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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1269, 28 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BAN CH I, F E R R O V IE , IN T E R E S SI P R IV A T I

Anno XXV - Voi. XXIX

Domenica 28 Agosto 1898

N. 1269

I L I L T T S l O ^ r i S n V E O

La Tribuna ha aperta una vigorosa campagna per propugnare l’ incremento della Marina da guerra, ed ha invocata la parola di tutti quei cittadini che di­ vidono le sue idee, per suffragare con autorevoli e numerosi nomi la iniziativa che ha preso il giornale romano. Ed adesioni calde di sentimenti patriottici e di vivo desiderio di veder forte e rigogliosa l’ Italia nostra non sono certo mancate, nè mancheranno in seguito; e nemmeno faranno difetto alla Tribuna ed ai suoi straordinari e volontari collaboratori i buoni ed efficaci argomenti per dimostrare la giustezza e la opportunità della tesi.

Non vi ha chi non veda di quanta utilità, di quanta importanza sarebbe per l’ Italia avere una Marina da guerra proporzionala al grande sviluppo delle sue coste ; alla necessità, in caso di conflitto, di difendere le tante città disposte in riva al mare, di sorvegliare le isole grandi e piccole che stanno intorno alla penisola; — non vi ha chi non veda quanto bene farebbe all’ Italia I’ avere una flotta di primo ordine che si facesse vedere frequentemente nei paesi dove più volentieri emigrano gli italiani e dove molto spesso vi sono interessi e diritti sa­ crosanti che occorrerebbe difendere.

Unanime quindi deve essere ed affermativa la risposta degli italiani se vien loro domandalo: — volete una flotta da guerra rispondente ai bisogni ed alle aspirazioni del paese?

Tuttavia siamo costretti, pur trovando giuste le considerazioni ed i moventi della Tribuna, siamo costretti a dire che l’ aprire ora una tale campagna è creare dell’ illusionismo.

Infatti la Tribuna potrebbe domani con altrettanta efficacia sostenere un’ altra tesi : l’ incremento dello esercito, e forse avrebbe ancora più ragione. Dac­ ché abbiamo aumentati i due corpi d’ armata senza aumentare le spese, si sono create queste due nuove unità a danno delle altre dieci. Diminuiti gli uomini sotto le armi e quindi diminuita la istruzione e lo allenamento ; stremati i magazzini ; l’esercito armato con tre modelli diversi di fucile, perchè non vi sono mezzi per una più rapida fabbricazione; l’ artiglieria non ancora fornita di cannoni a tiro rapido; le bat­ terie con un numero esiguo di cavalli che non po­ trebbero fondersi con quelli che si requisissero in tempo di guerra ; la cavalleria minacciata di andar a piedi, se deve fare marce troppo lunghe; e poi forti di sbarramento che mancano; fortificazioni ne­ cessarie di città marittime e di punti strategici sul continente che non si possono, nè fare ex novo se occorre, uè rimodernare o restaurare se vecchie ecc.

Se la Tribuna domandasse la opinione degli ita­ liani : vojete un esercito forte, numeroso, addestrato, bene equipaggiato, bene armato, ee., ec., troverebbe altrettante adesioni di quelle che ha trovato e trova per 1’ aumento della marina.

Ma poi si potrebbe tirar fuori un’ altra tesi ab­ bastanza accreditata : — la Germania ha vinto la Francia nel 1 8 7 0 -7 1 più colla scuola che colla spada.

Ed allora non mancherebbero solidi e concludenti argomenti. Il numero sempre cospicuo degli anal­ fabeti italiani, sebbene la generazione precedente al 1 8 6 0 sia sparita od almeno assottigliata di m olto; — le scuole secondarie scarse e mal distribuite ; le Università dove si studia poco, ma dove anche gli insegnanti, mal pagati, insegnano poco; la necessità di una larga coltura agricola, elementare e superiore ; la quasi mancanza di insegnamenti tecnico-industriali. È la scuola che fa la nazione forte, si direbbe per concludere ; e certo pochi sarebbero gli italiani che risponderebbero negativamente, se si dicesse loro di volere che le scuole elementari, secondarie e supe­ riori dessero di utilità quanto e non più, le leggi vi­ genti in Italia promettono.

E le recenti vicissitudini non provano che una grande massa di popolo ha bisogno di lavoro? È stata saggia politica, degna di un Governo illuminato, si domanda da qualche parte, sospendere ad un tratto tutti i lavori, anche quelli che la legge aveva final­ mente promessi ? Come volete che si migliori l’agri­ coltura, che si sviluppino le industrie, che si eccitino i commerci quando mancano i canali, quando si lesina sulle comunicazioni, quando lo Stato stesso dimostra coi fatti la propria impotenza a far nulla e quindi consiglia anche il capitale privato ad astenersi dal- 1’ impiegarsi nelle imprese?

E la Tribuna troverà a migliaia le adesioni per­ chè si completino almeno le ferrovie della legge 1 8 7 9 , perchè si faccia il canale delle Puglie e quello Emiliano, perchè si dia termine ai lavori della capi­ tale, perchè si bonifichino tanti terreni, ora incolti e abbandonati per la malaria.

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in più luoghi sembrano stalle, sia per la inde­

cenza dei locali, sia per il modo con cui sono tenuti. E a quando a quando fu promesso di provvedere e furono anche fatti i famosi soliti studi. Ma tal­ volta la cosa è cosi : il più miserabile dei cittadini andando a deporre davanti al giudice, trova che la giustizia è alloggiata ancora peggio di lui.

Non parliamo delle centinaia di volto che l’opi­ nione pubblica si infiammò per l’ agricoltura e trovò che era indegno di un paese come l’ Italia che il Ministro di agricoltura, industria e commercio avesse una dotazione così misera, mentre in Italia vi è tanto da fare per destare forze assopite, per eccitare ener­ gie che sono ignorate, per organizzare sapienti tentativi di miglioramento, per vincere concorrenze, in una parola per rendere efficace l’ opera di un Ministero che, così come è, a nulla serve.

Egli è che l’accordo sull’accertamento dei bisogni e sulla utilità di provvedere a che sieno soddisfatti, è molto facile e quindi la Tribuna trova numerose adesioni per la bella tesi che sostiene adesso come ne troverebbe per altre, se non altrettanto simpati­ che, altrettanto logiche. — Ma la questione sta pur troppo nei prosaici quattrini. Per gli Stati è, fino ad un certo punto almeno, come per i cittadini: certo lutti vorrebbero andare in montagna, poi ai bagni, avere un bell’ appartamento, carrozze e cavalli, eoe., ma a molti il bilancio non lo permette ; e quelli che tentano di farlo senza pensare al bilancio si trovano poi peggio di prima.

E l’Italia non è senza esperienza in proposito; ha voluto essa pure ad un tratto costruire molte fer­ rovie, sviluppare la istruzione, fare le più belle navi, aumentare I’ esercito, fondare un impero coloniale, ingrandire e rinnovare le principali città e si è tro­ vata al fallimento.

Non illudiamoci quindi e meno che mai poi il­ ludiamo gli altri. L ’incremento della marina è forse la più simpatica delle tesi ; ma allora se arriviamo a dare qualche diecina di milioni di più alla ma­ rina, riduciamo l’esercito, abbandoniamo Massaua, non parliamo di costruzioni ferroviarie, di canali gran­ diosi, di bonifiche, di tante altre belle e buone cose.

UH E S P E R I I »1 H

RI S U I«

Quando per gli errori del Ministero di Rudi ni, che non seppe prendere a tempo quei provvedimenti do­ ganali in ordine ai cereali, che le condizioni del mer­

cato imponevano, si ebbero prezzi assai elevati del grano, e in talune provinone si ebbe o si credette avere mancanza quasi completa di grano, il Governo pensò di intervenire esso stesso direttamente a fornire l’ali­ mento necessario alla popolazione. Fu uno di que­ gli espedienti e in pari tempo uno di quegli errori che si finisce sempre per pagare a caro prezzo. Il Governo, sopprimendo il dazio sul grano e su altri cereali a tempo debito, avrebbe risparmiato a sè e al paese grandi dispiaceri e non minori danni, la finanza avrebbe perduto qualche diecina di milioni, ma si sarebbe evitato di spenderne malamente e di farne perdere al paese ben di più. Ormai crediamo ne siano convinti anche quegli esseri induriti nello errore che sono i protezionisti agrari e i loro difen­ sori ufficiali e ufficiosi. Ma resta il fatto che il Go­ verno, inoltrandosi nella via del socialismo di Stato,

credette di poter dirigere lui il mercato del grano, di poter lui fornire i Comuni che ne avevano bi­ sogno e fece larghe provviste di frumento, gran parte del quale però rimase nei depositi governativi sebbene il prezzo fatto dal Governo, almeno appa­ rentemente, era minore di quello praticato sul mer­ cato. Ma per quello che consta a noi, e che c’ è stato detto da persone competentissime, il grano, diremo così, governativo non fu gradito a tutti per la qua­ lità. Comunque sia, è accaduto quello che fatalmente doveva accadere. Il Governo che aveva fatte provvi­ ste di grano per darle ai Comuni a un prezzo se non di favore, almeno conveniente, fu poi costretto a sop­ primere temporaneamente il dazio, e in tal modo il cereale desiderato e mancante potè venire pel tramite naturale del commercio e rifornire a sufficienza i centri che ne erano sprovvisti, e fornirli a seconda dei bi­ sogni in quantità e qualità. Così la politica annonaria del Governo fallì al suo scopo e ii grano rim ase, in parte abbastanza notevole, invenduto.

Su questo tema ebbe occasione di fornire alcuni schiarimenti agli elettori di Fossano il generale Tarditi, cioè la stessa persona che, eseguendo gli ordini del Governo, diede attuazione a quella poli­ tica annonaria, che pare opera di uomini di qualche secolo addietro. E cco ciò eh’ egli disse :

« Nel mese di marzo di quest’anno scoppiarono tumulti in Sicilia.

Le autorità politiche, i sindaci davano notizie scon­ fortanti sulle condizioni di quelle popolazioni: in in alcune località il grano era salito fino a SO lire il quintale, in altre difettava assolutamente, la mi­ seria era generale, l’ annata era stata pessima, le con­ seguenze potevano essere gravissime.

Il Governo di allora, e più precisamente il^ Pre­ sidente del Consiglio Di Rudini, determinò di andare in soccorso delle popolazioni per evitare guai mag­ giori e si rivolse all’Amministrazione militare, come quella che maggiormente era in grado di concorrere in questa opera filantropica.

F u così decisa la distribuzione immediata del grano esistente nei panifici militari dell’ Isola e l’acquisto di 1 0 0 ,0 0 0 quintali di grano estero.

Il Governo si prefiggeva di distribuire grano là dove effettivamente mancava e di combattere la spe­ culazione disonesta ove veniva esercitata spudorata­ mente.

I risultati corrisposero pienamente ; le distribu­ zioni continuarono per tre mesi, e i disordini che erano cominciati a scoppiare qua e là cessarono come per incanto, nè più si rinnovarono nell’ isola.

Poco appresso nella provincia di Bari, nelle Mar­ che, nelle Puglie, nell’Umbria, in parte nelle pro­ vinole napoletane ed in altri luoghi si ripeterono gli stessi fatti, ma su più vasta scala e con effetti peg­ giori ; ed il governo in una plenaria seduta del Con­ siglio dei ministri determinò di applicare a tutta la penisola il provvedimento che stava facendo così buona prova in Sicilia.

F u deciso un secondo acquisto di 3 0 0 ,0 0 0 quin­ tali di grano estero.

Ma gli avvenimenti incalzavano, l’ordine pubblico era turbato, il grano difettava sul mercato, e per avere quello estero occorreva circa un mese.

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militari della Valle del Po, per potere far fronte ai più

urgenti bisogni in attesa dell’arrivo del grano estero. Ma il grano tratto dai magazzini militari non era sufficiente, nè poteva esserlo.

Intanto si passarono momenti angosciosi, perchè giungevano centinaia e centinaia di telegrammi di municipi che chiedevano grano, e che si soddisfa­ cevano con la massima parsimonia, o negando là dove esisteva ancora qualche risorsa. E la specula­ zione non si arrendeva, perchè vedeva i mezzi in­ sufficienti di cui disponeva il Governo e non cre­ deva all’arrivo del grano estero.

Si sollecitò per quanto possibile acquistando merce pronta, pagando prem i; e finalmente giunse il grano: e giunse a Livorno, a Civitavecchia, a Napoli, a Sa­ lerno, a Reggio Calabria, a Palermo, a Messina, a Taranto, a Bari, ad Ancona mentre a Genova giungevano grossi carichi per ripianare i vuoti fatti nei magazzini della Valle del Po.

Si ebbe allora un momento di sosta, si iniziò la spedizione del grano all’ interno, e la speculazione fu vinta. Il grano nazionale tornò sul mercato e per timore della concorrenza si mantenne a prezzi giu­ stamente rimuneratori. Questo e non altro era lo scopo del Governo, perchè nè ebbe mai la pretesa di sfamare l’ Italia intera, nè si riprometteva un lucro qualsiasi. Ed anzi iniziando l’operazione ben sapeva che l’Erario avrebbe dovuto largamente contribuire.

Mentre si stava attendendo a questa colossale im ­ presa, uno dei nostri giornali meglio informali pub­ blicò il seguente telegramma da Odessa: I l Governo Russo ha proibito la esportazione del grano dai p o n i del M ar

Nero-Il Presidente del Consiglio ne fu grandemente impressionato, perchè la maggior parte del grano da noi acquistato era sotto carico nei porti del Mar Nero; e quindi era prevedibile la mancanza assoluta del rifornimento. Poteva essere una notizia errata, poteva essere un giuoco di borsa, ma nel dubbio, il ministro Di Rudinì ordinò l’acquisto di quanto grano potesse trovarsi di provenienza am ericana; ed in quel tempo, giova tener conto che era scoppiata la guerra fra gli Stati Uniti e la Spagna e quindi l’esporta­ zione era molto diminuita ed il grano aveva raggiunto prezzi favolosi. In poche ore si acquistano così altri 1 0 0 .0 0 0 quintali di grano, ma poi questi nuovi ac­ quisti furono sospesi perchè il divieto dell’esporta­ zione non venne confermato ed anzi dopo pochi giorni quella notizia fu sconfessata.

Ed ecco in totale 5 0 0 .0 0 0 quintali di grano estero acquistati per conseguire come furono conseguiti, gli scopi suddetti, oltre cioè quello che nel frattempo consumò l’esercito. Per effetto poi delle sommini­ strazioni fatte rimasero all’ Amministrazione militare circa 4 0 0 .0 0 0 quintali cioè il fa bisogno di un anno per l’esercito.

Esaminiamo ora la spesa: Il grano estero acqui­ stato, costò in media lire italiane 3 0 ,3 3 al quintale e se si tiene conto dell’epoca nella quale fu acqui­ stato e degli sbalzi enormi che facevano i mercati esteri, quel prezzo non fu certamente eccessivo.

Ragguagliato al prezzo medio che si presume po­ trà avere il grano nell’ annata, dato ai panifici, la differenza non raggiungerà le cinque o sei lire per quintale con una spesa quindi per l’erario non cer­ tamente superiore ai tre milioni.

Spesa rilevante è vero; ma minima se si guarda lo scopo cui si mirava, il risultato ottenuto.

Questo provvedimento andava di pari passo con quello della repressione dei disordini. Da un lato la forza per ristabilire l’ordine ove veniva turbalo per ben altre cause, dall’altro la soppressione della causa o del pretesto, combattendo con intelligenza ed one­ stamente la speculazione disonesta.

E furono così evitati disordini gravissimi ed este­ sissimi, in quanto che la fame è cattiva consigliera, e quei Ire milioni fecero risparmiare altre chiamate di classi sotto le armi, spargimento di sangue e molte miserie.

E notate che il Governo intende perseverare in questo sistema. Ultimamente, proprio pochi giorni or sono, avendo una sfacciata speculazione fatto salire di un colpo il grano di cinque lire il quintale nelle Puglie, il Governo intervenne col proprio grano e bastò la minaccia perchè i prezzi ridiscendessero al livello normale, nell’ interesse dei consumatori e dei proprietari stessi, i quali nulla hanno di comune con gli speculatori disonesti. »

Abbiamo voluto che i lettori avessero sott' occhio questo documento, che merita di prender posto nel­ l’ archivio delle prove che illustrano il socialismo di Stato. E non faremo molti commenti a quelle dichia- zioni. Osserviamo che il generale Tarditi ammette la perdita di tre milioni di lire e che questa perdita si sarebbe potuta evitare eoo una maggiore e più esatta conoscenza delle condizioni del paese e del suo vero fabbisogno. Quali elementi avessero i nostri governanti, o gli uomini che li ispiravano in questa rovinosa faccenda, non sappiamo; certo è che per po­ tere attuare una politica annonaria del genere di quella cui prestò l’ opera propria l’ egregio generale Tardili conveniva raccogliere e vagliare scrupolosamente molti dati di fatto.

Si capisce invece che si è proceduto un po’ a caso, a seconda delle impressioni del momento o francamente se non è avvenuto peggio, se dobbiamo lamentare soltanto la perdita di tre milioni, dobbiamo ringraziarne gli Dei tutti quanti, perchè nelle con­ dizioni in cui ha credulo di agire il ministero di Rudinì, poteva succedere anche di peggio.

Un’altra osservazione dobbiamo fare, ed è che con­ trariamente a quanto diceva il generale Tarditi non furono evitati disordini gravissimi, neanche con i provvedimenti annonari che costarono, a quanto egli afferma, tre milioni. La storia dei primi cinque mesi di quest’ anno non è ancora giunto il momento di scriverla, ma quanto al provvedimento di cui si è occupato l’ egregio generale Tarditi bisogna dire che esso raggiunse in ben piccola parte lo scopo suo. Lo Stato pensò di combattere la speculazione vendendo il grano con qualche lira di minor prezzo, ma il fatto sta che sul continente il suo grano fu chiesto da pochi, che da taluno fu trovato di qualità sca­ dente, che l’ erario verrà a perdere circa 3 milioni, che i disordini non furono evitati, che infine il Go­ verno dovette prendere, perchè gli fu imposto, quel provvedimento doganale da cu i" rifuggì per tanto tempo e che avrebbe dovuto mesi prima adottare se avesse avuto la coscienza dei propri doveri.

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FISCO B BANCHE POPOLARI

Il giornale « Credito e Cooperazione » nel suo nu- mero'del 15 corr. ha pubblicato una lettera del sotto­ segretario di Stato alle finanze, on. Wollemborg, diretta al commendatore Tullio Minelli, presidente del gruppo veneto-mantovano delle Banche popolari, li comm. Minelli aveva sottoposto al Ministero delle finanze due questioni : una riguardante la tassabilità fra gli utili degli Istituti di credito del maggior prezzo acquistato durante T esercizio dei titoli pub­ blici tenuti in portafogli ; l’altra riguardante il bollo degli assegni bancari.

Sulla prima questione l’ on. W ollem borg ha ri­ sposto ch’essa non è sorta come conseguenza di un sistema di principii che l’amministrazione abbia d’ini­ ziativa sua, voluto in trod u rre; ma sorse, invece, come conseguenza della soluzione che, in seguito alle insistenti domande di parecchi Istituti, l’Auto­ rità giudiziaria aveva finito per dare nel caso in­ verso, in quello cioè della detraibilità, come spesa o perdita, del deprezzamento subito dai titoli nel­ l’esercizio.

« La finanza — scrive l’ on. Wollemborg — che sino allora non aveva colpito il rialzo, si oppo­ neva a che fosse tale deprezzamento considerato come una perdita effettiva deducibile dal reddito lordo e le ragioni che ora si svolgono dagl’ Istituti per sostenere che la plusvalenza non è un reddito tassabile, quello cioè che trattasi di un profitto po­ tenziale e non effettivo, che il reddito può sorgere soltanto allora che avvenga la vendita dei titoli e non quando essi rimangono in portafoglio, ecc., sono precisamente quelle stesse che l’amministrazione ad- duceva per sostenere la tesi della non detraibilità del deprezzamento.

« Poiché però nel 1 8 8 8 le insistenze degl’ istituti valsero a persuadere la Suprema Corte di cassa­ zione ad accogliere la loro domanda sulla detraibi­ lità di tale deprezzamento, l’amministrazione dovette acquietarsi alla nuova giurisprudenza, e così gli Istituti di credito, che nel decennio 1 8 7 7 -1 8 8 6 non avevano pagato imposta alcuna sul maggior valore acquistato dai titoli pubblici (il consolidato 5 per cento era salito da L . 7 8 ,5 0 a L. 1 0 3 ), incomin­ ciarono a far valere a loro favore le diminuzioni che nel periodo 1 8 8 8 - 1 8 9 3 si andavano verificando nel valore di borsa degli stessi titoli.

« L ’ amministrazione, nell’acconciarsi alla sentenza della Corte di cassazione, pensò naturalmente elio della massima affermata dalla Corte si sarebbe gio­ vata quando al periodo di valutazione dei titoli pubblici sarebbe succeduto un periodo di rialzo, e nel 1 8 9 6 incominciò difatti a comprendere negli ac­ certamenti il maggior valore dei titoli stessi. È pre­ cisamente contro questi accertamenti che ora si sol­ levano gl’ Istituti e le Società, comprese le Banche del Gruppo regionale veneto che tu rappresenti.

« Ora, dati questi precedenti della questione, è lecito domandarsi se abbiano questi Istituti e queste Banche buon diritto per impugnare la tassazione che a loro si fa della plusvanza dei titoli, o se piuttosto non debbano sopportare le conseguenze di uua mas­ sima che per loro iniziativa è stata messa in di­ scussione, e per le loro insistenze è stata, nolente l’amministrazione, affermala dall’autorità giudiziaria.

« E poiché quest’ ultima ora mantiene fermo il principio della tassabilità della plusvanza, (la Cassa­ zione l’ ha ancora di questi giorni confermato con la sentenza del 6 luglio scorso, in causa Finanze con­ tro Società o Riunione Adriatica di sicurtà) si com­ prende come l’amministrazione non possa rinunciare a valersi della facoltà che le è riconosciuta. »

Sulla seconda questione l’ on. Wollemborg ram­ menta ch’essa fu già esaminata a fondo col concorso degli uffici legali, e dette luogo a uua decisione di massima, comunicata alle Intendenze di finanza con la circolare 2 8 marzo u. s., n. 2 7 4 7 -5 2 7 6 .

« Secondo tale risoluzione — scrive I’ on. W ol­ lemborg — la provvista dei fondi, ossia disponibi­ lità delle somme, che è caratteristica essenziale perchè l’assegno bancario sia fatto in conformità del Codice di commercio e vada quindi soggetto alla semplice tassa fissa di bollo di centesimi IO, può risultare tanto da un deposito in danaro, quanto da apertura di credito per somma determinata o da altra operazione qualsiasi, per la quale si trovi presso il trattario una somma certa, liquida ed esigibile, come tale da lui indubbiamente riconosciuta, per modo che il traente, nell’ emettere 1’ assegno, abbia la certezza che il trattario non possa in alcun modo rifiutarne il pagamento. Non basta perciò avere una ragione creditoria contro un Istituto di credito o contro un commerciante per credersi senz’altro au­ torizzato ad emettere essegni bancari, ma è neces­ sario che il credito sia in tale stato di esigibilità da potersi considerare come somma da ritirare a volontà del creditore.

« La provvista o la disponibilità dei fondi, nel senso suesposto, non basta che esista al momento in cui l’assegno deve venire pagato, ma occorre che esista già prima che il medesimo venga emesso.

« Nè è sufficiente, per I’ applicabilità della tassa fissa, l’ esistenza del conto corrente, nè tampoco quella del fido illimitato, giacché nell’ apertura di credito indeterminato, un vero e proprio rapporto obbligatorio, e il preteso accreditamento indetermi­ nato, si risolve in un affidamento morale da mante­ nersi od osservarsi se ed in quanto le circostanze lo permetteranno, il che esclude una messa di fondi a disposizione con obbligazione giuridica.

Pero se il conto corrente di corrispondenza con fido reciproco illimitato non può di per sè costituire base per la emissione di assegni bancari, i medesimi possono invece regolarmente trarsi sul commerciante o Istituto debitore quando, chiuso questo conto, ne risultino rimanenze attive poste a disposizione del creditore ».

« L’ on. Wollemborg chiude la sua lettera al comm. Minelli esprimendo la speranza che i motivi da lui addotti saranno riconosciuti fondati dagli ammini­ stratori delle Banche popolari, ma già il rag. A. Ca­ stellani, direttore della Banca popolare di Rovigo sorge a contestare l’ asserita fondatezza, rammentando che quasi tutte le Banche popolari, secondo i loro Statuti, non possono distribuire dividendi se non per utili realmente conseguiti, mentre le perdite, anche per deprezzamento di pubblici valori in portafoglio, vengono sanate colle speciali riserve.

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chiamente depresso, non sarebbero ora colpiti dal

fisco.

Quanto alla questione che riflette il bollo degli assegni, il rag. Castellani cosi domanda e così ri­ sponde :

Quale utile conseguì l’Erario dall’inconsulto prov­ vedimento?

Nessuno — ci rimise invece qualche migliaio di lire per bolli non esitali, in quanto che riesciva im­ possibile alle banche continuare tale servizio.

Quali le conseguenze pel pubblico?

Che i commercianti dei centri minori dove man­ cano gli Istituti di emissione vennero privati di un mezzo agile, pronto e perfettamente sicuro di tra ­ smissione di fondi con danno gravissimo dell’ eco­ nomia della Nazione.

SOTE STATISTICHE SULL’ITALIA ’>

La statistica ferroviaria ò delle più importanti e in­ teressanti fra quelle riguardanti materie attinenti alla vita economica, nondimeno si esaminano troppo spesso in modo superficiale o da un punto di vista troppo ristretto, troppo esclusivo, che è quello puramente fi­ nanziario. Si aggiunga che talvolta la statistica fer­ roviaria è incompleta non così a giorno come sarebbe desiderabile e per la natura stessa dei fatti ai quali si riferisce non così semplice nelle sue espressioni, come tante altre statistiche. Questi difetti -si riscon­ trano anche nella statistica delle strade ferrate italiane, riassunta abbastanza largamente nell’Annuario. E pos­ siamo convincercene subito osservando che alcuni dati vengono forniti fino al 1 8 9 6 , mentre altri si arrestano ad anni anteriori e il più spesso al 1 8 9 1 .

t bene finora non essendo state pubblicate dal­ l’ Ispettorato generale delle strade ferrate, statistiche particolareggiate e complete sul movimetto e traffico di tutto l’ insieme delle ferrovie del Regno per gli anni posteriori al 1891 2), le condizioni di proprietà' e di esercizio non possiamo averle che per quell’anno.

Alla fine del 1891 la lunghezza d’ impianto delle strade ferrate era complessivamente di 1 3 .1 0 8 .7 2 2 metri, mentre la lunghezza reale in esercizio era di 1 3 .3 9 2 .5 3 2 metri e la lunghezza media esercitata nell anno 1891 raggiungeva i 1 3 .2 6 3 .2 7 4 . Di questi 4 .7 9 6 ,5 0 5 metri furono esercitati dalla Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, 5 .2 2 7 .9 5 8 dalla Società per le strade ferrate meridionali e 7Ò 0.016 da quella delle strade ferrate della Sicilia; altre Società private avevano complessivamente in esercizio 2 .4 7 8 .2 9 5 metri.

Il costo delle linee e del materiale ruotabile e di esercizio delle ferrovie italiane fu valutato al 31 di­ cembre 1891 dall’ Ispettorato generale in 4 3 1 3 mi­ lioni così riparliti:

Linee di proprietà dello Stato L . 3 0 0 3 .1 1 5 .8 9 0 » di cui lo Stato è com­

proprietario » 3 8 .4 1 4 .5 1 5

* concesse alla industria

Privata

» 7 8 2 .1 4 1 .5 8 8

0 Vedi i numeri 1264, 1265 e 1267 dell’ E con om ista. ) In questa settimana ci è pervenuta dal R. Ispet­ torato^ delle strade ferrate la statistica per 1’

eserci-Linee concesse alle grandi Società (legge 2 0 lu­

glio 1 8 8 8 ) L . 1 8 3 .1 0 1 .5 7 9 costo delle linee L. 4 .0 0 6 .7 7 3 .5 7 2 Costo del materiale ruotabile » 3 0 6 .2 5 6 .5 9 8

» complessivo delle linee

e del materiale ruotabile » 4 3 1 3 .0 3 0 .1 7 0 Lo sviluppo delle strade ferrate si può facilmente conoscere, quando si noti che nel 1871 la lunghezza reale in esercizio delle ferrovie era di 6 3 7 7 chilo­ metri e nel 1 8 9 6 di 1 5 .4 4 7 chilometri, il personale che pel 1 8 8 0 è indicato in numero di 63.511 oltre­ passa ora il 1 0 0 .0 0 0 .

La rete mediterranea dal 1 8 8 5 al 1 8 9 6 è passata da 4.211 chilometri a 5 .7 6 5 e il personale da 4 4 3 0 2 a 4 8 .8 9 1 ; la rete adriatica da 4 4 1 9 chilometri è sa­ lita a 5 6 0 2 , il personale da 3 0 .6 3 2 a 3 6 .7 3 8 ( 1 8 9 5 ) ; la rete Sioula da 6 0 4 chil. passò a 1 0 9 3 , il perso­ nale era ed è intorno a 4 0 0 0 ; le ferrovie sarde (Compagnia reale) da SOcbilom. nel 187 1 , passa ad avere una rete di 414cb ilo m . nel 1 8 8 5 , dalla quale epoca non ebbe più aumenti.

Il materiale mobile, cioè locomotive vetture e carri, non si conosce per tutto il regno che sino al 1 8 9 1 ; in quest’ anno si avevano 2 7 5 7 locomotive 8 2 2 2 vet­ ture e 4 8 1 9 5 carri, nel 1 8 7 2 si avevano soltanto 1 1 0 5 locomotive 3801 vetture e 1 7 7 3 4 carri. La rete mediterranea nel 1 8 9 6 aveva 1 3 0 6 locomotive contro 951 nel 1 8 8 5 , 3 7 1 7 vetture contro 2 7 4 0 e 2 3 8 2 8 carri contro 1 5 6 8 7 . La rete adriatica nel 1 8 9 5 aveva cifre di poco inferiori a quelle della Mediter­ ranea: 1 1 0 3 locomotive, 3 1 5 8 vetture e 2 1 .2 1 0 carri. La percorrenza dei veicoli nel 1 8 7 2 per tutto il regno fu la seguente: locomotive chilometri 3 1 ,4 milioni; vetture chilom. 1 1 9 .3 milioni; carri chilo­ metri 2 5 2 .9 milioni; nel 1891 quelle cifre erano rad­ doppiate o triplicate: locomotive chilom. 8 4.9 milioni vetture chilom. 2 7 5 .8 , carri chilom. 6 0 2 .7 milioni.

Il numero e la percorrenza dei treni (passeggeri, misti e merci) risulta nel 1 8 7 2 di 2 9 2 .7 7 7 treni con la percorrenza in convogli-chilometri di 2 4 .7 milioni nel 1891 fu invece di 8 6 9 .0 6 3 treni e 5 9 .6 milioni di convogli-chilometro.

Il numero e la percorrenza dei viaggiatori presenta maggior interesse.

I viaggiatori nel 1 8 7 2 furono 2 5 milioni e mezzo, nel 1891 quasi 5 0 milioni, la percorrenza in viag­ giatori-chilometro alle due epoche fu di 1 2 0 3 mi­ lioni e 2 1 9 2 milioni. Scendendo alle principali reti troviamo che nel 1 8 8 6 la rete Mediterranea ebbe 2 1 ,3 milioni di viaggiatori, enei 1 8 9 5 2 3 .2 milioni, la percorrenza da 891 milioni di viaggiatori-chilometri sale a 1 0 8 5 milioni e mezzo; sulla rete Adriatica il numero dei viaggiatori è di 16 milioni e la percor­ renza di 8 8 5 milioni di viaggiatori-chilometro; sulla rete sieula nel 1 8 9 4 , 2 .3 milioni di viaggiatori e 1 0 3 milioni di viaggiatori-chilometri.

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28 agosto 1898

Venendo ai prodotti di esercizio delle ferrovie, de­

purati dalle tasse erariali, troviamo che nel 1 8 7 2 per le ferrovie dell’ Alta Italia ammontarono a quasi 7 9 milioni, ossia a 2 6 ,9 1 0 lire per chilom. eserci­ tate e nel 1 8 8 1 a 1 2 6 .5 milioni pari a 3 2 ,5 1 0 lire per chilom. ; la cifra maggiore ottenuta dalle ferrovie dell’ Alta Italia fu di 3 3 ,2 0 7 lire per chilom. nel 1 8 8 3 . Le ferrovie romane diedero nel 187 2 , 2 2 m i­ lioni e mezzo, pari a 11,611 lire per chilom., nel 1° semestre 1 8 8 5 resero 2 1 ,0 1 5 lire per chilom. c i­ fra massima di reddito chilometrico da esse ottenuto. Le ferrovie meridionali nel 1 8 7 2 ebbero 1 9.2 milioni di prodotti, pari a 11,691 lire per chilom., il mas­ simo lo diedero nel 1 8 8 0 con 1 7 ,2 1 7 lire per chilom. Le ferrovie calabro-sicule resero nel 1 8 7 2 , 1 mi- lioni ossia 6 4 4 6 lire per chilom. e nel 1 8 8 4 , 12 milioni e mezzo pari a 8 9 6 9 lire per chilom.

Nel periodo che comincia col 1° luglio 188t> le tre reti principali hanno avuto questi prodotti in cifre assolute e ragguagliate a chilometri :

R e te M editerranea R ete A driatica Rete Sicu la

cifre effettive per etili, cifre ettet. perchil. cifre effet. perctil.

1886 milioni 111.6 1889 » 125.1 1892 » 120.3 1896 » 131.4 lire 25,873 92.3 26,618 108.9 24,051 108.7 23,055 -lire 20,239 8.0 22,121 7.7 20,268 9.7 lire 12.793 11,297 11,224

L e ferrovie sarde (Compagnia Reale) nel 1872 resero 5 7 5 ,1 2 3 pari a 1 3 9 0 lire per chilom. eser­ citato; nel 1 8 9 6 1 ,7 0 6 ,1 9 8 pari a 1121 lire per chilom. Se consideriamo il totale del Regno abbiamo che nel 1 8 7 2 i prodotti ferroviari ammontarono a 1 2 5 milioni e mezzo, ossia a 1 9 ,1 1 0 lire per chilom. eser­ citato nel 1 8 8 2 a quasi 1 9 3 milioni (2 1 1 1 9 lire per chilom., nel 1891 a 2 5 7 milioni (1 9 ,1 5 0 lire per chilom.) e nel 1 8 9 2 secondo la statistica pubblicata in questi giorni dall’ Ispettorato delle ferrovie (pa­ gina 6 3 5 ) 2 5 3 milioni (1 8 ,5 2 8 lire per chilom. in esercizio)

Le spese di esercizio delle ferrovie sono natural­ mente più alte là dove il reddito per chilometro esercitato è pure più alto. Così le Ferrovie dell’Alta Italia avevano nel 1 8 7 2 la spesa di esercizio di 5 7 milioni e mezzo, pari a 1 2 7 8 2 lire per chilom. e nel 1 8 8 1 le due cifre salivano respettivamente a 8 6 mi­ lioni e a 2 2 ,1 3 2 lire. Ma senza riferire singolarmente le spese per le varie reti esistenti prima delle con­ venzioni del 1 8 8 5 e venendo alla rete ferroviaria complessiva è da notare che le spese d esercizio nel 1 8 7 2 ammontavano a 6 8 ,1 0 1 ,9 9 1 (1 0 ,1 2 7 lire per chilom.) nel 1881 a 154 .7 milioni (1 5 ,2 4 6 ^ lire per chilom.) nel 1891 a 1 7 8 .4 milioni (1 5 ,5 0 8 ) nel 1 8 9 2 a 171.1 milioni (1 2 ,7 1 7 lire per chilom.). Vi è adunque dal 1891 al 1 8 9 2 diminuzione nelle spese, sia nelle cifre assolute che in quelle relative. Se riduciamo a 1 0 0 .le spese, abbiamo questa ripa­ rtizione nei due esercizi 1891 e 1 8 9 2 :

1891 1892

Spese della direzione e spese gene­

rali d ’ e s e r c i z i ... ... . 10. 773 9- 975 Spese per la manutenzione ordina-

naria e straordinaria e per la sor­

veglianza delle strade . . . . 1 9 . 7oo 2 0 .13S

Spese per il materiale e per la

t r a z i o n e ... 35. 959 35. 744 Spese per il servizio del traffico . 33. 519 34. or,7 Spese per servizi diversi . . . . 0.O79 0. 076_

1 0 0 — 100 —

Finalmente \'Annuario dà in due prospetti la di­ mostrazione degli utili derivanti allo Stato e di quelli derivanti ai concessionari delle strade ferrate. Ri­ sulta che l’utile derivante allo Stato è di 6 ,6 4 7 ,6 3 5 .5 2 e ciò perchè le entrate provenienti dalla quota dello Stato sui prodotti delle reti principali, quelle delle linee di proprietà dello Stato, ecc. ammontano a quasi 9 8 milioni e le uscite per sovvenzioni dovute dallo Stato ai concessionari delle ferrovie, per corrispettivi

e rimborsi ecc. a 91 milioni e un terzo.

Quanto ai concessionari 1’ utile derivante, che serve a rimunerare e ad ammortizzare il capitale, sarebbe quasi di 6 3 milioni e mezzo. Gl’ introiti sommando a 2 1 5 .8 milioni e le spese a 1 8 2 .3 milioni.

Chiuderemo questo cenno coll’elenco del tramvie a trazione meccanica a varie epoche :

L u n g h ezz a d elle linee

Lunghezza chilom etri 30 giugno 1660 31 dicembre 2061 1° ottobre 2262 1° gennaio 2539 2852 31 dicembre 3055

Avverte l’Annuario che manca una statistica com­ pleta delle tramvie a trazione meccanica. Dei 3 0 5 5 chilometri di tramvia, 1 1 9 sono su strade nazionali, 1919 su strade provinciali, 5 9 7 su quelle comu­ nali e 3 8 9 su sede propria.

Le strade carreggiabili ordinarie al 31 dicembre 1 8 9 7 comprendevano 6 9 1 5 chilometri di strade na­ zionali ; 3 9 ,9 2 7 di strade provinciali; 5 7 ,9 2 9 chil. di strade comunali obbligatorie. Mancano nel conto le strade non obbligatorie e le strade vicinali. 1 8 7 8 Lunghezza chilom etri 8 giugno. . 8 1 8 8 4 1 8 7 9 30 settembre 353 1 8 8 5 1 8 8 0 31 dicembre 705 1 8 8 8 1881 30 giugno . 960 1891 1 8 8 2 1286 1895 188S » 1498 1 8 9 7

LI SITUAZIONE DEL T E * IL 3 1 1 U U 1«

Diamo il solito riassunto della situazione del T e­ soro durante il primo mese dell’ esercizio finanzia­ rio 1 8 9 8 -9 9 , raffrontandolo con la situazione del cor­ rispondente periodo dell’esercizio precedente 1 8 9 7 -9 8 . Il conto di Cassa al 31 luglio 1 8 9 8 dava i seguenti risultati :

Dare

Fondi di Cassa alla chiusura

deì-l ’ esercizio 1897-98 ... L. Incassi di Tesoreria per entrate di bilancio... » Incassi per conto debiti e crediti »

313,175,961.95

113,823,480.23 271,096,443. 76

T o t a le .... L. 698,095,885.94

Avere

Pagamenti per spese di bilancio. L. Decreti ministeriali di scarico

come dal conto precedente. . » Pagamenti per debiti e crediti » Fondo di cassa al 31 luglio 1898 (») » T o ta le .. . . L.

95,037,273.63

351,013,725.18 252,044,887.13 6 9 8 ,0 9 5 ,885. 94

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28 agosto 1898

L ’ E C O N O M I S T A

551

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al

31 luglio 1 8 9 8 , risulta dal seguente specchio:

D e l h i t i

Buoni del Tesoro...L. 284,556,000.00 Vaglia del Tesoro... » 39,529,819.69 Anticipazioni alle Banche... » 95,000,000. 00 Amministi’azione del Debito pubb.

in conto corrente infruttifero.. . » 2 0 !, 062,142. 66 Id. del Fondo Culto id. id. » 24 ,825,082.14 Altre Amministrazioni in conto cor­

rente fruttifero... ¡> 27,115,053.01

Id. id. infruttif. » 30,326,656.08

C. C. per l’emissione Buoni di cassa » 110,000,000. 00 Incassi da regolare... » 25,229,785.71 Biglietti di Stato emessi per l’ar­

ticolo 11, legge 3 marzo 1898

n. 57... » 11,250,000.00 Totale dei debiti L. 848,894,539.29

C r e d i t i

Valuta presso la Cassa Depositi e Prest., art. 21 della legge 8 ago­

sto 1895 e legge 17 genn. 1897 L.(b) 91,250,000.00 Amministrazione del debito pub. » 165,383,818. 68

Id. del fondo per il Culto » 25,096,924.31 Altre amministrazioni... » 70,076,757.53 Obbligaz. dell'Asse Ecclesiastico . » — — — — Deficienze di cassa a carico dei

contabili del T esoro... » 2,0 31,52 3.87 Diversi... » 27,127,884.62 Totale dei crediti L. 380,966,90.9. 01

Confrontando con la situazione al 3 0 giugno 1 8 9 8 , si ha :

al 80 giugno al 81 luglio 1898 1898

D ebiti... milioni 785. 5 848. 8 C rediti... » 237.7 380.9 Ecced. dei debiti sui crediti Bilioni 547. 8 467. 9

La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga così:

30 giugno 1898 31 luglio 1898 Differenze

Conto di cassaL. 313,175,961.95 252,044,887.13 — 61,131,074.82 Crediti di Teso­

rerìa... » 237,727,837.42 380,966,909. 01 —1—143, 239, 071. 59

Tot. dell’attivo L. 550,903,799.37 633,011,796 14 + 82,107,996.77 Debiti diTesor. »

Debiti del Tesoro dedotto il tota­ le dell’attivo L.

785,572,749.12 848,894,539.29 ■+• 63,321,790.17

234,668,949. 75 215,882,743.15 — 18,786,206.60

Gli incassi per conto del bilancio, che ammonta­ rono nel mese di luglio 1 8 9 8 a L. 1 1 3 ,8 2 3 ,4 8 0 .2 3 , si dividono nel seguente modo :

I N C A S S I Mese di luglio 1898 Mese di luglio 1897 Differenza nel 1898

Entrata ordinarla migliaia migliaia migliaia

E n tr a t e e ffe ttiv e : di lire di lire di lire Redditi patrim oniali dello

S ta to ... L . 11,083 10,538 -4- 544 Imposta sui fondi ru stici

e sui f a b b r ic a t i... 863 41 4 - 821 imposta sui redditi di rie-

chezza m obile... .. 3,638 2,153 4- 1,485 T asse in am m inistraz. del

M inistero delle F in anze. 22,271 21,954 4- 317 T assa sul prodotto dei mo­

vimento a grande e pic­

cola v e l.su lle ferro v ie .. 1,631 1,656 25 D iritti delle L eg az. e dei

C onsolati a ll’ e ste ro .. . . 46 2 4- 43 T assa sulla fabbricazione

degli sp iriti, b irra, ecc.. 3,552 3,623 19,453

_

71

Dogane e d iritti m arittim i 16,788 —* 2,664 D azi in te rn i di consumo,

esclusi qu elli di Napoli

e di Roma . ... 422 4.242 16 Dazio consumo dì Napoli. 997 1,010 — 12 Dazio consumo di Rom a , 1,153 1,158 — 5 T ab acch i . ... 15,502 15,006 4- 490 S a l i ... 5,462 5,314 4~ 148 Lotto... 5,945 2,861 3,083 P o ste ... 4,658 4,381 4 - 277 T e le g r a fi... 1,120 1,716 — 104 S erv izi diversi ... 1,280 1,766 — 486 Rim borsi e concorsi n elle

spese... 981 1,528 546 E n tra te div erse... 4,601 764 4- 3,836 T ot. E n tr a ta ordinaria. L. 105,806 98,476 4 * 7,330

Entrata straordinaria

E n trate effettive :

Rim borsi e concorsi nelle sp e se ... ... E n tra te d iv e rse ...

82 35 4- 47

84 4,446 — 4,382 A rretrati per imposta fon­

d ia ria ... — — —

A rretrati per imposta sui

redditi di ricchez. mobile — — — Residui attiv i diversi... — 155

Costruzione di strade ferr. 66 36 +■ 30

Movimento d i c a p it a li:

Vendita di beni e affran­

camento di canoni... 1,897 748 4 - 1,149 Riscossione di cred iti... 2,000 2,000 — Rimborsi di somme an tici­

pate dal Tesoro . . . __ 16 — 10 A nticipazioni a l Tesoro da

enti locali per richiesto

acceleram ento dei lavori. _

_

P a rtite che si compensano

n ella spesa... 99 46 4- 62 R icuperi d iv ersi... —

Capitoli aggiunti per resti

a ttiv i... - -

-T otale E n tr a ta straord. D. 4,231 7,506 - 3,275 P a rtite di g ir o ... 3,735 8,444 - 4,658 T o tale g e n e r a le ... . 113,823 114,427 603

r

(b ) La somma di L. 91,250,000 è composta : per L. 60,000,000 di monete decimali d’oro, per L. 27,500,000 di monete divisionali italiane d’ argento e per L. 3,750,000 di scudi.

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L’ E C O N O M I S T A

28 agosto 1898

Pagamenti Mese di luglio 1898 Mese di Luglio 1897 Differenza nel 1898

Ministero del Tesoro .. L. 19,120

15,682 21,719

_

2,598

Id. delle finanze.. . . 10,299 5,382 Id. di grazia e giust. 0,046 2.573 + 473 Id. degli affari esteri 573 430 + 142 Id. dell’istruz pubb. 2,534 2,327 •+* 207 Id. dell’ in te rn o ... . 6,900 8,426 — 1,525 Id. dei lavori pubbl. 10.626 11,983 — 1,357 Id. delle poste e tei. 6,184 6,033 150 Id. della guerra . . . . 20,391 20,583 — 192 Id. della m arin a .... 9,333 9,610 — 277 Id. della agric. ind.

e commercio . 642 773 - - 130 Totale pag. di bilancio . . . 95,037 94,761 275 Decreti minist, di scarico.. 292 — 292 Totale pagamenti... 95,037 95,053 - 16,449

L’ aumento sull’imposta dei redditi di ricchezza mobile proviene dai versamenti fatti dal Ministero della Guerra in conto residui di ritenute.

La diminuzione sulle dogane e diritti marittimi è dovuta a minori importazioni di grano.

L ’aumento del lotto si deve a maggiori regola­ rizzazioni di vincite.

A maggiori reintegrazioni di fondi al bilancio pas­ sivo si deve l’aumento dei rimborsi e^concorsi nelle spese.

La diminuzione delle entrate diverse è dovuta da ciò: nel mese di luglio 1 8 9 7 s’introitarono le quote devolute al Tesoro sugli utili netti delle Gasse po­ stali di risparmio accertati al 31 dicembre 1 8 9 6 . Nel luglio 1 8 9 8 nessuna somma fu riscossa per tale titolo.

L ’ aumento della rendita di beni e affrancamento di canoni è dovuta alla somministrazione della Gassa Depositi e Prestiti delle somme occorrenti per il servizio dei debiti redimibili.

La diminuzione delle partite di giro si ha da di­ versa situazione di fatto delle operazioni sui debiti suddetti.

Rivista Bibliografica

Arthur Raffalovich. — Le m a rch i fin a n c ie r en 1897-98. — Paris, Guillaumin, 1898, pag. 888, (10 franchi). La rassegna finanziaria e monetaria, che già da pa­ recchi anni va pubblicando il Raffalovich in un volume, è diventata sempre più completa, ricca e documentata così, che il volume uscito quest’ anno è veramente imponente e supera quelli degli anni precedenti per ricchezza di informazioni. Di opere come queste non si può rendere cotuo che segna­ lando la gran copia e l’ indole dei materiali sapien­ temente raccolti. Il Raffalov.ch, che è una vera competenza in materia di finanza, tratta largamente dei mercati francese, inglese, tedesco, russo, au­ striaco, americano, italiano, spagnuo’o, svizzero ecc. o, per essere più esatti, della maggior parte di quei m erca.i ai occupa egli stesso e degli altri trattano alcuni suoi fedeli collaboratori, come il Pareto per l'Italia. Alle questioni monetarie sono dedicate un

centinaio di pagine, nelle quali il lettore potrà tro­ vare narrate le ultime vicende della questione e raccolte numerose statistiche.

Infine, Dell’ appendice, l’ Autore ha raccolto molti

altri docum enti che riusciranno assai utili allo stu ­

dioso della finanza francese e russa e in genere della

finanza e della economia m onetaria.

Una pubblicazione corno questa del Raffalovich sarà sempre consultata con profitto ed è ormai di­ venuta indispensabile per gli uomini d’ affari che vogliono essere a! corrente delle condizioni finan­ ziarie dei principali paesi, nonché per gli econornisti che vogliono avere facilmente sotto mano i dati di cui si devono spesso servire.

A. Dariu. — M. Brune ture et l’individualisme — Paris, Colin, 1898, pag. v-78 (1 franco).

La posizione assunta or non è molto dal Bruue- tière, i 1 noto scrittore e direttore della Revue des Deux Mondes, specie con i due articoli Après une visite au Vatican ( I o gennaio 189o) e Après le procès (1 5 marzo 1 8 9 8 ) rendono altamente interessante questa breve pubblicazione del Dariu, un filosofo colto che sa trattare con forma incisiva, spigliata e insieme profonda le questioni dell’ora presente.

L ’Autore, occupandosi appunto dei due ricordati articoli del Brunetière, considera e analizza con lar­ ghezza di vedute i diritti dell’ individuo nelle loro relazioni coi grandi interessi sociali, il conflitto della scienza con la religione, la questione del miracolo, la situazione della filosofia nella vita pubblica e nella istruzione, ecc. Agitati spesso nella stampa e nel pubblico, questi problemi sono ordinariamente oscu­ rati dallo spirito di partito e risoluti arbitraria­ mente, in relazione a qualche accidente e da un punto di veduta inferiore e parziale. Dalla lettura di questo opuscolo si vedrà come quelle questioni si semplificano e siano più prossime alla loro_ solu­ zione quando vengono esaminate alla luce dei principi. L e idee del Brunetière sono bene scolpite dal Dariu con queste parole : Deux causes tendent à dessécher en lui la source de la pensée : d’abord une sorte de scolastique verbale dont il abuse de plus en plus; et puis l’ attention à considérer les consé- guences pratiques plutôt que la vérité des opinions. Aussi parait-il toujou. un peu étranger dans le monde des idées. Il croit volontiers faire des de- convertes ; et il a en effet des inventions bizarres, dont il se fait honneur et qui seraient propres à discréditer un écrivai x s’ il y avait un public de bons juges. » L ’ opuscolo del Dariu merita, per la questione che tratta con elevatezza di forma e cor­ rettezza di principi, d’essere letto da tutti coloro cui non fa paura, ma anzi pare la più alta qualifica cui si possa aspirare, quella d’intellettuale.

J. Le Bourdais des Touches. — Etude critique sur le ré g im e fin a n c ie r des colon ies fr a n ç a is e s , — Pans, Arthur Rousseau, 1898, pag. 216 (5 franchi).

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colonie dalla madre patria, nonché l’ordinamento at­

tuale, i suoi difetti, i suoi caratteri. Interessanti sono le notizie che l’Autore fornisce sul bilancio locale delle colonie è quindi sulle imposte dirette e indi­ rette applicate nelle colonie, sulle spese e sulla ese­ cuzione del bilancio. È un libro dunque utile non solo per gli organizzatori del sistema finanziario delle colonie, ma anche per il finanziere che vuol cono­ scere le relazioni finanziarie tra le colonie francesi e la madre patria e la vita finanziaria locale delle colonie francesi.

Or. Otto Bollili. — D ie K orn hdu ser B in e Studie iib er die O rganisation des G e lr eid ev e rk a u fe s in A m e r ic a , Indien und R u sslan d, sow ie in einigen deutschen S taalen . — Stuttgart, Cotta pag. 96 (marchi 2.40).

Questa monografia raccoglie molti dati e notizie intorno al commercio dei cereali negli Stati Uniti, in India, in Russia e in alcuni Stati della Germania ma vuole specialmente riferire sulla organizzazione dei depositi di cereali, che trattandosi di paesi espor­ tatori come gli Stati Uniti, la Russia e l’India hanno grande importanza e meritano d’ essere studiati dal duplice punto di vista tecnico ed economico. Il dr. Bohm ha con molta diligenza raccolto tutto quanto interessa conoscere intorno ai traffici dei cereali e ai depositi granari. .

Sidney e Beatrice Webb. — P ro blem a o f m od em in- dustry. — London, Longmans, Green and Co., 1898, pag. VIII-286.

Gli autori della splendida Storia del trade unio­ nismo e della Democrazia industriale hanno ra c ­ colto in questo volume alcuni saggi e studi scritti durante gli ultimi dieci anni. Ogni capitolo tratta di un argomento distinto ed è completo per sè me­ desimo, ma i vari capitoli non sono senza un nesso generale, che forma quasi un tutto nel quale le prin­ cipali questioni relative al lavoro in un paese in­ dustrialmente assai evoluto qual’ è 1’ Inghilterra. Il volume si apre con una relazione assai suggestiva della signora Webb nella quale sotto forma di diario di un investigatore sono riferite alcune condizioni del lavoro, quali la egregia scrittrice potè verificare nelle sue animose indagini. Gli ebrei di E a st-L o n - don, i salari delle donne, le leggi sul lavoro delle donne e sulle fabbriche, la determinazione delle ore di lavoro, ciò che si deve fare pel sweating System ossia per quello sfruttamento del lavoro che si ha talvolta nella piccola industria a domicilio, la riforma della legge sui fanciulli, le relazioni tra la coopo- razione e il trade unionismo ossia col movimento corporativista ; il dividendo o il reddito nazionale e la sua distribuzione, le difficoltà dell’individualismo e il vero e il falso socialismo, questi sono gli argo­ menti trattati dai coniugi W ebb. La varietà degli argomenti aggiunge interesse a questo volume, col quale gli Autori non offrono nulla di nuovo, trat­ tandosi di ristampa di studi già pubblicati nelle riviste, ma la loro riunione in un volume rinnova e a c cre ­ sce l’interesse che ciascuno di essi presenta.

Rivista Economica

Le conseguenze economiche d e lla g u e r r a p e r la S p a­ g na - Le in fo rm a z io n i c o m m e rc ia li.

Le conseguenze economiche della guerra per la Spagna. — La stampa spagnuola incomincia ad occuparsi de.le conseguenze della guerra cogli Stati- Uniti sulle condizioni economiche del paese, special- mente per quanto riguarda il commercio di espor­ tazione nelle Indie occidentali, ossia Cuba e Porto­ rico, che si possono dire perdute per la Spagna, e l’ industria spagnuola.

Il Correo di Madrid ha pubblicato — sotto il ti­ tolo « La liquidazione della guerra » — un articolo che fu molto notato anche nella stampa estera.

Fra le altre cose, in quell’ articolo si dice : « Dopo terminata la guerra, sarà impossibile espo- stare nella colonia, come si è fatto finora, per 160 o più milioni di pesetas all’ anno. A Cuba ed a P o r­ torico la Spagna esporta ora per 1 0 0 milioni all’anno soltanto di tessuti, farina, legumi, calzature, con­ serve e carta. Queste merci saranno ora importate colà dagli Stati-Uniti ed alla Spagna resterà alle Alili Ile solo il commercio del vino e dell’ olio, che ascende a circa 1 9 milioni.

Prescindendo dai danni del commercio, anche la navigazione verrà a trovarsi in una situazione critica. Molto fosche sono le prospettive per le classi la­ voratrici. Nella Catalogna sono in esercizio: 1 3 2 5 fabbriche di stoffe di cotone, 3 0 1 fabbriche di tes­ suti, 2 2 fabbriche di calzature, 5 0 9 di pelli, 8 3 di sapone e 1 3 6 di carta, e parecchie fabbriche in cui si lavora la cera, ed inoltre una grande quantità di fabbriche di conserve, di mulini ed altro.

Dei 6 5 ,3 6 5 fabbricanti della Spagna nella sola Catalogna ve ne sono 12,457-> che dei 5 milioni per tasse di fabbricazione ne pagano 3 . Nella Castiglia e nell’ Aragona l’ industria tessile è pure rilevante. Nella prima vi sono 9 5 5 e nella seconda 5 5 5 fab­ briche di quei generi.

Inoltre vanno calcolate le fabbriche di stoffe di co­ tone a Malaga, quelle di tessuti a Sanìander, le fab­ briche di carte, di conserve e di calzature ed i mu­ lini della Discaglia sulle isole Baleari nelle Asturie ed in Galizia.

Dai dati statistici sull’ esportazione risulta quanto sarà paralizzato il commercio. Annualmente la Spa­ gna ha esportato dalle Antille: tessuti per 7 milioni e 1 | 2 ; merci di cotone per 1 5 milioni; sapone 5, cera 3, carta, libri, eec. 7, botti ecc. 3, conserve 5 1[2 , olio 8, vino 10, sandali 1 e pelli, cuoi e calzature più di 2 5 milioni di pesetas. Al contrario la Spagna ha importalo da Cuba merci pel valore di 3 4 mi­ lioni e da Portoricco di 2 2 milioni e mezzo.

Dalle Filippine furono esportate per la Spagna merci pel valore di 2 0 milioni e mezzo e viceversa dalla Spagna per le Filippine per 2 6 , per Porto­ rico 2 7 e per Cuba 1 2 0 milioni di pesetas.

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