V invio di un agente colto e capace in Salonicco ed altri porti del Levante, facendovi una dimora sufficiente da permettergli di studiare la situazione ed i bisogni di ogni mercato, potrebbe stabilire solide e durature relazioni commerciali.

II r. console crede che nell’ interesse generale del commercio e dell’ industria italiani, gioverebbe lo stabilire presso le numerose e fiorenti scuole di commercio, esistenti negli scali più importanti del Levante, musei di campionari con cataloghi, foto­ grafie degli stabilimenti industriali nostri, ai quali potrebbero unirsi col tempo anche uffici di infor­ mazioni commerciali.

Tali musei, che gioverebbero moltissimo per com­ pletare T istruzione commerciale degli alunni, dareb­ bero agio ai negozianti locali di formarsi un con­ cetto, in una certa misura, adeguato della potenza industriale dell’ Italia e favorirebbero lo sviluppo sempre maggiore dei rapporti commerciali.

Per la rappresentanza del Consorzio il r. console ritiene che in una certa misura, potrebbe giovare 1’ elemento commerciale che annualmente viene for­ mato dalle nostre scuole tecnico-commerciali al- 1’ estero.

Le direzioni scolastiche potrebbero indicare quali sono fra i licenziati i giovani più capaci, i quali, pratici degli usi e costumi del paese, delle diverse lingue che parlansi nei porti del Levante e delle lingue imparate nelle seuole ; ad esempio in quella di Salonicco, italiano, francese, tedesco, turco e fra breve anche greco ed inglese, dovrebbero essere chiamati per qualche poco in Italia per rendersi esattamente conto del loro mandato.

In Italia 1’ opinione pubblica non si è ancora fatta

un concetto esatto della grande utilità delle nostre scuole tecnico-commerciali all’ estero, dei buoni r i­ sultati che già danno, degli ottimi che lasciano fon­ datamente sperare per 1’ avvenire.

Quella di Salonicco in pochi anni diede splendidi risultati. Dei settanta e più licenziati non uno è senza posto, e molti trovansi impiegati in primarie case di commercio o di banca, con piena soddisfa­ zione dei principali. Tutti questi giovani parlano e scrivono correttamente la nostra lingua furono edu­ cati con sentimento di rispetto, di stima e di affetto

per la nostra patria e a qualunque nazionalità essi appartengano, gioveranno in larga misura al pro­ gresso dei nostri commerci e delle nostre industrie.

LA REPART1ZI0M DELLE TERRE A F FR IC A !

tra le Potenze Europee

Il sig. Paul Barre ha fatto nell'ultim o Congresso delle Sociétés Savantes di Parigi una comunica­ zione delle più interessanti sulla ripartizione delle terre affricane fra le diverse potenze. L ’ Autore in una nota complementare, che pubblica la lievue de

Stntislique, rileva che la convenzione franco-inglese

compie la divisione definitiva dell’Africa occidentale; l’Africa meridionale era di già da diversi anni ri­ partita tra le potenze bianche ; solo l’ Africa orien­ tale ed una parte dell’ Africa centrale, resta a dispo­ sizione dei primo occupante; ma questa occupazione sembra molto prossima.

. Attualmente tenendo conto non solo dei territori effettivamente occupati, e dei paesi situati sotto il protettorato, ma anche delle zone d’ influenza che le diverse potenze hanno riconosciuto per la loro azione futura e vicina, ecco approssimativamente, come si può valutare la parte di ciascuna potenza in Africa :

Popolazione Superficie Zone Abitanti kil. quad.

Inglese. . . Francese . . Belga (Congo) Tedesca . . Portoghese . E giziana. . Turca (Tripoli' Spagnola. . Italiana . . Indipendente Non ripartite 41.000. 000 5,800,000 35.000. 000 9,600,000 17.000. 000 2,30,000 8.600.000 2,400,000 7.715.000 2,250,000 7,000,000 1,0C3,C30 1,0C3,0C3 1,000,000 450,000 510,000 1.800.000 675,000 12,750,000 2,478,000 12.000. 000 2,478,000 Totale per l’Africa 145,000,000 30,000,000 Sotto il nome di Africa indipendente, sono com­ presi gli Stati seguenti, la cui indipendenza è stata riconosciuta dell’ Europa :

Popolazione Superficie Abitanti k il. quad.

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