• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1863, 16 gennaio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1863, 16 gennaio"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, RANCHI, FE R R O V IE , IN TERESSI P R IV A TI

Anno XXXVII - Voi. XLI

Firenze, 16 Gennaio 1910

». 1865

SOMMARIO: Sui propositi del nuovo Ministero — Il Credito agrario ed il Banco di Sicilia — G. Tu r n i, Aspirazioni e realtà — Disoccupazione, collocamento e sussidi in Milano — RIVISTA BIBLIO­ GRAFICA : Gisela Michels-Lindner, Geschichte der modernen Gerneindebetriche in Italien - Karl

Kautsky, Le Programme Socialiste - Dr. Friederich Kleimvächter, Lehrbuch der Nationalökonomie

- Manuel Bernárdez, Le Brésil, sa vie, son travail, son avenir, Itineraire de journaliste — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : Il censimento industriale germanico - La produzione francese del-

V alcool - Un prestito della città di Odessa - La statistica degli scioperi avvenuti in Italia — RAS­

SEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE: Il commercio inglese - Il commercio della Russia -

Il commercio degli stati malesi - Il commercio del Giappone - Il commercio del Messico - Il com­ mercio della Germania - Il commercio austro-ungarico - Il commercio del Canada — La trasforma­

zione del Consiglio superiore del lavoro — Le organizzazioni operaie agrarie — Banche popolari e Cooperative, Banca popolare di Perugia — Cronaca delle camere dì commercio — Mercato Mo­ netario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

Sui propositi del ouooo Ministero

E ’ molto difficile disceruere ciò che vi può essere di vero o verosimile o ciò che può essere fantastico negli intendimenti che si attribuiscono al Ministero per risolvere le piu gravi questioni che in questo momento stanno sul tappeto. Molto probabilmente i Ministri competenti avranno do­ vuto studiare le questioni stesse da diversi aspetti, e quindi esaminare anche soluzioni di or­ dine diverso, e da ciò sarà nata senza dubbio la disparità talvolta stridente dei concetti che la stampa ha fatto credere come concetti già fissati da questo o quel Ministro od anche dal Consi­ glio dei Ministri.

In una amministrazione così vasta come è quella dello Stato non è facile orientarsi da un momento all’altro, anche se le persone sono tra le più competenti. Ordinariamente da Ministri le cose sono viste da un aspetto alquanto di­ verso da quello che può vederle un deputato e le soluzioni che potevano sembrare semplicissime, facili, presentano poi complicazioni e difficoltà che prima non apparivano.

Ecco perchè parve per un momento che il Ministero intendesse di superare gli scogli finan­ ziari dei suoi propositi, ricorrendo al credito ; e nei circoli bene informati si accennava anche ai particolari di una operazione, più o meno larga, mirante a fornire i mezzi per più intensa appli­ cazione delle leggi già approvate e per le riforme che si intendeva di proporre sollecitamente.

Oggi quelle intenzioni del Ministero sono smentite e si parla invece con maggiore insi­ stenza di nuovi aggravi che sarebbero imposti e di cui il Ministero crede di poter ottenere fa­ cile consentimento dalla Camera e dal Paese, appena avrà esposto in modo chiaro e preciso l’ urgente fabbisogno reso necessario dalla sola applicazione delle leggi vigenti, sia per il Mez­

zogiorno, sia per le opere pubbliche, sia per le scuole primarie.

Qui conviene però fare una riflessione sulla potenzialità del Paese a compiere con maggiore o minore sollecitudine quanto le leggi approvate richiedono. L ’esperienza ormai dimostra che nei nostri lenti ordinamenti burocratici non si può ottenere in un esercizio più che una data somma di lavoro; al di là di questa somma vi è una specie di saturazione, che impedisce o quasi ogni maggiore attività dei nostri organi esecutivi. Nè, è facile comprenderlo, si può ovviare all’ incon­ veniente cercando di migliorare la parte buro­ cratica delle Amministrazioni, poiché, non solo i provvedimenti di qualunque genere fossero, non avrebbero che un effetto a lontana scadenza, ma ancora perchè non sarebbe facile trovare in paese gli elementi necessari a rinsanguare la burocrazia e ad accrescerne l’attività.

Attribuire quindi al Ministero come parte principale del suo programma finanziario una più sollecita applicazione delle diverse leggi che fino a ora rimasero sulla carta od ebbero appena un lento principio di esecuzione, è credere che bastino gli ordini e la attività dei Ministri per rendere più alacre 1’ opera dell’Amministrazione.

D ’ altra parte è ammissibile che il Ministero si presenti alla Camera ed al Paese per dire: sono tante le leggi già votate che domandano esecuzione, che non crediamo conveniente di pro­ porne di nuove, e quindi cercheremo soltanto di eseguire ciò che è già stato approvato ?

Sarebbe un programma troppo modesto e non è certo questo il Ministero che creda di assolvere il suo ufficio in tal modo.

A nostro avviso, molto probabilmente per ora il Ministero non parlerà nè di nuove impo­ ste o tasse, nè di operazioni finanziarie cui do­ mandare nuove entrate sia pure per spese ultra­ straordinarie.

(2)

34 L ’ ECONOMISTA

16 gennaio 1910

un margine di avanzo di circa 35 milioni, che potranno diventare anche 50 se si tien conto de. maggior gettito probabile delle entrate e delle economie che ogni anno si conseguono. In questi 50 milioni circa stanno non solamente le solite maggiori spese, ma anche quelle che il Ministero credesse di proporre alle Camere per questo eser­

cizio. „

Anche il 1910-11 offre un avanzo di 35 mi­ lioni, dopo aver provveduto a quasi 7 milioni di spese per le costruzioni ferroviarie, e dopo aver estinti debiti per 16 milioni in più degli accesi.

Qualunque sia pertanto la necessità che vegga il Ministero di aumentare subito la spesa, trova già nei margini delle previsioni il modo con cui provvedere. Nè d’altra parte la spesa potrebbe essere soverchiamemte aumentata per la impos­ sibilità di accrescere il lavoro burocratico.

Già da un esame anche sommario dei residui attivi si vede che gli stanziamenti in bilancio sono stati in molti casi superiori alla capacità

di spendere; e molte volte il passaggio della

somma stanziata a residui attivi aggrava non semplifica il fatto, poiché nell’ esercizio succes­ sivo la somma da spendere diventa ancora mag­ giore, mentre non muta la capacità di spendere. Naturalmente tutto questo non sfuggirà certo ai nuovi Ministri, i quali non vorranno correr dietro aH’effetto apparente delle loro proposte, ma ne cureranno invece la sostanza.

Ecco perchè 1’ ufficio dell’ osservatore in que­ sto momento può essere quello soltanto di esa­ minare bensì criticamente le voci che corrono sugli intendimenti del Ministero, ma senza pre­ tendere che quelle voci corrispondano al vero.

n M ito a p io oil il Santo di Sicilia

Sembra impossibile che l’agricoltura quasi dappertutto abbia a dimostrarsi — come indu- stria — cosi refrattaria a usufruire dei vantaggi del credito; invano il legislatore con una serie di leggi speciali e gli Istituti con una insistente propaganda hanno tentato e tentano di far pe­ netrare tra i coltivatori del suolo l ’ uso del cre­ dito su larga scala affine di migliorare i termini dell’ industria, ci si trova quasi sempre dinanzi ad una specie di apatia di indifferenza, forse an­ che di diffidenza che riesce molto difficile di

vincere.

Il mal© non è, a dir vero solamente ita- liano ; anche in Francia si sono dovute superare non piccole resistenze prima che il concetto del benefizio del credito penetrasse nelle masse agri­ cole; ma ciò non giustifica abbastanza gli scarsi progressi che il credito agrario lascia registrare anche nelle regioni dove il bisogno sembrerebbe maggiore.

E ’ giocoforza quindi giudicare sui meschini successi ottenuti, e studiare lo svolgersi lento dell’ istituto su cifre limitate e scarse, mentre per gli sforzi di tanti benemeriti e per le age­ volezze concesse dalla legge, ormai si dovrebbe essere molto più progrediti.

In più occasioni abbiamo dato qualche no­ tizia intorno al credito agrario esercitato con

tanta cura dal Banco di N apoli; ora accenniamo a quanto opera ed ottiene con^ altrettanta intel­ ligente assiduità il Banco di Sicilia.

Sono ormai note le deficienze della legge 1888 sul credito agrario ed il suo completo in­ successo ; anche per il Banco di Sicilia ad un primo slancio che poteva essere una promessa, vide seguire una lenta restrizione così che nel 19U3 ì crediti accesi sommavano appena a 24,0UU lire. Qualche successo maggiore ebbe la istituzione di un servizio di piccoli prestiti agrari per somme non eccedenti le 500 lire, al tasso del 4 per cento e con garanzia del solo privilegio lega le, infatti troviamo che nel primo anno, 1904 ì mu­ tui accordati salirono a 406 mila lire ; nel 19 a L 1,158,466, nel 1906 a L . 1,303,390. Piccole cifre, come si vede, ma che pure rappresentavano un significante sbocconcellamento del credito, so­ pratutto se si pensa che ciascun mutuo non do­ veva superare le L. 500.

Venne la legge 29 marzo 1906 la quale creò una speciale Sezione del Banco di Sicilia perche esercitasse la funzione di distribuire il credito agli agricoltori a mezzo di istituti locali « cui non difetti nè la conoscenza delle persone, nè la pos­ sibilità di compiere le valutazioni ed ì controlli indispensabili alla equa distribuzione, alla cor­ retta applicazione ed al buon esito del credito

agrario ». „ ,

Bellissime parole queste della legge, ma pur troppo lontane dalla realtà ; il problema rima­ neva si può dire sempre annebbiato^ dalle stesse difficoltà ; — non mancano i denari da a t t r i­ buire ; non manca il mite onere per i mutui da concedersi; — non manca il bisogno di natura agraria da — sodisfare ; non manca anche nei pic­ coli proprietari un numero di persone desiderose di progresso tecnico, di miglioramento econo­ mico; e infine non mancano molti utenti di una conosciuta onestà. Ciò che manca più di tutto e quella organizzazione che efficacemente assicura lo svolgimento dell’ istituzione; cioè da una parte che i piccoli proprietari e coltivatori conoscano ed apprezzino il meccanismo del credito agrario ; dall’altra che l’ Istituto conosca e distingua ì pic­ coli proprietari capaci di servirsene onestamente.

Il legislatore inventò gli istituti locali che conoscano le persone; ma tali istituti locali era necessario crearli : e se può non essere difficile la creazione di istituti locali che conoscono^ le persone del mondo industriale, è difficilissimo crearne che conoscono i piccoli proprietari ed ì piccoli conduttori di terre altrui. Si fa presto a dire che con poco si possono fondare delle Basse rurali composte da piccoli proprietari o da pic­ coli agricoltori. Ma bisogna non aver presenti le lotte nei piccoli paesi, la ignoranza dei conta­ dini, la loro diffidenza reciproca per non compren­ dere la quasi impossibilità di creare associazioni a responsabilità illimitata, mentre diventa tanto difficile spiegare efficacemente il concetto su cui dovrebbero sorgere.

(3)

16 gennaio 1910 L' ECONOMISTA 35

ed erano già 145 all’ottobre u. s.; che la loro consistenza patrimoniale era di 15.6 milioni nel 1907 si elevò a 38 milioni nel 1908 ed era in sul finir del 1909 a 53 milioni ; il fido concesso

sali nei tre anni :

1907 L . 1,277,500

1908 » 3,374,000

1909 31 ottobre » 5,251,500 Piccole cifre, ripetiamo, specie di fronte alla quantità dei bisogni ed agli sforzi occorsi per estendere il benefizio del credito ; ma se si pensa che, non ostante le difficoltà a cui prima abbiamo accennato dei 145 Istituti che sono am­ messi ad usufruire del Credito agrario del Banco di Sicilia, 115 sono costituiti in forma di società cooperativa in nome collettivo e quindi a respon­ sabilità illimitata, e solo 27 in forma di società anonima, 2 in forma di accomandita ed uno di ente morale, si può dedurre che di fronte alla refrattarietà della materia ciò che si è ottenuto ha una certa importanza ed è promessa di uno sviluppo ulteriore. Ed una prova della resistenza che incontra la Direzione del Banco di Sicilia nella attuazione del suo benefico programma, la si trova nel fatto che esistono in Sicilia ben 50 tra Monti frumentari ed altre opere pie di cre­ dito suscettibili di trasformarsi in intermediari per l’esercizio del credito agrario e tuttavia uno solo di questi enti potè essere ammesso al fido e devesi attendere la applicazione, di sua natura lenta della legge per ottenerne la razionale tra­ sformazione.

Ma quando queste 50 opere pie saranno op­ portunamente modificate per essere ammesse al benefizio del credito agrario, ed si sarà ottenuta la costituzione altre 20 Società intermediarie che nell’ottobre decorso avevano già esperite le pra­ tiche necessarie ed altre 70 circa che le avevano iniziate ; sarà già in vita una rete relativamente importante di enti intermediari che agevoleranno l’esercizio del credito agrario, non solo, ma colla propaganda dell’ esempio ne ecciteranno lo svol­ gimento.

E l’effetto di questo notevole aumento degli intermediari si trova osservando che il fido di­ retto è andato sempre diminuendo sino a ridursi nel 1908 a L . 182,960 mentre gli sconti ad in­ termediari, cioè i risconti salirono ad oltre 2 milioni.

Il Banco poi, per rendere più facile la ap­ plicazione della legge ha ottenuto che col de­ creto 10 giugno u. s. fosse autorizzata la Sezione del Credito agrario a scontare cambiali avallate da Istituti intermediari e di accordare agli Isti­ tuti stessi sconti diretti, sia per provvedere agli ordinari bisogni di esercizio dell’azienda agricola da essi per avventura gerita, sia per sopperire alla deficienza di mezzi propri per la concessione di prestiti agli agricoltori per alcuni degli scopi ammessi dalla legge e dal regolamento ; comprese fra questi scopi le anticipazioni contro depositi di prodotti. A ltre minori concessioni ottenne il Banco, come quella che basti che tra i suoi fini una società ne abbia anche di agrari per poter diventare intermediaria nel fido del Credito agrario, e come la facoltà, prima negata, che le

Società intermediarie possoho far fido ai loro am­ ministratori ed accettarne l ’avallo.

Il Credito Agrario de) Banco di Sicilia è così, ci sembra definitivamente assestato ed e a sperarsi che possa raggiungere uno svolgimento quale l’ agricoltura siciliana domanda. Evidente­ mente non è spargendo tre o quattro milioni al­ l’ anno che il grande fine può essere raggiunto ; occorrono ed occorreranno molte diecine di milioni; poiché ma tanto zelo e tanta buona volontà impiega la Direzione del Banco di Sicilia affinchè questo ramo del credito risponda ai bisogni ed ai desi­ deri, è da augurare che siano vinte le difficoltà che all’ atto pratièo si sono presentate dal lato finanziario.

L ’ argomento finanziario ha troppa impor­ tanze perchè non lo esponiamo ai lettori colle stesse parole che troviamo in una recente pub­ blicazione, tendente ad ottenere alcune modifica­ zioni alla legge 1906 sul Credito agrario:

« La Sezione del Credito Agrario del Banco di Sicilia, la cui gestione è interamente separata da quella del Banco stesso, sorge e opera senza capitale proprio.

« Il suo fondo di esercizio è costituito dalla somma di lire 3 milioni fornita dal Banco a ti•

tolo di impiego (art. 6 della legge) della sua,

massa di rispetto, e dai 3 decimi dei depositi della Cassa di Risparmio del detto Banco.

« Sui 3 milioni suddetti, formanti il fondo iniziale, deve la Sezione corrispondere normal­ mente un interesse non inferiore a quello che il Banco percepirebbe impiegando la somma stessa in quei titoli di Stato o garentiti dallo Stato nei quali esso è facultato ad investire la propria massa di rispetto. Il quale interesse non sarà pertanto inferiore al 3.50 per cento, che è la media misura prevedibile della fruttificazione dei detti titoli. Sulle somme fornite dalla Cassa di Risparmio, poi, l’ interesse da corrispondersi dalla Sezione dovrà necessariamente ragguagliarsi a quello che la Cassa paga ai suoi depositanti, e non sarà quindi inferiore al 3.20 per cento, com­ presa la imposta di R . M.

« La Sezione intanto non potrà impiegare le sue disponibilità a un saggio d’ interesse supe­ riore al 4 per cento.

« Ciò posto, e considerato che i margini di guadagno che un tale impiego consente alla Se­ zione sono di L . 0.50 per cento sui 3 milioni forniti dal Banco e di L . 0.80 per cento sulle somme successivamente attinte alla Cassa di Risparmio — gli utili lordi che la Sezione potrà via via conseguire possono fin da ora determi­ narsi, con approssimazione massima:

in L . 15 mila dato un impiego di L . 3 milioni

» 31 » » » » 5 »

» 71 » » » » 10 »

» 111 » » » » 15 »

» 151 » » » » 20 »

(4)

gl’im-36 L ’ ECONOMISTA 16 gennaio 1910

pieghi toccando i 15 milioni ed approssimandosi I ai 20, gli utili potranno superare le spese e per- [ dite, appar chiaro che il bilancio della Sezione dovrà per lunghi anni chiudersi con un disa­ vanzo.

« E nelle condizioni attuali, ogni disavanzo,

non potendo essere in alcun modo fronteggiato, si risolve, per forza di cose ed in antitesi ai cr i. teri informatori della legge, in distruzione di al­ trettanta parte di quella massa di rispetto del Banco dalla quale vengono prelevate le somme fornite, a titolo di impiego (così la legge) e non a fondo perduto, alla Sezione.

« Ne) biennio 1907-1908 il Banco, per atte­ nuare le difficoltà nascenti da una tale condi­ zione di cose, limitò all’ l . 25 per cento la misura degli interessi che aveva diritto a percepire sulle somme fornite alla Sezione.

« Ciò non ostante 1’ ultimo esercizio si è chiuso per la Sezione Con un deficit di L. 33,500 circa. La situazione non potrà che peggiorare quando la misura deg]j interessi verrà elevata al suo livello normale; a]ja quale determinazione dovrà presto venirsi) non potendo il Banco, per le sue condizioni e per gli oneri impostigli da recenti leggi special^ protrarre più a lungo in particolar modo dopo ¡1 disastro di Messina, le agevolezze accordate alla Sezione in questo primo periodo della sua formazione.

« Da tutto ciò appare evidente la necessità che la Sezione dj credito agrario sia posta in grado di bastare a sè stessa, di sostenere le spese ed eventualmente ]e perdite della propria ge­ stione, e di costituirsi nel tempo stesso quel fondo di riserva) che è indispensabile si formi a garanzia delle somme anticipate dal Banco e dalla Cassa di Risparmio.

« Occorre altri termini che la Sezione del Credito agrario sia dotata di un Capitale proprio gratuito, a simiglianza di quanto lo Stato ha ri­ tenuto necessario per gli altri Istituti cui è stato commesso l’esercizio del credito agrario nelle varie regioni d’ Italia ».

Occorrono quindi rimedi dei quali parleremo in un prossimo articolo.

Aspirazioni e realtà

Un recente comunicato del Governo smen­ tisce ogni ipotesi sul prestito di cui si era affac­ ciata l’ idea nei giorni decorsi da alcuni uomini politici e da periodici finanziari; sembra peraltro che una smentita siffatta sia troppo assoluta per essere completamente accolta, dal momento che si deve pur tener conto di due fatti che hanno indubbio legame colla necessità di un prestito: l’ impegno che ha il Governo di dar corso ai prov­ vedimenti votati dal Parlamento e che non po­ tevano aver finora esecuzione, e la volontà altresì di riforme da lungo reclamate dal Paese, le quali debbono trovare ormai un principio di attuazione. Questo secondo scopo che non può essere facil­ mente negletto, dovrà formare il contenuto del programma del nuovo Ministero. Perciò è sorta logicamente la domanda: cosa farà il G overno? Siccome si è escluso senz’ altro di parlare d’

im-poste nuove o di inasprimento delle esistenti, poiché il 'Paese è troppo oberato di gravami e non v’ ha margine tutt’ al più che per una tassa globale progressiva sui redditi netti, misura che non può essere equamente adottata, come scri­ vemmo anche poche settimane or sono, che qua­ lora venga preceduta da una più esatta perequa­ zione dei tributi diretti esistenti, e dopo aver provveduto alla sua coesistenza colla tassa di famiglia ora in uso pei tributi locali e che nella sua forma progressiva ebbe col principio dell'anno un esempio classico, e ardito di alterazione a Mi­ lano, non rimaneva altra via se non quella di riaprire il Gran Libro o istituire, cosa migliore, una nuova partita di debiti redimibili.

D ’ altra parte si è rilevato che tornare sulla via dei debiti, rifacendo la tristissima strada di decenni ormai dimenticati dalla nostra finanza, e che è infaustamente legata al nome del Magliani, sarebbe disastroso per l’economia del Paese.

Noi modestamente dichiariamo come sia giuocoforza per una Nazione ricorrere al credito quando si tratti di provvedere a bisogni di ca­ rattere permanente e la cui soddisfazione può esser produttiva di nuove energie economiche ; solo con questo mezzo è dato affrontare problemi di larga portata i quali necessariamente eccedono i margini di un bilancio. A d un patto però, come accenneremo appresso, che non concorrano taluni elementi che neutralizzino il vasto impiego di nuovi capitali. Riferendoci all’avanzo dell’ ultimo esercizio, sarebbe puerile discorrere di riforme su vasta scala o d’ impulso serio ad alcuni istituti esistenti che richiedono un poderoso rinvigori­ mento. L ’anno finanziario 1908-909 chiusosi il 30 giugno ha lasciato un margine effettivo di 27 milioni, risultato assai soddisfacente quando si consideri che in esso hanno influito varie cause perturbatrici come il terremoto sopratutto, e l’ab­ buono della tassa sugli spiriti che ha fatto in ­ troitare all’erario metà della cifra prevista, con una perdita di 14 milioni. Ma tale avanzo, anche se considerato con occhio ottimista non già in senso assoluto, ma in rapporto alle riforme da attuare e considerato bastevole per un principio di esecuzione delle medesime, non è tale da dar

sicuro affidamento di continuità : e ciò noi affer­

(5)

16 gennaio 1910 L ’ ECONOMISTA 37

fare assegnamento sopra un margine suffieerite per l’attuazione di grandi riforme; d’altro lato è da ricordare che l’ azione normale di credito eser­ citata dallo Stato a mezzo della Cassa Depositi e Prestiti e di. cui tanto beneficiano Provincie e Comuni per leggi speciali, in rapporto anche alle Case Popolari ed alle Municipalizzazioni, viene ora limitata per un ritiro di depositi dalle Casse Postali di risparmio, che nel primo semestre ha raggiunto la somma di 14 milioni.

In tali condizioni adunque non era da esclu­ dere il progetto di un prestito, data la facilità presumibile con cui sarebbe coperto, sopratutto all’ estero, e data altresì l’esperienza di negozia­ tore in siffatta materia dell’on. Luzzatti ; perciò non sappiamo se l’ ultima parola sia stata vera­ mente detta, e se la smentita non sia intesa piut­ tosto a rendere più sgombro il terreno d’azione, essendo doverosa intenzione del Governo che le eventuali trattative procedano senza gli ostacoli di una situazione artificiosa creata sui mercati dalla notizia di un’ emissione.

Ma anche risolta in senso affermativo la questione del prestito, pare a noi che rimanga una pregiudiziale. E ’ possibile mettere in questo momento nuova carne al fuoco ? Dando mano ce­ lermente all’ attuazione di leggi già votate, biso­ gnerebbe provvedere anzitutto alle opere relative ai lavori portuali ; attuando un programma già maturo riguardante l’estensione dell’ istruzione pubblica, sarebbe da ordinare la costruzione di un numero rilevantissimo di fabbricati scolastici, e non facciamo che citare due esempi. Domandiamo se nell’ora attuale ciò convenga, quando per altre circostanze indipenc^nti dal capitale non è facile provvedere a tanta mole di lavoro, scarseggia sopratutto la mano d’opera, sia per l’emigrazione, sia per l’ ingente sviluppo industriale ed edilizio in molti dei principali centri. Così il Ministero della guerra non riesce a spendere in un anno i fondi ohe gli sono stati assegnati, quello dei L .L . P.P. ha 300 milioni circa di residui attivi; è d ’ uopo dunque andar piano se si vuol spendere bene, giacché può verificarsi altrimenti su vasta scala ciò che pare localizzato all’ azienda ferro­ viaria, in cui per provvedere subito ad un au­ mento del traffico, per migliorare le comodità dei viaggiatori, per accontentare infine molti postu­ lanti d’ impieghi, sono state incontrate spese fan­ tastiche senza un profitto corrispondente.

Come di un altro fatto è d ’ uopo tener conto, che allargando non gradualmente l’azione delio Stato, dedicando subito ingenti somme ai nuovi lavori, sarà reso più acuto il fenomeno del rincaro generale dei prezzi che tanto affligge ormai le nostre popolazioni. Per cui chiediamo se non sa­ rebbe piuttosto opera di abili uomini di governo non obbedire alle suggestioni che possono esser mosse da privati interessi sotto pretesto di tor­ naconto pubblico e che condurrebbero ad un’ at­ tività tumultuosa con gli effetti accennati, limi tandosi invece ad un’ applicazione misurata delle leggi votate che importano nuovi oneri finanziari. Gli è però che in pratica si vorrà fare qualcosa di nuovo e di più, ed in tal caso per far sul

serio non sappiamo come si possa prescindere dal

prestito.

G. Te r k i.

Disumazioni, cailgcamenti e sussidi in Milano

La Società umanitaria di Milano, così nota per le tante sue ottime pubblicazioni, ha testé dato alle stampe un resoconto statistico sulla di­ soccupazione a Milano, sul funzionamento degli Uffici di collocamento e della Cassa di sussidio. Il lavoro, cui sono allegati tabelle statisti­ che e bilanci numerosi, è dovuto alla penna del dott. Alessandro Schiavi, ha molta importanza e crediamo utile darne ragguaglio.

Tre fonti vi sono per calcolare con una certa approssimazione la disoccupazione in Milano nel 1908: le notizie statistiche che ci vengono for­ nite mensilmente dalle Associazioni aderenti alla Camera del Lavoro, le somme dei sussidi distri­ buiti dalla Cassa per la disoccupazione, il numero delle domande di lavoro in confronto alle do­ mande di mano d ’opera ai vari Uffici di collo­ camento.

Le Associazioni professionali forniscono que-sti dati :

Anni Medie mensili Disoccupati

dei disoccupati su 100 soci dei soci

1906 5892 152 2,81

1907 6499 230 3 53

1908 7459 257 3j44

Dalla Cassa di sussidio alla disoccupazione risulta il numero seguente di giornate sussidiate dalle Associazioni, cioè per un periodo più lungo di quello stabilito dalla Cassa :

Numero dei soci iscritti Anni alle Associaz.

aderenti alla Cassa 1905 (2° sem.) 8.B63 1906 (31 die.) 8.913 1907 » » 11.944 1908 » » 12.198 Numero Giornate delle giornate di disoccu- di disoccupaz. pazione sussidiate dalle sussidiate

Associazioni per socio

12.717 1,5

13.387 1,5

38.251 3,2

28.886 2,4

Gli indici che ci sono offerti dalla organiz­ zazione dimostrano che tra gli operai qualificati — chè tali sono gli organizzati — la disoccupa­ zione la quale fu nel 1907 maggiore che nel 1906, nel 1908 invece risultò minore, pur essendo l’os­ servazione estesa a un numero di operai più grande che nell’anno precedente.

Invece dai dati degli Uffici di collocamento risulta ii contrario :

Su 100 domande di mano d ’opera si offrirono

Operai delle industrie Lavoranti panettieri Lavoranti pasticcieri Donne di servizio 1906 1907 1908 94 99 165 ■ — — 128 — — 106 132 110 77

(6)

38 L ’ ECONOM ISTA 16 gennaio 1910

una facile occupazione, nel 1907 e più nel 1908, rimasero senza lavoro, richiedendo le industrie prevalentemente personale già addestrato, fornito di cognizioni tecniche, e già preparato da un ti­ rocinio.

Così è che se tra gli operai qualificati la disoccupazione fu nel 1908 minore che nel 1907, nei non qualificati fu invece maggiore.

Si noti però che tra le industrie che richie­ dono personale qualificato, l’industria metallurgica in generale e automobilistica in particolare su­ birono un principio di crisi e licenziarono parec­ chie centinaia di operai, dei quali moltissimi sono ancora senza lavoro.

Questa disoccupazione non risulta, nella sua gravità, dalle statistiche delle Organizzazioni e della Cassa, perchè in questo ramo l’organizza­ zione è ancora debole e comprende una piccola parte della classe, cosicché meglio la si rileva dai dati dell’Ufficio di collocamento dove, su 100 domande di mano d’opera, si offrirono 300 ag­ giustatori, 264 conduttori di caldaie a vapore, 243 elettricisti e gassisti, 140 fabbri e maniscal­ chi, 380 fonditori e sbavatori, 71 lattonieri e ra­ nneri, 306 metallurgici diversi, 145 pulitori, e nichelatori, 360 tornitori meccanici.

Un altro indice della diminuita abbondanza di lavoro in Milano, conseguente forse alla fine della Esposizione, e forse a una certa pesantezza dei traffici e delle industrie, è dato da un arre­ sto nella immigrazione in Milano e da un aumento della emigrazione :

Anni Immigrati Emigrati Differenza

1904 11.181 4.566 6.615

1905 17.508 - 5.098 12.410

1906 20.873 5.132 15.741

1907 21.186 6.513 , 14.673

1908 20.684 9.891 10.793

Un fenomeno opposto, e cioè mancanza in­ vece che abbondanza di personale si riscontra fra le donne addette ai servizi domestici, man­ canza che va aumentando ogni anno di più.

L ’Umanitaria riferisce poi come essa ha prov­ veduto in vario modo a questa massa di disoc­ cupati così differente per attitudini, per età, per sviluppo tecnico, industriale e morale, e cioè: con denaro agli organizzati che già provvedono con fondi di previdenza al rischio della disoccupa­ zione; con offerta di lavoro a quelli ancor voluti e capaci di lavorare ; con offerta di lavoro retri­ buito nella Casa di iavoro e nella Colonia agri­ cola ai mancanti di lavoro e della più piccola scorta di danaro.

Ecco come si può riassumere in cifre l’ assi­ stenza fornita dall’ Umanitaria ai disoccupati : Operai sussidiati Collocamenti di operai delle industrie Collocamenti di panet­ tieri stabili Collocamenti di panet­ tieri a turno Collocamenti di panet­ tieri a prestito Collocamenti di pastic­ cieri stabili Collocamenti di pastic­ cieri a prestito N. 1.145 per giornate N. 26.309 . » 5.304 » 543 » 4.954 per giornate N. 15.144 » 1.565 per giornate N. 3.130 » 424 » 139 Collocamenti di perso naie femminile di servizio

Ospitati nella Casa di lavoro

Ospitati nella Colonia agricola

539

1.284 per giornate N. 18.772 181 per giornate N. 4.205 Come si vede l’attività deH’Umanitario — integratrice di quella delle associazioni operaie che sono le prime interessate a lenire la piaga della disoccupazione — si svolge in modi e in forme diverse secondo la varietà delle cause e delle forme della disoccupazione, avendo conside­ rato il fenomeno come la risultante di cause mol­ teplici che esigono molteplicità di rimedi.

Questo indirizzo che l’ Umanitaria ha seguito pel raggiungimento dei suoi scopi statutari, preor­ dinato dagli studi degli esperimenti fatti negli al­ tri paesi, si viene manifestando in pratica come il più rispondente — tra tutti i sistemi fin qui escogitati per combattere la disoccupazione — alle peculiari necessità del fenomeno.

Venendo a parlare dell’ Ufficio di collocamento per gli operai e le operaie delle industrie, la Uma­ nitaria osserva che l’attività di questo Ufficio ha nel 1908, risentito, naturalmente, del lieve arresto nel movimento dei traffici e delle industrie, ed ha quindi avuto un minor numero di domande di mano d’opera, ed uno maggiore di domande di lavoro, queste determinate anche, in confronto agli anni precedenti, dall’apertura della Casa di lavoro che richiamò molti elementi che prima si tenevano lontani dall’Ufficio.

Ecco quale fu il movimento dell’Ufficio negli ultimi tre anni :

Domande Ditte Domande

Anni di ri- di

lavoro chiedenti mano d ’opera

1906 8.692 4.929 9,572 1907 11.331 5.310 11.845 1908 13.453 4.526 8.053 Nel triennio 33.476 14.765 16.353 Collocamenti SU SU

Anni Collocamenti 100 domande 100 domande di lavoro di mano d’op.

1906 5.089 58.55 53.17

1907 5.960 52.60 50.31

1908 5.304 39.43 65.86

Nel triennio 16.353 48,85 54.49

Per sesso, la clientela dell’Ufficio si ripartisce

c o n i :

Domande Domande

di Per di

mano cento mano

d ’opera d ’opera

Uomini 12.079 89.79 6.817

Donne 1.374 10.21 1.236

Totale 13.453 100.00 8.053

Per Colloca- Per

cento menti cento

Uomini 84.65 5.078 95.74

Donne 15.35 226 4.26

(7)

16 gennaio 1910 L ’ ECONOMISTA 39

Si parla indi dettagliatamente dell’Ufficio di collocamento pei lavoranti panettieri, il quale ha trionfato nonostante molti ostacoli da vincere, quali la diffidenza dei proprietari di forno e la ostilità dei mediatori; di quello pei lavoranti pa­ sticceri ; di quello per il personale femminile di servizio : infine del Bollettino Settimanale e de­ gli Uffici di collocamento corrispondenti e della funzione dell’ Ufficio di collocamento la quale va assumendo in Italia carattere di vero servizio pubblico.

« E ’ questa — dice la Relazione — la natu­ rale evoluzione del collocamento : prima in d ivi­ duale, anarchico, senza direttiva, senza indica­ zione, informazioni di conoscenti, alla ventura, e di conseguenza alla mercè del padrone; poi, m o ­ nopolizzato a scopo di lucro dai mediatori pronti a favorire solo chi più li paga; più tardi, diventa strumento di depressione, o di elevamento delle tariffe secondochè è esercitato dalla classe padro­ nale o dalla classe lavoratrice, trova un tempe­ ramento negli Uffici misti, e negli Uffici delle associazioni non professionali, finché, rassodata l’organizzazione operaia e padronale, stabiliti con reciproche garanzie i rapporti contrattuali fra le due parti, l’Ufficio di collocamento assurge al suo vero carattere di servizio pubblico esercito dal Comune o dallo Stato senza alcun pericolo, e senza insidia per le parti, le quali possono in­ tervenire nella direzione con Commissioni di vigi­ lanza miste ».

La Relazione termina col parlarci della Cassa

di sussidio alla disoccupazione, della quale basta

dire che le Associazioni aderenti, crebbero da 27 nel 1905 a 49 nel 1908, i soci da 6.449 a 12.198, i soci sussidiati da 469 a 1145, le giornate di disoccupazione sussidiate da 12.317 a 26.309, i sussidi da 20.037 lire a 45.766 — della Casa di

lavoro che aperta nel settembre 1907 ebbe 89

persone in settembre, 101 in ottobre, 186 in nveom- bre, 194 in dicembre e 570 nel quadrimestre; — della Colonia agricola, inaugurata pure nel set­ tembre 1907 che a tutto il dicembre 1908 ospitò 281 coloni. Lo scopo di quest’ ultima è ben sinte­ tizzato dalle poche seguenti parole del suo diret­ tore Broschi :

« Nell’animo del suo ospite, la Colonia vuol mantenuto, intero e saldo il sentimento della di­ gnità di uomo e vuol farvi fiorire e rifiorire il profumo tutto civile della umana solidarietà. In- somma, la Colonia vuole che colui che vi acco­ glie come disoccupato, che il vinto del momento (forse il vincitore della domane) lavori ed abbia la coscienza del valore del proprio lavoro, perchè non perda nemmeno per un attimo la fiducia in sè ed in altri ; perchè non si dia a scoramenti ; perchè consideri la sua dimora in Colonia come una non amara parentesi, messa nella propria vita di lavoratore dalla gelata, livida disoccupa­ zione. In questa parentesi, a dir tutto, la Colonia fa tutto ciò che può e sa, perchè i suoi figliuoli trovino nel lavoro la calma e la.sicurezza della loro resurrezione nel mondo generoso del lavo­ ratore ».

Seguono nella Relazione opportune tabelle statistiche e bilanci allegati.

»

---R

iv is t a

B

ibliografica

G ise la M ich e ls -L in d n e r. - Geschichte der mo-

dernen Gerneindebetribe in Italien. — L eip­

zig, Duncker et Humblot, 1909 p. 255. (M. 5.80).

Segnaliamo ai lettori questo importantissimo lavoro dettato da una scrittrice straniera, in lin­ gua straniera e pubblicato da una notissima Casa editrice di Leipzig, ma, che, cosa veramente rara, parla delle cose d’ Italia con piena conoscenza non soltanto dei fatti, ma anche dell’ ambiente in cui i fatti si svolgono.

La municipalizzazione di industrie e di ser­ vizi non è fatto modernissimo, chè se si inve­ stigasse nei tempi lontani si troverebbero molti esempi, che allora però erano determinati sia dalla scarsezza dei capitali che si investivano nelle industrie, sia dalle difficoltà delle comuni­ cazioni per cui certi prodotti non potevano age­ volmente passare da un luogo ad un altro.

Facendo la storia delle moderne industrie municipali, la gentile scrittrice si riporta tal­ volta ad istituzioni più lontane, ma limita le sue investigazioni per dedicarsi in modo particolare alle municipalizzazioni del tempo più vicino a noi. Dopo aver discussa nella introduzione una teoria della municipalizzazione applicabile all’ Ita­ lia, e la situazione di fronte alla legge di tali isti­ tuti, l’Autrice divide in altre cinque parti il suo lavoro. Nella prima parte, che è la più estesa, parla della industria comunale dei commestibili

(Lebensmittelindustrie) dei mercati e dei macelli.

In questa parte tratta a lungo, analizzando i sin­ goli casi, della fabbricazione municipale del pane e della farina risalendo ai secoli precedenti quando tale industria esercitata dai comuni era molto g e ­ neralizzata e venendo al secolo scorso quando col fiorir della industria privata quella comunale de­ cadde, fino ai tempi nostri in cui v i è una evi­ dente tendenza a far risorgere la municipalizza­ zione della produzione del pane e delle farine. E la dotta scrittrice esamina le cause del risorgere di tali tendenze, sia nei prezzi del pane, sia nel progresso tecnico completamente mancato nella industria del fornaio. Tratta quindi con diffu­ sione dell’ esperimento fatto in Catania per la completa municipalizzazione del pane, si occupa anche delle refezioni scolastiche (SchulJciichen) e consacra g li ultimi paragrafi del capitolo ai ma­ celli,, ai mercati e ad alcune speciali municipa­ lizzazioni, come la fabbricazione del ghiaccio, e l’esercizio di cantine di vino (a Canneto Pavese).

La seconda parte riguarda le industrie per curare l’ igiene del popolo e per lottare contro le malattie; e perciò fognature, asportazione di im­ mondizie, luoghi di soccorso, di lavanderia, di bagni, di vaccinazione, ecc. ecc.

La terza parte tratta dei servizi municipali di illuminazione e di trasporto, e quindi gazo- metri, installazioni per luce elettrica, e poi fer­ rovie, tram, automobili, vaporetti (a Venezia), pompe funebri.

L ’ ultima parte riguarda alcuni esempi spe­ ciali di municipalizzazioni.

(8)

40 L : ECONOMISTA 16 gennaio 1910

gentile Scrittrice dimostra come sia difficile un giudizio sintetico sugli effetti delle municipaliz­ zazioni verso le quali gli stessi socialisti altra volta cosi entusiasti sembrano diventati almeno tiepidi. Ciò dipende, secondo l’ Autrice, ¡n gran parte perchè gli amministratori di queste indu­ strie municipalizzate escono dal seno dei Consigli Comunali e q u in d i molto spesso la politica comu­ nale ha troppa parte della scelta al di là dei meriti tecnici degli eletti ; — in secondo luogo perchè gli amministratori non durano in carica che tre anni, tempo troppo breve per acquistare una completa pratica dell’ azienda. Va poi notato, aggiunge la Autrice, che quasi tutte le piu grosse municipalizzazioni sono ancora giovani, ed il pub­ blico non ha la pazienza di attendere che pas­ sino quegli anni durante i quali per solito anche le imprese private non sono redditizie.

Rileviamo una acuta osservazione della esi­ mia Scrittrice, che cioè i capitalisti non vedono di mal occhio queste municipalizzazioni, in quanto se è vero che sottraggono al capitale di applicarsi direttamente in certe industrie, costringono però il Comune ad accrescere il suo stock di debiti, e quindi il capitale trova egualmente modo di im­ piegarsi con minor interesse, ma anche con minor rischio.

M a n u e l B ern á rd ez. - Le Brésil, sa vie, son

travail, son avenir - Itineraire de jou rn a- liste. — Buenos A yres, 1908, pag. 204.

Illustrato da carte geografiche e da molte interessanti vignette questo volume, senza aver la pretesa di una descrizione geografico-economica del Brasile, contiene le impressioni di un viag­ giatore che sa osservare ed apprezzare ciò che gli si presenta dinanzi, e molte volte investigare le cause meno palesi.

Dopo una vivace descrizione della capitale e degli uomini di Stato brasiliani l’ Autore con­ sacra buona parte del suo volume alla descri­ zione delle miniere di ferro e d’oro, accennando al loro passato, alle condizioni presenti ed a quelle avvennire.

Stile brillante, rapida visione delle cose, l’ Autore si rivela un efficace impressionista e quindi il suo libro riesce di gradevolissima let­ tura.

K a r l K a u t s k y . - Le Programme Socialiste, trad. da l’Allemande par M. L. Rémy. — Paris, M. Riviere et C.ie, 1910, pag. 240. Questo lavoro del K autsky è apparso in lingua tedesca fino dal 1892, quindi non ha bi­ sogno di presentazione. L ’ Autore è convinto che la lettura delle opere di Marx, di Engels, di Bebel e di altri principali scrittori socialisti, non sia affare per tutti, e che manchi un’ opera inter­ mediaria tra gli opuscoli ed i lavori speciali la quale in forma popolare ma sufficientemente completa ed approfondita, esponga l’ insieme dei principi della democrazia socialista.

L ’opera del Kautsky ha avuto uq notevole successo, ma non quale forse lo pensava l’Autore; non è cioè diventato il libro popolare ; forse gli nuoceva la mancanza di quel certo misticismo o di quella nebulosità che più facilmente sogliono avvincere le moltitudini.

La traduzione francese che ci dà ora il Sig. L. Rèm y è molto accurata, ma, come l’Au­ tore stesso dice, è fatta sulla edizione tedesca con qualche modificazione però senza grande impor­ tanza. Tuttavia siccome l’ originale si basava sulle statistiche industriali tedesche del 1882 e quindi antiquate, l’Autore per la traduzione ha sosti­ tuito le cifre delle statistiche del 1895.

Ci limitiamo quindi a dare il titolo dei cin­ que capitoli in cui è divisa l’ opera. l.° La spa­ rizione della piccola industria ; 2.° Il proletariato ; 3.° La classe capitalistica ; 4.° La Società futura; 5.° La lotta di classe.

Dr. F rie d e r ic h K le in w ä c h te r . - Lehrbuch der

Nationalökonomie. — Leipzig, 0 . L . H ir­

schfeld, 1909, pag. 483 (M. 8).

La seconda edizione di questo notevole trat­ tato non differenzia dalla prima, che fu pubbli­ cata nel 1902, se non per alcuni spostamenti di qualche parte ; ma la trattazione è rimasta inal­ terata.

Nella introduzione che comprende anche una breve storia dei sistemi economici, segue un ca­ pitolo sulla produzione delle ricchezze, dove dopo le nozioni generali viene trattato del capitale, dei- l’ intrapresa, dell’azione dello Stato, della libera concorrenza e del . consumo.

Segue un secondo capitolo nel quale l’Autore tratta del commercio ; al valore ed al prezzo è consacrato il terzo capitolo; un largo sviluppo dà bAutore al quarto capitolo dove tratta del de­ naro e del credito.

Nel quinto capitolo, che è intitolato, ed è l’ ultimo, « La teoria dell’entrata e la sua distribu­ zione » viene discusso tutto quanto riguarda, l’ interesse, il salario ed il profitto, i rapporti tra questi tre elementi della distribuzione, a cui l’ A u ­ tore aggiunge un breve paragrafo sulla crise ed uno più largo sulle assicurazioni.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

I resultati oggi pubblicati del censimento industriale germanico del 12 giugno 1907

dànno sulla struttura economica presente della Germania una quantità d’ indicazioni utili da notarsi.

Notiamo innanzi tutto la cifra della popola­ zione germanica : al 12 giugno 1907, sono state censite 61,720,529 persone, delle quali 30,461,100 uomini e 31,259,425 donne. Il confronto col cen­ simento del 1895 rileva un aumento della popo­ lazione maschile di 19.88 e della femminile di 18.58 per cento.

(9)

16 gennaio 1910 L’ ECONOMISTA 41

Dal 1882 al 1895 ed al 1907, i quattro gruppi si sono ripartiti nel modo seguente:

1882 1895 1907

1. Popolazione indù- — — —

striale 17,682,008 20,770,875 26,827,362 2. Servitori 1,324,924 1,339,316 1,264,753 3. Membri di una fa­

miglia 24,910,695 27,517,235 30,723,427 4. Senza professione 1,354,486 2,142,808 3,404,973 Popolazione totale 45,222,113 51,770,284 61,720,529 Da l’esame comparativo delle cifre, risulta che la popolazione attiva, che rappresentava,, nel 1882, 38.99 0/0, della popolazione totale, ne costituiva nel 1895 40.12 0/0, e nel 1907 i 43.46 0/0. Del pari le persone senza professione viventi delle loro risorse rappresentavano successivamente nei tre censimenti, 3 0/0, 4.14 0/0, e 5.52 0/0 della po­ polazione totale. Tendono, invece, a diminuire, relativamente alla popolazione totale, il numero dei servitori (2.93 0/0 nel 1882 ; 2.95 0/0 nel 1895 ; 2.05 0/0 nel 1907) e quello dei membri non attivi di ciascuna famiglia (55.08 0/0 nel 1882; 53,15 0/0 nel 1895; 48.97 0/0 nel 19C7). — La produzione francese di alcool

industriale nel 1908 — calcolata in alcool puro — fu di 2,070,134 ettolitri, delle seguenti ma­ terie :

1,259,346 ettolitri dalla distillazione d'elle barbabietole ;

447,878 ettolitri dalla distillazione dei melazzi ;

362,550 ettolitri dalla distillazione delle materie amilacee ;

360 ettolitri dalla distillazione di sostanze diverse.

Sulla produzione la Francia ha consumato per impieghi industriali 626,672 ettolitri, ossia il 24.6 0/0, e la Germania 1,392,272 ettolitri, ossia' il 39.6 0/0.

Ecco come si dividono i consumi : Riscaldamento, illuminazione

e forza motrice Ett. 442,733

Vernici » 12,634

Celluloide » 21,300

Altri usi » 12,340

— La Commissione municipale di Odessa ha domandato al Governo l’autorizzazione di emettere

un prestito della città di Odessa ad obbliga­

zioni di 12,000,000 di rubli. Su questo ammon­ tare 3,000,000 sarebbero destinati a lavori diversi ed il saldo servirebbe al rimborso dei debiti ed alla conversione di antichi prestiti.

— Per il prestito rumeno le trattative

intavolate con le case di Parigi non essendo riu­ scite, il Ministro delle finanze entrerà, appena cominciato il nuovo anno, in rapporti con la « Berliner Disconto Gesellschaft », per la conclu­ sione di un prestito da 80 a 100 milioni di franchi.

— Il Bollettino dell’ Ufficio del lavoro con­ tiene la statistica degli scioperi avvenuti in Italia nel mese di novembre. Il maggior nu­

mero degli scioperi si ebbe nelle industrie tessili varie (12 scioperi e 1234 scioperanti); vengono poi : i trasporti (11 scioperi e 2910 scioperanti);

le industrie chimiche (11 scioperi e 2062 sciope­ ranti): l’ industria del vestiario (9 scioperi e 1399 scioperanti);, le industrie metallurgiche meccani­ che (9 scioperi e 394 scioperanti); le industrie alimentari (6 scioperi e 967 scioperati); la la v o­ razione delle terre, pietre, argille e sabbie (6 scio­ peri e 241 scioperanti); le industrie estrattive (4 scioperi e 547 scioperanti); le industrie edili­ zie-braccianti (4 scioperi e 228 scioperanti); là lavorazione del legno e della paglia (4 scioperi e 288 scioperanti) ; le industrie poligrafiche (4 scio­ peri e 63 scioperanti); la lavorazione delle pelli (1 sciopero). Si ebbero quindi in totale 81, scioperi dei quali si conosce per 68 il numero degli scio­ peranti, ascendenti a 10,336.

Di tali scioperi, 55 ebbero per causa il sa­ lario; 4 l’orario; 10 furono scioperi disciplinari , 11 ebbero per causa il monopolio; 1 ebbe cause ignote.

Ebbero esito intieramente favorevole per gli operai 16 scioperi ; prevalentemente favorevole 7 ; a mezzo favorevole 7; mediocremente favorevole 7 ; sfavorevole 35; sospensivo o ignoto 9.

Il commercio inglese. — Le statistiche

del Board o f Trade vengono ad indicare un se­ gnalato aumento nelle cifre del Commercio Estero Inglese, che in complesso si trova ad avere espor­ tato nel Dicembre 1909 per circa un milione di sterline in più ohe nel decembre 1907.

Importazioni pel 1999 in Inghil­

terra (anno intero) Es.

Aumento sul 1908

Esportazioni pel 1909 dal Regno

Unito (anno intero) »

Aumento sul 1908 »

Riesportazione pel 1909 (anno in­

tero) » Aumento sul 1908 » 624,740,517 31,787,030 378,379,444 1,275,620 91,365,465 11,741,763 Ciò significa che l’ importazioni crebbero del 5 e 36 per cento, le esportazioni del 0.33 per cento e le riesportazioni del 14.74 per cento.

A d eccezione del carbóne, delle macchine, delle costruzioni navali si notò un generale mi­ glioramento in ogni ramo caratteristico dell’ espor­ tazione inglese fra cui considerevole è 1’ aumento in tessuti di cotone per Ls. 1,451,199, assorbito specialmente dall’ India Britannica. Merita spe­ ciale considerazione la diminuzione nel valore del carbone esportato, pari a Ls. 78,038 cui contra­ sta un aumento nella quantità esportata, pari a tonnellate 171,300.

Riguardo all’ importazione si deve notare che mentre l’Inghilterra acquistò più grandi quantità di grano e cotone ohe non nell’anno precedente, il valore di tali merci aumentò di pari passo.

Le cifre per il mese di dicembre sono le seguenti :

Importazioni pel 1909 in

Inghil-terra Ls. 60,785,885

Aumento sul 1908

Esportazioni pel 1909 dal Regno » 3,959,899

Unito » 33,789,897

Aumento sul 1908 » 4,388,321

Riesportazioni pel 1909 » 9,634,921

(10)

42 L ’ ECONOMISTA

16 gennaio 1910

I l totale del commercio estero inglese per il dicembre scorso è di circa di tre milioni di ster­ line più alto che per il novembre.

I più importanti aumenti nell’ importazione sono i seguenti : derrate alimentari per Ls. 1,807,098; i materiali greggi per Ls. 1,035,228; articoli manufatturati per Ls. 1,079,723; fra cui importanti l’ aumento di oltre Ls. 212,577 in ar­ ticoli manifatturati di metallo. Per le esporta­ zioni si notano gli aumenti seguenti: articoli ma­ nifatturati per Ls. 3,892,121, materiali greggi Ls. 238,972, derrate alimentari Ls. 80,664. Gli articoli in cotone da soli aumentarono all’espor­ tazione per la cifra di Ls. 1,451,199. Diminui­ rono invece le macchine per Ls. 191,997, le co­ struzioni navali per Ls. 128,403 e il carbone per Ls. 78,038.

II commercio della Russia. — Durante

il primo semestre del 1909 le importazioni russe si sono elevate a 524,949,000 rubli contro 378.418.000 del periodo corrispondente del 1908 : le importazioni a 365,625,000 rubli contro rubli 367.913.000.

L ’ eccedente delle esportazioni sulle impor­ tazioni raggiunse per il suddetto periodo rubli 159.324.000, mentre nel periodo corrispóndente del 1908 non aveva dato che un eccedente di 12.501.000 rubli.

La esportazione russa maggiormente aumen­ tata si segnala nel grano, orzo, avena, mais, fa­ rina, uova, pelli, la importazione nei vini, lana, macchine agricole.

L ’ esportazioni russe accusano un aumento considerevole in quasi tutti i paesi, le importa­ zioni solo in Germania, Francia, Austria-Un- gheria.

Il commercio franco-russo è specialmente au­ mentato : il prodotto russo più esportato in Fran­ cia è il grano.

Il commercio degli Stati malesi. — Le

statistiche relative al commercio degli Stati ma­ lesi per il trimestre che finisce al 30 settembre ultimo portano un aumento nelle importazioni di 4,275,727 dollari e nelle esportazioni di dollari 2,716,218 in paragone al corrispondente periodo del 1908.

Ecco quali furono le cifre degli scambi du­ rante il trimestre considerato degli anni 1908 e 1909: Importazioni 1908 1909 dollari Singapore 53,400,203 57,712,156 Penang 19,938,954 19,933,087 Malacca 1,182,257 1,151,888 74,521,414 78,797,141 Singapore Penang Malacca Esportazioni 1908 1909 dollari 45,812,926 46,854,944 21,318,035 22,779,248 1,040,435 1,253,422

Il commercio del Giappone. — Ecco, m

uens, le cifre del commercio del Giappone du­

rante il mese di novembre 1909, paragonate a quelle di novembre 1908 :

68,171,396 70,887,614 Alle esportazioni la più forte si trova a Penang che aumenta di 1,461,213 dollari; Sin­ gapore viene subito con 1,042,018 dollari, poi Malacca con 212,987 dollari d’ aumento.

Esportazioni Importazioni Novembre Novembre 1909 1908 (in yens) 40,454,177 32,480,297 27,700,757 21,813,198 Totale 68,154,934 58,293,495 Ecced. delle esport. 12,753,420

6,607,099-Esportazioni Importazioni Undici mesi 1909 (in 369,907,128 361,785,925 Differenza sul 1908 yens) + 28,518,297 - 42,377,255 Totale 731,693,053 — 13,778,958 Ecced. delle imp. 8,121,203

E cco ora il movimento dei metalli preziosi

Esportazioni Oro Argento Novembre Novembre 1909 1908 (in yens) 510,000 455,000 29,318 44,160 Importazioni Oro 12,665,144 Argento 120,003 Ecced. di esport. » » import. 12,245,829 Undici mesi 1909 145,528 8,312 345,590 Differenza sul 1908 (in yens) Esportazioni Oro 5,302,008 -p 2,136,562 Argento 114,770 + 10,017 Importazioni Oro 73,611,731 Argento 756,404 + 57.741,872 — 169,187 Ecced. delle import. 68,951,357

Il commercio della Germania. — D o ­

rante il mese di ottobre ultimo il commercio estero della Germania ha dato i seguenti resul­ tati : alle importazioni si sono rilevate 5,889,625 tonnellate di merci e 176,442 unità di prodotti; alle esportazioni 4,600,944 tonnellate di merci e 31,595 unità di prodotti. Tutte queste cifre sono in aumento in relazione a quelle dolio stesso or­ dine del mese di ottobre 1908.

Durante i primi dieci mesi dell’ anno in corso, si ebbero 53,553,404 tonnellate di merci importate contro 50,348,417 tonnellate avutesi durante lo stesso periodo dall’ ultimo anno, e il numero totale degli articoli entrati in Germania ha raggiunto 1,210,148 unità, in luogo di 1,291,533 durante i primi dieci mesi del 1908.

Infine dal 1. gennaio al 31 ottobre 1909, si ebbero 39,461,428 tonnellate di merci esportate contro solamente 37,983,184 durante lo stesso periodo del 1908.

Il commercio austro-ungarico. —

(11)

16 gennaio 1910 L ’ ECONOMISTA 43

2,0238.900,000, in aumento di 182,400,000 corone sul periodo corrispondente del 1908, e il valore delle esportazioni è giunto a 1,741,41 *0,000 corone in aumento di 13,800,000 corone.

L ’ eccedente delle esportazioni è, in seguito, passato da 128,900.000 corone per i nove primi mesi del 1908 a 227,400000 corone per i nove primi mesi di quest’anno.

Durante il mese di settembre ultimo 1’ im­ portazioni hanno raggiunto in Austria-Ungheria, il valore di 245,200,000 corone, in plus-valore di 48,500000 corone sulle importazioni dello stesso mese del precedente anno, tanto che le esporta­ zioni si sono elevate a 204,800,00 corone in di­ minuzione di 61,000,00 corone sulle esportazioni del settembre 1908.

L ’accrescimento delle importazioni è princi­ palmente dovuto all’ aumento delle entrate di ce­ reali e di materie prime destinate, all’ industria tessile. Il plus-valore dell’ esportazioni proviene da un leggero aumento di spedizioni di prodotti fabbricati.

Le cifre precedenti non tengono punto conto del commercio dei metalli preziosi. Eccone il re­ sultato : le importazioni haniio raggiunto, durante i nove primi mesi del 1909, il valore di corone 225.700.000 : ciò che fa uscire in rapporto allo stesso periodo del 1908, un plus-valore di corone 161.700.000 tanto che le esportazioni si sono ele­ vate a 84,300,0000 corone in aumento di corone 36.900.000 sui nove primi mesi de! 1908.

— Il commercio del Messico. Il servizio

di statistica del Ministero delle finanze del Mes­ sico ci comunica i risultati provvisori delle im­ portazioni e delle esportazioni durante 1 due primi mesi dell’ anno fiscale 1909-10 (luglio-agosto 1909).

Importazioni. (Valore di fattura) E s e r c i z i o Diff. 1909-910 19J8-909 (Piastre) Materie animali 1,901,487 + 4,867 » vegetali 5,221,897 + 2,102,954 » minerali 7,559.157 + 936,411 Tessili 2,708,094 +- 155,250 Prod. chimici 1,565,638 + 113,341 Bevande 1,050,413 + 249,732 Carte e applic. 854,560 + 121,128 Macchine 2,823,545 — 308,017 Veicoli 595.119 — . 34,721 Armi 426.199 + 156,460 Diversi 1,289,543 + 208,788 Totale 43,655,977 + 10,777,351 Esportazioni. (Valore <dichiarato) Prodotti minerali 3,257,536 + 614,549 » vegetali 5,391,743 + 65,802 » animali 1,017,157 + 197,399 » manifatt. 98,936 + 17,308 Diversi 131,714 57,718 Metalli preziosi 12,143,679 + 4,855,500 Totale 22,143,792 + 5,692,480

Il commercio del Canada. — Risulta dalle

cifre definitive che pubblicò il Ministero del commercio e industria del Canadá che durante l’ anno fiscale del 1908-09 l’attività economica di questo paese è assai diminuita in rapporto all’eser­ cizio 1907-08.

In effetto il valore totale degli scambi ca­ nadesi cogli Stati Uniti, l’ Inghilterra, la Francia, e la Germania che rappresentano il 90 per cento del valore totale del commercio estero del paese non è stato nel 1908-09 che di 508,251,000 dol­ lari, in luogo di 587,336,000 nel 1907-08 cioè una diminuzione di 79,085,000 dollari.

Questo resultato non può sorprenderci perchè il Canada ha le sue principali relazioni cogli Stati Uniti, dei quali la situazione economica fu poco brillante nel corso d’ anno che seguì la crisi del 1907.

Ecco il valore del commercio estero del Ca- nadà cogli Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Germania durante i tre ultimi annni :

Paesi 1906-07 1907-08 1908-09 milioni di dollari Stati Uniti 237,625 334,312 285 266 Inghilterra 169,956 230,340 204,302 Francia 8,039 12,059 11,205 Germania 6,550 10,625 7,478-422,170 587,336 508,251

La trasformazione del Consiglio superiore del lavoro

Sarà fra qualche giorno distribuita ai membri del Consiglio Superiore del lavoro la relazione Abbiate, Cabrini e Saldini sulla trasformazione del Consiglio Superiore del lavoro, invocata da numerose associazioni di industriali, conduttori di fondi, commessi di com­ mercio, operai e contadini.

La relazione incomincia appunto con il richiamare i più importanti voti espressi dai lavoratori della terra, dalla Confederazione del lavoro, dall’Assooiazione fra gli industriali metallurgici, dal Congresso fra commer­ cianti ed industriali, dall’Associazione dell’industria e del commercio delle sete, dalla Federazione industriale di Torino, dall’Unione delle ferrovie di interesse locale e tramvie, dalla Federazione interprovinciale fra le associazioni agrarie in Bologna, tutti voti che solleci­ tano il Parlamento a riformare la legge del 1902, in guisa che le rappresentanze dei sindacati professionali, da parte degli industriali, come da parte degli operai, abbiano, in seno al Consiglio del lavoro, un’assoluta maggioranza sulle rappresentanze della burocrazia, del Parlamento, della previdenza e della cooperazione e per modo che tali organizzazioni vengano chiamate a nominarsi direttamente i loro rappresentanti.

Sostanzialmente la relazione Abbiate, Cabrini, Sal­ dini accoglie e propugna tali direttive e di conseguenza propone che il Consiglio superiore del Lavoro venga composto dei rappresentanti (uno per gruppo, salvo il gruppo delle arti tessili, cui verrebbero assegnati tre rappresentanti) di undici raggruppamenti industriali, di un 12° gruppo, comprendente le industrie diverse, con tre rappresentanti, di un 10° gruppo, destinato al commercio, con due rappresentanti, di un 14° gruppo, comprendente l’agricoltura divisa in agricoltura a sa­ lariato e in agricoltura a compartecipazione, con nove rappresentanti.

Tali rappresentanze (elette direttamente o dai sin­ dacati rispettivi, che abbiano un’efficienza nazionale e siano aperti a tutti gli appartenenti all’industria e al­ l ’agricoltura, senza pregiudiziali politiche o religiose, oppure, laddove tali sindacati manchino, dall’unione delle Camere di Commercio, dai Comizi agrari e dalla Confederazione generale del Lavoro) costituirebbero le basi del nuovo Consiglio del Lavoro.

Riferimenti

Documenti correlati

Il commercio del Giappone subiva dunque tale lungo periodo di depressione gene­ rale all’ interno come all’estero, perciò il corso dei prezzi, che già dal

quelli che sorgono lungo i canali che attraversano le dette Parrocchie, ma se possiamo ammettere ohe tali costruzioni abbiano almeno in parte ad equilibrare le

E forse qui l’Autore ha alquanto esagerato, poiché, senza negare che tale teudenza si manifesti per mezzo delle nuove e varie forme con cui il ca­ pitale si

Sempre per l’ istruzione agricola e pastorizia, e per quaiit ' riguarda l’ avanzamento dell’ agricoltura, ogni Stato è diviso in dipartimenti agricoli, cui sono

Si ritiene da molti che siano disastrosi ettetti elei- l’ eccessivo disboscamento : ma senza indagare se siano più frequenti di una volta o si rinnovino come sempre a

« Poiché la questione nel suo nuovo aspetto sem­ bra interessare più da vicino tanto la produzione delle cave quanto l’ industria della calcinazione, tornerà

Pei I immlBtazInne italiana Beali Stati Haiti A d una conferenza tenutasi in W ashington poco tempo fa allo scopo di studiare i problemi del lavoro in relazione

Dato il suo regime di corso forzoso, l’oro non ha effettivo impiego che pei saldi a ll’ estero, all’ incontro della Francia, della Germania, dell’ Inghilterra :