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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.896, 5 luglio

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , IN T E R E SSI PRIVATI

A n n o X V III - V oi. X X II

Domenica 5 Luglio 1891

N . 8 9 6

IL BILANCIO PER L'ESERCIZIO 1 8 9 1 -9 2

Il Senato ha approvato il 50 giugno il bilancio

della entrata e quindi fino dal 1° luglio ha potuto andare in attività, senza bisogno di una legge prov­ visoria, il bilancio per l’ esercizio 1891-92. È op­ portuno riassumerne le cifre con qualche breve com­ mento.

Metteremo a confronto per meglio formarci una idea dello stato attuale della finanza, le cifre del bi­ lancio consuntivo 1883, cioè di dieci anni or sono, quelle del bilancio preventivo dell’ ultimo esercizio 1890-91 ed insieme le cifre del bilancio quale venne testé approvato per l’esercizio 1891-92.

Cominciamo dalla entrata effettiva ; la troviamo indicata nei tre esercizi alle seguenti cifre :

Consuntivo — Preventivo.. . . 1883 miioni 1334. 9 1890- 91 » 1601. 1 1891- 92 » 1555.9 Differenza + 266. 2 — 45.2 La entrata ordinaria adunque presenta una diminu­ zione di 45 milioni sul preventivo dell’anno 1890-91, ma siamo ancora ad un aumento di ben 221 milioni sul consuntivo del 1883, che è stato tra i più pro­ speri, poiché ha dato un avanzo di 112 milioni tra le entrate e le spese effettive.

E siccome le entrate ordinarie sono per i contri­ buenti le più interessanti a conoscersi con qualche particolarità, vogliamo per sommi capi confrontare quei tre esercizi in milioni di lire:

Redditi patrimoniali.. . Imposte divette... Tasse sugli affari (Fi- \

nanze)... ' Id. id. (Ferrovie)...i Id. id. (Esteri)... Tasse di consumo... Tasse d iv e r s e ... Proventi di servizi pub­

blici ...- . . . •_ Rimborsi e concorsi di

spese... 28.0 37.4 36.7

Entrate diverse... 12. 6 7 .8 8 .0

1335.0 1582.7 1543.6

Il lettore tenga a mente che per le Convenzioni sull’ esercizio ferroviario una parte delle entrate de­

rivanti dai servizi pubblio) sono passate al capitolo redditi patrimoniali e nel complesso dalle cifre so­ pra riportate rileverà subito due fatti :

1. ° che in dieci anni l’aggravio dei contribuenti

è aumentato di 210 milioni ;

2. ° che nell’ esercizio che ora sta per comin­

ciare la entrata venne diminuita di circa 40 milioni sul preventivo precedente.

Vediamo ora i due altri importanti titoli del bi­ lancio della entrata, quello del movimento dei ca­ pitali e quello delle costruzioni ferroviarie; per tutti e due questi titoli si creano debiti.

Movimento capitali 1883 Consuntivo. . . 47.2 1890- 91 Preventivo.. . . 64. 9 1891- 92 » ... 31.8 Costruzioni ferroviarie milioni 86.2 146.8 82.9 Possiamo dedurre da queste cifre che, se vi è miglio­ ramento notevole tra i due ultimi esercizi, la differenza non è che appena sensibile paragonando il Consuntivo 1883 col preventivo attuale; il che vuol dire che l’ esercizio 1883 ha avuto bisogno di 133.4 milioni di debito, ed il 1891-92, sebbène abbia a propria disposizione 221 milioni di entrate effettive più che non avesse il 1883, ha tuttavia bisogno di creare 114.7 milioni di debiti.

Siamo adunque beu lontani da un vero e proprio miglioramento, poiché la spesa apparisce esagerata- mente più alta che non fosse nel 1 8 8 3 ; e infatti paragoniamo le cifre totali della spesa reale, cioè : 1883

Consuntivo

1890-91

Preventivo

1891-92

Preventivo dei tre esercizi, e sempre in milioni di lire si ha

26.1 89.8 86.8 1883 1890-91 1891-92

384.8 413.9 425. 6 Consuntivo Preventivo Preventivo

179.1 211.718.8 203.018.3 Spese effettive...Spese per estinzione di 1,333.9 1,622.9 1 ,5 5 0 .4

518.3

0.6

645.8 605.50. 7 Spese per costruzionidebiti...

48.1 43.0 43.2

72.0 76.3 76.2 ferroviarie... 86.9 146.8 82.9

113.4 80.3 85.7 1,468.9 1,812.7 1,676.5

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418 L ’ E C O N O M I S T A 5 luglio 1891 Ma vediamo come si ripartisca questo aumento

nei diversi Ministeri unendo tutte le tre categorie di spese :

1883 1890-91 1891-92

Ministero del tesoro...666.1 795.7 788. 3

» delle finanze . . . . 136. 1 198.9 183.6

» di grazia e gius. 33. 4 34.0 34.1

» degli affari esteri 6. 8 8.4 8.9

» dell’ istruz. pubb. 30. 2 41.4 38.8

» dell’In te rn o .... 58.9 63.4 58.4

dei lavori pubb.) 203. 2 201. 1 143.0

poste e telegrafi) — 54.5 53.8

» della guerra.. . . 257. 8 273. 7 245.5

» della marina. . . 63.1 124.7 109.0

di agricoltura, ind.

e commercio.. 12. 9 16. 7 11.9

La spesa adunque che nel 1883 era di 1469 mi-boni, nel 1890-91 era già spinta a 1812 milioni e nell'esercizio cominciato essa venne limitata a 1781 milioni, per cui sul peggioramento di 343 milioni, che si era avuto nel novennio, si ottenne la attenua­ zione di 31 milioni.

Ma vegga bene il lettore che dal 1883 ad oggi il carico per il debito pubblico è aumentato da 122.2 milioni, il Ministero delle finanze costa 47.3 milioni di più, 8 soli milioni di più la pubblica istruzione, una diminuzione di circa sette milioni si trova nei lavori pubblici, poste e telegrafi, ma le spese mili­ tari guerra e marina, che nel 1883 salivano a 320.9, ne domandano ora, malgrado le promesse econo­ mie, 334.3 ; ed è tagliando su questo punto soltanto che il bilancio può trovare il suo vero assetto.

Terminiamo dando il riepilogo del couto per l’eser­ cizio corrente.

Paragonando le entrate e le spese effettive si ha : e n t r a t e ... L. 1,353,923,381.86 s p e s e ... » 1,550,391,896.22

a v a n z o ... L. 5,531,485.64

Nella categoria del movimento di capitali si ha :

accensione di debiti. . . . L. 31,867,160.89

estinzione di debiti . . . . » 43,217,772.59

miglioramento patrimoniale . L. 11,350,611.70

Finalmente le costruzioni ferroviarie domandano una spesa a cui si provvede mediante debiti di L. 82,944,813.92.

Pertanto le spese reali che deve sostenere l’eser­ cizio sono le seguenti :

per spese effettive . . . . L. 1,550,391,896.22

per estinguere debiti . . . » 43,217,772.59

per costruzioni ferrovie. . . » 82,944,813.92

Totale . . L. 1,676,554,682.73 A provvedere a questi 1676

milioni di spesa reale il bilan­ cio destina :

entrate e ffe ttiv e ... » 1,555,923,381.86

quindi un disavanzo di. . . L. 120,631,300.87

a cui viene provveduto per . » 82,944,813.92

con titoli ferroviari e per . . » 51,867,126.89

con accensione di altri debili ---

---rimanendo un disavanzo di . L. 5,819,126.06

Nessun dubbio che la situazione del bilancio è alquanto migliorata, ma non bisogna illudersi, vi è | ancora molta strada da fare per raggiungere uno stabile ordinamento.

QUESTIONE BAN C AR IA

Nell’ ultimo numero abbiamo dato un riassunto della discussione che ha avuto luogo alla Camera intorno al progetto di proroga della omissione dei biglietti, promettendo qualche commento. Prima di mantenere la nostra promessa dobbiamo tener conto della discussione che è avvenuta in Se iato, la quale getta luce inaspettata sulla importante questione e sull’opera del Governo.

Al Senato fon. Alvisi, con un coraggio che enco­ miamo di lutto cuore e che vorremmo vedere imi­ tato, sollevò una parte del fitto velo che ufficialmente tiene ancora coperto il risultato della inchiesta re- centemeute fatta da Commissari del Governo sugli Istituti di emissione. Diciamo che il fitto velo copre ufficialmente quel risultato, perchè in verità pochi assai sono coloro i quali non abbiano sentito rac­ contare da voce più o meno autorevole i gravis­ simi inconvenienti che furono trovati esistenti nelle Amministrazioni di alcuni Istituti. L’on. Alvisi, seb­ bene il Presidente del Senato ed il Ministro ono­ revole Luzzatti gli abbiano impedito di esporre con ampiezza il suo concetto, lasciò comprendere come egli Commissario abbia potuto trovare che le si­ tuazioni di uno degli Istituti erano adulterate o sofisti­ cate come meglio dir si voglia, e voleva anche pro­ vare l’on. Senatore che tali adulterazioni o sofistica­ zioni erano a cognizione del Governo. Sarebbe stato ingannato il pubblico ed il Governo sulla entità della circolazione, ed affermasi, dei biglietti d i scorta sa­ rebbero passati in circolazione senza quella forma­ lità che la legge stabilisce per renderli capaci giu­ ridicamente di tale ufficio.

Comunque sia, eh è la indole e la entità di tali falsificazioni non si conoscono con certezza, certo è che il Governo per bocca dell’on. Luzzatti, ha dette molte belle cose, ma non una sola parola la quale impu­ gnasse la verità dei fatti, ai quali alludeva l’on. Al­ visi. Si è invocato il prestigio del credito italiano, la carità di patria e tante altre cose di simiI genere, ma non si è detto che quello che affermava l’on. Al­ visi fosse insussistente, e che contro la avvenuta infrazione della legge e della fede pubblica, il Go­

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L’ E C O N O M I S T A 419

5 luglio 1891

tutore di tali interessi ha l’obbligo sacrosanto di dare garanzie rigorose delia osservanza della legge. Pur troppo in Italia la coltura economica è così scarsa che a questi fatti si annette una scarsa importanza, perchè pochi ne intendono tutto il pericolo ; ma ap­ punto il Governo ha l’obbligo di essere tanto più vigilante per la osservanza della legge, che esso stesso ha fatto, quanto maggiore egli ritiene sia la ignoranza del pubblico e quindi la sua incapacità di difendersi da se.

L ’ on. Alvisi ha avuto troppa longanimità di fronte agli interessi vitali che difendeva lasciandosi sover­ chiare dalla parola del Ministro, ma il paese deve essere rimasto molto impressionato dal fatto che nella Camera Alta possa essere accusato un Istituto di emissione di aver adulterato le proprie situazioni senza che il Governo potesse dire: ciò non è vero, anzi impedendo il Governo che venisse data la prova dei fatti che venivano addebitati all’ Istituto.

Non sappiamo se la cosa finirà così e se l’on. Ai- visi non crederà di illuminare il pubblico sui fatti che sono a sua cognizione, ma noi ci limitiamo a domandare quali sono i mezzi di cui si serve l’Isti­ tuto accusato per impedire che il suo scorretto pro­ cedere abbia seguito, se qualche anno fa il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio fu così severo e così minaccioso verso la Banca Toscana di Cre­ dito, soltanto perchè faceva dei riporti, ed arrivò per­ fino a minacciarla di sospenderle il privilegio della emissione ? — Bisogna ben dire che dei potentis­ simi ed influentissimi mezzi possa disporre l’Istituto a cui alludeva l’ on. Alvisi, se per esso si spunta la severità, del resto legittima del Ministero che ha la vigilanza sulla emissione.

Badiamo bene ; se può essere discrezione il non mettere in piazza i malanni da cui è afflitto il ere­ dito pubblico, può essere colpa il non mostrare al pubblico con quanta parzialità e con quanta fiac­ chezza (j lettori tengano conto della mitezza delle no­ stre parole) il Governo compie il suo ufficio di vi­ gilanza.

E passando ad un altro ordine di fatti, richia­ miamo la attenzione dei lettori sopra una modifica­ zione che all’ ultimo momento il Ministro Luzzatti , accettando una proposta dell’ on. Vacchelli, portò al progetto di legge sulle Banche.

lì progetto portava la tassa di circolazione all'uno per cento ; — all’ultima ora, sotto la pressione del tempo appena sufficiente per discutere, quando la Camera stanca nuli’ altro domandava che ili proro­ garsi, il Ministro propose che la tassa venisse por­ tata all’ 1,44 per cento, cioè un aumento quasi del 50 per cento.

Ci permetta I’ on. Ministro del Tesoro di dirgli che tale modificazione pecca per due motivi ; uno per il modo, I’ altro per I’ effetto suo.

Per il modo pecca quell’ aumento di tassa perciò che il progetto di legge era, si può dire, un con­ tratto convenuto tra due enti contraenti,'contratto che aspettava la sanzione della Camera e del Re, ma che era stato dis usso e dibattuto punto per punto tra il Governo e le Società. Quella legge era un contratto, (e ci riserviamo di dimostrare prossimamente che sarebbe opportuno dare ad essa la forma di con­ venzione) perchè contiene da parte dello Stato la alienazione di un privilegio mediante pattuito

cor-respettivo. Lo Stato infatti concede ai sei Istituti il privilegio esclusivo di emettere biglietti fino al 31 dicembre 1892 e per una somma determinata ; in correspettivo ottiene delle somme a prestito ad un saggio di interesse privilegiato, ed un canone sotto forma di tasse.

Prima di presentare il progetto alla Camera il Governo lo aveva concordato con gli Istituti, ed aveva poi accettate le modificazioni portate dalla Commissione parlamentare ; era quindi onesto ob­ bligo dei Ministri di difendere quel progetto nella sua integrità in quanto riguardava specialmente gli oneri degli Istituti, tanto più sapendo che il tempo ristretto non permetteva in nessun modo di ripren­ dere le trattative su nuove basi. La modificazione proposta dall’ on. Luzzatti, sia pure per compiacere l’ on. Yachelli, accrescendo l’ aggravio agli Istituti senza che essi avessero tempo di opporre i propri motivi, e decidere sul dà farsi, rappresenta un pro­ cedimento scorretto, che non giova certameute a mantenere il Governo a quella altezza in cui deve sempre trovarsi allorché è contraente con'terzi. Un simile giuoco, se avvenisse per la conclusione di un affare tra privati, verrebbe qualificato con parole molto severe.

Ma questa è questione di forma e dipende dal modo di sentire degli individui rivestiti della carica di Ministri; noi siamo sicuri che se faccettare o no quell’ aumento avesse dipeso dall’ on. Chimirri, che non abbiamo risparmialo sull’ argomento delle Banche, le cose sarebbero passate diversamente.

Per noi vi è però un’ altro e più importante mo­ tivo per il quale ci rammarichiamo di quella im­ provvida misura, ed è che la troviamo in perfetta contraddizione con le condizioni presenti degli Isti­ tuti di emissione, con quelle del paese, e con la stessa economia della legge.

L’ on. Luzzatti disse e ripetè che voleva risanare il portafoglio degli Istituti dalle immobilizzazioni ; è troppo chiaro che ciò vuol dire obbligare gli Isti­ tuti a consacrare il più possibile dei loro utili, a colmare le deficenze che possono esistere nei loro portafogli; perchè se le immobilizzazioni rappresen­ tassero affari su cui attualmente non vi fosse per­ dita, è troppo chiaro che gli Istituti non incontre­ rebbero difficoltà a disfarsene. Egli è perchè attu al­

mente presentano perdita, per quanto lascino sperare

che nell’ avvenire essa scomparirà, che gli Istituti sono costretti a tenere nel loro portafoglio quelle immobilizzazioni. Ora, dato questo punto di partenza tante volte solennemente dichiarato dall’ on. Luz­ zatti, come si può conciliare che egli stesso cooperi a diminuire i mezzi coi quali gli Istituti possono provvedere alla epurazione desiderata? I due termini sono in palese contraddizione.

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*

L ’ E C O N O M I S T A 5 luglio 1891

Ed è strano che nel Parlamento dove pure qual­ che giorno fa l’on. Maggiorino Ferraris manifestava il sospetto, certo frutto di profonde meditazioni e causa di tanta meraviglia per tutti quei sapientoni che lo ascoltavano, che la differenza del corso della ren­ dita tra le piazze italiane e le estere stesse nella altezza del cambio (alla parola arbitraggio i nostri lettori in qualunque enciclopedia popolare troveranno illustrata la scoperta dell'on. M. Ferraris) è strano diciamo che non sia sorto alcuno ad osservare che per avventura ci poteva essere qualche rispondenza tra il saggio dello sconto e la tassa di circolazione, così che se la tassa fosse ad esempio del 6 per cento, il saggio dello sconto dovrebbe essere per lo meno superiore al 6 per cento...

A parte gli scherzi (poiché in tali materie quando si discutono alla Camera anche lo scherzo diventa lecito) rimane intanto assodato che la industria ed il commercio italiano vengono gravati del 0.44 per cento sopra il miliardo e più di circolazione con­ sentita agli Istituti. — È probabile che domani il Governo, dimenticando d’avere esso stesso gravata la mano sulla attività economica del paese escogiti un modo più dispendioso per venirle in aiuto, ma di que­ ste contraddizioni lo Stato dà continue e splendide prove. Non è lo Stato che fa ai comuni dei prestiti al 2 4/2 per cento mediante la Cassa depositi e prestiti, mentre poi lo stesso Stato prende a pre­ stito sui buoni del Tesoro le somme di cui ha bi­ sogno al o per cento ?

C’ è ancora stato un deputato di buon senso che abbia proposto un mezzo più semplice o p iù ch ia ro , quello di dare un corrispondente sussidio ai comu­ ni, lasciando che lo Stato prendesse esso stesso a mite interesse le somme a prestito?

Intanto la legge di proroga della emissione è legge dello stato e I’ on. Luzzatti sarà tutto felice di avere colTaumento della tassa di circolazione accresciute le entrate dello Stato di circa 4 milioni e mezzo; ci assomiglia però al proprietario di un bosco che si rallegrasse di aver ingannato il perito forestale fa­ cendogli martellare più alberi di quelli che la buona manutenzione della foresta non comportasse.

UNA CRITICA ALLA POLITICA DOGANALE DELL’ ITALIA

La Commissione doganale incaricata dal Governo di studiare le modificazioni che converrebbe recare alla tariffa generale del 14 luglio 4887 continua a lavorare circondata dalla massima segretezza. Di­ ciamo subito che questo mistero, nel quale si av­ volge la Commissione doganale, non ci piace. Esso è un brutto sintomo il quale ci fa credere che i risultati delle indagini della Commissione saranno deplorevoli. La luce, la pubblicità avrebbero gio­ vato assai alla Commissione delle dogane, la quale, dalla discussione delle testimonianze, delle proposte, dei vari punti presi in esame, avrebbe potuto trarre non spregevoli elementi di giudizio. Certo la pub­ blicità ha giovato, ad esempio, alla Commissione francese delle dogane, che fu presieduta dal signor Meline; le discussioni della stampa le hanno fatto commettere qualche sproposito di meno. A parte anche questo, si annuncia, da più parli, che l’oao- revole senatore Cambray Digny, presidente delia

Commissione abbia rassegnate le proprie dimissioni, convinto che sia opera vana l’ opporsi alla corrente protezionista il cui trionfo, contrariamente alle le­ gittime aspettative, sarebbe assicurato.

I lettori che ricordano ciò che abbiamo scritto nell’ Econom ista del 26 aprile u. s., non si mera­ viglieranno cerio di questa scissura, che ora si af­ ferma scoppiata nella Commissione doganale. È or­ mai ben difficile di aver fiducia nelle commissioni doganali in seno alle quali, o il timore o l’ interesse o le ragioni finanziarie o le transazioni politiche, hanno, il più spesso, il sopravvento e impediscono qualsiasi atto riformatore importante. Le proposte della Com­ missione, dalla quale si afferma voglia uscire quel mite uomo che è il senatore Cambray-Digny, si possono fin d’ ora immaginare, saranno correzioni parziali, qua in senso liberale perchè secondarie, là in senso protezionista perchè sostanziali. Così il Go­ verno, munito dei pareri necessari, continuerà nella stessa politica e se qualcuno sarà tanto ingenuo da rammentargli le recenti dichiarazioni, tinte lieve­ mente di liberismo, dell’ uno o dell’ altro ministro, potrà trincerarsi dietro le proposte della Commis­ sione nella quale, a delta del Governo, tutte le scuole economiche sono rappresentate. Ma non pre­ cipitiamo i giudizi, perchè per ora il mistero, come abbiamo detto, avvolge gli studi profondi della Commissione e in attesa della luce ascoltiamo la voce di qualcuno che certo conosce meglio dei com­ missari quali sieno gli interessi veri del paese.

Ascoltiamo, ad esempio, ciò che dicono le Asso­ ciazioni seriche di Milano e di Torino. Esse in una memoria dove abbondano le giuste considerazioni e le cifre, esaminano la questione doganale in sè e in rap­ porto colla industria serica. Nominare l’industria serica equivale a nominare un avversario e forte avversa­ rio della politica protezionista. Questa ha danneg­ giato in passato e danneggia tuttora gl’ interessi dei sericultori, impedendo o difficultando la esportazione della seta. È quindi onesta cosa il tenere nel debito conto le ragioni dei sericultori e cotesto dovere hanno da sentirlo anche i protezionisti della Com­ missione doganale.

Le Associazioni seriche di Milano e di Torino notano giustamente i danni recati dal protezionismo, gli argomenti fallaci dei quali si fanno forti i pro­ tezionisti e invocano da un lato una politica doganale più liberale e dall’ altro provvedimenti in favore della industria serica.

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5 luglio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 421 pure abbisogna e spesse volte rende ad alcuni

quanto e più incassa dagli altri. E vorremmo per­ ciò veder fatto uno studio esatto sugli effetti di al­ cuni dazi sulle spese dello Stato. Sembra a noi pure che i dazi concessi ad alcune industrie nostre si potrebbero, senza loro grave danno, ridurre o sop­ primere perchè scopo loro primo, o loro effetto attuale, è piuttosto di aumentarne i guadagni che di assicurarne la vitalità. Per alcune industrie I’ ef­ fetto dei dazi è nullo perchè paralizzato compieta- mente dalla concorrenza interna. L ’ on. Ellena nella sua Relazione sulla Tariffa doganale del 1886 mette fra queste l’ industria cotoniera ed a noi pare che altre le si possano mettere a paro. Con alti dazi si vollero sviluppare e sorreggere alcune industrie, quale la metallurgica, alle quali mancano ben altri elementi di prosperità in paese. I dazi provocarono un eccesso di produzione che l’ estero non ci può comperare. Ormai la vitalità di questa industria più non dipende dalle tariffe doganali, bensì dalle forniture che il Governo è spinto ad accordare loro a prezzi di favore, con vero danno della economia nazionale. » Così è invocata esplicitamente l’ abolizione o la riduzione di alcuni dazi e combattuto vigorosamente l’aumento dei dazi esistenti. « Certo è che l’abolizione o la riduzione di alcuni dazi potrà turbare l’ anda­ mento di alcune industrie, come la loro imposizione turbò commerci ed industrie e segnatamente quelle dei trasporti. Alte strida leveranno certo le indu­ strie danneggiate, ma non è detto che il Governo nulla possa fare per esse all’ infuori della tariffa doganale. Additiamo fra i provvedimenti d’ indole generale i seguenti: ribasso delle tariffe ferroviarie; esenzione, durante un dato periodo d’ anni, dalle imposte dire, e pei nuovi opifici; abolizione dei pri­ vilegi d’ invenzione. »

Sono proposte queste che possono essere discusse perchè meritano di essere prese in considerazione ; ma non è il caso di farlo incidentalmente. Noteremo piuttosto che la critica della politica doganale pro­ cede impavida per la sua via. Le due associazioni seriche non solo respingono qualunque nuovo dazio ma domandano altresì che i diritti attuali sui cereali vengano aboliti. « I fatti provano già come la te­ muta inondazione dei cereali esteri sia lungi dall’av- verarsi.... Ma liavvi invero tanto impellente bisogno per l’agricoltura di mantenere o rialzare i dazi sui cereali ? 1 loro fautori ci dicono che la coltivazione del grano in paese è divenuta perdente e ne ricer­ cano la causa nelle gravezze delle imposte maggiori da noi che all’estero. Noi siamo con loro nel desi­ derare che questi aggravi vengano ridotti entro più modesti limiti, ma ci' sia lecito domandare se eflet- tivimente altre non siano le cause della nostra in­ fermità nella produzione del grano. Tali ci appaiono la mancanza di capitali, il sistema degli affitti in genere e forsanco una certa ritrosia nell’ adottare nuovi metodi e nuove macchine.

Ma prima ancora di queste ragioni un’ altra ne sussiste per la quale la coltivazione dei cereali non ha uno sviluppo sufficiente pei bisogni del mercato nazionale. Ed è questo che ai cereali si è preferita la seta, il vino, gli agrumi, gli olii, che danno pro­ dotti meglio rimuneratori. Il suolo in questo diffe­ risce da uno stabilimento industriale, che cioè esso si presta assai più facilmente a produrre generi diversi, ma la sua potenzialità ha stretti limiti dai quali uscire non si può.... »

La critica dei sericultori non si arresta qui, ma continua prendendo a partito la bilancia commer­ ciale, mettendo in rilievo la importanza delle espor­ tazioni agricole e la diminuzione che esse hanno subito per effetto della politica doganale. Ci duole di non poter riprodurre qualche altro passo della memoria, la quale col suo linguaggio semplice e chiaro, mette veramente le cose a posto e dimostra ancora una volta come gli argomenti dei protezio­ nisti non abbiano base sicura e indiscutibile.

A noi piace che una industria tanto importante pel nostro paese, come è la industria serica, abbia fatto sentire la sua voce ; piace che essa invochi la libertà pur difendendo i suoi interessi. E che questi interessi siano stati compromessi dalla politica do­ ganale e commerciale non v’ha dubbio. Ma converrà appunto che esaminiamo questo rapporto tra la ta­

riffa doganale e la industria serica.O

Convenzioni marittime. . . rinviate a miglior tempo

Nell’E con om ista del 14 Giugno dicevamo che sa­ rebbe stato meglio non avesse il Ministero nel suo

progetto soppressa la linea delle Indie; che peral­ tro, piuttosto di vedere rimandato il progetto stesso a novembre, era desiderabile il Parlamento lo ap­ provasse tale e quale, salvo integrarlo più tardi, se ne fosse il caso, con qualche aggiunta.

Il nostro concetto veniva determinato dalle se­ guenti considerazioni.

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di-422 L’ E C O N O M I S T A

scussione avesse fatto risultare desiderabili la sessione autunnale non sarebbe altrimenti rimasta troppo breve.

Ma era in noi anche un altro pensiero, o piutto­ sto sentimento : quello della dignità del Governo, la quale deve, indipendentemente dagli uomini in cui il Governo stesso si incarna, star sempre a cuore a tutti. — È noto che la soppressione della linea delle Indie è parsa in Italia pessima cosa a moltis­ simi; che per ripristinarla, o meglio mantenerla an­ che nei nuovi servizi marittimi, si era andata for­ mando nel paese e nel parlamento una corrente ab­ bastanza vigorosa; e che questo punto stava per essere uno dei più vivamente controversi nella di­ scussione della Camera che pareva dovesse aver

luogo. Qualora, come è probabile, alla soppressione di quel servizio la maggioranza si fosse manifestata contraria, il Ministero delle Poste non sarebbe più stato in contradizione con sè stesso promettendo di apparecchiare una Convenzione suppletiva e di pre­ sentarla al Parlamento prima della fine dell’ anno. Avrebbe infatti potuto tenere a un dipresso questo liguaggio. — Vi ho apparecchiato un piano di ser­ vizi marittimi, modesto di certo, ma a mio credere sufficiente, e consentaneo a quella politica modesta e casalinga che per ragioni economiche informa ogni atto del Gabinetto di cui faccio parte. Sufficiente a voi non pare? Potremo integrarlo, senza perciò scombus­ solarlo, con altra legge successiva. Vuol dire che l’economia da conseguirsi sui servizi finora in corso sfumerà per la massima parte. Intanto approvatelo com’ è perchè la maggior parte dei servizi è ivi disciplinata, e organizzata, e v’ è urgenza di disporne l’applicazione in quanto altrimenti dal 31 dicembre in poi non avremmo più in Italia servizi postali ma­ rittimi di sorta.

Un simile linguaggio non avrebbe avuto nulla di men che dignitoso. Invece, senza che una manife­ stazione dei desideri del paese abbia avuto luogo nel solo modo legittimo che le ò possibile, ossia mediante la parola e i voti delle Camere, il Governo come può modificare un complesso di proposte che esso deve in coscienza, date tutte le presenti cir­ costanze, reputare il migliore ?

Intanto le cose sono andate come tutti sanno. La Camera ha interrotto improvvisamente le proprie adu­ nanze in seguito ai ben noti e deplorevoli incidenti, ma anche prima che ciò accadesse, il Governo, nell’ enumerare i disegni di legge che reputava indi­ spensabile fossero approvati prima delle vacanze, non vi aveva affatto compreso quello sulle Conven­ zioni marittime.

E ora vediamo il da farsi, o le probabilità di ciò che verrà fatto.

A novembre inoltrato, col tempo strettissimo, si presenteranno queste quattro soluzioni.

1. ° Approvazione del progetto governativo, forse

modificato in alcuni punti, ma senzajla linea delle Indie.

2. ° Idem, colla linea delle Indie aggiuntavi in

seguito a trattative che nel frattempo sieno state condotte col concessionario.

• 3.° Proroga per un certo tempo, sei mesi, per esempio o un anno, dei servizi marittimi oggi in corso, per dare agio alle due parli contraenti di rivedere e rifondere il contenuto delle Convezioni.

-i.° Approvazione del progetto governativo, che pone in vigore col 1° Gennaio i nuovi servizi, e contemporaneamente proroga del solo servizio delle Indie quale è oggi, fino a tanto che non sia deciso (

5 luglio 1891 se mantenerlo tale e quale o modificarne le basi e le modalità.

La terza soluzione ci sembra la più improbabile di tutte. Non crediamo possibile, come s’ è già detto, che la Società concessionaria acconsenta a rimanere più oltre nello stata quo, nè sapremmo darle torto. Forse essa accetterebbe la quarta, ma per qual mo­ tivo dovrebbe l’ altro contraente presceglierla? Esso deve naturalmente aver qualche concetto un pò saldo in proposito. Vuole a ogni costo tirare a ri­ sparmiare ? Si tenga alla prima. Ci rinunzia in parte, sia che tema troppa opposizione in Parlamento, sia chó abbia già conosciuto d’ averne troppa nel paese? Si appigli alla seconda.

Noi la preferiremmo tra tutte. Potrà venirne tac­ cia di inconseguenza al Ministero, ma averne van­ taggio il commercio nazionale, e nel bivio deve sempre scegliersi la via che mena alla mèta più importante. Mantenere la linea delle Indie quale è oggi, sarebbe già qualche cosa, ma dove se ne va quell'aumento di velocità delle navi che deve co­ stituire il maggior pregio dei nuovi servizi marit­ timi ? Sopprimere la linea per ora e ripristinarla

appena che le pubbliche finanze si sieno un po’ ria­ vute, è un dimenticare che il traffico, come tante altre cose di questo mondo, si alimenta di sforzi, di iniziative, di concorrenze, ma si radica profondamente nelle tradizioni, nelle abitudini, e che, ove queste re­ stino spezzate, interrotte, prende altre vie. Lo sanno tutti coloro che durano fatiche grandissime per dargli i primi impulsi. Certo, il commercio tra I’ Italia e I’ estremo Oriente è oggi tutt’ altro che ragguarde­ vole; ma si può paragonarlo a una pianticella che abbia già messo fuori i primi germogli. Chi si fa­ cesse a intristirla col toglierle i mezzi di svilupparsi — ed è un fare intiSichire il traffico il privarlo dei mezzi di comunicazione diretta — dovrebbe più tardi rifarsi un’ altra volta dalla sementa.

Ripeteremo cosa già detta in altro articolo, perchè qui repetita ju van t. Aumenti di spese, nessuno ; economie, sta bene, ma non a tutto spiano, non già privandosi di future sorgenti di entrala. Privia­ moci di qualche consumo fino a che spuntino giorni di maggiore abbondanza, ma non rinunziamo, per non spendere, agli strumenti da lavoro. E se un nuovo o migliore strumento da lavoro si può avere

colla stessa spesa che ci volle per uno oggi vecchio

e logoro, la spesa che si faccia ora per acquistarla costituisce, in confronto di quella che si fece altra volta per acquistare il meuo buono, una vera e pro­ pria economia. — Tale è il caso concreto.

Il progetto ministeriale, aumenta gli oneri dei concessionari, assicura alla Amministrazione dello Stato, alcuni servigi e vantaggi diversi che le anti­ che Convenzioni non contemplavano, diminuisce le tariffe dei trasporti per mare, accresce su tutte o quasi tutte le linee la velocità dei piroscafi, e oltre a ciò diminuisce — astrazion fatta dalla linea delle Indie — di qualche centinaio di lire la misura delle sovvenzioni, o, coinè sarebbe più esatto dire, della retribuzione. Una economia dunque, anche nel signi­

ficato p iù comune della p a r o la , sì sarebbe conse­

guita. Non pretendiamo, come vorrebbe il Ministro delle Poste, ili conseguirne una, gretta e roviuosa, di quasi due milioni, altrimenti . . . .

(7)

5 luglio 1891 L’ E C O N O M I S T A 423

R iv is ta (Economica

Le C o m p a g n ie d i C o lo n iz z a z io n eLe f e r r o v ie d i L o n d ra — L’U n io n e C o o p e r a tiv a d i M ila n o .

Le Compagnie di Colonizzazione. — Dalla grande

Compagnia inglese delle Indie, fino ai tempi attuali, si è sempre e a più o men lunghi intervalli, par­

lato e scritto di grandi Compagnie colonizzatrici. Ora poi, da che si cominciò a penetrare nell’ Africa, se ne discorre più che mai e, per un esempio, tutti i giornali pongono in evidenza le gesta della Compa­ gnia inglese'Sud-Africana, oppure dell’altra del Ni- ger, senza parlar di quelle che pnr facendo men chiasso, lavorano con pari costanza e fortuna, quale, per citarne una, la Compagnia inglese di Borneo.

Cosi osserva e scrive il signor Leroy-Beaulieu nel Jou rn al des D ébats, il quale, volendo stimolar l’emulazione dei suoi connazionali, constata quanto siano numerose, dopo le inglesi, le Società di co­ lonizzazione tedesche, i cui successi furono diversi e varii, ma delle quali si può affermare che, se la Germania possiede ora tanta parte dell’Africa, spe­ cialmente i vasti territori che si stendono dalla co­ sta dello Zanzibar ai grandi laghi, ne va debitrice alle sue Compagnie privilegiate di colonizzazione, le quali le conquistarono quelle superbe regioni.

La storia dimostra che queste Società costituiscono lo strumento più rapido per impadronirsi di con­ trade come quelle che offre l’Africa e tosto orga­ nizzarle, fecondarle, in tempo più o men lungo, ci­ vilizzarle.

La rapidità dell’ esplorazione, dell’ occupazione e d’un princìpio d’ utilizzazione di nuovi territori è, infatti, al presente, la condizione assoluta della riu­ scita nella carriera coloniale, la quale è una corsa, un vero steeple-chase.

Tutte le nazioni civili, prendendo a punto di par­ tenza, a base di operazioni un angolo, un brano di costa, si slanciano verso l’interno, poiché la occupa­ zione umicamente di una spiaggia non può essere mèta degna dei sacrifizi che costa, e soltanto con progre­ dire, con l’avanzare, si può sperare di trovar frutti adeguati di compenso.

Ma per arrivar primi, per acquistare e formarsi una buona posizione in questa gara, bisogna non essere pigri e lenti, non avere jnciarnpi di prescri­ zioni, restrizioni, scrupoli amministrativi e burocra­ tici, f quali non concedono libertà di movimenti ; non danno facoltà di deliberazioni quando, al solito, obbligano a riferire passo per passo, a chiedere istru­ zioni, licenze, approvazioni da personaggi pei quali è abitudine e legge tradizionale il riflettere, lo stu­ diare, I’ agire a rilento ; personaggi che tanto meno, anche indipendentemente da questi difetti, possono decidere con cognizione di causa, in quanto che, stando lontani, ignorando le condizioni più essen­ ziali della situazione, le loro cognizioni sono troppo limitate e non sanno persuadersi che siavi un mon­ do, sienvi paesi ove il sistema, il regime, gli usi sono profondamente diversi e richieggono perciò di­ versi procedimenti.

Occorrono quindi esploratori volenterosi intelli­ genti, rotti alla fatica, pronti ad ogni pericolo, ap­ partenenti o formanti una specie di corpi franchi, i quali permettano la più larga iniziativa. E questi

esploratori, questi corpi franchi sono precisamente le Compagnie, le Società di colonizzazione, sono esse, per lo meno, che possono reclutarli, fornirli : tali non saranno invece mai i burocratici, per quanti meriti essi abbiano ; non sono essi che conquista­ rono, fondarono, fecero' fiorir colonie ; quest’ onore, questo merito non possono vantarli che uomini li­ beri d’ ogni vincolo, uomini di avventura e d’ ini­ ziativa come erano gli antichi di cui ci parlano le preistorie.

Essi soli, in una parola, sono capaci di rapide decisioni, di pronte e audaci risoluzioni, di trovare e applicar con la necessaria celerità, con l’ economia che si conviene i mezzi e le vie migliori per rie- scire a buon porto.

E in tal senso press’ a poco, scrivendo il Leroy- Beaulieu prosegue esponendo e commentando le de­ liberazioni del Consiglio superiore delle Colonie, il quale formulò una specie di capitolato e di statuti per la creazione di Società e Compagnie coloniali libere, tendenti allo scopo di estendere e civilizzare i possedimenti della Francia, massime in Africa.

Le ferrovie di Londra. — Il sistema ferroviario

metropolitano di Londra si compone di due elissi presso a poco concentriche, che lasciano natural­ mente il centro della città senza rapide comunica­ zioni. Più volte si è trattato di costruire una o due vie che attraversassero la parte non servita da una ferrovia, sia nel senso del suo asse maggiore sia in quello minore, ma non si venne ad una conclusione, attesi gli innumerevoli ostacoli, come, tra gli altri, l’enorme spesa che costerebbe la costruzione di una ferrovia sotterranea nella parte più ricca, più popo­ losa e più fitta di case di tutta Londra, dove la linea da creare potrebbe essere una fonte di peri­ coli pei monumenti, oltre le difficoltà di fare una ferrovia a doppio binario nello spazio compreso sotto le strade senza toccare le case frontiste o compro­ metterne la solidità. Quest’ ultima difficoltà d’ ordine pratico fu in ogni tempo considerata come formi­ dabile e anche come insolubile.

L’ elettricità, qui come in tanti altri casi portò alla soluzione del problema, e ciò che è im­

possibile con una ferrovia mòssa dal vapore

diventa possibile e relativamente facile con una ferrovia elettrica, come quella che da più mesi unisce la città di Londra ai sobborghi di Brixton e di Stockwell, passando sotto il Tamigi. In luogo di una via larga, di tunnel, basta un tubo di ferro abbastanza largo pel passaggio dei vagoni d’ una forma particolare e che si classifica per sezioni via via che si fanno le necessarie escava- zioni ; e siccome si fa uno di questi tubi per cia­ scuno dei due binari, li si fa passare uno sull’ al­ tro, invece di collocarli parallelamente, quando il difetto di spazio lo esige. In una parola, laddove non si può avere profondità, i due tubi sono pa­ ralleli, e dove invece non si può avere larghezza, ma è possibile scavare, i tubi si sovrappongono.

(8)

424 L ’ E C O N O M I S T A 5 luglio 1891 tato in massima il bill. La costruzione della Central

London-Railway è dunque assicurata e la popola­ zione londinese avrà un mezzo di comunicazione rapido e a buon mercato, di cui ora è privo ; ra­ pido perchè si andra da Hyde-Parke alla città in 15 minuti; e a buon mercato perchè la Compagnia siè impegnata a far circolare tutti giorni 3 treni detti d’ operai in ciascun senso, alla tariffa di 1 penny (IO cent.) qualunque sia la distanza percorsa.

L ’Unione Cooperativa di Milano. — È noto come

questa Società cooperativa di Milano abbia ormai rag­ giunto uno sviluppo tale da metterla nello stesso rango delle grandi cooperative straniere. Crediamo quindi interessante pei nostri lettori di dare alcune notizie intorno ai recenti suoi progressi.

L’ Unione C ooperativa, possiede grandiosi magaz­ zini di ogni genere di merci organizzati come quelli del Prim tem ps e del Lou vre di Parigi, colla diffe­ renza che i compratori della Unione C ooperativa di­ ventano essi stessi comproprietari dei magazzini sem­ plicemente col farvi acquisti e col convertire in azioni da L. 25 gli utili che in fin d’anno vengono ripartiti fra tutti i consumatori, anche non soci.

L’ Unione C ooperativa, sorta cinque anni or sono,

con poche lire di capitale investite in un microsco­ pico magazzino, ora, grazie alla bontà dei principi ai quali è inspirata, ha una clientela sparsa in ogni provincia d’Italia; e per notizia dei nostri lettori, che seguono con compiacenza lo svolgersi delle società cooperative, riportiamo le seguenti cifre.

Importi delle vendite fatte dalla Unione Cooperativa nel 1° quadrimestre dell'esercizio 1891.

RIPARTI Febbraio Marzo Aprile Maggio

Stoffe per uomo. L. 10,189.05 17,577.55 25,888.20 29.263.60 Abiti fatti... » 3,660,75 5,097.80 7,257 95 8,659.80 Stoffe per signora.» 10,506.30 19.657.85 31,131.88 38,165.30 Confez. per signora » 1,177.10 4,968.21 8,380.60 9,843.20 3,472,25 4 ,0 2 9 .- 7,767.35 8,715 -Biancheria...» 10,040,87 18,729.95 25,277.34 25,198.94 Maglieria... » 1,323.55 1 ,8 8 8 .- 4,153 05 6,689.05 Tappeti e tende . . » 3,141 40 6,580,72 11,073.60 7,703.74 Mercerie e chincag.» 6,617.05 14,508.15 20,332.90 23,926.25 Oggetti casalinghi.» 2 ,7 3 6 .- 4,062 10 8,330.65 8,302.30 Cappelli per uomo. » 1,257.30 1,525.20 2 ,6 4 8 .- 3,094.70 Generi alimentari » 41,835,38 48,990.69 56,943.12 54,042.37 Sartoria per uomo. * 3 ,7 8 5 .- 9,851 95 13,055.85 13,664.05 Sartoria per donna » 791.10 1,084.10 2,187 25 3,169.40 Ceramica... » 296.36 650.41 589,53 504.92 Guanti, crav.; fiori * 3,318 50 4,635 95 7,354.60 9,050.75 Cotoni e pizzi. . . . » 1,016.42 1,230.71 3,968.90 5,467.70 Cappelli per sig.ra , 292-05 2,918.25 3,384,95

Totale L. 110,164.38 165,860.39 239,859.02 258,851.02

Nei quattro mesi dell’esercizio 1891 si vendette dunque per L. 774,134 in totale, con un aumento nella vendita di L. 428,429 sul quadrimestre cor­ rispondente dell’esercizio 1890.

I soci sono ora in N. 3607 fra cui N. 1351 si­ gnore. Di essi, N. 370 sono domiciliati fuori di Milano. II capitale versato, compresa la riserva, è salito a L. 792,377.

Nel passalo quadrimestre si pagarono ai soci per interessi sulle azioni L. 26,000 e si rimborsarono

L. 43,000 ai consumatori che complessivamente pre­ sentarono 5757 distinte di acquisti fatti nel 1890. Rimangono ancora da restituire ai consumatori dello seorso anno L. 27,363 e da pagare ai soci per inte­ ressi L. 2626.

Queste cifre sono davvero un’ eloquente prova di quanto sa fare in Italia la cooperazione e dell’avve­ nire che le è riserbato.

Cambio decennale delle cartelle del Consolidato italiano 5 e 3 °i0

Di conformità alla convenzione stata conchiusa addi 3 giugno 1891 tra il Ministero del tesoro e la Banca Nadonale nel Regno d’ Italia, in forza della quale alla Banc i medesima è commesso l’incarico di effettuare il cambio semplice delle cartelle al porta - tore dei Consolidati 5 e 3 Ojo a norma del disposto dall’art. 37 del regolamento del Debito pubblico, ap­ provato col regio decreto 8 ottobre 1870, N. 5942, si deduce a pubblica notizia quanto segue :

1. Il cambio decennale delle Cartelle del Conso­

lidato 5 Ojo avrà principio col giorno 10 luglio 1891;

2. Il cambio si effettuerà ;

a) in Roma, dalla sede locale della Banca Na­

zionale nel Regno d’ Italia ;

b) fuori di Roma, dagli stabilimenti della Banca

Nazionale (suddetta in tutti i capoluoghi di provin­ cia e nelle altre località dove esistono gli stabili- menti medesimi, ed in Grosseto, Massa e Pistoia dalle succursali della Banca Nazionale Toscana.

3. Il cambio semplice è immune da spesa per le parti eccettuati cent. 60 per la spesa di bollo per ognuna delle cartelle nuove che verranno ad esse ri­ lasciate in sostituzione di altrettante cartelle vec­ chie di eguale rendita presentate al cambio.

4. Ove coll’ operazione di cambio si chiedessero anche altre operazioni di debito pubblico , cioè riu­ nioni, divisioni o tramutamenti, in questo caso le do­ mande con le relative cartelle dovranno dalle parti esser presentate direttamente alla Direzione gene­ rale del Debito pubblico o fatte ad essa pervenire col mezzo delle Intendenze di finanza con le forma­ lità prescritte dal succitato regolamento, rimanendo fermo in questo caso il pagamento di tutti i diritti stabiliti dalle vigenti leggi, oltre i bolli inerenti alla speciale operazione del cambio decennale.

I vecchi titoli cambiari saranno presentati agli Sta­ bilimenti della Banca Nazionale nel Regno d’ Italia e di quella Toscana, accennati al N. 2, col corredo di una specifica a madre e figlia, e verranno uno per uno annullati mediante stampiglia contenente dichia­ razione di annullamento da firmarsi dall’ esibitore, coll’indicazione del suo domicilio ai termini dell’ar­ ticolo 235 del regolamento sul Debito pubblico, mo­ dificato col decreto 7 maggio 1891, N. 233.

6. A garanzia dell’ eseguita eonsegna dei titoli vecchi verrà alle parti rilasciata, come ricevuta

esente da bollo, la specifica figlia firmata da un rap­

presentante lo stabilimento che avrà ritirati i titoli suddetti.

7. La consegna dei corrispondenti nuovi titoli verrà eseguita a chi avrà depositate le vecchie car­ telle , verso restituzione della specifica, sulla quale dovrà essere apposta analoga dichiarazione di rice­ vimento.

8. Le premesse disposizioni sono operative anche rispetto alle cartelle al portatore del Consolidato 3 Ojo, la cui ultima cedola scade il 1° ottobre 1891. Il giorno in cui avrà principio il cambio di tali cartelle verrà determinato con apposito avviso.

(9)

5 luglio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 425 il cambio delle vecchie cartelle, ai termini dell’art. 3

della Convenzione, va a cessare con tutto marzo 1892, e perciò trascorsa la detta epoca i possessori dei vec­ chi titoli dovranno rivolgersi alla Direzione generale del Debito pubblico direttamente o pel tramite delle Intendenze di finanza.

Dalla Direzione generale delle gabelle è stato pub­ blicata la consueta statistica che riassume la produ­ zione e l’esercizio delle industrie soggette a tassa di fabbricazione nei primi 10 mesi dell’ esercizio finanziario 1890-91 in confronto al luglio-aprile dell’esercizio 1889-90.

Prima di procedere all’esame del movimento spe­ ciale di ciascuna industria soggetta a tassa di fab­ bricazione, premetteremo che le somme liquidate dal 1° luglio 1890 a tutto aprile 1891 ascesero com­ plessivamente a L. 25,185,215.14 divise come segue:

Luglio-Aprile Luglio-Aprile 1890-91 1890-91 S p iriti...L. 21,348,528.28 Birra . . . 815,419.34 Acque gazzose. . » 364,839.51 Zucchero. . . . » 441,121.96 Glucosio . . . . » 457,603.50 Cicoria preparata. » 877,060.45 Polveri piriche. . » 880,602.10 16,459,840.78 783,793.83 367,079.27 355,765.86 504,615.00 785,045.04 609,255.13 Totale L. 25,185,214.15 19,865,394.91

Da questo prospetto resulta che le tasse di fab­ bricazione nei primi 10 mesi dell’ esercizio 1890-91 dettero in confronto all’ esercizio precedente una maggiore entrata di L. 5,319,820.25.

Dalla statistica che stiamo esaminando si rileva che le fabbriche di spirito che distillarono sostanze amidacee furono 16 sopra le 24 esistenti al 50 aprile. Esse produssero ettol. 201,957.55 di spirito corri­ spondenti a ettol. 122,746,20 di alcool anidro, e dal confronto di questi resultati con quelli ottenuti nel- l’ ugual periodo dell’esercizio 1 8 8 9 -9 0 si trova che le fabbriche che lavorarono furono una di più con un maggior prodotto di ettol. 51,451.85 di spirilo corrispondenti a ettol. 35,301.66 di alcool anidro.

Le fabbriche di spirito che distillano melerie vi­ nose furono, soltanto 1,486 lavorarono sulle 3,427 esistenti al 30 aprile. Queste fabbriche produssero ettol. 97,453.35 di spirito corrispondenti a ettoli­ tri 53,810.04 di alcool anidro facendo il consueto confronto si rileva che nel luglio-aprile 1 890-91 lavorarono in più 291 fabbriche, e la loro produ­ zione fu superiore di ettol. 24,811.91 di spirito cor­ rispondenti a ettol. 13,633.66 di alcool anidro.

Le distillerie agrarie esistenti al 50 aprile erano 6,046 ma di queste lavorarono soltanto 2,162 in con­ fronto delle 842 che lavorarono nell’ esercizio pre­ cedente. Esse produssero ettol. 1,772.61 dì spirilo corrispondenti a ettol. 910,86 di alcool anidro, e la loro produzione in confronto all’ esercizio precedente fu maggiore di ottol. 753.69 di spirito equivalenti a ettol. 413.63 di alcool anidro.

Le fabbriche di birra che lavorarono furono 136 sulle 147 esistenti, e la loro produzione ascese a ettol. 121,044.89. Dal consueto confronto apparisce

che nell’esercizio 1890-91 le fabbriche che lavora­ rono furono 6 meno, e la produzione maggiore di ettol. 5,846.25.

Le fabbriche di acque gazzose che lavorarono fu­ rono 759 contro 701 nei primi 10 mesi dell eser­ cizio 1889-90, e la loro produzione ascese a etto­ litri 95,421.86 con un maggior prodotto di ettoli­ tri 808.70 sull’esercizio precodente.

Le fabbriche di zucchero esistenti erano 4 ma 2 soltanto lavorarono producendo quint. 7,883.69 di di zucchero di 2 a classe contro qnint. 6,357.94 nei primi 10 mesi dell’esercizio precedente.

Le fabbriche di glucosio che lavorarono furono 7 sulle 8 esistenti e produssero quint. 25,109.47 di glucosio, con una diminuzione di quint. 1,560.87 sull’anno precedente.

Le fabbriche di cicoria furono 24 a tariffa e 202 a convenzione che lavorarono sulle 246 esistenti e produssero quintali 17,549.36 di cicoria preparala,

con aumento di quint. 1,874.02. . . . .

La produzione delle fabbriche di polveri piriche e di altri prodotti esplodenti fu pure in aumento, come rileviamo da un di più di L. 271,346.97 ri­ scosse per tassa, mancando nella statistica la indi­ cazione delle quantità prodotte. Le fabbriche di pol­ veri piriche che lavorarono furono 204 sulle 547 esistenti il 30 aprile p. p., cioè 9 di più che nel­ l’esercizio 1889 90. Le fabbriche di altri prodotti esplodenti che lavorarono furono 106, sulle 175 esi­ stenti, con un aumento di 9 sul 1 8 8 9 -9 0 .

La ferrovia del Gottardo nel 1890

Nell’jssemblea generale degli azionisti della ferro­ via del Gottardo che ebbe luogo il 27 giugno p. p. a Lucerna, venne letta una lunga relazione del Con­ siglio di amministrazione sulla gestione del 1° gen­ naio 1890 a tutto decembre dello stesso anno. In questa relazione si parla di tutti quanti i servizi che concernono il movimento di una linea ferroviaria, ma noi limiteremo il nostro esame soltanto ai ri­ sultali finanziari come quelli che hanno la maggiore importanza dell’azienda.

Dal conto di esercizio che è annesso alla relazione resulta che gli introiti derivanti dai trasporti sulla linea ammontaiono a franchi 12,704,581.30 contro fr. 12,723,371.57 nell’anno precedente. Dal seguente prospetto apparisce in quale misura c ntribuirono i vari cespiti d’ entrata a costituire le somme com­ plessive sopra indicate.

(10)

426 L ’ E C O N O M I S T A 5 luglio 1891 Non tenendo conto delle entrate diverse l’eserci­

zio del 1890 presenta un minore introito di fran­ chi 18,789.45 su quello del 1889, ma supera il prodotto del 1888 per la somma di fr. 1,075,083.29 cioè a dire del 9,23 0|().

Confrontando gli introiti per chilometro di linea, per carro e per giorno si hanno i seguenti resultati:

1890 1889

per chilometro di linea fr. 47,761.59 fr. 47,852.22

per c a r r o ...» 5.79 » 5.96

per giorno. . . . . » 34,807.07 » 34,858.55

Ritornando al movimento del 1890 abbiamo ve­ duto che le rendite derivanti dai trasporti asce­

sero a . ...fr. 12,704,581.94

le entrate diverse a . . . . » 481,935.91

in tutto . . . . . . f r . 1 3,186,517.85

Le spese di esercizio ammonta­

rono a ... » 6,896,291.62

e quindi un eccedenza delle en-

---(rate sulle spese per . . . fr. 6,290,226.23

eccedenza che va fino a fr. 7,585,995.78 aggiun­ gendovi gli interessi di alcuni capitali, diversi'pre­ levamenti ecc. ma che vien ridotto^) fr. 2,233,648.83 se si tolgono fr. 5,352,346.95 per provvisioni, per servizio dei prestiti, per ammortamento di capitali, per versamenti a fondi speciali ed altre spese minori.

Della somma di fr. 2,233,648.83 che costituisce l’utile neito dell’ esercizio, fr. 2,210,000 vennero destinati agii azionisti, ciò che costituisce loro un dividendo del 6 1|2 per cento e fr. 23,648.85 ap­ plicati all’esercizio del 1891.

La Cassa di risparm io di Firenze nel 1 8 9 0

È stato pubblicato il rendiconto della gestione della Cassa di risparmio di Firenze, e delle sue case affiliate durante il 1890, che è ¡1 62° esercizio dalla data della sua istituzione. Nel procedere all’esame, e designazione dei resultati nel 1890, In confronto dell’ esercizio precedente premetteremo che anche l’esercizio di cui ci occupiamo si distingue per l’au­ mento ottenuto nella maggior parte dei titoli di en­ trata, e per la cura dimostrala nell’ economizzare sempre più nelle spese.

Cominciando dalla situazione complessiva della Cassa si trova che la eccedenza attiva fra lo stato attivo e passivo, che è quello che viene a costituire il progresso conseguito del patrimonio della Cassa (o fondo di riserva) si compendia nella somma di L. 565,155.15 a forma della differenza che si ri­ scontra fra i due esercizi 1889 e 1890.

Stato attivo a l 31 dicem bre 1889 . L. 86,345,244.35

» » a l 31 » 1890 . » 88,463,095.09 aumento di a ttiv o . . . . L. 2,117,850.74

Stato passivo a l 31 dicem bre 1889 L. 81,794,476.14

» >» a l 3 1 » 1890 » 83,347,171.75

aumento d i p a ssiv o . . . L. 1,152,695.61 Sottraendo adesso dall’ aumento

dell’attivo io... L. 2,117,850.74

l’aumento del passivo in. . . . » 1,552,695.61

Rimane I’ eccedenza attiva del-

---l’esercizio in...L. 565,155.13

_ _ _ _ _

la qual somma costituisce l’aumento del patrimonio ottenuto nel 1890.

E questo definitivo resultato trova il suo perfetto riscontro nello sbilancio delle rendite, e delle spese generali dell’ annata come si rfieva dalle seguenti cifre riassuntive portate dalla situazione delle com­ petenze. Infatti :

Rendite generali dell’anno 1890 . . L. 3,369,981.36 Spese generali come sopra... » 2,804,826.23

Avanzo netto nel 1 8 9 0 . . . L. 565,155.13

E siccome il P atrim onio della Cassa al bilancio precedente era

accertato i n ...L. 4,550,768.21

alla fine del 1890 si frova salito ---

---fino a ... L. 5,115,923.34 Comparativamente poi all’esercizio 1889 le ren­ dite e le spese generali del susseguente periodo del 1890 presentano la seguenti differenze che dimostrano e confermano le superiorità di esso non solo nell’ esercizio precedente, ma anche su quelli anteriori :

R endite gen erali del 1889.

» » del 1890.

Aumento nelle rendile di . Spese gen erali del 1889 .

» » del 1890 . . . L. 3,236,941.75 . . » 5,569,981.36 . . L. 133,059.61 . . » 2,788,438.62 . . » 2,804,826.23

Aumento nelle spese L. 16,387.61

Sottraendo dall’aumento delie en­

trate che si compendia in . . . L. 133,059.61

l’aumento delle spese... » 16,587.61

ne resulta un maggiore avanzo

---netto dal 1890 d i ...L. 116,652.00 L’ eloquenza delle cifre esposte più efficace di qualunque altra illustrazione ci dispensa da una più minuziosa analisi di ogni singolo conto.

L A C R IS E A R G EN TIN A

Il 9 maggio il Presidente Pellegrini leggeva in oc­ casione dell’apertura della sessione ordinaria del Con­ gresso argentino, un messaggio che contiene interes­ santi ragguagli sulla lunga crise, contro cui si di­ batte la disgraziata repubblica , e dalla quale non sembra prossima ad uscirne. Avendo quel messaggio presidenziale un interesse tutto suo speciale per le condizioni peculiari, in cui trovasi una delle repub­ bliche più importanti del Sud-americano, ne daremo un breve riassunto, tenendo conto soltanto della parte economica e finanziaria.

(11)

5 luglio 1891 L’ E C O N O M I S T A 427 producenti un interesse annuale del 5 0|0 con l’ un

per cento di ammortamento, e valutate all’80 0[o del loro valore nominale. Gli altri lavori che fossero cre­ duti necessari sarebbero compiuti a spese dello Stato.

L ’ou. Pellegrini passa poi a parlare delle ferrovie. Le numerose concessioni di strade ferrate accordate dal Congresso in questi ultimi tempi, non erano sot­ toposte ad alcuna regola, a nessun metodo, generale, e recavano allo Stato un peso annua'e di quattro mi­ lioni e mezzo di piastre a titolo di garanzia.

Vi sono attualmente trenta linee in costruzione o allo studio, che misurano nell’insieme una lunghezza di 12,396 chilometri, di cui 701 chilometri di vie spettanti allo Stato, e 8.324 chilometri di ferrovie che fruiscono della di lui garanzia. Nel 1890 furono aperti al traffico 3,312 chi I. di ferrovie, ciò che porta a 11,425 chilom. le reti in esercizio al 31 marzo 1891.

La costruzione di tutte queste vie di comunica­ zione hanno richiesto finora una spesa di 60 milioni di sterline, senza tener conto di quello che si è speso per le linee non ancora aperte al traffico, il cui am­ montare un anno fa arrivava a 47 milioni di sterline. Nel 1890 vennero inaugurati i primi due docks del porto di Madera per i quali fino al marzo de­ corso si erano spesi 3 milioni di sterline, cioè a dire 16,480,000 piastre in oro, ma inseguito al­ l’ultima crise i lavori furono sospesi, e contempo­ raneamente a questi furono sospesi altri lavori, gli uni per mancanza di fondi, ed altri per nuove ri­ chieste di denaro fatte dagli intraprenditori, e fra questi figurano la gran ferrovia del Nord, il palazzo del Governo, il palazzo del Corpo legislativo, l’ufficio delle poste, il porto di Buenos-Ayres detto porto Modero, ec., ec.,

Dopo avere parlato dell’ epurazione nel personale postale, delle reti telegrafiche, dei consolati ed altri argomenti di minore importanza, il Messaggio scende a trattare le questioni finanziarie.

Le rendite dello Stato nell’ anno 1890 ascesero a 68,476,000 piastre m. n. e 1,970,000 piastre in oro, ossia in tutto 73,400,000 piastre m. n. Le spese si elevarono a 92,852,000 piastre m. n. e quindi un deficit di 19,452 000 piastre ni. n. Il debito fluttuante comprende 10,200,000 piastre m. n. e 700,000 piastre in oro. Le spese speciali non iscritte nel bilancio si elevarono a più di 30 milioni di piastre m. n., da cui la forte proporzione del deficit. A partire dal 1° dell’anno in corso molte riduzioni vennero fatte nelle spese, ma malgrado esse si preveda che per il 1891 non potranno essere al disotto di 39,400,000 di piastre m. n. e di 19,700,000 piastre in oro. Il prestito di consolidazione contratto a Londra permette peraltro un’ economia di 10,800,000 piastre in oro, e ciò verrà a ridurre la spesa oro a 8,900,000 piastre, dovendo essere impiegate nel servizio dei debiti non compresi nel detto imprestilo di consolidazione.

Si è calcolato che le entrate dell’ anno in corso si eleveranno a 26 milioni di piastre in oro, e a 26.500.000 di piastre m. n. ma si crede che le ren­ dite in carta resteranno al di sopra delle valuta­ zioni. L’ imposta sulle- banche private non darà i 7.300.000 di piastre che si sperava ed è dubbio anche che i diritti fiscali sulla birra, gli alce ols ec. ec. raggiungano la cifra sperata di 8,400,000 piastre.

La caduta inoltre della Banca Nazionale che deve somme considerevoli allo Stato, lo ha messo in grande imbarazzo; ma la moratoria accordatali dal­ l’Europa le permetterà di uscire da tutte le difficoltà

presenti, e di far fronte senza alcun disagio alle difficoltà e alle spese dell’ esercizio, non essendo esclusa la speranza di avere delle eccedenze, con le quali si cercherà di rafforzare e riorganizzare il si­ stema monetario del paese.

Esaurita la parte finanziaria il Presidente passa a quella commerciale.

Il movimento commerciale del 1890 è stato, egli dice, sodisfacente come resulta dai seguenti prospetti che dimostrano una diminuzione considerevole nelle importazioni, e un aumento anche più forte nelle esportazioni ;

1890 1889

Importazioni piastre in oro 142,200,000 164,600,000

Esportazioni » » 100,800,'DO 90,100 000

Piastre in oro 243,000,000 254,700,000

Comparativamente al 1889 le esportazioni del 1890 aumentarono di 10,700,000 piastre in oro ossia del 12 0/o, e le importazioni diminuirono di 22,400,000 piastre in oro ossia del 13

0/0-Nel 1." trimestre del 1891 le importazioni non hanno oltrepassato 19,100,000 piastre, mentre le esportazioni hanno raggiunto 59,900,000 piastre, ossia a favore di queste ultime una differenza di 20 milioni di piastre.

L’aumento dell’esportazione nel 1890 deriva in gran parte della produzione agricola, il cui valore rag­ giunse nel 1890 piastre 25,594,000 contro 15,484,000

nel 1889.

Uno degli effetti principali della crise attuale è stato quello di modificare profondamente la situa­ zione del debito pubblico. Nei primi mesi del 1891 la consistenza era la seguente: 157,100,000 piastre in oro del debito esteriore; 90,417,000 piastre oro del debito interno che comprende inoltre 1,225,000 piastre m. n. dei fondi pubblici e 42 milioni di piastre m. u. del prestito interno contratto nel mar­ zo 1891. Nel corso dell’ anno bisogna aggiungervi 33 milioni di piastre oro per i legati Batern m, e 12 milioni di piastre corrispondenti alla emissione del prestito di consolidazione. In totale il debito pub­ blico sarà allora di 292,517,000 in oro, e 45,225,000 piastre m. n. corrispondenti a 61 milioni di sterli­ ne, e il peso annuale per interessi e ammortamento di questo debito ascenderà a 19,744,000 piastre in oro e 2,580,000 piastre m. n.

Il messaggio presidenziale stabilisce in seguito le perdite recate dal paese e ai capitalisti esteri da una crise che fu .l’effetto principalmente di una sfrenata speculazione contro cui si proposero i rimedi più opposti. Dal rapporto della Borsa per l’ anno 1889 apparisce che i titoli delle Compagnie esistenti a

q u e ll’epoca rappresentavano un capitale nominale di 950 milioni di piastre m. n. contro 200 milioni nel 1888. La maggior parte di questi titoli erano quotati 150 nel I8S9 cioè a dire facevano il 50 0/o di premio. Oggi sono caduti a 40 ed anche al IO per cento del loro valore nominale.

Il Commercio della China nel 1890

Il Console italiano a IIong-Kong ha inviato una relazione sul commercio della China nel 1890.

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