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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1267, 14 agosto

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l ’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI P R IV A T I

Anno X\V - Voi. XXIX

Domenica 14 Agosto 1898

N. 1267

L A MISURA RAGIONEVOLE

La Tribuna in un articolo « gli aforismi di Stato » lamenta che l’Italia da molti anni sia vittima degli afori,mi di Stato, che sono stali elevati quasi alla dignità di dogmi.

E cita : — il pareggio del bilancio finanziario, la cui necessità non vorrebbe fosse causa dello spa­ reggio, per non dire della rovina nel bilancio eco­ nomico della nazione ; — la potenzialità contribu­ tiva del paese esaurita e non vorrebbe che tale esau­ rimento losse da attribuirsi al falso sistema con cui attualmente il paese è chiamato a concorrere ai pub­ blici tributi ; — la chiusura del Gran Libro del debito pubblico, e non vorrebbe ebe il mantenerla aggravasse di un peso insopportabile una sola genera­ zione per incrementi di cui godranno il benefizio i po­ steri ai cbe non vicini ; — le spese militari ridotte al minimo, ma (die ciò non inetta a cimento la sicurezza della nazione e la tutela che in terra ed in mare è necessaria e dovuta a tutti i fattori della pubblica ricchezza.

E queste considerazioni della Tribuna non man­ cano certamente di rappresentare delle idee che sa­ rebbero giuste se non fossero unilaterali. In questi, come in tanti altri argomenti, non è questione di si o di no, ma è questione di misura.

Si può ammettere che per qualche anno il bilancio sia in disavanzo anche di qualche diecina di milioni? Sì certamente, ma non si può senza pericolo gra­ vissimo ammettere die il bilancio sia sempre in di­ savanzo o sia in disavanzo per piò anni di qualche centinaio di milioni.

Si può ammettere che i contribuenti italiani dieno allo Stato una maggiore somma di entrate? — Sì, certamente, ma a condizione che siano introdotte delle radicali riforme nel sistema tributario, e che tali riforme siano applicate con cautele così misu­ rale che non ne derivi nè breve, nè lungo un di­ sordine nelle finanze dello Stato.

Si può ammettere che venga aumentato per certe spese il debito pubblico? — Certamente sì; ma a condizione cbe si tenga conto che l’ aumento del debito pubblico vuol dire aumento di spese per gli interessi da pagarsi; vuol dire capitale sottratto alle industrie ed ai commerci, vuol dire diminuzione della potenzialità di attingere al credilo nei momenti di urgente bisogno.

. Si può spendere di più per l’esercito e la ma­ rina ? ■— Senza dubbio; ma queste spese che sono produttive soltanto nei remoti casi in cui. il paese sia minacciato, vanno commisurate alle condizioni

economiche del paese stesso, affinchè non avvenga che la prudenza sia più dannosa della temerità o ! della spensieratezza.

Ora sono gli uomini di governo, i quali devono rappresentare la maggior somma di intelligenza e di capacità, quelli che dovrebbero sapere indicare, pre- j cisare e mantenere in tutto ciò la misura ragione­

vole ; sono gli uomini di Governo che dovrebbero guidare la nazione, spesso trascinata dal sentimento, j a non procedere a sbalzi ed a scosse, ma con ragio­

nata e costante prudenza.

Invece la storia d’ Italia, in questi ultimi anni, è tutta una sequela di atti compiuti fuori di misura.

Il disavanzo del bilancio mantenuto nel momento in cui si tentava la saggia abolizione del corso for­ zato; - il debito pubblico aumentato quando bisognava | dar prova di prudenza, perchè veniva a mancarci il più largo ed il più benevolo dei mercati ; — ¡ l a ­ vori pubblici spinti con febbrile attività senza di- scernimento di scelta e senza la convinzione che i mezzi sarebbero stati sufficienti ad esaurire il vasto programma; — l’esercito aumentalo proprio qbando mancavano i mezzi finanziari da devolvere al suo incremento.

E poiché evidentemente l’articolo della Tribuna si riferisce specialmente alle spese militari, noi, la preghiamo di dirci se non sia da desiderarsi che l’esercito venga limitato alla potenzialità del paese, ma dotato di quanto abbisogna ; piuttostochè con­ servato come ora in ampie proporzioni, ma in con­ dizioni da lasciar temere (thè non abbia i mezzi neces­ sari per rispondere, se chiamato, al suo ufficio.

Sarà bene che si spenda ancora di più a costruire navi se poi il Ministro dovrà limitare le spese or­ dinarie alla marina, ed i comandanti delle navi pas­ seranno in terra la maggior parte del loro tempo? — Sarà bene che si mantengano i dodici corpi di armala quando poi le batterie sono senza cavalli ed i capitani non comandano che compagnie di pochi uomini, ed i magazzini militari sono stremati ?

Non sono quindi gli aforismi elevati a dogmi quelli che hanno resa così difficile la situazione, ma è quasi sempre la mancanza della misura quella che ci ha condotti in una via che non presenta più una facile uscita.

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514 L ’ E C O N O M I S T A 14 agosto 1898

NOTE STATISTICHE SULL’ITALIA11

Prima di darò alcune cifre sull’ agricoltura del nostro paese, dobbiamo notare che le notizie intorno alla estensione delle colture e ai prodotti agrari, come pure le notizie sul bestiame e sui boschi si raccol­ gono e si pubblicano dalla Direzione generale della agricoltura. Ed è bene avvertire che si tratta di no­ tizie alquanto incerte. Ma peggio ancora, il servizio delle statistiche agrarie presso la Direzione generale dell’Agricoltura è ora sospeso. I pochi dati relativi agli anni 1896 e 1897 che figurano nell'Annuario al capitolo dedicato all’Agricoltura, risultano da indagini speciali fatte dalla Direzione generale suddetta per qualche prodotto principale, per mezzo dei Direttori delle scuole e delle stazioni agrarie e di valenti agri­ coltori.

Ora questa sospensione del servizio delle statistiche agrarie è un grave inconveniente e dobbiamo cre­ dere che il Consiglio superiore della Statistica, che dovrebbe essere, come ci scriveva un illustre stati­ stico « un organo vivo e parte effettiva del servizio statistico » — sebbene sulla sua composizione e sulla possibilità che funzioni utilmente ci sarebbe molto da ridire — si darà allo studio di questo importan­ tissimo argomento, perchè non sarebbe veramente degno del nostro paese e per di più un pessimo esordio nel risveglio delle indagini statistiche, lo abbandono in cui fosse lasciata la statistica agraria. Ma su questo punto e in genere sulle necessità odierne della statistica ufficiale, sebbene altre volte vi abbiamo fatto qualche accenno, torneremo fra non molto. Intanto, proseguendo queste note stati­ stiche, vediamo come si distinguevano i terreni in­ torno agli anni 1893-95.

Yi erano allora, o meglio si presumeva vi fossero, 20,283.000 ettari di terreni produttivi e 4,647.451 ettari di terreni improduttivi, ai quali andavano aggiunti 3,734.392 ettari di terreni di scarsa o nulla produzione o meglio terreni incolti più o meno a pascolo (fra i quali si trovano gl’ incolti suscettibili di coltura, in limitata proporzione). Riguardo ai ter­ reni improduttivi è da osservare che poco meno della metà (2 ,015.000 ettari) erano terreni improduttivi per la posizione altimetrica, 500.000 ettari erano terre bonificabili e 1,130.000 ettari orano formati da stagni e paludi.

La superfice coltivata a frumento nel 1896 era di 4,581.000 cifra quasi costante negli ultimi anni; la produzione di grano nel 1897 calcolasi di 30,630.000 ettolitri, cifra minima del periodo 1 8 8 4 -9 7 e notevol­ mente inferiore anche alle medie dei periodi 187 0 -7 4 e 1879-1883. Nel 1896 la produzione è stata di oltre 51 milioni di ettolitri. Quanto alla produzione media per ettaro nel 1896 risulterebbe di 11.17 et­ tolitri, mentre sarebbe stala di 9 ettolitri nei 1892 di 9.03 nel 1895. Il granotnrco ha avuto nel 1896 una superficie coltivata di poco inferiore ai due mi­ lioni di ettari e la produzione fu di 28,160.000 et­ tolitri nel 1896 e 21,074.000 nel 1897. Nel periodo 1884-1 8 9 7 la massima produzione di granturco si ebbe nel 1884 (33,630.000 ettol.) la minima nel 1894 (21,004.000 ettol.) La produzione media per ettaro è assai oscillante; nel 1896 è stata di 14,40

') Vedi i numeri 1264 e 1265 dell’Economista.

ettolitri. L ’ avena ha una superficie coltivata che non raggiunge il mozzo milione di ettari (474.000 nel 1895) la produzione oscilla intorno a 6 milioni di ettolitri e quella media per ettaro è stata di 14,28 nel 1895.

L’ orzo, la segale, il riso ebbero nel 1896 respetti- vamente la superficie coltivata di 308.000, 137.000 (1 8 9 5 ) e 164.000 ettari con tendenza alla diminu­ zione negli ultimi anni; la produzione di orzo fu di 3,544.000 ettol. nel 1896 quella di segale 1,413.000 ettolitri nel 1895 e quella di risone di 6,430.000 ettolitri nel 1897 e 3,761,000 nel 1896.

Venendo al vino troviamo che nel 1896 gli ettari a vite furono 3 ,4 4 6 ,0 0 0 ,la produzione fu di 28,396,000 ettolitri e nel 1897 di 25,959,000 ettolitri. La mag­ gior produzione si ebbe nel 1886 (38,227,000 etto­ litri) la minorenei 1 8 8 4 (2 0 ,7 2 8 ,0 0 0 ).Per l’olio d’oliva si sono avuti poco più di 1 milione di ettari coltivati a olivi, il prodotto è stato nel 1896 di poco inferiore a 2 milioni di ettolitri.

La canapa nel 1895 rese 757,000 quintali di fibra (tiglio e stoppa); il lino nel medesimo anno 203,000 quintali. I bozzoli ottenuti nel 1896 ammontarono a quasi 40 milioni di chilogrammi ; la produzione lorda del tabacco a quasi 6 milioni di chilogr.

E senza dilungarci nei particolari crediamo inte­ ressante di riferire la valutazione complessiva dei prodotti dell’ agricoltura. I prodolti agrari propria­ mente detti e i bozzoli hanno avuto un valore medio nel periodo 1891-94 di 2639 milioni, i prodotti dei boschi di 88 milioni (cifra relativa al 1886 perchè non si hanno dati più recenti), la rendita lorda del bestiame si calcola pel 1890 in 14 2 4 ; in totale sono adunque 4151 milioni e aggiungendo la produzione forestale si arriverebbe ai 5 miliardi. Ma questa cifra è ottenuta da dati relativi a epoche differenti e fin tanto che non faremo una inchiesta agricola, almeno ogni decennio, come in Francia, non potremo sapere niente di attendibile sulla produzione agraria. Per ora questa parte della statistica è la meno curata e completa.

La statistica industriale offrirebbe largo campo da mietere, ma poiché di alcuni argomenti (scioperi, in­ dustrie soggette a vigilanza fiscale, produzione dei monopoli governativi, ecc.) ci occupiamo largamente quando vengono pubblicate le relative statistiche an­ nuali, così ci limiteremo a poche cifre.

Circa la produzione delle miniere nel 1896 erano in esercizio 803 miniere, il valore della produzione fu di quasi 56 milioni di lire, il numero degli ope­ rai di oltre 50,000. Questi ultimi nel 1871 erano 30,257, le miniere 498 e il valore della produzione quasi 42 milioni. Vi è aumento nei minerali di ferro escavati, sebbene il numero delle miniere sia sensi­ bilmente diminuito perchè erano 71 nel 1891 e solo 15 nel 1896: parimente crebbe la produzione dei minerali di rame e dei minerali di zinco, di piombo e di antimonio. Ma in qualche caso alla maggior produzione non corrisponde il maggior valore, come pel piombo. I minerali di zolfo nel 1896 avevano il valore di 23,876,393 lire contro 14,638,093 nel 1 8 9 5 ; ecc.

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14 agosto 1898 L ’ E C O N O M I S T A 515

50 milioni e mezzo. Nei prodotti chimici industriali hanno importanza l’acido solforico per 4,363,405 lire, il solfato di rame per oltre 2 milioni, il carbonato di piombo per oltre 5 milioni e un quarto, I’ ossido di piombo, le polveri piriche e la dinamite nonché i perfosfati e concimi diversi per 13 milioni e mezzo. Il loro valore totale è calcolato in 35 milioni e mezzo.

La produzione dei filati di seta nel 4896 fu di chilog. 3,734,000 mentre nel 1874 raggiunse sino i 4,286,000 chilogrammi.

I prodotti della pesca marittima hanno avuto nel 1896 il valore di 17 milioni, di cui quasi l o milioni era il valore del pesce, per più di un milione quello del corallo e 1,760,985 lire quello del tonno; nel 1888 i prodotti della pesca marittima ammontavano a quasi 17 milioni e mezzo di lire.

Le privative industriali rilasciate nel 1897 furono 3000, di cui a inventori nazionali 999 e a inventori stranieri 2001 ; mentre nel 1871 furono complessi­ vamente solo 478, di cui 283 a nazionali e 195 a stranieri.

II numero degli attestati per disegni e modelli di fabbrica rilasciali nel 1897 fu di 40, di cui 34 a na­ zionali e 6 a stranieri, gli attestati di trascrizione di marchi e segni distintivi di fabbrica e di commercio rilasciati nel 1897 fu di 360, di cui 141 a nazio­ nali e 219 a stranieri.

Quanto alle mercedi degli operai l’Annuario Sta­ tistico offre parecchie tavole, che non possiamo rias­ sumere in modo completo pel mollo spazio che ci vorrebbe. Notiamo che in generale vi è aumento. Così nelle miniere di Sardegna i minatori sardi hanno avuto nel 1897 lire 2,70 per mercede media gior­ naliera e nel 1871 ebbero 2,50, quelli continentali rispettivamente 4,05 e 3,50. Ma vi sono anche di­ minuzioni e frequenti oscillazioni. Nelle solfare della Sicilia nel 1871 e nel 1897 i picconieri a cottimo guadagnarono in media al giorno egualmente 3,50 e quelli a giornata 2,78 nel primo anno e 2,50 nel l ’ultimo. Nelle solfare della Romagna i cavatori hanno una mercede minore a quella del 1871 e anni suc­ cessivi e così pure i caricatori. Vi è aumento per gli operai del cantiere Orlando di Livorno ed altri stabilimenti, e spesso esso è sensibile, ma non si può dire generale.

L’ Annuario facendo un calcolo sulle mercedi medie pagate agli operai (escluse le donne e i fanciulli) delle categorie e degli opifìci seguenti: 1 ° filatori e tessitori del cotonifìcio Cantoni, 2° del cotonifìcio Sciaccaluga, 3° tessitori, scardassatori, cardatori, uomini addetti alle lane, ai lavatoi, agli stenditoi, fabbri e falegnami del lanifìcio Rossi, 4° tintori addetti alla oliatura, car­ datori, filatori e follonieri del lanificio Sella, 5° car­ datori e preparatori ecc. del canapificio in Casalec- chio di Reno, 6° operai della cartiera italiana in Serravalle Sesia, 7° operai della fabbrica di candele steariche dei fratelli Lanza, ha determinate le mer­ cedi in millesimi di lira per ora di lavoro e le ore di lavoro che occorrono per comprare un quintale di frumento. Risulta che nel 1871 la mercede era di 171 millesimi per ora di lavoro, nel 1881 di 223, nel 1891 di 251, nel 1896 di 254 e negli stessi anni occorrevano, rispettivamente, per comprare un quin­ tale di frumento ore di lavoro 183, 122, 101 e 89. Per quanto il calcolo sia ristretto a pochi stabilimenti, esso è certo confortante e lo sarebbe ancor più senza il dazio protettivo sul frumento che eleva il prezzo del grano, e infatti nel periodo 1 8 8 7 -9 6 le varia­

zioni sono lievi nei due dati presi in considerazione, cioè I’ aumento maggiore nelle mercedi per ora di lavoro e le più forti riduzioni nel numero delle ore necessarie per comprare un quintale di grano sono avvenute anteriormente all’ anno nel quale fu ini­ ziata la politica protezionista.

La popolazione a p u la iella Frauda

In Francia si compie a periodi decennali un cen­ simento speciale relativo all’ agricoltura. L ’ultimo è quello del 1892, di cui or non è molto sono stati pubblicati i risultati in un volume di molto interesse, al quale è stato aggiunto un atlante statistico per met­ tere meglio in luce i risultati di quella importante inchiesta. L ’ esame della statistica della popolazione agricola della Francia è reso così facile e istruttivo, potendosi confrontare i dati relativi al 1892 con quelli del 1882 ; soltanto è da notare che i risultati di co- testa inchiesta vengono pubblicati con un ritardo no­ tevole, togliendo loro quella freschezza che vale a richiamare l’attenzione del pubblico sui dati statistici. Ad ogni modo è interessante conoscere questa pagina di demografia francese.

Secondo il censimento generale del 1891, la popo- ! lazione agricola totale (coltivatori, persone di famiglia, domestici) sì elevava a 17,435,888 individui, rappre­ sentanti il 45.5 per cento della popolazione generale. Questa proporzione variava notevolmente a seconda dei dipartimenti da 1.66 per cento (Senna) e 20.25 per cento (Bocche del Rodano), a 76.8 per cento (Lot). Essa è inferiore al 45 per cento in 25 dipar­ timenti e superiore in altri 61. In questa popolazione agricola, quella dei lavoratori, compresi i capi delle imprese e i salariati (e fra questi i garzoni di fattoria) formava secondo l’ inchiesta del 1892, 6,663,135 . teste, ossia il 38.22 per cento del totale. La diffe­

renza tra le due cifre (10,772,753 persone di non lavoratori costituisce le famiglie alle quali apparten­ gono la maggioranza delle donne, i ragazzi al disotto di IO a 12 anni e i vecchi di età avanzata o infermi.

Quei 6,663,135 lavoratori si dividevano in 3,604,789 capi d’azienda e 3,058,346 salariati. I proprietari che ! coltivano esclusivamente le loro terre, sia da soli sia coll’aiuto della loro famiglia od altri, erano 2,199,220 pari al 33.01 per cento, i fittavoli 1,061,401 pari al 15.93 per cento, i mezzadri 344,168, pari al 5.16 per cento, complessivamente i chefs d’esploitation erano il 54.10 per cento della popolazione lavora- : trice agricola; gli ausiliari o salariati si distingue­

vano in régisseurs, o fattori, 16,091 pari a 0.24 per cento, giornalieri 1,210,081 pari a 18.16 per ; cento e domestici di fattoria 1,832,174 pari al 27.50 per cento; i salariati in complesso formavano il 45.90 per cento.

Il numero dei capi di intraprese era adunque su­ periore a quello dei salariati. È questa una caratte­ ristica della popolazione agricola, che differisce in ciò completamente dalla popolazione industriale.

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cento. Il 27,30 per cento dei lavoratori sono rap­ presentati in seguito dai domestici di fattoria. I 6,663,133 coltivatori e domestici di fattoria hanno formato quasi 2 miliardi di giornate di lavoro che si possono valutare a circa 4 miliardi di franchi, i salari hanno in questa spesa una parte considerevole, che rappresenta uno dei gravi oneri della coltura.

Per rendersi conto in modo completo della fun­ zione economica delle varie categorie di questa po­ polazione è necessario distinguere i proprietari e i non proprietari. Questa separazione è data dal pro­ spetto seguente :

Ca t e g o r i e Numero Numero

Repartizioue

per categorie Proporzione dei lavoratori agricoli dei propriet. dei non propriet. dei propr. p.100 •lei non propr. p.100 dei propr. p.100 M non propr. p. 100 Proprietari che coltivano esclu- s i v . le loro terre

sia soli sia con l’ aiuto della loro famiglia o d’al­ tri ... 2,199,220 64.93 100 Fittavoli... 475,778 585,623 14.04 17.88 44.82 52.18 Mezzadri... 123,297 220,871 3.64 6.74 35.82 64.18 Fattori ... - 16,091 - 0.49 - 100.00 Giornalieri... 588,950 621,131 17.39 18.96 48.67 51.33 Garzoni di fattor. - 1,832,174 - 55.93 — 100.00 Totali e medie.. 3,387,245 3,275,890 100.00 100.00 50.83 49.17 Totali generali.. 6,663,135 101)

Si vede subito che i proprietari rappresentano il 50,83, per °/0 del totale ; il loro numero quindi è un po’ più importante di quello dei salariati, ma meno allo di quello dei capi d’impresa, di cui il rapporto corri • spondente era di 54,10 per cento. Questo dipende dal fatto che più della metà dei fittavoli e dei mez­ zadri sono capi d’impresa ma non sono proprietari.

I proprietari che coltivano unicamente le loro terre rappresentano il 65 per cento del totale, i giornalieri vi entrano per 17 per cento; i fittavoli per 14 per cento e i mezzadri per 3,64 percento. Quanto ai non proprietari il rapporto massimo era formato dai domestici, quasi il 56 per cento.

Nel periodo 1876 1891 la popolazione agricola è diminuita di un milione e mezzo, mentre quella non agricola è aumentata di tre milioni. La prima in­ fatti da 18,9 milioni è scesa a 17,4, la seconda da 17,9 è salita a 20,9 milioni, però vi è decrescenza nel movimento di diminuzione. Dal 1881 al 1891 la popolazione agricola è diminuita di 813,321 indi­ vidui ossia del 4,45 per cento e questa diminuzione corrisponde a 18 dipartimenti in aumento e 69 in diminuzione. In questi ultimi la causa sta nella emi­ grazione delle campagne nelle città ; gli aumenti invece sono caratteristici e dipendono da cause varie; così la immigrazione fiaminga aumenta la popola­ zione dell’Aisne e del Nord. D’ altra parte è la estensione della coltura viticola e della cultura di­ retta che ha provocato i movimenti più forti di aumento nelle Alpi Marittime, l’Aude, il Gard, l’Hé— rault. Nel Morbillo, l’ IIle—et—Vilaine e la Vandea è insieme l’aumento della popolazione in generale e quello della produzione agricola. Nella Seine-et-Oise l’incremento considerevole della popolazione agri­

cola coincide con un movimento di pari importanza nella piccola coltura diretta e nei salariati. Il numero dei lavoratori proprietari superava nel 1892 come nel 1882 quello dei non proprietari, perchè nel 1892, ad esempio, i primi erano 3,387,245 contro 3,275,890 non proprietari, ma vi è diminuzione rispetto al 1882, tanto nell’ uno che nell’altro gruppo e le due cifre vanno avvicinandosi.

Quanto alla ripartizione delle imprese secondo la estensione loro e il genere di cultura è ila premet­ tere che sotto il nome dì impresa bisogna compren­ dere l’insieme delle terre coltivate da un solo in­ dividuo (proprietario, agricoltore, fittavolo, mezzadro od anche giornaliero) che colt'va un bene rurale come proprietario o come locatario, tanto se quelle terre formano un tutto compatto o sono composte di particelle sparse.

Ecco come si classificava per 11 categorie di estensione il numero di imprese nel 1892 per il complesso della Francia:

d a 0 a 1 e t t a r o . .

Numero delle imprese

. . . 2 , 2 3 5 , 4 0 5 » 1 a 5 e t t a r i . . . . . 1 , 8 1 9 , 2 5 9 » 5 » 10 » . . . . . 7 8 8 , 2 9 9 » 1 0 » 2 9 » 4 2 9 , 4 0 7 » 2 0 » 3 0 » . • . . . 1 8 9 , 6 6 4 » 4 0 » . . 9 2 . 0 4 7 » 4 0 » 5 0 » . . 5 3 , 3 4 3 » 5 9 » 1 0 0 » . . 5 2 , 0 4 8 » 1 0 0 » 2 0 0 » . . 2 2 , 7 7 7 » 2 0 0 » 3 0 0 » . . 6 , 2 2 3 d i O ltre 3 0 0 » . . 4 , 2 8 0 5 , 7 0 2 , 7 5 2

Quanto alla estensione di queste imprese i risul­ tali generali per la Francia sono questi:

Al disotto di 1 ettaro le 2233403 imprese avevano una superficie coltivata di ett. 1243200 ili cui 719.500 ettari erano terre arabili, 210.000, praterie naturali 136.200 ettari a vigne, il resto a giardino e bosco ; da 1 a 10 ettari vi erano 2617558 imprese con 10.383.300 ettari di superficie coltivata, da 10 a 40 ettari, 711.118 imprese con 12946400 ettari e final­ mente da oltre 40 ett. 138671 imprese con 4 8,579.700 ettari coltivati. In totale il numero delle exploitations era di 5702752, la superficie coltivata ammontava a 43.152 600 ettari di cui 25.885 300 ettari erano terre aratorie 6,557,000 praterie naturali, 1800500 vigneti, 477 400 giardini, 8432400 boschi e foreste, Vi erano inoltre 6,226.200 ettari non coltivali (lande) sicché in totale la superficie delle imprese era di 49.378.800 ettari

Se poi si consiiiera la ripartizione proporzionale della superficie si trova che le 138671 imprese della grande coltura pari al 2,43 per cento del numero totale occupavano quasi la metà della superficie to­ tale cioè il 43,55 per cento, ma con questo però che quasi il 63 per cento della superficie non coltivata spettano a quelle, mentre i cinque milioni e mezzo di imprese della piccolissima, piccola e media col­ tura che rappresentano il 97.57 per cento del numero totale non occupano che il 37 per cento della super­ ficie coltivata.

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quanto al sistema di esercizio i! 52.78 per cento della superfìcie appartiene alla co nvezione diretta, il 10.65 alla mezzadria, e il 36.57 all’ affitto. La prevalenza dell’ amministrazione diretta è un’ altra caratteristica del sistema agricolo dell’ agricoltura francese ed è una delle ragioni della sua abbondante produzione.

LE AZIONI DI TERNI

Da più parti, e con una certa insistenza, ci si domanda quale sia il motivo della rapida ascensione dei prezzi delle Azioni Alti Forni ed Acciaierie di Terni, e se tale movimento sarà durevole.

Il quesito è, per più ragioni, di indole delicata e non è cosa facile il rispondere adeguatamente; la seconda parte anzi della domanda, a chi abbia pra­ tica del mercato, specialmente in questa stagione, pare perfino ingenua; giacché sarebbe sconvolto tutto l’ andamento delle Borse e della speculazione se alcuno avesse la possibilità di conoscere i prezzi avvenire. Tuttavia, per quanto lo permette quel riserbo che in certi casi è doveroso, non possiamo rifiutarci dal- I’ esporre sull’ argomento qualche breve considera­ zione,

La Società di Terni, passato felicemente il mo­ mento nel quale parve minacciata da quelle generali difficoltà che per qualche anno imbarazzarono tutta la vita economica del paese, ha certamente acqui­ stata una posizione finanziaria, che senza titubanza si può dire solida. Se è vero che senza tener conto del capitale ha circa 12 milioni di debiti, è anche vero, da una parte che non è oppressa dalla sca­ denza di questi debiti, dall’ altra che in questi ultimi anni ne ha considerevolmente diminuita la entità, ed il suo conto profitti e perdite mostra una elasticità sufficiente perchè possa essere continuata l'opera di estinzione delle passività e di svalutamento delle at­ tività che sono state impiegate negli impianti.

Ma appunto per questo, esaminando il bilancio di quella Società, non si può non meravigliarsi del ver­ tiginoso aumento che in queste ultime settimane ha raggiunto il prezzo delle Azioni delle Acciaierie di Terni.

E veramente par difficile, allo stato delle cose, che la Società di Terni possa dare un dividendo agli azionisti che sorpassi di molto quello che fu distribuito negli ultimi anni. Non può essere con­ sigliala una larga distribuzione agli azionisti se non quando abbia estinte le sue passività, ed abbia va­ lutato i suoi costosissimi congegni meccanici a così bassa cifra, che sia possibile seguire i frequenti mi­ glioramenti e mutamenti tecnici che subisce quella industria, senza imprimere al bilancio scosse violenti. Se periamo non vi era motivo, al tasso attuale dell’ interesse, che il prezzo delle azioni di Terni fosse, come fu per qualche tempo, molto al disotto della pari, non vi è da questo aspetto giustificazione alcuna perchè ora siano quotate e mantenute ad un prezzo tanto superiore alla pari.

Viene detto da alcuno che si sconta l’ avvenire; cioè: nella fiducia che abbiano ad accrescere gli utili coll’ aumento del lavoro, si realizzano oggi in cprto modo i benefizi che si sperano di conseguire. Ed a giustificazione di ciò, si afferma che il Ministro -della Marina ha intendimento di impostare in cantiere un

numero di navi superiore a quello che vi è stato impostato in questi ultimi anni.

Non sappiamo, se non per quanto ne dicono i giornali, che non dicono sempre cose esatte, quanto vi sia di vero in queste intenzioni attribuite al Mi­ nistro; ma anche ammessa la ipotesi, non bisogna dimenticare che I’ aumento di lavoro dato a Terni rappresenta un’ alea non piccola ; perciocché non cre­ diamo che quel pur grande Stabilimento sarebbe in grado di fornire la parte metallica necessaria alla costruzione ed alla difesa sei o sette navi che si impostassero contemporaneamente, invece di tre. Mollo probabilmente sarebbe necessario accrescere gli impianti in relazione; e sono impianti che doman­ dano capitali ingenti.

L ’alea quindi consiste in ciò, che non essendo presumibile che il prezzo dei prodotti assorba con due o tre navi tutta la spesa di impianto, la Società non ricaverebbe vero utile dall’aumenlaio lavoro se non quando esso durasse tanto da permettere che le spese d'impianto venissero in misura ragionevole ammortizzate distribuendole sopra una notevole quan­ tità di maggior lavoro.

Ora di fronte alla scarsezza di mezzi finanziari dei quali dispone lo Stato, quanta probabilità vi può essere nella continuazione per un periodo abbastanza lungo di un aumento di spese nel bilancio della marina ?

Così devono gli uomini saggi vedere la questione del prezzo delle azioni di Terni e cosi certamente la generalità del pubblico la vede ; perchè siamo persuasi che l’ attuale movimento è prodotto da poche persone e da affari limitati.

Certo, sotto tutti gli aspetti la società di Terni si è in questi ultimi anni rinforzata, sia aumentando la sua produzione, sia riordinando la amministra­ zione dei due grandi Stabilimenti, sia continuando a crescere e migliorare i suoi prodotti e non vi ha dubbio che se maggior lavoro potrà ottenere, au­ menterà anche i benefizi. Ma la stessa natura della industria ed il fatto che essa si basa sopra un alta pro­ tezione doganale, se debbono consigliare la prudenza agli amministratori perché il bilancio diventi sempre più elastico e perchè in un tempo congruo si renda possibile come hanno fatto i grandi Stabilimenti fran­ cesi, inglesi e germanici, il quasi totale ammortamento delle spese d’ impianto, se, diciamo, tutto ciò consiglia la prudenza agli amministratori, deve anche consi­ gliare al pubblico la prudenza nella valutazione delle azioni.

E siccome queste considerazioni non contengono cose nuove, ma fatti a lutti noti, così noi riteniamo che l’aumento straordinario del prezzo delle azioni di Terni, debba attribuirsi ad altro scopo che non sia all’ impiego del denaro ad un saggio normale dell’ interesse.

NOTE ED APPUNTI

Ancora sulla serietà di certi giudizi. — La R i­ forma ¡Sociale del 15 luglio (arrivata ali 'Economista

il 1U agosto) risponde alle nostre osservazioni intorno alle accuse rivolte dal Nitti all’ on. Luzzatti e lo fa in un modo così poco serio, che basterà una breve replica.

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518 L ’ E C O N O M I S T A 14 agosto 1898

aveva disconosciuto. Ora pavé ai Nitti che non siano rimproveri eccessivi per 1’ on. Luzzatti il dirgli che «h a ingannato li Parlamento ed il pubblico», che « è stata la sua politica illusionista che ci ha con­ dotti fino ai tumulti sanguinosi del maggio, di cui la responsabilità non ultima cade sull’ on. Luzzatti e sulla sua politica d’ illusionismo » ; e tanto per non smentire questi rimproveri, dice nella sua risposta che « la responsabilità (di quei fatti) cada esclusivamente (il corsivo è del Nitti) sull’ on. Luzzatti» _e_più avanti ch’ egli è « uno dei principali responsabili di quanto è accaduto».

Siccome non parliamo in nome d’ alcuno, ma per conto nostro esclusivamente cosi su questo punto osser- viamo soltanto che la scoperta di cui sopra è stata fatta solo da Francesco Saverio Nitti ; la stampa seria e la stampa economica straniera, dietro le quali ama trin­ cerarsi il sig. Nitti, che noi si sappia, non hanno mai proclamato che sul Luzzatti cada nè esclusivamente ì nè in misura principale, la responsabilità dei fatti san­

guinosi del maggio. .

Può darsi abbia ragione il Nitti, ma la spiegazione che egli ce ne ha dato non ci ha persuasi; perciò gli abbiamo detto francamente che il suo giudizio non è giusto, nè sereno. Del resto lo abbiamo già av­ vertito: non è la difesa dell’ on. Luzzatti che vogliamo fare; nè egli ne avrebbe bisogno, e occorrendo po­ trebbe farla nelle pagine della Rivista che lo attacca e lo chiama «collaboratore amato e reputatissimo».

Ma per quello che riguarda noi, dobbiamo osservare al Nitti che sbaglia quando dice che abbiamo di­ feso il Luzzatti per la sua condotta riguardo al dazio sul grano; quindi le nostre ragioni non possono essere « speciose assai », com’ egli scrive; soltanto, pur cen­ surando quella condotta, abbiamo detto: perchè pren­ dersela col Luzzatti solo e non col Branca e non con la Camera che si sono chiariti più volte contrari alla abolizione ed anche ad una forte riduzione del dazio sul grano?

Rilegga meno distrattamente la nostra nota e il Nitti si persuaderà che siamo stati coerenti alla nostra antica opinione nella questione del dazio sul grano. Quanto al fondo di sgravio, non e il caso di discuterne ora; per noi il concetto del Luzzatti, che si poteva certo correggere, precisare e migliorare aveva il pregio di segnare una meta e di invitare il paese a fare i sacrifici necessari per raggiungerla. Ma questo possiamo dire: che ci vuole proprio l’ immaginazione ariostesca di quel facile scrittore e conferenziere che è il Nitti, per vedere qualche legame tra un concetto da attuarsi in avvenire enunciato nella Esposizione finanziaria del 1° dicembre 1897 e quasi dimenticato subito dopo e le barricate di Milano del maggio 1898.

Rivista Bibliografica

Edgard Allix. — Voeuvre économique de Karl Mario. — Paris,Giard etlaBrière, 1898p a g ,283(6franchi). Si giudicherà forse a primo aspetto, scrive l’Au­ tore, ch’ era inutile di studiare l'opera incompiuta di un economista, che non ha, per così dire, eser­ citata alcuna influenza sulle idee del suo tempo. Come Rodbertus, suo compatriotta e suo contempo­ raneo, Mario è stato sorpreso dalla morte senz’avere avuto il tempo di terminare la esposizione del suo sistema, ed anzi la sua opera frammentaria si ar­ resta proprio nel momento in cui l’ autore, dopo aver criticato le teorie dei suoi avversari si dispo­ neva a farci la descrizione precisa e pàrticolareggiata

dei suoi progetti pratici. Ma mentre il nome di Rod- berlus è rimasto nella scienza, l’ oblio è diventato quasi completo su quello di Karl Mario. Rodbertus, gran proprietario fondiario, deputato al Landtag, mi­ nistro della giustizia in Prussia, era per tutti questi titoli una personalità in vista; il modesto professore di Cassel non ebbe, al contrario, che una popolarità del tutto effimera e locale; fu negli anni 1848-49 che Mario trovò nel sud-ovest della Germania fra i membri dei mestieri che protestarono contro i risal­ tati funesti dell’ economia liberale un piccolo numero di padroni e di compagni cbe accettarono le sue opinioni. Dopo aver occupato un posto preponderante al congresso dei mestieri tenuto in Amburgo nel giugno 1848, assistette egli stesso al congresso di Heidelberg nel 1849 alla disfatta o alla diserzione dei suoi partigiani e al trionfo dei socialisti puri amici delle misure eccessive che egli ripudiava. La sua parte non aveva durato due anni; e la sua voce perduta in mezzo a tante altre, nella perturbazione che dava una scossa sì forte alla Germania non aveva oltrepassato la cerchia ristretta di un piccolo gruppo di lavoratori. La sua opera sulla organizzazione del lavoro, che egli fece uscire a dispense nel 1850 senza poterla condurre a termine, non richiamò l’ atten­ zione su lui. Soltanto or non è molto si è fatto per sottoscrizione una seconda edizione di quell’ opera della quale l’ economia politica aveva perduto il ri­ cordo.

Mario, nome de piume del professore Carlo Giorgio Winckelblech, comunque si giudichi la sua opera, meritava indubbiamente uno studio riassuntivo cri­ tico, quale l’Allix ci ha dato. Mario, l’avversario de­ ciso della scuola liberale, crede che la lotta dichia­ rata tra il socialismo e il liberalismo sia il conflitto di due utopie, vuole il federalismo economico so­ ciale, ma è soprattutto un ecclettico che combina, fondendole insieme, idee disparate così da formare un sistema che ha, almeno a primo aspetto, una certa originalità. E questo carattere del sistema cbe il Mario ha appena abbozzato, emerge in modo chiaro dal libro dell’Allix che ha saputo dare una idea abbastanza esatta e completa non solo della parte critica dell’ opera del Mario, ma anche di quella po­ sitiva. Così il suo studio riesce interessante ed ha il pregio di far conoscere meglio di quello che ab­ biano fatto taluni storici del socialismo le idee di uno scrittore cui non mancava la dottrina e l’acume. Louis André e Léon Guibourg. — Le code ouvrier. Sup-plément exposant le dernier état de la légìslation et de la Jurisprudence. — Paris, Chevalier-Marescq e C. 1898 pag. 248 (franchi 3).

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14 agosto 1898 L ’ E C O N O M I S T A 519

pnbblicazioni die si possono consultare per conoscere la legislazione operaia della Francia.

W. ). Shaxby. — An eight — hours day. The case against trade-union and legislative interferenee. — London 1898, pag. 133 (1 scellino e 6 pence).

È un nuovo contributo alla letteratura ormai ric­ chissima sulla questione delle otto ore di lavoro e viene a fornire una nuova serie di fatti e di consi­ derazioni contro l’ intervento legislativo e delle as­ sociazioni di mestiere, per stabilire la giornata ili otto ore. L ’Autore, al quale si deve già un pregevole studio sul picheting, cioè sull’ uso dei picchetti da parte di qualche unione di mestiere per impedire che altri operai sostituiscano quelli in sciopero, ha esami­ nato in questo suo libro la questione delle otto ore prima da un punto di vista generale e poscia nei riguardi delle principali industrie inglesi. [I suo libro può dunque essere consultato con profitto, assieme a quelli del Webb e del Cox, del Robertson, del Rae, per citare soltanto opere inglesi, perchè è una vivace e chiara discussione ed esposizione di fatti e di idee al cor­ rente degli ultimi avvenimenti. Così intorno allo scio­ pero dei meccanici inglesi, provocato appunto dalla domanda delle otto ore, contiene pure molte notizie di fatto. Il sig. Shaxby è risolutamente contrario alle otto ore otttenute per mezzo di qualsiasi vincolo e la sua opinione, difesa con buoni argomenti, me­ rita d’ essere conosciuta.

Rivista Economica

H debito di CubaCiò che consuma il popolo in­

g le s e— / / commercio internazionale dell’ Austria-

Ungheria nel 1° semestre 1898Il commercio

internazionale della GermaniaCongresso inter­

nazionale ad Anversa — // mercato dei cereali a

Rotterdam — / / risparmio nelle casse

postali-li debito di Cuba. — Il corrispondente del Jour­ nal des Débats scrive e quel giornale da Madrid :

« Il debito dì Cuba, che gli Stati Uniti non si vollero assumere, è attualmente rappresentato dalle obbligazioni ipotecarie del 1866 e del 1890.

L’emissione del 1866, di an valore nominale di 620 milioni di pesetas, comprendeva 1,240,000 ob­ bligazioni ipotecarie; ne vennero ammortizzate finora per un valore di 31,150,000 pesetas.

Alcune obbligazioni, pochissime, restano ancora in portafoglio onde poter terminare la conversione del debito ammortizzabile del 1882 e le annualità; il loro valore è di 676,560 pesetas.

Le altre, che rappresentano la quasi totalità del­ l’emissione, sono in circolazione; ii loro valore e di 588,173,500 pesetas, cioè in cifra rotonda 589 mi­ lioni.

L ’emissione del 1890, di un valore nominale di 875 milioni, comprendeva 1,750,000 obbligazioni ipotecarie, sulle quali si fece un ammortizzo per 17,850,000 pesetas.

Ye ne sono in portafoglio per un valore di 16,424,000 pesetas, ed in garanzia di prestiti per 447,450,000.

Il valore di quelle che sono in circolazione è dunque di 393,276,000 pesetas.

L ’emissione del 1866 ebbe per iscopo di conver­ tire debiti antichi, le obbligazioni delle dogane del 1878, i biglietti ipotecari del 1880, il debito am­ mortizzabile e le annualità per un valore totale di 450 milioni di pesetas. Il rimanente, cioè 170 milioni, venne destinato a rimborsare il debito fluttuante contratto fino a quell’epoca ed a saldare i deficit dei bilanci del 1 883-84 e del 1885-86.

L’emissione del 1890, che doveva servire in parte alla conversione dei debiti del 1882 e 1886, venne unicamente impiegata a rimborsare il debito flut­ tuante, a ritirare dalla circolazione i biglietti della Banca spagnuola dell’Avana, per conto del Tesoro, ed a saldare i deficit dei bilanci degli anni 1871-72, 1892-93 e 1895-96.

La conversione dei biglietti ipotecari del 1886, dopo essere stata aggiornata, venne sospesa defini­ tivamente colla legge 14 giugno 1895; che autoriz­ zava il Governo a dare in garanzia i titoli che gli rimanevano nelle mani, onde procurarsi i mezzi ne­ cessari ai bisogni della guerra.

La somma annua occorrente a far fronte ai ser­ vizi di interesse e di ammortizzo è di 39,196,000 pesetas per la totalità delle obbligazioni del 1866, e d i 22,580,000 pesetas per le obbligazioni del 1890, che sono in circolazione, cioè in totale 61,766,000 pesetas.

Riassumendo, si può dire che il debito di Cuba ammontava, il 30 giugno scorso, a circa 1500 mi­ lioni di pesetas, considerato che il Tesoro di que­ st’ isola è ancora debitore di alcuni milioni per gli abonarés consegnati in liquidazione di conti, al ter­ minare dell’ultima guerra civile, a militari, forni­ tori, ece.

Questi abonarés si dice trovinsi oggi nelle mani di alcuni banchieri, che li comprarono a scopo di speculazione per somme assai inferiori al loro valore.

Nel debito consolidato ora indicato non figurano le spese per la guerra attuale, la cui liquidazione non è ancora fatta. Ma queste spese devono già ascendere ad una somma importante che può cal­ colarsi a circa un miliardo e mezzo.

Ciò che consuma il popolo inglese — Il con­ sumo del popolo inglese sotto il sistema del libero scambio continua a svilupparsi in modo notevole. Durante gli ultimi venti anni, il consumo di carne è aumentato da 112 a 122 libbre per testa all’anno. Ciò è dovuto in gran parte all’enorme importazione di carne gelata dall’Australia, col mezzo dei piro­ scafi a camere frigorifere.

Dal 1876 al 1878, il consumo medio di frumento era di 5 staia e mezzo per testa all’anno; dal 1894 al 1896 si è elevato a quasi 6 staia.

Il consumo delle palate è al contrario diminuito da 347 a 505 libbre per testa dal 1884 al 1896. Questa diminuzione si può spiegare con l’aumetata emigrazione irlandese e la conseguente spopolazione dell’ isola.

Si mangia molto meno farina d’ avena; gli operai scozzesi ed irlandesi la sostituiscono col pane bianco ed il thè, il consumo del quale è aumentato negli ultimi 20 anni da 4 1[2 a 5 libbre e 3pi a testa. Il consumo dei latticini è aumentato da 65 a 75 gal­ loni di latte, stimato a seconda di quanto ne occorre per la produzione del burro, del formaggio, ecc.

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ul-520 L’ E C O N O M I S T A 14 agosto 1898

timi 15 anni. Il consumo del pesce è aumentato dal 18^8 al 1806 da 55 a 41 libbra per testa.

Il commercio internazionale dell’ Austria Un­ gheria nel l .° semestre 1898. — 1 dati ufficiali sul movimento del commercio estero dell’Austria-Unghe- ria nel primo semestre 1808, accennano ad un peg gioramenio del bilancio commerciale per un imporlo di 65,200,000 fiorini di fronte ad un attivo di 19,200,000 fiorini nello scorso anno e quindi una diminuzione di 84,400,000 fiorini.

Come abbiamo rilevalo altre volte il peggiora­ mento del bilancio commerciale dipende in gran parte dal movimento dei cereali che nell’ importazione diede un aumento di 51,700,000 fiorini e nall’espor- tazione una diminuzione di 8,900,000 fiorini e quindi un totale di 60,000,000 di fiorini.

Diminuita è pure l’esportazione ilei quadrupedi, perchè nel primo semestre del 1897 furono espor­ tali molti cavalli in Grecia per la via d’Italia. E aumentata, insieme ai prezzi, l’ importazione delle materie tessili.

Ecco il prospetto del movimento commerciale:

Giugno 1* Semeatre 1898 1897 1898

Importazione 73,700,000 86,300,000 437,800,000 355,000,000 Esportazione 65,400,000 59,700,000 372,600 000 374,200,000 Diff. import. + 8,300,000 —3,400,000 +65,200,000 —19,200,000

Il commercio internazionale della Germania. — Secondo i dati pubblicati testé dall’ ufficio impe­ riale di statistica a Berlino, la .importazione comples­ siva in Germania nel primo semestre del 1898 è di 19,443,263 tonnellate a 1,000 chilogrammi contro 48,115,567 tonn. nel primo semestre del 1897 e quindi ’l ,327,696 tomi, in più. I metalli preziosi sono rappresentati da 27 milioni di tonn. E aumentata principalmente l’importazione del legname (508.515 tonn.), delle droghe (258.238), dei cereali (176.285).

L’ espsorlazione complessiva nel semestre del 1898 ascende a 14,281,900 tonn. contro 12,849,558 e quindi 1,432,342 in più. Metalli preziosi 58 milioni di tonn.

È aumentata principalmente l’esportazione del car­ bone (940,414 tonn.), dei cereali ed altri prodotti agricoli (181,252), del ferro ed oggetti in ferro (161,209).

Secondo il valore, l’importazione nel primo seme­ stre 1S97 è ascesa a 2,266,044 milioni di marchi contro 2,334,980 nel primo semestre 1896 e quindi 326,661 in più.

L’ esportazione è ascesa a 1,926,086 milioni di marchi, contro 1,820,897 e quindi 105,189 in più. Secondo la quantità nel primo semestre di que­ st’ anno l'importazione ascese a 52,700,000 quintali e l’esportazione a 7 8 ,400,000 quiut. Furono espor­ tati quindi 25,700,000 quintali ili più.

Congresso Internazionale ad Anversa. — Il 12 settembre prossimo avrà luogo, in Anversa, il terzo Congresso di legislazione doganale e di ordinamento del lavoro. Varie fra le più autorevoli persone del Belgio si occupano della organizzazione di questo Con­ gresso, come il ministro P. de Smet de Nnyer, Luigi Strauss, Augusto Roost, Norberto Van Bcylen, ecc., in cui si svolgeranno importanti argomenti.

Il Congresso sarà diviso in due sezioni: nella prima si occuperà di legislazione doganale, nel se­ condo di regolameuiazione del lavoro. I temi della prima sezione sono:

1. risultati offerti dai differenti sistemi doga­ nali applicali nel triplice aspetto della produzione, della mano d’opera, ilei consumo;

2. quale debba essere la base di una legisla­

zione doganale ; . . . .

3. se convenga avere diverse tariffe dei diritti differenziali;

4. se sieno utili i trattati commerciali e che cosa devono contenere ;

5. dato che due potenze si leghino con un trat­ tato se sia desiderabile di regolare simultaneamente il regime delle colonie che non godono della loro autonomia ;

6. Quali miglioramenti si potrebbero introdurre nella statìstica di commercio esteriore.

La sezione lavoro contiene questi temi: 1. la migliore organizzazione profe-sionale : 2. effetti°delle ispezioni nei progressi della in­ dustria e nei rapporti fra industriali ed applicati ;

3. i miglioramenti della classe operaia dovuti all’ iniziativa privata;

4. necessità di disposizioni legislative per rego­ lare i rapporti fra industriale e addetto e base giu­ ridica di questi rapporti ;

5. estensione all’istruzione delle leggi protettive de! lavoro dei fanciulli ;

6. condizioni nelle quali venne determinata la limitazione delle ore di lavoro ed effetti sull'industria.

Tutto fa credere che questo Congresso avrà una grande importanza, e lo si può affermare dalla serietà dei promotori e dagli effetti dei congressi simili del 1892 e 1894.

Il mercato (lei cereali a Rotterdam. — Rot­ terdam, sulle rive della Mosa e del cui porto par­ lasi, a ragione, di sovente come uno dei piu forti rivali di quello di Genova è indubbiamente diven­ tato da alcuni anni il luogo d’arrivo e il principale mercato di cereali in Olanda, Nel 1897 gli arrivi di frumento dalla Russia salivano a chilogrammi 719,343 sopra un milione di chilogrammi.

Il Governo rumeno, per accrescere con Rotter­ dam, le sue relazioni dirette, inaugurava, un anno circa fa, una linea periodica di piroscafi in partenza da Kustendic (Costanzia) sul Mar Nero. I noli di ritorno assicurati consistono in prodotti lavorati di Germania e questa nuova linea calco’a di accredi- d ila re altri prodotti, oltre i cereali, come i legnami, i sali, i petrolii.

Ecco ora qnale fu, nel porto di Rotterdam, du­ rante il 1897, il movimento dei cereali: frumento, in tonnellate 1,016,751 ; segale 426,431 ; orzo 2 9 4 ,8 8 3 ; mais 4 0 8 ,8 3 1 ; avena 250,074. Gli arrivi di frumento e farina crebbero quasi improvvisamente nel 1894, una eccedenza di 32,000 tonnellate sul 1895; con ciò si spiegherebbe anche troppo, la cor­ rispondente deviazione dal porto di Genova.

I principali paesi importatori di farine furono: l’A­ merica con tonnellate 68,458, nel 1897 ; il Belgio, con 25,716, nel 1896 e 19,1,81 nel 1897; la Ger­ mania, con 16,068 nel 1897. Le quantità, importate come prodotti del Belgio, sono in gran parte di pro­ venienza francese, perchè, la denominazione « Bel­ gio » significa, in realtà, merci introdotte dalla fron­ tiera belga e non di provenienza ed origine propria­ mente belga.

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14 agosto 1898 L ’ E C O N O M I S T A 521

seguire i corsi del mercato di Rotterdam ed a spe­ dire in consegna a Case di fiducia campioni di la- rine per la fabbricazione del pane, come il miglior mezzo per attivare relazioni commerciali.

11 risparmio nelle casse postali. — Le somme versate per i depositi alle casse postali d’ Italia dal l.° gennaio al 51 maggio 1S98 ascesero a L. 141,565,897, superando di oltre IO milioni i versamenti fatti nel corrispondente semestre del 1897.

Fatta deduzione dei ritiri effettivi avvenuti nello stesso periodo, e delle somme che l’Amministrazione ha investito per conto dei depositanti in rendita pubblica, si è avuta — come risultato del movi­ mento accertato nei primi cinque mesi dell’anno — una eccedenza di versamenti di L. 11,575,714, ch’è andata ad ingrossare la consistenza totale dei risparmi.

Per tal modo al 51 maggio del 1898 il credito complessivo dei depositanti presso le Casse postali di risparmio era salito a L. 548,015,526 ed era in au­ mento di 50 milioni circa rispetto alla consistenza risultante alla stessa data del 1897.

Questi risultati, uniti all’aumento dei depositi nelle Casse di risparmio ordinario, indicano un migliora­ mento nelle condizioni generali economiche del nostro paese.

La vera questione sta nel risollevare e vivificare le energie del lavoro nazionale tanto depresso per le op­ primenti angherie fiscali, per mancanza di iniziative, per il formalismo pieno di lentezze e di noie della nostra burocrazia.

PRINCIPALI CAUSE

dello sviluppo dell’iolustpia e del commercio Germanico

Il Console di Francia in Lipsia ha pubblicato un rapporto nel Moniteur offìciel du commerce sulle principali cause dello sviluppo delle industrie e dei commerci in Germania.

La prima causa dello straordinario sviluppo eco­ nomico della Germania, secondo lo scrittole, deve riscontrarsi nella vittoria riportata sulla Francia. Sotto 1’ impressione della vittoria una specie di follia si diffuse nel paese e ad esso tenne dietro come con­ seguenza la crisi del 1 8 7 5 ; ma questo disastro che distrusse le case poco' solide, non riuscì ad arrestare

lo slancio incominciato. ,

D’ altra parte la formazione dell’ impero non giovo in piccola misura a questo sviluppo economico. Prima del 1870 i tedeschi che andavano all’estero si divi­ devano in tante nazionalità che rimanevano slegate fra loro e rimanevano facilmente assorbite da quelle con cui si trovavano in contatto. Ora invece tutti sono tedeschi dell’ impero con unici consolati per la protezione dei loro interessi, con Società nazionali, fra le quali si pah citare la Deutscher- Verland, cu­ rano a che in queste colonie si mantenga la nazio­ nalità tedesca. E accanto a questi vantaggi l’ unità non ha prodotti gli inconvenienti derivanti da un so­ verchio accentramento, poiché i vari Siati hanno in gran parte conservate le loro antiche attribuzioni e sono rimasti centri di industria e di commercio. Così molte istituzioni la cui vita è di utilità straordinaria si sono mantenute e seguitano a rendere preziosi servizi.

La mancanza di soverchia centralizzazione ha pure esercitata una benefica influenza sulla costruzione di strade ferrate. L’ insieme delle linee (81,175 km.) ! forma una rete non tendente ad una sola città come I in Francia, ma al contrario si stende secondo tutte j le esigenze locali, mentre un i Commissione centrale sedente in Berlino collega le varie intenzioni dei sin­ goli Siati. Questa rete si divide in 47,561 km. ap­ partenenti all' impero e 45,762 appartenenti ai sin­ goli Stati. Sopra di esse alla fine dell’esercizio 1895-96 correvano 350,805 vagoni di merci della portata di 45 tomi, ognuno, e 16,107 locomotive. La media di costruzione per anno sarebbe stata di 385 locomotive e 8748 vagoni, ma nel 1890-91, per es., sono stati costruiti 14,145 vagoni.

Le tariffe sono assai più basse che in Francia: la tonn. chilometrica a piccola velocità paga circa 1 1 / 2 meno che in Francia.

Contemporaneamente a questo sviluppo delle vie di terra la Germania ha curato lo sviluppo delle sue vie d* acqua, che formano attualmente una magnifica rete. Alla fine del 1896 essa comprendeva 13,829. 92 chilometri, di cui:

9 ,3 8 3 .2 3 km. di fiumi liberi; 2 ,2 0 6 .0 5 » » canalizzati; 2,237. 64 » dì canali scavati.

Tutto ciò è stato compito con mollo metodo, in modo da rendere navigabili prima le grandi arterie che conducono direttamente al mare, indi provve­ dendole di porti, moli, magazzini, docks; si sono sta­ bilite scuole speciali di battelleria, borse per i noli, ecc. Nel medesimo tempo a lato delle grandi case di tra­ sporto si formano numerose compagnie di navigazione per esercitare le nuove vie aperte al traffico; ve ne sono ad es. 9 che esercitano il servizio fra la Boemia ed Amburgo e dappertutto è così.

I risultati di questo movimento sono stati vera­ mente grandiosi ; lungo i fiumi e i canali l’ industria si è considerevolmente sviluppata; alcune città hanno presa un’eslenzione straordinaria (Duesseldorf ha visto aumentare di un dodicesimo la sua popolazione). Brema, Amburgo sopratutto sono divenuti porli di primissimo ordine. Di più, in seguito all’ abbondanza di merci e di navigazione occorrente alla costa, la marina mercantile ha potuto prendere uno sviluppo veramente straordinario, raddoppiando in 10 anni il tonnellaggio dei suoi vapori. Le linee dirette di na­ vigazione che collegano la Germania coi paesi esteri compiono il sistema perfetto di mezzi di comunica­ zione coi quali quel paese è riuscito a creare una situazione particolarmente favorevole ai suoi prodotti.

1 salari sono certamente minori che in Francia e questa differenza è specialmente notevole per certi rami, come la tessitura e la maglieria. Solo in certe industrie artistiche i buoni operai sono generalmente meglio pagati, perchè ve ne è penuria nel paese e si è costretti a farli venire in certo numero dall’e ­ stero. Ad onta di questi vantaggi la Germania è. uno dei paesi nei quali le macchine sono più largamente adoperate, talché si può ritenere che la vera causa dell’ impiego a buon mercato della mano d’opera, sia il perfetto macchinario. Esso è nuovo in gran parte e quindi rende attualmente ii massimo possibile, ma si avrebbe torto a credere che i tedeschi sieno di­ sposti a lasciarlo invecchiare.

A ciò provvede fra altro la loro perfetta istruzione industriale favorita dal sistema d’ istruzione impartita nelle scuole secondario, che preparano benissimo i

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giovani a ricevere l’ istruzione professionale. Questa ] poi è impartita in istituti differenti di nome e che generalmente non presentano notevoli superiorità di organizzazione sulle scuole degli altri paesi, ma che hanno il grande vantaggio di essere molto nu­ merose. Esse si dividono in technische Hochsculen, technische Academie, politechninische Schule P o- lytecnicum, eoo. Al di sotto di loro si trovano le scuole industriali professionali ( Gewerbliche Schulen,

Gewerbliche Fachsculen), specialmente destinate a ; fornire contromastri e buoni operai. Poi vi sono le scuole di perfezionamento industriali ( Gewerbliche Fortbildung chulen) e infine le scuole di disegno in­ dustriale. Accanto a questi Istituti di insegnamento ¡ industriale che hanno dato i risultati eccellenti da tutti conosciuti, stanno le s uole per l’ insegnamento j commerciale. Esse preparano eccellenti commessi, e tutta quella classe di giovani tedeschi i quali sono disposti a partire per I’ estero ed ivi in ogni caso aiutare lo sviluppo dell’ industria e dell’ attività com­ merciale nazionale.

Un’ altra grande forza che favorisce lo sviluppo della economia tedesca è lo spirito di associazione che si ripercuote in ogni ramo della loro attività. In Germania esistono Società per favorire in genere lo sviluppo dell’ industria e del commercio tedesco, altre per mezzo di piccole quote individuali rendono in­ significanti alcune grandi perdile per ogni singolo socio: tale per esempio la Società di mutua assicu­ razione contro i rischi dei cattivi clienti, le Società di esportazione, Musei campionari, ecc. A un tale spirito si devono altresì le unioni d’ industriali per la vendita in comune dei prodotti, la fusione di So­ cietà rivali, i « cartel » di ogni specie per regolare la produzione, mantenere i prezzi, ecc.

Di più non ci si rende ancora sufficientemente conto della stretta connessione che unisce in Ger mania le Banche con tutte le industrie del paese. Preoccupate nell’ impiegare i numerosi fondi loro affi­ dati, esse accommauditano numerose imprese indu­ striali, spinte a ciò anche dalla tendenza del pubblico di favorire gli impieghi in Istituti di minore impor­ tanza, piuttosto che in fondi di Stato o di altri grandi Istituti. In maniera altrettanto efficace le Banche agisco­ no pure sul commercio che esse sussidiano mediante uno sconto largo e praticato a lungascadenza.

Oltre queste che sono veramente causo principali vi è pure da tener conio di varie cause secondarie fra le quali noteremo la politica dei trattati di com­ mercio, il funzionamento di certe istituzioni, i con­ solati, le camere di commercio, le fiere, ma la loro importanza fu molto esagerata e secondo l’autore del rapporto non possono considerarsi che come cause

molto secondarie.

Per l’ avvenire i progetti sono più vasti di quello che generalmente si creda. Si ha in idea di cana­ lizzare oltre la Germania anche l’Austria per offrire un mercato più facile ai prodotti germanici, che da quel punto si spedirebbero assai facilmente verso | I’ Oriente. L’ insegnamento si vuole anche più tee- ' nico, l’ industria si prepara metodi ancor più rigo­ rosamente scentifici, il commercio si propone di con­ tinuare e sviluppare quei metodi che gli hanno valse tante vittorie, si prepara insomma una spinta ener­ gica verso l’ avvenire.

il Commercio italiano di S. Francesco

Dalla relazione annuale della Presidenza, (3 Mar­ zo 1807 al 3 Marzo 1808) risulta che le comuni­ cazioni spedite durante l’ anno furono in complesso 1703 La Camera, inoltre, compose cinque pendenze fra Case d’ Italia e di quella piazza, senza spesa al­ cuna per le parti, e fece sette constatazioni su merci avariate. La citata relazione fa ascendere le nostre importazioni a doli. 331,680 contro dollari 316,823 nell’anno precedente, e nota che i prodotti d’ Italia e del Belgio furono i soli ad avere un aumento su quelli importati nell’anno precedente, mentre I* In­ ghilterra, la Germania e la Francia ebbero una con­ siderevole diminuzione il Belgio ebbe un aumento di dollari 149,893 e l’ Italia di 34,833.

Se tale risultato è lusinghiero per l’ Italia, non è tuttavia gran cosa ove si consideri la possibilità di un maggior aumento dei traffici fra i due paesi. In­ fatti nei cementi, negli zolfi, e nel sale, senza dire di altri prodotti attualmente poco trattati vi sarebbe campo a raddoppiare, in brevissimo tempo, le nostre importazioni, con profitto maggiore di quello che si possa pensare, nonostante l’alta tariffa doganale; però, soggiunge la relazione, ogni tentativo della Camera pel l’introduzione dei nostri insuperabili cementi, si infranse contro le esigenze dei produttori d’ Italia, esigenze che non hanno i produttori del Belgio, d’ In­ ghilterra, Francia e Germania.

L ’ alta tariffa, per quanto gravosa, non sembra predurre, fortunatamente, funesti effetti per l’intro­ duzione dei nostri prodotti, e infatti non si nota dimi­ nuzione nella domanda dei medesimi, se si eccettuino i guanti di pelle, nella importazione dei quali si de­ plora una perdita di quasi dollari 40,000 annui.

Negli oggetti artistici, che costituiscono il maggior valore della nostra importazione, si nota un costante sebbene lieve aumento, ed un aumento deciso nelle sete fine di colore, specie negli ultimi due mesi, pure i marmi lavorati accennano un lieve aumento, mentre i blocchi tendono a diminuire. N ò generi alimentari, specie negli olii e formaggi, la domada si mantiene quasi invariata.

Infine la relazione, giustamente lamentata (ciò che del resto si è fatto sempre da tutte le Camere di Commercio italiane all’estero e dai nostri consoli) che i ripetuti appelli ai produttori d’ Italia per co­ piosi e bei campioni, senza dei quali a nulla si può riuscire in affari, andarono sempre pressoché tutti inascoltati, o vennero spediti campioni che nella mag­ gioranza dei casi fanno tutt’altro che credito, per en­ tità e presentabilità, al nome italiano. Inevitabile conseguenza: la nostra Mostra campionaria non è nè degna di tal nome, uè degli sforzi che furono sempre fatti dalla Camera per giovare al commercio

patrio.

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14 agosto 1898 L’ E C O N O M I S T A 523

11 porto di Amburgo nel 1807

Gli specchi della statistica commerciale del porto di Amburgo pubb icnli dall’ Ullìcio Imperiale per il 1897 contengono alcune interessanti informazioni che meritano di essere conosciute negli altri paesi.

Ecco dapprima qual’ era alla fine del 1897 lo stato della marina amburghese in confronto con gli anni precedenti :

Vapori Armi Numero Tonnellate Numero Tonnellate

1870.. . . 439 1847496 "37 32~450 1875... . 443 219. 567 10J 89. 730 7880... . 491 244.279 128 99. 153 1890... . 587 538. 229 312 373. 422 1895... . 650 664. 799 360 474. 348 1 896... . 673 680. 136 377 482.917 1 897... . 677 716. 465 377 514. 949

Nel transito delle navi troviamo le seguenti cifre degli arrivi dal 1895 al 1 8 9 5 :

N. delle navi 8.928 . 10.477 . 11.173 . Tonnellate 5. 954 214 6. 445.16 6. 708. 070 Le cifre delle navi uscite sono le seguenti:

N. delle navi Tonnellate

8.942 ... 5,973,782 10.371 ... 6.300.458 11.293 ... 6.851.987 Gli specchietti che seguono danno delle indica­ zioni sulle provenienze e le destinazioni delle navi :

Sono entrate in Amburgo :

___ Tonnellate _________ 1895 1896 1897

Dai porti tedesch i... 572.874 609.305 617.560 Dai porti europei.. . . 3.341.133 3.372.088 3.436.374 Dai porti non europei 2.340.486 2.436.774 2.654.136

Quest’ultima cifra si decompone come segue:

Dagli Stati U n iti. . . . 759.682 878.390 1.159.944 Dalle Indie occidentali 100.962 82.717 80.440 Dal Brasile... 129.977 121.222 150.336 Dai porti Sud-America

E s t... 227.115 Dai porti Sud-America

O v e s t . . . . ; ... 325.734 404.872 287.089 Dall’Ovest africano... 143.601 145.724 137.302 Dalle Indie orientali.. 374.200 336.299 339.210 È frattanto il commercio extra europeo che si è sviluppato iu più vaste proporzioni, specialmente quello degli Stati Uniti.

Sono uscite da Amburgo :

196.825 162.164

1895

Per i porti tedeschi.. 442.413 Per i porti europei.. 3.675.093 Per i porti non eu­

ropei... 2.162.201 Quest’ultima cifra si decompone come segue:

Tonnellate 1896 491.094 3.643.726 1897 536 480 3.964.208 774 427 832.344 960.205 107.868 90.838 114.344 256.814 247.829 233.993 80.971 83.503 94.288 224.004 215.471 203 018 149.493 133.100 134.190 291.176 275*, 186 285.518 1° semestre 1898 si eleva 2,165.638 2.531,299

Per gli Stati Uniti... Per ÌTndie occidenlali Per il Brasile... Per i porti del sud-Ameriea E s t... Per i porti

sud-Ame-rica O vest... Per l’ Ovest africano . Per le Indie Orientali

Le importazioni del .

---vano a tono. 19,445,263 contro 18,115,567 nel 1° semestre del 1897. fu quella cifra i metalli preziosi vi figurano per 27.

Le esportazioni nello stesso periodo sono ascese a 14,281,000 tonn. contro 12,849,558 nel 1“ se­ mestre del 1897. In quella cifra i metalli preziosi figurano per 58.

Calcolate dal punto di vista del valore in denaro le importazioni del 1° semestre 1898 presentino un totale provvisorio in marchi 2.661,641,000 contro 2,534,098,000 nel 1897 ossia un aumento di mar­ chi 326,661,009. In questa cifra i metalli preziosi figurano per marchi 139,661,000 contro 54,122,000 nell'anno precedente.

Le esportazioni del 1° semestre 1898 presentano la cifra provvisoria di 1,926,086,000 inarchi con tro 1,820,897,000, ossia un aumento di 105,189,000 marchi. 1 queste cifre i metalli preziosi vi figurano per la somma di marchi 121,360,000 contro 58,412,000.

Resultati finanziari deir esercizio 1897-98 agli Stati Uniti

L a- guerra con la Spagna, una nuova tariffa do­ ganale e un certo numero di modificazioni recate al regime delle imposte interne, danno un interesse particolare ai resultati finanziari che ha avuto per gli Stati Uniti l’esercizio chiuso al 30 giugno p. p. Questi resultati non comprese le entrate ordinarie, confrontati con quelli dell’ esercizio precedente si riassumono nel modo seguente :

1897-98 1899-97 Spese . . Entrate . doli. 438,826,018 » 389,759,858 365,807,836 347,184,729 Deficit doli. 99,066,100 18,623,107 È da notare peraltro che gli elementi accennati più sopra sono lungi dall’avere potuto produrre il maximum dei loro effetti, o che ¡’influenza sull’eser­ cizio 1897-98 non si è fatta sentire tanto, quanto potrebbe credersi.

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