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Cronache Economiche. N.309-310, Settembre - Ottobre 1968

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(1)

r-AMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

DI TORINO

309

/10

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

CASSA

DI RISPARMIO DI TORINO

FONOATA NEL 1827

36 miliardi e 275 milioni di riserve e

patrimonio

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria artigianato e agricoltura di torino

numero 309/10

settembre-ottobre 1968

Corrispondenza. manoscritti, pubblicaz.ioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-ViSti. L'accettazione degli articoli dipende dal Ciudizio Insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati e siglati rispecchiano soltanto il pen-liero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere invine in duplice copi il. t: vietata la ri .. produzione deCli articoli e delle note senza '-autorizzazione della Direzione. 1 manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Direttore responsabile: Dott. Primiano Lasorsa

.

sommano

L. Mallè

5 La scultura del '600 e '700 in Piemonte (parte I)

20 Giappone, Repubblica di Cina e altri paesi dell'estremo oriente

M, Salvatorelli

28 Giappone nuovo protagonista mondiale 7

G. Cansacchi

36 La ricerca e la coltivazione degli idrocarburi nella piattaforma sotto-marina dell'Adriatico

F. De Angelis

42 La doppia imposizione internazionale

C. M. Turchi

48 " saldo della bilancia dei pagamenti internazionali

G. Carone

59 L'artigianato nell'azione organizzativa e propulslva delle Camere di commercio

G. Franco

77 L'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro

C. Chiaves

80 Un asse attrezzato a tre rami

U. Bardelli

89 Problemi causati dall'inquinazione batterica nelle acque del sotto-suolo E. Battistelli 95 L'alimentazione biologica N. Bottinelli 98 Diapositive di un viaggio A. Vigna

103 " terzo Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio

S. Caccetta

111 L'elaborazione elettronica nelle operazioni di ragioneria

119 Tra i libri

124 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri. 15.

Corrispondenza: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri. 15 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm. Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIAA Torino Cfc postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

10123 Torino - Via San Francesco da Paola. 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 • Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino· Via Andrea Doria. 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - 10123 Torino - Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09.

(5)

Con questo

numero il prof,

Giuseppe

Cw'one

lascia la

di1'ezione della ?'ivista, avendo assunto l'incarico di

Segreta1'io

generale

della Camera di

comme?'cio

di Milano. Gli

succede

il d?'. Primi ano Lasorsa,

nuovo Seg?'etario

genemle della Camem

di commercio di To

'

rino.

Al

p?'of, Giuseppe Carone che,

in

olt?'e un quinquennio di

attività,

ha

saputo

por-tar'e

« Cronache

economiche» ad

'Ltn

alto

livello

cultumle,

tale da me?'itare lo

specifico riconoscimento

della

pr-esidenza

del Consiglio dei minist?'i,

il

'

ringraziCl?nento

piu vivo

dell'amministmzi

one

came'

rale,

Al dr

,

Lasorsa

che,

?'icco

di

una

vasta

espe?'ienza e animato

da

vivo

entusias?1w,

si

accinge al nuovo compito,

l'augur'io piu fiducioso

e

cordiale,

nella cer-tezza che egli saprà attmverso

queste

pagine

ben

in-te

'

rpretare le

esigenze e

le

aspimzioni

della

provincia di

Torino.

(6)
(7)

La scultura

del '600

e

'700

JD

Pielnonte

(parte

I)

Luigi l\IIallè

Tracciare tmc~ minuziosa (( for-t'una» C?'itica della scultum st' ret-tamente piemontese del '600 e '700 non è agevole per la disper-sione d'appm'ti, spesso ?'elegati in sedi anche insignificanti; com-pito tuttavia non esteso ma il ct~i risultato darebbe scarso esito.

In copertina a color;: Jean Wespin (il "Tabachecti ") - Natività di Maria - Sacro Monte di Crea, cappella omonima.

lV/e no pove1'0, non molto, lo specchio di questa cc forttma» ove si riferisca alla sCt~ltum pùi, latamente considerata, con ap-p01·ti forestieri venuti a far maglia essenziale nella trama comples-siva. Per il primissimo '600, menzioni compaiono

contempo-(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

1'Cmeamente alle opere ma sono accenni rari e occasiona li, per i quali il fatto lJlastico in sé non conta. A parte il dia?'io di viag-gio (al 1604) di Fecle1'ico Zucca?"i, ov' è intuita l'impo?'tanza del (( Tabaguet » e del .Uoncalvo pla-sticatore al Jl!lonte di Crea, non

Jean Wespin (il .. Tabachetti ") - Annuncio ai pastori - Sacro Monte di Crea, cappella II.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(8)

c'è da sosta1'e lungo la prima metà del secolo e quasi neppt~re nella seconda, Se nel '56 il Castiglioni cita in occasione del passaggio di C?'istina di Svezia a T01'ino, il QuadTi; se il De Vie nel '61, il BelloTi nel '72, il Sandul1,t nel '75, menzionano il Cardinal Maurizio del Du-quesnoy nelle collezioni dtLCClli d,i Savoia, cio non è pe1' rigua1'do al Piemonte ma all'inse1'iTsi del Dv,quesnoy in Roma,

Perfino Amedeo di Castella-monte nel StiO liMo sulla Vena-1'ia, 1672-1673, che pU1' otJ1'e, di1'ettamente o indi?'ettamente tm-mite le incisioni, notizie su di-pinti del castello, è S01"7JTenden-temente 1'estio a dettagliCl1' scul-tU1'e e stucchi, a quella data in parte ampiamente fOTniti; ma a l'Ili pTemeva l'elogio alla PTop1'ia invenzione architettonica da si-tuar idealmente fra i gmndi e di-fici ew'opei del secolo, Sicché a trovaT q'L/alcosa cl' adeTente ad una situazione (e non generale ma particolan) non c'è che da

giun-geTe al '71, al Fassola de La nuova Gerusalemme ossia il

S, Sepolcro di Varallo testi-nwniante che qtlell' a1'te dei Sacri 1I10nti e in essa la scultu1'a, Te-stavano, sia pUT viste sotto il velo dell' encomiastica pTopagan-da edificante, materia viva, legata a gtlStO e sentimento attuclli,

Pe1' tutto il '700 e buona pa1'te dell' 800 una bibliogmfia sulla sculttl1'a in Piemonte vedrà quasi solo scritto Ti locali sul ~Monte di Varallo (Dmghetti 1743: Guillio 1770; B01'diga 1830 e 1857) 1'i1JrOp01Te un a1'gomento sempre valido ptlr col mutCl'r dei tempi e il suo isolarsi sempre piu, Utili, dall'apeTtum di '700, le notizie d'a1"Chivio dell' Accademia di S, Luca in Roma, ove giovani e men giovani piemontesi fecero scalo ed esposero, Nel '30 il Pascoli nelle Vite de pittori, scuI tori ed archi tetti" " sia pm 1JCl1'simoniosamente, ammette la nostra scultw'a all' onOT della co-noscenza accanto a quella di scuole tanto piu ilhtst1'i, InfoT

-Jean Wespin (il" Tabachetti ti) _ Natività di Maria· Sacro Monte di Crea, cappella omonima.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

6

/

CRONACHE ECONOMICHE

Giovanni d'Errico -Cristo e Pilato, particolare

-Sacro Monte di Varallo, cappella XXVII.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

mazioni del tutto ristTette danno il Titi, 1763 e lo stesso Sopra n i-Ratti, 1768, solo occasional mente captanti un dato in altre sfere d'interesse,

Prima traccia d'tm'esposizione d'insieme sulle a1:ti in Piemonle da lJa1'te d''/,m piemontese, pre-sunse forse d'esseTe il b1'eve Ra-gionamento sullc Belle Arti, ccc, del Dw'ando di Villa, appendice a.l Regolamento dell' Accademia torinese; inteso in tennini enco-miastici, non cTitici e neppur coneiti s'ul piano staTico, disor-ganici, lacunosi, citando il gran-de e il piccolo, dilungandosi senza mgione o limitandosi, in caso di maggi01'i, al nome, acca-vallando i tem7Ji o inveTtendoli, La scultttm segue le sOTti di qtlesta mancanza di cTite1'io. Ignazio Nepote, pittoTe, aveva intanto otJerto - e non c'em da chiedergli di piit - dati inserti in zoppicanti elogi poe-tici; dati sconnessi ma di coe-taneo o amico d'artisti o almeno a giomo di notizie di discendenza diretta.

(9)

Busto di principe di Casa Savoia - Savigliano, Palazzo Crave[[a, cortile.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

col Grossi (1790) cui le gtàde ottoce Il tesche (dal P aTolelt i 1819 (' dal Briolo, J 822) si

richia-François Duquesnoy (1594-1643) - 151 - Busto del Cardinale Maurizio di Savoia - Torino, Gal-leria Sabauda. (Foto Soprint. Gai/erie, Torino).

meTanno, Un ca?'atte1'e a sé aveva 'intanto avuto, e prezioso, il ms, di G,B, BOllcheron sulla

Andrea Rivalta - Monumento a Vittorio Amedeo I, particolare -Torino, Palazzo Reale.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Serie degli artisti che hanno lavorato nei metalli, ecc" 1800 (Bibl, Reale, T01'ino); e, in altm

Saluzzo - S. Nicola - Volta a stucchi della cappella a destra. (Foto Arch. Museo Civico. Torino).

(10)

diTezione, le note di Pnolo Col-lino, 1800 C. (Bibl. Reale, To-rino), base per' le r'iceTche su Ignnzio e Filippo Collino. Non mancn qualche notizict nei tanti « elogi » o discoTsi commemorativi per sovTani (dal Denina, Pane-giri co per Vittorio Amedeo II, 1775), letter'e o note di studiosi, amatoTi, vinggiator'i (M.F. Gn-briel, Remerciement d'un pié -montais a Venise, 1783; J. An-dres, Cartas familiares ecc., 1I1a-dr'id 1791), PToficue 1Jer' confer-me d'attTibuzioni singole (tutto sommato, poche unità). Piu im-por·tnnti i frutti di r'icerche d'e -Tuditi sul fioTire delle nTti in date zone, condensnti in memoTie, cronache locali, dizionm'i: cosi per' Casale le note del De Morano (Memorie stor. della città e delle chiese di Casale ... mssjATch. di Stnto, Torino, 1795) e del De Conti (Ritratto della città di Casale, mssjBibl. Reale, Torino, 1799). Al confronto, gener'ico e scarso è il Dizionario storico-geografico, etc. del Cnsalis, To-r'ino 1834-57, che alle ar·ti si accosta per' scrupolo pit~ che pe"/" inter'esse ver'o e propTio.

Alessandro Casella - Stucchi nella Sala delle Magnificenze - Torino, Castello del Valentino.

Punto vantaggioso per il La-dcdte è, nel 1854, let memor'ia di L. Dussieux sulla Vita e ope-re dei membri dell' Accademia

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Reale di Parigi, II, fondata per' l' m·tistn su elementi cwtdi dai fnmiglinr'i, permettendo di TicostTui?' l'entità del suo secondo periodo paTigino. Fondamentale peT scultttTa, stucco, intaglio alla Teggin tm'inese, C. Rovere, D e-scrizione del R. Palaz'zo, 18-58, che, restituendo tm capitolo pri-mm'io, sfnttta gli archivi r'egi, in btwna pm·te r'ipresi a fine secolo, estesamente, nelle note Schede di Alessandro Baudi di Vesme. Un primo passo nel dm'e al Piemonte un r'isalto ca-1"Cdter'izzato su un preciso temn, lo fa G.D. Finocchietti sttuliando la Scultura e tarsia in legno, FÙ'enze, 1873.

Da quest' anni è superfluo Tian-dare il seguito d'unn bibliografia, occupata, e raramente, a un'ope-rn singola (ad es. di Andr'ea Rivalta; o di G.B. Boucheron) o n illustrare una chiesa senza interesse dÌ1"etto per' la scultura. Tanto piu appTezziamo lo stra-niero Samuel Butler che ne l-Ignoto - Edicola Bruno, 1631 -Mondovì, S. Pietro. Ignoto -Edicola Gazzano, 1643 - Mondovì, S. Pietro. . .

(Foto Arch. Museo Civico, Torino). (Foto Arch. Museo Civico, Torino). 7' 88 (Ex-Voto, Studio artI stLCO

(11)

delle opere d'arte dei S. Monti di Varallo e Crea, Londra)

sloga i suoi entusiasmi, Im'se non

sempre aderentemente appuntat'i

ma geniali e caleli, per il

tea-tTO devozionale 7Jlastico, proprio quando questo nella coscienza

generale (e degli studiosi in spe-cie) aveva perso mordente, si ch'egl'i è singolare lJunto di riat-tacco per le recenti rivalutazioni.

Per il segu,ito, è sempre

merite-vole F. Negri col StW bt~on

stu,dio sul Santuario di C?'ea (Riv. eli storia e arte d'Alessan-dria, 1.902) completato dalla Guida del S, Monte di Crea, 1928: prodigo di dati inediti

G. Rodolfo, dal 'lO impegnato in ?'icerche documentarie St~ Ca-rignano, cnlminanti nel '37 in l'Archi tettura barocca in Cari-gnano, utile anche per la

Tommaso Cariane - Mausoleo di Broglia, parti -colare - Torino, S. Carlo.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Tommaso Cariane - Madonna e Bambino -Torino, S. Carlo.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Stucchi della Sala della Fama - Torino. Castello del Valentino. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(12)

scultw-a; mentre voci di qtwlità va1'ia e informazioni a volte ab -b01'1'acciate, compaiono all'ùwiT-ca dal 1908 nel Thieme-Becker

f{ iinstle?'lexikon,

Il Brickmann, tanto beneme

-?'ito nel '31 per l'a?'chitett1L?'(/, ba?'occa piemontese, non aveva ?'itenuto nel '19 (Handbuch del'

Kunstwiss., BeTlino) di faT paTte di ?'ilievo alla SC1LlttLTa parallela

(e fosse pw' questa senz' altTo in-ferioTe). Del Telluccini è (Boll.

d'arte, Min. P.I., 1922) l'ampia e tuttora valida sintesi, indipen -dentemente da qtLalche ipotesi non fondata, sull' opem dei Collino; nel '24 l'intaglio aVTà laTga

considerazione nellVIidan(L (L'aT-te del legno in Piemonte nel '600 e '700, Torino) sop?'attutto come

documentazione illtLstTativa este -sissima e d'ottima scelta. Un po' disorganici ma copiosi i

riferimenti di A, Bonino

nel-l'ambito del cuneese (StOTia della

città di Cavallermaggiore, in L'arte 1926; Miscell. artist. del-la provincia di Cuneo, 3 voll., 1929 sgg., Il barocco nel cu -neese, 1930).

La pubblicazione nel 1932 d'ttna pTÌ'lna parte delle schede

Vesme non ebbe inve1'o a sti -mola?'e giovani riceTche. Buono l'apporto nel '33 - p?'ofìcuo

C. Pozzo, A. e B. Casella, D. Ramello • Camino in marmo (su disegno di A. Castellamonten. Putti di B. Quadri - Torino, Palazzo Reale, Sala degli Svizzeri.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

Bernardino Quadri (~) - Bacchino - Torino, Giardino del Palazzo Reale.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino),

propTio 1Jer la precisa

delimi-tazione - di L. Simona sugli

Artisti della Svizzera italiana in Torino e Piemonte (in

An-zeiger fiir Schweiz. Alt ertums-kunde, ZU1'igo). Nel '35 la Gab1'ielli, appoggiandosi ai roi-ceTcatori tCl1'dosettecenteschi, in L'arte a Casale Monferrato dal sec. XI e XVIII, ampliava il quad?'o d'insieme rivedendo va -lori e date. La Rosso, se puro

con timidezza scolastica, otJroiva nel '36 un primo schema

1'ias-suntivo della scultu1'a

settecen-tesca a Torino (La pitt. e scult. del '700 in Torino) limitandosi alla statua?'ia e al bass01'ilievo e non scostandosi dalle valuta -zioni t1'adizionali,

Solo al '40, con C. Nigra, s'i

n-contra una prima trattazione

de-dicata al S. Monte d'Orta, con impo?·tante ma impersonale

(13)

Dionigi Bussola - Ritorno di S. Francesco ad Assisi -Sacro Monte di Orca, cappella XVI.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(14)

Emanuele e Francesco Dugar .. Fregio ne11a Sala de11'alcova .. Torino, Palazzo Reale.

secenteschi, È nel '48 il Fiale (in Il Castello del Valentino, di autori va1'i) a dare il ]Jrimo

esame ]Ja1,ticolw'eggiato d'tm com-plesso di sttwchi scindendo le pm'tecipazioni di a1,tisti e g1'Cl-duando tempondmente ill01'o sus-seguirsi, i nessi, le in dipendenze ,

Ricchissima e tanto p'rcziosa in ope1'Cl non direttamente inte1'es-sa.ta, la messe documentaria ]Jer lavori in plastica varia a Fico-fO'l'te di N, Ca1'bone1'i (Francesco Gallo architetto, Torino) nel '54, cui vanno legate, in saggi vw'i dello stesso autore, 1'ice1'che di documenti e ipotesi c1'itiche sulla plastica, specie di stucchi, in provincia, seri appoggi per la 1'i-cognizione d'un ambito negletto,

Intanto hanno avvio i costanti interessi pe1' la scultU1'Cl piemon-tese, di H, Honour e J. Fleming

12 CRONACHE ECONOMICHE

(SOp1'Clttutto in The Connoisseur, ]954, 1956, 1957, 1958, 1963)

illuminando su Ladatte, su Giu-seppe Plu1'Cl il giovane, mgli appm'ti di scult01'i toscani, roma-ni, f1'Clncesi. Lucidamente appun-tate e illuminanti, sottolineando aspetti aggiornati col '700 « eu-ropeo », le osse1'vazioni di A, G1'i-seri sugli intagli a Palazzo 1'eale (The Connoisseur, nov. 1957) e su alctmi lati della stattLaria e del rilievo (Una revisione nella

Gall. dell' Ace. Albertina, Tori-no in BolI. d'arte, Min. P.I., 1958; nonché in Paragone, 1961,

n, 135 e 141). Ampia disc'ussione di documenti e attribuzioni è in .lII. Be1'nardi, 1'ifacendo la storia di opere e complessi a Stupinigi (1958), alla1'eggia torinese (1959), al S. Monte di T1a1'Clllo (1960). Pe.,. la scultura va1'Clllese e la

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

rivalutazione entusiastica di Gio-vanni d'Errico, fondamentale e penet1'Clnte fu G. Testori in Catalogo della mostra del Tan-zio, Torino 1959 cui fece se-guito l'eccellente nota del! a

Bri-zio, in Atti del Congresso di Varallo, 1960. In questi com-parve anche una serrata e in-formatissima ,indagine organ ica di C. Debiaggi sugli altari li-gnei valsesiani.

(15)

Teslori ebbe ottime pagine sulla scultura ortese (Elogio dell'arte

JlOI'arCSC, Novara 1962) e lo scrivmte dedico nel '63 uno slndio particolareggiato alle pla-stiche del S, 1110nte d'Orta (Roma, MiIClIZO), nel medesimo anno ?'edigendo in Catalogo della Mo-stra del barocco piemontese, Torino, un nuovo profilo della scultura del '600 e '700, in esso e nelle schede alle opere ?'evisionando sistemazioni cri-tiche, att?'ibuzioni, date, Felice

o meno questa « forttma )), vale OUt sfruttm'e l'interesse da qual-che a Il no 1'isvegliatosi in casa e fltori, L'attenzione di studiosi sn alcune personalità trascuran-done altre, la 1'ivalutazione ex novo di ceTti lati d'alcuni feno-meni, omettendone o rifiutandone altri, S1Jingono a ?'ivedere gittdizi - d'altri e nostri - saggiare appre::;::;amenti o dep1'ezzamenti,

proporre nuovi termini di con-fronto o spostare i vecchi,

Un excursus sulla scttltura barocca della nostra regione, ha det tenere conto di vari fattor'i e nessi, a cominciare dagli apporti culturali d'altre regioni italiane

o anche oltremontane, non solo per normali scambi di cono-scenze o per viaggi ma per inse-diamento in Piemonte di for

e-stieri, o per alunnati e soggiorni di formazione - e di attività anche lunga - di piemontesi

fuori della regione,. e si tenga conto che qualche campo di que -sta storia rimase finora quasi

inesplorato,

Chi voglia abbozzare un ?'ias-sunto delle vicende della scultura barocca in Piemonte, dovrà pur far capo al momento (( tardoma-nieristico)) che, in materia di pittura, ha trovato, da qualche

anno in qua, rivaltttazione

cTiti-CCi, mentre in sCltltltra - salvo intelligenti ma sporadici acce n-ni - rimase trascw'ato, E sarà semp?'e il Sacro 1110nte di lTal'allo a segnare la pagina prima, Las -.l'LI" diradata nw non dissipata lCl 1Jrimitiva (( aura)) gaudenziana, che Clveva dato il passo a sttcces -sive determinazioni, non ttdte

omogenee ?nCl legate nel clima

(( scenico ll, s'incontNt un gusto singolarmente afjacciato, come su un crinale, ai versanti opposti dell'ultima (( manierct )) e delle

nuove eccitazioni ed esuberanze

barocche,

Non che Varallo stabilisca modi di validità gene?'([le per il P'iemonte,. ma vi si svolge uno degli atti piu impo?'tanti del secolo, Il primo quarantennio del '600 vi nota cosi, al di là di un manipolo di plasticat01'i

luganesi e lombm'di, un po' at-tardati e inasciuttiti - il Ba?'

-Banolomeo Botto -Soffitto della Sala dell'alcova - Torino, Palazzo Reale, (Foto Arch, Museo Civico, Torino).

(16)

gnola, il PaTacca, il Rossetto, 111ichele Prestinari - la gmnde pambol a di Giovanni d'Enico, fratello maggiore di Antonio d'Errico, (( il Tanzio », inm'cata dal 1614 (prima data doct~men­ tata; ma, con verosimiglianza, da tm decennio innanzi) al 1640 circa, Ma poco pr'i?na, con pa1'ziali inter'fer'enze tempor'ali con la (( fase d'Enico l), v'era stata la partecipazione, dal 1590

circa, del fiammingo J ean H'e s-pin, detto il Tabaguet (per' i piemontesi (( Tabachetti »), giunto ventenne nel 1588 al Sacro Monte di Cr'ea, per passare poco dopo a Famllo, Nel 1615 moriva an-cor'a giovane, Il H1espin s'er'a,

dall'inizio, lombm'dizzato assor-bendo vivacemente molte novità del tardomanierismo milanese, largamente impregnante i gusti

del Piemonte ar'ientale, Interes-sato alla descrizione ed alla psicologia, por'tato ad una dina -mica pittoricamente libera, il lif'espin - anche se a volte com-promesso da composizioni infit-tite - por'tò t~na a noi fino al -lo1'[~ sconosciuta ve'rità d'azione, una nuova esattezza di dettaglio fisico e mor'ale, tma gULdttata varietà espressiva, tm discor'so pii!, accidentato nei fatti e nei r'itmi; né em alieno da ricar'di visivi e vibmzioni affettive di Gaudenzio né da ti?nbTi spa-gnoli tmmite CarJ'acha e i lom-bardi,

Pit~ che seguire il lVespin, il d'Enico e altr'i nel vario atteg-gia:rsi in var'i luoghi, ci conviene accenna9'e ai luoghi stessi come sede, ognuno, d'un complesso di fatti strettamente connessi non

solo da consonanze sli/istichi' di persone o di con'ente, ma da sot-tili e particolar'i esigenze d'o rdi-rle devozionale e sentimentale,

nonché - e non è l'ultimo ele -mento - da. una particolare qualificazione fisica del luogo stesso, e dal suo fa.scino pitto -resco, co me paesaggio,

Il lIlonte di lTarallo, nato prima di ogni altro, ha WUl storia che poi, dal tardo '500, corre pa.rallela a quella dei MOllti eli Cr'CCL e di Or'ta, svolgendo però una vicenda alterna, di sple ll-dore e di r'ilassamento, diver sa-mente intervallata in confronto a quegli altri 1I10nti, A rarallo, il vVespin, for'se interven'uto al-meno con suggerimenti, nel com-pletamento della plastica della cappella XlI (Strage degli In

-nocenti), attivo intomo al J 594

Pietro e Bartolomeo Botto· Soffitto della Sala del Trono del Re, c. 1660-62 -Torino, Palazzo Reale.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(17)

nella XIII (della Tentazione) con gli splendidi animali

dal-l'acuta istintività (poveramente riecheggiati dal P1'estinari), ve-nu,to a porre nella I V (Sogno

di Gi uscppe) un timbro interni-st'ico a. noi nuovo, la.sciò nel

1599 nella XXXVI (Salita al

Calvari o) un capolavor-o, col suo gruppo irn7Jonente d'una cin-quantina di statue in terracotta, che segna pe1" il M onte il ve1'O punto di mezzo

fm

il clima di Gaudenzio e quello di Giovanni d'En'ico" Quest'ultimo appog-ge1'à il proprio 1"innovamento su

l-la pienezza vitale del primo e sull' oggettività descrittiva del se -condo, risolvendoli nella P1'op1'ia tesa e dr'ammat'ica aspr'ezza"

Giovanni filt1'(t un secolo di cultura piemontese-lombarda, da Gaudenzio fino al Cemno e al Ai O1"aZZOne; e in quella cultu1'a S0110 da intender'e inserti bre -sciani, cr'enwnesi, emiliani, 1'0-mani (caravaggeschi innanzi

tut-to), assorbiti sia attraverso quello

stesso filone manier-istico sia peT piu dirette conoscenze" Giovanni è il grande drammattt1'go di Varallo: con fredda e violenta

1'ecitazione, manifesta il pulsare tTag'ico d'angoscie, le amm"ezze dolenti della battaglieTa conquista d'una dura condizione umana,

la cruda fisicità come fondamen

-tale appoggio alla tenebrosa pas-sionalità, T?'agici eventi PTO-1'ompono, ma in gesti f1'enati, e realizzano, nel moto compatto, tremende t?'ame di r'apporti u-mani, essi stessi elemento

pTi-mario di ?'ealtà spaziale" Non è questa la sede pe?' espor'-re un curriculum di Giovanni,

anco?'a OSCU1"O nei nessi, nella successione, nel mate1'iale limite di pa?'tecipazione per'sonale caso

per' caso; ed esor'bita dal tema

il ?'appor'to fra Giovanni,

pla-sticator'e e a?'chitetto, e Antonio

pitt01"e, TappoTto in ogni caso con Cm"atteTe di reciprocità. A

Vamllo Giovanni ebbe parte alle

composizioni plastiche di una

quindicina di cappelle, per al-cune delle quali le sue capacità

Quirico Canelli - Intagli del soffitto dell'alcova, c. 1660-63 -Torino, Palazzo Reale, camera dell'alcova.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

di ar'chitetto stabilirono l'im

-pianto generale, fondamentale per

le stesse sculture e pitture. Qui basti rico?'dare le cappelle de l-l'Ecce Homo (1610-15) e della Sentenza di condanna, enir' am-be in collaborazione con il Ai omz -zone f?'escante; le tre cappelle:

XXVII, di Gesu dinanzi a

Pilato (1616 c.), XXXi V, di

Pilato cile si lava le mani (1618-20) e XXFlIl, di Erode

(1628 c.), ove la plastica di Giovanni si ambienta entro le scene atJrescate dal fratello

An-tonio, dall'una all' altra strin-gendo il legame

fm

la veemenza e la forza d'esistenza delle

(18)

Giovanni Battista Botto c Qctavio Magister • Soffitto intagliato nella Sala del trono della regina, c. 1660-61 - Torino, Palazzo Reale.

gtt7'e scolpite e quelle delle fi-gure dipinte; fino alla stupenda cappella XXXIX, della Depo -sizione, tarda, sttl1640 (ma con statue già in lavorazione da anni), in cui il pau?'oso senso dei vuoti e l'intonazione patetica toccano un acme,

Ma al 1640 l'attività pe?' le plastiche del lIfonte va semp?'e pÌt't, spostandosi verso gli aiuti di Giovanni e si ass'iste ad una dispersione; né vi sarà più ?'ina-s~ita, valendo gli appoTti del tm'dobaTocco settecentesco come puro episodio occasionale,

Altra aria s,i l'espira al Monte di C1'ea fondato nel 1587-88 c" poco prima che quel di Ti arallo si

?'idestasse a nuova vita, Tema conduttore - per ventitrè cap-pelle - i quindici misteri del Rosm'io; e, in conseguenza, di-verso il clima poetico, Qui il

1

61

CRONACHE ECONOMICHE

lVespin aveva fatto la sua p?'ima prova piemontese assumendo l'or-ganizzazione del lIfonte stesso, Oggi il M onte è in deplorevoli con-dizioni e non piccola parte delle sculture o'riginaTie, del TVespin, dei colleghi, dei successoTi, ando dist1'utta, danneggiata o alterata, Il lVespin (C le Taba -guet» - ventenne, come già dicemmo, alle prime prove a CTea, vi si dimostra mat'uro, nutrito di bene assimilata cul-tura lombarda-piemontese si da far 1'itene'/'e fosse venuto gio-vanissimo in Italia (Milano?) acquirendo elementi f ondamen-tali, Forse coetaneo (ma mori giovane nel ' 15) o poco p~ u anziano di Giovanni d'Errico, segna sul piano del gusto una generazione piu vecchia e pero legata peT nessi manieTistici, Non v' è altTo che 1'appresenti la

me-(Foto Arch, Museo Civico, Torino).

(19)

Olanda, bagnandosene il Ce1'ano stesso che intendeva, ad es" lo Sprange1') poté innesta1'si, nel lavoro tt'a Va1'allo e Ct'ea, un'e-s7Jcrienza piemontese nascente

dalla consuetudine con i climi

gandenziani, mentt'e stava S01'-getlClo la poetica del Moncalvo, toccata da fatti comuni,

Non è qui luogo pet' di1'ime1'e uno sviluppo del lVespin, l'at-fianca1'glisi del fTatello Nicola (e sarebbe bel capitolo p1'ima dell'infiltTat'si di p1'esagi baTocchi

o almeno pii/, mode1'ni); basti

indicare la di1'ezione che dal-l' 88, con la p1'ima sosta a Cr'ea p1'edisponendo un piano in loca-lità vergine, trascorTe f01'se in-torno al '90 al Jl10nte di Vamllo, non sappiamo se immediata-mente partecipando ma certo

tmendone stimolo; poco dopo

opeTandovi nella cappella XI I (Strage degli Innocenti) e dal

'94 nella XIII (Tentazione),

nella IV (Sogno di Giuseppe) passando da pa1'ticolal'ismi, d'a, 1'ealismi descrittivi istintivi o di r'accolto inte1'nismo, alla gTan-diosità di g1'UppO della cappella

XXXVI, 1599 (Salita al

Cal-vario) che, sebbene statica e addi-tiva, è pttnto di mezzo tTa Gau-denzio e Giovanni d'En'ico, 1'i-sveglio da una c1'isi locale e im-pulso al r'innovamento integ1'ale

che sa1'à quello dei Tanzi, La

prestazione a C1'ea è piti, serTata, omogenea; se lifTespin vi a,ttese tr'a il 1590 e il 1605, inte1'vallando con Va1'allo, in par'te eseguendo le plastiche pe1' almeno dodici

cappelle (I-X; XVI; XXVIII),

il lasso è t01'se da Testt'inge1'e pe1' l'ideazione, Vi si legge il

Tealismo manato, l'indL~gio pa1'-ticola1'e fisico e psicologico, l'ac-centuazione esterna dei gesti (il d'ErTico a Il arallo immette1'à una

possente dinamica interna), la

volontà di lega1' r'elazioni

(guar--dando tanto al gener'ismo

no1'-dico quanto allo spir-ito di co-munità della r'ecitazione dei no-stt'i Sacri "Monti); e r'isaltano fer'me note di ritTattismo

quoti-dianamente concr-eto - bel

paTal-le lo al Car-mcha - calcando sul costume come nella cappella I I (Concezione) con st1'ingati «per'-sonaggi» contTo1'ifonnistici (ma anche con suggestive,

amabil-mente na7Tate scene di geneTe)

mentTe un pii/, complicato

ma-nier'ismo inter-nazionale r-isalta nella V (Natività di Maria) giocando d'involuzioni e se1'pen-tinatuTe; toccando maggio?'

ricer-Bernardino Quadri - Stucchi di soffitto della" Reggia di Diana" -Venaria Reale, Castello.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(20)

Bernardino Quadri e> -Stucchi di soffitto - Venaria Reale, Castello, sala a pianterreno.

catezza - che non esclude timbri

nanativi domestici - nella VIII (Annunciazione) col « quadro vi-vente» (Giuditta) quasi ancona di ten'acotta ove s'uniscono sti-moli d'aff1'eschi italiani e me-m01'ie di polittici lignei anve1'sati o bmbantini. Fm gli atti con-clusivi a Crea c'è la

collabom-zione nel 1602-03 alle :plastiche

della cappella XXIII (Paradiso)

ideata dal Moncalvo; e nell'04 Federico Zuccari se ne en tusia-smava intuendo la validità di quei mggiungimenti (in cui una

vena zuccm'esca era penetrata per pi'ù vie) q~Lando Varallo

attende-va di superar le secche di lavori

di second' o1'dine.

Non dimentichiamo - pur

non potendo sostare sul fatto

-che dal 1598 a J ean s'affiancava il fratello Nicola (impegnato in

181

CRONACHE ECONOMICHE

parecchie cappelle e non senza

doti) che lo segui anche negli ulteriori lavori di Varallo, pas-sando piu tardi, nel 1616, al Sacro Monte di Gmglia nel

Biellese, la cui realizzazione 1'i-mase pero tosto interTotta.

Quan-to al Moncalvo non si puo che

deplom1'e la 1'ovina subita a

C1'ea dalle Stte pitture collegate a sculture sue o di alt1'i; quanto alla Gloria del Pamdiso, il gruppo plastico da lui ideato è

un vero e proprio afJresco

tra-dotto in statue: 1'ic01'di di

Gau-denzio pittore e plasticatore vi si

fondono a influenze emiliane di

discendenza C01"1'eggesca. l n se -guito, il '600 non vede a Crea che interventi mediocri, anonimi; il '700 non registra vicende; l'800 si occuperà con buona volontà a

rifm'e e falsm·e.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Il Monte d'Orta è p1.z1 tardo dei precedenti; la sua vicenda,

piu cO/nplessa di quella di Crea, è meno intensamente umana di

quella di Varallo ma

storica-mente più legata (mentre archi-tettonicamente lo è meno, mct me-glio armonizzata col paesaggio).

In avvio nei lavori già dal 1591, p1'oseguendo per due secoli, fu dedicato alle storie di S. Fran-cesco. La schiera dei plasticatori, in gamma di pit~ vari sentimenti

- siano ora intimamente

1'ac-colti, ora acutamente curiosi,

ora accaZoratamente mistici

-tmsc01Te da punte

intellettuali-stiche ad atteggiamenti popola-Teschi. I due plasticatori di pri-mo piano, rispettivamente alle soglie del '600 e a metà del secolo, sono Cristoforo Prestinari

(21)

artisticamen-le 7Jreminendo il secondo, Questi non ju un iniziatore di l'inascita co me Giovanni d'Enico per Va-rallo' ma intervenne a rialzare le sOl'ti in un momento di stasi dopo la jase del Pl'estin01'i, ch'em stato molto attivo, nobile, genuino .l'eppur non molto ricco d'int~~i­ zioni, Il Prestinal'i e il Bussola, del resto, agirono attol'niati da aiuti, il lJ1'imo ju organizzatore vero e proprio della prima jase del 1M onte, almeno per le cap -pelle III, VI, IX, X, XI, XV, nelle quali plastico da solo o quasi, dando luogo ael una l'ealtà registicamente e stilisticamente omogenea, Giuseppe e Jllelchio1'-re Righi, un trentennio appresso, allentm'ono il tono,

Dionigi Bt~ssola, javol'ito da una edL~cazione barocca l'omana, tanto pi'll versa.tile del controri-jonnismo ascitttto di eTistojoro, la juse alla eredità tep'domanie-ristica mila.nese, Dionigi aveva opemto al jVlonte di Va'l'allo; e a quel momento, già chù~sa la vicenda di Giovanni d'Errico, la

sua Gloria al presbiterio del Santual'io, con 140 figw'e in te1'1'acotta, avendo ad aiuto il Volpino, aveva indotto un sof-fio nuovo di scenografia barocca, Tuttavia, la sua dinamica « en-trata)} a Varallo non vi ebbe seguito; mentre St~ di lui non 1'Csto senza seguito l'impressione del d E1'1'ico, A 01'ta Dionigi opero in molte cappelle, ma il suo meglio - cosa altissima -sta nella CalJpella VII, della

Conferma della regola, con

l'i-tratti di vitalità e fluidità inte-?'i01'e stupende e di vibmnte pitto-l'icismo, di arguzia ptmgente e di jantasia sbl'igliata; nella cap -pella XVI, del Ritorno di

S, Francesco ad Assisi, carica d'wn patetismo affranto; nella XVII, con punte di l'ealismo violento, sul piano dei momenti migli01'i del Bt~ssola al Sacl'o Jllonte di Varese, Soprattutto, l'intervento di Dionigi a Orta è importante pe?'ché vi indusse quel dinamismo compositivo che il Pl'estinari ignorava, A

chiu-sura del '600 t1'overemo ,il l Oln-bm'do « l'omanizzato » Giuseppe Rusnati (cappella XIII e XIX), che, tl'amite Ercole Fenata, ave -va asso1'bito modi be1'niniani e alga1'diani e che costitt~isce un episodio passeggero, ma con ac-centtlazioni scenografiche e pit-t01'iche di jOl'te intensità vitale e realistica, Un 1'innovamento seguirà pi{~ avanti, nel '700 avanzato, per mano d'altri e per alt'ra via,

Ancora un Sacro jVlonte va 'citato in questa sommaria noti

-zia: quello di 01'opa, che nel '600 ebbe - come sembra. acce n-nino inediti documenti dell' archi-vio del Santual'io, colà-in corso di stt~dio - tm i suoi· « registi )l Giovanni d'Errico, Il jatto è im-po?'tante per segnare legami fra due ce?'chie, JII1 a comunque fossero le effettive pl'estazioni del valse -siano per 01'opa, il ~Monte, de -dicato a st01'ie di 111 a1'ia, venne dopo di lui, specie fra la fìne del '600 e la pl'Ì1na pa1'te del '700, ad asstmwre tutt' altro aspetto,

Bernardo Falconi - Diana (ritratto allegorico della seconda

Madama Reale) - Rivoli, Castello,

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(22)

Giappone, Repubblica di Cina

ed altri paeSl dell'estremo orie

nte

visti da una

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CCI

AA di Torino

La Camera di commercio, industria,

arti-gianato ed agricoltura di Torino ha organiz-zato quest'anno, d'accordo con la locale Unione

industriale, l'invio in Giappone e in altri Paesi dell'estremo oriente di una missione tecnica di studio. All'inizio la visita prevedeva solo il settore tessile; successivamente, dopo ul te-riori contatti con l'Unione industriale, si deci

-deva di estendere l'indagine ai settori el ettro-meccanici, dove l'industria giapponese occupa i primi posti nel mondo. Scopo: studiare i costi di produzione in Giappone e i nuovi impianti installati negli ultimi anni in quel Paese. La missione doveva rispondere a particolari requisiti di competenza tecnica. Ad essa hanno infatti partecipato titolari ed alti dirigenti di azienda,

in grado anche di prendere decisioni se tratta -tive e discussioni sul posto avessero assunto

aspetti concreti, non esclusa una eventuale

forma di collaborazione tecnica e di scambio.

Nella missione erano rappresentate la Camera di commercio, industria, artigianato ed agricol-tura, organizzatrice, nella persona del suo Pre

-sidente, con incarico di capo missione; l'Unione

industriale, l'Associazione metalmeccanici (Am-ma) e l'Associazione dei commercianti. Il

viag-gio rientrava nei compiti delle Camere di com-mercio di promuovere le nostre iniziative al -l'estero, integrandole con quelle attuate dal Ministero del commercio estero, che alla

mis-sione aveva dato la sua approvazione.

Il viaggio ha avuto carattere ufficiale in

Giappone e a Formosa; di semplice visita negli

altri Paesi toccati: Ceylon, Singapore, Hong

Kong e Thailandia.

"Il successo ottenuto dalla missione conferma l'utilità di queste iniziative, con le quali è possi-bile rendersi conto direttamente della continua

evoluzione della tecnica mondiale. Ne sono un

esempio i giapponesi stessi che, con frequenti delegazioni all'estero, hanno ottenuto inform

a-zioni preziose per il progresso tecnologico della

loro produzione.

Prima di e aminare i risultati raggiunti, la Camera di commercio vuole esprimere pubbli

-20

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

ca mente il suo ringraziamento, anche a nome dei partecipanti alla missione, al Ministero degli affari esteri, al Ministero del commercio estero,

all'Istituto del commercio estero, al Ministero dell'industria e commercio, per l'appoggio dato all'iniziativa e ai nostri ambasciatori in Giap-pone, Ceylon, Singapore, Hong Kong e Thai-landia, per le accoglienze ricevute e l'appoggio

prezioso nei vari Paesi visitati.

I membri della missione erano diciotto, rap-presentanti di enti e di settori industriali e

commerciali torinesi. Capo missione era il cav.

del lavo dr. Giovanni Maria Vitelli, presidente della Camera di commercio, industria, arti-gianato e agricoltura di Torino. Lo accompa-gnavano il dr. Ermanno Gurgo Salice,

vice-presidente dell'Unione industriale di Torino,

il comm. rag. Renzo Gandini, membro della Giunta amministrativa della Camera, in

rappre-sentanza del settore commercio, il dr. Giovanni

Nicola Bottinelli, direttore dell' Associazione commercianti della provincia di Torino, il prof.

dr. Giuseppe Carone, segretario generale della

Camera di commercio di Torino, il dr. Pier Carlo Zimaglia, vice direttore dell'Unione in-dustriale di Torino e l'ing. Luigi Viglino,

dele-gato dell' Associazione industriali metallurgici meccanici affini.

I settori della produzione industriale erano

rappresentati dal dr. Giovanni Cravetto, per la

siderurgia; dal rag. Emilio Discacciati per i

filati e tessuti di cotone, di fibre artificiali e sintetiche; dal dr. ing. Pietro Giustina per le macchine utensili; dal dr. Enrico Lattes per le pelli grezze e lavorate; dall'ing. Carlo

Canta-messa per l'utensileria meccanica; dal prof. dr. Giovanni Pejrone pcr i prodotti industriali

e sanitari; dal dr. ing. Carlo Raina per i mate-riali telefonici, per l'aeronautica e accessori elettrici per missilistica; dal comm. Armando Ballarini per le confezioni per uomo e donna e gli impermeabili; dal comm. Luigi Barberis

per i tessuti di cotone e di fibre artificiali per

(23)

era il dr. Pietro Viazzi, vice segretario generale della Camera di commercio industria artigia-nato e agricoltura di Torino.

L'itinerario del viaggio, puntualmente svolto in base al programma stabilito, toccava Colom-bo, Singapore, il Giapponc (dovc son stati visi-tati stabilimcnti a Tokio, I-Iamamatsu, Nagoya

c Osaka), Formosa, Hong Kong e la Thailandia. Prima di partire, i componenti la missione hanno studiato a lungo i paesi che dovevano

visitarc per raccogliere i dati che piu

interes-savano il loro programma di lavoro. GIAPPONE

Pcr il Giappone, obiettivo principale della

missione torinese, le ultime stime parlano di

cento milioni di abitanti, con una densità me-dia di 171 per chilometro quadrato. La popola-zione attiva è salita dal 35,6 per cento nel '50 al 48,9 nel '65, con un'altissima quota di lavoro fcmminile, pari a circa il 40 per cento delle

forze di lavoro. La media annuale dei

disoc-cupati non supera le 400.000 unità. Nonostante il grande sviluppo industriale degli ultimi

an-ni, il contributo dell'agricoltura alla formazione del reddito nazionale lordo è tuttora del 30

per cento circa, ma si prevede che la percentuale

scenderà al 14 nel '75 e al lO nel 1985.

È un dato che lascia prevedere quale potrà

cssere lo sviluppo industriale del Giappone, quando si pensi che esso già oggi, con una

per-centuale agricola assai maggiore di quella degli

altri Paesi industrializzati, è salito al terzo

posto nel mondo dopo Stati Uniti ed Unione

Sovietica, scavalcando l'anno scorso la

Ger-mania occidentale.

Le disponibilità di materie prime e di fonti

di energia sono in complesso assai modeste, ma

oggi questo non è piu considerato un elemento

talc da poter frenare lo sviluppo economico di un paese.

L'anno di partenza per il « boom » del

Giap-ponc è il 1955, con spinte espansionistiche

parti-colarmente rilevanti nelle industrie siderurgiche,

meccaniche, chimiche e petrolchimiche. Fatto

egualc a ] 00 l'indice del 1955, l'indice generale

nel '67 è salito a 232; quello dell'industria te. ile a 182, quello dell'industria chimica a

275, quello dei prodotti del petrolio e del

car-bone a 306, quello della siderurgia a 264 e quello dell'industria meccanica a 291.

Oggi il Giappone è al primo posto nel mondo per le costruzioni navali, per le macchine da

cucire, per i tessuti di seta; al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, per le fibre sintetiche, i "eicoli commerciali, gli apparecchi radio e i

teleyisori, i prodotti petrolchimici. È al terzo

posto per la produzione di ghisa e di acciaio e per quella di cemento.

Gli elementi che hanno favorito questo

stra-ordinario sviluppo industriale vcrranno messi in luce nel corso della relazione, ma i possono

già individuare nell'incremento degli investi-menti, nell'adozione di avanzati procedimenti tecnici esteri, nella concentrazione della potenza produttiva in un numero limitato di imprese, nei bassi costi della manodopera, nell'alto grado

di produttività delle maestranze, nelle facili-tazioni finanziarie accordate dal governo al-l'industria e nella preparazione di numerosi quadri specializzati.

Il livello di vita della popolazione non è

ancora proporzionato alla potenza industriale del Paese, tuttavia il reddito pro capite annuo è di oltre 700 dollari e dovrebbe raggiungere i

1300 dollari nel 1971. Anche le paghe vanno

aumentando in misura maggiore che nel

pas-sato ed è questo, forse, l'unico motivo di per-plessità sulla possibilità del Giappone di man-tenere l'attuale ritmo di sviluppo.

Anche la bilancia commerciale e quella dei pagamenti sono motivo d'inquietudine, per il forte incremento delle importazioni, dovuto

all'aumento della produzione industriale, e il

rallentamento delle esportazioni, in seguito al-l'aumento della domanda interna. Infine, le autorità nipponiche si preoccupano di

riequi-librare il mercato dei capitali, che finora era

stato quasi completamente occupato dalle ne-cessità della grande industria, a scapito della piccola e della media e dell'agricoltura.

Nel commercio con l'estero del Giappone, l'Europa occupa il terzo posto, a notevole

di-stanza dal resto dell'Asia e dagli Stati Uniti.

Sia per tutta l'Europa, che per il MEC, la bilan-cia commerciale è attiva per il Giappone, le cui esportazioni, nel triennio '64-'66 si sono

svilup-pate alla media del 22 per cento all'anno, mentre

le importazioni hanno registrato un calo nel '65. In base al valore complessivo

dell'inter-scambio col Giappone, tra i Paesi europei è al primo posto la Germania, seguita dalla Gran Bretagna e, a maggior distanza, da Olanda, Svizzera, Francia, Italia, Belgio e Svezia. In particolare, l'Italia occupa il sesto posto in Europa, come interscambio complessivo; il

sesto come Paese fornitore ed il quarto come

Paese acquirente. Nel '66 le importazioni

ita-liane dal Giappone hanno superato i 20 miliardi di lire; le esportazioni sono state un po' meno di 13 miliardi, con un saldo negativo di quasi 8 miliardi di lire. Dal Giappone importiamo ferri e acciai laminati, pesce fresco e congelato,

prodotti meccanici di precisione; vi esportiamo

macchine e apparecchi per l'industria tessile

(24)

e dell'abbigliamento, macchine per scrivere e contabili ed altro macchinario.

Le previsioni per un incremento degli

scam-bi tra il Giappone e l'Europa sono abbastanza favorevoli, ma non per l'Italia, che rispetto

agli altri Paesi del continente è in regres o. I nostri concorrenti europei già da tempo si sono

inseriti nel mercato giapponese, stringendo nu-merosi rapporti di collaborazione con le

indu-strie e gli ambienti commerciali locali. Le loro visite sono frequentissime, mentre da parte nostra si è fatto finora ben poco. I nostri

im-prendi tori si lasciano scoraggiare dalla

distan-za, dalla barriera linguistica, dall'errato convin-cimento che il Giappone produce tutto e non ha bisogno di nulla.

Anche la politica commerciale di

discrimi-nazione tuttora in vigore tra i due Paesi costi-tuisce un ostacolo non indifferente. Le

discrimi-nazioni da noi praticate nei confronti del

Giap-pone, con una lista di 104 voci merceologiche,

sono largamente ricambiate dai giapponesi, col risultato di mortificare l'interscambio. È necessario, anche con maggiori visite al

mer-cato giapponese di qualificate missioni econo-miche, rendersi conto della reale consistenza

del mercato nipponico, discriminando solo quel-le voci che effettivamente rappresentano un

grave pericolo per la nostra economia e che non trovano una contropartita.

Per quanto riguarda gli aiuti nel Giappone

alle esportazioni, mentre da tempo non si fa piti ricorso a particolari forme di sovvenzione o premi del tipo dei nostri rimborsi delle imposte

indirette, esiste un particolare sistema di in-centivazione, imperniato sullo sgravio delle imposizioni fiscali dirette e su speciali finanzia-menti all'esportazione con crediti a breve, me

-dio e lungo termine e a moderato interessse:

i tassi vanno dal 3,5 al 7 per cento, a seconda

del periodo del finanziamento.

Tra i benefici fiscali per incoraggiare l'espor

-tazione, c'è la possibilità di trasferire nei fondi di riserva (quindi non imponibili) una percen

-tuale dei proventi derivanti da attività

commer-ciali svolte all'estero; inoltre è previsto lo sgravio fiscale delle « social expenses » collegate

all'esportazione e l'esenzione fiscale può essere estèsa ai redditi derivanti dall'esportazione di

tecnica e di « know-how». Infine, c'è un sistema particolare di rimborso dei dazi all'importa

-zione sulle materie prime, che si concretizza all'atto dell'esportazione dei prodotti finiti. Un aspetto particolare del commercio

este-ro giapponese è rappresentato dalle « trading firms », grandi società commerciali che si

occu-pano, per conto delle industrie produttrici, di

collocare i manufatti sui mercati esteri ed

22

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

anche di importare i prodotti di cui il Giappone

ha bisogno dall'estero. Oggi que to sistema ha raggiunto dimensioni gigante che, le « trading

firms» controllano circa 1'80 per cento delle importazioni e il 75 per cento delle esportazioni. È un sistema che ha lati negativi, ma

eviden-temente porta a una formidabile organizzazione commerciale, altamente specializzata.

Le due maggiori « trading firms » giapponesi sono la « Mitsubishi Shoji K. K. » c la « l\Iitsui & Co. Ltd.». La prima, che si appoggia al gruppo industriale omonimo e agli omonimi

istituti di credito, ha raggiunto un volume di vendite, nel secondo semestre '67, pari a circa 1700 miliardi di lire. La « Mitsui & Co. » sempre nel secondo semestre '67 ha avuto un fatturato quasi eguale: mille miliardi di ycn,

pari a 1740 miliardi di lire. Sia la Mitsui che

la Mitsubishi, e le altre seimila « trading firm » esistenti in Giappone, devono il loro successo al fatto di potersi avvalere di una brillante

organizzazione finanziaria, che consente di

assu-mere in proprio i costi di acquisto e di estendere

il credito alle aziende nazionali tuttora carenti

di capitali, nel caso di importazioni, nonché

agli acquirenti stranieri dei prodotti giapponesi.

Ed eccoci ora alle esperienze fatte e alle considerazioni ricavate dalla missione torinese in Giappone.

SETTORE TESSILE.

Industrie cotonie?'e. - Sono stati visitati

molti impianti di filatura, quasi tutti

moder-nissimi. Alla Toyobo di Hamamatsu la filatura

di cotone è completamente automatizzata e la produzione pro capite ai nostri prezzi è di circa 30 milioni. Non si è avuta la possibilità di esaminare nemmeno una spola di filato, non

si può dire nulla quindi sulla qualità della

pro-duzione, che dalle altre aziende concorrenti è giudicata scadente.

Le maestranze, sia della Toyobo che delle

altre industrie tessili visitate, hanno paghe del

35 per cento circa inferiori alle nostre; nei

con-tributi sociali il divario è ancora pitl. grande. Il personale, come per tutte le industrie del

Giappone, lavora con entusiasmo e ha come

maggiore ambizione quella di restare per tutta la vita nella medesima azienda. Le donne vengono

licenziate quando si sposano. Le ferie pagate sono di 15 giorni; su richiesta del personale, eventuali periodi di malattia sono dedotti dalle

ferie, cosicché l'organico è solo di un 6-7 per cento in pitl. di quello presente. La paga media

delle donne è di 45-50.000 lire il mese, con solo 5.000 lire di contributi a carico del datore di

(25)

Filatura di cotone della Toyobo di Hamamatsu. Completamente automatizzata, senza banchi, il nastro passa al (( rings» dallo stiratoio; la levata e la roccatura sono pure automatiche e le rocche sono singolarmente avviluppate in cellophan ed inscatolate con macchinari.

sempre di 5.000 lire. A fine anno vengono però corrisposti in genere dai due ai cinque mesi di paga, secondo gli utili aziendali. Si deve ri-tenere, a questo proposito, che l'utile sia sempre piuttosto elevato, perché gli ammortamenti, che dovrebbero essere effettuati per legge in 12 anni, per la maggior parte delle aziende avvengono in 3-41 anni. CosI si può spiegare quel continuo rammodernamento degli impianti che in Europa è impensabile.

Le preoccupazioni derivano dall'aumento delle paghe, che negli ultimi cinque anni sono raddoppiate e si pensa che tra poco supere -ranno quelle europee. Altri punti, invece, di vantaggio sono il basso costo di un chilowa t-tora (7 lire, contro le nostre 12 e piu) e il mag -gior numero di giornate lavorative, che dovre b-bero essere 289, ma in pratica sono da 300 a 310 perché i giapponesi recuperano parecchie domeniche nei periodi di maggiore richiesta. Per la qualità dei filati giapponesi, si è avuta la sensazione che siano leggermente in-fcriOl'i a quelli prodotti in Italia. I prezzi rile -vati direttamente dai giornali danno una media di 695 lire base franco fabbrica per ottobre, lire 635 per novembre e 620 per dicembre '67.

È stato anche detto che il divario tra prezzo ufficiale ed effettivo è molto contenuto.

Abbigliaml;nto este1·no. - Questa industria in Giappone è di nascita relativamente recente e presenta, accanto a importanti complessi, aziende di medie e piccole dimensioni e un fit-tissimo numero di laboratori a carattere a rti-gianale, che però sono destinati progressiva -mente ad essere assorbiti da parte dell' indu-stria, anche perché la scelta del pubblico è sempre piu orientata verso i capi fatti. Per gli uomini, netta prevalenza di vestiti grigi scuri o blu, con modelli classici e linea semplice, ciò che permette di- unificare sempre piu il tipo di vestiario e di ridurre i costi di pr o-duzione. È preferita la linea inglese.

Il settore della camiceria è quasi tutto co n-centrato ad Osaka. Molti articoli vengono im-messi sul mercato con marche di produttori stranieri, concesse in licenza da alcune società di rinomanza mondiale. L'industria degli im-permeabili ha un buon sviluppo. Nel settore femminile, viene largamente usato l'abito di stile occidentale: la donna giapponese cerca nel pret-à-porter l'indumento adatto per linea e

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colore e soprattutto per praticità, con prefe -renza per la linea francese. La nostra moda dovrebbe avere possibilità di imporsi, anche perché è conosciuta attraverso il nostro cinema e apprezzata. In Giappone manca quasi co m-pletamente lo stilista e il disegnatore qualificato; le novità vengono accettate con grande ritardo rispetto all'occidente, per cui le linee non sono mai del tutto attuali come le nostre.

L'orario di lavoro è di 48 ore settimanali, ma praticamente si lavora per 308-310 giorni all'anno, con ferie di due settimane. Il salario di un macchinista è di circa 1000-1100 lire al giorno. L'onere dei contributi incide sull'azienda

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c R o N A C H E E C o N o M I C H E

in misura dal lO al 20 per cento. Il personale impiegatizio e dirigente in un'azienda è circa il lO per cento del totale. Non si registrano scioperi. Anche qui, alta produttività delle maestranze e grande attaccamento alla ditta. Invece, i macchinari per la confezione non sono al livello di quelli dell'industria tessile, sopr at-tutto delle filature. Le ultime macchine speciali già adottate in Italia non sono ancora adoperate in Giappone e non si è visto nessun impianto di macchine da stiro automatiche.

Settore metalmeccanico. - Le visite effettuate hanno permesso di rilevare che le deficienze

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