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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.874, 1 febbraio

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L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

S C IE N Z A E C O N O M IC A , .F IN A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R I V A T I

Anno XYIII - Voi. XXII

Domenica T Febbraio 1891

N. 874

L’On, GRIMALDI E LA FINANZA

È m olto d iffic ile dare in poche parole un g iu d izio sul discorso che M ercoledì passato ha pronunciato alla Camera l ’ on. G rim a ld i in to rn o alla questione finanziaria ; e la difficoltà sta in ciò che in causa dei fre qu en ti cam biam enti di tito la re , diventa p e ri­ coloso assai il d ire : ecco finalm ente uno che ci dice la ve rità e tutta la verità . M agliani, G rim a ld i-P e - razzi, Doda—G io litti, ora G rim a ld i ancora, hanno suc­ cessivamente dip in ta la situazione sempre meno rosea; siamo a rriv a ti in fondo, o vve ro siamo soltanto a mezza via?

C erto che a leggere le m olte cose dette d a ll’ on. G rim a ld i l ’ animo si conforta, perchè tutta la appa­ renza della franchezza e della buona volontà e siste; ma d ’ altra parte noi non possiamo d im enticare che sono orm ai qua ttro esercizi d urante i q u a li l ’ Italia si dibatte nel disavanzo senza che si tro v i un M in istro che abbia il coraggio, non direm o di u scirn e, ma di proporne risolutam ente la via d i uscirne subito e senza far debiti.

Si è tentata la via delle nuove im poste, ma in rfis u ra tale che non bastarono allo scopo, ed il P ar­ lam ento non v o lle saperne avendo consenziente il paese, i l quale si opponeva a n u o vi sacrifizi che non bastassero a colm are il disavanzo, temendo che per la porta lasciata aperta, piccola o grande, passassero nuove spese.

Si è tentata la via delle sole economie tra g li ap­ plausi dei c on tribu e nti e le aspettative m a gg iori del pubblico. Ma a ll’ atto pratico m ancò il coraggio, e le economie non si proposero se non in m is u ra in s u f- ficente, mentre rim aneva m aggiore o m in o re il d i­ savanzo del quale l ’ Italia ha p iù paura ancora delle im poste, poiché intu isce che le è di danno m orale ed economico dinanzi al m ercato d i tu tto il m ondo.

Ora viene u n ’ a ltra volta l ’ on. G rim a ld i e vu o l conciliare i due m etodi : im poste ed econom ie. D i­ ciam o subito che mancò a lu i p ure l ’ energia del m om ento e che non ha saputo com prendere abbastanza il sentim ento della nazione. Q uella resistenza che ha incontrato il program m a delle nuove tasse e q u e llo delle economie non è già da a ttrib u irs i a ciò che 1 Pae* e 11011 voglia nè le une, nè le a ltre , ma la causa della resistenza sta nel fatto che nè con un sistema, nè c o ll altro g li si presentava il bilancio in oareggio, se non per un epoca così lontana da n on affidare abbastanza. Se non si vog lion o fare o non si sanno fare le economie s u fficie nti, si dica al paese : occorrono 60 m ilio n i di nuove imposte e proponiam o questi e questi b a lzelli, ed i l paese, sia p u re b ro n ­

tolando, accetterà l ’enorm e sacrifizio, quando vegga che con esso ottiene uno stabile assetto del b ila n cio .

N o i tem iam o assai che 1’ on. G rim a ld i nella sua esposizione finanziaria, sotto m o lti aspetti pregevole, n o n abbia tenuto conto abbastanza che la p rincip ale aspirazione del paese è i l pareggio, poiché sente d i a ve r bisogno del credito a ll’ estero e sa che è vano sperarlo con un b ila n cio che si d im o s tri ostinata- m ente resistente a ll’e q u ilib rio .

L a Camera discuterà tra breve la legge d ’ asse­ stamento del bilancio ; l ’on. G rim a ld i ha ancora tem po per fare un appendice alla sua esposizione e p ro p o rre senza reticenze e senza in d u g i che il b i­ lancio corrente venga assolutamente pareggiato, sia con economie serie e ra d ic a li, sia con nuo ve entrate. O ve ciò non faccia, noi tem iam o assai che p ro lu n ­ gando senza fine questa tensione finanziaria nella quale v ivia m o da qua ttro anni, l ’ on. G rim a ld i ap­ parecchierà a sé ed ai suoi c o lle g lli una esistenza precaria che potrà in g h io ttirli ad o gn i istante.

La situazione attuale è situazione di stanchezza da parte del paese che vede il pareggio come u n m ira g g io sem pre promesso, ma d ie non si raggiunge m ai ; la cura per tale stato d i coso dovrebbe essere i l coraggio d i apportare i l rim e d io ra d ic a le ; v o r­ re m m o e rra re , ma c i sembra che l’ on. G rim a ld i abbia avuta tu tta la buona volontà, ma g li sia m an­ cato il coraggio, e posto tra i due s iste m i, q uello d elle econom ie e quello delle nuove tasse, sia rim a ­ sto tanto perplesso da non adottare nè l ’ uno, nè l ’ a ltro , o vve ro nè abbastanza d e ll’ uno e d e ll’a ltro !

LA SITUAZIONE DEL MERCATO

A bbiam o ric e vu to in questi g io rn i m o lte lette re che esprim ono app re zza m en ti, g iu d iz i, tim o ri, sgo­ m ento sui n u o v i ribassi che hanno c o lp ito a lc u n i t i ­ to li e veniam o eccitati a parlare alto e fo rte p e r stigm atizzare i fa tti e le persone che vengono rite ­ n u ti responsabili della nuova débàcle.

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66 L ’ E C O N O M I S T A I o febbraio 1891

I l mercato italiano è forse alla v ig ilia di passare per lo stadio acuto, spasmodico della crise ; di fronte a questi fatti non sappiamo inve ro se i capi degli Is titu ti possano d ire una parola di conforto senza v e n ir meno alla verità ; ma se nella loro coscienza essi credono che il pubblico abbia torto e che g li Is titu ti valgano anche solo un poco di p iù d i quello che li valuta il mercato, noi facciamo a p p e llo , in nome della pubblica tra n q u illità ed in nome d e ll’ in ­ teresse generale, ai preposti perchè p arlin o chiaro e fo rte ed illu m in in o il pubblico che in fine ha d iritto di un po’ di luce.

Forse siamo ancora in tempo a salvare il paese da una m aggiore catastrofe, ma non si persista in un sistema che è in opposizione colle idee m oderne, sulla responsabilità, e che ha dato i fru tti che tu tti lam entiam o. O ggi una parola franca, anche se sve­ lasse d iso rd ini ed e rro ri inaspettati, sarebbe accolta come un sollievo quando si fosse ce rti che è tutta la verità . A chi sta precipitando è di conforto il ve­ dere la fine d e ll’ abisso, anche se sarà la roccia che potrà schiacciarlo.

P u r troppo sappiamo di parlare a’ sordi, ma com ­ piamo il nostro dovere, lasciando o cui tocca la re ­ sponsabilità u ltim a .

ANCORA SULL’ AUMENTO DEI DAZI SUI CEREALI

Se non siamo male in fo rm a ti e crediam o d i non esserlo, il p erico lo d’ un aumento del dazio sui grani fu m aggiore d i q uello che generalmente è stato sup­ posto o creduto. Siam o lie ti che un provvedim ento così con trario ai p rin c ip i scientifici ed alla pratica esperienza e così mancante d’ opportunità sia stato risp arm iato a ll’ Ita lia ; ma gioverà stare s u ll’ attenti affinchè i p a rtig ia n i d’ un incrudim ento della gabella sul grano non riescano, in un avvenire p iù o meno prossimo, ad ottenere che il loro desiderio sia sod­ disfatto.

I l bisogno di vegliare e di tenere aperta la que­ stione è tanto m aggiore in quanto che se g li avver­ sari dei dazi sui grani non continuano attivam ente la loro campagna c’ è pericolo che il nuovo aumento risorga a ll’ im p ro vviso e sia accolto dalla Camera con voto fulm in eo , sotto form a di uno di quei ca­

tenacci che hanno servito in Italia così bene a pre­

g iu d ica re g ra v i questioni di p rin cip io . E in tale sospetto c i conferm a la lattica, piena di circospe­ zione, dei protezionisti ru ra li, bissi hanno compreso che sarebbe stata u n ’ audacia inefficace da parte loro lo sfidare la vorticosa corrente che s’ era formata in tutta la stampa economica e politica contro q ua l­ siasi nuovo aumento dei dazi sui g ran i ed hanno nicchiato o tutto al più hanno detto, con m olta m i­ sura e con prudente rise rva, che non si avevano ancora dati sufficie nti per pronunziare un g iudizio d e fin itivo s u ll’ effetto dell’ aumento del dazio sui grani in Italia. Ma essi si tengono pronti e non si lasee- ranno sfuggire la p rim a buona occasione che loro si presenti. Ora, tale occasione v’ è pericolo che sorga quando meno i consum atori se l’ attendono.

Invero da due anni l ’ im portazione in Ita lia delle granaglie e specialmente del granturco è aumentata ed ha preso grandi p ro p o rz io n i; ciò che è la

natu-rale conseguenza di tre cause cioè : I o 1’ aumento dei prezzi sui grani ed il forte dazio che grava q u e ­ sto cereale ; 2° il disagio delle nostre popolazioni ; 3° la sperequazione, che come dicem m o nel nostro precedente a rtico lo esiste fra il dazio di lire 1,15 al q uintale pelle granaglie e di lire cinque pel grano. Óra si osserva che il dazio d i lire 1,1 3 sulle g ra ­ naglie fu fissato quando il dazio sul grano era di lire 1 ,4 0 e che fu ed è un e rro re il non aver m an­ tenuto una giusta proporzione fra i due dazi quando quello sul grano fu aum entato. Questa correzione si presenta q u in d i sotto 1’ aspetto di giustizia d is trib u ­ tiva, di pubblica igiene e di difesa della finanza dello Stato. N u lla di p iù probabile perciò che un aumento del dazio sulle granaglie, da cui l’ e rario ricaverebbe qualche m ilio n e , sia proposto in sosti­ tuzione di qualcuno dei p rovved im e nti presentati alla Camera d a ll’ on. G rim a ld i in occasione della sua Esposizione finanziaria o come una nuova fonte di reddito. In tale occasione è m olto a tem ersi che an­ che la proposta di un aum ento del dazio sul grano risorga e tro v i appoggio e n o i m ettiam o in guardia coloro che la pensano come noi. L a savia a g ita ­ zione iniziata sulle p rim e voci d i un nuovo aum ento della gabella sul fru m e n to va dunque continuata con opera v ig ile e perseverante, onde non si riesca a fa r passare con un sottile espediente un p ro vve d im e n to che non si osa propugnare con una discussione franca e gagliarda.

l i MOZIONE BELLI. COLOMBO SULLE INDUSTRIE MECCANICHE

La Camera dei deputati si è occupata in alcune sedute della crise che le in d u strie meccaniche at­ traversano da due anni almeno. L ’ occasione le è stata offerta d a ll’ onorevole Colom bo, il quale non pienam ente soddisfatto della risposta avuta dal g o ­ verno a una interrogazione s u ll’ argom ento, presentò una mozione del seguente tenore :

« La Camera in v ita il G overno a studiare il modo

di assicurare la con tinu ità è la razionale rip a rtizio n e fra le o fficin e m eccaniche nazionali delle fo rn itu re che l’ A m m in istra z io n e dei la v o ri p u b b lic i e le a ltre A m m in is tra z io n i dello Stato possono dar loro ; tu te ­ lando efficacem ente sia coi mezzi consentiti dalle leggi, che con speciali disposizioni legislative e, oc­ correndo. con una cauta revisione della tariffa do­ ganale, g l’ interessi d e ll’ in d u stria nazionale. »

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1° febbraio 1891 L’ E C O N O M I S T A 67

in vita senza badare se i bisogni sono fittiz i o re ali, se i prezzi sono i m ig lio ri, se il prodotto è quale dovrebbe essere. L ’ on. Colom bo non ha parlato certo così ; ciò si comprende ; ma quando si parìa d i assicurare la continuità e la razionale rip a rtiz io n e delle fo rn itu re che lo Stato può dare alle officine meccaniche e di tutela efficace della in d u s trii na­ zionale, in verità a meno che non ci sia c o n tra d d i­ zione in te rm in i tra la form a e la sostanza, si giunge in e vita b ilm en te a ragionare a quel modo.

L 'Economista sì è occupato altre volte della que­ stione, ci pare q uin di superfluo di to rn a re ora a svolgerla nei suoi punti p rin c ip a li. Ciò che è stato scritto dopo d’ allora non ha m utate le nostre con­ vinzion i ; anzi, nei fatti addotti da p iù p arti in que­ sti u ltim i g io rn i abbiamo trovate nuove prove che in tutta questa faccenda della crise delle in d u strie meccaniche la massima colpa l ’ ha la protezione dello Stato, l’ ingerenza stragrande che lo Stato si ò presa in questa m ateria. Coi favori accordati n elle con­ venzioni fe rro via rie , con i dazi p ro te ttiv i per le in ­ dustrie m etallurgiche e m eccaniche, con le speranze suscitate negli in d u s tria li, con appoggi in somma m o ra li e m a te ria li si è fin ito per avere in breve tempo 1’ eccesso di produzione, fenomeno consequen­ ziale del protezionism o. Lo stesso on. C olom bo non ha potuto negare I’ eccesso d i produzione. « F in o a u n certo punto è vero, ha egli detto. Ma tutto è re la tivo . E non si può d im enticare che il modo come il Governo e le Società procedettero nel dare il lavoro doveva essere grande eccitam ento agli o p i­ fici ad allargare g l’ im p ia n ti, ind ucendoli a ritenere che le fo rn itu re non sarebbero venute m ai meno. » Così è in fa tti avvenuto per la mania che ha invaso i nostri protezionisti d i rendere l’ Italia econom ica­ mente indipendente da un g io rn o a ll’ a ltro e lo Stato ha creato delle illu s io n i pericolose negli in d u s tria li, ha fatto loro sperare e credere che orm ai non do­ vessero entrare più in Ita lia locom otive, c a rri, ece. costru iti all’ estero; essi hanno creduto et pour cause, sono cresciuti di num ero, hanno am pliato le loro fabbriche, aum entandone la potenzialità, e tu tto que­ sto per constatare poi che la richiesta rim a n e in fe ­ rio re alla offerta. Ma non intendiam o insistere sui precedenti della c ris e ; i le tto ri sono già in fo rm a ti di ciò e al postutto, se avessero ancora dei dubbi sulle o rig in i e sulla storia della c ris i stessa, non hanno che ha leggere quello che ne ha scritto un am ico nostro di incontestata competenza, l’ inateatiiere L am - pugnani.

P iuttosto non sarà inopportuno che dedichiam o alcuni istanti alla discussione avvenuta alla Camera sulla mozione d e ll’ on. Colombo sopra rip o rta ta .

V a ri discorsi o ffrireb be ro inve ro argom ento a non poche considerazioni. Q uello d e ll'o n . E llena, ad esempio, contiene confessioni curiose e preziose. R i­ conobbe in fa tti l’ on. deputato la trista condizione nella quale si tro va in Ita lia l’ ind u stria m eccanica, ma dim ostrò come anche altre in d u strie non si tro vin o in condizioni m ig lio ri e a vve rti che se è necessario p rov­ vedere all una, bisogna pensare anehe alle altre. Si disse dolente di non poter d iv id e re l’ opinione esposta dall’ on. F in a li sulla m ig lio re condizione della nostra industria meccanica in confronto di quella straniera. Le offerte basse dei n o s tri in d u s tria li in ­ dicano uno stato di prostrazione e non uno stato di floridezza. E neppure d ivide le speranze d e ll’ on. Co­ lom bo sul prossim o avvenire della nostra ind u stria

meccanica. Sono speranze troppo rosee e troppo lo n ­ tane dalla realtà.

D ich iarò di accettare con qualche rise rva la p rim a parte della mozione Colom bo e invocò dal G overno concordia di vole ri e di p rovved im e nti per porre un qualche rip a ro alle g ra v i sofferenze del paese. A m ­ mise che le d ifficoltà nelle q ua li si trovano I’ eco­ nom ia e la finanza del paese siano m olte e g ra v i, ma confida che volendo e fortem ente operando m olto bene potrà esser fatto. E concluse che quando le nostre sorti econom iche saranno prospere, anche g li avversari si con vertiran no .

L ’ on. E llena in un discorso a proposito della de­ nuncia del trattato con F A u stria -U n g h e ria aveva già fatto delle d ich iarazion i p iuttosto curiose, conside­ ra ti gli antecedenti d e ll’ oratore in m ateria doganale e d i tra tta ti d i com m ercio. Non poche delle sue os­ servazioni sul modo di con du rsi nelle tra tta tiv e com ­ m e rcia li con g li Stati suonavano aperta condanna della politica seguita dal G overno verso la F ra n cia . Ma ora e’ è qualcosa di a ltro e di m e g lio . L ’ on. E l- lena non vede p iù così roseo come d o d ici o sei mesi o r s o n o ; riconosce esp licita m en te che le in d u strie sofferenti non sono quelle m eccaniche soltanto; e sp ri­ me dei v o ti p la to n ic i, ma tro va l’ economia del paese in mezzo a m o lte e g ra v i d iffic o ltà . D unque la famosa revisione della tariffa doganale c o m p iu ta nel 1887 non ha, a d ir poco, m ig lio ra to la situazione in d u ­ striale del paese, m entre ha ro vin a to in non tenue m isura la esportazione, ossia a ltre in d u strie . E sono questi i ris u lta ti che possono le g ittim a re la fid u c ia d e ll’ on. E lle n a nel prossim o m ig lio ra m e n to econo­ m ico? La metafisica dei protezionisti n ostran i è stata tro pp o elevata, si è com piaciuta assai d i rim a n e re nelle alte sfere della economia v in co lista ; se fosse scesa più spesso a terra e avesse tenuto conto della realtà delle cose, chi sa? forse avrebbe im parato qualche cosa e avrebbe tro va to che i dazi talvo lta non servono a nulla, perchè le cifre della ta riffa non si possono tra m u ta re in capitali, e tal’ altra ser­ vono anche p iù del bisogno perchè creano la p le ­ tora e d is tru gg o no così da sè stessi l’ effetto loro. Ma l’ on. E llen a, che è, non ostante le apparenze, il protezionista m etafisico per eccellenza, non dispera d i poter sconfiggere n e ll’ a vve nire i suoi a vve rsari colle prospere sorti econom iche del paese, purché, dice, si a iu ti il lavoro e la produzione e si dia svilu p p o saldo al c re d ito . Ben venga quel g io rn o ; inta nto 1’ on. E llena am m ette II malessere ed è troppo giusto q u in d i che e g li, che ha avuto parte co ­ s p ic u i nel p ro d u rlo , soffra le q u e rim o n ie e le cen­ sure degli a ltri. È ancora il meno che da lu i si possa pretendere.

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qualche m isera e stentata in d u stria si chiudono i m ercati di sbocco alle produzioni che già ne usu­ fru iv a n o , si interrom pono feconde relazioni com ­ m e rciali, si perturbano tan ti interessi. L ’ antagoni­ smo c’ è e per opera del protezionismo ; finché que­ sto non sarà e lim inato il dissidio tra le ind u strie non potrà scom parire.

Quanto alle dichiarazioni del Governo non è il caso di discorrerne a lungo. L ’on. B rin , lo abbiamo notato altre volte, non ha una idea esatta di ciò che significa la protezione al lavoro nazionale e senza darsi alcun pensiero del modo col quale sono spesi i danari dei contribuenti continuerà a prom et­ tere ordinazioni e a darle in qualsiasi caso. L ’ on. Lacava e l ’ on. M iceli han fatto d ich iarazion i analo­ ghe e fo n . F in a li ha cercato di adattarsi a ll’ am ­ bie n te ; ha detto cioè che quantunque liberista è di avviso che lo Stato, quando deve com perare ciò che g li occorre, debba riv o lg e rs i a ll’ industria nazionale. Però est modus in rebus ; egli aggiunse che non po ­ trebbe obbligarsi a fare u n quinquennato d i lavo ri ; e se anche avesse le casse rig u rg ita n ti d i danaro non com prerebbe per le fe rro vie p iù m ateriale m obile d i quello che potesse occorrere. E finalm ente la d i­ scussione si chiuse c o ll’ approvazione della seguente mozione C olo m bo -E lle na :

La Camera in vita il G overno a studiare il modo d i assicurare alle o fficine ( la parola meccaniche è stata soppressa) ’ ) nazionali la con tinu ità e la razionale rip artizio ne delle fo rn itu re che l ’ A m m i­ nistrazione dei la v o ri p u b b lici o le a ltre A m m in i­ strazioni dello Stato possono d a r loro — e prende atto delle dichiarazioni d e ll’ on. presidente del Con­ siglio rispetto a ll’ u ffic io affidato alla Commissione che preparerà la revisione delle tariffe doganali.

In conchiusione l’ idea di preparare un fabbisogno per u n q uinquennio non sarebbe stata accettata dal Governo. Ma non è il caso di tra rre conclusioni assolute, perchè potrebbe essere una fatica in u tile ; i M in i­ s tri coi tem pi che corro no sono così fa cili agli ac­ com odam enti, che non c i sarebbe da m a ra vig liarsi se il m etodo patrocinato d a g li on. Luzzatti, Co­ lom bo, ecc. respinto ie ri, venisse dom ani giudicato dal G overno quale i l m ig lio re o 1’ unico possibile. P er ora le C om m issioni dovranno studiare la que­ stione, esaminare cioè la condizione delie in d u strie m eccaniche e il re la tivo reggim ento daziario. A studi fatti il G overno deciderà. A spettiam o pure, ma senza alcuna fid u cia che dagli studi si tragga il c o n v in c i­ mento che si è sbagliato strada. G li e rro ri commessi ne p arto riran no degli a ltri, perchè manca la dispo­ sizione e il coraggio d i riconoscere i p rim i.

LI SEIPLIFICMIIE DELL’IIW ITM l

Dopo quanto abbiamo detto n e ll’ a rtico lo del n u ­ m ero precedente sulla divisione a m m in is tra tiv a del nostro paese, siamo in obbligo d i esaminare il p rò -1) In relazione a questa soppressione 1’ on. Bonghi ha pre­ sentato la seguente interrogazione:

Il sottoscritto chiede di dirigere al ministro della guerra e a quelli dei suoi colleghi cui spetti di prender parte alla risposta, la seguente interrogazione :

Essendo stata cancellata all’ ultim’ ora nella mozione Colombo la parola meccaniche, chiedo se e a quali mezzi si vogliano at­ tenere il ministro della guerra e gli altri ministri, che non hanno preso parte nella discussi .me di quella mozione, per una equa distribuzione tra le diverse fabbriche del paese delle forniture di panno che appartenga loro di ordinare.

1° febbraio 1891

getto di legge presentato dal G overno e rig u a rd a n te ia m odificazione delle circo scrizio n i del Regno. C o ­ m inciam o dal darne un breve riassunto.

Il Regno sarà diviso in distretti, provincie, circon­ dari, mandamenti e comuni.

11 distretto può essere composto di una o più pro­ vincie e sarà formato non solo col criterio di una popolazione non minore di 500,000 abitanti, ma anche con quello della topografia, della comunanza degli interessi, dell’ importanza degli affari.

I distretti non saranno più di 50 ; ogni distretto avrà un Prefetto, un Consiglio di Prefettura e una Giunta amministrativa.

I circondari saranno ridotti in ragione di 1 per 100,000 abitanti almeno, tenuto conto della topo­ grafia e della viabilità. In ogni capoluogo di circon­ dario vi sarà un sotto-prefetto.

La formazione dei distretti, la riduzione dei cir­ condarli, la designazione dei loro capoluoghi saranno fatte con Decreto reale previo parere di una Com­ missione composta di 3 deputati nominati dalla Ca­ mera, di 3 senatori nominati dal Senato, di 3 com ­ missari nominati dal Governo.

Con decreto • reale, e previo parere della stessa Commissione, sarà assegnato a ciascuna provincia del distretto il numero di membri del Consiglio pro­ vinciale che deve esser nominato e il numero dei membri per la composizione della Giunta ammini­ strativa.

Nei capoluoghi di provincia che non sono sedi di prefettura, potrà il Governo, con Decreto reale, de­ stinare un Consigliere di prefettura, al quale potranno essere delegate determinate facoltà amministrative.

Con decreto reale gli attuali consiglieri saranno ripartiti ed assegnati ai distretti. G l’ impiegati esu­ beranti il numero necessario continueranno^ a prestar servizio. Sino a quando non saranno tutti collocati regolarmente in pianta non si faranno nomine di nuovi impiegati.

II Governo è altresi autorizzato a ridurre con D e­ creto reale il numero dei Provveditorati agli studi e degli uffici del Genio civile.

La Legge andrebbe in vigore entro sei mesi dalla sua pubblicazione.

La p rim a im pressione che ci si è presentata nel leggere le proposte del G overno è che mancasse nella mente di ehi ha redatto quel progetto u n chiaro concetto dello scopo a cui doveva m ira re . Che i profani alle esigenze degli u ffic i credano che d im i­ nuendo il num ero delle prefe ttu re delle sottoprefet­ ture, delle intendenze ecc. si possa ra gg iun g ere una economia cospicua nel bilancio, è g iu stificato da ciò che una superficiale osservazione dei m eccanism i a m m in is tra tiv i lascia credere che possano essere sem p lifica ti col d im in u ire il num e ro degli o rga n i b u ro c ra tic i. Ma c h i abbia più in tim a conoscenza degli u ffic i e del modo con cui procedono g li a ffa ri a m m i­ n is tra tiv i non tarda ad accorgersi che la quantità degli organi b u ro c ra tic i non è la causa del male, ma l’ effetto di un ’a ltra causa che sta nel disordine

e nella complicazione della nostra legislazione.

Conseguentemente d im in u ire il num ero delle pre* fetture, delle sottoprefetture delle intendenze ecc. non sarebbe già d im in u ire la somma del lavoro b u ro ­ cratico, ma soltanto accentrarlo in m in o r num ero di u ffic i e di in d iv id u i senza raggiungere alcun sol­ lievo pel b ila n cio , ovvero ottenendo appena appena un qualche benefizio d i m inore spesa.

Quando adunque domandasi la sem plificazione della am m inistrazione non si può intendere d i rid u rre a 50 le 69 p rovin cie e le 69 intendenze ; con ciò non

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l ” febbraio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 69

si otterrebbe a ltro che trasportare a Siena il lavoro che si fa a Grosseto, a Firenze quello che si compie ad Arezzo, a Bologna quello che si eseguisce a Ra­ venna. E siccome non è neppure p resum ibile che i funzionari di S ien a , Firenze e Bologna possano com piere un lavoro m aggiore di q uello che a ttu al­ mente eseguiscono, non si avrà a ltro effetto se non quello di trasportare in quelle città g li im piegati che ora stanno negli u ffic i che sarebbero soppressi e tu tto al più di d im in u ire il num ero dei prefetti per aumentare quella dei co n sig lie ri e così via.

P er semplificazione a m m in is tra tiv a si intende e si deve intendere una m odificazione razionale delie m o lte plici leggi che oggi disordinatam ente e senza sano c rite rio m o ltip lican o il lavoro m ateriale degli u ffic i a danno del lavoro inte llettua le.

T u tti sappiamo che un segretario ed anche un consigliere di prefettura, il quale im p ie g h i, suppo­ niam o, sei ore del giorno al lavoro di u ffic io può d ivid e re il suo odierno lavoro in tre p arti :

la prim a, e rappresenta la m aggior parte, è un com pito di sem plici fo rm a lità che n u lla hanno a vedere colla intelligenza e colla capacità a m m in i­ strativa del funzionario ; visti da fare, prospetti da riem piere, lavo ri periodici inutili a c u i accudire ;

la seconda parte è quella delle firm e , elio pure porta via una parte considerevole del tem po senza vantaggio alcuno e senza garanzia per a lc u n o ;

la terza, ed è la m inore, è il lavoro in te lle ttu a le , quello cioè nel quale il funzionario consacra il poco di tempo che g li avanza — se ne avanza — allo studio serio e coscienzioso di una questione o d i un affare.

• G io rn i sono ci accadde d i vedere tu tto l ’incarta­

mento relativo alla com pilazione di un prospetto

degli insegnanti di una scuola por in s e rirlo in un annuario. Questi dati vennero ric h ie s ti d irettam ente alla scuola dal M in iste ro delia P ubblica Is tru z io n e ; e poi dal M u n ic ip io da cui la scuola in parte d i­ pendeva, e in fin e dalla P re fettura a cui il M in iste ro pare si sia pure riv o lto .

E questo è il meno male, ma v i è anche una parte e cospicua d i lavoro dovuta al c a p riccio non abbastanza illu m in a to . Suppongasi che i l M in istro delle Finanze voglia^ fare uno studio in to rn o ad una im posta sulle o no rifice nze ; si potrebbe credere che i funzionari a c u i il M in istro si riv o lg e per avere g li elem enti da cui rica va re i suoi studi, ric h ie d e ­ ranno notizie al M agistero degli o rd in i cavallereschi. Questa che sarebbe la via p iù breve e p iu spiccia non è seguita. L ’ o fficio del M in istro delle Finanze si riv o lg e a tu tti g li a ltri M in is te ri, ciascuno dei q ua li manda ai dipendenti di tutte le p ro v in cie la domanda d e ll’ elenco dei cava lie ri, u ffic ia li e com ­ m e n d a to ri; e non basta, i l M in iste ro d e ll’ Inte rn o fa a domanda a P refetti, che m agari fanno consultare le anagrafi dei com uni. Questi prospetti d is o rd in a ti e senza c rite rio a rriva n o al M in iste ro delle Finanze che non può servirsene e fornisce al M in is tro quei dati erronei, che tante volte vediam o poi suffragare

le proposte di legge. °

A bbiam o scelto questo esempio ipotetici: per non darne alcuno di q u e lli v e ri e non suscitare il r id i- colo sul procedere di alcune a m m in is tra zio n i, ma siamo s icu ri che i più in te llig e n ti funzionari saranno d accordo con noi nel deplorare la insipienza detrli u ffic i centrali specialmente, che non usano, per im io- ranza o per p ig rizia , d e g li elem enti che hanno s o t­

tomano e con continue e nuove dom ande trip lic a n o il lavoro e lo rendono im possibile.

A rim e d iare a questi inconvenienti che c o s titu i­ scono la disordinata com plicazione delle nostre a m ­ m in istra zio n i, ohe effioacia può aver la rid uzio ne del num ero degli u ffic i ? — Ciò che occorre è la sem ­ plificazione delle leggi e delle disposizioni che le leggi mantengono.

A bbiam o avuto recentefiientc il rid e v o le esempio d i una anagrafe ordinata alle Questure del Regno, ia quale poteva essere risp arm iata con u n accordo coi com uni, e potrem m o cita re a centinaia le leggi che contengono disposizioni delle q u a li i legislatori non sospettano nem m eno l ’ effetto b uro cra tico .

D iciam o di p iù : non v i è nem m eno un in d ic e delle leggi del paese ed il disordine col quale si com pilano i progetti, e si redigono poi d e fin itiv a ­ mente le leggi è rispecchiato dal d isordine in c re d i­ b ile con cui I’ a utorità suprem a le g is la tiv a , pubblica i p ro p ri a tti, m algrado tante rim ostranze e m algrado una Presidenza che può m o ltip lic a re a ll’ in fin ito il p ro p rio personale.

La nuova legge com unale e p ro v in cia le ad esem­ pio, che sottomette alla C orte dei C on ti la approva­ zione del b ila n cio delle P ro vin cie , votata senza che nessuno sospettasse nem m eno che la C orte dei C on ti per approvare i b ila n ci avrebbe dom andato i docu- c um e nti g iu s tific a tiv i che sono con tra tti, rice vu te , ca­ p ito lati ec. ec. e che le P ro v in c ie , m andando questi docum enti alla Corte dei C on ti, rim anevano p riv e di m o lti atti di cui avevano bisogno. A lc u n i u ffic i p ro v in c ia li hanno pensato alla duplicazione di que­ sti a tti, e p erciò a ll’ aum ento degli im p ie g a li delle lo ro ra gio ne rie ; a ltr i u ffic i p ro v in cia li si sono sob­ barcati a mandare volta per volta che ne avevano bisogno, un loro im piegato a Roma per prendere cognizione o copia dei docum enti depositati presso la C orte dei C onti.

E g li esempi sarebbero senza fine.

Q uello che occorre pertanto se si vuo le s e m p lifi­ care la am m inistrazione e fa r su essa delle vere economie si è sem plificare le leg g i, coordinandole e togliendo tutte q uelle disposizioni che non hanno a lcu n razionale m otivo d i esistere.

T u tto il resto è lustra.

I RESOCONTI PARLAMENTARI

(All'Onorevole Presidente della Camera)

L ’ anno passato (v e d i P Economista n. 8 2 0 del 19 gennaio 1890) abbiam o creduto o pp ortu no di sollevare la questione della stampa d e g li A tti P a r­ lam en ta ri per segnalare alcuni in c o n v e n ie n ti che si verifica va no nella loro pubblicazione e per invocare solle citi p ro vve d im e n ti.

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70 L ’ E C O N O M I S T A 1° febbraio 1891

d ici parziali e generali, com pilati con cura e con quegli accorgim enti tipo grafici che quando mancano producono una ine vita b ile perdila di tempo anche per le più in sig n ifica n ti ricerche. Finalm ente univam o la nostra voce a quella di m o lli a ltri c o n fra te lli per chiedere che venisse sollecitata la pubblicazione delle discussioni. Orbene, quanto al prim o punto si an ­ nuncia ora che la tipografia della Camera dei D e ­ putati si propone di pubblicare una edizione econo­ mica rid o tta delle discussioni e degli A tti in generale della Camera. Aspettiam o prim a di giudicare, di co­ noscere questa edizione speciale, ma indipendente­ mente da essa crediam o che la vendita a puntate, alm eno nei c e n tri p rin c ip a li dovrebbe essere studiata, perchè tornerebbe di vera u tilità pel pubblico. Quanto agli accorgim enti tip o g ra fic i riconosciam o che quest’ anno qualche cosa si è fatto, e ne p re n ­ diam o occasione per raccom andare di accrescere le ind icazion i e d i estenderle anche nel corso delle discussioni, anziché lim ita rle all' ind ice.

Ma rim ane p u r sempre il gravissim o e im p erdo ­ nabile inconveniente del rita rd o nella pubblicazione delle discussioni. Sino ad oggi sabato non sono u sciti che i resoconti della Camera i q u a li giungono al 22 dicem bre. Q uantunque la Camera sia aperta dal 2 0 gennaio, non sono stati pubblicati quest’ anno a ltri fog li contenenti i resoconti. È irre g o la rità questa sulla quale sentiamo il dovere e il d iritto di ric h ia ­ mare l ’ attenzione dell’ on. Presidente della Camera. Mentre scriviam o (31) abbiamo dinanzi a noi le u ltim e puntate dei Resoconti in extenso della Camera e del Senato francese i quali contengono le discussioni del g io rn o 27 gennaio.

N oi dom andiam o se è col rita rd a re la pubblica­ zione dei p ro p ri d ib a ttiti che la Camera intende agevolare il sindacato d e ll’ opinione pubblica sui suoi la v o ri. L o sconcio, deplorato p iù volte anche alla Camera, perdura tuttora e non accenna affatto a d im in u ire . C oloro che desiderano ad esempio di leg­ gere i discorsi degli onorevoli deputati sulla mozione Colombo avranno da aspettare ancora parecchie set­ tim a n e ; in questo modo il con trollo sul Parlam ento è reso inefficace. Ciò fa torto, e grave torto alla Camera ; è tempo q u in d i che 1’ on. Presidente ab ­ bandoni le mezze m isure, stabilisca norm e precise e sia inesorabile quanto alla loro osservanza.

IL DIVIDENDO DELLA BANCA NAZIONALE TOSCANA

D unque il C onsiglio della Banca Nazionale T o ­ scana ha deliberato che il dividendo sia fissato in L. 3 8 circa. V o rre m m o d ire che le nostre os­ servazioni sono state inefficaci e che nella tesi da noi sostenuta siamo stati b a ttu ti, ma non vogliam o nem m eno lontanam ente v e n ir meno alla verità , quale ci viene affermata da a m ici n ostri, e secondo la quale la deliberazione sarebbe stata fru tto d i una transa­ zione d i fronte alla vivace discrepanza di o pinioni che si manifestavano in C onsiglio. Non si è votato nè il dividendo d i SO lire nè quello di 43 o di 40, che tuttavia pare alcuno aveva in animo di proporre od aveva proposto, ma nem m eno il dividendo di 35 lire , che per alcuni di non lunga veduta, pareva avrebbe

significato una v itto ria d e ll’ Economista ; anche un centesimo d i più, ma non doveva parere che il Con­ siglio S uperiore della Banca Nazionale Toscana si lasciasse influenzare d a ll’ Economista !

Così una questione d i alta m o ra lità e di grande esempio, quale noi avevamo posta e mantenuta, una questione che doveva unicam ente dibattersi in base alla retta interpretazione degli a rtic o li del Codice di C om m ercio ed un poco anche della speciale situ a ­ zione che in questo m om ento attraversa il mercato, venne in certo modo mutata in una questione di rip icco e d i p u n tig lio , non degna certam ente d e ll’ alta saggezza e della somma competenza di coloro che d irigo no l ’ Istitu to .

E p p u re d ich iariam o che mal ci conoscono quei signori ; poiché se avessero avuto il coraggio di san­ zionare col voto quel convincim ento che doveva essere n e ll’ anim o loro, ed avessero decretato il d i­ videndo di lire trentacinque come omaggio alla consuetudine ornai sta b ilita , non solo I’ Economista non avrebbe menato vanto del voto come di v it­ toria rip o rta ta , ma avrebbe fatto spontanea ammenda delle sue c ritic h e p re c e d e n ti, ed avrebbe v o le n tie ri a ttrib u ito a voci insussistenti e infondate il sospetto sorto che i re g g ito ri d e ll’ Istitu to si dipartissero da quelle massime di saggezza e d i prudenza che sta­ vano a garanzia della loro abile am m inistrazione.

Non a rrive re m o noi a ripetere colla Nazione che g li azionisti attendono con ansietà che il prezzo delle loro azioni sia a rriv a to al lim ite che il proposto cambio g li assegnerebbe per realizzare il guadagno; e nemmeno ci farem o eco delle voci che il m aggior divid en do di quest’ anno possa essere un paracadute contro possibili ribassi nel caso in cui le fusioni non avessero luogo ; ci ripugna di prestare tanto ma­ chiavellism o agli a m m in is tra to ri d e ll’ Is titu to ; ma in p a ri tem po non possiamo sconoscere che in questi m om enti di serio a lla rm e sparso nel pubblico e nei ca p ita lis ti, la Banca Nazionale Toscana ha perduta una eccellente occasione per afferm arsi tetragona contro ogni evanescente apparenza e ferm a in quei p rin c ip i di rigorosa prudenza che doveva e poteva renderla più forte n e ll’ avvenire. Q ualunque sieno le intenzioni ed i m oventi degli a m m in is tra to ri, essi hanno im ita to nei g io rn i tris ti, g li im p re v id e n ti dei g io rn i prosperi, auguriam o che non si a ccu m uli con­ tro lo ro l ’ opinione pubblica e non si sentano un bel gio rn o in d e b o liti da questa stessa ostentazione di forza.

N on sappiamo se l ’ Assemblea Generale degli A zio­ n is ti saprà o v o rrà correggere l’ e rro re del C onsiglio, e se non proporrà d i consacrare le tre lire (tanto poca cosa per g li azionisti seri) a ll’ am m ortam ento delle perdite già sofferte ; noi sappiamo troppo bene come sieno form ate le Assemblee G enerali per annettere una qualche speranza sul loro voto. Ma ad ogni modo, anche se l’ Assemblea Generale non approvasse la proposta del C onsiglio, il male ora è fatto e la buona occasione di afferm are un p rin c ip io di p ru ­ denza e di saggezza è perduto.

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I o febbraio 1891 L ’ E C O N O M I S T A 71

d iv is ta (Economica

Trattati di commercio e amicizia tra l’Italia e alcuni paesi esteri.Il rinnovamento del privilegio della emissione alla Banca di Francia.

Trattati di commercio e amicizia tra l’ Italia e alenai paesi esteri. — Sono stati d is trib u iti alla Camera per la loro approvazione i tra tta ti di am i­ cizia e com m ercio sta b iliti fra l’ Ita lia , ia B o livia e il Messico.

I negoziali per il trattato di am icizia e estradi­ zione colla B olivia , firm a to a L im a il 18 otto bre 1890 erano stati in iz ia ti fin dal 1885.

I negoziati, in te rro tti dapprim a per le poco fa v o ­ revoli disposizioni del governo di B o liv ia , vennero ripresi nel 1888, quando quel m in istro degli affari esteri si dichiarò pronto a firm a re , con alcune m o­ dificazioni, il trattato da noi proposto, a condizione però che ne venisse tolta la parte rig u a rd a n te il com m ercio.

II m in istro degli affari esteri nella sua relazione alla Camera italiana dice d i aver potuto « in d u rre il governo della B olivia ad in se rire una clausola colla quale le due parti si obbligano a negoziare una convenzione com m erciale entro due anni a par­ tire dalla data del trattato m edesim o. P er tal modo, m entre la questione della stipulazione di p atti com ­ m e rciali fra i due paesi resta im p re giu dicata , è la ­ sciata aperta la via alla possibilità che in u n tempo non lontano, cambiando le disposizioni delle sfere d irig e n ti in B olivia , o la natura dei ra p p o rti fra quella Repubblica e g li Stati v ic in i, si possa ra g ­ giungere 1’ essenziale d i assicurare anche in quella lontana regione uno sbocco alla nostra esportazione ».

Il trattato consta di 33 a rtic o li : il 4° contiene una disposizione che si discosta alquanto dai p rin c ip ii sta b iliti dal nostro Codice c ivile , in m ateria di na­ zionalità.

Si conviene in questo che i fig li di Ita lia n i che nascono in B o liv ia e q u e lli di B o liv ia n i che nascono in Italia , conservino rispettivam ente la nazionalità dei lo ro gen ito ri, salvo il d iritto , g iu n ti alla m aggiore età, di optare per la nazionalità del luogo di na­ scita. Più re s trittiv a è la disposizione del nostro C o­ dice c ivile , il quale ( A r t. 8 ) pone come condizione perchè il fig lio nato in Ita lia da stran iero conservi la nazionalità del padre, che questi non abbia com - piuto 10 anni di dim ora stabilie nel regno. T u tta v ia , siccome anche quando non si v e rific a tale con di­ l i 011.6 il fig lio dì straniero può, g iu n to a ll’ età m aggiore, dichiarare di conservare la nazionalità paterna, le due disposizioni, quella, cioè, del tra t­ tato e quella del Codice, non sono in fondo in op­ posizione fra loro.

Secondo 1’ °n. C rispi, 1’ art. 4, quale c i fu p ro ­ posto dalla B o livia , rappresenta una deroga per noi vantaggiosa al rigoroso p rin c ip io , dom inante in Am e- nca, di considerare citta d in i anche i fig li d i stra­ n ie ri, che nascono sul suolo americano.

Il 20 agosto 1888 fu stipulata al Messico una convenzione per stabilire la nazionalità dei fig li dei sud diti nati al Messico o in Ita lia .

Con questa convenzione, ripresentata ora a ll’ ap­ provazione del P arlam ento italia no , la nazionalità dei tig li fino a ll’ età m aggiore è reputata esser quella

del padre, o quella della madre se il padre è ignoto, e g iu n ti essi alla m aggior età, è loro accordata la facoltà di optare per la cittadinanza paterna, o per quella del luogo di nascita, interpretandosi il silenzio come una rin u n c ia alla p rim a .

L ’ on. C ris p i ha ripresentato alla Camera anche il disegno di legge che dava esecuzione al trattato di com m ercio e d i navigazione conchiuso fra l ’ Ita ­ lia ed il Messico il 16 a p rile 1890, che non è stato discusso nella quinta sessione d e ll’ ultim a legislatura.

— I l 1” marzo dello scorso anno il G overno ru ­ meno denunciava il trattato di com m ercio e n a v i­ gazione fra l’ Ita lia e la R um ania del 2 3 marzo 1878, i cui effetti perciò verrebbero a cessare, a te rm in i d e ll’ A rt. 29 d i esso, il 23 marzo del corrente anno. Tale prossima scadenza obbligherebbe il Governo del Re a v in c o la rs i con un nuovo accordo com m er­ ciale prim a della rinnovazione generale dei tra tta ti nel 1892, oppure a lasciar applicare alle m erci ita ­ liane in R um ania le ta riffe generali colà in vigo re . Il G overno italiano ha ora dom andato al P a rla ­ mento italiano l ’ autorizzazione di prorogare sino al IO lu g lio 1891 il trattato stesso.

Il rinnovamento del privilegio della emissione alla Banca di Francia. — Ecco il testo del p ro ­ getto di legge sulla Banca d i F ran cia , presentato ora alla Camera francese dal m in istro delle finanze : A rt. 1. — Il p riv ile g io conferito alla Banca di Francia dalle leggi 24 germ inale, anno X I, 22 a prile 1806, 3 0 giugno 1840 e 8 giu g no 1857, la c u i durata spirerà col 31 dicem bre 1 897, è pro­ rogato di 23 anni e term ine rà al 31 dicem bre 1 920. A rt. 2. — La Banca s’ impegna a versare allo Stato, a p a rtire dal I o gennaio 1891, sino al 31 dicem bre 1 897, una somma annuale di 1 ,7 0 0 ,0 0 0 fra nchi, e a p a rtire dal I o gennaio 1 8 9 8 fino al 31 dicem bre 192 0 una somma annuale d i 2 ,5 00 ,00 0 fra n ch i.

Questa somma sarà versata per metà, il 30 g iu ­ gno e i l 31 dicem bre d’ ogni a nn o; la p rim a sca­ denza semestrale scadrà il 3 0 giugno 1891, l’ u ltim a al 31 dicem bre 1920.

A rt. 3. —• L ' anticipazione di 6 0 ,0 0 0 ,0 0 0 con­ sentita dalla Banca allo Stato in v irtù del trattato IO giugno 1857, m ediante un interesse del 3 0 |0 e 1’ anticipazione di 8 0 ,0 0 0 ,0 0 0 consentita dalla Banca allo Stato in v ir tù del tra tta to del 29 marzo 1 87 8, approvato dalla legge 13 giugno 1878, m ediante un interesse d e ll’ 1 0[0, cesseranno di portare interesse a p artire dal I o gennaio 1891.

La Banca non potrà reclam are il rim b o rso d i tu tto o parte d i tali anticipazioni durante il term ine del suo p riv ile g io .

A rt. 4, — La Banca si assume di pagare g ra tu i­ tamente, in concorso colle casse pubbliche, per conto del Tesoro, i coupons ai p o rta to ri di re nd ite francesi e di v a lo ri del Tesoro francese che saranno pre sentati ai suoi sp o rte lli, tanto a P arigi che nelle sue succursali o u ffic i a u s ilia ri.

A rt. 5. — La Banca dovrà, su domanda del m in istro delle finanze, a p rire g ratuitam ente i suoi spo rtelli a ll’ em m issione di Rendita francesi e v a lo ri del Tesoro francese.

A rt. 6. — I contabili del Tesoro potranno ope­ ra re negli u ffic i a u s ilia ri come nei succu rsa li dei versam enti o dei prelevam enti in conto corrente del Tesoro.

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72 L ’ E C O N O M I S T A I o febbraio 1891

rare gratuitam ente, alla medesima scadenza degli effetti di com m ercio, il rim borso delle cam biali tratte sui contabili del Tesoro da a ltri contabili del Tesoro.

A rt. 7. — Il servizio dei depositi lib e ri di t i­ toli, esistenti attualm ente nelle tre succursali, sarà stabilito in 7 nuove succursali almeno p rim a del 1° gennaio 1893.

I depositi lib e ri di tito li saranno ric e v u ti in tutte le a ltre succursali a delle condizioni determ inate dalla Banca.

A rt. 8. ■— In un term ine di due anni dalla p ro ­ m ulgazione della presente legge, il n um ero delle succursali sarà portato da 94 a 112, con la tra ­ sform azione di 18 u ffic i a usiliari in succursali.

G li u ffic i a u silia ri esistenti e non trasform ati in succursali saranno m antenuti. In o ltre , sarà creato in ciascuno dei capiluogbi d i dip a rtim en to, che non possiedono sta b ilim e n ti della Banca, una succursale 0 un u ffic io a usiliare, secondo lo com porterà l ’ im ­ portanza degli affari com m erciali.

Queste creazioni saranno fatte prim a del 1° gen­ naio 1893.

A rt. 9. — Quando le circostanze esigeranno T aum ento del tasso dello sconto o d e ll’ interesse delle anticipazioni al di sopra del 5 0 |0, i p ro fitti che risu lte ra nn o per la Banca saranno dedotti dalle somme annualm ente d iv is ib ili fra g li azionisti e ag­ giu n te al fondo sociale.

A rt. IO . — La cifra delle em issioni dei b ig lie tti della Banca di F rancia e delle sue succurssli, fissata al maximum, di 3 ,3 0 0 m ilio n i è elevata a 4 m ilia rd i. A rt. 11. — Il corso legale di un tipo deter­ m inato di b ig lie tti potrà, sulla domanda della Banca, essere soppresso per decreto, restando d’ altronde la Banca sempre obbligata ad operarne il rim borso a vista e in contanti, tanto alla sua sede centrale a P a rig i, quanto nelle sue succursali e u ffic i ausiliari.

R isulta dagli A rt. 2 e 3 d i questo progetto che 1 s a c rifìc ii consentiti dalla Banca allo Stato, in cam­ bio del rinnovam ento del suo p riv ile g io , si eleve­ ranno alla somma anuuale di 4 ,5 0 0 ,0 0 0 fr. durante i sette p rim i anni e a 3 ,1 0 0 ,0 0 0 fr. durante i ven­ titré u ltim i. T ornerem o s u ll’argom ento nel prossimo num ero.

L’ESPOSIZIONE FINANZIARIA

A bbiam o sott’ occhio il testo della esposizione fin a n ­ ziaria pronunciata T a ltro giorno d a ll’ on. G rim a ld i M in is tro della Finanza e facciamo un riassunto dei p u n ti p rin c ip a li cercando di ricavare, p iù che un quadro dei fatti esposti, un concetto delle o p in ion i e d eg li inte nd im en ti del M in istro .

L ’ on. G rim a ld i rico rd a la ebbrezza e la spensie­ ratezza degli auni che precedettero i l 1883, cioè il periodo di decadenza d e ll’ on. M agliani ; — evoca i t i­ m o ri, cre sciu ti negli anni successivi, e nati in quel periodo di folle resistenza dello stesso on. M in is tro ; — richiam a alla mente il disavanzo del 1 8 8 8 -8 9 , la crise, lo resistenze del Parlam ento alle tasse novelle ed agli ina sprim en ti delle tasse esistenti ; — . loda i tenta­ tiv i del suo predecessore on. G io litti ad in tro d u rre con esemplare tenacità largo contingente di ris p a rm i e ostacolo ad ogni sorgente di n uovi p u b b lic i d i­ spendi ; — conchiude che intanto siamo di fronte ad

un sessennio d i disavanzo che può c o n v e rtirs i in un settennio se non venga efficacem ente p rovved u to a chiudere un così doloroso periodo della fin a n z i ita­

liana.

L im ita il com pito attuale del M in istro delle F i ­ nanze a com battere quel resto di disavanzo, che

esiste nei bilanci dello Stalo ed a m ig lio ra re le con­ dizioni d e ll’ economia nazionale. R ivendica a se l’ in i­ ziativa delle economie ed accenna ad una possibile rifo rm a trib u ta ria solo quando il pareggio sia ra g ­

giunto.

Con lodevole sincerità, accennando ai disavanzi del quadriennio 1 8 8 3 - 8 6 - 1 8 8 8 - 8 9 , li attrib uisce a due cause: cioè a ll’ aum ento della spesa o rdin aria effettiva ') , ed alla deficenza d e ll’ entrate che non corrisposero alle previsioni.

Venendo poi al consuntivo 1 8 8 9 -9 0 ne ric o rd a i ris u lta ti di previsione, di spostamento e di accerta­ mento q u a li già abbiam o nel nostro periodico notati e ricerca le cause di c ifre così poco sodisfacienti.

D a ll’ esame fatto d a ll’ on. G rim a ld i risulterebbe che hanno dato deficienza di entrate quelle voci del b i­ lancio che n e g li u ltim i anni con alcune rifo rm e , p or­ tate nel m om ento in c u i il paese segnava il mag­ g io r disagio, erano state rim aneggiate, e q u in d i la deficienza va a ttrib u ita p iù che a ltro alla doppia im ­ previdenza d i chi non previde g li effetti della crise economica attraversata dal paese, e non comprese che non poteva essere efficace un aum ento di im ­ poste.

R igu ardo ai p rodotti doganali riconosce l’ on. G r i­ m aldi che la rifo rm a del 14 lu g lio 1887 ha dato fa vo re vo li ris u lta ti nei rig u a rd i fina nzia ri « giacché si può d ire che in generale, e tranne per qualche produzione di poche in d u strie già bene avviate, la d im inu zio ne delle quantità im portate non e lim in a la m aggiore riscossione proveniente dalla p iù aita m i­ sura del dazio. Però i l Governo crede — aggiunge l ’ on. G rim a ld i — che non si gioverebbe ai bene in ­ tesi interessi della finanza, seguendo f ind irizzo da taluno additato ne’ rig u a rd i della p o litica doganale. Se ai d ir itti di confine si togliesse il lo ro carattere moderatam ente difensivo, per insta ura re gabelle re ­ cisamente protezioniste, vedrem m o indubbiam ente scemare i p rove nti dalle dogane, senza sperare che la perdita re la tiv a venisse compensata, alm eno in gran parte, da altra m aniera d’ entrata.

In to rn o alle m aggiori spese 1’ on. G rim a ld i osserva che per quanto dovute a circostanze u rg e n ti ed in e v i­ ta b ili egli rico rd a con amarezza : c h e la legge 11 lu ­ g lio 1 88 9, colla quale si sperava d i attenuare l ’ in c o n ­ veniente delle m a gg iori spese si m ostrò non essere un fieno di tal natura da im p ed irle sensibilm ente. A ssi­ cura però che il G overno ha per program m a di stare strettam ente agli stanziamenti approvati dal P arla­ mento e di p ro p o rre le p revisioni di essi nel modo più possibilm ente conform e alle necessità dei s e r­ vizi ; facendo d i tutto perchè l’ inconveniente delle m aggiori spese sia e lim in a to , od alm eno rid o tto alle p iù piccole proporzioni, e così vengano u su fruite per in te ro le economie.

Passando poi a ll’ assestamento del b ila n cio in corso narra di questo le vicende, ma crede che p u r troppo

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1° febbraio 1891 L ’ E C O N O M I S T A

l’ u lte rio re peggioram ento delle riscossioni non c o n ­ senta di illu d e rc i nei ris u lta ti d e ll’ entrata ; egli crede assicurata la previsione delle imposte d ire tte , ma non quella degli a ltri cespiti. Vede' poca speranza che la compartecipazione dello Stato ai p rodotti lo rd i delle ferro vie , prevista in 63 m d io n i, possa ra gg iun g ere anche la somma ridotta a 6 0 ; la rid u c e q u in d i a 58 m ilio n i e mezzo; — crede che le tasse sugli a Ila ri, per g li a rtific i che ogni g io rn o p iù vengono escogitati a danno d e ll’ erario, per il deprezzamento dei valo ri e per le condizioni a ttu ali del paese da­ ranno cinque m ilio n i e mezzo meno del previsto ; — crede che si perderanno a ltri cinque m ilio n i dalla tassa sugli s p iriti ; — in totale spinge la dim inuzione d e ll’ entrata a 20 m ilio n i, e q u in d i il disavanzo del b ilancio fino a quasi 43 m ilio n i.

Per il preventivo d e ll’ anno 1 8 9 1 - 9 2 l ’ on. G r i­ m aldi riduce da 62. 3 a 00. 8 la previsione per il re dd ito derivante dalle fe rro v ie ; m antiene le p re v i­ sioni della imposta sui fab brica ti in 82 m ilio n i, ma avverte che questo cespite nei prossim i anni segnerà una sosta negli increm e nti. Invece crede che la im ­ posta di ricchezza m obile sia suscettiva di buoni ris u lta ti n e ll’ interesse della giustizia d is trib u tiv a e del­ l’ erario. Prevede una perdita di 5 m ilio n i dalle tasse su g li s p ir iti; vuole d im in u ita di 7 m ilio n i, cioè da 2 61 .5 a 2 54.5 i p rodotti delle dogane, e con ciò rid uce da 4 0 .5 m ilio n i a 2 2 .8 la m a gg ior entrata prevista d a ll’ on. G io litli.

D im inuendo la spesa di quasi un m ilio n e al T e ­ soro, di 12 m ilio n i e mezzo alla guerra, cinque e mezzo alla m arina ecc. ecc. m algrado tre m ilio n i e mezzo di aumento, ritie n e d i poter fare una r id u ­ zione di spese di 17.3 m ilio n i. M algrado ciò prevede un disavanzo di 27 m ilio n i o ltre i 10.8 che saranno a carico del Tesoro per s up plire a! deficit pel m o­ v im en to dei capitali.

O m ettiam o tutta la parte della esposizione che r i ­ guarda la previsione dei qua ttro esercizi dopo quello del 1 8 9 1 -9 2 , perchè ci sembra che non possano ora farsi a ttendibili p revision i e ci pare anche la parte meno studiata d a ll’ on. M in istro delle Fin an ze . T e ­ niam o conto della dichiarazione che sia assolutamente indispensabile contenere la spesa s tra o rd in a ria per a lcuni esercizi in una cifra giam m ai superiore ad 85 m ilio n i a ll’ anno, e che il G overno ha il ferm o p ro ­ posito di non oltrepassare questa somm a, ris e rv a n ­ dosi, ove occorra, di rich ied ere la facoltà di rip a rtire in una più lunga serie di esercizi le assegnazioni, che non potessero essere comprese entro questo lim ite .

E qui rip o rtia m o testualm ente la parte p iù im p o r­ tante della esposizione cbe è in tito la ta considerazioni

economiche, riservandoci ad a ltro num ero le nostre

osservazioni.

« Come abbiamo veduto, T assetto finanziario ed economico del paese è dominato da una depressione nelle forze produttive, la quale dura da più tempo, e succedette ad un èra di prosperità, forse più apparente che reale, che ha contrassegnato il periodo immedia­ tamente successivo all’ abolizione del corso forzoso. Chi esamina a fondo la quistione, che ci preoccupa in questo momento, deve persuadersi che la causa efficiente della depressione, che si fa sentire in ogni manifestazione della vita materiale della nazione, sta nella serie quasi non interrotta di raccolti scadenti o mediocri, che hanno preceduto la pessima campagna agraria del 1889-90, accompagnata da prezzi inadeguati alla scarsità della produzione nostrale, ed a’ bisogni

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della possidenza terriera fattisi più acuti. Dove il pos - sidente ed il contadino stanno male, soffrono anche le classi manifatturiere. Non vi è separazione nel bene e nel male ; tutti soffrono del medesimo fatto.

« La crisi, edilizia, scoppiata mentre altre cagioni avevano indebolito la* 1 nostra fibra economica, ebbe ■ effetti più gravi nel nostro paese ; dove ancora vi è ! squilibrio fra le necessità dei miglioramenti, che la civiltà fa sentire, e la potenza dei mezzi occorrenti a conseguirli. Nostro malgrado, siamo passati ad un pe­ riodo di reazione, dopo aver attraversato un periodo di azione troppo viva, favoriti allora soverchiamente dalle condizioni generali del mercato monetario inter­ nazionale, dall’ abbondanza del denaro disponìbile in Europa ed in America; come oggi le condizioni no­ stre sono aggravate dalla situazione non lieta di al­ cuni grandi mercati.

« Le sofferenze delle nostre industrie metallurgiche e meccaniche sono aneli’ esse 1’ effetto della reazione ad un impulso troppo vivo, in buona parte promosso dallo slancio dato negli ultimi anni ai lavori pubblici, e segnatamente alle costruzioni delle strade ferrate, e del materiale a queste occorrente, dopo la legge del 27 aprile 1885, che approvava le convenzioni. L' ur­ genza dei lavori, e i’ assegnazione copiosa di essi an­ che all’ industria paesana hanno dato ^ occasione al- l’ impianto di opifici che, nelle condizioni normali della domanda interna, dispongono di una potenza produt­ tiva eccedente il bisogno ; finché l ' industria nostra non sia capace di aprirsi il cammino fuor di paese. Si è considerato come stabile un fatto transitorio. Colmate le lacune e le deficienze, si doveva ritornare ad una somma di lavoro meglio rispondente ai nostri bisogni ed ai nostri mezzi. Siamo di fronte ad uno di quei vizi di produzione, le conseguenze dei quali il Governo, fin dove sarà equamente possibile, desi­ dera di temperare; ma ai quali, prescindendo dalle attuali condizioni della finanza, non avrebbe la forza di riparare interamente.

« In condizioni non dissimili si è trovata 1 industria metallurgica e meccanica in paesi industrialmente molto meglio costituiti del nostro. E da qualche tempo, là dove 1’ opera ferveva incessantemente a preparare macchine e rotaie, i proprietari stessi degli opifici s’ accorsero di essersi lasciati trasportare dalla fanta­ sia degli affari, e videro che 1’ unica via di scampo era nel restringere la produzione. Si accordarono fra loro, spensero molti alti-forni, sacrificarono molte cal­ daie, condannarono all’ inerzia importanti officine, e, per tenere i prezzi ad un livello rimuneratore, crea­ rono quelle istituzioni monopolistiche, che, col. nome di trusts, atterrirono la piccola industria ed i con­ sumatori.

« In condizioni diverse trovansi le altre industrie nazionali, favorite o no dalla riforma del 14 luglio 1887, rispetto alle quali nessun fatto eccezionale è venuto ad imprimer moto od a frenarlo, com’ è avvenuto per le industrie siderurgiche e meccaniche. In anni di vacche magre, sarebbe soverchio il pretendere un im­ pulso vigoroso al lavoro delie manifatture ; ma non possiamo notare senza compiacenza un movimento attivo nelle arti tessili ed in quelle ceramiche e v e ­ trarie, nell'industria cartaria, ed in alcuni rami di quella_delle pelli.

« È cresciuta notabilmente 1’ introduzione delle materie prim e; s’ è . fatta più piccola l’ entrata dei prodotti lavorati. Fra il 18-<6, anno di mediana pro­ sperità, anteriore ai commovimenti nello scambio de­ terminati dalla discussione e dall' approvazione della riforma doganale, ed il 1890, anno di depressione economica, ma normale per il nuovo reggimento dei diritti di confine — cioè alla distanza di quattro anni soltanto — l’ importazione delle materie tessili greggie è cresciuta di circa un terzo, il che risponde alla co­ piosa provvista di macchine per la filatura e per la tessitura fatta nello stesso periodo di tempo. La

quan-PONDAZIONE l . EINAUDI

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