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Cronache Economiche. N.298, Ottobre 1967

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(1)

OAMERA DI OOMMEROIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRIOOLTURA

DI TORINO

298

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

appuntamenti di

I remember ..

.

quegli attimi felici

con

Punt

e

Mes!

CARPANO

la casa che ha inventato il ve

r

muth dedica ora

alle signo

re il nuovo Carpano Bianco

,

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria artigianato e agricoltura di torino

numero 298 - ottobre 1967

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-vista. l'accettazione degli articoli dipende dal giudizio Insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati e siglaci rlspecchiano solunto il pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. È vietata la ri-produzione deCli articoli e delle note senza l'autOrizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Direttore responsabile: Prot. Dott. Giuseppe Carone

.

sommano

L. Mallè

3 Per un Museo sperimentale d'arte contemporanea U. Toschi

13 La Il regione» come area geo-economica G. Cansacchi

30 LUCI ed ombre del trattato di non proliferazione nucleare R. di Carrobio

33 Perchè lo spazIo 7 F. Reviglio

51 Saggio sulla sicurezza sociale in relazione allo sviluppo economico U. Bardelli

56 Vecchi pozzi idrici rinnovati M. Moro Visconti

61 Incentivi ed agevolazioni per medie e piccole industrie A. Vigna

64 Nuove mete del Samia 69 Tra i libri

84 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15.

Corrispondenzo: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri, 15 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm. Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIAA Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

10123 Torino -Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino - Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche -10123 Torino - Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35,09.

(5)

Per un Museo

sperimentale

d

'arte contemporanea

Luigi

MaZZè

Non si conside1'ino queste b1"evi pagine come zm ve1'O e proprio « intervento» né sul piano dell'tLfficialità d"un battesimo né su quello spe-cialistico d'ww critica che, della prima mssegna del JUnseo sperimentale d'arte contemporanea della

In copertina a colori: Cosimo Carlucci -«Kosmos I» - Spazio-luce (1965). (Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

Città di T01'ino, vada a toccare, (( provare», ossa e cm'ne, cioè cm' atteri e solidità d'una stndttL1"Cl., aspetti e qualità della configurazione nelle Slte parti. È solo una pm'ola di constatazione da parte

del direttore del 1I1useo Civico che vede inse1'irsi

Nicola Carri no - «Costruttivo Alfa» (1963). (Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

(6)

in questo tma nuova, immedia-tamente invadente e fermentante

Elio Di Blasio -« Struttura-luce T IElle 5» (1966), (Torino -Museo sperimentale d'arce contemporanea).

4

I

CRONACHE ECONOMICHE

Michelangelo Conte -« Sistema 3» (1966).

sezione, q1Lalificata ab ovo ifa 'un clima di inequietudine, di corsa eccitata, d'incandescenza: una parola di saluto, e eli incomg-giamento - da « tifosO» - al « via» per un percorso che sa1'à sempre una volata, Stavo per aggiungere, un augu?'io per il traguardo, ])ila non c'è per il 11'1 useo sperimentale d' {l1'te con-temp01'anea che oggi si pTesenta al pubblico come un p7'imo esem-pio in Europa, nessun tragu{l1'do,

La sua vita è infatti, pe1' de-stino autoimposto al costituiTsi, un lancio in avanti sempre 1'i-sospinto; la sua ragione è d'es-seTe, in ogni momento, specchio d'una contemp01'aneità mentre questa stessa si va facendo e di-venta testimonianza che poi passa

(Torino -Museo sperimentale d'arte contemporanea).

(7)

mo-Geculio Alviani - « Superficie a testura vibratile 5024» (1964).

(Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

Vanino Naldi - « Conquista spaziale» - Collages (1964). (Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

dema (salvo poche eccezioni felici e prescindendo da alcune na-zioni 1Jùi, avvedute e mental-mente a1Jerte) che tagliano la naturale inarrestabile crescita del « moderno», recidendolo al di qua dell'oggi, nei termini semp1'e d'un passato canonicamente già sto ri-cizzaio e assestato; ignorando che di quel moderno sia parte - e proprio di volta in volta la più rappresentativa perché più ribol-lente e con tutte le poste in oioco - il « contemporaneo », da cogliere nella comparsa e nello sviluppo, nella breve om prima che diventi tempo catalogato, se-::.ionato, di riporto c'ulturale, an-che se oggi pill facilmente, già al nascere, diventi vittima di sfnd-tamento I1wdistico,

È insomma l'affiancamento e l'integraz1:one in unico istituto - il nostro J1 useo civico -d'w? concetto di museo come storia e d'w1- concetto di mtlSeo come cronaca, Il primo s'è co-stituito e continua a costituirsi come raccolta d'opere passate al vaglio d'una critica che, oltre a definirne le costittlenti di

lin-guaggio, stile, espressione, ne ha stabilito una graduazione di va-lore e anche di validità generale s'ul piano della cultuTa, al di là dei tempi di c1'eazione,

Il secondo si costituisce e con-tinuerà ad agi1'e come 'l'accolta d'opere non pTop1'iamente filtrate da un giudizio storico ma pas-sate al torchio, alla macina della discussione immediata di chiun-qtle le senta come paTte prima1'ia d'una realtà vitale in gestazione che riguarda ttdti, c1'itici o no, artisti o no, li tocca in ogni 1'i-ferimento del loro essere ad una espressione d,i sé, li obbliga a registrare, compTendere, connet-tere, controllaTe la validità pre-sente di pensie1'o e d'azione, giustificati e giustificanti stret-tamente in rappoTto a quell'essere e quel vive1'e: validità d'espe-1'ienza a quel momento e per quel 1nomento esclusiva,mente neces-saria,

Non dwnque piu solo colle-zionare documenti d'un' arte am-mirevole e ricca d'insegnamenti ma irripetibile, bensi daTe modo a tutti di conoscere, saggiaTe e,

piu che gÙldicaTe, condividere il fa1'si delle testimonianze presenti, il farsi delle espe1'ienze che, ap-pena oggettivate, diventano testi-monianze,

Non occone che insista su l-l'imp01'tanza di questo fatto, non solo per quanto apporta - nella concezione di ?ntlSeo - di più vivente, diciqmo di pilt vissuto poiché per artisti, studiosi, pub-blico, è 'una questione di con-corso nel fare e nel conoscere, qtlestione addirittu'l'a di concre-scita: che nello stesso Tealizz(I1'si divenendo anello d'tma infinita catena, in cui ogni storia è stata cronaca e ogni cronaca si f(l1'à st01'ia, porta assieme agli eq~li­ voci le sue verità e, nel confes-sarsi ed esporsi, accetta la scelta tra una vitalità presente con possibilità o meno di sopuli'vi-veTe poi come memoria di .:ita passata (e come tale, stll piano storico, viva semlJre) e una in-capacità di vita p1'esente (co n o senza pTestmzione di cOStittl ire memoria): e con questo riscatta anche erTori ed inganni (verso sé stessi come ve1'SO gli altri),

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Ugo Lapietra - « Campo con forze direzionali individuate» (1965).

unico errm'e ùTiscattahile restan-do il r'ifiutm' di far'e o fare in contrasto all'univoca dÙ'ezione della vita.

.V é occone insista sull' altro p~mto della possibilità, sulla stmda del museo sperimentale r'ealizzato, com' è nel nostro caso, per sole donazioni entusiastiche da par·te degli artisti, di

mg-giungere quel tipo nuovo di museo sempr'e aggior'nato e fe-delmente r'ispecchiante u'[w « sto-r'ia » fatta dal succedersi inces-sante di cronache, di contro al vecchio tipo di museo d'ar·te mo

-der I~a, abituato ad attendere il depositm'si e decantarsi del tem

-7)0, impossibilitato ad acquisti che segnano il filo delle

situa-zioni in svolgimento, per timore di valutazioni avventate o per'ché il collezionismo privato, sempr'e pi Il pronto, ha già incettato (rendendo anche i prezzi p~u proibitivi), sicché quei musei,

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

(Torino - Museo sperimentare d'arte contemporanea).

nei decenni, son venuti confi-gurandosi come « esposizione per'

-manente delle occasioni per'

-dute». Pm'adossalmente, per' mol

-ti di essi, a misu1"ar'e la val i-dità - o invalidità - dell'isti

-tuto, il catalogo potr'ebbe farsi schedctndo non le pr'esenze ma le assenze.

111. a c'è altr'o che l'occasione d'oggi obbliga a dire. « lI1.'useo sperimentale d' m·te contempora

-nea » significa centro di r'ichiamo non solo per' un pubblico sempre pù~ vasto e non più difjer'enziato in categor'ie qualitative e di mi-sur'a d'una compTensione (per-ché il critico e non lo studente? l'univer'sitm'io e non il bambino? l'impiegato e non il contadino o il soldato f), ma per gli artisti in pr'imis, che si possono entu

-siasmar'e e si sono entusiasmati giovanilmente (anche... giovani di 70 anni /) per un'iniziativa tutta di comunicazione, di colla

-bm'azione, di partecipazione ad un fare, t'utti per tutti.

Col solo limite d'Ima direttiva che il lI1.useo, attraverso i propri m'gani, assume per r'egolare (no n si dice orientare, che sarebbe in-dirizzo di tendenza) l'affiusso. altr'Ì1nenti - è ovvio - indi-scriminato e degenerabile in ac-capar'ramento di posto anche per chi non ha nttlla ela dire o è contempo?"Ctneo per la sola ana-gmfe, il lI1.useo sperimentale invita chi onestamente cerca W1Cl

« sua» strada. La rispondenza

subito vasta - crescente a mano a mano che la pr'epw'azione della prima mssegna giungeva Cl ter'mine - fa sentù'e (continttan-do a giunger' (continttan-doni fuor'i termine, pTont~: già pe'1' una seconda r'as-segna) che l'iniziativa ha toccato nel vivo e sottolineato un' esigenza ormai non piu del singolo colto ma di tutta una società avida,

in qualttnque posizione, di cono-scere le molle del pToprio vivere e il Tiflettersi delle sue condizioni e modalità sul fare d'ogni giomo (ma vivere e f ar'e sono già tut-t'uno) e constatare poi come il

« f ar'e» sttl piano artistico

ri-specchi, nelle sue camtteristiche scoper·tctmente evidenziate, lCL so-cietà stessa stimandola ad una completa presa di coscienza di sé. Spontaneità e ntLmer'O di ade-sioni, in fase dopo tutto ancora

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iniziale, lasciano pTesagire qtUln-to largo sarà l'appm·to in se-guito, profilandosi anche parteci -pazioni stTaniere, che, ove av -vengano, non costituiranno inter-venti isolati. Non pùi, dunque il museo che cresce a ttnità, di volta in volta, richieste di cTeden -zial i (non sempTe buone) ma a ondate, a schieTe che gettano messaggi nel molteplice inter-secarsi, sovrapporsi, anche r'ipe-tersi o copiarsi, battagliano per ww verità - forse solo d'un'ora - mentre giunge l'ondata suc -cessiva col suo carico di vita: in grado di r'esister'e o no. Non crediamo che tale iniziativa - in America già r'ealtà avviata da tempo - r'esti senza eco altr'ove anche in Italia.

ruol dire che è gùmto il tempo di r'innovare modulo e si -gnificato dei Jntisei d'arte 111,0

-Attilio Pierelli -« Omaggio al quadrato».

der'na: per' esigenza non di qual

-che detenninato ambiente ma sentita ovunque. Pr'obabilmente dom'à concluder'si la divisione tm

« Museo d'aTte antica» e « 111

u-seo d'arte moderna )) e instatir'm'si quella tra « Museo stor'ico d'm·te )) e « Museo sperimentale d' m·te contempm'anea» dove si badi - e l'equivoco si è manifestato pùi, volte anche in occasione della r'ealizzazione tor'inese - la sper'imentalità non r'iguarda la forma d'arte (che entrerà nel museo in tutte le forme, quindi, anche la sper'imentale) ma il museo stesso: e cioè sper'imenta-zio ne del nuovo indispensabile tipo museale r'ichiesto dalla so-cietà d'oggi, senza eliminar'e il « 1I1useo stoTico)) ma non piu scindendo un' arte tra concetti sempre labili e mtLtevoli di anti-chità e modernità, ma tra ier'i

(Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

e oggi, tra cose passate e che non si r'ipetono e cose che stiamo facendo e che sono in tale fase condizionabili: le pri1ne si giu-dicano, dividono, scelgono, con-ser'vano o btLttano; le seconde si sperimentano per' sper'imentare in esse se stessi e dando modo a tutti sia di mostmr'e - se ar-tisti - nei pi'u vasti mgg1"Up-pamenti possibili, la pmpria ope -m, sia - se pubblico - di leggeme i significati nelle piu ampie estensioni consentibili. Cio non mtLta milla della validità cultur'ale e d'insegnamento 1720 -mIe (come pr'oposta di stimolo, non di modi) dell' ar·te di ier'i (dove nel « ieri» si condensano

i millenni) entr'o la qtiale i suc-cessivi oggi stanno, - valicata la stretta del giudizio che ineso -r'abilmente il tempo comporta -per' r·iver·sarsi.

(10)

Forse mai come ora l'artista teso a SttperCl1'e l'ie1'i nella ma-nifestazione di sé piu libera da cose 11w1'te (che e1'ano 1JU1' state vive), ha tanto ambito l'ingresso al lJIhtseo non solo come pre-senzà di una voce del momento ma per l'estarvi come compo-nente di ww storia. L'esperienza dei funzionari museali conosce bene qtLest' ansia moltiplicatasi nelle ultime generazioni; e se, come naturale, vi si infiltrano arrivismo, presunzione oppure semp7ice candore, è commovente

8

1

CRONACHE ECONOMICHE

Fabrizio Plessi - « Ma cosi nasce un mito?» (1964).

questa volontà di S01Jravvivere a7la preca1'ietà di rassegne prov-visorie e di mostre, Ma la qu e-stione si fa piu delicata e si 1'icongitmge alla sit,uazione deli-cata che verrà pure a crearsi dal meravig7ioso afflusso degli artisti contemporanei a quei musei sperimentali che cresce-ranno, ne siamo convinti, in largo raggio. Occorre allora

1'i-farsi ad un ptmto di vista pù~ lato.

J1 Iai come oggi si parla di « umanità)) come libe1,tà

d'espli-(Torino - Museo sperimentale dIane contemporanea).

(11)

ancor legata, nonostante i mu-tamenti, all'umanesimo, è oggi mito e schema mentale, stupendo nelle testimonianze coet'entissime da esso lasciate ma eliminato dalla conoscenza d'una 1'ealtà universale - e l'umana in essa - ben diver'sa,

L'uomo che sentendosene cen-tro dominava vita e mondo (cer

-tezza che non duro intatta piu di vent'anni, messa qttasi subito in dubbio, senza farne confes-sione per secoli), poteva entro certi limiti riuscÌ1'e a contenere in sé qttel mondo, Sul piano culturale aveva possibilità di co-noscere e assorbire la « summa » delle attività umane, 1I1{a quel che allora era chiamato lo sc'ibile, non è pi'u tale, Nessuna mente puo r'icompo)'re - e lo potTà sempTe meno - quella somma raccogliente ttttto il reale e tutta la cultttra su esso cresciuta, Tanto pù;' il campo si estende in oriz

-zontale, tanto piit si fa esiguo

Michele Pron Pachner - « Immagine - com

-pensato ».

(Torino - Museo sperimentate d'arte contemporanea).

Adriano Parisoc - «Le nostre visioni» - Collage argento e nylon su tela (1967).

in verticale, Si scandagliano z o-ne, si tracciano specialismi, la stessa sintesi pù;' che sottinten-dere tutti gli elementi dell' analisi, trascesi, indica una scelta come necessità di tirar le fila per' orizzontat'si, Sono in corso tra-sformazioni 1'adicali dei metodi di studio: e come le « r'egole » hanno cedtdo alle « proposte», i principi alle ipotesi, cosi il ter-mine stesso « studio » cede ad

altri che mettono in rilievo pitd-tosto la constatazione, la

regi-(Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

strazione, il contr'ollo, la capta-zione sullo scher'mo della coscien-za, in scambio di contatti più 1'apidi - non pe?' qttesto solo sommar'i o insufficienti - tra mondo e uomo, in collegamento di trasmissioni e r'ecezioni,

N on è so?'pr-endente né spa-ventoso ma natur'ale che, come l'uomo gr'azie alla scienza scopre spazi sempr'e piu immensi e s'avvia a conquistarli material

-mente (per' t?'ovaTne di fronte altri pù;' immensi ma destinati

(12)

O

ro

o

~o

Antonio Trapani - « Macchina» (1967).

(Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

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I

CRONACHE ECONOMICHE

pt~'/'e a entrare nella SttlL cono-scenza e possesso), cosi nei

con-fronti d'tma tmiversale cultura egli veda espande'/'si fino all'in-veTosimile ambiti che no n pu ò raccoglieTe in toto l1W che deve esplorare nelle nt~ove dilatate di-mensioni, di cui sonda e ca' r-pisce sempre di piu, mentre della consiste'nza di tempo e di fatti che gli 1'esta aZZe spalle coglierà sempre meno, Per l'uomo « sto-Tico )) può esser stato facilissimo - e poi sempre 1Jiu difficile

-tesauTizzm'e nel pensie'/'o una Tealtà univeTsale che si 1'idtweva in buona pm'te {~ll'uomo stesso, coinvolgeva qualche secolo o qua7-che millennio e ignorava la « 1'ealtà)) d'uno sp{~zio e d"un

tempo infiniti al di fuori d'tm concetto d'ete1'nità ast1'atto e sta -tico, Ma oggi incominciamo a chiedeTci fino a quando Tesisterà

l'twmo « st01'ico)) tradizionale, vediamo aumenta1'e di gioTno in gi01'no la massa incontenibile, già non piu tutta collegabile e confr-ontabile, delle nostr-e testi-monianze, sentiamo allar-ga'/'si

al-l'indiet1'o un'immane vastità di

tempi e innanzi un' alt1'a, la cui conquista - diventando noi stessi un dinamismo nel tempo che è a sua volta fisicizzato in caTne e pulsazioni - è possibile solo in una tensione del pTesente che si fa futuTo,

Questa sto Ti a in sbaloTditivo cono attrave1'SO le attività che si incTociano ormai fitte come le eneTgie che scoccano, si elidono, s'integTano negli sp{~zi e in noi stessi, è destinata dunque a di-veni'/' semp'/'e meno sto'/'ia cioè sunto e sintesi giudicata di pas-sato e sempTe pi1~ attimo vis-suto, espe'/'ito, di pr-esente, ove gli atti del singolo sono indi-spensabile paTte infinitesima d'un dinamismo unive1'sale che impoTta in quanto è, non in

quanto è stato,

(13)

W/a IInn~ma pa1,ticella d'una infinita traiett01'ia; l'uomo che altrimenti, invece di far storia, si troverebbe da questa sopraf-fatto e arrestato, dovrà limitarsi a registrare la cronaca che è, dopo tt~tto, la sua vita in atto,

leoata ad altre singole nella vita d'un'epoca perché questa tra-smetta alla successiva, pit~ che ùlee e strumenti, energie, Fino

a quando l"uomo avrà interesse a isolare quel passato « storico » in cui la succedentesi vita in atto rifit~terà sempre più di an-dare a chiudersi per diventm'vi schema? Interesse di conoscenza a parte, fino a q1~ando potrà farsi co /lte /I itore di quel C01pUs lontano e iJ'l'eversibile che Birolli chia-mava « mondo di troppi

pen-sieri» e che divente1'ebbe para -dossale riserva di scorte per chi deve nutrirsi di diverso cibo?

Considerazioni, queste, con la

loro parte di assnrdo per il no-stro nOli ancor del tutto libero

Giorgio Ramella - « Ci"à» (1965),

modo di misura1'e i tempi; ma siamo forse l'ultima o una delle nltime generazioni a vivere in

questo dissidio tra un metro

in-terno non definitivamente sciolto

dalla dimensione 1~manistica e un nuovo metro necessario per

sen-tini parte, senza renwr-e, d'una nuova dimensione cosmica che noi stessi ci siamo approp1'iata, non sempre intravedendo lo sboc-co ma che, raggiunta, è ineso-rabile per i1.dti: non si rifiuta ma la si vive,

Cosi puo sembra1'e assurda

l'impossibilità, a 1m certo punto, di esemplificare o anche solo contenere tutte le esp1'essioni

del-l'arte in un museo: non solo in q1~ello « storico » ma, in giorni pit~ lontani, anche negli « sperimen-tali ", Forse anche - tra alt1'e mgioni - per istintiva com-prensione d'1ma sitt~azione tu-tt~ra in cui l'istituto museale (e

ogni altra torma d'istituto sche

-matizzato di c1~ltt~ra) non avrebbe

(Torino - Museo sperimentale d'arte contemporanea).

piu funzione se non di

isola-mento, l'attività artistica stessa sta cer-cando alt1'e vie e pone

pe1'fino ad m'tisti e critici il

p1'oblema oggi pù~ grosso e di-battuto: ci sa1'à ancor-a, in futuro, « arte ll? Lasciamo la discussione ad alt1'i e la 1'isposta al poi, Comunque sia, le manifestazioni

di quella che finoTa abbiamo chiamata [t1'te, vogliono uscire

dalle categ01'ie d'una estetica pe1' divenÙ'e atto vitale di integmle esplicazione del singolo o di

gruppo, afje1'mazione di esistenza e di p1'esenza vis1wlizzate, Pe1' questo l' opem d'a1'te puo oggi

chiamm'si semplicemente oggetto

e prima di tal' parte d'una sfem

della cultura t a parte della vita, Q1umto negli ultimi vent' anni son già camb'iate le « scuole )l e in

geneTale l'insegnamento? Quanto

m1deranno anco1'[~ in altri venti? E se sarà allora q1wsi in'icono -scibile il sistema di insegna-mento, che avrà forse anche altro

(14)

nome e agù'à in altr'o m'dine di r'appoTti tm chi conosce e chi non

conosce ancora, come può oggi

il ili[ useo r'imaner'e l'istittdo im-mobile che anCOTa è nella quasi totalità dei casi ma che scric

-chiola da tempo peT difficoltà, ogni gim'no maggioTe, d' ade-gucw'si alla vita e il bisogno asso-luto, d'altm canto, che si adegui?

Non si tmtta peT il iV!. useo di mOTi?' di vecchiaia 1na di

tra-sfonnani per U?'genze dal pr'o

-fondo, Il 1I1useo « stm'ico II fone sta vivendo la St/'a pii/' tesa e

opulenta stagione, cercando di ricupe1'C/'re in molti casi i tempi peTduti e con esiti splendidi: ma non lo faTlì all'infinito fm esigenze mutate, I musei slJe'ri -mentali costituiscono il nuovo mondo che ha in sé i caratteri

pitt spontemei e umani della vita quotidiana, COn i slwi fatti

che avvengono, s'inte?'

condizio-nano, sono importantissimi o

m/'ZZi e tutti poi scompaiono non senza continUa?' ad agir'e, per' vie sotteT1'Cmee o meno,

Le nt/,ove dimensioni, la nuova

12

I

CRONACHE ECONOMICHE

dinamica, obbligano a chiedeTci, anche per i nuovi musei spe1'i-mentali: fino a quando? Poiché

oggi nOn cr'ediamo più che nulla, nell'uomo o dell'uomo, sia fatto per' sempre, La durata c'è fin dove può esser'ci, ma non è es

-senziale; essenziale è solo il

pn-sente da viver'e con pienezza e

verità, Pe'r qt/'esto possiamo oggi

instauTa?'e un Museo speTi1nen-tale d'ar'te contemlJOTanea come esigenza del 111 useo d'a?'te mo

-de1'1Ul peTché non diventi un troncone di passato, nutr'ito di memorie, anche splendide e solo

di ieri, ma non di sangue caldo

in 'rigoglio, E quel museo speri-mentale che oggi tmsfor'ma tutto un modo di vedere, sa di esse'r destinato a tTasfoTma?'si ancm'a,

come ogni corpo di vivente ad ogni oggi si trasforma, o non

sopTav-vive,

In quest'oTdine, a Torino è

stato fatto nn invito che,

r'icoT-diamolo, lJCl1,tiva da un piemon-tese, e TOi'ino l' ha accolto

con-vinta di metter'e il piede s'ulla st1'Clda giusta, S'è avviata s'u un

Carlos Cruz Diez, "Physichromie 314» (1967),

cammino 'non facile e nol'l Sl'n:::a opposizioni, con tranquilla

co-scienza e, come sempre, sen;:;a

atdoesaltarsi, Si è detto e si dice che Tor'ino e P'iemonte son casa di conse'rvato'ri; può dani ma

nel senso di gente che cOI/serva

dignità e misuTa e senso con -cr'eto e se Cl volte non ci si ac-cor-ge delle sue azioni è perché è il pr'imo a non commentarle,

Il Piemonte ja per' « fare)) e

for'se nel mondo d'oggi è questo il modo pi'u peTjetto d'inseri-mento vitale nel senso pill

InO-der'no del ter'mine, Per' questo

TOTino oggi ofjTe il1J1'imo Jl nseo slJe'rimentale d'arte

contempora-nea nutr'ito di sole donazioni, che

esista in Europa, Torino e P'

ie-monte che pit~ volte son stati consider'ati spTegicltivarnentl'

tan-to « p'rovincia ll, hcmno piz, volte

nella lor'o stor'ia dimostrato di

saper' esser'e lucida1nente e

bril-lantemente « Et/,1'opa ll, Non è il

caso di paTla?' di at/'dacie; è soltanto un tmrTe il dado, senza

esitaTe di jr'onte al jtdw'o, senza

pentiTsi di fr'onte al passato,

(15)

L

a

«

regLone

»

com

e area geo-econOmLCa

,', ','

t

Umberto Toschi

I

~

IL CONCETTO DI REGIONE

Chc il termine « rcgionc » si riferisca a un concctto geografico non par discutibile. Cbe quindi la dcfinizione se ne debba chiedere alle scienzc geografiche è evidente.

La specificazione « geografica» posta accanto a « regione» appare dunque pleonastica e lo è

infatti se si ritenga di poter distinguere una « regione geografica» da altra che non è geo -grarlea.

Tuttavia può essere conveniente, definito il

concetto di « regione » in astratto, considerare « rcgionc gcografica» la regione propriamente detta o « rcgione integrale » (come è stata anche

chiamata) per vederla distinta dalle « regioni particolari » ed in ispecie dalla « regione natu-rale » o « fisica » e dalla « regione costituzionale », cioè da quel particolare tipo di circoscrizione politico-amministrativa interna allo Stato che

si intende stabilire nell' ordinamento della Re -pubblica Italiana.

Il nome « regio » venne usato per la prima

volta, a quanto risulti, per indicare le riparti-zioni dclla Città di Roma ai tempi della Repub-blica (corrispondenti così ai moderni « rioni »), indi, sotto Augusto, fu applicato a desig'nare le undici circoscrizioni territoriali in cui si divise la penisola italiana, non per fini ammini stra-tivi o militari, ma probabilmente solo per faci -litare le operazioni del censo. E con tale si -gnificato il termine fu più volte ancora impie-gato, ma soltanto in tempi relativamente re-centi si venne connettendo al concetto di « unità

geografiche» che in pari tempo la sempre più attenta e raffinata osservazione degli studiosi veni va cogliendo.

E furono dapprima unità geografiche natu -rali, di cui si osservava l'individuazione per l'uniformità di tal uni caratteri fisici, anzitutto il terreno. Così presso i precursori francesi della

geologia nel secolo XVIII.

In progresso di tempo il concetto degli « in -dividui spaziali» si è sviluppato come concetto

centrale dellc scienze geografichc e con esso l'uso del termine « regione» per indicarli.

La regione è diventata il soggetto della geo-grafia e delle geografie nel loro momento descrit-tivo. Nclle singole geografie (per es. climatica,

botanica, economica, ecc.), quando si vuoI uscire dalla considerazione dei caratteri generali per

venire alla descrizione delle forme con le quali i vari fenomeni della categoria si presentano in concreto distribuiti sulla faccia della Terra, ciò che si os erva è il loro raggrupparsi o diffe -renziarsi spazialmente in modo da caratte riz-zare, individuare tratti diversi dello spazio ter-restre per ciò distinti. Questi tratti di superfLcie terrestre individuati in sè per i caratteri che vi prcsentano i fenomeni della categoria e distinti dagli altri circostanti per la diversità di tutti o molti o alcuni di tali caratteri, sono le « re -gioni» di quella categoria (regioni climatiche, regioni botaniche, regioni economiche, ecc.).

Ma l'osservazione della realtà concreta, quando si prescinda da un par-ticolm'e punto di vista, ce la fa vedere costituita non di somme brute, occasionali, di elementi riconoscibili da singole particolari scienze, sibbene costituita di insiemi in cui tali elementi si presentano cOOl'di-nati, interinfluenti fra loro. La scienza che studia codesti insiemi è appunto la geografia. E, sia

*

Cronache Economiche è lieta di tornare su ttn argo-mento di vivn attualità com'è quello della 7"egione, considerata sia nella sua dimensione geografica che nella sua qualificazione economica, presentando due studi che tali caratterizzazioni pon-gono in ben chim'a evidenza. Essi sono qui 7"accolti anche a '/"appl'esentnre in certo modo la sintesi di pensiero di ttn Maestl'o, 'il compianto prof. Umberto Tosch'i, che alla geografia econo-mica e a laluni specifici problemi della programmazione t erri-toriale dedicò tutta la Sua alta pl·epamzione.

Noi che ne conoscemmo le doti di umanità e di magistero, che avemmo la fortuna di esserGli vicino per molti anni e che dai Suoi insegnamenti tmemmo ammaestramento di vita, ab -biamo voluto - l'ipoTtando qui i due scritti in diversi tempi elabomti - onOl'arne la memoria, anche Tidando voce a quelle 'indicazioni, che sono nello stesso tempo ammonimenti, che ci

sembrano sempl'e attuali per il migliol'e pTOgramnwre.

(N. d. D.).

(16)

detto di passata, in ciò consiste la sua più alta ragione di persistere con propria fisionomia e autonomia accanto alle scienze particolari che si sono sviluppate e in un certo qual modo stac-cate dal suo tronco originario (scienze naturali come la geofisica, la geologia, la m eteorolo-gia, ecc. e scienze umane come l'antropologia, la demografia, l'etnografia, ecc.).

Fra gli insiemi che la geografia studia, ac-canto al Mondo nella sua totalità e al paesaggio idealmente puntiforme, è la regione, sono le regioni, quei tratti della superficie terrestre che si individuano in sè e si differenziano dagli altri per i propri caratteri d'insieme.

Le regioni quindi sono e alla scienza geo-grafica compete di 1'iconosceTle, non di stabi-lirle o, per dirla più rudemente, di inventarle.

E sono come insiemi. Va da se che per rico-noscerne l'esistenza, la differenziazione, ecc. varie possono essere le vie.

Le quali in fondo si riducono a tre, che si aprono considerando la stessa definizione: la 1'egione è un individuo geografico, è un tratto di superficie terrestre individuato in sè e distinto dagli altri per i propri caratteri d'insieme.

La prima via al riconoscimento di una re -gione sarà dunque fornita dalla possibilità di riconoscere caratteri che l'individuano in sè, caratteri insiti nella regione stessa.

La seconda via sarà fornita dall'esame dei caratteri differenziali 1'ispetto alle alt1'e 1'egioni cioè che sono diversi da quelli che cara tteriz-zano ciascuna delle altre regioni.

Ma carattere distintivo - in qualche caso

-può essere un qualche fatto che limita nello spazio, isola o comunque nettamente divide una regione dalle altre.

Riconoscimento cioè movendo dall'interno o dall'esterno o dal limite stesso che divide interno da esterno.

Caratteri individuanti una regione in sè possono presentarsi di varia natura riconduci-bili a tre categorie: uniformi, dominanti e originali. Possiamo cioè trovare un tratto di superficie terrestre caratterizzato da uniformità di tal uni componenti e' determinanti del pae-saggio: costituzione geologica, rilievo, clima, mantello vegetale, popolazione, forme della vita economica e sociale, ecc.

Oppure possiamo riscontrare caratteri domi-nanti degli stessi ordini, caratteri cioè che in esso tratto di superficie terrestre dominano la formazione del paesaggio naturale, delle condi-zioni ambientali, della vita sociale ed econo-mica e così via, in modo e misura propri e diversi da quelli dei paesi attorno,

I fatti originali, accanto agli uniformi, sono quelli che più facilmente fanno riconoscere

14

I

CRONACHE ECONOMICHE

l'autonomia individua della regione, perchè quasi sempre si presentano anche s!Lggestivi alla osservazione: un complesso montuoso, un lago, una formazione vegetale, una forma di eco-nomIa.

Fatti originali si riscontrano sovente com-plessi, come la presenza e forma di un sistema orografico e di un reticolo idrograflco partico-lare. 0, nel campo dell'economia, la comple-mentarità di vari elementi coesistenti (agricol-tura, industria, correnti e centri commercia li ... ).

Nè si tralasci di considerare che l'originalità può essere anche nella uniformità di taluni caratteri o nella dominanza di altri, mentrc taluni si impongono alla nostra considerazione

soltanto per essa.

La seconda via, quella che muovc dall' e-sterno, conclude appunto con l'individuazione di un carattere di originalità. VuoI dire che è possibile ci avvenga di riconoscere in un con-tinente o in una parte di terre emerse, più o meno grande, una serie di regioni chiaramente

individuate sino a lasciarci un residuo, che in nessuna di quelle regioni può ritenersi compreso. Questo, di non esser parte di alcun'altra regione, è già un carattere originale, che ci fa veelere a sè quel tratto di superficie terrestre, quella regione. Non fosse per alcun altro motivo, la regione carpatica-danubiana ci appare indivi-duata dal fatto che non è regione balcanica, non è regione germanica, non è regione russo-polacca, Così come l'Umbria non è Marche nè Toscana.

Il riconoscimento di questi fatti individuanti la regione può farsi poi praticamente con yario procedimento. Quello più corretto parte dal-l'esame dell'insieme come tale, dal cogliere in esso qualche elemento suggestivo, dall 'indivi-duare un nucleo della regione dal quale muovcrc per così dire intorno a riconoscere uniformità, dominanza, originalità dei caratteri regionali e loro limiti spaziali. Un procedimento insomma che dalla percezione dell'insieme vada per analisi a determinarne gli elementi costitutivi.

(17)

produzioni agricole, una carta delle comunica-zioni, ecc. Coincidenze e sconcordanze ci faranno vcdere uniformità e combinazioni che caratte-rizzano variamente i vari tratti della superficie

considerata.

Quel che non si può fare, spesso, pratica-mente con una serie di carte, lo facciamo con una esposizione ragionata.

Ma un'altra via ancora ci è offerta, feconda di possibilità, anche se pur essa indiretta. Ed è quella fornita dalla tradizione, consolidata nella toponomastica. Il riconoscimento delle regioni, di questi reali individui geografici esistenti, ci è facilitato, nei paesi di antico popolamento e antica civiltà, dalla esistenza di nomi, che tra-dizionalmente designano unità territoriali, unità di cui la tradizione stessa ci indica i limiti s pa-ziali, se pure abbiano oscillato attraverso i tempi.

L'esistenza di tali tradizioni ci pone sull'av -viso. Essc non possono essersi costituite casua l-mente, ma debbono appoggiarsi su una realtà, che può avere subito modificazioni attraverso il tempo (modificazioni essenzialmente nei valori umani), ma che deve pure sussistere in suoi fondamenti fisici ed umani non perituri.

Anche se il nome della regione resti, in so -stanza, un elemento accessorio, anzi estraneo alla sua individuazione.

Elementi

acc

es

sm

'i

.

Esigenza dello spirito comune, di fronte a

entità come le regioni, è quella di determinare alcuni caratteri che per vero la scienza pura può

considerare accessoTi: la dimensione, i confini, il nome, il capoluogo.

Il concetto di dimensione esula da quello astratto di regione. La regione è qualcosa che

esiste e come tale è quello che è. Può essere grande, come può essere piccola. Un'isola spersa nell'oceano è un'individuo geografico evide nte-mente a sè. L'immensa pianura che dall'istmo ponto-baltico si diffonde per tutta l'Asia setten-trionale sino alle rive del Pacifico, con uniformi caratteri di rilievo, di clima, di vegetazione, di popolazione, ecc. è pure una sola unità reg io-nale in tutta la ua vasti tà.

Piuttosto a questo proposito è da cons

ide-rare che l'unità di una regione, determinata

dai propri caratteri distintivi, non esclude la sua appartenenza ad una unità regionale, d'or-dine, per così dire, superiore, in cui si trovi

associata ad altre per comunità di caratteri uniformi, dominanti e originali. Così la regione pugliese è nella regione peninsulare, e questa nella regione italica, e questa nella regione

mediterranea, e questa nell'Eurafrica, e questa

nel Continente Antico ...

Per converso, l'ottenuta individuazione di una regione non ci può impedire di ricono cere l'esistenza al suo interno di ulteriori differe n-ziazioni, le quali nell'unità dovuta a caratteri uniformi, dominanti, ecc. si determinano in ragione della distribuzione di altri caratteri

secondari o di gradazioni degli stessi cara tteri principali. Dentro la Puglia, per taluni aspetti, appaiono differenziati la Capitanata e il Salento, dentro la Capitanata il Gargano e il Tavoliere, dentro il Salento la regione delle Serre e quella del Capo, e così via.

Tutto sta a stabilire in una categoria di regioni quale di queste ripartizioni si presenti con caratteri d'individualità di pari valore, cioè sullo stesso piano.

Considerando, per esempio, l'Europa appa-iono ullo stesso piano le nove regioni oramai consacrate nella tradizione geografica: la

re-gione insulare britannica, le regioni peninsulari fenno-scandinava, iberica, italica, balcanica, la regione istmi ca francese, la regione continentale settentrionale germanica, la immensa regione continentale piana orientale russo-polacca e la regione residua carpatico-danubiana.

Così considerando la regione italica, oltre le sue prime distinzioni in sezione continentale o alpino-padana, peninsulare appenninica e insu -lare, appaiono oramai consacrate da tradizione plurisecolare, e nello stesso uso dei dotti, su uno stesso piano le diciotto regioni, i cui nomi

abbiamo appreso sin dalle scuole elementari. E senza tener conto di dimensioni, che vanno dai 29.300 kmq. del Piemonte, 25.700 della Sicilia e 25.500 del Veneto agli 8.470 dell'Umbria e

5.440 della Liguria (l).

L'altro punto riguarda i confini della regione. L'esigenza si presenta in due momenti. Primo, quando si voglia dare una descrizione della regione, e specialmente se ci si voglia fondare

su elementi statisticamente accertabili, è ne -cessario fissarne limiti lineari precisi. Secondo,

quando si voglia prendere la differenziazione regionale come base per una ripartizione terri-toriale dell'organizzazione politica, amminist ra-tiva, giurisdizionale in genere.

Ma il confine resta un elemento accessorio nel concetto di regione. Normalmente i caratteri distintivi di una regione sono più accentuati in una zona centrale o n~Lcleo intorno al quale si diffondono in zone marginali e infine si attenuano più o meno sensibilmente in una striscia o

zona transizione, nella quale pure prendono gra

-(1) A titolo di curiosità potremo indicare che la super -ficie totale della Puglia tradizionale (19.346 kmq) è di poco superiore alla media superficie delle 18 regioni (17.200 kmq). E così pure la popolazione (2.642.000 abitanti contro 2.390.000 della media, ai dati del censimento 1936).

(18)

dualmente ad affermarsi i caratteri distintivi

della regione finitima. In questa zona di

transi-zione possono incontrarsi oggetti geografici

d'a-spetto lineare che si presentano con particolare spicco o che rivelano un qualche valore di osta -colo al passaggio dall'una all'altra regione. Essi

possono esercitare una suggestione agente sul formarsi della tradizione e accettabile per

pra-ticità dagli studiosi in guisa da venire indicati

(!ome confini natu1'ali della regione stessa. Ma per comprendere lo scarso valore sostanziale di

tali limitazioni, basti osservare le linee preferi-bilmente seguite e ricordare che il fiume è l'elemento mediano, anzi formatore di una ev

i-dente unità qual è la valle, così come il crinale è l'elemento mediano di un'altrettanto evidentc

unità qual è la montagna.

Eccezionalmente, per vero, può darsi che

1.111 clemento naturale più o meno lineare abbia

tanta efficacia da limitare effettivamente

l'esten-sione di una regione, da dividerla nettamentc

dalle altre, elemento tale da costituire per sè solo e in tal modo un carattere distintivo, indi

vi-duante la regione. È la terza via indicata da

prin-cipio per il riconoscimento, una via che,

ripetia-mo, può applicarsi eccezionalmente, in casi par-ticolari, ma che non va per questo tralasciata.

Abbiamo, al limite, il caso dell'isola. Essa

è una regione distinta, anzi separata

material-mente dalle altre per la presenza del mare.

Sono definiti rigidamente anche i suoi limiti,

dal giro delle coste.

Per tratto più o meno lungo è anche il caso della penisola, la cui individualità regionale è

indicata dalle coste, che la separano dalle altre terre emerse, mentre la sua estensione verso

l'interno può restare più o meno dubbia a se-conda della forma in piano e della natura de l-l'attaccatura alla massa continentale (che può

essere un istmo o un collo più o men largo oppure una zona di transizione).

Per questa via possiamo venire a considerare

altri elementi non lineari ma zonali aventi pure una notevole efficacia separatoria. Se non tale da indicarci senz'altro una limitazione e con

ciò un carattere distintivo principale della

re-gione, quanto meno tale da suggerirci l'op por-tunità di ricercare se i tratti di superficie terre -stre così separati non siano regioni distinte. È

il caso del sistema alpino, il quale, pur svolgen -dosi entro il continente, evidentemente separa la regione che resta al di qua del suo arco pos-sente, da quelle che si stendono al di là. La sua forma costituisce uno degli elementi originali

che individuano la regione italiana nei con-fronti delle altre d'Europa.

Studiando il clima, la vegetazione, il popo-lamento umano, la sua storia, ecc. ci convin

-161

CRONACHE ECONOMICHE

ceremo vieppiù che questo grande o taeolo n

a-turale non solo contrassegna una diHerenzia-zione regionale di caratteri climatici, floristici,

antropici, ecc. ma contribuisce efficacementc

a determinarla.

Con ciò non s'è detto, tuttavia, che questo

confine alpino sia lineare, preciso. Le Alpi sono alla loro volta un'unità geologica, morfologica

e fino ad un certo punto anche climatica, idr

o-logica, antropica, ecc. Però, dato chc il vcrsantc

interno rientra evidentemente in un insicme solo con la penisola italiana, ed anzitutto con la Padania, è legittima la suggestione di ccrcarc

nel limite di codesto versante, cioè nello sparti-acque o nella linea delle vette, anchc il confine

naturale della regione italiana.

Alla definizione della regione il nome è pure

un elemento accessorio. Esso può costituir c il punto di partenza dell'indagine (in quanto ne fornisca lo spunto, l'incentivo) o può trovarsi al punto di arrivo, quando l'indagine voglia concludersi con l'indicazione di un nome propTio che ne esprima sinteticamente i risultati.

Riportiamo a questo proposito una pagina

di Olinto Marinelli (Riv. Geogr. It., 1916). « L'esistenza di queste regioni naturali si

può dire sia stata spesso intuita dal popolo c

da questo gli studiosi trassero non di rado, se

non altro, le denomina.zioni. Il giudizio dcI

popolo o dei popoli nel considerare a è c ncl

distinguere con speciali nomi le varie regioni

della superficie terrestre è stato però guidato, sia pure inconsapevolmente, da criteri diversi

da quelli seguiti dagli studiosi, cd ha avuto sempre un carattere di limitatezza ed altresì di

indeterminatezza riconosciuto già dagli

scien-ziati dell'antichità. La semplice considerazione

di nomi, riferentisi ora alla situazione, ora a condizioni del suolo e delle acque, ora a genti, ora a singoli usi o scgni di attività di queste, ci

mostrano quanto diverso sia il carattere riguar-dato preminente e che ha dato motivo ed occa-sione a distinguere un paese dall'altro. È poi evidente che solo con un considerevole sviluppo

delle conoscenze geografiche sono concepibili denominazioni che si riferiscono ad assai estesi spazi della superficie terrestre, per cui, come è

a tutti noto, i nomi di provenienza popolare

che oggi si applicano ad aree molto ampie,

magari ad intere parti del mondo, hanno avuto

in origine una limitata applicazione, che solo il progresso dell'esplorazione e l'intervento dei dotti ha potuto poi allargare. È facile del resto comprendere perchè nomi che, per esempio, si

riferiscono originariamente ad una plaga del cielo, ovvero alla posizione a monte o a valle rispetto ad un corso d'acqua, o al paese abitato

(19)

originaria-mentc al di fuori della sua patria, ecc. non possano avere nè abbiano nella mente del volgo confini ben precisati. Si sa d'altronde esserc un portato della mentalità filosofica greca c quindi della scienza in genere la te n-denza, anzi il bisogno, di vedcr precisati nel tcmpo e nello spazio i contorni di ogni fatto, forma e fenomeno venuto a propria conoscenza; quando sia mancato l'intervento di dotti, ov-vero una denominazione non abbia prima o poi trovato i con fini fissati della sua applicazione ad una circoscrizione politica ed amminis tra-tiva, nella mente dei più ne restano vaghi i limiti e varia ne appare anche l'estensione presso popoli vici ni.

È frequentemente avvenuto che un popolo non solo abbia distinto e denominato una o altra regione, ma abbia anche considerato quella che esso abita come sua patria. Evidentemente se è inconcepibile uno stato privo di territorio, lo è altrettanto un popolo od una nazione che non considerano uno spazio della superficie terrestre come propria legittima abitazione. Se noi contrapponiamo le regioni naturali, cons

i-derate come tali dai dotti, alle regioni tradizio-nali, riconosciute come tali dal popolo, in queste ultime dovremmo tener a sè quelle che rispondono al concetto ultimamente indicato

(patrie). Queste distinzioni non sono però di solito sanzionate da speciali termini, onde, q uando si parla di regioni naturali, si confon-dono i tre concetti il che avviene facilmente per il fatto che nei paesi vecchi come i nostri, i dotti arrivarono per ultimi, e si occuparono spesso più che di distinguere regioni, di definire limiti topografici per quelle già vagamente riconosciute dal popolo, ovvero anche, quando distinsero nuove regioni, cercarono di a ppli-carvi nomi già noti. È chiaro d'altronde come i tre concetti risultano, spesso, e a ragione, pra-ticamente fusi, trattandosi in fondo non di una sostanziale diversità fra di essi, ma di una diversa origine, rispettivamente dotta o popo-lare o di una diversa base su cui poggiano, rispettivamente la persuasione o la coscienza ll. Elemento accessorio anche il capoluogo. L'c igenza di indicare un « capoluogo)), una « capitale )) della regione si presenta in una

istanza particolare, quando si consideri la regione nella organizzazione dei suoi abitanti, la quale richiede organi di coordinamento. E questi debbono pur risiedere in un qualche punto della regione stessa, tanto meglio se gli uni vicino agli altri gli organi che presiedono al coordinamento delle varie branche dell'a tti-vità economica, culturale, sociale, in ogni caso

« politica II nel senso scientifico più ampio della parola. Tali funzioni avranno dunque sede in

un agglomerato umano o creeranno esse stesse un agglomerato con questi fini, che si svilupperà, normalmente, con notevole vigoria.

La storia non ci fa mancare l'esempio di processi invetsi, di~regioni cioè che appaiono

unificate dall'espansione dell'attività Ol'dinatrice e coordinatrice di ·un centro urbano.

Non vogliamo soffermarci su questo punto, ma qui ancora si deve soltanto riaffermare che la regione, come tale, è, esiste per sè, a pre-scindere della esistenza o meno di un centro capoluogo o capitale. Anzi esiste anche dove manchi addirittura la popolazione. Tutta la Terra si presenta articolata in regioni; così. costituiscono regioni le terre gelide dell'Artide e dell'Antartide, regioni per le quali uno dei caratteri distintivi è appunto la mancanza di qualsiasi popolamento stabile.

La 1'egione naturale.

La regione della geografia è dunque un insieme reale concreto, in cui si collocano tutti gli elementi che entrano sotto l'obiettivo della geografia, fisici e umani.

Si parla però spesso di una regione naturale

in un senso più limitato, cioè nel senso di regione individuata dall'insieme dei caratteri fisici, co -me tale che costituisce ambiente unitario per la vita umana sociale, economica, politica, il fon-damento fisico su cui s'impianta lo svolgimento di questa vita e che ne spiega, concorrendo a formarli, i caratteri particolari, quasi sempre in modo distinto da ciò che si osserva nelle altre regioni della stessa categoria, cioè dalle altre regioni naturali.

Carlo Ritter (1779-1859) cui si deve l'imp o-stazione scientifica del problema, prendendo a base la plastica del suolo credette di poter determinare sulla Terra regioni, anzi veri e propri individui geografici, nei quali le caratte

-ristiche fisiche e specialmente morfologiche ese r-citino un influsso sulla vita degli abitatori, indi-vidui che avrebbero perciò una loro ·propria predestinazione storica.

Un tale rigido determinismo geografico è stato abbandonato negli sviluppi successivi clelIa scienza. Resta però il fatto innegabile che la differenziazione delle regioni fisiche costituisce il supporto inderogabile, il quadro sul quale si pone e si sviluppa la differenziazione delle

« regioni )) integralmente intese.

In questo il motivo pel quale - a presc in-dere dall'elemento suggestivo che più può far presa sul pubblico - è opportuno che la ricerca clell'individuazione delle regioni si inizi col rico-noscere la differenziazione delle regioni fisiche. E proceda soltanto dopo con l'esame del come e sino a qual punto la differenziazione spaziale

(20)

delle forme della vita umana vi corrisponda. Una successione che ha fine p1·atico, però anche, come si vede, una giustificazione logica.

La 1'egione nella geog1'afia politica.

Per ogni geografia particolare esistono due problemi: l'individuazione delle regioni di quel-l'ordine particolare; il rapporto fra la regione (integralmente intesa) e i fenomeni dell'ordine stesso.

« Fra le tante possibili geografie particolari v'è luogo per una geografia politica, una g~o­ grafia delle società umane organizzate, de l-l'uomo vivente in società organizzate, in quanto coteste società si presentano insediate sulla su perficie terrestre, localizzate, distribuite, oc-cupanti uno spazio, in particolari rapporti fra loro e con l'ambiente in funzione appunto della loro localizzazione ed estensione» (TOSCHI, App.

eli G. P., 3a ed., 1943, p. 11).

Per essa il soggetto è l'ente geografico-poli

-tico, cosÌ definito: « quel territorio e quel gruppo

di popolazione che si presentano individuati sulla superficie terrestre della Terra per le proprie forme politiche, per esse caratterizzati in sè e differenziati dai territori e gruppi umani circostanti II (TOSCHI, cito p. 17). Normalmente quindi tale Ente corrisponde allo Stato, che il Ratzel (1844-1904), fondatore della geografia politica, definiva appunto: un pezzo di terra e un pezzo di umanità; però può essere anche co-stituito da una Colonia, da un Protettorato oppure da un complesso superiore (confedera-zione, impero coloniale, ecc.) oppure anche, entro certi limiti, da unità di ordine inferiore, come gli stati federali, i territori « autonomi », ed anche le province e i comuni. In questa categoria verrebbero ad inquadrarsi le « regioni » del nuovo ordinamento della Repubblica Ita-liana, qualcosa più che le Province, mere circo -scrizioni amministrative, e qualcosa meno degli Sta ti uni ti in federazione.

Fra tutti codesti « Enti II quello meglio defi-nito e più vitale è lo Stato, perciò praticamente la geografia politica si. è sviluppata come geo-grafia degli Stati e dello Stato. E di Stato parle-remo anche noi qui appresso, avvertendo però sempre che le conclusioni cui si giunge per esso, valgono, per lo meno entro certi limiti, per ogni altro Ente geografico-politico (quindi an-che per la Regione costituzionale come indiche-remo, per intenderci, quella del nostro nuovo ordinamento costituzionale).

Il rapporto fra la regione naturale e lo Stato si concJude e si esprime nella legge eli tenelenza regionàle. Una legge scientifica come le altre che si possono formulare per fenomeni sociali, avente carattere empirico. Risultano cioè dal

-1

8

1

CRONACHE ECONOMICHE

l'esperienza attraverso l'osservazione. E restano soggette alla clausola coeteris paribus.

« Se si considera l'evoluzione storica di molti Stati, s'impongono alla nostra attenzione alcune

tendenze che nel fatto non si attuano quasi mai completamente, perchè essendo comuni a tutti gli Stati, sono quasi sempre in contrasto; ma la cui violazione, la cui pressione è causa evidente di continui squilibri politici. Tali t cn-denze quando siano constatate in modo non controverso, possono chiamarsi « leggi ", poichè le leggi scientifiche, anche le naturali, sono

leggi tendenziali in quanto non si verificano mai nella loro purezza per l'intervento inevita bilc

di altre leggi e di cause perturbatrici ll. (DE MARCHI, Fond. di Geog1·. Pol., p. 11).

« Un determinismo fisico rigoroso in matcria politica e sociale è una chimera insostenibilc. JVIa è impossibile del pari respingere un de tcr-minismo allargato e differenziato, nel quale l'elemento geografico permanente metta la sua impronta, leggera o profonda. Un tale determi-nismo comporta una parte di necessità, grandc o piccola secondo i casi ". (V ALLAUX, Le Sol et l'Etat, p. 23).

Sulla scorta del Ratzel e specialmentc del Kjellen, la legge di tendenza regionale vicne così formulata dal De Marchi: « Uno Stato

tende naturalmente a occupare una regione

naturale, a confini naturali, e tale tendenza si manifesta prevalentemente in regione pian eg-giante, mentre la struttura montuosa o acci-dentata ha un'azione disgregativa, tende cioè ad impedire una concentrazione unitaria della sovranità statale, o, se questa si indebolisce, favorisce il disgregamento in Stati minori. In una regione pianeggiante o di facili intercomun i-cazioni la concentrazione unitaria è favorita da una idrografia convergente o divergente, è

contrastata da un'idrografia a fiumi paralleli ».

(Fond. cit., p. 34).

Tale formulazione è stata discussa dal Toschi, il quale è pervenuto ad altra più sintetica:

« Lo Stato tende a costituire in unità politica

territoriale la regione naturale, c inversamente l'unità della regione naturale conduce alla formazione dello Stato ». (App. cit., p. 95).

Si avverta che una tale legge può applicarsi a unità di successivi ordini dimensionali.

Non farebbe mestieri di molti esempi a chiarimento del concetto. Ma non sarà malc richiamarne alcuni.

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