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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.18 (1891) n.882, 29 marzo

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XVIII - Voi. XXII

Domenica 29 Marzo 1891

N. 882

CAMERA I L L A POLITICA FINANZIARIA

Mentre l ’ Economista della settimana scorsa stava pubblicandosi, la Camera discuteva il bilancio di as­ sestamento e dava il suo voto sopra uri ordine del giorno che esprim eva completa fiducia ne! nuovo m i­ n iste ro ; il risultato fu tale che una maggioranza di p iù di cento voti si d ichiarò favorevole al gabinetto di R edini.

Ora adunque al M inistero nulla più manca per operare ed agire con tutta l’ energia d i cui è capace; la maggioranza dei v o ti che ha raccolti g li perm ette, crediamo, di esplicare con tutta libertà il suo pro­ gramma, poiché da una parte cessano le preoccupa­ zioni politiche, d a ll’ altra lo stesso num ero dei vo ti g li permette di acquistare m eglio fisonomia propria.

Il prim o passo è stato fatto, quello di ottenere suf­ ficienti economie per e q u ilib ra re le entrate colle spese ; non era in verità un passo d iffic ile , poiché su 1500 m ilio n i di entrata un M inistero, che vera­ mente desiderasse il pareggio, non poteva tro va rsi im ­ barazzato ad economizzare trenta o quaranta m ilio n i; ma ad ogni modo va data lode ai m in is tri, che questo passo hanno saputo fare, mentre i lo ro predecessori si erano d im ostrati o la rd i o fiacchi od ine rti.

Però noi, che in materia finanziaria abbiamo la cattiva ventura di essere più spesso c ritic i severi ohe a m m ira to ri, dobbiamo subito a vv e rtire il M inistero che male assai giudicherebbe del Paese e della Ca­ mera se credesse con ciò di aver esaurito il suo compito. Troppe volte sulle colonne AeWEconomista abbiamo afferm ato che il pareggio del bilancio deve essere mezzo e non fine di una politica fin a n z ia ria ; se per qualche tempo il pareggio ha potuto sem­ brare un fine, talmente da determ inare una solenne manifestazione del paese, e g li è perchè i m o lli m i­ n is tri delle finanze e del Tesoro su-cedutisi, si erano illu s i al punto da credere che il paese potesse so­ stenere n uòvi sacrifizi, od almeno potesse sopportare g li attuali senza con essi ottenere l’ e q u ilib rio del bilancio. Ma la condizione m iserrim a dei c o n tri­ buenti si è manifestata con una vivacità che dai p iù non era attesa, ed essi hanno indicato nel modo p iù chiaro il punto di partenza di quella politica econo­ mica che esigono sia seguita : - noi vogliam o il pareggio senza pagare un centesimo di p iù ; - così dissero i con tribu e nti nelle u ltim e elezioni e lascia­ rono sufficiente libe rtà al G overno di cercare i! modo per ottem perare tale ingiunzione.

L ’ on. Luzzatti, - va dotto a sua lode, tanto p iù sin­ cera in quanto noi d e ll' Economista abbiamo spesso avuto occasione di com batterlo - ha compresa la

voce del paese e l ’ ha obbedita. Noi abbiam o la convinzione che nel prossimo esercizio si potrà con­ seguire il pareggio fra le entrate e le spese. Ma per lo stesso m otivo per il quale con tutta sincerità trib u tia m o lode a ll’ on. M in istro del Tesoro, ci sen­ tiam o obbligati a m anifestargli dei consigli.

O ttenuto il pareggio il paese domanda ài suoi governanti una completa riorganizzazione finanziaria ed economica. Come negli u ltim i anni si è errato ritenendo che la ricchezza del paese fosse tale da fo rn ire una trentina di m ilio n i di m aggior reddito ogni anno a favore del bilancio, così si è errato cre­ dendo che il paese potesse essere guidato secondo certi c rite ri econom ici che non possono essere tra ­ piantati in Italia senza dare fru tti dannosi.

E l’ opera del M in is tro deve q u in d i essere riv o lta a due u rg e n ti ed im p o rta n ti scopi :

a rifo rm a re il sistema trib u ta rio ;

a d im in u ire la ingerenza dello Stato nelle que­ s tio n i economiche.

Per il p rim o punto g li on. L uzzatti e Colom bo troveranno già degli studi in iz ia ti, che perm etteranno loro di applicare p iù esattamente che sia possibile il p rin c ip io sancito dallo Statuto, che cioè ognuno paghi secondo le sue forze e secondo i suoi averi.

Una revisione della legge sulla perequazione fo n ­ d ia ria , per quanto rig ua rd a la entità del trib u to , ed una rifo rm a radicale sulla imposta di ricchezza mo­ b ile , dim inuendone il saggio per ottenere al b ila n cio un m aggior reddito, sono i c a rd in i fondam entali di una rifo rm a trib u ta ria che il paese attende da m olto tempo e presto esigerà.

La rifo rm a economica consiste specialmente nella revisione della tariffa doganale.

Dal 1885 noi abbiamo adottato un regim e p ro ­ tezionista dei p iù s p ic c a ti; poco im p orta dim ostrare che a ltri paesi hanno dazi p iù a lti dei n o s tri ; la povertà dei nostri consum atori fa si che i n ostri dazi ris u ltin o p ro ib itiv i anche quando sono più bassi di q u e lli di a ltri S tati. E g li on. M in is tri delle Finanze e del Tesoro debbono attentam ente osservare il no­ stro m ovim ento com m erciale internazionale dacché la nuova tariffa doganale venne applicata, ed in p a ri tempo debbono senza illusione m editare sullo stato delle nostre aziende in d u stria li. Due fatti em erge­ ranno p ur troppo con grande chiarezza ; - il p rim o che la somma dei nostri scam bi è andata c o n tin u a ­ mente dim inuendo, così che si è ridotta ad una m i­ sura tanto bassa come non si ebbe da m o lti anni ; la seconda che da questa dim inuzione d e ll’ inte rven to della industria estera nel nostro mercato non ne |è venuta la prosperità d i nessuna delle nostre in d u strie nazionali. Non la m etallurgica, non la seta, n on la

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-lana ; tutto è esile, tutto è tisico; più esile e più t i ­ sico di quanto fosse precedentemente.

E siccome l’ on. Luzzatti diventato M in istro del Tesoro deve vedere le cose da un aspetto m olto diverso da quello che non le vedesse come sem­ plice deputato, e deve sentire la pressione d e ll’ in ­ teresse generale, m olto più di quella degli interessi singoli ; così da lu i, competente nelle cose econo­ m iche, si debbono attendere proposte che volgano a togliere le d ifficoltà presenti.

In fin e rich iam ia m o anche una volta la attenzione dell’ on. M in istro del Tesoro sulla questione banca­ ria ; da quanto egli ha esposto nei suo discorso cre­ diamo vedere che non v i sia completa inco m p a ti­ b ilità tra le idee che da tanto tempo noi propu­ gniam o e quelle che egli vu o l sostenere. A nzi, se non e rria m o, egli m ira allo stesso nostro scopo; cioè che il credito nazionale sia robustamente condotto ed energicamente esercitato, così che la sua funzione a ll’ inte rn o ed a ll’ estero sia coordinata ad un solo fine. Questo scopo noi pure propugniam o e per ve­ derlo ottenuto ben vole ntie ri siamo disposti a sacri­ ficare qualche questione di forma. Ma ciò che esi­ giam o dal M in istro è che faccia le sue proposte, q ua li le crede m ig lio ri al bene generale, senza so­ verchia preoccupazione alle esigenze degli interessi parziali. Sia sicu ro che dopo le prim e a rtific ia li pro­ teste, avrà con se il paese, che vuole sentirsi bene guidato.

LE RISERVE METALLICHE IN INSULTEREI

e i provvedimenti per aumentarle

l)

L ’ insufficienza delle riserve m etalliche tenute dalle Banche inglesi ci pare, dopo ciò che ne dicemmo nel precedente a rtico lo sulle traccie del discorso del sig. Goschen, fu o ri d i contestazione. L ’ opinione della gente d’ affari in In g h ilte rra è orm ai concorde su que­ sto punto e la necessità di adottare dei provvedi­ m enti per rafforzare le rise rve auree viene general­ mente riconosciuta. Qualcuno ha però sollevato la obbiezione che se le banche assorbono e passano a riserva una certa quantità di moneta in aggiunta a quelle che già hanno, quantità d i moneta che finora essi im piegavano nelle operazioni di credito, i loro clie n ti saranno p riv a ti di una parte delle facilitazioni di banca e g li affari subiranno necessariamente una contrazione. A questo argomento I’ Economist, che lo chiama « fallace », ha dato una risposta con vin ­ cente confrontando le a ttività delle Joint-stocks Banks o banche per azioni (esclusa la Banca di In ­ g h ilte rra ) al giugno 1886 col giugno 1890. Nel quinquennio le banche usarono largamente del cre­ dito e se qualche critica può farsi, non è già che esse non fossero pronte a soddisfare le richieste, ma piuttosto che fossero eccessivamente bramose di tro va re im piego alle loro d isp on ibilità. Così nei cin­ que anni g li im p ieg hi delle dette Banche per azioni erano aum entati di a ltri 11 m ilio n i di sterline, e sebbene l’ incasso fosse pure cresciuto di oltre 10 m i­ lio n i d i sterline, non v ’ ha dubbio che, se tu tti o parte degli l i m ilio n i in ve stiti in tito li fossero stati p o

r-') V edi i l num ero 879 del\’Economista.

tati in aumento della cassa, la posizione delle Banche ne sarebbe stata di m olto rafforzata. Una rise rva in num erario è una difesa ben p iù valida che una r i ­ serva convertita in tito li, non sempre di im m ediata realizzazione o realizzabili con una perdita p iù o meno forte. E operando così non sarebbe stato ritira to un penny dagli im p ie g h i a ttiv i. Nè può tacersi che nella loro smania di im piegare i capitali le banche negli anni passati hanno c o n trib u ito m olto a sostenere quella malsana speculazione dello Stock Exchange, che toccò quasi davvicino un grande disastro e i cui cattivi e ffetti saranno sentiti per qualche tempo ancora. L ’ argom ento q u in d i, che rise rve m etalliche sup eriori alle odierne danneggierebbero il com m er­ cio, non re gg e ; ciò potrebbe v e rific a rs i solo quando l’ aumento delle riserve avvenisse in modo repentino anziché con un processo graduale e moderato.

Ma qui appunto sorge il grave ed arduo problema del sistema p iù adatto per afforzare l ’ e dificio del credito inglese debole, come si è detto, nella stessa sua base per la insufficienza delle riserve m etalliche. Il sig. Goschen notava opportunam ente come il sistema am ericano sia rig id o a questo riguardo, perchè in 'A m erica le banche private sono sottoposte ad una lim itazione assai im portante ; le Banche nazionali ad esempio devono sempre opporre ai loro depositi una riserva pari al quarto dei depositi stessi. Il Goschen però non pensa di costringere a cotesta regola infles­ s ibile le g randi istitu zio ni di credito d e ll’ In g h ilte rra e in fa tti sarebbe, crediam o, eccessiva per quel paese. « Si è esposta anche l ’idea che quando i depositi e g li im pegni eccedono un certo liv e llo si dovesse, come in alcuni paesi esteri, percepire una imposta sulla eccedenza dei depositi. Io non m i pronuncierò, disse il Cancelliere dello Scacchiere, sul valore di questo metodo, ma ripeto che il rapporto tra le riserve e i depositi è una questione d i interesse pubblico. Notate che le banche più fo rti e p iù solide possono essere quelle che danno m in o ri d iv id e n d i, mentre ne possono essere d is trib u iti di più a lti nelle banche dove tutto il danaro dei depositanti è tem erariam ente im pegnato. Queste banche pensano che il loro nau­ fragio sarebbe u n -ta le disastro che non saranno la­ sciale perire e che verranno ripescate, sia da altre banche, sia alm eno dalla stessa Banca di In g h ilte r­ ra. Ebbene ! q u i vi è una questione di salute pub­ blica ; I’ interesse com une ci perm ette di p ro ib ire agli a rm a to ri d i mettere sopra una nave un carico troppo pesante, noi dobbiamo pure vieta re ai ban­ chie ri di prendere un carico p iù pesante di quello che la prudenza lo perm etta ». Che v i siano delle Banche le quali a cuor leggiero si im p iglia no negli affari meno adatti e in quantità sproporzionati alla loro potenzialità, perchè sperano che, dato il pericolo, 10 Stato in un modo o n e ll’ a ltro in te rv e rrà , è una verità di tu tti i paesi e che non ha bisogno, spe­ cialm ente nel nostro, di dim ostrazioni. Però la form a che il Goschen ha dato al suo pensiero potrebbe condurre a disposizioni in c o m p a tib ili con la libertà del com m ercio bancario, che non erano e non sono certo ammesse d a ll’oratore. Non si tratta di vietare 11 com pim ento di affari, bensì di im p o rre a chi li com pie la prestazione delle opportune garanzie.

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29 marzo 1891 L ’ E C O N O M I S T A 195 che le Banche si siano messe d’ accordo col sig. Go-

sehen per pubblicare dei conti m ensili come si fa in Italia. Il bilancio della Banca di In g h ilte rra è un barom etro prezioso per g li u om in i d’ a ffa ri, ma esso può ingannare, se non si possiede per con trolla rn e le indicazioni, la situazione delle altre banche che occupano una posizione quasi identica sul m ercato. U n’ altra rifo rm a esaminata dal sig. Goschen nel suo discorso di Leeds è quella d e ll’ aumento della c irc o ­ lazione fidu cia ria ch’ egli non accetta. «Supponete disse che si emettano b ig lie tti da 1 lira sterlina per 20 m ilioni di sterline e che quei 20 m ilio n i vadano a prendere nelle tasche delle persone e nelle casse delle banche il posto dei 20 m ilio n i in oro. Che cosa dive rran no quei 20 m ilio n i in oro ? I p a rti­ giani di questa rifo rm a credono che i 20 m ilio n i di oro aumenterebbero di p ari somma al nostro stock. No, quest’ oro com incierebbe ad andare nei sotter­ ranei della Banca di In g h ilte rra , ma v i starebbe, come tutto l’ a ltro o ro, a disposizione del mondo intero; esso avrebbe per effetto, affluendo alla Banca, di rid u rre il saggio d e ll’ interesse d i sovraeccitare la specula­ zione e prenderebbe ben presto i l cam m ino del— I’ estero. Si, la carta caccia l’ oro, a meno che non si siano prese delle precauzioni speciali per tra tte ­ nerlo e per parte m ia sono l’ avversario di q ua lu n ­ que m isura che riuscisse ad e lim ina re il nostro o ro .. . . ».

A ttualm ente, come è noto, la Banca d i In g h ilte rra non può emettere b ig lie tti di un taglio infe rio re a 5 lire sterline, m entre in Iscozia e in Irla n d a sono emessi anche b ig lie tti di 1 sterlina. E molte volte, prim a ancora che sorgessero le presenti preoccupa­ zioni, il b ig lie tto da una sterlina è stato proposto e d i­ feso anche per l’ In g h ilte rra Q. Il Goschen nonostante il vantaggio finanziario che potrebbe ris u lta re dalla sostituzione di 30 m ilio n i di carta a 30 m ilio n i d’oro non si è dim ostrato favorevole a quella r i ­ forma del taglio dei b ig lie tti della Banca d i In g h il­ terra o m eglio 1’ accetta sotto altra form a. E g li non sarebbe disposto ad accettare delle innovazioni in materia d i circolazione fid u cia ria che a condizione di ferm are al passaggio e d i trattenere l’ oro che d i­ venterebbe disponibile. Se si vogliono b ig lie tti da una lira bisogna che la moneta m etallica, che sarà versata per avere quei b ig lie tti, non sia lib e ra d i uscire dal paese. E g li vorrebbe fare d i quest’ oro una seconda riserva che non entrerebbe nel conto per le em issioni n o rm a li ; vorrebbe avere insom m a una provvista d’ oro da parte, corrispondente a una certa emissione d i carta-m oneta la quale non v e r­ rebbe fatta che in caso di urgente necessità.

A questo rig ua rd o il pensiero del m in istro non parve ancora del tu tto m a tu ro ; egli stesso d i­ chiarò che stava studiando l ’argom ento e si occu­ pava della questione di concerto con la Banca. P a r­ rebbe, tuttavia da ciò che disse al sig. Goschen, che il piano d i una seconda riserva aurea consistesse in ciò ; emettere una certa somma d i b ig lie tti da 1 ster­ line, 30 m ilio n i ad esempio e dei 3 0 m ilio n i in oro r itira ti dalla circolazione, 20 c o s titu irli in rise rva o base m etallica per la nuova emissione, m entre g li a ltri 10 m ilio n i di b ig lie tti sarebbero coperti da

ti-*) Si vegga ad esempio il bel lavoro di William

Gbaham The one pound note in the rife and progress

o f banking in Scotland and Us adaptability to En­ gland. — Edinburgh, 1886.

to li p u b b lic i e i 10 m ilio n i d’ oro rim a sti d is p o n ib ili sarebbero messi a parte come riserva speciale da essere adoperata nei casi u rg e n ti. Così alm eno sembra resultare dalla dichiarazione del Goschen : « Sarebbe infin ita m e nte m eglio, e gli disse, che esi­ stesse in questo paese una rise rva aurea, una massa distinta di oro con cu i, in tem pi di necessità, la Banca di In g h ilte rra potesse venire' in aiuto del com m ercio. Il m io intento sarebbe di s ta b ilire una seconda r i­ serva, mediante una certa emissione fidu cia ria e il cui uso sostituirebbe le sospensioni della legge sulla Banca perm ettendo in caso di bisogno una emissione supplem entare di b ig lie tti solidam ente g a ra n titi.» E quanto alle condizioni che dovrebbero v e rific a rs i prim a di toccare q uella riserva supplem entare egli disse : « Sarebbe inopportuno di toccare quella riserva aurea quando i l cam bio fosse sfavorevole a ll’ In g h il­ terra e sarebbe pure inopportuno di toccarla quando il saggio d e ll’ interesse fosse insufficiente per a ttra rre facilm ente l ’ oro estero.

A parte le m odalità sulle quali i l m in istro non ha certo concretate le sue idee, la emissione d i b i­ g lie tti da 1 sterlina pare orm ai riconosciuta u tile e accettabile. Invece la emissione d i 10 scellini paga­ b ili in argento, se non trovò nel Goschen un deciso avversario ebbe però un debole e assai dubbioso fautore. Q uella emissione è stata raccomandata dalla u ltim a Commissione di inchiesta sulla questione mo­ netaria e non solleva obbiezioni d’ ordine econom ico. La mezza sovrana è una moneta assai costosa e so­ vrabbonda nella circolazione. I b ig lie tti di 10 sce llini sarebbero assai com odi sul pagamento dei salari. Ma ammessa la emissione dei b ig lie tti da 10 sce llini pagabili in argento che cosa fare delle mezze so­ vrane ? E l’ aumento della circolazione fid u c ia ria non sarebbe eccessivo e per ciò stesso pericoloso. Questi i d ub bi che ancora dom inano a tale rig ua rd o, e che faranno forse abbandonare cotesta rifo rm a m in ore.

L ’ argom ento è d i troppo interesse perchè non abbiamo ad occuparcene ancora, seguendo le u lte ­ r io r i fasi d i questo m ovim ento per la rifo rm a mo­ netaria e bancaria in In g h ilte rra . Intanto m erita di essere notata la circostanza che l’ illu s tre finanziere inglese ha voluto sottoporre a ll’ esame della pubblica opinione i concetti fondam entali delle rifo rm e che sta elaborando. E g li ha avuto modo certam ente di conoscere m eglio i bisogni e le tendenze del paese e della discussione che ha provocato col suo discorso di Leeds è stato il p rim o a trarne vantaggio. V o r­ re m m o che anche in Italia i m in is tri prim a di pre­ sentarsi coi p rogetti d e fin itiv i, che poi l’ am or p ro ­ p rio e paterno fa difendere anche a sproposito a f­ frontassero il d ibattito largo obbiettivo e p e r ciò u tile della pubblica opinione.

E P I D E M I A D I E S P O S I Z I O N I

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scorso combattendo il progetto di quella che a ltri fa grandi sforzi per prom uovere in Firenze. In questa città l’ ostinato proposito di vole re a ogni costo una esposizione era tanto più fu o ri di luogo, in quanto si affermava dopo che quella orm ai decìsa di Pa­ lerm o s’ era a ttira to il biasimo di molta parte della stampa, dopo che alcune Camere di C om m ercio ed a ltri sodalizi avevano rifiu ta to di co n trib u ire pecu­ niariam ente affa sua riuscita, dopo che qualche voce autorevole s’ era alzata anche in P arlam ento per rac­ comandare al Governo di disciplinare in qualche modo questa affannosa gara d i Esposizioni e di non concedere a siffatte im prese sussidi col danaro di tu tti i con tribu e nti, se non in base a qualche op­ portuna regola da sta b ilirsi. E la rip ro va d i quello che diciam o sta in c iò : che i p rom otori della Espo­ sizione di Firenze, non potendo fare astrazione dalla precedenza di quella di P a'erm o, la cui data non era neppure sicurissim a, nè disconoscere la necessità d i lasciare tra I’ una e l'a ltra un decente in te rv a llo la prom ettevano come tuttora la prom ettono, per un anno da statuirsi. Sarebbe d iffic ile im m aginare un progetto p iù evidentemente vago, più indeterm inato, meno rispondente ad una u tilità che si possa asserire sentita !

Ma non v ’ è cosa tanto poco assennata, che un’ altra dello stesso genere non possa esserlo anche meno. Facendosi l’ anno scorso sempre più acuta nella ca­ pitale del R egno la cris i economica, si adunarono in Roma parecchi volenterosi c itta din i per avvisare ai mezzi di lenirne g li effetti ria ttiva nd o le industrie e i com m erci. E quale fu uno dei p rim i escogitati e proclam ati con m aggiore enfasi ? Manco a d irlo : una Esposizione Generale Italiana, da tenersi.... (q u i sta il più bello) nel 1 8 9 3 ; vale a dire un solo anno dopo che resterà chiusa quella di Palerm o e con possibile coincidenza di prossim ità soverchia con q u e lla , alquanto più ipotetica ma pure già abbastanza strombazzata, di Firenze ! In verità, nella gara dei disegni c e rve llo tic i non si saprebbe a chi dare la palma.

F ire n ze si è risentita, Roma ha fatto capire di non v o le r cedere il passo... L o spettacolo è alquanto disgustoso, ma ha prodotto questo di buono, che il G overno, analogamente interpellato dagli interessali, ha fatto sapere, p u r riconoscendo il d iritto di pre­ cedenza che Firenze vanta su Roma, non essere d i­ sposto ad accordare nessun altro sussidio ad Espo­ sizioni nazionali quando tra una di esse e quella che l ’ ha preceduta non interceda lo spazio d’ un decennio.

Bene sta, e poiché i M in is tri passano e non si rassom igliano, occorrerebbe che questo p rin c ip io ve­ nisse consacrato da una legge.

Non è già, dunque, che la parola e le intenzioni dei m in is tri d’ oggi non c i affidino abbastanza su questo punto. Ma, come d ic e va m o , g li uom ini che stanno al potere non sono sempre g li stessi, e si può aggiungere che se anche fossero g ii stessi, non d u ­ rano inva ria te le circostanze, e che ne possono so­ p ravven ire di tali da tra scin arli ad abbandonare la fermezza dei loro proponim enti. Una legge è un freno salutare per tu tti.

V ediam o in fa tti che il Com itato fioren tin o si ado pera affinchè una legge venga presentata alfe Ca­ m ere, la quale sancisca i l p rin cip io delF inte rvallo decennale tra le Esposizioni da sussidiarsi col da­ naro dello Stato. Se non che esso vorrebbe, secondo ciò che abbiamo sentito dire, che una eccezione si

facesse per Firenze e che la sua Esposizione venisse rinviata non offre l’ anno 1900. N oi non approviam o questo concetto e desideriam o che l’ analoga richiesta, se sarà form alm ente avanzata, non venga accolta.

A n z itu tto , com inciare con delle eccezioni è un brutto com inciare. È vero che per le massime d i nuova introduzione ed applicazione si sente spesso il bisogno di am m ettere uno stalo di cose tra n sitivo , epperò eccezionale. Ma qui non ve n ’ è m otivo. Le ragioni che consigliano di inte rp o rre tra una e l ’altra Esposizione nazionale italiana un periodo di dieci anni già ci sono e sono ammesse da un pezzo. Perchè la legge che da quelle sarà per tra rre la propria e s i­ stenza dovrebbe inco m incia re col disconoscerle?_

D irem o di p iù . V o rre m m o che alla indicazione del periodo di dieci anni non si trascurasse di pre­ porre nel testo della legge la parola almeno. Il perchè è evidente e non ha bisogno di spiegazione. 1 dieci anni, dovrebbero essere l ’ in te rv a llo minimo, entro il quale il G overno non avesse facoltà di accordare sussidi a nessuna Esposizione nazionale, trascorso il quale, poi, g li restasse facoltà di a cc o rd a rlo , s’ in ­ tende con approvazione del Parlam ento, o anche di rifiu ta rlo . Si può g iu ra re ebe il caso de! rifiu to sa­ rebbe assai re m o to , di fronte alla richiesta che — questo è anche p iù certo — non mancherebbe mai. C i pare nondim eno c h e , a c h ia rir m eglio l’ inten­ zione che il legislatore dovrebbe a v e re , la parola elle suggeriam o possa a ll’ occorrenza non riu s cire del tutto in u tile .

Non è già che su questo punto non ci affidino abbastanza le persone dei M in is tri che sono oggi al potere. A n z i, prescindendo dal program m a generale inform ato in ogni parte al sistema delle economie, alcuni fatti singoli ma eloquenti fanno sperare che sia per ina u gu ra rsi dagli u o m in i di G overno la sana consuetudine del saper resistere alle pressioni degli interessi p a rtico la ri e locali, per quanto esercitate con seducente a rtifiz io . N on sarebbe giusto lasciar passare inosservata, per esempio, la lettera n o b ilis - sifna e savia scritta d a ll’ on. Luzzatti al senatore Ca­ stagnola, che sollecitava il gabinetto a presentare una legge, promossa, dicesi, dall’ on. C risp i, per as­ segnare mezzo milione alle feste da celebrarsi in Genova pel centenario di C ristoforo Colom bo. A l program m a delle economie, dice l ’ on. Luzzatti, ab­ biamo dovuto « sacrificare cose e uom ini che ci erano carissim i e prendere dei p rovved im e nti i quali hanno l ’ apparenza, e forse anche la sostanza, della durezza. Ora come si potrebbe g iu stificare il G overno, se, costretto a lesinare sulle spese necessarie, consentisse le o r­ nam entali? E dato il suo consenso per una spesa non lieve alla Esposizione Colombiana, come po­ trebbe d is d irlo alle m aggiori città italiane che si disputano il prim ato delle esposizioni nazionali? » E il m in istro term ina dicendo che se si resis e an­ che a domande così sim patiche e autorevoli, i L i­ g u ri « vorra nn o riconoscere la sincerità del nostro program m a di restaurazione finanziaria ed economica, nel quale sentiamo che il nostro cuore batte in ac­ cordo con quello della m etropoli com m ercialed’ Italia. »

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29 marzo 1891 L’ E C O N O M I S T A 197 — il che finora non veniva fatto quasi mai — vien

tutelato quel suo suprem o interesse che è 1’ assetto della finanza pubblica, mancando il quale si per­ petua e si accresce il disagio delle fortune private dei con tribu e nti.

In qualche giornale abbiamo letto la notizia che a M ilano si è ora ripreso il progetto per una Espo sizione Nazionale da tenersi colà nel 1805, senza sussidio governativo, per poter prevenire quella di Firenze'

Se la notizia è vera, il fatto si può considerare sotto il doppio aspetto della giustizia e della o pp or­ tunità. — Sulla giustizia non v ’ è n u lla da rid ire . L evar la mano agli a ltri non sarà alto cortese, ma è atto perfettam ente lecito. Se M ilano sa fare da sè e senza chieder nulla a nessuno, non c’ è che da farle di cappello e pla u dire alla operosità concorde dei suoi c itta d in i, le c u i forze associate sanno com ­ piere g ran d i cose indipendentem ente da ogni aiuto a ltru i. P uerile oltre ogni d ire sarebbe la opposizione di chi vantasse soltanto una p rio rità la cui attuazione fosse subordinata a un soccorso governativo, che si può avere, tu tt’ al più, m otivo plausibile di chiedere, non mai d iritto di reclam are. In quanto alla o pp or­ tunità, è un a ltro par di maniche. Crediam o anzi che tu tti in Italia ne sieno oram ai tanto persuasi che una Esposizione italiana in M ilano nel 1895, vale a d ire tre anni dopo quella di P alerm o, si c o n ­ dannerebbe da sè a un insuccesso in e vita b ile qua­ lora i suoi p rom otori si incaponissero davvero, i l che non è del resto probabile, n e ll’ idea di farla a ogni patto.

• Ma si faccia o no, sarà al più un d ive rtim e nto costoso è infecondo. C hi vuole un d iv e rtim e n to .s e lo paghi ; e a chi se lo paga non si può vieta rlo. Ciò che im porta si è che non si spendano i danari del pubblico, l’accum ulare i quali pel disim pegno dei pubblici servizi costa già tanta fatica e tanti sagrifizi, se non nel modo più razionale possibile determ inato dalle leggi ; che pertanto, anco su que­ sta benedetta materia delle Esposizioni, una legge ci sia e che venga rispettata.

L.\ IJIPIllSi DEL i n s i l i l i « 1)1 NAPOLI

V .

Le condizioni finanziarie della Impresa. Se non andiamo e rra ti nel nostro giu d izio , la So­ cietà di Risanamento di Napoli ha un vizio capitale di origine, non già dipendente dalla sua costituzione, ma dalle m odificazioni che subirono le forze fin a n ­ ziarie del paese dal tempo in cui si costituì la Società ad ora. E ravam o allora nel 1888 e le condizioni della industria e dilizia, sebbene non p iù fioren ti come sem ­ bravano essere negli anni p re c e d e n ti, erano però sempre abbastanza prospere. Com inciavano allora i p rim i sinto m i di opposizione alla Società d i C redito Im m o b ilia re , ma la potenza d i questo Istitu to non era scossa, e si manifestava anzi c o ll’alto saggio a cui erano sempre quotate le sue azioni ; — il C redito Fondiario della Banca Nazionale d’ Italia , non solo non era e s a u rito , ma anzi prom etteva di svolgersi abbondante ; la Cassa di R isparm io di M ila n o sem ­

brava desiderosa di im piegare in m u tu i fo n d ia ri i suoi ric c h i depositi, non pressata allora dai bisogni dello Stato, il quale p iù tardi assorbì tanta parte delle forze di quello s ta b ilim e n to ; il Banco di N a p o li, al m om ento in cui si radunava il Congresso delle Banche P opolari a B ari, sem brava p iù che mai forte e pro­ m ettente.

Una Società adunque la qdale,assumeva il com pito di d em o lire e ric o s tru ire la parte meno sana, ma più centrale di N a p o li, doveva sembrare circondata da tante forze finanziarie che avrebbero dovuto d is p u ­ tarsi il com pito di aiutarla finanziariam ente, che si poteva ritenere sufficiente il capitale di 3Ò m ilio n i e quello da ricavarsi da a ltri 30 m ilio n i di o b b li­ gazioni , per intrap re nd ere un complesso .di lavo ri che, tolto il sussidio di 73 m ilio n i e,mezzo concesso dal G overno, dovevano certo spingersi a p iù d i 160 m ilio n i. E veram ente se lo,stato (lei m ercati si fosse m antenuto quale era pochi anni o r s o n o , sarebbe certamente ora ozioso discorrere s u lle .c o n d iz io n i f i­ nanziarie della Società. Ma durante quest’ u ltim o tempo parve che g li Is titu ti p rin c ip a li d’ Ita lia an­ dassero a gara ad ingolfarsi sempre p iù addentro nella crise, da cui il paese era c o lp ito , e d im e n ti­ cassero che una parte almeno delle loro forze avrebbe dovuto essere consacrata a questa impresa napoletana, sorta con tanta sim patia della nazione e bisognosa di essere aiutata e sorretta nelle vicende sue, perchè procedesse senza stenti e senza seos.se.

L ’ argom ento delle condizioni del mercato fin a n ­ ziario italiano non può essere qui trattato in c id e n ­ ta lm e n te , ma com prendiam o troppo bene che di

fronte agli avvenim enti — m o lti dei quali sono a c­ caduti per im previdenza od insipienza di. uom ini g li stabilim enti che avrebbero dovuto servire di base allo svolgim ento finanziario della Società di Risana­ mento,, perchè questa potesse soltanto .alle espropria­ zioni ed ai lavori rivo lge re la sua a ttiv ità , sono troppo preoccupati di sè stessi e la impresa q uin di deve p iù che m ai fa r assegnamento sulle p rop rie forze e s u ll’ accorgim ento e la energia di chi la d irig e .

A bbiam o detto che il fabbisogno della Società non può essere in fe rio re a 240 m ilio n i e g iustifichiam o tale cifra con un breve calcolo.

Il M u n ic ip io ha già calcolato in 120 m ifiq p i le spese per la espropriazione e per i lavori di selcia ­ tura e sistemazione delle strade che costituiscono

l ’ onere per la Società, questa poi deve fabbricare circa 3 00 ,0 00 m e tri quadrati di case che, calcolato il prezzo medio di 400 lire per m etro q u a d ra to , danno una spesa di circa 120 m ilio n i.

In qual modo la S rcietà può far fronte a questi 2 4 0 m ilio n i di spesa? Ella ha 75 m ilio n i e mezzo del sussidio governativo , 30 m ilio n i del capitale e 3 0 m ilio n i circa che potrà ricavare dalle sue o b b li­ gazioni, in totale q u in d i circa 135 m ilio n i, per c u i ha bisogno di ric o rre re al credito per circa un cen­ tinaio di m ilio n i.

Il bilancio q u in d i della Società è sem plicissim o poiché il suo passivo si compone di tre sole voci : il cap itale , le o b b lig a zio n i, il sussidio g o ve rn a tivo ; il p rim o già tutto riscosso; sulle altre due v o c i,ha ancora da riscuotere 65 m ilio n i.

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le espropriazioni e p iù di 100 m ilio n i per le costru­ zioni. Non abbiamo q u in d i esagerato afferm ando p iù sopra che la Società del Risanamento per N apoli ha da procurarsi dal credito circa un centinaio di m i­ lio n i, la quale cifra non avrebbe dato alcun pen­ siero qualche anno fa, ma oggi invece deve es­ sere oggetto di cure e di studi da parte di tu tti co­ lo ro che sono interessati nella impresa. Certo la costituzione di un nuovo stabilim ento di C redito fo n d ia rio con u n capitale, per ora di 40 e n e ll’ av­ v e n ire di 1 0 0 m ilio n i, e colla facoltà d i emettere il decuplo di tal somma in obbligazioni, sarà la base avvenire della Società del Risanamento, perchè potrà sulle sue nuove costruzioni ottenere il capitale n e ­ cessario per provvedere alle costruzioni u lte rio ri ; certo anche rim anendo l’ ordinam ento attuale del Cre­ d ilo fon dia rio , la Società non dovrebbe tro va re grande ostacolo, poiché può rip a rtire in m o lti anni le sue richieste e d ie c i, d odici o q u in d ic i m ilio n i l ’ anno d i m u tu i ipotecari non dovrebbero in nessun caso essere un ostacolo nè grande nè piccolo in un paese dove si sapesse ciò che si vuole ; ma ci scoraggia la lentezza colla quale si procede nella costituzione di questo nuovo Istitu to e soprattutto ci scoraggia v e ­ dere che in periodo di c ris e , dovuto specialmente allo p artico la ri condizioni della edilizia italiana, si lascia il passe da p iù di un anno sprovveduto di credito fon dia rio e, ciò che è peggio, nella incertezza di quello che si voglia fare.

Fortunatam ente la Società del Risanamento di Na­ p o li non ha alcun tim ore che da questa lentezza possa d e riv a rle danno di fronte agli oneri che ha assunto, perchè nel prim o biennio essa ha com piuto espropriazioni e la v o ri per una somma di gran lunga superiore agli o b b ligh i fattile dal contratto e conse­ guentem ente un rita rd o a cui fosse costretta, per la necessità di attendere circostanze m ig lio ri a p ro c u ­ ra rsi il c a p ita le , non può nuocerle. Ma il rita rd o nuocerebbe in doppia m isura alla città che non ot­ terrebbe p rim a del term ine sta b ilito la esecuzione d e i la v o ri, e nuocerebbe economicamente alla citta ­ dinanza, che ha potuto, sola in Italia non a vve rtire la asprezza della crise presente, perchè in due anni furon o rive rsati sulla città p iù d i 60 m ilio n i da questa Impresa.

E concludiam o per ora queste nostre osservazioni esprim endo chiaram ente e senza reticenze il nostro parere.

La Società del Risanamento di N apoli ci pare ideata con perspicacia e condotta fino ad ora con a ttiv ità e con p rud e nza; — il vantaggio m ateriale e m orale che ne ricaverà N apoli è senza dubbio im portante e ci è sembrato che sia riconosciuto dalla parte seria della popolazione, tanto della classe ab­ biente come della non abbiente; — il capitale im ­ piegato in quella impresa pare a noi solidam ente im piegato, poiché, se non potrà sperare — e l’ in ­ dole stessa d e ll’ impresa lo vieta — quelle sfacciate rim u n e ra z io n i, che talvolta sono cercate dagli specu­ la to ri e che non possono ottenersi quando, come nel caso attuale, il capitale non corre alcun rischio ef­ fe ttivo, può fin da ora rite ne re assicurato q u e ll’ equo correspettivo a cui ha d iritto ; — il solo punto che può presentare qualche difficoltà è quello dei biso­ g ni fin a n z ia ri d e ll’ Im presa, ma è da rite ne rsi che la creazione del nuovo Istitu to di C redito fondiario, od il m ig liora m e nto delle condizioni finanziarie del m ercato v a rra n n o a rendere facile anche que­

sta parte del cam m ino che la Società deve per­ correre.

Non abbiamo parlato in queste nostre note delle questioni esistenti tra la Società ed il M u n ic ip io per p iù m o tivi ; p rim o perchè si assicura che vennero già sottoposte ad a rb itri, poi, e p iù forse, perchè esaminate ta li questioni od almeno le p iù im p o rta n ti d i esse, ci parve che sieno sorte, non già per m o­ tiv i in trin s e c i alle cose, ma per cause d i altra na­ tura sulle q ua li per ora non crediam o d i doverci intrattenere.

Rivista Bibliografica

L’expansion de la France p a r Louis Vignonprofesseur à l’Ecole coloniale, eco. — Paris, Guillaumin, 1891, pag. X -379.

L ’ um anità obbedisce nelle sue evoluzioni a delle leggi economiche, sociali e politiche. L ’ espansione coloniale dei n ostri g io rn i è una di quelle evolu­ zioni. Essa ha per punto di partenza l ’ aumento della popolazione in E uropa, la necessità di procu ra rsi al di fu o ri la te rra che le fa difetto , di a prire alla produzione ind u stria le n uo vi sbocchi, senza i quali quella produzione si im m obilizzerebbe in un mare stagnante, in un ingom bro immenso di p ro d o tti senza domanda, eccedenti i bisogni. A questa duplice causa economica e sociale, se ne aggiunge u n ’ altra d’ ordine p o litico , che ha dato al m ovim ento della espansione coloniale uno slancio irre s is tib ile .

Quasi sim ultaneam ente due g ran d i successioni si sono aperte ; 1’ A fric a ; il continente nero esplorato da a rd iti via g g ia to ri, che ne hanno svelato i m isteri e rive late le ricchezze; l’ Oceania, che si spopola degli in d ig en i e le cui terre fe rtili e il clim a salubre of­ frono ai coloni europei un vasto campo da s fruttare. L ’ In g h ilte rra ha com incialo a tra r p a rtito da questo stato di cose, ma a ltri Stati hanno seguito il suo esem pio; la Germ ania, l’ Ita lia , il P ortogallo, la Spa­ gna, la Francia, ecc. La Francia n e ll’ u ltim o decennio si è occupata continuam ente della espansione colo­ n ia le ; in fa tti si è stabilita d efinitivam ente a T u nisi, n e ll’ A nnam , al Tonchino, al M adagascar; essa ha. acquistato larghe estensioni di te rrito rio in A frica. Questo ing ra nd im e nto del d om inio coloniale francese è presentato nella luce m ig lio re e sotto g li aspetti p iù interessanti nel recente volum e del sig. V ign o n, noto già per a ltri lavo ri pregevoli sulle colonie fra n ­ cesi, specie su quelle d e ll’A frica S ettentrionale.

In quest’ u ltim o lib ro del V ig n o n g li studiosi della politica coloniale contemporanea troveranno una in ­ teressante esposizione non solo degli u ltim i avveni­ m enti c o lo n ia li, ma anche della politica coloniale della F rancia nei secoli decorsi, e questo, a nostro avviso è stato un ottim o pensiero d ell’ A uto re perchè la storia risch ia ra anche su ta li argom enti i fa tti dei n ostri g io rn i. L ’ A uto re prende le mosse dalla poli­ tica continentale e coloniale della Francia nei secoli 16° e 17° e precisam ente al tem po di Francesco I, i l quale com incia la lotta colla casa d’A u stria e fonda le p rim e colonie francesi.

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-29 marzo 1891 L’ E C O N O M I S T A

re la tiv i al Congo e al Madagascar. È insom m a, que­ sta prim a parte una storia succinta , ma completa, dello sviluppo coloniale della Francia dal 150 0 in poi, che sarà letta con m olto p ro fitto dagli econo­ m isti e da chiunque si interessi al m ovim ento co­ loniale.

Nella seconda parte del lib ro (l’ A utore non fa co- testa d iv is io n e , ma emerge chiaram ente) il V ign o n si è proposto due in te n ti ; descrivere anzitutto l ’ im ­ pero coloniale francese quale presentemente è, e se­ condariam ente rile vare la condizione attuale delle « colonie libere » della Francia nelle varie p arti del mondo. Si occupa adunque del m ovim ento econo­ m ico, d e ll’ andamento della colonizzazione nelle vario « p rovincie d e ll’ im pero coloniale » quali l’ A lge ria , T u n is i, il Senegai, il Sudan, il Sahara francese, F in - dochina, ec., ec. E rig u a rd o alle colonie libere fra n ­ cesi, ne trova cinque, vale a d ire nella Repubblica A rg en tina , negli Siati U n iti d’ A m e rica , al Canada, le antiche colonie franche del bacino del M e d ite r­ raneo orientale e le giovani colonie dei p orti aperti d e ll’ im p ero chinese e del Giappone. D ati statistici, j osservazioni e notizie abbondano in questo lib ro del p rof. V ig n o n e lo rendono veram ente u tile tanto ni fau tori che agli a vve rsari della politica coloniale. Traité d’economie politique p ar J. G. Courcelle- Se

-neuil. — edition, revue et corrigée. — 2 voi.

— Paris, Librairie Guillaumin, 1891, pag, 526 e 534 (prezzo 7 fri).

I l T rattato di economia politica del C ou rcelle - Seneuil, pubblicato per la prim a volta nel 1 85 8 è sufficientem ente noto ai c u lto ri delle discipline senza che occorra q u i discorrerne a lungo. Questa terza edizione differisce nella sostanza ben poco dalle altre due. L ’ A uto re ha conservata la divisione d e ll’ opera in due p a rti, la prim a in tito la ta Plutologia, svolge le teoriche, la seconda detta Ergonomia tratta delle questioni pratiche e cioè delle a ttrib uzio ni del G o - | verno, di quelle dei p riv a ti, e delle em igrazioni, im ­ m igrazioni e colonie. Quanto alle teorie è noto -a n - | che che il C ourcelle-S eneuil non ammette che due division i della scienza econom ica; la form azione e T appropriazione delle ricchezze corrispondenti alla produzione e rip artizio ne , restando così escluse (di nome però, non di fatto) la circolazione e il consumo delle ricchezze. 11 p rim o volum e di questo T rattato rim ane sempre una delle p iù interessanti e pro­ fonde esposizioni delle teoriche fondam entali della Economia che abbia dato n eg li u ltim i 40 anni la scienza francese, ma anche il tomo secondo, ossia ! la parte p ra tic a , contiene m o lti cap itoli is tru ttiv i. j Questa nuova edizione, che presenta anche il v a n ­ taggio d’ essere a un prezzo rid otto, sarà certo ac­ colta favorevolm ente dai c u lto ri della economia p o ­ litic a .

Storia del risorgimento italiano di Francesco Berto- lini (Manuali Hoepli). — Milano , H oepli, 1891,

pag. 154.

Prime nozioni di Diritto Civile italiano di CesareAl b i- cini (Manuali Hoepli). — Milano , H oepli, 1891,

pag. 128.

Questi due vo lu m e tti fanno parte della ben . ota raccolta dei M anuali H oepli, e tale avvertenza eon- vien farla fin dal p rin c ip io perchè il giudizio su di essi non può scompagnarsi dalla considerazione della mole e d a ll’ indole dei detti M anuali. Sono inve ro

due trattazioni assai succinte , s e m p lic i, elem entari, ma non p e r questo ins u ffic ie n ti od in u tili; i due ma­ nuali potranno benissimo servire di avviam ento a studi p iù estesi della Storia del riso rg im en to ita lia n o e del D iritto C ivile .

Il prof. B e rto lin i, autore notissim o di varie opere storiche, osserva giustam ente che « il periodo del R isorgim ento italiano ha già acquistato, e, col p ro ­ cedere del tem p o, acquisterà sempre p iù , una im ­ portanza speciale negli studi sto rici che si fanno uelle nostre scuole « Ig n o ra re le gesta di G a rib a ld i, g li avvenim enti del regno di V itto rio E m anuele, le opere di C avour, g li scritti di Mazzini è cosa in a m ­ m issibile che non può essere compatita nei giovani che frequentano le nostre scuole, qualunque sia il lo ro grado. Il manuale del prof. B e rto lin i potrà g io ­ vare a diffondere le cognizioni più essenziali e varrà ad in v o g lia re i le tto ri a cercare opere di m aggior estensione.

Quanto al manuale del prof. A lb ic in i, si tratta p ro ­ priam ente di p rim e nozioni, colle quali l’ autore ha inteso di rendere chiara e com piuta l’ idea che i n ­ form a la legislazione c ivile della nostra patria. Pre­ messo in una parte generale ciò che rig ua rd a il d i­ ritto , l’ interpretazione della legge e le persone, nella parte speciale svolge le nozioni attin en ti al d iritto di fa m ig lia , al d iritto di proprietà, a quello delle o b ­ bligazioni e delle successioni. É una buona guida per lo studio elementare del Codice C ivile .

Rivista (gconomica

/ r e s u lt a t i d e lla le g is la z io n e d oganale d e lla G erm a­

n ia dopo i l 1 8 7 9 . — / T e le g r a fi in E u ro p a .C on­

tr o i d a z i p r o t e t t o r i.

I protezionisti sono soliti a respingere le teorie della vecchia economia classica, salvo però a co­ s tru irn e altre a rb itra rie e infondate, perchè, dicono, che bisogna riv o lg e rs i unicamente ai fatti e stu d ia rli e in v e stig a rli accuratamente per conoscere l’ efficacia dei dazi protettori e per darne giu d izio equo. Noi non negheremo certo che i fatti debbano essere serenamente analizzati nelle lo ro cause e nei loro effetti, ma il male è piuttosto che non sempre di quei fatti si intrap re nd e lo studio od almeno uno studio veram ente fecondo di ris u lta ti concludenti. E ppure non è a dub ita re che i protezionisti p o tre b ­ bero apprendere m olte cose se si volessero dare pensiero di ciò che per loro causa diuturnam ente si ve rifica .

Vedano ad esempio la G erm ania, dove la reazione economica domina sovrana dal 1878 e vedano ciò che del protezionism o tedesco ha scritto d i recente, non un teorico, ma un uomo di Stalo ungherese, il sig. de M atlekovits in un’ opera sulla Politica doga­ nale della m onarchia austro-ungarica e d e ll’ Im pero tedesco. Non possiamo ferm arci a discorrerne a lungo; ma ci pare interessante spigolare alcune c ifre sui ris u lta ti della legislazione doganale germ anica dopo il 1879.

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dalla famosa lettera del p rincipe di B ism arck al Bundesrath nel decembre 1878. In q ue ll’ anno le d o ­ gane davano il provento di H I m ilio n i di m a rchi, nel 1879 esso era di 148, 166 nel 1880, 192 nel 1881, 202 nel 1882, 209 nel 1 8 8 3 ,2 2 0 nel 1881, 241 nel 1883, 248 nel 1886, 270 nel 1 887, 290 m ilio n i nel 1888 e 3 6 0 nel 1 88 9, vale a dire nel periodo 1 8 7 8 -1 8 8 9 l ’ increm ento è stato del 123 0|().

Se si ricerca q u a li categorie di m aterie p rim e o di prodotti la v o ra ti hanno dato la m aggiore entrata doganale allo Stato nel 1878, e nel 1888 pren­ dendo i dieci g ru p p i più p ro d u ttivi pel Tesoro si hanno questi ris u lta ti :

•SS» 1888

milioni 0|o milioni O/o

1. Caffè... .34.8 31. 20 1. Cereali... 20.26

2. Tabacco... ,19.— 17.06 2. Caffè... 15.94 3. V in o ... . 9.— 8.09 8. Tabacco.. . . .38.5 13.28

4. Frutti del Le 4. Petrolio . . . . ,.37.6 12.97

vanto... , 4.5 4.10

5. V in o... 5. 71 5. Sale... 4.5 4.06 6. Legno... .12.4 4. 28 6. Lanerie... 3.8 3.44 7. Filati e tessuti

7. Filati e tessuti di cotone . . 5 . 2 1. 80

di cotone... 2.5 2. 25

8. Bestiame . . . 4 . 7 1.64 8. Aringhe... 2.1 1.94 9. Ferro e articoli

9. Spezierie.... 2.0 1.84 di ferro.. .. 4.4 1.55

10. Alcool... 1 .7 1.56 10. R is o ... 1.23

83.9 75.54 227.7 78.74

Sopra un totale di 144 milioni Sopra 360 milioni di marchi. di marchi.

Questi due prospetti sono assai is tru ttiv i perchè m ostrano l'evoluzione com piuta nella politica econo­ mica e nelle entrate doganali. N el 1878, ad esempio, i cereali erano esenti, m entre nel 1888 occupano il p rim o posto e già nel 1883 occupavano il quarto posto. Dopo i cereali è il caffè cho fornisce il mag­ g io r provento. M olte osservazioni m inute e m olti confronti interessanti si potrebbero fare a rig ua rd o degli effetti finanziari d e riv a ti dalla politica prote­ zionista della G erm ania, ma non è di essi p rop ria ­ mente che intendiam o occuparci. Ci pare in fa tti più opportuno di considerare g li effetti economici in re ­ lazione ai consum atori.

L ’ A uto re del lib ro , al quale accennavamo in p rin ­ cipio, ha com piuta una inchiesta estesa sui prezzi e sulla influenza che si può riconoscere o no ai dazi doganali. E g li ram m enta le promesse con trad d itto rie che sono state fatte in poco tempo al produttore e al consum atore. C onsideriam o ad esempio i cereali. A n zitu tto non si deve d im enticare che il corso dei cereali dipende da fa tto ri generali come lo sono le condizioni del m ercato universale e della raccolta annuale. In Germ ania sotto il regim e del dazio di 1 fr. 23 (IO m archi per tonnellata) il prezzo medio scende da 196 m archi a 173 m archi nel 1884, sotto q uello del dazio di 3 ,7 5 (3 0 m archi per 1000 chilog.) scende a 157 m archi nel 1886 e sotto quello di 6 ,2 5 (5 0 m a rchi per to n n .) sale a 174 m a r­ chi e le fluttua zion i del m ercato tedesco si a v v ic i­ nano m olto alle oscillazioni del mercato di Buda­ pest (1 8 2 m archi nel 1879, 144 m archi nel 1884, 1 2 6 m archi nel 1886, 130 m a rc h i nel 1 88 8). V a ­ ria zion i s im ili si osservano a L ondra, a Danzica e altrove.

I dazi hanno aumentato i prezzi dei cereali ; ma in generale è d iffic ile di rispondere con precisione alla domanda in quale m isura la vita ha s u b ito un

rin c a ro in G erm ania. L ’effetto del dazio si fa sen­ tire in tutto il suo rig o re , specialmente negli anni in cui il raccolto è stato meno buono. E si è fatto così sovente il confronto dei prezzi sui m ercati lib e ri e sui m ercati protetti ad A nversa, L o n d ra , R otter­ dam da una parte e a B erlino, Cologna, M annheim che non occorre insistere. La differenza è di solito eguale a ll’am m ontare del dazio. A P a rig i è anzi di fra n c h i 5,14.

Lo studio com piuto dal sig. M a tle kovits lo con­ duce alla conclusione che sotto il regim e del dazio di 10 m archi la tonnellata, il grano subì il rincaro di 7 m archi ; sotto il dazio di 30 m archi, il rincaro fu di 20 m a rc h i; sotto q uello di 50 m a rch i l’ au­ mento del prezzo è stato d i 40 m a rch i; il dazio ha agito q uin di nella m isura di 4[5, di 2 |3 e per u l­ tim o di 4|5. Per la segale il dazio ha in flu ito nella m isura di 1 |2, poscia di 2 [3 e finalm ente di 3 |5.

Prendendo per base la cifra officiale di 1 64 chi­ logram m i per abitante, quale m isura del consumo di frum ento e segale, calcolando che i dazi hanno aumentato i prezzi di 5 m a rc ili dal 1880 al 1885, di 20 m archi dal 1885 al 1887 e di 35 m archi dal 1887 al 1889 si giunge al risu lta to seguente:

Anni Popolazione Consumo di segale e frumento 1000 chilogr. Prodotti dei dazi sulla segale e sul frumento Differenza dei prezzi per effetto dei dazi 1880 44,561,000 7,308,496 marchi 9,171,000 marchi 36,542,480 1884 45,799,000 7,511,016 14,263,420 37,555,530 1885 26.165,000 7,571.060 33,322,260 151,421,000 1887 46,991,000 7,706,524 35,573,940 154,130,480 1888 47,460,000 7,783,440 49,128.900 272,420,400 1889 47,934.000 7,801,176 78,810,400 275,140,160

I consum atori tedeschi hanno dovuto pagare 275 m ilio n i di m archi in più affinchè lo Stato potesse riscuotere 78 m ilio n i di m archi.

I dazi sui cereali hanno portato anche un colpo funesto alla prosperità di alcuni porti della Germ ania del N ord, deviato dalla esportazione il bel frum ento che era venduto a prezzo alto in In g h ilte rra che ora si vende a prezzo relativam ente v ile nei paese stesso di produzione. Questo è un saggio degli effetti del pro­ tezionism o. Ab uno disce omnes.

I I T e le g ra fo in E u ro p a . — La nazione che pos­ siede il p iù gran num ero di stazioni telegrafiche e la rete p iù vasta è attualm ente la Germ ania. Secondo quanto scrive la Reichsmehr, lo scorso anno in G er­ mania (compresa la Baviera ed il W iirte m b e rg ) esi­ stevano 16,40 8 u ffici te le g ra fic i; questi erano co lle ­ gati fra loro e co ll’ estero m ediante circa 3 3 4 m ila c h ilo m e tri di linea ; la F rancia invece non possedeva che 9971 u ffic i telegrafici, con c h ilo m e tri 281 ,8 00 di linea ; seguono q u in d i la G ram brettagna con 7552 sta zion i; l’ A ustria con 5 3 4 7 , e l’ Italia con 3 84 6.

G li u ltim i due Stati possedevano rispettivam ente 1 2 1 ,0 00 e 9 1 ,0 0 0 ch ilo m e tri di linea.

F ra i piccoli S tati, il B elgio contava 9 3 5 stazioni, la B ulgaria 136, la B osnia-E rzegovina 102, la Da­ nim arca 369 , la Grecia 182, il Lussem burgo 94, l ’ Olanda 714 , la N orvegia 350 , la Rum enia 353, la Svezia 9 8 6 e la Svizzera 1547.

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29 marzo 1891 L ’ E C O N O M I S T A 201 le varie nazioni, occorre rife rire il num ero delle

stazioni al num ero degli abitanti ed alla superficie dello Stato. In tal caso, se rappresentasi con 100 l’ at­

tività del servizio telegrafico in G erm ania, abbiamo che nel Lussem burgo è di IS O ; nella Svizzera 141 ; nel Belgio 4 5 ,8 ; nella G ram bretlagna 4 2 ,5 ; in F ra n ­ cia 4 0 ,6 ; in Olanda 3 1 ,6 ; in Ita lia 1 5 ,7 ; in D a n i­ marca 1 5 ,2 ; in A n s tria -U n g h e ria 1 0 ,9 ; io lsvezia 4,2 ; in Grecia 2,2 ; in N orvegia 1,8 ; in Rum ania 1 ,4 ; in Bosnia 1,4 ed in B ulgaria 0,56.

C o n tro i d a z i p ro te z io n is ti. — La lega dei con­ sum atori di Bordeaux, nella sua assemblea generale di m ercoledì, ha votato un lungo ordine del giorno m otivato contro le pretese esagerate di certi p ro te ­ zionisti. V i si legge fra a ltro :

« Considerando essere p rin cip io fondamentale in ogni democrazia che non si devono imposte allo Stato ; che il dazio d i dogana protettore, essendo creato, a detta degli stessi protezionisti, a p ro fitto del prod u tto re nazionale, per aum entare il suo p r i­ vato peculio mediante il rin c a rire dei prezzi, è per­ ciò essenzialmente ingiusto e anti-dem ocratico ; che la protezione, prendendo per forza il denaro del pub­ blico consumatore per farlo passare nella borsa dei p ro d u tto ri protetti, sposta le ricchezze senza crearne, e sacrifica g li interessi generali del paese a certe classi d i p riv ile g ia ti ;

« Considerando che in ogni democrazia degna di questo nome ogni citta din o deve essere protetto dalla legge nella sua indipendenza e nella sua libe rtà d’ azione economica, in modo da poter com perare al m ig lio r mercato e vendere al più caro possibile;

« Protesta energicamente in nome della giustizia e d e ll’ interesse generale contro le tasse di sedicente protezione, e chiede che i dazi di dogana, come qualsiasi altra imposta, siano applicati soltanto n e l­ l ’ interesse del Tesoro pubblico ».

Le società cooperative di consumo in Austria

L ’ Oesterreichische Oekonom 1st pubblica un lungo studio sulle società cooperative di consumo n e l- l ’ A ustria, dal quale togliam o i seguenti p articola ri.

A lla fine del 1888 i l num ero totale dei soci delle società cooperative di consumo ascendevano a 53,201 e la somma delle vendite a fio r. 8,437 ,09 1. Il n u ­ mero dei soci è andato annualm ente crescendo con gran ra pid ità. T ro via m o infa tti che alla fine del 1883 era di 33,360, m entre alla fine del 1878 era solo di 2 6,46 1, cosicché nel quinquennio 1 8 7 8 -8 3 crebbe quasi del 53 per cento e nel decennio 1 87 8-88 si è p iù che raddoppiato.

La quota dei pagamenti in contanti ( Barlosung) eseguiti nel 1888 spettante a ciascun socio è stata di fio rin i 158, ciò prova che sono in prevalenza le classi meno agiate della popolazione, quelle che co­ stituiscono il corpo so'.¡ale di queste associazioni.

Nel 1883 i pagamenti in contanti am m ontarono a fio rin i 5 ,773,187 ed essendo stati nel 1888 di fio ­ r i t i 8,437,091 v i è stato così nel quinquennio 1 8 8 3 -8 8 un aumento del 46 per cento, proporzione alquanto infe rio re di quelle del num ero dei soci.

Dei pagamenti in contanti ne spetta ad ogni socio una media d i fio r. 164, che è alquanto superiore a quella rilevata per il 1888.

Il ricavo dalle vendite delle 172 società di con­ sumo registrate non a rriv a interam ente agli 8 m ilio n i e mezzo di fio rin i. A m m ettendo adesso che le 64 società non registrate, per .lo p iù di piccola im p o r­ tanza, diano uu contingente di un m ilio n e e mezzo di fio rin i, il m ovim ento com plessivo di queste S o­ cietà non arriverebbe ai 10 m ilio n i di fio rin i.

Il capitale p rop rio delle Società ascese nel 1888 a fior. 1,265,251, e q u in d i in media per ogni socio fio rin i 23.78 contro fio rin i 2 0.96 n e ll’ anno 1 88 3, e fio r. 19.48 n e ll’ anno 1878. V i ha quin di un c o n ti­ nuo aumento, e questi appare specialmente più grande negli u ltim i cinque anni di fronte al precedente q u in ­ quennio. Una differenza notevolissim a rig u a rd o alla grandezza del patrim onio sociale v i ha fra le Società a responsabilità illim ita ta e quelle a responsabilità lim ita ta . Per le p rim e in fa tti in complesso si aveva in media per ogni socio un capitale nel 1888 di fio­ rin i 3 2 .6 9 , nel 1881 di fior. 24.07 e nel 187 8 di fio r. 2 2 .5 7 ; per le Società a responsabilità lim itata queste medie erano rispettivam ente 18.72, 19.07 e 17.04. Il capitale preso a prestito dalle Società ed im piegato da esse nelle loro operazioni è costitu ito dai depositi a risp a rm io dei soci, dai p restiti e dai debiti per m erci ( Waarenschuld).

A lla fino del 1 88 8 il capitale preso a prestito ascese a fio r. 1 ,0 81 ,47 5, nella qual somma non sono comprese le m arche di valore ( Werthmarken) che si trovano in c irc o la z io n e , le q ua li probabilm ente figurano nella ru b ric a altre passività.

In complesso per ogni socio si ha una quota d i capitale preso a prestito di fio r. 2 0,29.

Il capitale di esercizio ascese in totale a fio ­ rin i 2,3 46 ,72 6 e q u in d i il capitale proprio partecipò con una proporzione del 43,92 per cento, e quello preso a prestito con quella del 46,08 per cento.

Le m erci in magazzino alla fine del 188 8 ave­ vano un valore di fio r. 1,450,304 che si d iv id e ­ vano per fior. 442 ,1 72 per le società a responsa­ b ilità illim ita ta , e fio r. 1,008,132 per quelle a r e ­ sponsabilità lim ita ta . Se si confrontano le m erci in deposito con il m ovim ento delle medesime, questo u ltim o in generale è stato 58 volte più grande del deposito, differenza che sembra corrispondere alle esigenze sociali.

(10)

IL CREDITO FONDIARIO IN ITALIA ALLA FINE DEL 1890

Il C redito fon dia rio in Italia era esercitato dai so­ lit i otto is titu ti che erano il Banco di N apoli, il Banco di S ic ilia , il Monte dei Paschi di Siena, l’ Opera pia d i San Paolo in T o rin o , la Cassa di risp a rm io di M ilano, la Cassa di risp arm io di Bologna, il Banco di S. S p irito in Roma, e la Banca Nazionale nel Regno d’ Italia .

T u tti questi Is titu ti al 31 dicem bre 1889 ave­ vano in essere N. 13,521 co n tra tti di m u tu i ipote­ cari per la somma di L . 6 8 1 ,6 3 8 ,6 2 2 .9 7 che si d i­ videvano fra i v a ri is titu ti nel modo che segue : Banco di N a p oli...N.

Banco di S ic ilia ...» Monte dei Paschi di Siena » Opera Pia di S. Paolo in

T o r in o ... » Cassa di risp. di Milano. » Cassa di risp. di Bologna. » Banco S. Spirito di Roma. '» Banca Naz. nel Reg. d’It. »

2,558 per L. 182,217,390.19 594 » 26,878,892.59 623 » 22,336,707.50 1,769 » 57,531,220.03 2,978 » 133,963,811.27 917 » 28,557,053.01 498 » 27,168,550.28 3,584 » 202,984,998.10 T o ta le .. . N. 13,521 per L. 681,638,622.97

Dal 1° gennaio 189 0 a tutto decemhre dello stesso anno, vennero stip u la ti 1486 m u tu i ipotecari per l ’ im p orto di L . 8 3 ,0 9 0 ,0 0 0 le quali cifro riu n ite a quelle esistenti al 31 dicem bre 1890, danno un to- tole di N. 5,007 con tratti di m utuo ipotecari per la somma di L . 764 ,7 28 ,62 2.9 7.

Detraendo adesso dalle c ifre di N. 15,007 m u tu i per la somma di L . 7 64 ,7 28 ,62 2.9 7 le restituzioni anticipate e le somme rim borsate per l’ im p orto di L . 2 9 ,0 7 0 ,5 6 8 .9 5 rim anevano in essere al 31 d i­ cem bre 1890 N . 1 4,59 4 con tratti di m utuo ipote­ cari per l’ am m ontare di L. 735 ,6 58 ,05 4.0 2.

La garanzia ipotecaria a favore di lu tti questi m u tu i ascendeva al 31 dicem bre 1890 a L. 1 ,6 45 ,86 8,7 85 .8 6 divisa fra i m u tu i dei vari Is titu ti nel m odo che segue :

NTTM. MUTUI GARANZIA

Lire Lire

Banco di Napoli . . 2.591 183,694,797.78 372,392,000.00

Banco di Sicilia . . 631 27,848,852.32 58,706,500.00

Monte dei Paschi di

Siena... 634 22,497,098.39 59,517,367.88 Opera pia di S. Paolo

in Torino . . . 1.929 62,833,508.39 169,046,982.00 Gassa di risparmio di Milano . . . . 3,179 148,103,598.42 300,205,000.00 Cassa di risparmio di Bologna. . - . 947 28,882,032.84 72,522,236.93 Banco di S. Spirito in Roma... 507 26,279,446.09 62,599,228.81 Banca Nazionale nel

Regno d’ Italia . 4,176 235,518,719.79 550,825,470..24 Totali . . . 14,594 735,658,054.02 1,645,868,785.86

Nel corso del 1890 frattanto il C redito Fondia­ rio aumentò di 107 3 nel num ero dei m u tu i e di L . 5 4,019,432 nel valore.

Le cartelle fon dia rie ebbero il seguente m o v i­ mento :

In circolazione al 31 dicembre 1889

non comprese le estratte non ancora pagate

In circolazione al 31 dicembre 1890

non comprese le estratte non ancora pagate

Banco di Napoli. ... Banco di Sicilia... Monte dei Paschi di

Siena... ... Opera pia di S. Paolo

in T orin o... Cassa di risparmio di Milano... Cassa di risparmio di Bologna... Banco di S. Spirito in Roma... Banca Nazionale nel

Regno d’ Italia . . . Totale....

Numero Lire Numero Lire

367,759 54,191 183,879,300 27,095,500 372,392 56,153 186,196,000 28.076,600 45,022 22,511,000 45.382 22,691,000 116,630 58,315,000 126,531 63,265,500 272,417 136,208 500 300,205 150,102.500 58,340 29,170,000 59.884 29.942,000 54,817 27,408,500 53,115 26,557,500 406,794 203,397,000 473,428 236.714,000 1,375,970 687,985 000 1,487,090 743,545,000

Nel 189 0 le cartelle fondiarie aum entarono di 1 1 1 ,1 20 al num ero, di L . 5 5 ,5 6 0 ,0 0 0 nel valore.

BOLLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

nell’ anno 1 8 9 0

Banca popolare di Brescia. — N e ll’ assemblea generale del 15 marzo 4894 g li azionisti approva­ rono il bilancio del 1890 che si chiuse coi seguenti re su lta ti :

11 capitale sociale al 31 dicem bre 1890 ascendeva a L . 1 ,0 91 ,25 0 d iviso in 2 1 ,8 2 5 azioni di L . 50 ciascuna e la riserva a L . 2 74 ,8 26 .50 .

Nel portafoglio v i erano effetti alla stessa data per l ’ im p orto di L . 5 ,3 5 0 ,5 6 0 .8 5 e i fondi p ub blici di proprietà della Banca amm ontavano a L . 442,987 di cui lire 4 1 4 ,8 7 7 .3 8 costituite da tanta rendita 5 per cento.

Le rendite am m ontarono a . . L . 5 44,257.15 e le spese a ...» 4 9 4 ,9 1 8 .0 4 e q u in d i un u tile netto di . . . L . 49,519.11 di cui lire 4 3 ,6 5 0 vennero d is trib u ite agli azionisti, in ragione di L . 2 per ciascuna, ossia del 4 per cento lire versate.

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