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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1275, 9 ottobre

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXV - Voi. XXIX

Domenica

UN PRESTITO PER U MARINA

Si è sparsa la voce che il M inistro P alum bo ab ­ bia concordato colla Banca d ’Italia un prestito di trecento m ilioni p er il rinnovam ento del naviglio da g u e rra . — Non discuterem o nem m eno la v ero sim i­ glianza di questa notizia, ma non nasconderem o n em ­ m eno che in m olti luoghi essa fu accolta con m a­ nifesti segni di letizia. — Può quindi, anche com e sem plice desideratmn, dare giustificato argom ento a qualche considerazione.

NeW Economista, alcuni anni or sono discutendosi

delle spese sem pre crescenti di quasi tutti gli Stati E u ro p e i, abbiam o sostenuto u na tesi, che ci pare oggi opportuno di rich iam are alla m em oria dei n o ­ stri lettori, perchè può essere questo il caso di a p ­ plicarla.

D icevam o che le spese di uno S tato si potevano considerar divise in due categorie :

1° quelle che rispondevano ai bisogni in d isp en ­ sabili e generali di tutta la nazione com e la g iu sti­ zia, la pubblica istruzione, la polizia, la difesa ecc. ecc. N aturalm ente la indispensabilità dipende non soltanto dalla qualità della spesa, ma anche dal lim ite di essa. Cioè ogni Stato ha il dovere, in proporzione ai mezzi di cui dispone, di provvedere ad un minimum di giustizia, di pubblica istruzione, di pubblica finanza, di difesa nazionale, ecc. ecc.

2° quelle spese che, o p erc h è non sono in d i­ spensabili p er la n atu ra loro, o perchè non lo sono p iù al di là di certi lim iti, ap p arterreb b ero alla ca­ tegoria delle spese facoltative, le quali possono tra rre origine tanto dalla esuberanza dei m ezzi, com e dai sentim enti, e perfino dai capricci.

In base a tale criterio pareva a noi e pare an ­ cora che si possa d iscutere se ed in qual m odo, dopo provveduto nel m iglior m odo alle spese della prim a categoria, a sostenere le quali dovrebbero es­ sere chiam ati tutti i cittadini, per quelle della se­ conda categoria non fosse necessario di escogitare un congegno per mezzo del quale le spese non in ­ dispensabili fossero sostenute da quelle classi di cit­ tadini che più direttam ente ne usufruiscono e che sole le desiderano.

N on solo si eviterebbero, se u n sistem a sim ile fosse possibile, m olte cause di lotta di classe, m olte ingiustizie trib u tarie, ma anche si avrebbe occasione di approfondire, ciò che ora non è possibile, sino a qual punto il paese apprezzi il benefizio che gli si prom ette da certe spese non indispensabili e ciò in paragone al sacrifizio che gli si chiede.

V a da sè che la distinzione tra le due categorie

9 Ottobre 1898

N. 1275

non sarebbe facile, nè potrebbe rigorosam ente sta­ bilirsi, m a di fronte allo stato attuale delle cose vi è tanto m argine per separare il necessario dall’utile ed anche dal superfluo che è ozioso resp in g ere un sim ile concetto solo perchè non sia possibile una divisione m atem aticam ente precisa.

R icordiam o anche che allorquando abbiam o esposto e svolto questo concetto più am piam ente che oggi non facciam o, trovam m o in non pochi il solito in­ coraggiam ento.... che in teoria avevam o rag io n e , ma che in pratica.... E perciò la nostra proposta avrebbe trovato molti aderenti accadem icam ente, m a pochi seguaci nei tentativi per attu arla.

O ra ci pare che si presenti una bella e buona occasione per m ettere in pratica il concetto nostro e tra rre di im barazzo il G overno, il quale vorrebbe spendere quanto occorre per rinnovare il naviglio, m a non v o rrebbe nè au m en ta re le tasse, nè fare debiti onerosi.

Infatti ecco in breve quali considerazioni noi fac­ ciam o.

Lo Stato spende per la difesa nazionale m eglio di 3 5 0 m ilioni ; — 250 circa p er l’esercito, e 100 per la m arina.

O ccorre appena rico rd are, perchè già tutti lo sanno e lo pensano, che questi 5 5 0 m ilioni annui spesi nell’esercito e nella m arina sono il m assim o sforzo che può fare la nazione la quale ha altri 7 0 0 m i­ lioni circa da pagare ogni anno per il suo debito e quindi sui 15 0 0 m ilioni di entrate non ha che 450 m ilioni per provvedere a tutti i servizi, com presi i 1 8 0 circa p e r le spese di riscossione.

E siccom e riteniam o che uno dei criteri per de­ te rm in are il lim ite delle spese indispensabili sia quello dei mezzi di cui il paese dispone, p are a noi che lo spendere 3 5 0 m ilioni l’anno per la difesa sopra 6 2 0 che ne rim angono liberi dopo prelevato gli oneri del debito e qu elli p er le riscossioni, sia già uno sforzo non piccolo e che il su p erarlo in un modo o nell’altro sarebbe andare al di là di quelle giuste proporzioni che norm alm ente debbono pure esistere tra le diverse categorie di spese.

Non è il caso di d iscutere qui la questione te c­ n ic a ; di chiedere se con 1 0 0 m ilioni l’anno si possa m antenere al co rren te del progresso una flotta suffi­ ciente ; è troppo noto che i M inistri della difesa non hanno mai abbastanza soldati e uom ini, can­ noni e navigli ; com e il M inistro della istruzione non ha mai abbastanza scuole, e quello del com m ercio abbastanza prem i di incoraggiam ento.

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il debito non ha che 6 2 0 m ilioni disponibili, lo spen d ern e 3 5 0 per le esigenze m ilitari, è d are ad esse una proporzione b en grande.

O ra per un m otivo o p e r un altro si dom andano p er l’increm ento della m arin a dei nuovi ed ingenti iondi ; e noi stessi noWEconomista abbiam o detto poche settim ane fa che nessuna causa era così sim ­ patica com e quella elio propugnava per l'Italia una dotta di prim o ordine. Ma la sim patia non deve far velo alla ragione e perciò riprendiam o la nostra tesi.

N on è possibile senza pericolo e senza ingiustizia au m en ta re le spese m ilitari ; — non è possibile senza pericolo m aggiore chiedere n u o v e im poste ; — non è possibile senza a p rir la porta ad appetiti infiniti, ric o rre re norm alm ente al debito pubblico.

Ci troviam o q u in d i di fronte ad una di quelle spese che si devono assegnare alla seconda delle categorie che abbiam o prim a tracciate, di quelle cioè che, p er la p a rte che oltrepassa i lim iti im po­ sti dalla disponibilità dei mezzi, non possono consi­ derarsi obbligatorie p er tutti, ma debbono essere sostenute solo da coloro che, costituendo la classe p iù abbiente, più intelligente, più asp iran te ai grandi destini storici, è in caso di rica v are da tale m aggiore spesa un vantaggio m orale, m ateriale, intellettuale.

E siste questa classe abbiente, intelligente e con sentim enti storici così perfezionati? — E se esiste, è nu m ero sa ? — E d in ogni caso è disposta, ol­ trech é di v ersa re fium i di inchiostro per suscitare negli altri il patriottism o, di v ersa re dei danari per rag g iu n g ere il fine a cui aspira?

E cco l’occasione p er vedere se e quanto profondo sia il mare che sep ara in così fatta m ateria il dire

dal fare.

P roponiam o che lo S tato ap ra una sottoscrizione p er u n prestito di 3 0 0 m ilioni per l’ increm ento della m arin a, al saggio del 1 od anche 1 1 |2 per cento, e rim borsabile in cinquanta o sessanta anni.

Oggi che il saggio dell’ interesse della ren d ita è al 4 p er cento ; che le casse di risparm io non danno che il 2 1 |2 ai depositi, il sacrifizio dell’l od 1 1 |2 per cento non può essere g ra n d e ; e se il sentim ento sulla necessità di sp en d ere tanti m ilioni p er il naviglio da g u erra è effettivo, v edrem o accedere num erosi i so ttoscrittori a sacrificare u n piccolo reddito del loro capitale per rag g iu n g ere cosi alto fine.

S e la sottoscrizione non andasse, v o rrebbe dire che ci siam o ingan n ati sul sentim ento della nazione, la quale p referirebbe un piccolo interesse a tu tti quegli altri ideali che vengono invocati per spingere il governo su una via, nella quale non può m ettersi senza pericolo.

LA RIFORMA DEI TRIBUTI LOCALI

i.

A ccade ora del n o stro sistem a di trib u ti locali quello che sem pre si è verificato quando nelle isti­ tuzioni econom iche o in quelle sociali si sono avuti disordini, ingiustizie, abusi, in b rev e m ali g rav i, ai quali u rg ev a provvedere e rim e d ia re : i dotti analiz­ zatori di quei mali sorgono da ogni parte e non si trattengono dall’offrire i rim edi che a loro paiono più adeguati. Ma in tale affollarsi di scrittori che si studiano di d escriverci con esattezza il m ale di cui tra tta si, di indicarcene le cause anche più riposte

e di su ggerirci la vera e sola cura, il pubblico, o m eglio quel piccolo g ruppo che se ne occupa, quasi si confonde, non vede più chiaro intorno alla m a ­ teria in discussione e non sa quindi p rendere un partito fra le varie e cozzanti proposte che gli sono sciorinate dinanzi da autori p iù o m eno arditi e o ri­ ginali. Così per la trasform azione trib u taria da a t­ tuarsi nella finanza locale, o sopratutto in quella co­ m unale, in breve volgere di tem po il L acava, l’A les­ sio, il M erla, il G onigliani, il Garelli per citare i più recenti e i più noti, uom ini politici e giornali e riviste (com preso questa in cui scriviam o) hanno propugnato riform e parziali o generali differentissim e tra loro e su cui sarebbe certo assai difficile il dare un giudizio in un breve articolo od anche in una breve serie d’articoli. Non è quindi nostra intenzione di fare uno studio com parativo degli scritti e delle proposte alle quali allu d ia m o ; ma poiché il problem a è più che mai vivo e u rg en te , e m inaccia anche di diventare di soluzione sem pre m eno facile, cogliam o volentieri l’occasione che ci offrono due di quelle pubblicazioni, una del prof. Carlo A. Gonigliani e l’altra del prof. A lessandro G arelli, p er esporre i term ini della questione, esam inare alcune proposte e accennare alla via che noi v orrem m o forse seguita per g iungere a una relativa soluzione del com plesso pro­ blem a.

A ffrettiam oci a dirlo, le due pubblicazioni, testé ricordate, sono di n atu ra differente. L ’ una è un grosso volum e di « studi e proposte » nel quale l’egregio Conigliani ha svolto sotto lutti gli aspetti, o quasi tutti, la questione della riform a delle leggi sui tributi locali e lo ha fatto con m etodo, ordine, chiarezza e dottrina veram ente lodevoli; se anche in qualche parte era possibile e desiderabile una m aggiore brevità e suceosità 1’ opera del Conigliani rim an e però, a nostro avviso, una delle m igliori trattazioni dell’argom ento che possegga la letteratura finanziaria italiana, sia nei rig u ard i della scienza, che della econom ia finanziaria e del diritto finanziario italiano. Il dissenso su alcuni punti non può im ­ pedire a chiu n q u e esam ina quella bella opera di riconoscere che il prof. Conigliani ci ha dato uno studio com pleto, coscienzioso e organico del sistem a trib u tario locale e ha dilucidato non pochi punti della intricata questione relativa alla sua trasfo rm a­ zione, sicché ci troviam o di fronte a un lavoro che m erita qualche cosa di più di u na recensione de­ stinata a raccom andare il libro e a m escere al suo au to re una certa dose ben com binata di approva­ zioni e di critiche.

L ’a l tr a pubblicazione è una relazione presentata dal prof. G arelli al 3 ° congresso nazionale delle so ­ cietà econom iche tenuto a T orino nel settem bre scorso e questo lavoro d’ occasione ha il pregio che in piccolo n u m e ro di pagine esam ina il tem a dei tributi locali, critica le proposte di recente avanzate da alcuni scrittori e altre ne contrappone a quelle p er v en ire a un vero riordinam ento dei tributi che rig u ard ereb b e oltre 3 0 6 m ilioni di entrate. Il G a­ relli non si perita a p ro p o rre im poste nuove per riav e re quelle tre centinaia di milioni dei quali vuole la soppressione e in questa sostituzione ci pare a r­ dito, tanto da rase n tare il fantastico ; ma poiché si tratta di convinzioni sostenute con gran calore e con sincerità d ’ intendim enti, non ci spiace discutere an ­

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9 ottobre 1898 L’ E C O N O M I S T A 043

Ma prim a d’ ogni cosa, vediam o i term ini della questione. P erchè una riform a dei tributi lo c a li? È l’ Italia su questa m ateria in condizioni così differenti da quelle degli altri S tati, che occorra tagliare da una parte, aggiungere dall’ altra, rim o d e llare insom m a il sistem a trib u tario locale in una m isura quale altrove non si è mai richiesta ? A giudicare dagli scritti degli autori che abbiam o ricordato, e sopratutto da quelli dell’ Alessio, dei G arelli e in parte del Conigliani, la necessità di una riform a radicale è incontrastabile; altri, senza voler tutto rim e ttere in discussione, crede tuttavia che molto vi sia da correggere, da trasfor­ m are, da riad attare alle condizioni odierne della so­ cietà e dell’ econom ia pubblica. E non si può non essere, alm eno, di q uest’ ultim a opinione, quando si prendano in esam e le condizioni finanziarie dei Co­ m uni e il loro sistem a di im poste.

Il prof. Conigliani ha iniziato le sue rice rc h e, e in ciò sta uno dei m eriti de! suo libro, prendendo in esam e dapprim a la finanza e 1’ am m inistrazione lo­ cale nei rapporti colla riform a trib u taria e in seguito la legislazione attuale sui tributi com unali. A questa doppia disam ina egli ha consacrato oltre duecento- cinquanta pagine della sua opera, ossia circa u n terzo di essa e il resto lo ha dedicato a studiare le basi razionali della riform a tributaria locale e l’ aspetto pratico , vale a dire le conseguenze, della riform a quale gli sem bra suggerita e raccom andata dalla scienza, tenuto conto delle condizioni speciali del nostro paese. Ma nella introduzione egli indica quale, a suo m odo di vedere, è il ca ratte re attu ale del pro ­ blem a, ossia in sostanza perchè è chiesta insisten­ tem ente la riform a trib u taria locale. Q uesta, egli scrive « se vuol essere logica, giusta, ispirata agli interessi del paese e ai principi dem ocratici non può avere altro scopo che quello di abbandonare quelle tassazioni m eno sensibili e m eno dolorose alle classi ricche, p er adottarne altre che addossano loro più sinceram ente e con m aggiore severità le conseguenze fiscali delle spese eccessive, esagerate, da quelle classi volute e consentite. Q ueste non sollievo, ma nuovo aggravio dènbon attendere dalle riform e razio­ nali del sistem a trib u ta rio , finché alm eno non si com ­ pia un ravvedim ento loro nel senso di m a n ten e re le spese nei limiti rich iesti dalla potenzialità e c o n o - mica del paese; e se questo ravvedim ento non sorge spontaneo esso può ottenersi soltanto co) re n d e r su quelle classi più grave e sensibile il carico reso n e­ cessario dalla entità delle spese. A ciò si deve a r ­ rivare, se non si vuol prim a co n d u rre a rovina il paese, e a ciò deve pertanto c o n d u rre una riform a che ponga fine alla tassazione tu m u ltu aria , in o rg a­ nica, spensierata, per rip o rre in onore il principio che nel carico delle im poste deve trovarsi il freno ultim o alle spese pubbliche». P arole giustissim e, che si potrebbero applicare con non m inore esattezza ed opportunità alla riform a delle im poste di Stato.

La necessità della trasform azione dei tributi lo­ cali s’ im pone q uindi pel fatto che l’ aum ento delle spese lo c a lix) ha determ inato u n forte squilibrio

*) Secondo l’ Annuario Statistico le spese locali hanno avuto questo aumento dal 1871 al 1897:

Spese dei Comuni (escluse ls71 ]M7 le partite di giro e le — _ contab. speciali) . . milioni 325 554 Spese delle Provincie . » 75 112 Totale milioni 400 660

nella distribuzione del carico trib u tario , ha portato ad aggravare eccessivam ente ce rte form o di ric ­ chezza e certi consum i che m eglio si prestavano a colm are d ’ un tratto la differenza tra le entrate e le spese, ha reso più acuto il m ale prodotto da un com plesso di tributi di S tato, che hanno pure il di­ fetto d’ essere eccessivam ente alti nelle aliquote e in m ille modi d’ ostacolo alla lib e ra attività econo­ m ica dei cittadini. E nonostante i difetti del sistem a vigente, fors’ anche per causa lo ro , le condizioni fi­ nanziarie dei Com uni sono il più spesso difficili, com e viene attestato oltre che dalle cifre dei disa­ vanzi risultanti dal confronto fra le en tra te e le spese effettive, da quelle dei debiti com unali e pro­ vinciali. Il disavanzo effettivo fu infatti p e r tutti i C om uni del R egno di 23 m ilioni nel 1 8 8 2 , di 88 nel 188 9 ed era ancora di 15 nel 189 5 e i debiti com unali che nel 1877 am m ontavano a 757 m i­ lioni, ven t’ anni dopo salivano a 120 2 m ilioni. Nè si dim entichi che il sensibile aum ento delle spese e dei debiti non toglie che nei piccoli com e nei m aggiori Com uni m olti bisogni sieno mal soddisfatti od anche rim angano del tutto insoddisfatti.

T uttavia, e lo nota anche il Conigliani (pag. 3 2 ), negli ultim i anni la condizione finanziaria dei C o­ m uni ha avuto qualche m iglioram ento; ce rto , essa non si presenta più col c a ratte re di gravità ch e aveva nel 1889, quando il disavanzo effettivo pei Com uni capoluogo di provincia risu ltav a di 48 m ilioni e per gli altri Com uni di 40 m ilioni.

La riform a dei tributi locali non si presonta quindi per necessità di cose com e u na condizione inelut­ tabile per risto rare le finanze com unali, m a com e il mezzo logico per attuare una m eno im perfetta giu­ stizia tributaria nella tassazione dei corpi locali. Co- testa giustizia ò offesa, a seconda delle regioni, o per la sproporzionata tassazione dei consum i o per la sq u ilib rata distribuzione della im posta fra la pro­ prietà im m obiliare e quella m obiliare, fra la ricchezza im m obiliare u rb an a e quella rustica. R ip arare a questi ed agii altri difetti del sistem a tributario locale è doveroso per Io Stato se vuol’ essere non soltanto il tutore dell’ordine pubblico, m a anche il m oderatore degli attriti sociali prodotti appunto dalla tendenza propria di ciascun g ruppo di in teressi di riv ersa re sugli altri gruppi il m aggior peso fiscale che è possibile. E cotesti attriti sono p iù freq u en ti in Italia che altrove, p e r le condizioni econom iche del paese e pel sistem a m edesim o di trib u ti ora vi­ gente, la cui caratteristica principale è di riu scire alla restrizione della base im ponibile m ed ian te Cal­ dezza eccessiva delle aliquote.

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quale si è venuta form ando dopo l’unifi «azione d’Italia e il sistem a trib u ta rio antiquato, em pirico e in o rg a­ nico che una legislazione abborracciata p er provve­ dere a bisogni im m ediati ha m esso in vigore in q u est’ ultim o trentennio. R. D. Y.

DNA PAGINA DI STORIA ECONOMICA

Il prezzo del grano e del pane in Francia negli ubimi secoli.

Il grano e il pane sono cose troppo im portanti perchè l’autorità cred a di non occuparsene mai ab ­ bastanza. Se il grano arriva al m ercato anzi tem po, proibizione assoluta di ap rire i sacchi prim a del­ l’ora fissata, e ogni a c q u iren te deve giustificare che i

suoi acquisti hanno p er scopo esclusivo il suo con­ sum o : proibizione di acquistare per riv en d e re , nè di p ren d e re più d’ una quantità determ inata. Q u a­ lunque infrazione è punita con la frusta, l’am m enda o la prigione. Al m ugnaio o rdine espresso di r e n ­ dere tante staia di farina p er tanto grano, al fo r­ naio o rdine di fabbricare i suoi pani di un dato peso, di farli segnare e bollare prim a di m etterli in vendita e talvolta di non ven d erli che in un unico lu o g o ; ai fornai o rdine di condursi bene « de ne filer ni faire a u tre acte im m onde en débitant leur pain ». Se l’ annata è stata buona, il sindaco p e r­ m ette « di fare a piacere dei dolci di farina all’olio, atteso il rinvilio del grano. » Se l’annata è stata cattiva, ordina ai lavoranti fornai di lasciar da parte le Irioches e i dolci, di rin u n c ia re anche al pane tenero, pane bianco con la crosta dorata e di fare soltanto pane bigio o nero.

Sono state citate più volte le parole del duca di O rleans che depose un giorno sulla tavola del C on­ siglio davanti a Luigi X Y u n pane senza farina di­ ce n d o : « ecco, S ire, di qual pane si nutrono oggi i vostri sudditi. » E p p u re l’ anno 17 3 9 , al quale si riferiva quella frase, non era un anno eccezionale, la m edia dell’ettolitro non è che di 14 franchi. Ma essa risulta da prezzi ch e vanno, secondo le pro- vincie, da 6 franchi fino a 2 8 e i salari d’ allora erano tre volte m inori dei nostri. Non soltanto la qualità del pane non m igliorò da E nrico IV a L uigi X V I per la m assa della nazione, ma è p ro b a ­ bile eh ’ essa dovette essere inferiore a ciò eh ’ era

stata alla fine de! m edio evo. S e si confronta il guadagno degli operai al valore dei cereali si con­ stata che non poteva essere diversam ente. Il pane costava m olto m eno in F ra n c ia che in In g h ilte rra , secondo A rtu ro Y o u n g ; m a esso era m olto p iù ca t­ tivo, d ’una n atu ra ben differente.

P e r i poveri, nei tem pi o rd in ari, non veniva se­ parata che la crusca grossa ; in tem po di carestia si sopprim eva com pletam ente la stacciatura. Q uesta cru sca form ava con le « p u rg h e del grano » il tr i­ ste pane dato in elem osina da m olti ospizi alla loro clientela m iserabile. N ella B eauce, patria del frum ento, il contadino non m angiava che dell’ orzo e della segala, in N orm andia e in B rettagna si n u triv a di grano nero, dappertutto rico rrev a all’avena in caso di rialzo nei g ra n i. L ’ avena e la crusca avevano sulla tavola popolare la funzione di scala m obile

*) V edi il n. p recedente dell’Economista.

contro la carestia. Nel mezzodì la polenta di miglio — il m iglio degli uccelli — form ava il fondo del­ l’alim entazione m odesta. E ssa fu sostituita nel X Y lfl secolo dal m aiz pestato nel m ortaio del miglio.

Q uando questi grani erano troppo cari, il povero lavorante faceva ricorso, secondo le regioni, alle ca­ stagne, alle rape, alle fave, ai fagiuoli e più di r e ­ cente alle patate. La m istura di frum ento con segale

[mèleil) fino alla R ivoluzione fu un consum o di lusso,

in molti villaggi della regione parigina non si m an­ giava il pane bianco che il giorno della festa p a­ dronale ed in certi distretti bretoni non si potè sta­ bilire n ell’anno III la tariffa del grano perchè questo cereale non vi era mai stato coltivato.

Sino ai nostri giorni, i popoli civili quan tu n q u e avessero fatto delle belle scoperte, scritto dei libri im m ortali, agitate m olte idee e raggiunto in certe arti gli ultim i lim iti della perfezione, non erano p e r­ venuti ancora ad assicurarsi di che vivere. S u cce­ deva periodicam ente che operai e contadini, cioè i qu attro quinti della nazione, m ancassero di pane. Ogni raccolto insufficiente era com e una di quelle battaglie nelle quali sono troncate d' u n sol colpo m igliaia di esistenze. Sfogliando gli atti delle p ar­ rocchie si nota che i periodi di m ortalità m aggiore corrispondono quasi tutti all’ epoche di carestia di grano. La m orte è l’argom ento decisivo col quale la popolazione dà forza alle su e querim onie.

Q uando gli Stati provinciali, gl’intendenti o i pub­ blicisti d ichiaravano che i contadini « sono costretti a pascersi d’ erba », quando m ostrano l’abitante d’una regione senza raccolto, e rra n te , sm arrito dal dolore, ridotto a « raccogliere nei ruscelli delle m acellerie della crusca m escolata di sangue », si deve tem ere che essi am plifichino i fatti ; m a le narrazioni dei cronisti e le relazioni dei funzionari sono docu m en ­ tate. Il nostro tem po non sente più questo grido, lan­ ciato talvolta da un capo all’ altro del reg n o , sulla m ancanza di alim enti, sulla fam e trasform ata in pas­ sione, poi in supplizio. Il dram m a del pane, dallo scioglim ento funebre, non si rappresenta più, alm eno in F ra n cia . È così dim enticato, che diventa im pro­ babile e le n u o v e generazioni stenteranno a pre­ starvi fede.

I p articolari crudeli si potrebbero m ultiplicare. O ltre le due carestie ben note del 169 4 e del 1709, i due ultim i secoli subirono più di 25 anni in cui la pen u ria di grano si fece sentire fortem ente. E sp ressi in m oneta dei nostri giorni, secondo la po­ tenza d’acquisto del denaro, i prezzi m edi dell’etto­ litro di frum ento furono di 6 4 franchi nel 1608, di 74 nel 1624, di 85 nel 1 6 3 1 , di 70 nel 1636-37, di 5 6 nel 1 6 6 0 -6 1 -6 2 , di 67 nel 171 0 e 1 7 1 4 , di 62 nel 1793. L ’abbondanza eccezionale di certi raccolti, ed il buon m ercato che ne era la conseguenza, non com pensavano punto le carestie delle ore disastrose, nè p er la borsa, nè per lo stom aco del la v o rato re; e quando questi era un ru ra le , cioè u n p roduttore di cereali, il buon m ercato eccessivo lo danneggiava.

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9 ottobre 1898 L’ E C O N O M I S T A 645

avere il loro valore attuale. Sotto Luigi X IV il grano si vende, nel 1670, a 31 fr. a P arigi e a 7 fr. a O rléan s; nel 1686 discende al prezzo derisorio di 2 fr. a Rouen, m entre si m anteneva a 17 a Uzès. Sotto L uigi X V le differenze sono m eno forti; il v a­ lore non differisce che del triplo, da una città a l­ l’altra, e più d'una volta du ran te il m inistero F le u ry i prezzi si trovano identici per tutto il territorio. Con lo sviluppo delle strade, sotto Luigi X V I, la ten­ denza al livellam ento si accentuò, la differenza m as­ sima non è più che dal sem plice al doppio. Ma i prezzi erano uniform em ente cresciuti su tutto il territorio, molto più dei salari. I progressi della popo­ lazione sorpassavano quelli d ell’agrico ltu ra. Se u na r i­ voluzione inversa non si fosse com piuta ai nostri g io r­ ni e se non ci fosse la possibilità di im portare grano, non solo i francesi dei nostri giorni m ungerebbero ancora del pane di avena, ma questo stesso alim ento m ancherebbe loro, perchè il num ero delle bocche da n u trire si è da cento anni a questa p arte ac­ cresciuto di quasi m età all’ in tern o delle frontiere francesi.

Confrontando il reddito dell’ ettaro di te rra al prezzo dell’ ettolitro di grano, si nota che dal 130 0 al 1600 il grano era quintuplicato: da 4 a 20 fra n ­ chi l'etto litro , m entre il reddito fondiario era so l­ tanto due volte e mezza più forte: da 8 a 19 franchi. Siccom e il prezzo della m ano d ’opera era stazionario, questo significava che la te rra era mal coltivata, che essa rendeva poco, poiché i suoi prodotti alzavano di prezzo molto più che la terra m edesim a. Dal se­ colo X V II alla R ivoluzione, il reddito della te rra e il valore del grano restano, a un incirca, nello stesso rapporto. F inalm ente, da cento anni a questa parte quel rapporto è totalm ente cam biato; la re n ­ dita della terra è raddoppiata, m entre il grano non è aum entato che di un quarto, m ovim ento affatto contrario a quello del secolo X V l.

Affinchè la te rra abbia potuto affittarsi a prezzi m olto più alti, quan tu n q u e i prodotti tratti dal suo seno non abbiano quasi avuto aum ento di prezzo, è stato necessario cbe essi si m oltiplicassero in quantità, e ciascuno sa, infatti, quali m igliorie sono state re a ­ lizzate dall’ agronom ia contem poranea. Il fatto m erita tanto più di rich iam are l’attenzione che, d u ran te lo stesso periodo di tem po, i salari ru rali sono trip li­ cati in F ran cia e che, per conseguenza, le spese di produzione del grano sarebbero aum entate in mi­ sura analoga, senza la scoperta delle m acchine per m ietere e battere il grano. Il raccolto m edio dell’ e t­ taro sem inato a frum ento, che si calcola oggi di 15 ettolitri, non sorpassava quasi gli 8 o 9 ettolitri sulla superfìcie com plessiva sem inata. E sso aveva v a ­ riato di poco d urante seicento anni. U n trattato del 1 290 calcola il reddito delle te rre buone a 875 litri per ettaro, cinque volte la sem enta eh ’ esso calcola a 175 litri soltanto, e consiglia di rin u n ciare alla cultura del frum ento nei terreni in cui il reddito non ec­ cede il triplo della sem enta, perchè in questo caso il valore del grano non copriva le spese di la v o ra­ zione e di m ietitura. La crise agricola non è dunque nata ie ri: fino dagli ultim i anni del secolo X III, vi erano dei proprietari che si lagnavano.

Il salario del m anovale contem poraneo ra p p re ­ senta 21 litri di segala e 1 2 litri e mezzo di grano, adottando per questo grano il prezzo di 2 0 franchi all’ ettolitro, superio re alla m edia degli ultim i anni. Il giornaliere del 17 8 9 non guadagnava che litri 5

e 7 0 di grano e 7 litri di segale. P er l’insiem e dei secoli X V II e X V III la giornata di lavoro, valutata in frum ento, rappresenta soltanto litri 25 di quel ce­ reale. È chiaro che il consum o d’una d errata così costosa era interdetto al contadino ed all’ operaio, poiché il suo valore avrebbe assorbito nelle fam iglie num erose lutto il salario.

Q uesta costatazione im pedisce al d’Avenel di con­ frontare il prezzo odierno del pane a quello del pane in passato, perchè la loro n atu ra non è la m edesim a. Dai m iscugli di grano e di segale, in proporzioni varie (il grano v’entrava per la m età od anche per un qu arto ) fino all’avena e al grano nero, c ’era di tutto, com presa la crusca, in quelle paste antiche e non era per capriccio che i poveri allora m angiavano pane di quel genere. Nel 1631, quando il chilo­ gram m o di frum ento si vendeva 44 centesim i, il chilo di [lane scuro non valeva che 16 centesim i, il pane nero 20 centesim i, il m ediam ente bianco o bor­ ghese 29 contesim i, il pane « d i Chailly » 3 6 centesim i e quello « di capitolo » 40 centesim i. A ccanto al pane bianco, che valeva com e ai nostri giorni salvo negli anni di penuria o di abbondanza estrem a, figu­ rano num erose qualità di pane scuro, greggio, ro s­ siccio, di pane dei poveri, dei prigionieri o di m u ­ nizione, valutati a m età o al terzo del pane di fru ­ m en to : tra 25 e 10 centesim i al chilogram m o, ossia in m oneta attuale, secondo la potenza d’ acquisto del danaro, da 63 a 25 centesim i. A questi prezzi i! pane d’ allora, m ediocre com’ era, richiedeva dai consum atori poco agiati uno sborso proporzional­ m ente m olto superio re a quello del pane eccellente che oggi posseggono. L’ operaio costretto di riserv are all’ acquisto di questo alim ento indispensabile una parte m aggiore del suo reddito, aveva così m inore possibilità di n utrirsi con altre eose e la carestia stessa del pane obbligava i poveri a m angiarne in quantità m aggiore.

Il d ’A venel crede che la storia dei prezzi del lavoro dim ostri che essi non hanno avuta alcuna co rrela­ zione, nè coi costo della vita - n è coi progressi ag ri­ coli ; ma che i salari si sono proporzionati, fino al

nostro secolo, al m ovim ento della popolazione e alla

estensione della te rra disponibile. Codesta co n c lu ­ sione ha la sua im portanza p er la teoria dei salari e abbiam o voluto riferirla, q u an tu n q u e non sia pos­ sibile qui di esam inarla alla luce delle altre prove ch ’egli ha fornito, per m o strare ai lettori che gli studi del dotto scrittore francese non hanno un in ­ teresse di pura curiosità, m a possono, in q u alch e m i­ su ra, se rv ire a lu m eggiare la dinam ica dei salari e la teoria relativa.

IL COMMERCIO ITALIANO I1TER1ZI01LE

nei primi otto mesi dell’ anno 1898

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m ese, l’agosto contribuì all’aum ento p er 14 m ilioni e mezzo.

E sam inando le diverse categorie, si trova che la prim a : spiriti, bevande ed oli si chiude con una dim inuzione di 8 m ilioni e mezzo e le variazioni principali so n o : u na uscita di soli 2 3 4 m ila q u in ­ tali d’olio d’ oliva contro 379 mila l’ anno p re c e ­ dente e q uindi u na dim inuzione di L. 1 5 ,5 7 4 ,0 0 0 ; una uscita di 3 1 0 m ila chilogram m i di essenze di

aranci contro 4 6 6 m ila nell’ anno precedente, cioè

una dim inuzione di esportazione di L. 2 ,0 3 5 ,0 0 0 . A dim in u ire l’effetto di queste m inori esportazioni si tro v a : u n aum ento di L. 7 ,7 3 7 ,0 0 0 di vino in

lotti o caratelli da 1 ,2 4 5 ,0 0 0 ettolitri a 1 ,5 5 5 ,0 0 0 ;

—■ un altro aum ento di circa L. 8 0 0 ,0 0 0 di cognac ; — aum entato p u re di u n m ilione gli altri oli fissi

e volatili.

P oche variazioni offre la seconda categoria, g e ­

neri coloniali, droghe e tabacchi la q u ale del

resto alla esportazione a rriv a appena ai 5 m ilioni e mezzo nel totale con u n aum ento di un m ilioue n ell’anno p recedente. Sono in aum ento di L. 7 1 4 ,0 0 0 i confetti e conserve con zucchero e miele, di L. 247 mila la conserva di pomidoro, di L. 1 7 0 ,0 0 0 il

sugo di tabacco, e di L . 1 6 5 ,0 0 0 il tabacco lavo­ rato. — P e r contro scem arono di L . 2 4 7 ,0 0 0 il latte- condensato, e di L . 1 4 5 ,0 0 0 i semi di senapa.

La terza ca te g o ria : prodotti chimici, g e n e r i me­

dicinali, resina e profumeria, che dà una e sp o r­

tazione di circa 27 m ilioni, non è m odificata a pa­ ragone dell’anno p reced en te che dava appena mezzo m ilione in p iù pel to tale: sono principali a u m e n ti: — l'acido tartarico p e r L. 3 5 4 ,0 0 0 , gli altri acidi per L. 3 5 8 ,0 0 0 ; il tartaro o feccia di vino per L . 6 4 9 ,0 0 0 , le erbe, fiori, foglie, licheni per L. 1 8 4 m ila, il sugo di liquorizia p er L. 2 0 9 ,0 0 0 ; i me­

dicamenti composti per L . 4 3 6 ,0 0 0 . — F u ro n o in­

vece dim inuite le seguenti voci : il sale marino e

sai gemma per L . 2 8 8 ,0 0 0 , il sugo di cedro e li­ mone concentrato p e r L. 4 5 9 ,0 0 0 , i generi medici­ nali L. 1 6 5 ,0 0 0 , il sapone comune per L. 1 7 1 ,0 0 0 .

L a categoria q u a rta : colori e generi per tinta e

per concia che è scesa da 1 0 ad 8 m ilioni, dà una

m inore esportazione di L. 1.8 m ilioni nel sommacco, di L . 2 6 7 ,0 0 0 n elle vernici contenenti oli mine­

rali; m e n tre sono in aum ento di L . 1 0 6 ,0 0 0 gli estratti colorati di legni da tinta e le vernici co­ muni p er L. 1 4 4 ,0 0 0 .

La q u in ta categoria canapa, lino, jnta ec c . è dim inuita da 41.1 a 3 5 .2 m ilioni di lir e ; questa differenza di quasi 9 m ilioni è dovuta : nelle d im i­ nuzioni : da 1 0 .4 m ilioni di m in o re canapa greggia esportata, da L . 4 8 8 ,0 0 0 di canapa, lino, juta pet­

tinati; da L . 6 8 1 ,0 0 0 di oggetti cuciti. C ontro q u e ­

sta dim inuzione stanno i seguenti aum enti : — L . 8 9 2 ,0 0 0 di m aggiore uscita di juta, crino, ed

altri vegetali greggi; L. 5 2 5 ,0 0 0 di cordami, cor­ dicelle e spago ; — L . 3 6 0 ,0 0 0 di filati di lino, canapa semplici, L. 2 5 0 ,0 0 0 di filati di canapa

specie g reg g i lis c i; L. 1 6 1 ,0 0 0 di tessuti di lino, L. 3 8 6 ,0 0 0 di pizzi e tulli, L. 1 3 5 ,0 0 0 di sacelli.

Molto au m en tata è la sesta ca teg o ria: cotone che da 19 m ilioni di esportazione sale a 31.7 m ilioni.

E cco le voci in a u m e n to : cotone in bioccoli, in

massa, in ovatte L . 3 5 6 ,0 0 0 ; filati semplici greggi

L. 3 ,2 9 3 ,0 0 0 ; filati ritorti L. 6 7 6 ,0 0 0 (prep o n d e­ ran o i tinti)', tessuti lisci greggi L. 4 6 5 ,0 0 0 ; tes­

suti lisci, a colori e tinti L. 6 ,4 3 3 ,0 0 0 e stampati

L . 8 0 2 ,0 0 0 ; galloni e nastri L. 2 0 9 ,0 0 0 ; oggetti

cuciti L. 5 8 0 ,0 0 0 .

Lo dim inuzioni sono poehe e sparse su m olte voci. A nche la VII c a te g o ria : lana, crino e peli dà un aum ento di esportazione da 6.8 ad 1 1 .2 m i­ lioni dovuto alle lane naturali sudicie, lavate, car­

date, pettinate per circa, 2 m ilioni; ai cascami per

L . 1 2 8 ,0 0 0 ; ai filati di lana pettinata semplici per L. 2 9 7 ,0 0 0 ; ai tessuti di lana scardassata e pet­

tinata per L. 7 5 8 ,0 0 0 ; ai passamani per L. 22 7 ,0 0 0 ;

agli oggetti cuciti per L. 1 ,2 7 6 ,0 0 0 . Poche le d i­ m inuzioni ; il crino greggio ed arricciato per L ire 2 5 1 ,0 0 0 ; i feltri per L. 1 10,000.

La categoria ottava : seta dà un cospicuo aum ento di 3 7 ,9 m ilioni salendo dal totale di esportazione di L. 2 0 4 ,3 a L. 242,5 m ilioni.

E cco le voci principali in aum ento:

Seta tratta semplice... L. 15,277,000 > » addoppiata o torta . » 17,516,000 Cascami di s e t a ...» 4,400,000 —« i tessuti di seta o filusella neri lisci per L . 882 m ila, e quelli colorati lisci ed operati per I. 826,000; i tessuti misti neri colorati ma lisci per !.. 6 2 2 ,0 0 0 ; i galloni e nastri per L. 3 7 0 ,0 0 0 .

L e dim inuzioni invece si ebbero : nei semi da

bachi per L. 5 2 0 ,0 0 0 ; nei bozzoli secchi per L i­

re 1 ,5 8 8 ,0 0 0 ; nei cascami filati per L, 1 7 6 ,0 0 0 , e negli oggetti cuciti per L. 1,506,000.

La categoria nona, legno e paglia, nel totale ha u n aum ento di 6 m ilioni, da 4 2.9 a 49 .1 . Poehe però sono le voci in a u m e n to : il legno squadrato p er L. 4 4 9 ,0 0 0 , i mobili intarsiati per L. 1 1 8 ,0 0 0 , le mercerie comuni di legno per L. 1 2 7 ,0 0 0 ; i ba­

stimenti destinati alla navigazione per L . 7,810,000;

le treccie di paglia, di scorza, disparto per cap­

pelli per L. 1 ,1 9 7 ,0 0 0 .

D im inuiscono invece : per L . 3 7 2 ,0 0 0 il carbone

di legna, per L. 2 2 6 ,0 0 0 il legno comune in assi­ celle per scatole; per L. 6 1 3 ,0 0 0 le radiche per spazzole; per L. 5 0 5 ,0 0 0 il sughero; per mezzo

m ilione i mobili di legno comune e da ebanista; per L . 10 6 ,0 0 0 gli utensili greggi; per L . 4 3 2 ,0 0 0 i cappelli di paglia.

La categoria decim a, carta e libri, non fornisce variazioni nel totale che rim a n e.in to rn o ai 7 m ilioni. N elle singole voci si trova in aum ento la espor­ tazione della carta rigata e foggiata in buste per L . 2 8 7 ,0 0 0 ed in dim inuzione per L. 1 4 0 ,0 0 0 le

stampe, litografie e cartelli.

N ella categoria undecim a pelli, aum entano quasi tutte le voci di esportazione delle pelli crude fre­

sche o secche nella seguente m is u ra : p er L. 1 ,6 2 3

m ila quelle di buoi e vacche, p er L. 4 3 9 ,0 0 0 di

vitelli, p er L . 4 2 7 ,0 0 0 di capre, per L. 2 0 8 ,0 0 0 di montoni; aum entano pure di L. 1 0 0 ,0 0 0 Ie pelli conciate da suola; e per L . 2 9 2 ,0 0 0 le calzature^ di ogni specie. T ra le dim inuzioni si n o ta : le pelli crude fresche o secche di .capretti, le pelli verni­ ciate per L . 1 2 7 ,0 0 0 , il carniccio o ritagli di pelli

per L. 1 1 1 ,0 0 0 , i guanti di pelle per L . 2 2 9 ,0 0 0 . La 1 ì !l categoria, minerali, metalli e loro la­

vori che negli otto m esi d ell’anno preced en te dava

una esportazione di 2 8 .6 m ilioni, ne dà in questo m ese 2 7 .3 m ilioni.

L e voci in au m ento sono : le lamine di ferro ri­

coperte di stagno, rame ecc. in lavori diversi sem ­

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9 ottobre 1898 L’ E C O N O M I S T A 647

cilindri eco. per L. 1 3 7 ,0 0 0 ; il piombo e sue leghe in pani e in rottami per L. 6 3 3 ,0 0 0 , le macchine in genere per L. 3 0 3 ,0 0 0 , le dinamo elettriche per

L. 3 3 3 ,0 0 0 , gli strumenti di ottica graduati per L. 7 3 8 ,0 0 0 ; l’argento greggio in verghe per L i­ re 3 ,3 9 7 ,0 0 0 ; le oreficerie e vasellami d'oro per

L. 2 6 9 ,0 0 0 i lavori in argento per L . 2 2 9 ,0 0 0 , le

catene d’oro per L. 103,000.

Nelle dim inuzioni tro v ia m o : L . 217,000 i mine­

rali di piombo, per L. 4 0 9 ,0 0 0 , quelli di zinco-

per L. 5 5 3 ,0 0 0 gli a ltr i; L. 1 1 8 ,0 0 0 la ghisa in

getti lavorati ; L . 1 8 2 ,0 0 0 il rame, ottone e bronzo in spranghe, fogli e lamine, e L. 1 0 4 ,0 0 0 lavorato;

L. 1 5 1 ,0 0 0 le partì di fucile, L. 148,000 le mac­

chine a vapore fisse senza caldaia, L . 1 1 5 ,0 0 0 le macchine per Infilatura, L. 2 3 1 ,0 0 0 1& parti stac­ cate di macchine, L. 1 1 8 ,0 0 0 gli strumenti di ot­ tica comuni, L . 6 8 6 ,0 0 0 i gioielli d'oro.

La categoria 1 3 .a Pietre, terre, vasellami, ve­

tri e cristalli au m enta la esportazione di quasi sette

m ilioni, arrivando così a [50 m ilioni ; e gli aum enti principali so n o : — il marmo in statue L, 5 7 6 ,0 0 0 , il marmo lavorato L. 3 8 9 ,0 0 0 ; le pietre per co­

struzione L. 2 8 5 ,0 0 0 , i fosfati minerali L. 5 5 4 ,0 0 0 ,

10 zolfo L . 5 ,5 4 3 ,0 0 0 i bitumi solidi L. 2 9 8 ,0 0 0 , le terraglie L. 1 1 5 ,0 0 0 ; invece la esportazione d i­ m inuisce per i vetri, cristalli e smalti L. 3 4 9 ,0 0 0 . N ella categoria 1 4 a, cereali, farine, paste e pro­

dotti vegetali vi è u n m ilione è mezzo di aum ento

a paragone dei 6 0 .8 m ilioni nell’ anno precedente. Gli aum enti sono : L . 5.2 m ilioni per il riso; L i­ re 1 ,9 6 8 ,0 0 0 per le frutta fresche, L. 1 2 7 ,0 0 0 i

pistacchi; L . 4 0 7 ,0 0 0 le mandorle; L . 1 6 2 ,0 0 0 le noci e nocciole; L . 3 3 5 ,0 0 0 i fichi; L. 4 2 4 ,0 0 0 le panelle di noce, L. 1 ,1 9 7 ,0 0 0 i legumi e ortaggi freschi; dim inuirono in v e c e : per L . 5 6 1 ,0 0 0 l'orzo,

L. 3 9 5 ,0 0 0 il granturco, L. 1 ,1 8 4 ,0 0 0 i legumi

secchi, L. I u 3 ,0 0 0 le farine di frumento, L. 5 3 2 ,0 0 0

11 semolino, !.. 1 ,0 0 8 ,0 0 0 le paste di frumento, L. 5 1 4 ,0 0 0 il pane biscotto, L . 2 ,4 6 8 ,0 0 0 gli aranci, L. 2 ,1 0 7 ,0 0 0 in limoni, L. 168,000 le carrube.

. cat egori a XVa, animali, prodotti e spoglie

di animali, è aum entata di 4 m ilioni sugli 8 6 m i­

lioni del 1 8 9 7 . Gli aum enti so n o : le vacche p er L. 1 0 9 ,0 0 0 , i vitelli per L. 3 2 2 ,0 0 0 ; i porci per L. 8 0 2 ,0 0 0 , la carne fresca p er L. 4 0 6 ,0 0 0 , il pol­

lame morto per L. 15 2 ,0 0 0 , la cacciagione e sei- raggiarne j v r L. 121,000, le sardelle, acciughe ecc.

per L. 2 7 7 ,0 0 0 ; il burro fresco p er L. 1 ,1 9 8 ,0 0 0 e quello salato per L. 6 4 2 ,0 0 0 ; il formaggio per L. 5 6 4 ,0 0 0 , le uova di pollame per L. 1,08 0 ,0 0 0 , la cera per L. 119,000, le piume p e r' L. 1 7 6 ,0 0 0 , i capelli por L. 8 4 8 ,0 0 0 , i concimi por L. 11 7 ,0 0 0 ,

l’avorio per L. 182,000.

Sono in dim inuzione: — i cavalli per L. 1 13,000, i muli p er L . 1 01,000, i bovi per L. 7 6 4 ,0 0 0 , la

carne salata per L. 2 8 8 ,0 0 0 , il pollame vivo L i­

re 5 2 3 ,0 0 0 , le spugne fini per L. 1 5 1 ,0 0 0 , il corallo p er L, 9 5 7 ,0 0 0 , le corna ossa ecc. L. 1 7 0 ,0 0 0 .

L ’ultim a categoria, oggetti diversi Ita un aum ento di_ mezzo m ilione ; le mercerie comuni per L. 7 3 0 mila i cappelli di feltro per L. 2 ,2 8 8 ,0 0 0 ; in di­ m inuzione la gomma elastica e guttaperca per L i­ re 2 5 7 ,0 0 0 , i fili e cordoni elettrici per L. 1,1 2 9 ,0 0 0 , gli oggetti da collezione per L. 1,02 4 ,0 0 0 .

L a l e ® s a lii infortm ti Jel lavo ro

Col 1° ottobre è andata in vigore la legge 17 m arzo 1898, n. 80, pubblicala nella Gazzetta Uffi­

ciale del 31 m arzo, avendo l’ articolo 28 stabilito

eh’ essa sarebbe entrata in vigore dopo sei m esi dalla detta pubblicazione. In questi ultim i m esi venne p reparato il regolam ento p e r l’ applicazione deila legge e in questi giorni il m inistero di agricoltura in d u stria e com m ercio ha diram ato una circolare, con la quale si indicano ai prefetti gli atti e i prov­ vedim enti per l’ attuazione della nuova legge, e re­ lativo regolam ento, per gl’ infortuni sul lavoro.

E ssi dovranno cu rare p erc h è — com e la legge prescriv e — i capi ed esercenti delle im prese, in ­ d u strie e costruzioni : 1° adottino le m isure p re ­ scritte p er p revenire gli infortunii e proteggere la vita e la incolum ità degli o p e ra i; 2° assicurino ai loro operai le indennità fissate per i casi d ’ infor­ tunii sul lavoro.

P e r gli esercenti caldaie a vapore funzionante fuori degli opificii, 1’ obbligo dell’ assicurazione è lim itato agli operai che prestano servizio tecnico presso le caldaie stesse.

L ’ assicurazione deve esser fatta presso la Cassa N azionale di assicurazione p er gl’ infortuni sul la ­ voro quando si tratti di lavori eseguiti dallo Stato, dalle P rovince, dai Com uni, direttam ente o p er mezzo di appaltatori ; gli altri enti e i privati possono sti­ pularla presso Società assicu ratrici autorizzate.

S aran n o esenti dall’ obbligo di assicurazione co­ loro che avranno fondato Casse di previdenza p er­ m anente e per più di cinquecento operai, ricono­ sciute per legge o per regio decreto, p u rch é essi prestino una cauzione am m ontante a cinque volte l’im ­ porto del prem io che dovrebbero an nualm ente p a­ gare, p e r 1’ assicurazione, alla Cassa Nazionale.

Ne saranno anche esenti coloro che avranno isti­ tuito sindacati di assicurazione m utua a n orm a di legge.

Il m inistro dice essere suo intendim ento agevo­ lare la costituzione delle Gasse private e dei S in d a­ cati di m utua assicu ra zio n e ; laddove da soli gli in­ dustriali non potessero costituirli, potranno riu n irsi in Consorzio.

L a circolare enum era le garenzie che lo S tato ha stabilito per provvedere al reg o lare funzionam ento dei sindacati di assicurazione m u tu a, o dalle quali risulta che gli im p renditori e industriali ascritti ad un sindacato non potranno essere in d ividualm ente citati e obbligati, in conseguenza del vincolo so li­ dale, a pagare le indennità d eterm in a te dalla legge. Essi saranno tenuti al pagam ento in dividuale per il vincolo solidale solo nei seguenti casi :

che i versam enti anticipati dai com ponenti il sindacato siano insufficienti a pagare le indennità per infortunii avvenuti d u ra n te l’ an n o ;

che alcuni im pren d ito ri o in dustriali consociati si rifiutino a pagare il necessario supplem ento a! prem io an ticip ato ;

che la cauzione prestala dal sindaco sia insuf­ ficiente al pagam ento delle indennità eccedenti i v e r­ sam enti anticipati e i supp lem en tari fatti dagli im ­ prenditori e indu striali solventi.

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legge stabilisce un sistem a di denunzie e notificazioni da farsi tanto dagli industriali e im prenditori quanto dagli Istituti m ediante i quali essi devono garen tire il pagam ento delle indennità agli operai.

La prim a denunzia deve esser fatta nel m ese di ottobre su apposito m odulo e d iretta al prefetto della provincia, nella quale lo stabilim ento industriale o l’ im presa hanno sede, e deve indicare la n atu ra del- l’ im presa o in d u stria , il num ero degli operai che vi sono occupati abitualm ente e gli altri dati di cui agli art. 11, 12 e 15 del regolam ento.

Il contratto di assicurazione deve essere stipulato entro un m ese dalla data della denunzia ed entro 11 giorni dalla avvenuta stipulazione se ne deve d are com unicazione al prefetto, a norm a degli a r ­ ticoli 16 e 17 del regolam ento.

Spirato il term ine di due m esi che rappresenta il periodo preparatorio dell’ applicazione della iegge, questa com incierà ad avere pieno effetto. Da quel m om ento, per le im prese e in d u strie di nuovo im ­ pianto le denunzie dovranno farsi nei 10 giorni dal- l’ incom inciam enio dei lavori.

Q ualora avvengano variazioni nel num ero degli operai, m odificazioni al co n tratto di assicurazione, esse dovranno notificarsi al prefetto nei prim i dieci giorni del m ese successivo a quello in cui saranno avvenute.

Al prefetto devesi inoltre d are com unicazione : del trasferim ento della sede dello stabilim ento in d u striale o dell’ im presa ;

della costituzione e soppressione di sedi e sta­ bilim enti secondari ;

della cessazione delle operazioni dello sta b ili­ m ento in d u striale o dell’ im presa.

In base alle dette denunzie i prefetti com pileranno u n elenco delle im prese e in d u strie soggette all’ob - bligo dell’ assicurazione esistenti nella provincia, con tutte le necessarie indicazioni e lo terran n o sem pre al co rrente di tutte le m odificazioni che si verifiche- ranno. L ’ elenco sarà redatto col m etodo delle schede m obili.

Intanto la legge sugli infortuni del lavoro c o m in ­ cia a p ro d u rre effetti deplorevoli. I giornali rife ri­ scono che in seguito a questa legge in Sicilia i m a­ lu m o ri di alcuni coltivatori di 'm in ie re di zolfo com inciano a m anifestarsi con la chiu su ra delle m i­ niere, sospendendo il lavoro per p rem e re sul G overno e ottenere facilitazioni nell’ applicazione della legge. S areb b ero rim asti se iz a lavoro oltre q uattrocento zolfatori p er la ch iu su ra di alcune m iniere A grigen­ tine. Non sono pe-ò ancora accennate dai giornali le dom ande dei coltivatori delle m iniere e quindi riesce difficile co m prendere la loro condotta e for­ m u la le u n giudizio, che a lc i invece precipita, tanto p er se g u ire 1’ andazzo giorn; listico di giudicare, lo­ dare, biasim are o ce n su ra te alla leggiera. Certo, poiché vi è un periodo p rep arato rio di due m esi p er l’ applicazione della legge, era più corretto che i coltivatori di m iniere, q u alu n q u e siano le loro o b ­ biezioni alla legge o al regolam ento, non sospendes­ sero in questi due mesi il lavoro e facessero se n tire al m inistro le lo o ragioni ; pubblicandole anche per m ettere 1’ opinione pubblica in grado di conoscere bene i term ini della questione. P erch è se vi sono industriali sui quali g ravarono in passato le accuse di sfruttam ento del lavoro sono p roprio i coltivatori di m iniere di zolfo e il lockout ossia la c h iu su ra delle m in iere d eliberata da alcuni e m inacciata da

altri, recando danni im m ediati ai m inatori, non può che m ettere m aggiorm ente in cattiva luce il p ro ce­ d ere di quegli in trap ren d ito ri.

F acendo astrazione da questo incidente, che giova sp erare possa essere tolto di mezzo al più presto possibile, crediam o che il m inistro agirà nell’ in te ­ resse della legge, e di coloro ai quali essa intende recare benefici, se terrà conto di tutte le o sse rv a­ zioni, le richieste, le critiche fatte dagli industriali, affinchè I’ introduzione di nuovi oneri e di nuovi vincoli avvenga nel modo m igliore, senza provocare danni alle due parti in causa, nè con riduzioni^ di salari o sospensione di lavoro, nè col tu rb are l’ as­ setto tecnico ed econom ico delle im prese. N on bi­ sogna dim enticare che il tem po è un fattore e sse n ­ ziale di qualsiasi riform a.

Rivista Bibliografica

Prof. Alessandro Garelli. — La proprietà sociale. — Due volumi di complessive pagine 933. — Milano,

Hoepli, 1898 (L. 15).

Idem. — Filosofia del monopolio. — Milano, Hoepli, 1898, pag. VI-268 (lire 4).

L ’A utore si è accinto a u n ’ ardua im presa. Egli infatti si è proposto di svolgere la Teoria della pro -

prietà sociale, di tracciarne lo svolgimento storico e

infine di presen tare la Critica della proprietà sociale e con questo piano, del q uale ancora non si com ­ prendono bene tutte le linee, il G arelli intende cre are una nuova scuola e di m ettersi a capo della m edesim a. Nel far questo, ha in anim o di rendersi « in te rp re te della coscienza m oderna e di fare opera di pacificazione, co ntribuendo a m eglio segnare i confini del te rren o ove debbono incontarsi i diritti dell’ individuo sulla proprietà, difesi dalla scuola li­ berale, e quelli della società, di cui vuol farsi v indice il socialism o ». E , non certo con m odestia, aggiunge : « è una larga co rren te di nuove idee che viene ad essere aperta, lontana egualm ente dai voli dell’ idealism o puro, com e dal terra te rra del m etodo storico positivo esclusivo, a cui gli alberi tolgono di v ed er la fo re sta ; così dalle intransigenze deli’ individualism o assoluto, che offende la libertà col d ar luogo all’ oppressione dei deboli, com e da quelle più tem ibili ancora del socialism o, che fa getto di quella libertà, senza di cui il m ondo diverrebbe la prigione dell’ anim a ».

N on siam o in nessun m odo m isoneisti e alle idee nuove facciam o buon viso, quando hanno u na base nella realtà delle cose, studiata coscienziosam ente, ma le idee del prof. G arelli, annu n ciate com e una gran d e novità e il non plus ultra delle scoperte scientifiche nel cam po defia econom ia finanziaria, anzi, direm o, della sociologia finanziaria, non ci hanno colpito, nè p e r la novità, nè p er l’ esattezza e la pro­

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9 ottobre 1898 L’ E C O N O M I S T A 649

fico, che non si appaga di parole adoperate più o m eno co rrettam ente (com e ad es. la teoria antropo-

logica della finanza derivata), ma vuole lo studio

dei fatti serenam ente e obbiettivam ente condotto? Ci duole di dover dire che I’ opera del prof. G arelli sulla Proprietà Sociale, pur non m ancando di certi pregi, è un tentativo non riuscito di ricostruzione della economia finanziaria, tentativo non riuscito com e quello, ad esem pio, del G eorge per la scienza econom ica. E d è natu rale che sia così, perchè q u e ­ sti ricostru tto ri quand même sono di solito pieni di preconcetti, interpretano a mòdo loro le dottrine che credono di dover respingere, per far posto alle loro costruzioni teoriche più o m eno originali, ed esagerano la portata di una analogia, di una d istin ­ zione o classificazione, che abbia qualche sapore di novità.

La Proprietà sociale del prof. G arelli è del resto u n ’ opera che non m anca d’ interesse, perchè l’A u­ tore scostandosi talvolta dalla via già battuta da molli altri scrittori dà modo a chi lo studia di v e ­ dere se certe idee vecchie sono veram ente da con­ dannarsi, com e pretende il nostro rinnovatore della teoria della finanza. Q uindi, senza poter am m ettere che sia posta con quest opera la base di una nuova scuola crediam o che avrebbero torto coloro che per le pretese im m odeste e poco giustificate dell’A utore di voler creare una nuova scuola dialettica trasc u ­ rassero com pletam ente il suo libro. Bisogna leg­ gerlo e ricordarsi leggendolo che è un A utore da ponderare bene, prim a di accettarne le idee.

Non analizzerem o qui le singole parti dell’ opera la cui stru ttu ra è abbastanza regolare e ordinata. D irem o soltanto che l’A utore ha voluto fare un lavoro teorico critico com pleto sulla proprietà sociale e q uindi ha dato la teoria generale della finanza. Se la form a non è sem pre corretta è però in generale abbastanza chiara ; e se le citazioni bibliografiche m ancano in qualche caso di precisione sono in cam bio assai abbondanti.

L ’altro libro de! prof. G arelli è dedicato alla fi­ losofia del m onopolio, ma più esattam ente doveva essere intitolato teoria del valore nelle sue attinenze co! monopolio. « Nel presente volum e, egli scrive, partendo dal concetto dell’universalità delf’u tilità, fu facile d edurne quella che, a p are r m io, v o rrebbe essere la legge del valore, p e r tra rn e con sicurezza ove s’ annidi il monopolio ed entro quale m isu ra. L ’analisi poi di tal legge com piuta colla scorta dei fatti, quali si svolgono sotto i nostri occhi, guidò alla costruzione della teoria del valore molteplice il quale ove sia norm ale, evita l’influenza del m onopo­ lio. Q uesta, se non vo ’ g randem ente errato , giova non solo ad illu strare una parte troppo poco ancora esplorata dalla scienza econom ica, ma vale a chia­ rire m irabilm ente il criterio che v u o l’essere tenuto pel rip arto dei pesi sociali, e con esso il fonda­ m ento dell’intiera scienza finanziaria. »

A nche in questo libro l’A utore crede di avere fatto scoperte di gran rilievo per ia scienza, ma crediam o s’ illuda. T uttavia, qui trattandosi di un tema più ristretto egli ci ha dato u n ’ analisi del valore m olteplice che non è senza pregio, m entre la critica delle teorie intorno alla legge del valore ci è parsa piuttosto superficiale. Ma ¡’ esam e delle cause che determ inano la v aria m isura del valore per lo stesso prodotto è portato m olto più avanti di

quello che comunemente venga fatto.

La Filosofia del monopolio dovrebbe, nel pen­ siero dell’A utore, porre le basi per altre ricerche sugli effetti del monopolio, sulla sua evoluzione ed elisione ; e successivam ente, sciolte le questioni generali attinenti al monopolio, il prof. G arelli vor­ reb b e passare a studiare le soluzioni del grave p ro ­ blema che s’im pernia sul monopolio, ch e sono state proposte da altri autori quali O w en, P roudhon, L o ­ ria, M arx, ecc. Come si vede, vasto è ancora il cam po degli studi ch’egli si propone di fare e noi augurandogli il tem po e la lena di condurre a te r­ m ine l’ideato piano di opere, gli auguriam o anche di saper resistere alla m ania di innovare per innovare e di non cedere all’illusione che vestendo a nuovo vecchie idee queste possano cam biare di significato e di im portanza scientifica.

David F. Schloss. — Methods of industriai

remane-ration. — Terza edizione, riveduta ed ampliata. —

London, Williams and Norgate, 1898, pag. X IX -446. È questa orm ai u n ’opera classica sulle varie form e di m ercede, di cui si occupò anche un nostro c o l­ laboratore. Lo Schloss v eram en te ha allargato il significato dell’espressione rim unerazione in d u striale, così da com prendere nel suo libro anche lo studio della cooperazione e della partecipazione al profitto. Anzi i capitoli dedicati a questi due argom enti, che occupano quasi m età del libro, sono molto in te res­ santi e istru ttiv i, com e del resto tutta l’opera.

L’A utore in questa terza edizione ha potuto tra rre partito dal m ateriale raccolto con la grande inchiesta sul lavoro e con le inchieste speciali com piute dal- l’ufficio del lavoro dell’ In g h ilte rra. Il solo argom ento che avrem m o desiderato di v ed e r trattato am pia­ m ente e a parte, è quello della scala m obile appli­ cala alle m e rc ed i; lo S chloss vi accenna di volo un paio di volte, se non erriam o, m entre era utile, e lo prova l’ultim o sciopero dei m inatori del G alles, di approfondire quel sistem a di rim unerazione, per stabilirne i pregi e i difetti. Ciò non toglie che questa terza edizione, superiore di molto alle due p recedenti, sia un contributo notevolissim o alla let­ tera tu ra sulla questione dei salari.

Dr. Julius Hatscheck. — Pie Selbstverwaltung in

po-litischer und juristischer Bedeutung. —• Leipzig,

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Rivista Economica

/ / problema della popolazione.Le casse pensioni

ferroviarie e la legge sugli infortuni del lavoro.

Nuove Banche e Società industriali in Germania.

Il frumento in Italia nel 1898.

II problema della popolazione. — Un com petente

sc ritto re di cose econom iche, E dm ondo T h é ry , esa­ m ina la questione dei futuri rapporti fra l’ E u ro p a e l’A m erica del N ord, da un nuovo punto di vista, che non sia l’ econom ico o il com m erciale: quello cioè del progresso dem ografico. L a statistica della popolazione è certam ente quella che può essere com ­ pilata con m aggiore precisione, dacché i censim enti (m eno che da noi) si eseguiscono in tutta E u ro p a in m aniera regolare e m etodica, ed a periodi decennali.

N el 1 8 7 5 la popolazione totale di E uropa co m ­ pren d ev a 5 0 3 ,6 3 1 ,2 0 0 individui, fatta astrazione delle colonie delle varie nazioni e dei territo ri asiatici della R ussia e della T u rc h ia .

La densità di questa popolazione era allora, in m edia, di 31 abitanti por chilom etro q uadrato.

Nel 1897 questa popolazione era salita alla cifra di 3 7 9 ,9 0 3 ,7 0 0 individui e la densità m edia era pas­ sata a 39 abitanti per chilom etro quadrato.

D u ran te questo periodo di 22 anni l’ insiem e della popolazione europea è aum entato di 7 6 ,2 7 2 ,5 0 0 in ­ dividui, ossia del 25 per cento.

La popolazione degli Stati U niti d’A m erica è essa p u re cresciuta da 5 0 ,1 5 5 ,8 0 0 abitanti nel 1 8 7 5 a 7 1 ,2 6 3 ,0 0 0 nel 1 8 9 7 , con un aum ento totale di 2 1 ,1 0 7 ,2 0 0 individui, corrispondente ad oltre il 42 p e r cento.

Il seguente prospetto dà il dettaglio per ciascuno S tato : S T A T I S u p e r f i c i e k m . q . P o p o l a z i o n e ( m i g l i a i a d ’a b i t a n t i ) A u m e n t o n e l 1897 d e l 1875 d e l 1397 F r a n c i a ... 5 2 8 .8 7 6 3 6 .1 0 2 .9 3 8 .3 1 8 .0 4- 2 .4 1 5 .1 G e r m a n i a --- 5 4 0 .6 5 7 4 1 .0 6 0 .8 5 2 .2 7 9 .9 4 - 1 1 .2 1 9 .1 A u s t .- U n g h . . . 6 2 5 .3 3 7 3 5 .9 0 4 .4 4 3 .4 6 1 .2 7 . 5 5 6 , 8 B e l g i o ... 2 9 .4 5 7 5 . 2 5 3 . 8 6 .4 9 5 .9 •+■ 1 .2 4 2 .1 B u l g a r i a ... 9 6 .6 6 0 — 3 . 3 1 0 . 7 4 - 3 . 3 1 0 . 7 D a n i m a r c a . . . 3 8 .3 4 0 1 .8 7 4 .0 2 . 3 1 2 .4 4 - 4 8 8 .4 S p a g n a ... 5 0 4 .5 1 7 1 6 .8 3 5 .5 1 7 .9 7 4 .3 4 - 1 . 1 3 8 . 8 G r . B r e t t a g n a 3 1 4 .6 2 8 3 3 .0 9 8 .4 3 9 .8 2 4 .6 4 - 6 . 7 2 6 . 2 G r e c i a ... 6 5 .1 1 9 1 . 4 5 7 .9 2 . 4 3 3 . 8 -H 9 7 5 .9 I t a l i a ... 2 8 6 .5 8 9 2 6 .8 0 1 .2 3 1 . 2 9 0 .5 4 - 4 . 4 8 9 . 3 L u s s e m b u r g o . 2 .5 8 7 1 9 7 .5 2 1 7 .6 4 - 2 0 .1 O l a n d a ... 3 3 .6 9 0 3 . 7 6 7 . 3 4 .9 2 8 .7 4 - 1 . 1 6 1 . 4 P o r t o g a l l o . . . . 9 2 -1 5 7 4 .3 9 0 . C 5 .0 4 7 .7 4* 6 5 9 . 1 R u m a n i a . . 1 3 1 .0 2 0 4 . 5 0 0 . 0 5 . 5 6 5 . 6 + 1 . 0 6 5 . 6 R u s s i a ... 5 .0 1 6 .3 8 1 7 1 .7 3 1 .0 1 0 3 .6 3 1 .3 -+■ 3 1 . 9 0 0 . 3 F i n l a n d i a . . . . 3 7 3 .6 0 4 1 . 8 5 7 . 0 2 - 5 6 3 .0 4 - 7 0 6 .0 S e r b i a ... 4 8 -3 0 3 1 . 3 3 8 . 5 2 . 3 4 5 . 8 4- 1 , 0 0 7 . 3 S v e z i a ... 4 5 0 .5 7 4 4 . 3 4 1 . 6 4 .9 6 2 .6 4 - 6 2 1 .0 N o r v e g i a ... 3 2 2 .3 0 4 1 , 7 9 6 ,0 2 . 0 5 0 . 5 4 - 2 5 4 .5 S v i z z e r a ... 4 1 .3 4 6 2 . 6 6 9 . 2 3 .6 3 9 .8 4 - 3 7 0 .6 T u r c h i a ... 1 6 2 .5 5 0 8 . 5 6 0 .0 5 . 8 1 2 . 3 — 2 . 6 8 7 . 7 D i v e r s i ... 4 0 .1 5 2 1 5 3 .6 1 .8 3 5 .5 4 - 1 . 6 8 1 . 9 T o t a l e ... 9 .7 6 4 .1 5 8 3 0 3 .6 3 1 .2 3 7 9 .9 0 3 .7 + 7 6 . 2 7 2 . 5 S t a t i U n i t i . . . 9 .2 1 2 .3 0 0 5 0 .1 5 5 .8 7 1 .2 6 3 .0 -1- 2 1 , 1 0 7 . 2

La T u rch ia sola, fra tu tte le nazioni d’ E uropa, presenta una dim inuzione di popolazione, dovuta al trattato di Berlino del 1878 che le fece perdere più di 3 m ilioni di sudditi, riconoscendo l’ indipendenza della B ulgaria e del M ontenegro e ponendo sotto il protettorato dell’ A ustria la Bosnia e l’ E rzegovina. Nel 1 8 8 5 la riunione della R um elia orientale alla B ulgaria gliene tolse quasi un altro m ilione.

P e r le sei grandi nazioni d’ E uropa l’ aum ento più im portante è stato ottenuto dalla Russia, ossia il 44 p er c e n to ; vengono poi la G erm ania col 27 p er cento e l’A u stria-U n g h eria col 21 p e r cento, l'In g h ilte rra col 20 p er cento e l’ Italia col 1 6 .7 ; finalm ente la F ra n cia con appena il 6.7 p er cento.

Nel 187 5 la F ran cia occupava il terzo posto con 3 6 ,1 0 2 ,9 0 0 abitanti, la R ussia e la G erm ania la supe­ ravano, rispettivam ente con 7 1 ,7 3 1 ,0 0 0 e 4 1 ,0 6 0 ,0 0 0 a b ita n ti; seguivano l’A u stria-U ngheria e l’ Inghilterra.

Nel 1897 la F ra n cia discende al quinto posto e l’A u stria-U n g h eria e l’ In g h ilte rra prendono il terzo e il quarto.

Stando ai calcoli com parati degli ultim i dieci anni la popolazione di E uropa aum enta di 3 ,6 1 2 ,7 5 0 abi­ tanti ogni anno, dei quali 1 ,2 4 8 ,4 3 5 p er la R ussia, 5 4 2 ,4 2 0 p er la G erm ania, 3 5 6 ,1 2 0 per l’A u stria- U ngheria, 2 5 3 ,2 5 0 per l’ In g h ilterra, 1 5 4 ,6 9 0 per l’ Italia e soltanto 2 9 ,9 1 0 per la F rancia.

A ttualm ente la popolazione della F ra n cia sta a quella della G erm ania com e 1 a 1.5 5 , ciò che eq u i­ vale a dire che per ogni 1 0 0 francesi vi sono 155 tedeschi ; alla fine del ventesim o secolo, se la pro­ porzione delle nascite e delle m orti rim a rrà invariata nei due paesi, vi saranno 1 0 0 francesi per 2 5 6 Jie - deschi.

Inoltre la popolazione francese sta ora alla popo­ lazione totale dei tre paesi della triplice com e 1 a 3 .2 9 ; e alla fine del secolo venturo, rim anendo i m edesim i rap p o rti, sarà di 1 contro 5.5 5 .

C he cosa saran n o divenuti gli Stati U niti d e l­ l’A m erica del N ord alla fine del X X seco lo ?

Nel 18 6 0 il num ero totale dei loro abitanti era appena di 3 1 ,5 0 0 ,0 0 0 ; tr e n t a n n i dopo, nel 1890, salivano a 6 2 ,6 0 0 ,0 0 0 e si ritiene che nel 1900 toccheranno i 75 m ilioni.

Dai censim enti eseguiti fra il 1821 al 1895 ri­ sulta che la popolazione degli Stati U niti è rad d o p ­ piata nel periodo di tr e n t a n n i.

È vero che in questo aum ento la im m igrazione ha una gran d e parte, poiché le statistiche am ericane hanno calcolato che dal 1821 al 1895 più di 18 m i­ lioni di stran ieri sono andati a stabilirsi negli Stati U niti e su questo totale l’E u ro p a ne ha for­ nito 1 6 ,1 2 8 ,5 3 9 .

Bisogna quindi am m ettere che la progressione sarà m inore in avvenire, perchè 1’ aum ento della popolazione indigena rallen te rà necessariam ente la co rren te im m igrante.

Ad ogni m odo, poiché la popolazione è aum entata reg o larm en te ogni anno di oltre u n m ilione dopo il 18 6 0 , non è esagerato su p p o rre che alla fine del X X secolo toccherà i 175 m ilioni.

Q uesta sem plice esposizione a base di cifre e di calcoli rigorosam ente n u m erici, dim ostra che anche questo lato del problem a è m eritevole di essere preso in seria considerazione.

Le casse pensioni ferroviarie e la legge sngli infortuni del lavoro. — N elle conferenze tenute a

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