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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.913, 1 novembre

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

A nno XVIII

V oi. XXII

D o m en ica 1° N o v em b re 1891

N. 918

LA FRANCIA ED IL COMMERCIO INTERNAZIONALE

In questi giorni una nota ufficiosa ha fatto sapere quali sieuo le intenzioni del Governo francese nella sua condotta ili fronte agli altri Stati, dopo che sa­ ranno votate dal Senato le nuove tariffe doganali.

Il Governo francese rinunzia alla speranza di ne­ goziare prima del 1 8 0 2 cogli Stati esteri nuovi trat­ tati commerciali, perciò domanderà al Parlamento di poter stabilire durante il 1 8 9 2 relazioni economiche

coll’estero; intanto applicherà la tariffa

minimum

con quei paesi per i quali col 1° febbraio ilei pros­ simo anno scadano i trattati, cioè il Belgio, i Paesi Bassi, la Svizzera, la Spagna, il Portogallo, la Sve­ zia e Norvegia, purché questi paesi accordino alla Francia la tariffa loro più ridotta. La quale pretesa però ci sembra molto strana perchè, dando alle cose il loro vero nome, la tariffa geuerale francese di una volta si è cambiata — salvo poche voci — nella

tariffa

minimum

, e quella

maximum

è un ultra pro­

tezionismo che non ha riscontro se non nelle tariffe generali di pochi Stati.

Il pretendere dunque che tutti i paesi sopra in­ dicati, e soprattutto la Spagna ed il Belgio che sono i più interessati, accordi, o la loro tariffa

p iu ridotta

per correspettivo del

minimum

francese, stabilito

coi criteri che tutti sanno, è, ci sembra, una esi­ genza che nasconde male il desiderio di non farne nulla, perchè altera senza correspettivo a danno degli altri paesi gli attuali rapporti commerciali colla Francia.

Viene pure accordati la tariffa

minimum

che,

come si è detto vuol dire in sostanza la tariffa ge­ nerale attuale, agli Stati che godono ora della clau­ sola della nazio e più favorita cioè la Russia, l’Alt- slria-Ungherìa, la Turchia, la G recia, il Messico e l’ Inghilterra.

A tre Stati sarà applicata la tariffa

maximum

cioè la Rumania, l’ Italia e gli Stati-Uniti; con que­ sti tre Stati la Francia non ha trattato vigente.

Per quanto riguarda l’ Italia si assicura che colla applicazione della nuova tariffa saranno aboliti i dazi differenziali ; non vi è però da rallegrarcene gran

fatto, perchè la tariffa

maximum

per molte voci che

più interessano sostituirà degnamente i dazi attual­ mente vigenti. Quindi, se nella forma saia abolita una misura vessatoria per noi, non sarà nella so­ stanza diminuito il dazio contro i. nostri prodotti, e cessando da un regime speciale rigoroso entreremo in un regime generale, che non sarà migliore.

Pur troppo le relazioni internazionali sono sempre in mano degli interessi dei produttori e quindi ad

una sola cosa tendono tutti questi complicati sistemi, quella di assicurare il reddito al produttore, danneg­ giando il consumatore; non vi è perciò speranza che senza una maggiore intelligenza da parte del consu­ matore dei propri interessi, l’ attuale tendenza possa migliorare. È sempre una forma della schiavitù eco­

nomica che,

mutatis mutandis

somiglia molto ai tri­

buti di passaggio, di sosta, o di scorta, che le sel­ vaggio tribù 'dell’Africa impongono alle carovane.

Però la reazione non può non venire, e la augu­ riamo prossima, tale che faccia comprendere ai po­ poli che nulla o poco hanno ottenuto se alla libertà politica non si aggiunga quella economica.

GLI ANARCHICI. IL GOVERNO E LA GIUSTIZIA

Le lezioni date in tutti i tempi che le idee, storte o diritte, mal si vincono o si soffocano colla violenza e che anzi più spesso la violenza serve ad affret­ tarne il trionfo véro od effimero, creando una certa aureola di martirio intorno a coloro — molti dei quali non lo meriterebbero davvero — che ne fanno aperta professione, quelle lezioni, benché numerose, non hanno ancora bastato ad illuminare i Governi, per procedere molto cauti quando trattisi di simili argomenti.

Invano le persone calme portano avanti esempi

di ogni specie per provare che le idee

processate

in u'u tempo, divennero poi di dominio comune e si proclamarono anzi conquiste preziose della civiltà; anche oggi troviamo, in giornali seri ed autorevoli, difeso il Governo che ha voluto I’ attuale processo contro gli anarchici e periino difesa la forma molto strana che ha assunto quel dibattimento.

Nei disordini del primo Maggio ci pare che si pote­ vano chiaramente e nettamente dividere due cate­ gorie di fatti : la esposizione di idee ed aspirazioni socialiste, comuniste od anarchiche , ed i reati co­ muni, come la violenza, la ribellione, ec., ec. Niente di più giusto e di più naturale che l’autorità gover­ nativa è quella giudiziaria procedessero per questa seconda categoria di fatti ; avrebbero aDzi mancato al loro preciso dovere se avessero dimenticato il loro compito che è quello di difendere la società, contro coloro che la vorrebbero distruggere. Le aspirazioni e le dichiarazioni socialiste, comuniste ed anarchiche avrebbero potuto tutto al più formare il fondo del processo, e dar motivo a cercare il movente dei fatti, più al sociologo, che al penalista od al delegato di questura.

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U E C O N O M I S T A

1° novembre 1891

sassi, le armi, i bastoni, i pugni, le resistenze alle intimazioni della forza, nel palazzo dei Filippini, si discutono le teorie o dottrine dei socialisti, dei co­ mmisti e degli anarchici; si sente la esposizione di quei concetti dichiarati da gente, una parte della quale è certamente convinta, ma appunto per questo as­ sume l’aspetto di apostoli, concedendosi cosi a quelle teorie ed a quelle dottrine la solenne tribuna del tempio della giustizia, che quegli apostoli stessi erano ben lungi dallo sperare.

Ci sia pertanto permesso di protestare con tutte le nostre forze in nome del senso comune contro questa mancanza di ogni concetto pratico, poiché noi riteniamo più dannoso alla società ed al suo progresso, questa infelice lotta tra persone ardite e sperimentate che o perseguitano un ideale colla fede profonda del bene, o ciecamente seguono i capi, in­ tendendone rozzamente i concetti — e i miti e vera­ mente poco specialisti magistrati, che non avranno forse mai avuto occasione di informarsi dell’attuale movimento delle idee socialiste, non sapranno che molto vagamente riannodare certe affermazioni colle lezioni che molto tempo addietro, quando il mondo era tanto diverso, avevano udite nelle università, e certo danno prova, con lo stesso modo col quale diri­ gono il dibattimento, di trovarsi in un campo che non è il loro.

Noi protestiamo con tutte le nostre forze, perchè la esperienza ci ha ormai appreso che per lottare con le due forme di tirannia, che tendono a soffo­ care la libertà: il socialismo cioè e la prepotenza dello Stato da una parte, e gli eccessi degli innova­ tori, dall’altra non ci paiono mai sufficienti gli studi.

Colle modeste sue forze

VEconomista,

di nuli’ altro

occupandosi se non del ristretto campo delle que­ stioni sociali, sente già continuamente il bisogno di accrescere con nuovi più giovani e più dotti ele­ menti la schiera dei combattenti per la libertà ; e mentre la lotta ferve più che mai vivace e minacciosa, ecco il Governo che con una insipienza che non può essere in alcun modo giustificata, ingaggia una bat­ taglia solenne, quasi disarmato, ed oppone alla sot­ tile dialettica di coloro che in fondo non sono altro che troppo zelanti seguaci della sua stessa linea di condotta, uomini armati della sola forza del codice penale, e — ci sia permesso di dirlo — con insuffi­ ciente corredo di quelle cognizioni che sarebbero state necessarie per ben condurre un simile dibat­ timento.

La soluzione si restringe in un dilemma forzato; o si avrà un condono di ogni pena, e sarà la esal­ tazione, davanti ai profani, di idee che non sono certo quelle della maggioranza; — o si avrà la con­ danna e sembrerà un martirio. È in fondo la storia di tutti i tempi passati, quando con poco tatto si perseguitarono le idee, invece di perseguitare i fatti; ne risultarono agli occhi delle masse la esaltazione del reo e la insufficienza del giudice.

In questo dibattito — ed è prova della dialettica fine degli accusati — siamo stati chiamati in causa da uno degli imputati che volle dimostrare come l’ anarchico non fosse un malfattore, perchè anche gli studiosi parlavano della anarchia e degli anarchici discutevano. Pubblicando altrove un periodo dell’ ar­ ticolo che fu letto nel dibattimento, abbiamo inteso di chiarire il nostro concetto ; per nostra disgrazia non vi siamo riusciti, ed in Italia, lo diciamo con dolore, è così scarsa la attenzione che si presta al

movimonto del pensiero sociale che si è potuto quasi ritenere come anarchico un articolo che era rivolto appunto a combattere gli anarchici ed i socialisti.

Il nostro pensiero in tale argomento era chiaro e si riassume in queste poche proposizioni :

riconosciamo (e chi non lo riconoscerebbe?) che nell’attuale assetto della Società molto vi sa­ rebbe da modificare per renderlo più sopportabile al maggior numero ;

facciamo voti che la civiltà crescendo diminui­ sca le diseguaglianze ed assicuri a tutti — almeno a tutti quelli che lavorano — una vita meno aspra;

ma neghiamo ai socialisti, agli anarchici, ed a tutti coloro,che in qualsivoglia modo, volessero imporre

un dato sistema sociale, la capacità

a priori

di con­

cepirlo ed adottarlo; neghiamo poi loro il diritto di imporlo colla tirannia ;

perciò crediamo che il solo mezzo per conse­ guire P assetto migliore sia la libertà.

In sostanza questi nostri concetti non sono che la applicazione dei canoni della economia classica ed ortodossa, o, come la chiamano ora, dottrinale. Ma noi ci ostiniamo a mettere tutti in un solo mazzo, condannandoli, socialisti di Stato, protezionisti, so­ cialisti puri ed anarchici, tutti infine coloro che, cre­ dendo di possedere la panacea che guarisca tutti i mali sociali, cominciano dall’ imporre con misure tiranniche, e sia pure a fin di bene, il loro sistema. Costringere la società ad aver fede nella riuscita di un dato sistema che viene imposto, è una tiran­ nia bella e buona ; ed i sacerdoti socialisti non sono diversi dai sacerdoti della inquisizione.

La prova più evidente della verità del nostro as­ serto è questa : che oggi in fondo noi siamo gover­ nati da socialisti più o meno di Stato, i quali fanno processo ai loro colleghi socialisti non di Stato ; i fa­ natici delle diverse religioni hanno fatto lo stesso nel tempo passato, trascinando i popoli nelle loro lotte. Ebbene ; come in religione noi amiamo la libertà e la tolleranza; così in economia, libera la propa­ ganda, aborriamo da ogni tirannia che oggi ci è im­ posta in nome degli interessi industriali, domani in nome di quegli agricoli, più tardi in nome di quelli del lavoro. Ed il cittadino in fin dei conti, sbale­ strato tra questo e quel sistema, uno più assurdo dell’altro, finisce per non poter godere mai in pace del supremo dei suoi diritti che è la libertà.

Col titolo di

Curiosità indiscreta

l’egregio nostro

amico march. Pareto ci manda sull’ argomento la seguente lettera, che vorremmo meditata da tutti co­ loro cui non piacciono le aberrazioni.

Pregiatissimo sig. Direttore del Giornale

V Economista.

Quanto è difficile istruirsi! Ci avevano promesso cattedre per insegnarci la nuova Economia Politica, ma sono sempre di là da venire, e intanto noi si và brancolando avvolti nelle tenebre dell’ignoranza. Ma pure qualcho sprazzo di luce ogni tanto si vede. Ecco, per esempio, la sentenza della Cassazione di Roma che giudica doversi gli anarchici considerare come un’ associazione di malfattori, e che contiene pre­ ziose notizie economiche.

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1° novembre 1891

L ’ E C O N O M I S T A

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Procuratore generale senatore Amiti, che ritiene es­ sere associazioni di malfattori quelle formate di indi­ vidui i quali mirano a « sperdere o a rapire, come operai, i frutti dovuti al capitale; e, come poco o nulla abbienti, a sovvertire l’ordine delle proprietà già acquistate. »

> Ora io vorrei sapere, badiamo veh ! solo a scopo d’ istruzione, come l’ egregio procuratore generale chiama le associazioni formale di individui i quali

mirano a

sperdere o a rapire come produttori i

fr u tti dovuti al capitale ed al lavoro dei consuma­

tori e, come persone aventi influenza presso i pub­

blici poteri, a sovvertire l'ordine delle proprietà già

acquistate ?

Io non li chiamo malfattori, perchè combatto le idee, ma rispetto gli uomini, e tra quelle persone ne conosco di onestissime e degne del maggior rispetto, come forse ce ne potrebbero essere anche tra quelle altre cotanto acerbamente censurate dal sig. Procu­ ratore generale, ma veramente non sono da tanto da scorgere come, avuto riguardo al rispetto per la pro­ prietà altrui, differiscano le prime dalle seconde, e, certo per cagione dell’ ignoranza m ia, non conosco valida confutazione dell’opinione del Bastia!, il quale accumunava socialisti e protezionisti.

Che i protezionisti abbiano sperduto buona parte della ricchezza italiana è risaputo anche da chi non è dotto nella pubblica economia. L’ egregio senatore Auriti deve pure qualche volta avere sentito ram­ mentare le decrescenti esportazioni italiane, e se ha qualche amico nelle Puglie, potrà avere sicure no­ tizie del come la rottura del trattato di commercio colla Francia abbia distrutto i frutti del capitale e del lavoro impiegati in quella regione per la produ­ zione del vino. Creda pure l’illustre magistrato che a produrre un danno eguale non bastava qualche migliaio di anarchici.

In quanto al rapire, veramente è pochina la ric­ chezza che si sono appropriati i protezionisti. E questo è male. Meglio certo se la ricchezza rimaneva ai le­ gittimi possessori, ma posto che a questi si toglieva, era minor male che altri almeno ne godesse piut­ tosto che sperderla e distruggerla, come in realtà è accaduto.

Per altro ai protezionisti mancò i! potere, non il volere. Scopo della protezione è evidentemente di far pagare la merce più cara di quanto costerebbe ! su un libero mercato, altrimenti quale prò ne avreb­ bero i produttori? Ora sentiamo mò per qual forza di sofismi i dotti giureconsulti della cassazione r o ­ mana ci vorranno persuadere che il far pagare ad alcuno una merce più cara di quanto potrebbe averla su un libero m ercato, non è rapire a costui parte del frutto dovuto al suo capitale ed al suo lavoro?

Sta bene che i protezionisti dicano che questo giova all’economia nazionale, ma anche gli anarchici asse­ riscono che è a (ine di bene che vogliono distruggere la proprietà, e, d fronte al nostro Governo ci sarà la differenza che i protezionisti sono i suoi amici e gli anarchici i suoi nemici, ma di fronte alla logica poco ci corre tra le ragioni adottate cagli uni e quelle recate dagli altri.

I protezionisti sono più mansueti degli anarchici, non si può negare; e procurano anche di pelare l’oca senza farla gridare. Sia concesso. Ma noi si preferirebbe non essere pelati in nessun modo. E poi, se è solo questione di modi, chi sà se anche gli anarchici non transigerebbero?

Per esempio, ora i protezionisti vorrebbero che si accrescesse il dazio sul solfato di chinino. Un’ imposta sulla febbre è carina ! Ma dicono essi che le mo­ deste loro domande farebbero crescere di soli due centesimi il prezzo del gromma del solfato di chinino. E certo chè per ogni gramma è poco, ma poiché i grammi consumati ogni anno in Italia sono dimoiti, verrebbe fuori una bella somma, la quale, per par­ lare il linguaggio del senatore A uriti, sarebbe ra­ pita ai febbricitanti poveri e ricchi, per essere in

parte

dispersa,

e in parte regalata ai produttori di

solfato di chinino.

Avete mai provato a fare una proposta simile agli anarchici? Se poniamo il caso ogni italiano pagasse un mezzo centesimo al giorno, il che è poco assai, in capo all’anno si avrebbero dai 3 0 milioni di ita­ liani più di 5 4 milioni di lire, e, senza volere pen­ sare male del prossimo, c’ è da credere che questa somma distribuita agli anarchici ne convertirebbe in conservatori un numero molto maggiore di quello che si possa mai ottenere dalle più'dotte sentenze dei nostri tribunali.

> Rimane da discorrere dello scopo di

sovvertire

l ’ordine delle proprietà già acquistate.

Ma non è a ciò che mirano spesso, sempre a fine di bene s’in­ tende, i governi moderni ? Tra il socialismo gover­ nativo che impera, ed il socialismo popolare che vorrebbe prenderne il posto, può essere quistione di persone, ma non già di sistemi. Se pure questi in alcune cose oggi sono un poco discosti, presto sparirà ogni differenza, perchè l’ uno va innanzi, e l’altro, man mano che i seguaci suoi si avvicinano al potere, si tempera. Non ci sono che gli sciocchi economisti i quali abbiano la fissazione di credere unicamente giovevole all’ umana società di lasciare ognuno godere pacificamente il frutto del proprio lavoro. Quando i socialisti avranno il potere, e sarà tosto o tardi, se si seguita a preparare ad essi la via a questo modo, non ci saranno gran mutaménti. I tribunali in quel tempo futuro giudicheranno come associazioni di malfattori i seguaci delle dottrine ora dominanti del socialismo governativo, ma in quanto alle condizioni economiche del paese, sù per giù vedremo poche novità.

Dicasi che l’ordinamento presente della società è quanto di meglio si può avere; chi ne gode dia pure ad esso quante lodi desidera, da una in fuori : quella di un soverchio rispetto della proprietà.

Ad esempio, come la pensano i giureconsulti che condannano chi « mira a sovvertire I’ ordine delle proprietà già acquistate » circa alle emissioni di carta moneta ?

Gli economisti ne pensano poco bene. Il L ero y- Beaulieu scrive che se Filippo il Bello tornasse in vita invece di alterare la moneta stamperebbe carta moneta. Il de Molinari ed altri valentuomini usano parole egualmente gravi. E per tutti costoro certo

che l ' emettere carta moneta è un

sovvertire la pro­

prietà.

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sia

« sovvertire l’ordine delle proprietà già acqui­

state

» occorre, per intenderci, riformare il dizionario. Qui non contendo se ciò sia stato bene o male.

Si disse che era doveroso aiutare speculazioni

p a ­

triottiche.

Confesso non avere mai capito come il comprare terreni a Roma e costruirvi case per ot­ tenerne il maggior lucro possibile sia sicuro segno di vivo amore alla patria, ma c’è chi intende que­ ste cose ed altre anche più misteriose. Ciò poco preme, sieno qualsivogliano le intenzioni, non mu­ tano i fatti. Che se poi vogliamo proprio giudicare delle intenzioni, chi ci assicura che nessuno tra i socialisti e gli anarchici le abbia buone ? Molti fra costoro credono sinceramente procurare coi loro si­ stemi ogni sorta di felicità ali’ uman genere. E r ­ rano? La scienza economica risponde di sì. Ma che errino i governi che ricorrono alla carta moneta per giovare al paese, co lo dice qualche cosa che so­ vrasta ad ogni ragionamento, cioè l’ esperienza, che ci ammaestra essere questa una via che conduce solo alla rovina. E coloro che al nostro paese pro­ cacciarono tanti mali, e che tanti peccati hanno sulla coscienza dovrebbero essere almeno indulgenti nel giudicare altrui.

Insegniamo al popolo le leggi naturali della eco­ nomia politica, le quali concordano con quelle della morale, facciamo vedere come il massimo della quan­ tità di bene nella umana società si consegua rispet­ tando scrupolosamente il frutto del lavoro di ciascun individuo, e sovrattulto non sieno gli esempi diversi dalle parole, perchè più delle teorie contano i fatti, e per tal modo molto meglio si provvederà ad in­ dirizzare al bene la gente, che non con sentenze che neppure si osano invocare dai giudici popolari, perchè si teme della coscienza pubblica.

Con distinta stima

Suo Dev.mo

Vilfredo Pareto

li SITUIZIE Etliffl E «IIBII BELLI SPISI

Ciò che avviene ora in Ispagna interessa per più ragioni anche il nostro paese ; crediamo quindi do­ veroso di seguire gli avvenimenti e di renderne conto ai nostri lettori. Si tratta infatti di una grave per­ turbazione nel credito e nel commercio, generata da cause che hanno pure agito e agiscono tuttora anche in Italia. Si aggiunga che gli ultimi avvenimenti eco­ nomici della Spagna hanno esercitato una influenza sensibilissima sulla borsa di Parigi ed hanno deter­ minato un movimento retrogrado, che ha colpito le rendite e i valori spagnuoli e in pari tempo molti altri titoli internazionali, la nostra rendita compresa.

La Spagna soffre in questo momento il male del cambio alto, il che vuol dire di un forte aggio sul­ l’oro. Dovendo fare dei grossi pagamenti all’ estero,

in conseguenza dello

stock

considerevole di rendita

e di valori che è stato collocato all’ estero, special- mente in Francia, essa è obbligata a sorvegliare at­ tentamente le variazioni del premio dell’ oro. E in queste ultime settimane c’ è stato un aumento no­ tevole. Per comprenderne le cause determinanti con­ viene rammentare che da lunghi anni la Spagna ha il bilancio squilibrato, una circolazione fiduciaria mal regolata e un commercio limitato. Il bilancio

non è equilibrato, perchè la Spagna non ha fatto prestiti straordinari per pagare i suoi lavori pub­ blici e perchè l’ ammontare crescente .delle spese non potè essere seguito dalla creazione di nuove imposte. La proprietà fondiaria in Ispagna rende poco, i valori mobiliari non vi sono colpiti dalla imposta. La situazione monetaria è in disordine, perchè il Tesoro si è sistematicamente rivolto alla Banca di Spagna per colmare i disavanzi annuali del bilancio. Si è giunti così ad avere una circola­ zione di biglietti garantiti in una proporzione troppo grande da titoli dello Stato. La Banca di Spagna

alla data del 2 4 ottobre contro 7 6 5 milioni di

pe­

setas

in circolazione aveva 2 7 3 milioni di fondo m e­ tallico, oro e argento ; si trova adunque applicato il sistema quanto all’ incasso della proporzione del ter­ zo ; sistema che l’ esperienza dimostra ogni giorno di più punto confacente ai bisogni dei paesi econo­ micamente meno forti. Finalmente il commercio, non, ostante il progresso dell’ industria carbonifera e me­ tallurgica è in una situazione pericolosa, specialmente per le misure adottate dalla Francia che danneg­ giano la esportazione dei vini spagnuoli.

Tutto ciò era noto sei mesi fa, ossia prima che la Camera dei deputati della Francia votasse la nuova tariffa doganale protezionista e prima che le Cortes approvassero la convenzone che proroga il privile­ gio della Banca di Spagna, convenzione che conferma sempre di più la sua funzione di banchiere dello Stato. Ma pare che dei pericoli che sovrastavano al paese non si siano dati gran pensiero; soltanto ora che il pre­ mio sull'oro è salito fino al 13 7» e il governo fran­ cese ha abolito le tariffe ferroviarie dette di pene- trazione, che favorivano I’ entrata in Francia dei vini spagnuoli, si è manifestata una seria apprensione in Spagna non solo, ina anche in Francia, dove sono assai numerosi i detentori dei titoli spagnuoli. E come avviene in simili casi i creditori francesi della Spa­ gna impauriti hanno riversato sul mercato grosse partile di valori spagnuoli, producendo un ribasso che si è poscia esteso agli altri titoli internazionali.

È , dice, giustamente il

Moniteur des intérêts ma­

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minali rappresentano un reddito di 1 0 0 milioni. Se il debitore trovandosi in imbarazzo si vedesse obbligato

di colpire i

Coupons

con una imposta del 13 °/0 i

capitalisti francesi detentori di fondi spagnuoli per­

derebbero

ipso facto

13 milioni. Da ciò emerge

P interesse finanziario della Francia a che la situa zione economica e finanziaria della Spagna non su­ bisca peggioramenti gravi, ma anzi si arrivi a qual­ che miglioramento.

Invece pare che i protezionisti francesi nelle loro insaziabili cupidigie vogliano danneggiare la Spagna, cagionando cosi, volenti o nolenti, un danno non lieve al proprio paese. La soppressione delle tariffe di pe­ netrazione che permettevano alle strade ferrate spn- gnuole di avere il traffico dei vini di Spagna a desti­ nazione francese cagiona una perdita alle ferrovie e al commercio. Certo il commercio di esportazione può in parte attenuare il danno servendosi della via di mare, ma il danno generale c’è, specie dapprin­ cipio. Il governo francese aveva deciso dapprima di mantenere quelle tariffe, che sono del resto a van­ taggio delle linee francesi, perchè assicurano loro un contingente notevole di trasporto di merci. Poi sotto la minaccia di una interpellanza annunciata dal se­ natore Griffe il governo ha cambiato di opinione e ha deciso di abolire le tariffe di penetrazione col 26 di ottobre. La conseguenza naturale è una perturba­ zione sensibile nei proventi delle strade ferrate spa­ glinole. Forse le importazioni di vini in Francia non scemeranno gran che, ma le correnti commerciali dovranno mutare di direzione. Invece di prendere la via di terra i vini sceglieranno 'le vie navigabili, quindi le imprese ferroviarie vedranno diminuire gradatamente i loro proventi e siccome sono già colpite dall’ aumento del cambio avranno così da subire una doppia perdita. I dividendi naturalmente saranno ridotti, e gli azionisti ne sopporteranno il danno; gli obbligatari invece non avrebbero ragione di preoccuparsi di eventuali perdite.

La Spagna non si dà pensiero soltanto delle ta­ riffe ferroviarie di favore abolite, ma dell’ indirizzo che va assumendo la politica doganale della Fran ­ cia, Essa vede nell’ abolizione delle tariffe speciali un brutto sintomo che la Francia per accontentare i protezionisti agrari sia disposta a mettere difficoltà alla importazione dei prodotti agricoli della Spa­ gna. Si parla quindi di rappresaglie, ma probabil­ mente sono minaccie e avvertimenti per cercare di ottenere qualche cosa. Quello che è certo si è che la Spagna dal canto suo può fare molto per miglio­ rare la propria condizione per sè stessa e di fronte alla Francia. Restringendo la circolazione dei bi­ glietti e assestando il bilancio migliorerà senza dub­ bio anche la situazione del suo cred ito; quanto al commercio e in particolare alla esportazione del vino la Spagna può tentare di neutralizzare l’effetto dan­ noso derivante dalla abolizione delle tariffe di pene- trazione in Francia riducendo le proprie tariffe di trasporto. Le strade ferrate ne avrebbero certo un danno, ma potrebbe essere minore di quello deri­ vante dallo spostamento delle correnti commerciali. È inutile che ci dilunghiamo a mo-trare i punti di rassomiglianza e quelli di dissomigbanzn che la situazione economica e finanziaria della Spagna pre­ senta confrontata con la situazione del nostro paese. Il lettore può facilmente avvertire gli errori comuni nella circolazione, nella finanza e nel cred ito, nonché l’analogia nella questione commerciale. Date le

mede-sime cause si riscontrano pari gli effetti, tenuto conto dell’influenza speciale esercitata dalle varie Cause. Certo sul movimento retrogrado dei valori spagnuoli ha in­ fluito anche la situazione apparentemente buona, ma in realtà non scevpa di difficoltà del mercato fran­ cese, tuttavia è nei difetti dell’ organismo economico monetario e finanziario della Spagna, come dell’Ita­ lia, che vanno rintracciate le cagioni principali della crise che ha colpito i due paesi, ed è soltanto cu­ rando efficacemente la economia e la finanza che essi possono sperare di vincere la crise che li tra­ vaglia.

I CONTRATTI AGRARI IN ITALIAx)

IL

Il contratto di

affitto

è diffuso in quasi tutte le

regioni d’ Italia. Esso trovasi in uso in tutte le pro- vincie del Piemonte e nella Lombardia è prevalente nelle provincie di Pavia e di Milano (dove assorbe tutta la pianura irrigua), di Como (dove è esteso nella zona delle montagne e nella pianura) e di Man­ tova. È frequente nelle provincie di Cremona e di Sondrio; raro in quelle di Bergamo e di Brescia. L ’affìtto ha anche importanza nelle provincie del Veneto e della Liguria, dell’ Emilia, delle Marche. Nel Lazio e nella provincia di Grosseto i vasti le­ nimenti sono anche condotti per affitto. Nelle pro­ vincie meridionali esso può dirsi predominante; ha luogo nelle provincie di Chieti, di Avellino, di F og­ gia, e nella regione meridionale mediterranea in quelle di Caserta, di Napoli, di Salerno, di Bene- vento e anche nelle Calabrie dove però è in con­ corso colla mezzadria. Nella Sicilia sotto il nome di

gabella

è in vigore nelle provincie di Palermo, Tra­ pani, Siracusa, Caltanissetta, Catania e Girgenli e nella Sardegna, nelle due provincie di Cagliari e Sassari.

La

durata

del contratto d’ affitto va dai tre ai nove anni. Nel Piemonte è di nove anni, salvo rari esempi di contratti per 12, 15, 1 8 anni nelle pro­ vincie di Cuneo e di Novara. Nella Lombardia la durata degli affitti va dai 9 ai 12, ma se ne tro­ vano anche per 18 o 2 0 nelle provincie di Milano e Brescia. Nel Veneto la durata degli affitti è in media di 9 anni. Nelle provincie di Vicenza e di Verona si trovano contratti duraturi per 1 2 o 18 anni e in quella di Rovigo si distinguono le grandi affittanze che durano da 9 a lo anni, le medie da 3 a 9 , e le piccole un solo anno. Nelle due pro­ vincie della Liguria le affittanze durano un novennio. Nell’Emilia e specialmente nelle provincie di Parma, Reggio e Ferrara i contratti durano 6, 9 e 12 anni. Nelle Marche e cioè nella provincia di Urbino l’af­ fitto dura dai 6 ai 9 anni ; nella Toscana e cioè nelle provincie di Grosseto e di Firenze (Pistoia) i contratti sono stabiliti da 3 a 9 anni. Nel Lazio è consuetudine generale di stabilire i contratti di affitto per la durata di un novennio. Nella regione meridionale adriatica si segue lo stesso sistema per tutte le provin­ cie. In quella meridionale mediterranea dura l’alfitto

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da 2 a 4 anni nelle provincie di Gaeta, Cosenza, Catanzaro e Reggio; da 3 a 9 anni in quella di Po­ tenza e da 2 a 6 a 8 nelle altre provincie.

Nella Sicilia l’affitto (

gabella)

dura da 3 a 6 anni. Nella Sardegna è raro 1’ affitto dei poderi a lunga scadenza, invece si trovano piccoli affitti fatti per un anno o per una determinata coltivazione.

È comune in tutti i contratti di affitto il carico ai proprietari del pagamento delle imposte e I’ ob­ bligo dell’ affittuario di prestare garanzia ipotecaria o in denaro per l’ osservanza dei patti contrattuali. La corrisposta dell’affitto, che in alcuni luoghi è

detta

estaglio,

viene per lo più pagata in rate. Cosi

nel Piemonte il conduttore paga il fitto in due rate eguali posticipate (giugno e dicembre) tranne nella provincia di Novara dove si paga in tre rate (mag­ gio, luglio e novembre). Nella Lombardia si paga in due rate nella provincia di Pavia (luglio e novem­ bre), di Milano (agosto e dicembre) di Bergamo, e Brescia (maggio e novembre), di Mantova (giugno e ottobre)* nel Cremonese si paga invece in tre rate. Nel Veneto ad eccezione della provincia di Vicenza, dove si paga in una volta sola, la corrisposta di affitto si paga in due rate semestrali anticipate e lo stesso avviene nella Liguria, nell’ Emilia, nelle Mar­ che, nella Toscana (settembre e marzo), nel Lazio, nella regione meridionale (maggio e ottobre); nella regione meridionale mediterranea il conduttore paga in due rate il canone di affitto (agosto e dicembre); solo in via di eccezione nella provincia di Caserta (Circondario di Gaeta) vi è l’uso di pagare tutta la corrisposta in una sola volta, nel mese di dicembre.

Nelle provincie della Sicilia, dove vige l'affitto, si paga la corrisposta in due rate (in aprile e in ago­ sto); in quello di Catania si usa di pagarlo tutto in una volta, in luglio o in agosto. Nella Sardegna viene pagato per lo più in due rate.

Nei contratti di affitto gli attrezzi rurali occorrenti sono sempre posti dall’affittuario, ciò accade in tutte le provincie del Regno.

Riguardo ai

miglioramenti,

varie sono le usanze

in vigore. Nel Piemonte e nella Liguria il proprie­ tario bonifica, a termine di perizia, tutti i miglio­ ramenti non convenuti nel contratto, tranne nelle provincie di Cuneo e di Torino, nelle quali i mi­ glioramenti non danno diritto ad indennità ; vanno

E

ero in deduzione dei possibili deterioramenti. In ombardia ¡ miglioramenti non convenuti sono quasi sempre eseguiti dal proprietario ed a sue spese, e se li esegue I’ affittuario, non sono dal proprietario compensali. Nel Veneto i miglioramenti non conve­ nuti restano a benefìcio del fondo e il proprietario non li bonifica, meno in qualche comune nella pro­ vincia di Udine, dove il proprietario è tenuto a bo­ nificare, in seguito, a stima tutte le migliorie note­ voli. Nella regione meridionale Adriatica in generale le migliorie non vengono compensate; nella provin­ cia di Chieti invece al termine dell’ affitto, il pro­ prietario è tenuto a rivalere l’ affittuario della metà delle spese sostenute e che vengono determinate da un perito agrimensore.

Nella regione meridionale mediterranea vi sono vari sistemi ; nella provincia di Potenza taluni pro­ prietari contrattano che alla fine dell’ affitto, l’ affit­ tuario debba essere rivalso delle migliorie superficia- rie che si trovano sul terreno da colui che va a succedergli; nella provincia di Napoli ed in quella di Catanzaro invece è uso che i miglioramenti non

convenuti restino a beneficio del proprietario; nella provincia di Caserta il proprietario compensa solo in parte i miglioramenti che l’affittuario esegue; nelle altre provincie generalmente vige il sistema di non

bonificare le migliorie.

Nella Sicilia il proprietario non compensa le mi­ gliorie apportate dal colono al fondo; nella provin­ cia di Catania (Acireale) v’ ha qualche contratto dove è detto che le migliorie sono Compensate all’ affit­ tuario al termine dell’ affitto, e se esse sono di qual­ che entità, suole convenirsi il compenso graduale sull’affitto, cioè a rate annuali.

I patti riguardanti il

bestiame

nei contratti di affitto stabiliscono per lo più che P affittuario deve mante­ nere sul fondo un data quantità di bestiame; in qual­ che provincia anche il proprietario fornisce gli ani­ mali a metà utile e danno. Nella regione meridionale adriatica e in quella mediterranea è il proprietario che fornisce il bestiame.

Quanto alle

controversie,

o è il giudice ordinario

che le decide (Piemonte, Lombardia, Veneto, Em i­ lia ecc.), o si ricorre agli arbitri (Liguria); e quanto ai

casi fortuiti

nel Piemonte, nelle Marche, nella Toscana si seguono le regole del Codice Civile, nella Lombardia gli affittuari rinunciano a tutti i benefizi pei casi fortuiti, hanno diritto a compenso solo nel caso di danni prodotti da guerra guerreggiata o da peste. Nel Veneto e nella Liguria l’affittuario rinun­ zia a tutti i casi fortuiti ; nell’Emilia l’ affitto suole

farsi

senza patti di ristoro,

ossia senza diminuzio­

ne, qualunque sieno le eventualità disastrose cui possa andar soggetto il conduttore per tutta la du­ rata della locazione. Nelle altre regioni vige il si­ stema della completa rinuncia ad ogni beneficio pei casi fortuiti.

La corrisposta di affitto generalmente si paga in danaro, ma sono frequenti i casi nei quali essa si

paga in

generi

ossia con determinati prodotti del

suolo, ad esempio uva, grano, granturco ecc. Così nella provincia di Pavia (circondario di Voghera) seguono contratti di affitti in genere e specialmente di affitti in uva ; nelle provincie di Como e di Ber­ gamo sono frequenti contratti di fitto in frumento. Si trovano pure contratti d’affitto in generi nel Ve­ neto, nella regione meridionale adriatica e in quella mediterranea.

(7)

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L ’ E C O N O M I S T A

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pagamento della corrisposta per i primi due anni di locazione. Tutti i pesi gravanti il fondo locato sono a carico del proprietario ; esso deve fare co­ struire i muri di cinta tra le diverse strade (trat­ tini) che attraversano il fondo.

In taii contratti si fa esplicita dichiarazione che

si

tratta di pura locazione-conduzione, lungi l’ idea

della enfiteusi, anche temporanea o qualunque altra che implicasse condominio dei coloni sul fondo locato. L a corrisposta di affitto che i conduttori si obbli­ gano di prestare dev’ essere sempre fissa e irredu­ cibile; essi all uopo rinunciano alle eccezioni pei casi fortuiti ordinari e straordinari, preveduti e im­ preveduti. Nella ipotesi però che il vigneto fosse invaso dalla fillossera o per disposizione governativa venisse estirpato, i fittuari dovranno porre a semina il terreno locato per il residuale tempo della locazione. In tal caso I annuo estaglio viene sensibilmente ri­ dotto, ed il compenso che il Governo potrà desti­ nare pei terreni devastati sarà diviso tra gli affit­ tuari in eguali porzioni.

Oltre i predetti contratti di mezzadria e di affitto sono ancora in uso dei contratti speciali, i quali partecipano dell’una e dell’altro. Tra questi sono le

boarie.

La

boaria

è un contralto mercè il quale il proprietario di un terreno dà a coltivare ad una fa­ miglia di contadini il proprio fondo, corrisponden­ dole una retribuzione in contanti e in generi. Le boarie sono commissioni nel Piemonte e special- mente nella provincia di Cuneo (circondario di Sa- luzzo) dove quelle nelle quali il proprietario concede ai contadini, oltre il correspettivo in danaro, anche

una compartecipazione sui prodotti diconsi

boarie a

dar fatto ; e

le altre prive di tale compartecipa­

zione

boarie a paghe ;

in quella di Torino, di Ales­

sandria (circondario di Asti) dove vengono deno­

minati

schiavenze

o

schiavandiere

nella provincia

di Novara.

Se ne trovano esempi, con nomi vari, in Lom ­ bardia, nel Veneto, nell’Emilia, nella regione meri­ dionale, sia adriatica che mediterranea.

Numerosi sono anche i contratti relativi al be­ stiame ; i patti di questi sono tutti informati ai prin­ cipi regolatori della società, secondo il Codice Ci­ vile, senza importanti modificazioni e se ne trovano in tutte le provincie d’Italia.

Altro tipo di contratto agrario in uso è l’

enfiteusi

, la quale è frequente nel Lazio, nelle provincie di Avellino, di Compobasso, di Potenza, e nelle P u ­ glie. I patti di questo contratto si riducono all’ ob­ bligo dell’ utilista di corrispondere esattamente il canone al direttario ed all’ obbligo di migliorare il fondo, secondo i patti convenuti.

In questi contratti vi è sempre inserita la enume­ razione dei casi nei quali può aver luogo la devo­ luzione, ece., patti e convenzioni che sono tutti com­ presi nel Codice Civile. Il numero prima grandissimo delle enfiteusi oggi però è sensibilmente diminuito per la facoltà specialmente dell’ affrancazione accor­ data dalla legge all' utilista.

Esposto così, nei suoi tratti principali, lo stato at­ tuale dei contratti agrari in Italia, ci occuperemo in altro numero della discussione che su cotesta ma­ teria ebbe luogo dinanzi al Consiglio dell’ Agricoltura.

NOTE ED APPUNTI

Ancora sui

coupons

e gl’ istitu ti di credito. —

Dopo la lettera dellTll.mo Presidente della Cassa di

Risparmio di Modena, con la quale ci faceva noto che

la detta Cassa non si era dichiarata favorevole al ri­

cevimento dei coupons e al conseguente aumento della

moneta cartacea in circolazione, ci sono pervenute altre

lettere, le quali ci hanno informato che la Cassa di

Risparmio di Modena non era sola a pensare come noi

in questo argomento. Tra gli altri Istituti di credito,

che interpellati non hanno creduto di dover aderire

all’invito di intervenire al convegno di Bologna, no­

tiamo con piacere la Banca Popolare Senese, Società

anonima cooperativa per azioni. Questo istituto mode­

sto, ma saviamente diretto, seguendo il consiglio del

proprio Presidente, avv. Icilio Bandini, sospese qual­

siasi decisione circa il ricevimento dei coupons della

rendita e deliberò di non intervenire all’ adunanza di

Bologna. Nella lettera che l’on. Presidente diresse al

Direttore della Banca osservava giustamente che mi­

sure del genere di quella in parola « non entrano

nell’ indole e natura di una Banca popolare » e al po­

stutto « sono inefficaci a raggiungere lo scopo ». « Inu­

tile illudersi a parlar di speculazioni antipatriottiche,

l’interesse va innanzi a tutto e rompe, finché il conto

torna, qualunque diga gli si voglia porre dinanzi.

L’esperienza del passato ci ammaestra che è proprio

cosi, e finché ci sarà aggio sull’oro, ci sarà incetta di

coupons per l’estero. Inutile opporsi agli effetti man­

tenendo in vita la causa.... Inoltre prendere coupons

per denaro vuol dire per la Banca immobilizzare una

somma nelle sue casse sino alla ^cadenza legale dei

coupons stessi. È prudente ciò? È opportuno? È fat­

tibile poi per la nostra Banca popolare? A me pare

assolutamente che no. (Che ne direbbe il Monte dei

Paschi a cui si voglion chiedere denari a frutto di

favore ? ) . . . , » È l'on. Presidente proseguiva a met­

tere in luce la inopportunità e la inefficacia del prov­

vedimento; ma noi non insisteremo altro sull’argo­

mento, ora che anche nelle alte sfere governative si

è finalmente compreso quale carattere avessero i prov­

vedimenti adottati da alcuni Istituti riguardo alle cedole

del debito e si è ricorso invece al pagamento anticipato

dell’interesse del debito. Ci si consenta soltanto di

notare come non fossimo noi soli a rifiutare le lodi

all'on. Ministro del Tesoro e ai suoi coadiutori per la

sua politica ingenua riguardo al cambio e alla moneta.

Del resto le ultime vicende del mercato dei cambi, e

temiamo quelle prossime, finiranno per fugare le ultime

illusioni che T on. Luzzatti ancora nutrisse sulla effi­

cacia di certe misure, per le quali si è fatto tanto

inutile rumore con elogi a buon mercato.

R iv ista .Economica

/ p re m i a l l a m a rin a m e rc a n tile n e g li S t a t i U n iti

d’ A m erica.I l nuovo o rdinam ento d e l Lloyd Au­

s tria c o .A ncora d el C ongresso d i E r f u r t h .

I premi alla marina mercantile negli Stati Uniti d’America. — Un altro paese si prepara ad abbrac­ ciare il sistema dei premi di navigazione. Il Senato americano ha votato una legge, fondata sugli stessi principi che ispirarono in tale materia , prima la Francia e poscia l’Italia. Ma, come è costume della potente confederazione, non ha lesinato nei soccorsi che si vogliono concedere alla flotta mercantile.

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1° novembre 1891

per un decennio, il premio di L . 0 .6 5 per ogni tonnellata di

stazza netta

e per 1 0 0 0 miglia di per­ corso alle navi nazionali a vela e a vapore, che compiano per operazioni di commercio, qualunque viaggio, esclusi quelli nell’interno del Mediterraneo, 0 da un punto di questo mare a porti europei. Ciò equivale ad un premio di L. 0 .0 0 6 5 per miglio.

Invece il progetto americano promette il premio di 1 5 cents (lire italiane 0 .8 1 0 ) a qualunque nave, di oltre 5 0 0 tonnellate di registro, lorde, tanto a

vela quanto a vapore per tonnellate di registro

lordo

per le prime 5 0 0 miglia o frazioni e 3 0 cents per ogni mille miglia ulteriori e più in proporzione se­ condo la distanza percorsa. Non sono eccettuati che 1 viaggi di cabotaggio e quelli internazionali brevis­ simi (meno di 70 miglia). È facile di scorgere quanto sia largo il disegno degli Stati Uniti. Pur trascurando di avvertire che i viaggi inferiori a 5 0 0 miglia sa rebbero retribuiti come se raggiungessero tale di­ stanza, giova di avvertire che il premio di 1 5 cents per 5 0 0 miglia, o di 3 0 cents per mille, equivale a lire italiane 0 .0 1 6 2 per miglio marino, cioè supera il nostro di due volte e mezza. Ma vi è di più. La legge italiana ragguaglia il compenso alla tonnellata

netta

di registro; mentre lo schema degli Stati Uniti

parla di tonnellata

lordo.

Se per le navi a vela ciò

non costituisce che una piccola differenza, riguardo ai piroscafi non si può dire altrettanto. Di fatto, per determinare la stazzatura netta di un bastimento a vapore si detrae 4 0 per cento del tonnellaggio lordo. Ne consegue che il premio americano riguardo alla navigazione a vapore corrisponderebbe a lire ita­ liane 0 .0 2 7 per miglio e per tonnellata netta di r e ­ gistro. Supererebbe quindi un po’ più di quattro volte il premio pagato dalla nostra amministrazione marittima.

Anche riguardo al termine, il progetto americano è più generoso. L a nostra legge, come si è detto, stabilisce i premi per dieci anni. Agli Stati Uniti, dopo il primo decennio, il premio continuerebbe du­ rante altri nove anni, scemando però ogni anno di un decimo della somma primitiva.

La legge accolta dal Senato di Washington con­ tiene due disposizioni, che non si leggono in quella italiana. Con la prima si determina, che hanno di­ ritto al premio, soltanto i bastimenti superiori a 5 0 0 tonnellate di registro lordo. La cosa non è di grande conseguenza, perchè molto raramente i viaggi com­ merciali, considerati dalla legge del 6 dicembre 1 8 8 5 , si possono compiere con navi di tonnellaggio minore. Ma l’ altra disposizione, alla quale alludiamo, è assai più importante. Con l’ art. 2 0 della legge di cui si ragiona, è dichiarato che nessuna nave avrà ragione sul premio, se il carico intero di essa non sarà stato imbarcato in uno o più porti degli Stati Uniti e sca­ ricato in uno o più porti esteri o viceversa. Per esser trattata come carica la nave dovrà portare, al momento della partenza, tanto carico che equivalga almeno al quarto del registro netto. Nulla di tutto ciò è previsto nella legge italiana. Si vede chiaro che gli Stati Uniti hanno voluto promuovere insieme l’incremento della navigazione e quello del commercio nazionale. Inoltre, e ciò merita la nostra particolare ponderazione, con siffatti provvedimenti si impedi­ scono abusi assai deplorevoli.

Gli Stati Uniti si sono stancati di aver un bilan­ cio mondissimo e con gli abusi delle pensioni, delle opere pubbliche, de’ premi ed altrettali conosce­

ranno ben presto le amarezze del disavanzo. Intanto però, se entrano risolutamente nel sistema degli in­ coraggiamenti pecuniari alla marina mercantile, sarà diffìcile che le altre contrade non li seguano. Ecco come una questione, di tanta importanza rinasce più ardente. Questa nuova filossera, per dir vero non ha origine americana ; ma l’America si dispone a ri­ darle il vigore perduto.

Il nuovo ordinamento del Lloyd Austriaco. — È noto che il Lloyd Austriaco da Compagnia austro­ ungherese che era, è ritornato ad essere una Società esclusivamente austriaca per effetto della legge 25 luglio ultimo scorso, che annullava il contratto del 25 giugno 1 8 8 8 fra la Società e il Governo. La nuova Convenzione entrerà in vigore con il l .° gennaio. 1892.

Potendo interessar non poco anche il commercio e la marina mercantile dell’Italia, reputiamo oppor­ tuno riassumere le condizioni cui, da quel giorno in poi, saranno vincolati i viaggi sovvenzionati della nuova Compagnia o Società che dir si voglia.

1° Per l’Adriatico e il Mediterraneo:

a)

fior.3 .55

per ogni miglio marino e per i viaggi effettuati con una velocità media di almeno 11 nodi e mezzo per

ora :

b)

fior. 2 .4 0 per miglio per quegli effettuati

con una velocità media d’almeno nove nodi

: d)

fio­

rini 1 ,4 5 come sopra quando la velocità sarà inferiore a nove nodi.

2° Per i servizi transoceanici ad una velocità me lia d’almeno 11 nodi, fior. 2 .8 0 per miglio: per la linea Trieste Santos, fior. 2 : e fior. 1 .7 0 per tutti gli altri viaggi transoceanici.

Il Lloyd dovrà prolungare fino a Montevideo e Bue- nos-Ayres la linea Trieste-Santos quando il Governo 10 richieda, e senza aumento di sovvenzione. Le sov­ venzioni non dovranno superare la somma annua di 2 .9 0 0 ,0 0 0 fior., oltreché le tasse dal Lloyd pagate per il passaggio del Canale di Suez gli verranno rimborsate.

Le linee postali dovranno essere servite da piroscafi appropriati e che presentino tutte le garanzie d’una sicurezza sufficiente: il loro tonnellaggio non potrà essere inferiore a 2 4 0 tonnellate per le piccole linee e 2 .3 0 0 per le grandi. Il Governo si riservò il diritto di fare ispezionare i piroscafi per accertarsi che cor­ rispondano alle esigenze del servizio. I piroscafi adibiti alle linee postali dovranno figurare nella prima classe del Yeritas austro-ungarico o di altro Registro indi­ geno od estero.

Nello scopo di aiutar la Società a rinnovare il suo materiale, loStato leanticipera una somma di 1 ,5 0 0 ,0 0 0 fiorini, 5 0 0 ,0 0 0 dei quali già gli vennero sborsati il 1° settembre altri 5 0 0 ,0 0 0 gli verranno sborsati il 2 gennaio prossimo e il rimanente dopo un anno. Questa somma dovrà essere allo Stato rimborsata in cinque annualità di 3 0 0 ,0 0 0 fiorini ognuna a partire dal 2 gennaio 189 2 .

Sulle linee postali del Mediterraneo, i ritardi non dovranno eccedere tre ore e non eccedere le ore 2 4 sulle linee transoceaniche, sotto pena di multe. 11 Lloyd dovrà, in quanto è possibile, approvvigio­ narsi di carbone all’ interno o quanto meno impie­ garne 2 0 ,0 0 0 tonnellate ricavato da miniere nazio­ nali ed imbarcate a Trieste.

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a bordo e il ritorno a terra. Nel caso che i piro­ scafi dovessero essere posti in quarantena, vi si po­ tranno imbarcare guardie sanitarie, le quali adem­ piranno le formalità di disinfezione regolamentare durante la traversata, per poter far diminuire la durata della quarantena o dello stato di osservazione. In caso poi di guerra o di mobilitazione, tutti i piroscafi disponibili dovranno essere messi a dispo­ sizione del Governo.

Per le riparazioni degli scafi e delle macchine, il Lloyd è obbligato d’ impegnare, in quanto far si possa, materiali indigeni : per gli acquisti dall'estero, sarà necessaria I’ autorizzazione del Governo, il quale non la concederà se non quando siasi ben ricono­ sciuta ed accertata la necessità.

11 Consiglio d’ Amministrazione consta di un Pre­ sidente, nominato dall’ Imperatore e di otto membri; tutti gl’ impiegati della Società dovranno essere sud­

diti austriaci

;

la sovvenzione verrà pagata in dodici

rate mensili di 2 3 5 .0 0 0 fiorini ciascuna, tranne il caso in cui vi fossero state interruzioni di servizio, imputabili alla Società, la (piale non dovrà, senza essere autorizzata dal ministro del commercio, di­ stribuire dividendi superiori al 4 per 100.

Quando i prodotti netti eccedessero il 6 per 100 del capitale in azioni, il di più dovrà essere diviso tra la Società e lo Stato, per un terzo a quella e due terzi a questo. Al termine d’ ogni anno solare, il Lloyd avrà obbligo di provare, mediante attesta­ zioni delle autorità marittime e consolari, che i ser­ vizi furono eseguiti regolarmente e nei termini pre­ scritti. Il complemento della sovvenzione sarà allora versato alla Società, deduzione fatta delle multe nelle quali essa fosse incorsa.

Ricordiamo ora che il Lloyd possiede 7 6 piroscafi della portata complessiva di 1 0 0 ,0 0 0 circa tonnel­ late nette, ossia 1 2 3 ,5 6 5 lorde. Due nuovi ne ven­ nero, in questi giorni, ordinati ai cantieri di Dum- barton sul Glyde, i quali stazzeranno da 3 a 4 mila tonnellate ciascuno e costeranno più d’ un milione e mezzo di fiorini fra ambedue.

A ncora del Congresso di E r f u r t. — A com­ plemento di ciò che scrivemmo su questo Congresso nel numero passato ci pare utile di riferire testual­ mente il programma dei socialisti tedeschi appro­ vato da! Congresso stesso.

Questo programma, i cui autori si sono ispirati

soprattutto alle'proposte formulate dalla

Neue Zeit

di Stuttgardt, non differisce sensibilmente da quello che fu abbozzato dal Comitato direttivo, e può con­ siderarsi come un misto di cose attuabili e di pre­ tensioni assurde.

11 programma, che fu votato senza discussione dall’assemblea, è questo :

« Suffragio universale senza distinzione di sesso. Riforma della legge elettorale.

Ripartizione più equa delle circoscrizioni elettorali fino a che non si adotti il sistema della rappresen­ tanza proporzionale.

Legislatura di due anni ; indennità ai deputati ; i diritti politici tolti solo alle persone sotto tutela.

Partecipazione diretta del popolo nella legislazione, e governo diretto popolare nell’impero, nella pro­ vincia, nel comune.

Fdezione diretta di tutti i pubblici ufficiali per mezzo del suffragio universale.

L ’ esercito permanente surrogato dalla nazione armata.

Il diritto di pace e di guerra conferito al popolo» i conflitti internazionali risolti coll’arbitrato.

Abrogazione delle leggi che inceppano la libertà di stampa e di associazione.

Riabilitazione’ della donna, che avrà diritti uguali a quelli dell’uomo

Abolizione del bilancio dei culti, dovendo consi­ derarsi la religione come cosa privala ; scuola laica, gratuita ed obbligatoria.

Giustizia gratuita, giudici eletti dal popolo, aboli­ zione della pena capitale e indennità alle persone condannate ingiustamente..

Assistenza medica gratuita. Imposta progressiva sulla rendita ; imposta sul capitale, con dichiarazione personale obbligatoria ; imposta progressiva sulle successioni, secondo il grado di parentela.

Abolizione di tutte le imposte indirette; leggi di protezione per gli operai ; riduzione della giornata di lavoro ad otto ore; interdizione del lavaro ai fanciulli ai disotto dell’età di quattordici anni ; restrizione del lavoro notturno ; riposo di trentasei ore ogni settimana.

Provvedimenti di vigilanza e di igiene nelle fab­ briche, e provvedimenti per proteggere gli operai delle campagne e i servitori salariati.

Monopolio di tutte le assicurazioni operaie per parte dello Stato sotto la vigilanza di delegati operai. »

È pure interessante di conoscere I’ ordine del giorno fatto votare dal Bebel dopo la lunga di­ scussione sulle idee esposte dal Vollmar, perchè esso indica i termini della conciliazione apparente e tem­ poranea avvenuta tra i due indirizzi. L ’ ordine del giorno dice: « il Congresso dichiara che non vi è alcuna necessità di modificare la tattica seguita fino ad ora. Si dovrà continuare l’agitazione per le elezioni al Reichstag, al Landtag, dovunque vi sarà speranza di successo, senza sacrificare i principii. D’ altra parte questo è il miglior metodo di propaganda, perchè pone in contatto col proletariato; inoltre dalla tribuna del Reichstag si possono svelare le piaghe sociali, l’incapacità delle classi dirigenti di soddisfare le aspi­ razioni del proletariato e di difendere energicamente il programma del partito, senza ripudiare le conces­ sioni fatte dalle classi dirigenti, ma senza perdere mai di vista lo scopo finale del socialismo.

Il Congresso vuole che tutti siano sottomessi alle decisioni della maggioranza e dei suoi mandatarii, e riconosce che un partito che combatte come il socia­ lismo non può raggiungere lo scopo che alla condi­ zione di essere organizzato con una disciplina rigorosa. Il Congresso riconosce che la critica dovrà soltanto toccare gli atti e non dovrà essere personale. Non sono permesse le accuse se non sono ben provate.

Infine il Congresso dichiara di mantenere il prin­ cipio espresso nello statuto dell’Associazione operaia del 186 4 , che la verità, il diritto, i buoni costumi sono la base della condotta dei socialisti fra di loro e nei rapporti cogli altri concittadini senza distinzione di razza, confessione o nazionalità »

LA FABBRICAZIONE DEGLI SPIRITI IN GERMANIA

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