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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1247, 27 marzo

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PR IV A TI

Anno XXV - Yol. XXIX

Domenica

Il PROPOSITO DELLA IMPOSTA SUI REDDITI DEI FABBRICATI

L a relazione dell’ on. Placido sul disegno di leggo per le modificazioni alle leggi rigu ard an ti l’ imposta sui redditi dei fabbricati, sem bra tutta una severa requisitoria contro la ingiustizia della legge che vige sino dal 1865 e contro le enorm ità cui diede luogo la sua applicazione. N aturalm ente il relatore, m em ­ bro del potere legislativo, cerca di scagionare la legge delle conseguenze che pur va notando, ma non può a meno, mosso da una visione finalm ente chiara dello stato delle cose, di fare confessioni veram ente stupefa­ centi. « Non che m ancassero le norm e direttive per una tassabilità equa ed umana - egli dice - non che schivassero ¡ m inistri d all’im p o rre,il rispetto alle leggi, ed ai c rite ri di retta im parzialità, ma a volta la scon­ finata facoltà attribuita agli agenti di procedere a l­ l’ accertam ento per vie di presunzione, a volta il con-

j

vincim ento in costoro di essere rigid i esecutori di un dovere, determ inarono, anche dissenzienti i mi­

nistri, una corrente di fiscalism o esagerato, che non

fu rattenuto da alcuna legge, ma trovò facile sbocco nella forzata stanchezza dei contribuenti. »

Parole g ra v i, gravissim e anzi, che lasciano com ­ prendere come anche nella m ateria trib u taria, la più delicata e più sensibile, im peri incontrastata la buro­ crazia e contro di essa e delle sue tendenze sp un- tino_ perfino le volontà dei m inistri, i quali però in tanti altri argom enti sanno essere potenti e prepotenti.

* I funzionari incaricati dell’ applicazione d ell’ im po­ sta - continua il relatore - m algrado le dichiarazioni di

equità e di moderazione fatte da’ m inistri, pur cre­

dendo m antenere il testo letterale della legge, sono

trascinati senza saperlo e senza pensarlo a violarla. »

P ar di sognare leggendo queste parole che g iu d i­ cano in argom ento di tanta im portanza l’ azione del potere esecu tivo ! N asce,spontanea la dom anda come rasi per tanti e tanti anni violazioni di legge così patententemente note, potessero sfuggire al corpo le ­ gislativo, che pur si com m uove così facilm ente e così j fieramente quando gli tocchino le sue prerogative e che dovrebbe essere il tutore dei contribuenti.

E scendendo a partico lare esam e dei fatti, iI rela— tore ricorda la disposizione della legge del 18 90 con­ cedente lo sgravio per mancato affitto, e confessa: j " g em m ai disposizione legislativa fu più soggetta a contorsioni e stiracchiam enti » ; dim ostra tutte le an­ gherie, le noie le persecuzioni a cui il fisco assog­ getta il contribuente che usa dei suoi presunti d i- nttl e domanda anche soltanto giustizia; e sebbene con qualche reticenza accenna, ai soprusi, alle prepotenze, I

27 Marzo 1898

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alle più palesi ingiustizie che ci sono accertate. E conclude : « modesto fu il nostro intendim ento: dare 1’ esem pio e l’ inizio di una m aggiore arm onia in una parte del sistem a tributario, che sventuratam ente non risponde sem pre alle regole im m ortali della giustizia, o alle condizioni econom iche e politiche de’ tempi nostri. »

A raggiun gere tale scopo la Com missione porta alcune modificazioni al disegno di legge m inisteriale e qui le riassu m iam o : — concede al possessore di un fabbricato che sia rim asto nel tutto o nella parte capace di locazione separata e formante un tutto a sè, non affittato e chiuso pel corso non interrotto di un anno, il rim borso relativo, anche senza che

il reddito mancato raggiunga la metà del reddito complessivo a ccerta to; e questa è la prim a im por­

tante differenza tra il disegno del M inistro e quello d ella C om m issione; — sopprim e l’obbligo di accom ­ pagnare la denunzia di sfitto coi docum enti e li­ m ita tale obbligo di presentazione ai prim i tre m esi dalla decorrenza' dell’ annata di sfitto ; — stabilisce la revisione generale dei redditi dei fabbricati ogni do­ dicennio ; — intanto in linea transitoria concede una revisione straordinaria ai Com uni del Regno che ne facciano richiesta entro sei m esi dalla pubblicazione della le g g e; — concede revisioni parziali, quante volte venga dim ostrato che il reddito del fabbricato, nel tutto o nella parte, ovvero l’ opifìcio, sia aum en­ tato o dim inuito di un quarto per causa con effetto contin uativo; — equipara alla causa con effetto con­ tinuativo g li aum enti o le dim inuzioni di uu quarto del reddito per tre anni consecutivi.

Così la Com m issione, a vero dire, ha portato dei notevoli m iglioram enti alla legg e vigente ed ha chia­ rito alcu n i punti dubbi e controversi. Non crediam o che abbia ancora trovata come cercava la applica­ zione d ella giustizia facendo pagare il possessore sul reddito effettivam ente conseguito, ma, qualche passo ha fatto per avvicin arsi al principio.

S e non che le confessioni della Com m issione e la dichiarazione in un documento parlam entare delle enorm i ingiustizie che questa legge di im posta con­ tiene, ci fanno pensare a tanti altri usi ed abusi, a tante altre prepotenze ed enorm ità che si verificano nella applicazione d i altre im poste, per esem pio quella sui redditi di ricchezza m obile. Anche là abbiamo tutto un complesso di interpretazioni, una più inconci­ liabile dell’altra, che mettono il contribuente onesto nel più duro dei to rm en ti: quello di non essere più onesto, affine di non esser vittim a della disonestà del fisco.

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194 L’ E C O N O M I S T A 27 marzo 1898 sui redditi di ricchezza m obile, è quello di avere

costretto g li am m inistratori delle Società anonim e a com pilare i loro bilanci in modo che non possano essere letti e compresi d all’agente delle tasse; così però non li sanno leggere nè il pubblico, nè gli azionisti.

Ma g li arbitri ed i non sensi del fisco diventano tanto m aggiori quanto più si accresce nel contri­ buente il desiderio di sfuggire alle iniquità fiscali. Nè esageriam o : — pensi il lettore che alcuni agenti delle im poste, i quali trovarono anche annuenti i tribunali, hanno considerato come utili e quindi im ­ ponibili, le somm e che una Società consacra per lo am m ortam ento del deperim ento di valore negli enti di sua proprietà ; —- una Società consacra una somma annua allo svalutam ento del suo m acchinario che coll’ uso d e p e risc e ? tali svalutam enti, affermano gli agenti delle im poste, sono fatti con u tili conseguiti e 'q u in d i im p o n ib ili; — una Società subisce il de­ prezzamento di uno stabile e consacra una parte dei suoi redditi a rip arare la perdita ? tale riparazione di perdita è fatta cogli utili di bilancio e quindi è im pon ibile; — un credito diventa inesigib ile e quindi viene am m ortizzato? 1’ am m ortam ento è fatto con u tili, i quali vanno colpiti dalla im posta.

L a com pilazione del bilancio di una Società ri­ chiede per prim a preoccupazione uno studio rivolto a tentare di nascondere al fisco le norm ali opera­ zioni d ell’azienda ed a non sp iegare agli azionisti la situazione, perchè la relazione ed i verbali non sve­ lino la perdita su b ita; il fisco italiano su quella p er­ dita esìgerebbe la im posta, qualificandola come un utile conseguito.

Sem brano cose assurde, ma sono i principali a r­ gom enti di discussione di tutte le Società anonim e italian e. Tanto aveva ragione il poeta che chiam ava l’Italia destinata a rim an er sem pre serva, che non potendo essa più avere il tiranno principe, ha pensato di farsene uno nel fìsco.

IL DISEGNO DI LEGGE SD L L 'E H IG M IO i ”

La istituzione di un Com m issariato gen erale per l’em igrazione in Rom a non ci pare assolutam ente n ecessaria per la tutela dell’em igrazione. Tanto più che secondo la relazione, se non a term ini del d i­ segno di legg e, ad esso spetterebbe l’esercitare, per quanto sarà possibile, su lle correnti della nostra em i­ grazione una azione che opportunam ente le d irig a ; e ad esso faranno capo tutti gli organism i che hanno di m ira la tutela dell’em igrante. Questo concetto di svo lgere un’azione direttiva su ll’em igrazione ci pare pericoloso. V olere o no, quando lo Stato interviene per su gg erire a ll’ em igrante dove deve an dare, as­ sum e una grave responsabilità, che si può trad u rre in spese, preoccupazioni e im pegni di v ario g en ere. L a tutela dell’em igrante non v ’ ha confusa con l’o­ pera di direziono che il com m issariato suddetto do­ vrebbe esercitare e m ediante la quale si esce dalla tutela per entrare nella em igrazione sovvenuta dallo Stato . Nè si dica che tratterebbesi soltanto di illu ­ m in are, per così dire, la em igrazione su lle vie che le conviene di prendere, perchè questo compito è

•) V ed i il num ero precedente.

tanto differente da quello che dovrebbe spettare al com m issariato, che viene specificato all art. 6 , n. 6 laddove si dice che il governo del re esercita la fun­ zione di tutela e di assistenza a favore degli em i­ granti per mezzo di uffici di protezione, d inform a­ zione e di avviam ento al lavoro che possono essere stabiliti in Stati esteri m ediante accordi coi governi rispettivi. D’ altronde il com m issariato sarebbe un organo accentratore, un nuovo ufficio costoso e in ­ gom brante, del quale si possono in precedenza sta­ b ilire le tendenze e che come tutti gli organi della burocrazia finirebbe per creare difficoltà regolam en­ tari d’ogni specie e m enom are quella libertà di em i­ g rare, che la tutela e l’assistenza non devono affatto com prom ettere.

M igliore c i, pare l’ idea di istituire g li ispettori di em igrazione. È questa una necessita im prescindibile, se vogliam o che noi porti d’ im barco v i sia chi abbia l’ incarico di so rvegliare l’ applicazione d elle disposi­ zioni legislative e regolam entari. L’esem pio dell’ In­ g h ilterra, a questo proposito, è decisivo e aggiungiam o che g l’ isp itto ri in quel paese hanno fatto buona prova, avendo segnalato al Governo g li abusi da co rreggere, le im perfezioni legislative da togliere, le

necessità cui provvedere.

Tutto dipende però, in questa m ateria sopratutto, dalla scelta delle persone e sebbene si tratti dap­ principio di soli tro ispettori, uno per ciascuno dei porti di G enova, Napoli e Palerm o la scelta delle persone adatte non sarà facile, perchè dev’ essere fatta tra i funzionari dipendenti daH’A m m inislrazione deli’ interno. Ad ogni modo questi ispettori possono benissim o istitu irsi, anche abbandonando l’ idea del Com m issariato generale dell’em igrazione da crearsi nella capitale, perchè il loro compito è ben deter­ m inato ed è propriam ente quello dell’ assistenza e della tutela ad ’em igrante, senza alcuna pretesa di di­ rig e re l’em igrazione per i paesi preferiti in un dato momento dal governo.

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27 marzo 1898 L ’ E C O N O M I S T A 195

nisca i poteri dei funzionari e i loro d o v eri; altri­ menti presto o tardi si hanno nrbitrii, connivenze, tolleranze o sim ili, ehe guastano la istituzione.

Altro mezzo per svolgere l’assistenza a favore d e l­ l’em igrante sono i com itati per l’em igrazione istituiti in ciascun capoluogo di m andam ento, composti del sindaco (o di chi ne fa le veci), presidente, del p re­ tore e del parroco, o in caso di rinuncia da parte di quest’ ultim o, di un consigliere com unale d esi­ gnato dal sindaco. Nulla è detto però dell’ uffi­ cio proprio di questi com itati e anche qui, se si intende che essi debbano svolgere la loro azione nel senso di d irig ere la em igrazione piuttosto verso un paese che un altro, ci pare che si vada oltre il li­ mite dell’assistenza. A dir vero questi com itati, pel modo stesso con cui sono composti, non crediam o possano riu scire utili ; le persone chiam ate a com ­ porli sono già di regola per le loro m olteplici oc­ cupazioni poco o punto disposte ad assum ersi sim ili incarichi e 1’ azione del comitato probabilm ente d i­ verrebbe l’ azione di uno solo dei suoi m em bri. È , in conclusione, una istituzione dalla quale non si può attendere un’ opera efficace, giovevole, per gli e m i­ granti, sarà una nuova tutela che funzionerà sa l­ tuariam ente e senza u n ità, nè indirizzo determ inato. E poiché il progetto è g ià abbastanza ricco di isti­ tuzioni tutelari, m eglio sarebbe di non insistere su questi com itati per l’em igrazione. Bisognerebbe in ­ vece trovar modo di offrire inform azioni agli em i­ granti non solo nei paesi esteri quando sono a r­ rivati a destinazione, ma prim a della partenza, per­ chè la vera assistenza deve m irare appunto ad aprire g li occhi all’ em igrante, che per una causa o per l’ altra si illu d e su lle condizioni del paese dove pensa a em igrare, su lle probabilità di tro ­ varvi occupazione, sul costo della vita, sui sa­ lari, ece., ecc. Se i lettori ricordano ciò che d i­ cemmo intorno a ll’ufficio d’inform azioni per gli em i­ granti in Inghilterra (Emigrante'Information Office) comprenderanno la utilità di creare qualche cosa di analogo anche in Italia.

Secondo l'artico lo 9 è vietato al vettore ed ai suoi rappresentanti di eccitare pubblicam ente cit­ tadini o stranieri ad e m ig rare; opuscoli, m anifesti, avvisi, guide e circolari concernenti l’em igrazione, dovranno prim a della loro diffusione nel regno o all’ estero essere com unicati dal vettore a ll’ ispet­ tore d’ em igrazione e niuno, che non sia auto­ rizzato dalla presente legge (aggiun ge il progetto),

può, anche senza lucro, introm ettersi in operazioni di raccolta o di arruolam ento di em igran ti, e niuno può, senza l’autorizzazione del M inistero degli affari esteri, introdurre o diffondere nel regno scritti o stampati che abbiano per scopo di avviare l’e m ig ra­ zione verso un determ inato paese. Sinceram ente qui si eccede e alla stregua di queste disposizioni quasi sarebbe im possibile di scrivere intorno a paesi dove gli em igranti potrebbero tro v are u n campo di feconda operosità;sim ili disposizioni si capirebbero in u n a legge ohe tendesse a creare ostacoli alla em igrazione, non m un progetto che vuol lasciarla lib era e si pro­ pone soltanto di tutelarla e assisterla. Il governo o p ­ ponga le sue informazioni a q uelle che even tual­ mente fossero d ivulgate con poco rispetto al vero, ma non metta a priori il bavaglio a chi tende a di- rigere l’em igrazione verso 1’ una piuttosto che l ’altra contrada.

Del resto tutto il progetto, pur essendo ispirato

dalle m igliori intenzioni, li i un carattere di eccessiva diffidenza e per questo crediam o che la com m issione della C am era farà cosa utile a esam inarlo con molta cu ra, a riordinarne le disposizioni, a ch iarirn e al­ cune che sono insufficienti e a sem plicizzarne altre. Il progetto d ell’on. Y isco nti-V enosta ha segnato il

maximum delle restrizioni, ma il Parlam ento deve

ricercare (ino a che punto praticam ente potranno riescire u tili. Ritornerem o quindi su ll’ argom ento, quando sarà stata fatta quella ricerca.

L’ISTITUTO ITALIANO DI CREDITO FONDIARIO

Nel num ero del 6 febbraio abbiamo dato qualche notizia su lle operazioni conchìuse durante il 1897 dall’ Istituto italiano d i Credito F ondiario, oggi ne diam o alcuna sul bilancio dell’ esercizio dell’ anno stesso, servendoci della relazione letta nella recente assem blea generale dei soci dal Consiglio di A m m i­ nistrazione.

Il bilancio al 31 dicem bre 18 97 dava una con­ sistenza attiva di 7 9 .3 m ilioni così composta : — 62 m ilioni e mezzo di m utui ip o tec ari; 4 m ilioni di titoli di p ro p rietà; 1 .3 m ilioni di c a s s a ; 2.2 milioni di sem estralità già m aturate al 31 d ice m b re ; 1.5 m ilioni di cauzioni ; 5 .2 milioni di titoli in deposito per conto dell’ Istitu to ; — il resto in altre partite di m inore im portanza.

L a consistenza passiva d a v a : — 40 m ilioni di capi­ ta le ; 3 6 .3 m ilioni di cartelle in circolazione; 5.2 m i­ lioni di titoli ; — 1.6 m ilioni in depositi per spese sui m utui in corso di trattazione; 1.8 m ilioni di rise rv a ; 1 .9 m ilioni di u tili netti di e sercizio ; il rim anente in altre m inori partite.

È notevole che le spese di am m inistrazione che nel 1 8 9 6 furono di 2 7 9 ,8 8 8 .2 9 cioè l’8 .5 6 per cento degli u tili lordi, risultarono nel 1897 in L. 2 8 5 ,2 1 5 ,2 7 cioè l’ 8 .1 6 per cento degli utili lordi.

V a pure notato che il com plesso delle imposte e tasse pagate d all’ Istituto si elevò a L. 6 6 4 ,9 3 1 .0 4 che rappresenta oltre il SO p e r cento n ell’ utile netto. Vi è un altro paese dove lo Stato si prende tanta parte ?

Troviam o che le spese d’ im pianto sono state com ­ pletam ente am m ortizzate coll’esercizio 1897, e che le riserv e hanno avuto noi sette esercizi la seguente progressione : 1891. . .. 134,307.18 1 8 9 2 .. . . 294,190. 76 1 8 9 3 .. . . 509,341.39 1 8 9 4 .. .. 1,097,579. 31 1 8 9 5 .. . . 1,656,280.74 1 8 9 6 .. -. 1. 789,315.15 1 8 9 7 .. . . 1.884,289.43

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190 L ’ E C O N O M I S T A 27 marzo 1898 « Una prova confortante (Iella esattezza delle no­

stre valutazioni vien e data dal fatto che, in seguito a rivendita eseguita nel corso d ell’ anno dei fondi aggiudicati all’istituto, non solo è rien trata com ple­ tam ente la somma di lire 4 7 ,5 4 4 la quale nel bi­ lancio passato rappresentava il valore dei fondi stessi; ma fu anche ricu p erata la perdita di L . 1 5 ,593.18 inscritta nel bilancio stesso per effetto d elle aggiu­ dicazioni avvenute. N ell’esercizio 1897 non dobbiamo segn alarvi che una perdita com plessiva eventuale di L . 2 5 ,1 6 2 .2 7 la quale nutriam o fiducia che verrà añch’ essa ricup erata nella rivendita dei fondi a g ­

g iu d icati. ..

« L ’esazione delle sem estralità procede con la piu assidua cura e con l ’esito più soddisfacente. Il no- stro bilancio presenta un arretrato di 2 6 ,9 7 6 .5 5 sopra un’ ann ualità com plessiva di oltre quattro

m ilioni. .

« I residui anterio ri all’anno 1897 possono dirsi al lutto scom parsi, perchè ridotti alla cifra vera­ m ente m inim a di L . 6 7 0 .1 4 .

« Di questo risultato possiamo tanto più com pia­ cerci considerando la grande scarsità dei raccolti di

quest’anno in quasi tutta l’Italia. »

E dopo aver fatto l’elogio — a dir vero ben m e­ ritato — all’ opera del D irettore G enerale e di tutti gli im p iegati, la relazione dà conto della erogazione degli utili netti d ell’ esercizio 1897 am m ontanti a L .° 1 ,9 6 4 .7 0 1 .9 9 e che vennero così d istrib u iti:

A m m ortam ento completo delle spese di im p ian to ...

rim anenze degli u tili . . alla r is e r v a ... a g li azionisti L . 2 2 ,5 0 per azione a conto nuovo L . 1 ,9 1 7 ,1 8 5 .1 8 .» 1 ,9 2 7 ,1 8 5 .1 8 » 9 4 ,9 7 4 .2 8 » 1 ,8 0 0 ,0 0 0 .0 0 .» 2 2 ,2 1 0 .9 0

DAZIO NUOVO SULL’ OLIO DI RICINO

11 M inistro B ranca sem bra essersi destato d all’ alto sonno, e sem bra av er com preso, l’ affinità che esiste tra i dazi di entrata com unali e le dogane di Stato.

Il secondo progetto pei dazi interni di consumo, presentato da lu i in questi giorni alla C am era, quando una Com m issione stava ancora baloccandosi il prim o progetto del m aggio 1 8 97 , stabilisce per quei Com uni, che vogliano sostituire a tutto il dazio forese una tariffa con m olte più voci di tasse di introduzione e con la b arriera, un trattam ento ben diverso da quello che il progetto m edesim o concede a quei Com uni, i q u ali, da chiusi o m u rati che oggi sono, potessero e sapessero diventare intieram ente ap erti.

L ’ on. B ran ca, adunque, non ripete più, questa vo lta, anzi ritira per sem pre quella grossa eresia econom ica, finanziaria e am m inistrativa, da cui p i­ g lia v a la mossa col progetto del m aggio 1 8 97 , e per la quale e g li dich iarava la sua assoluta indif­ ferenza anche se tutti i M unicipi d’ Italia avessero form ato dei propri centri di popolazione altrettanti staterelli doganali, delineati con confini m urati o con linee am m inistrative o con cordoni di gab ellieri

e deliziati, naturalm ente, da una tariffa fitta fitta di

voci di dazi. . . . .

Col nuovo disegno, inoltre, il sig. M inistro delle Finanze com incia a occuparsi un poco anche della tariffa dei dazi com unali.

Per verità egli arriv a con qualche ritardo, per­ chè è soltanto adesso, dopo g li esem pi e le iniziative di alcune città, ch’ egli si fa innanzi a su gg erire a trecento o quattrocento Com uni che tolgano dalla tariffa della loro dogana locale il pane, la farina e il riso : anzi, se sono v ere le voci che corrono, il Governo si sarebbe dato ora alla propaganda abo­ lizionista del dazio interno di consumo su l pane, per nessun altro motivo che quello di ad erire alle pre­ gh iere e alle pressioni dei protezionisti, i quali vo­ gliono ad ogni costo riavere col 4° giugno il dazio doganale di L . 7 ,5 0 sui grani e di L . 4 2 ,3 0 sulle farine.

Ma a parte ciò, e a parte ancora la timidezza delle proposte concretate nel secondo progetto B ran ca, e la singo larità, per non dire la stranezza dei criteri del sig. M inistro, il quale non vuole il dazio sul pane In tre o quattrocento Comuni chiusi, ma lo lascia in pieno vigore in m olte altre m igliaia di C om uni, i quali sono bensì aperti e senza linea o b arrie ra, m a non sono per nulla affatto Com uni lib eri da im poste locali arb itrarie ed esose, su m a­ teria di consum o di ogni specie, e prim am ente sul pane e su lle paste, sulle farine e sul riso : a parte tutto ciò, la vera novità di entram bi i pro­ getti B ranca, un a novità nè bella nè graziosa, è la creazione di un nuovo dazio governativo interno per i Com uni chiusi, è la im posizione, di una tassa sul consumo degli oli m ed icin ali.

Molti afferm ano che da dieci o dodici anni 1 in­ d ustria non usa più l’olio di ricino per lu b rificare; invece l’ on. B ranca ha scoperto adesso che nelle città

murate si introducono considerevoli quantità d'olio di ricino, il quale contrariamente allo spirito della tariffa del 1866 e con grave danno dei Comuni chiusi viene adoperato non come medicamento, a scopo industriale, sostituendolo, p er esempio, agli oli lubrificanti, i quali tutti sono soggetti a dazio

(Relazione al progetto del m aggio 1 8 9 7 ); per ciò egli ha proposto fino d a !l’[anno passato e ripropone adesso che l’ olio di ricino fin qui esente, sia so g ­ gettato a gabella nei Com uni chiusi.

Di questa trovata del sig. M inistro di Finanza, il quale insorge im provviso contro i dazi com unali e nel tempo stesso ne crea uno nuovo governativo fin qui sconosciuto, noi vogliam o ancora sperare che la Com missione ¡della C am era, per am ore alla sana logica, pronunzierà senz’altro la condanna sonri- m aria decisa e assoluta, perchè tale è il giudizio che essa si m erita.

Come fa il sig. M inistro Branca ad asserire che i Com uni chiusi risentono un grave danno dalla in ­ troduzione di quantità considerevoli di olio di ricino senza pagar dazio alle po rte? perchè non ci ha dato l’elenco di questi Com uni e la nota delle quantità di olio introdotte nei loro territori per i bisogni della in dustria ì E gli parla di gravi danni ; noi diciam o invece che qui non c ’ è e non ci può essere qui— slione nè di danno em ergen te, nè di lucro cessante.

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27 marzo 1898 L’ E C O N O M I S T A 197 olio di ricino è esente senza che nessuno se ne sia

mai accorto e doluto, non è lecito andare a cercare oggi l’uso che se ne f a ; del resto il sig. M inistro non dovrebbe ignorare che questo prodotto è stato sempre adoperato per vari e m olteplici scopi in d u ­ striali e non per quello soltanto della lubrificazione.

S e è proprio vero che in molti Com uni chiusi le industrie assorbono considerevoli quantità di olio di ricino (e noi vorrem m o che il fatto fosse proprio vero), la conseguenza più o meno im m ediata del nuovo dazio sarà un danno non indifferente, prima alle industrie stesse, poi a quei Com uni chiusi che il sig. M inistro crede di aiu tare, perchè q u elle in ­ dustrie a poco a poco em igreranno dal territorio chiuso e si trasporteranno in Com uni aperti, dove potranno continuare a soddisfare il loro bisogno di ingenti consum i d’ olio di ricino senza il m aggior prezzo derivante dal dazio.

Sa invece l’on. Branca quale sarà l’effetto sicuro e punto piacevole della sua proposta ? nient’altro che questo, cioè che nei Com uni chiusi gli am m alati e gli ospedali che consum ano olii m edicinali dovranno sopportare una m aggiore spesa a profitto soltanto di pochi torco lieri-farm acisti, che in qualche città sten­ tano a vendere il loro olio di ricino perchè lo fab­ bricano m ale.

Vedano dunque gli onorevoli deputati della Com­ missione, poiché sono ancora in tempo, di an n u llare senz’ altro il progetto di un dazio interno s u ll’ olio di ricino.

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Dalla relazione del M inistro del Tesoro al Senato, nella quale si dà ragione dei provvedim enti appro­ vati dalla C am era, togliamo la parte che concerne il complesso del disegno di le g g e :

Il disegno di legge che, favorito da un largo suf­ fragio della Camera elettiva, ho 1’ onore oggi di ras­ segnare alle vostre deliberazioni, trova la sua ragione di essere in quelle supreme necessità universalmente riconosciute che le parole e le promesse fatte suonare da un capo all’ altro della penisola di porgere aiuto ai comuni nostri e alle nostre provinole nelle distrette economiche in cui si dibattono, riescano una buona volta a concretarsi coi fatti.

Esordio fortunato alla sistemazione dei debiti degli enti locali nel Regno fu il provvedimento per la S i­ cilia, la Sardegna, l’Elba e il Giglio sancito colla legge del 24 dicembre 1896, num. 551.

Fu allora che il Governo, dopo non pochi tentativi e progetti per organizzare in Italia una istituzione che provvedesse ai bisogni del credito comunale e provin­ ciale, aveva insieme col disegno di legge per 1’ unifi­ cazione dei debiti siciliani, sardi ed elbani, presentato alla Camera quello per l’ istituzione di una Cassa di credito comunale e provinciale nel concetto che 1’ ap­ plicazione del primo dovesse essere subordinata all’ap­ provazione del secondo.

Degna della più alta considerazione parve alla Com­ missione parlamentare la proposta governativa intesa a risolvere il grave e antico problema inasprito dalla circostanza del carico di numerosi servizi e di mag­ giori spese obbligatorie addossati agli enti locali.

Accettato in massima il principio del nuovo istituto, ma riconosciuta la impossibilità di volgere in breve tempo il pensiero sopra un disegno di legge che r i­

chiedeva maturità di studi e di meditazioni, e d’altronde urgendo di sistemare senza altri indugi i debiti degli enti locali delle isole, coronando e concretando l’opera iniziata per la Sicilia dal regio commissario civile, se­ condo il compito datogli con là legge 30 luglio 1896, fu tra Commissione e Governo stabilito di trasportare nel disegno di legge per la Sicilia e la Sardegna ta­ luna delle norme fondamentali dell’ altro progetto or­ ganico, per il credito locale, autorizzando la Cassa dei depositi e prestiti, finché la Cassa di credito comunale e provinciale non fosse costituita, a esercitarne le funzioni.

A tal uopo vennero dettate le disposizioni che si rac­ colgono nei sette articoli dell’ allegato A alla legga del 24 dicembre 1896, o fu cosi affermato il principio di quella nuova istituzione che è l ’argomento oggi sotto­ posto al vostro alto Sindacato.

Fu singolare ventura che i due disegni di legge non dovessero continuare simultaneamente la via insieme intrapresa, e che il provvedimento per la Sicilia e per la Sardegna preludiasse questo del credito che a voi si presenta avvalorato dai risultati del primo e sui quali gioverà soffermarsi.

Sapeva bene il Governo la bontà della legge proposta nè fu vana speranza l ’aver confidato nella riuscita dello spei’imento che ha superato fin qui l’aspettativa,

S’ era presagito, sopra 103 milioni e mezzo di debiti fra Sicilia, Sardegna ed Elba, un alleggerimento annuo di bilancio di L. 2,570,000.

Invece, colla sistemazione dei debiti a tutto feb­ braio 1898 che rileva a L. 65,632,600, il benefizio annuo commisurato a questa sola somma può calcolarsi in L. 2,337,500.

Il debito sistemato a tutto febbraio 1898, L. 65,632,600, è così distinto :

Sicilia...L . 45,023,300 Sardegna . . . . » 20,117,500

Elba 491,800

L. 65,632,600

Benefizio annuo.conseguito dalle provincie e dai co­ muni delle isole, L. 2,337,500 di cui

per la Sicilia . . . L. 1,409,800 per la Sardegna . . » 907,700 per l ’ Elba . . . . » 20,000 L. 2,337,500

La ragione di un tale cospicuo benefizio è da ricer­ carsi in questi coeficienti ; nell’aver prolungato sino a 50 anni il termine dei vecchi ammortamenti ; nell’aver ribassato la misura dell’interesse quasi sempre alta, in molti casi usuraia ; nelle composizioni, quasi sempre spontanee, fra creditori ed enti debitori, a garanzia di quelli, a sollievo di questi ; nel collocamento delle car­ telle molto migliore di quello sperato, avendo pruden­ temente previsto di negoziare un punto e mezzo sotto il corso di allora della rendita, e cioè al 92 I;2 mentre il collocamento ebbe luogo a prezzi più alti avvantag­ giandosene gli enti mutuari.

Del debito di L. 65,632,600 sistemato a tutto feb­ braio 1898 :

L. 38,129,100 rappresentano quello verso la Cassa dei depositi e prestiti ;

» 27,503,500 quello verso terzi. L. 65,632,600

Fino a ... . L. la sistemazione fu fatta senza emissione di cartelle perchè trattavasi di trasformare debiti a un saggio d’ interesse inferiore a quello delle cartelle di credito che è al 4 0[0 e fino a ... . » furono le cartelle che provvidero alla si­ stemazione ... L.

15,571,600

50,061,000

(6)

198 L’ E C O N O M I S T A 27 marzo 1898

L’aver collocato alla pari un numero non disprez­ zabile di cartelle e parte di esse a privati creditori, i quali ne fecero spontanea richiesta, è un argomento di fatto che prova quanto favore abbia conquistato il nuovo titolo fino dalla prima comparsa e che andrà sempre più aumentando quanto più prenda radice nel paese il convincimento della sua bontà.

Si potrebbe continuare la rassegna dei resultati ot­ tenuti dalla legge del 24 decembre 1896 entrando in particolari più minuti, ma quando, oltre il fin qui detto è permesso il dichiarare che gli alleviamenti ottenuti si volsero a consolidare il pareggio dei bilanci e a di­ minuire le imposte, specie la sovrimposta fondiaria e

il dazio consumo, sembra bastevole, per giungere a questa conclusione, e cioè, che l’ attuale disegno "di legge di provvedimenti per il credito comunale e pro­ vinciale ha il suo presidio nella buona esperienza fatta colla legge del 24 dicembre 1896 a prò degli enti lo­ cali delle nostre isole.

Come si vede il titolo della legge « Provvedimenti per il credito comunale e provinciale » è ben più mo­ desto di quello dei precedenti disegni presentati alla Camera dei deputati il 7 dicembre 1896 e il 10 giu­ gno 1897 col nome di « Istituzione di una Cassa di credito comunale e provinciale. »

Intrapresi nuovi studi nell’ intervallo fra il disegno del 1896 e quello del 1897, fatto tesoro delle osser­ vazioni della Commissione parlamentare e della discus­ sione che ampia e feconda si svolse testé alla Camera ; in molto più modesti confini, paghi che il principio della legge resti illeso,ci siam proposti ora di limitare le funzioni del credito, volgendole a un’ opera essen­ zialmente risanatrice delle condizioni finanziarie ed eco­ nomiche dei nostri enti locali.

E quest’opera risanatrice affidata alla nuova istitu­ zione, che dal collocamento delle cartelle ricava i ca­ pitali occorrenti, non sarà per accrescere i rivestimenti a lunga scadenza del risparmio postale.

Non più nuovi prestiti per esecuzione di opere, ma liquidazione dei debiti già accesi, al salutare scopo di migliorarne le condizioni, per mettere in grado gli enti locali di raggiungere due fini di altissima importanza: quello di sollevare un poco i bilanci paralizzati dal peso di insostenibili annualità, e di diminuire le tasse locali, fra le altre il dazio di consumo specialmente sul pane, sulle paste e sulle farine; l’altro di soddisfare creditori che avevano perduta o quanto meno affievolita la fidu­ cia del pagamento e, per i più fortunati, che avrebbero dovuto correre l’alea di contingenze funeste, troppo possibili a verificarsi anche per quegli enti retti da più regolari e ordinate amministrazioni.

Si riduce a questo l ’opera della Sezione autonoma di credito comunale e provinciale che con gestione pro­ pria si è proposto d’ istituire presso la Cassa di depo­ siti e prestiti, onde la modestia della sostanza corri­ sponda a quella della forma e perchè il freno di nuove spese agli enti locali, i quali anzitutto debbono per la presente legge riaversi dalle iatture patite di debiti onerosi, si rispecchi nell’opera riparatrice studiata e concretata dal Governo, onde non debba prestarsi a forme pompose e a spese che non siano strettamente riconosciute indispensabili per il regolare funzionamento di questa liquidazione e sistemazione.

Ristretti i confini al solo risanamento economico del passato, è importante sgombrare ogni timore che po­ tesse sorgere dal ritenere che, anche in questi limiti, troppo ponderosa fosse l ’ impresa, come quella che avrebbe in mente di comporre miliardi di debiti.

Bisogna rimettere le cifre al loro posto; il debito complessivo delle provincie e dei comuni (notisi che la leggo si ferma ai debiti liquidati al 31 dicembre 1896) può calcolarsi all’ incirca a un miliardo e 360 milioni.

Bisogna però dedurre un 380 milioni che rappresen­ tano debiti verso la Cassa dei depositi e prestiti, e che dopo mature riflessioni ci siam persuasi di lasciare alla Cassa stessa, trovandosi ora nella fortunatissima con­

dizione di non aver bisogno per fronteggiare con titoli di Stato la metà almeno dei depositi volontari e del risparmio postale, di ridurre i suoi investimenti in pre­ stiti, che le danno maggior lucro d’ogni altro.

Bisogna pure, per non fare duplicazioni, dedurre i debiti degli enti locali della Sicilia, Sardegna e Elba e quelli interni del Comune di Roma non accesi colla Cassa depositi e presenti, ma contratti con terzi, incirca 105 milioni, e dedurre i debiti, in altri 456 milioni, dei Comuni dei grandi centri che li hanno a buone con­ dizioni sostenuti da ottime garanzie per cui non ver­ ranno certo a battere alla Sezione del credito per con­ vertirli in prestiti, per la semplice ragione che loro non converrebbe.

Sommando tutto insieme, la cifra collettiva a dedursi si avvicina al miliardo, senza contare che anche a Co­ muni meno importanti non converrà di giovarsi della legge. L ’ impegno pertanto di sistemare i debiti che han più bisogno di aiuto, contemplando pure fra essi, quelli dei consorzi di bonifica, d’ irrigazione e per le opere idrauliche della 3 categoria, si raggirerà su per giù intorno a 300 milioni e questo impegno, senza nes­ suna difficoltà e senza nessuna fatica del credito pub blico, potrà nel corso di un decennio svolgersi e com­ piersi.

Col precedente progetto del 7 dicembre 1896 a una larga espansione del credito corrispondeva una più larga base di garanzia, permettendosi alla Cassa di ricevere delegazioni, oltreché sulla sovrimposta fondiaria, anche sui proventi delle tasse sul valore locativo, di famiglia o fuocatico e su quelli del dazio consumo.

Ristrette le operazioni, parve sano consiglio restrin­ gere anche i confini delle garanzie scegliendo fra tutte l ’ottima, quella della sovrimposta fondiaria, la cui storia di oltre venti anni nei rapporti colle operazioni di pre­ stiti concluse colla Cassa depositi ha dimostrato lumi­ nosamente di quanta efficacia essa sia.

La sovrimposta fondiaria, alla cui delegazione a fa­ vore della Cassa dei depositi e prestiti fu provvida­ mente prescritto dalla legge 27 maggio 1875 di subor­ dinare ogni e qualunque operazione di prestito, inco­ minciò colla sistemazione immediata dei debiti arretrati di mutui lasciati in retaggio dalla legge del 17 mag­ gio 1863 a quella del 1875, e presiedè e presiede, se­ renamente conscia del suo valore, al pagamento delle migliaia e migliaia di annualità che i ricevitori e gli esattori pagano alle precise scadenze bimestrali fissate dalla legge, versando tutto insieme alla Cassa fra i 25 e i 30 milioni all’anno, che sempre si chiude con un credito da realizzare oscillante fra le 40 e le 50,000 lire e che è rappresentato da ritardi di esattori e da provvedimenti presi per la loro decadenza o altro, ma che presto o tardi vien poi pagato o dall’ esattore mo­ roso o da chi lo ha surrogato o in definitivo dal mu­ tuatario, dimodoché dal 1876, in cui la legge del 1875 cominciò ad essere applicata, la Cassa depositi non ha perduto fino ad oggi un centesimo dei suoi prestiti.

La delegazione sulla sovrimposta fondiaria negli in­ fortuni che hanno contristato or questa, or quella parte della penisola, è rimasta sempre incolume. Talvolta nelle maggiori calamità una legge speciale ha auto­ rizzato proroghe e ribasso d’interessi, ma, nella gene­ ralità dei casi, anche quando l’ imposta erariale veniva o diminuita, o diluita in più rate, la sovrimposta de­ legata ha continuato ad essere riscossa secondo i piani degli ammortamenti pattuiti, cosicché i pubblici disa­ stri non ebbero veruna sinistra influenza sulle riscos­ sioni sia dei capitali mutuati, sia degli interessi.

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L ’ E C O N O M I S T A 199 27 marzo 1898

sarà guida il concetto della loro prosperità, ma sib- bene quello dei loro bisogni.

Sotto l ’usbergo della sovrimposta fondiaria si rico­ vrano le cartelle di Credito destinate a fare i prestiti e il paese, che nei risultati della legge per la Sicilia e le altre isole ha già valutato questo saggio di difesa preclara fino al punto che taluni creditori, come si è visto, invece del contante chiesero e ottennero la con­ segna di queste cartelle per il loro valore nominale, mostrò in tal guisa di avere per il nuovo titolo le sim­ patie più vive, mostrò, è con ragione, di non dubitare della sua perenne validità senza associarvi la garanzia dello Stato, perchè a quella solo potrebbe ricorrersi in contingenze di cui non può ammettersi la previsione, senza incorrere in timori iperbolici, quando cioè l’esat­ tore responsabile del riscosso e del non riscosso non pagasse, quando in suo difetto non pagasse il comune, quando il fondo di riserva] non avesse modo di sup­ plire al mancato versamento, quando, per dir tutto in una parola, un cataclisma universale facesse scompa­ rire dall’Alpi al mare il subietto su cui la sovrimposta s’ impone e da cui trae vita e alimento.

Tale è la cartella che dà il prestito, e se tale è, po­ trebbe sollevarsi il dubbio della sua concorrenza alla nostra rendita ; ma non è così.

La nuova cartella non rappresenta un debito nuovo, ma la trasformazione di uno che già esisteva ; si rin­ vestono mediante essa capitali che erano collocati a condizioni più onerose; vi è una mutazione d’ impiego, non un assorbimento di nuovi capitali.

Del resto anche su questo punto cade in acconcio di ricordare le operazioni fatte ai sensi della legge del 24 dicembre 1896, giacché mentre esse si svolgevano per una somma superiore a quella di 100 milioni, su cui la legge , presente chiede di poter contare nel corso di un triennio, il consolidato è andato sempre più ele­ vandosi fino a toccare altezze non mai raggiunte.

11 titolo adunque destinato a servire le operazioni di sistemazione dei debiti degli enti locali, liquidati al 31 dicembre 1896, oltre ad avere tutte le garanzie e tutte le attrattive, non potrà mai per la sua natura e per il fine onde venne emesso istirilire il rigoglio della nostra rendita, la quale anzi continuerà la sua via trionfale perchè il regolare assetto degli erari locali è guarenti­ gia di solidità al credito dello Stato, e perchè i porta­ fogli degli istituti e dei privati desiderano variare gli impieghi e giova offrirli solidi nelle loro diverse forme.

Esplicati i singoli 25 articoli del progetto di legge, il ministro proponente, di concerto col Presidente del Consiglio, cosi conchiude:

Questa è la legge che attende il favore del vostro' roto, questa è la legge implorata e aspettata, che sarà aiuto, freno e raccoglimento.

Se meno largo è il terreno della sua azione e se alla sole necessità più urgenti è intesa, non cesserà di esser questa un’ opera restauratrice, certa del suo buon successo, certa di aver gittato non indarno fra i disagi dei nostri Comuni il germe di una futura prosperità.

Rivista Bibliografica

Prof. Andrea Balletti.— & econ om ia p o litica n elle A c­

cadem ie e ne' co n g r e s s i d e g li scien z ia ti (1750-1850).

— Modena, coi tipi della Società tipografica, pa­ gina 221.

L ’ Autore ha avuto una buona idea a scrivere q u e­ sta storia dell’ economia politica n elle accadem ie e nei congressi degli scienziati, perchè è noto quale importante movimento di idee si sia avuto nella se­ conda metà del secolo scorso e nella prim a di q u e­ sto nelle A ccadem ie. Q uella dei Georgofili di F irenze,

specialm ente, ha dato contributi notevolissim i allo studio delle questioni econom iche, e questo risulterà ancor m eglio da una prossima pubblicazione del pro­ fessore A. Morena, ma sarebbe un’ ingiustizia il d i­ m enticare le Accadem ie di U dine, di M antova, di V icenza, di Belluno, di Conegliano, di Padova, di M ilano, di V erona, di Torino, di T reviso, di Genova, di S ie n a , di Modena, ecc. Le questioni che vi furono discusse sono d’ indole svariata, ma prevalgono quelle intorno alla economia industriale, specie intorno alla industria agricola. Il prof. Balletti in separati capitoli tratta delle A ccadem ie italiane nel settecento, dell’ eco­ nomia politica nelle accadem ie di quell’ epoca, della produzione della ricchezza e delle circostanze che vi concorrono, dell’ istruzione e dello stato dei produttori, della circolazione della ricchezza, della libertà di com­ m ercio, dell’ annona, della beneficenza, di una crise in d ustriale serica, delle popolazioni e dei consum i, della influenza delle accadem ie sugli studi econom ici, delle A ccadem ie e d e ll’ economia politica nel periodo della R ivoluzione, d ell’ Impero e della Ristorazione e dei congressi dei dotti. P er ciascun argom ento di econom ia l’ Autore riferisce su lle m em orie presentate alle varie A ccadem ie, talora dando notizie su memo­ rie inedite, diseppellite con amorosa cura dagli a r ­ chivi e l’ insiem e offre un quadro molto interessante, specie per lo studioso della storia della scienza econo­ m ica. Gotesta pubblicazione m erita quindi di prender posto fra i lavori storici del Gobbi, del F orn ari, del G raziani, di cui è in parte un complem ento ed è in tutto degna del prem io Cossa, che ebbe a conferirle tempo fa l’ A ccadem ia di scienze, lettere ed arti di M odena.

Georges Qornil. — L ’a ssu r a n ce m u n icip a le co n tr e le

ch ô m a ge in v o lo n ta ire — Bruxelles, Moreau, 1898,

pag. x i- 191.

Il Cornil, autore di un libro im portante sul con­ tratto di lavoro, ha voluto racco gliere in questa ope­ retta tutto ciò che rigu ard a l’ assicurazione contro la disoccupazione e ha reso così un vero servizio per il ricco m ateriale che fornisce su ll’ argom ento. Egli si occupa dapprim a, in un capitolo dedicato ai prolego­ m eni, della questione se pel rischio della m ancanza di lavoro possa essere organizzata l’ assicurazione, non­ ché dei tentativi fatti a questo intento da società pri­ vate. Ma II suo scopo non è già di studiare le app lica­ zioni che il m utualism o ha avuto in questo campo, bensì di vedere i tentativi fin qui fatti per organizzare I’ as­ sicurazione m u nicipale. E poiché questa può essere facoltativa od obbligatoria, il prof. Cornil ha esam inato dapprim a l’ assicurazione facoltativa, che si può trovare a B erna, a Colonia e allo studio presso altri com uni, come Losanna, B ruxelles e Gand. Quanto a ll’ assic u ­ razione obbligatoria, l’A utore espone v ari progetti già allo studio in alcuni cantoni svizzeri, in F ran cia e in G erm ania, nonché il tentativo fatto a San Gallo e,com ’è noto, non riuscito. C hiude il volum e un progetto di organizzazione dell’ assicurazione libera contro la d i­ soccupazione involontaria a B ru x elles, progetto ideato d all’A utore e che m erita d’ essere esam inato, perchè ispirato d all’ idea di rico rrere alla m utualità. Or. Paul Apostol. — D as A rtjel, E tne v o llcsch a ftsg es-

ch ich tlich e S tu d ie — Stuttgart, Cotta, 1898, pa­

gina xiv-151.

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200 L ’ E C O N O M I S T A 27 marzo 1898 più interessanti manifestazioni del sistem a [economico

dom inante in R ussia. Con le Artele la cooperazione ha avuto ed ha applicazioni curiose e istruttive, sog­ gette anch' esse a m odificarsi con le mutazioni che si producono nella popolazione rispetto alla istruzione e alle tendenze so ciali. L ’A utore espone l’ origine delle

Artele, dà notizie storiche su di esse fino ai 19° se ­

colo e infine studia le antiche Artele a base com u­ nista e quelle m oderne a base in d ivid u alista; le prim e corrispondono a una economia non sviluppata, le se­ conde a una fase di sviluppo in cui la divisione del lavoro è largam ente applicata. La monografia del d r. Apostol offre una chiara e completa trattazione d ell’ argom ento.

Camperio cap. M. — A genzie d el C onsorzio I n d u stria le

Ita lia n o n e ll’estrem o o rien te. — Un voi. di xvi-326

pagine con 2 carte, L. 7. 50. - Milano, Ulrico Hoepli editore.

L a casa editrice Hoepli ha messo in vendita in questi giorni un libro tutt’affatlo nuovo nel suo g e ­ nere e di attualità, ora che gli sguardi d ell’Europa sono rivolti verso l’Impero Celeste e l’ astro del Sol N ascente, fiero di recenti vittorie.

E ’ un volum e pratico : sarà utile ag li industriali e ai negozianti che vogliono iniziare nuovi com­ m erci con q uelle ricch e terre d egli oceani indian i e cinesi.

F u com pilato per cura del Consiglio del Consorzio per il com m ercio coll’E. 0 ., che incaricò del lavoro il suo presidente cap. M anfredo Cam perio, già noto per la pubblicazione dell 'Esploratore com merciale in

A frica, la prim a che rese popolare g li studi di g eo ­

g rafìa com m erciale in Italia.

Il libro si intitola : Le dodici Agenzie del Con­

sorzio Industriale Italiano nell’ E. 0., ed è diviso

in dodici rapporti. V i si am m irano due belle c a r ­ tine dim ostrative, una com m erciale di tutto l ’E. 0 ., l'a ltra delle stazioni nuovam ente aperte in Cina dopo la pace di Scim onosaki.

Ogni A genzia ha un capitolo speciale, com inciando da quella di B om bay, la prim a aperta, e si divide in : Sunto storico geografieo-com m erciale d ella colonia, descrizione della città e dei suoi istituti com m erciali, clim a, im pianto d ell’A genzia — com m ercio, esporta­ zione, im portazione — banche — com pagnie di a s ­ sicurazioni — industrie indigen e — usi com m erciali, lin ee di navigazione e com unicazioni interne — m o­ vim ento del porto — norm e per l’ esportazione — im b allagg i — cam pionari, réclame, spese di soggiorno per chi v i si volesse im piantare con una casa com­ m erciale.

E ’ un vero vademecum per l’esportatore che il Consiglio del Consorzio pubblica con idee largh e e non im prontate solo a ll'u tile speciale dei 125 indu­ stria li in scritti, ma n ell’ interesse econom ico gene­ rale del P aese, entrato orm ai su lla via dei com ­ m erci di esportazione diretta fra l’ Italia e quelle ricch e regio n i, e non — com e tuttora si pratica d ag li in d u striali — a mezzo di case estere.

Rivista Economica

Le cause dell’analfabetismo in ItaliaLa tra sfo r­

mazione del GiapponeIl prestito cinese.

L e c au se d e ll’ an a lfa b e tism o in I t a lia . — In un articolo che la S ig .» Gina Lombroso pubblica nella ! R iform a sociale, la scrittrice si studia di provare che | se non si riesce a debellare in Italia l’ analfabetism o, ciò non dipende nè d all’ insufficienza del bilancio per | l’istruzione, nè dai locali e dai m aestri cattivi, nè

dallo scarso num ero delle scuole.

L a Lombroso dim ostra con una tab ella, da cui apparisce il costo d’ ogni alunno e la percentuale d ell’ analfabetism o nei principali paesi d’ Europa, che la N orvegia, la Svezia, 1’ U ngheria, il Baden spen­ dono assai meno di noi e che tutti hanno una cifra d’analfabeti molto m aggiore, non solo, ma che la N orvegia e il Baden, che sono i paesi che spendono meno, sono q u elli che hanno l’istruzione più diffusa, m entre i Paesi Bassi che spendono il massim o in Europa ottengono risu ltati assai meno buoni.

Esam inando le singole regioni d’ Italia, secondo i dati che fornisce la statistica della nostra istru ­ zione elem entare, la scrittrice nota lo stesso fatto : il Piem onte, la Lom bardia, il V eneto, col minimo del bilancio, hanno la m assim a diffusione d ell’istruzione, hanno la quota m inim a di analfabeti, m entre Roma, la S ic ilia, la C am pania, col massim o d ella spesa otten­ gono il minim o degli effetti.

Confrontando poi la cifra degli analfabeti con quella d ei m aestri e dei locali buoni nelle v arie regioni ita­ lian e, la Lombroso trova che il Piem onte, la Lom ­ b ardia, con locali e m aestri giudicati peggiori o presso a poco u g u ali a quelli della S icilia, del Lazio, d el­ l’U m bria e della T oscana, danno una percentuale d’analfabeti molto m inore.

Infine la Lombroso prende in esam e 1’ altro fat­ tore, cioè quello del num ero delle scuole. Essa os­ serva che se la m ancanza delle scuole fosse la sola causa d ell’ analfabetism o che regna così esteso in Italia e le scuole fossero un elem ento di così asso­ luta im portanza per la diffusione d ell’istruzione, noi, che abbiam o in Europa il m assim o analfabetism o, dovrem m o avere le scuole più affollate d’ E uropa. Invece risu lta, secondo le cifre del Bulletin de l’in-

stitut international de statistique, che le nostre

scuole sono fra le meno frequentate. L a scuola da noi è im potente ad attrarre gli alliev i.

L e scuole in Italia non solo sono aum entate (da 3 3 ,5 6 0 nel 1871 crebbe*-o a 5 0 ,3 0 7 ), ma aum en­ tate proporzionatam ente molto più n ell’ Italia m eri­ dionale e in su lare che non nella settentrionale. Ep­ pure, secondo ciò che m ostra colle cifre la Lombroso, n ell’Italia settentrionale l’ analfabetism o è dim inuito d ella m età q uasi, m entre nella m eridionale l’aum ento di metà quasi delle scuole non ha dim inuito neanche di 1|9 l’analfabetism o.

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27 marzo 1898 L ’ E C O N O M I S T A 201 L ’ analfabetism o, secondo la Lombroso, non è tanto

causa, quanto effetto della mancanza di civiltà. In ­ fatti la Toscana e il V eneto, regioni da lunghi secoli in civilite, con 1,17 e 1 ,5 4 scuole rispettivam ente su 10 00 abitanti, hanno 6 0 -9 0 alu n n i, m entre la Sardegna, gli Abruzzi, le M arche, barbara I’ una e poco civili le altre, non ostante la m aggior p ercen ­ tuale di scuole 1,23, 1 ,2 9 , 1 ,5 5 , hanno meno in ­ sc ritti: 52 , 57, 58 . Le M arche, l’Um bria e il Lazio, gli antichi Stati del P apa, dove è stata inoculata la venerazione del l’ignoranza, m algrado le 1 ,5 5 , 1,32, 1,09 scuole su 1000 abitanti, hanno un num ero di inscritti di 66, 58, 67 per 1 0 0 0 ; la S ic ilia, che non ha ancora ricevuti tutti i benefizi della civiltà, ma li ha cercati con vigo re, con 0 .8 8 scuole per 10 00 abitanti, ha una percentuale di 41 su 10 00 che le frequentava, m entre la B asilicata e la C alabria con un m aggior num ero di scuole hanno 0 .9 1 , 1 ,1 0 r i­ spettivam ente.

La scrittrice dim ostra pure con un confronto tra gli inscritti e g li analfabeti che la proporzione di questi è m inore nelle regioni d ell’ alta Italia.

La conclusione della Lombroso è questa : che son vane le scuole dove manca il desiderio di istruirsi e che sopratutto, per deb ellare l ’ analfabe tismo, bisogna far penetrare n elle popolazioni la convinzione dell’ utilità d ell’ istruzione.

L a tra sfo rm a z io n e d e l G iappone. — L ’ ufficio di agricoltura industria e com m ercio del Giappone ha diffuso una accurata pubblicazione, nella quale sono condensate interessanti statistiche e indicazioni sul movimento economico di quell’im portante centro di civiltà nell'E strem o Oriente.

I dati si riferiscono al 1895, e poiché dopo d’al- lora, in seguito alla g u erra vittoriosa contro la C ina, la situazione com m erciale del Giappone è di molto m igliorata, così i dati stessi vanno considerati come un minimo.

Noi cogliam o quindi l’opportunità per dire qual­ che cosa sulla trasform azione che subisce la vita moderna in quel paese che, come la C ina, pareva, fino a pochi anni fa im mobilizzato nella tradizione jeratica ed im periale, consacrata dai secoli.

Penetrando, pel m are interno, nel cuore del G iap- pon, cosa im possibile alle navi stran iere fino a quarant’anni fa, si trovano riunite le navi di tutte le nazioni europee. Le coste sono illum inate da centinaia di fari e b atte lli-fari, costruiti dallo Stato o dalle autorità locali, in mezzo al dedalo di isole e canali che compongono il m are Interno.

Yokoham a, prim a della installazione degli stra­ nieri non era che uu m eschino villaggio dì pesea- tori. Oggi è una città di 1 7 0,0 0 0 abitanti.

II valore totale delle sue esportazioni è stato nel *896 di 6 1 ,6 9 6 ,0 0 0 y en (oro) e quello delle im ­ portazioni di 7 2 ,8 0 4 ,0 0 0 yen (oro), ossia in com ­ p i o UQ movimento di 134 m ilioni di yen , pari a ■*55 milioni di lire nostre, quasi la metà dell’intero commercio internazionale del Giappone che nel 18 96 e stato di 7 1 6 m ilioni.

Ma tjuesta città affatto nuova è poco interessante per chi vuol conoscere come rapidam ente si tra­ sformi il Giappone vai m eglio a ll’uopo esam inare la capitale Tokio.

La capitale del Giappone è la più gran d e città celi A sia. Al 31 dicem bre 1 8 95 la sua popolazione era d! 1 ,2 6 8 ,9 3 0 abitanti, ogni è di circa, 1 ,3 5 0 ,0 0 0 eu è iu aum ento continuo.

Essa ha una estensione m aggiore di P arig i, cioè 2 5 .0 0 0 ettari. La popolazione vive in piccole case di legno ad un solo piano, ed ogni casa ha annesso un piccolo giardino.

Telefono, telegrafo, gas, luce elettrica, tutti questi frutti della civiltà occidentale, trovansi profusi ad esuberanza in Tokio.

N elle case giapponesi, quasi com pletam ente aperte, la vita intim a non esiste. Passeggiando potete como­ dam ente vedere quello che si passa a ll’interno ; n e s­ suno più dei giapponesi può meglio appropriarsi il detto, della casa colle pareti di cristallo.

La m aggior parte delle strade sono dritte e molto più larghe di quelle dei paesi occidentali e delle città del mezzogiorno d’E uropa.

Il vestito europeo però non attecchisce molto. Le donne non ne vogliono sapere. Ma i funzionari di un rango un po’ elevato si recano airufficio in co­ stum e europeo. Specialm ente nei giovani le mode occidentali fanno presa.

Ciò che è com pletam ente scomparso a Tokio è l’antico mezzo di trasporto, il palanchino, ed è stato sostituito dalla Kourouma una carrozzella a due ruote, tirata da un uomo. Questo ingegnoso e leg­ gero veicolo fu inventato in Giappone nel 1 8 7 0 . Ye ne sono in tutto l’ im pero circa 2 0 0 ,0 0 0 dei quali 4 0 .0 0 0 soltanto a Tokio. Le tariffe variano da un m inim um di 25 cent, per corsa, a 5 0 cent, l’ora e a 1 .5 0 per una mezza giornata : ciò per gli europei.

I giapponesi non pagano che 20 centi la corsa che non ecceda 3927 m etri.

Y i sono inoltre degli om nibus e linee di tram w ays con una rete di 28 chilom etri e si paga da 2 cen­ tesim i e mezzo fino a 15 secondo le distanze.

Nel 1895 la -Società dei tram s ha trasportato 1 5 ,4 7 9 ,6 2 0 passeggieri con un vantaggio del 35 per cento su l capitale versato, che è di L. 1 ,2 1 8 ,7 5 0 .

Adesso s’ im piantano i tram s elettrici anche a Tokio ; a Kioto esistono già da parecchi anni.

C hiudiam o colle cifre dell’ im portazione e della esportazione nel 18 95 . O sserviam o che l’ industria giapponese risulta specialm ente di m anifatture serich e e p o rcellan e; e la produzione agricola di th è :

E sportazione. Indie ingles Cina . . . Corea . . Germania. Inghilterra IIong-Kong Russia . . S tati Uniti A ltri paesi Yen (argento) » » » » » » » » 18,341, 614,960 1,241,153, 330 1,360, 800,000 127, 389,890 2,791,771,830 3,135,596,000 361,660 344, 970 302, 660,000 Totale Yen (argento) 27,301,698,640

A u stralia. . . India inglese C in a ... C o rea... Francia . . . . In gh ilterra.. Hong-Kong. S tati-U n iti.. Im p orta z ion e. Yen (argento) » » » » » » » 79,886,200 1,316, 343, 480 70,685,090 1,615,247,880 400,000,000 1,593, 721,000 304,499, 950 483, 779,930 Totale Yen 5,874,164,430

(10)

202 L’ E C O N O M I S T A 27 marzo 1898 più della metà dai bozzoli ; l’esportazione di m erci

italiane in Giappone, di meno di mezzo m ilione, formata da pochi tessuti stam pati (cotonine) e co­ rallo lavorato.

I l p r e s tito c in e se . — È stato pubblicato a Londra il progetto del prestito cinese di 16 m ilioni di sterline. C irca le garanzie offerte dal governo cinese per il servizio di questo im prestito e per il suo am m orta­ mento in 45 anni, esso dà questi partico lari.

La prim a garanzia consiste nei proventi delle do­ gane m arittim e im p eriali, non ancora ipotecate per im prestiti precedenti. S ir Roberto K art valuta questa somm a a circa 5 m ilioni di taéls all’anno.

L a seconda garanzia consiste nei likins (proventi delle gabelle intern e) e in particolare nel lihin del sale, di certi porti o distretti delle vallate d ell’Y an g - tsè-C ian g e della lim itrofa provincia di C e-K ian g. Questi proventi saranno posti sotto il controllo d el­ l’ispettore gen erale delle dogane m arittim e im p eriali cinesi, e se per motivi qualun que non bastassero in avven ire al servizio del prestito, il governo cinese ne graverebbe altre.

SÌr Roberto H art valuta il prodotto ann uale di questi likin s a 5 m ilioni di taels, che coi tre p re­ cedenti formano 8 m ilioni di taels. Dato il tasso at­ tuale del cam bio, ciò equivale a 1 ,1 0 0 ,0 0 0 lire st., m entre che per g li interessi e l’am m ortam ento del prestito occorrono soltanto 8 5 5 ,2 3 2 sterlin e.

LI SIT U O ! BEL TESSI IL !S FEB88II01 «

Diamo il solito riassunto della situazione del T e ­ soro durante 1’ ottavo mese dell’ esercizio finanzia­ rio 1 8 9 7 -9 8 , raffrontandolo con la situazione del corrispondente periodo dell’ esercizio precedente 18 96 -18 9 7 . Il conto di Gassa ai 28 febbraio 1898 dava i seguenti resultati :

Dare Fondo di Cassa a lla chiusura del­

l ’ esercizio 1896-97 ... L. 300,366,962.03 Incassi di Tesoreria per entrate

di bilancio... 8 1,107,806,702.48 Incassi per conto debiti e erediti » 2,260,825,001. 09 T o tale.. . . L. 3,668, 998,665.60

A v e re

Pagamenti per spese di bilancio. L. 1,032,122,267. 24 Decreti ministeriali di scarico

come dai conto precedente.. ¡> 304,072.81 Pagam enti per debiti e crediti » 2,38 4,846,424.54 Fondo di cassa al 28 Feb­

braio 1898 (a)... » 251,725, 901. 01

T o tale.. . . L. 3, 668, 998, 665. 60

(a) Sono escluse dal fondo di cassa le L. 91,250,000 depositate nella Cassa Depositi e Prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato. Questa somma è stata portata fra i crediti di Te­ soreria.

La situazione dei debiti e crediti di T esoreria al 2 8 febbraio 1898, risulta da! seguente specchio:

Debi 1 i

Buoni del Tesoro...L. 273,602,500.00 V aglia del Tesoro... 8 18,4.8.4,3 ¡0.01 Anticipazioni alle Banche... » 30,000,000.00 Amministrazione del Debito pubb. » 203,493,323.76

Id. del Fondo Culto. » 15,952,209.14

Altre amministrazioni in conto

cor-rente fruttifero... ... .. » 41,596,363.68

Id. id. infruttif. » 33,184,967.94

C. C. per l’emissione Buoni di cassa » 110,000,000.00 Incassi da rego lare*)... 8 46,142,343.23

Totale dei debiti L. 772,456,007.76

O i ’ c t l H i

V aluta presso la Cassa Depositi e Prest. art. 21 della legge 8 ago­

sto 1895 e legge 17 genn. 1897 L.(li) 91,250,000.00 Amministrazione del debito pub. » 181,031,765.85

Id. del fondo per il Culto » 16,074, 157.60 Altre am m inistrazioni... 8 39,703,968.45 Obbligaz. dell’Asse Ecclesiastico . » 10,500. 00 Deficienze di cassa a carico dei

contabili del Tesoro... 8 2,031,682.49 D iversi... ... • 8 38, 830,274. 37

Totale dei ci-editi L. 368,932,348.76

Confrontando con la situazione al 50 giugno 1897, si Ita :

al 30 giugno al 28 febbraio

I897 I898

Debiti... ••• milioni 730.3 772.4 C red iti... 8 202.7 368.9 Ecced. dei debiti sui crediti milioni 527. 5 403. 5

L a-situazio ne del Tesoro, quindi, si riepiloga co sì:

30 giugno 1897 28 febb. 1898 Differenze Conto di cassali. 300,366, 962. 03 251,725,901.01 — 48,641,061.02 Crediti di Teso­

reria ... » 202,768,162.71 368,932,348. 76 -4-166,1G4.186. 05 T o t.d ell’attivo L. 503,135.124.74 620,658,249 77 -4-117,523,125. 03 Debiti diTesor. »

Debiti del Tesoro dedotto il tota­ le dell’ attivo L.

730,313,245.16 772,456,007.76 + 42,142,702.60 227,178,120.42 151,797,757.99 — 75,380 362.43

*) Negli incassi da regolare sono comprese li­ re 22,500,600 parte, della somma di 45 milioni in biglietti di Stato, dei quali è stata autorizzata l ’emis­ sione con l ’articolo 2 dell’allegato D della legge 17 gennaio 1897, n. 9.

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