CAMERA DI COMMERCIO
INDUSTRIA E A GRICOL TURA DI TORINO
286
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)
CRONACHE
ECONOMICHE
OLiVETTI PRAXIS 48 UNA DIMENSIONE NUOVA NELLA SCRITTURA ELETTRICA È una macchina di prestigio
che assicura una qualità e quantità di prestazioni rispondenti alle esigenze del privato,
cronache
economiche
mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torinonumero 286 - ottobre 1966
Corrispondenza, manoscritti. pubblicazioni deb· bono essere i n d l f l t I U I alla Direzione della Ri-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal ,iudizio Insindacabile della Direzione. Gli scdcti firmati e siC1ati rispecch,ano solunto il pen· siero dell'autore e non Impegnano la Direzione della Rivista nè l'AmministraZione Camerale. Per le recensioni le pubblicaziOni debbono es-sere inviate In duplice copia. E' vieuu la ri-prodUZione de,I, articoli e delle note senza I"autorizzazione della DireZione. I manOSCritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
Direttore responsabile: Prof Dott. Giuseppe Carone
.
sommano
L. Mallè
3 Gaudenzio Ferrari -I G. Medici
15 In Italia e in Europa si costrUisce una nuova agricoltura G. P. Casadio
39 Evoluzione degli scambi di prodotti calzatUrieri nei principali mercati europei ed extra-europei
E. Martinengo
48 La nuova legge per le zone depresse del Centro-Nord s. Bono
52 Parliamo dell"istruzlone profeSSionale u. Bardelli
55 Le promesse del moto alternativo G. Primatesta
61 Raccolta « differenziata» del latte R. Zezzos
65 Centenario del « Canale Cavour» 71 Tra i libri
75 Dalle riViste
Direzione, redazione e amministrazione
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO
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GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO
Laboratorio analisi chimiche - Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09.
Laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3
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GaI/di I/::io }t'I'/.,.ari, I/atin) di l'alduggia, al· l'il/col/lro tra 1"I"'Ctl/I'M' l' l"als/'sia, I~ la /ll/Ig~iol'l' fì~lIra di lliffo/'/, al/:i di al'tista si dedicl) 1/01/ solo al/a pittl/ra 11/(( alla sC/lltlll'a litl,/Il'a l'alla plaslil'a il/ ffrrllcof(a l'li l'MI' allC"1' il/cal'ichi iII l'a III l'O al'('l!ilef(olli('o lIel ',j()O Pi('/IlOIIII'sc. Rdli/i('ala di rl'(,1'1I11' la dala dl'lla J/ascila illtorno al I l i,;, i' l'osa CO/lllII01.'l'l/tl' incol/tl'are Il' prill/e fraccl' dd tl,iol'a/ll' pittol'l' t'l'liti n/Il' iII l'al'al/o, la 10('aliltÌ ('hl' atll'aSSI i SI/ai illicressi ulI/IlIIi cd al'listici 101'.1'1 lliìl di 'l/UlII/Il'l/IC altl'(( ll'l'ra. Pl'o, prio I/ctl,li lIl/imi al/I/i di'l secolo, nella cappl'lll'tta dd Sallio SCjJoll'l'o al ,"'0('1'0 JIol/le di '"al'lI11o, dIII' cOllllil di a lItl,d i in !ln'ghic/'{/, il/sl'l'ill' i// III/Il CO/I/llosi:iolli' pi/ì al'caica (' l'i!!,ida dm'/lla alla /1/11//11 di 111/ altl'o pittol'l' i!!.lIo10, ci 1(1/1110 Ili icrlili tli 1111 sllllio 1I/IOl'O cnlralo or ora in Pinl/o/lle: /III /'l'spiro chI' si slal't!.a //ella IOl'lIlo, 1111 1/11110 dell'aI/iII/o chI' si risolT'1' nel rilmo di II/l pas.wl, (fII1I1I1lCÙI//O qlll'l ]liffOI'C (;1I/ull'l/::io }t'arti l'i di l'Ili 111'1 'ìOO i/ .1'011 il/' slol'ico /' crilil'l) 11111111' L/(i!!.i Lal/:i, dirà chI' !( /l/I'~lio che ; l'II/P i rilralTa tl,li 1/11 i 1/1 i . (~lII't!,li allt!,di sO/lO /i!!./(I'/' i/lll'si' 1'111111' l's!lI/II'\'Ùllli di II/I dl'sidaio di ,'illl, fil /',l'I''icII/IO UII IllIIi'i/l//'illo 1)('" l'iII/pulso di r;.\'IIIIIII/(/'I' Il 11/1 richiall/o l'III i, l',\',\'I) ,\'ll's,\'o, /lI/'I'/11II//I/:io//I' dl!!,li aO('/li tlelruolI/o .
• 1.\'sai II/"li.\'si/llfl, pll' lo slill, l' 111/11 im'ola della ('l'IIci/ìs.lillJll· a/ .1/11.\'/11 di '"I/I'allo, di l'l'l" lettll t'ljllilihrio IOl'llw/I', crolllati('o, I/I/O/iro, 11011 .\'/'I/:a rilAI//'(' ailì ripl'/lSf/III1'lIli .\111111 Il':: io 1/1' di (;ill,'ll/ll/i .lI((r/il/o Spllll:otfi di CI/i In'lIl/al/l' (,l'I'/a tl'IIl'l'l"::':1l di IIIllIldllllo, COIIIC /Il i JlI'l'l'l'dl'l//i al/udi, 11/(( di CI/i sOllhm riI'Chl'{!.aia/'( ('(/'1(( ill/I'/Isa l' pl/r dl'licl/I(( slI/alt((/l/ra di colori, l~ 'll/I'S/Ii 1111 dipin/o lilTI'/lII'I//1' II/('/al/co/lico m'Ila till/Il!!,ri!!,io·((:://rra di sllll/do, rl'gol((/II da ell'II/I'II/((ri ri"jJol/dlll:1' di· sIa 1/'::' iu !t , di 'lul/tlm 11011' crlill/olichl' /'Ilddop/liutl.
In col>ertlno o color;,' GaudenZIO Ferrari. Adorazione del Mali, TOrino. Museo Civico. (Fot. Arch. Museo C,vico, Torino).
For,l'l' a!la (i//c di'l ]lri/llo quillquclll/io di" '.;00, G'llw!CI/:io 1'/'0 stalo impl'{!.lIa/o il/ [fIl'ori di decorll:io/l(' IIII/retle al Com'l'II/o di Sal/la .l/aria dI'ilI' Gra:ic (I ["arallo. La dis/r//::iolll' mTI III/la ci pril'(( di 11//(/ COllosccn:a arlc!!./w/(( di fJ/Ld/o cIII' III il pl riodo della prill/(( II/a/ura:iol/(' di'l pittore, 11'11 iII/l'ressi piemonlcsi l' il//I/'('8si 10111'
GaudenZIO Ferrari· Testa di uomo con berretto rosso. Varallo, Pinacoteca. (FOlO Arch. Museo C'VICO, TOrino).
Gaudenzio Ferrari - Incontro di S. Gioachino e S. Anna, Torino, Galleria Sabauda.
bardi, prima che intervenisse nel 1507 tma svolta capitale, Riman-gono di quel complesso solo qt~attro piccoli fmmmenti, ora al Museo Civico di l1arallo, con teste di Santi, Non ci è più possibile ?'icostruire da iali fram-menti quali fossero i temi e gli aspetti del ciclo ma certo, fossero storie di marti?'io o d'alt'ro -ess~ dovevano costituire il ?'G, c-conto di avvenimenti palpitanti, colti di sorp?'Csa nel lo?'o avve-rarsi improvviso, eliminando il fissarsi statico di gesti, caro alla vecchia pittt~ra piemontese che ttdtavia era sempre stata intesa, già da secoli - e questo accento
4
1
CRONACHE ECONOMICHE(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
tmpasSCl e si approfondisce in Gaudenzio - a raccontaTe fami-liarmente storie a edificazione e a meraviglia degli spettatoTi, realizzando una !,usione di per-sone viventi e di personaggi figurati,
Fu forse poco dopo questa data che Gattdenzio si allontano per' tm viaggio in Italia centrale, Non ne conosciamo le tappe per documenti ma le possicmno ?'ico-stnlire da quelle che sono le ?'isultanze di stile del pe?'iodo e che rivelano quali furono i ?'i-chiami più vivi e attivi sul pie-montese; ?'ichiami lJoi a lungo, a più ?'iprese, ?'imeditati
traen-done in più fasi nuovi frlliti e sempre ntwvamente tra s/orman-d07i, È proprio ora che Gall-denzio discopre nella StlC/ pitt71ra. elementi nuovi che indi,cano trna culttua accrescit~tasi di espe-?'ienze tra Firenze, l' [ mbr'ia, Roma, Primo contraccolpo di questi contatti è il piccolo « Com-pianto Sttl Cristo morto» de7 MtlSeo Borgogna di l1erce7li, di Ctti è dimostrabile in modo pa7-mare il ?'iportarsi tematico e com-positivo ad un Compianto ese -guito dal Perugino nel 1495, È tbna derivazione ad un tempo fede-lissima e infedele, identica nei gesti, molto lontana nell' accento dei volti che hanno un' accoratezza non idealizzata elegiaca come nel Perugino, ma un'intimità di sentimenti tanto più calda e vi-cina, C'è un vibrare luministico nell' atmosfe?'Cl addirittu?'a toni da della tinta marrone dominante, risolta in monocromo sfilacciato da biacche e avvclmpante tanto da parere violetto; ne Tisulta non una malinconia estatica ritmata sul paesaggio come negli Umbri, ma il concorso commosso dei vi-venti: è ve?'amente un' espande1'si di affetti, manifestati come attra-verso tbna ?'Clppr'esentazione co-rale, E non possiamo non chie-derci se in questo quad?'etto dalla tinta d'un lttcente legno, Gau-denzio 1'ealizzando la sua prima r'app1'esentazione del Calvario, non anticipi non soltanto scene più tarde del medesimo tema in gr'andi affr'eschi, ma non dia l'equivalente pitto1'ico di un gnlp-po scolpito in legno o d'un gruppo plasticato in terracotta, da teatro devozionale, da Sac?'o Monte,
Gaudenzio Ferrari ~ Adorazione dei pastori (Tavoletta di predella), Torino, Museo Civico.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
Gaudenzio Ferrari -Adorazione dei Magi (Tavoletta di predella), Torino, Museo Civico.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
Gaudenzio Ferrari· Deposizione nel sepolcro, Vercelli, Museo Borgogna.
dell' Umbria alla sottigliezza del Vinci, da q'uesti traendo lo spunto dello sventaglim'e di mani adun-che e soprattutto l'inter'na inquie-tudine degli spù'iti; ma l'im -pianto che lega le figur'e e le dispone in accordo all' edificio trae i suoi fondamenti da Bra-mante, a.rchitetto e pittm'e qua-dratur'ista, L'afjresco del.za « Pr'e -sentazione al Tempio» ha un r'itmo più dolce e lento, senZCL quelle imp1mtature dei gesti e delle psicologie; in esso un gio -vane accolito pare fratello mag-giore di creature dipinte dal L1LÌni e se in tempo più tardo vi saranno trasmissioni di spunti da Luini a Gaudenzio, ora è meglio invece r'ovesciare i termini, M a vi sono anche altri fatti da costa-tare: il vecchio sacerdote si
impa-6
1
CRONACHE ECONOMICHE(Foto Arch, Museo Civico. Torino),
r'enta st1'ettamente con figure pie-montesi di vecchi per'sonaggi che già dal 1500 cÙ'ca, t1'a IVTea, Casale e Ver'celli, stavano dive-nendo quasi una fm'mula, dal periodo mediano dell' attività dello Spanzotti t1'ascor'1'endo a Defen-dente, trasfonnando lentamente 1m'or'igine che va r'intTacciata nelle incisioni, xilog1'afie e di-segni di Dii1'er,
I due afjTeschi, tanto diver'-genti nelle soluzioni pur nel comune ling1Laggio stilistico, pon-gono nuove svolte supeTanti la fase p1mtualizzata intor'no al 1508-9 dalle quattro stoTie di S. Anna e S, Gioachino (ToTino, GalleTia S abauda) sopmvvissute alla distTuzione di un' ancona dipinta per la Confratemita di S. Anna a Vercelli. Sono
capo-lavoTi, per q~Lalità e per a(Ji.nilà di stile, da situare accanto ai due afjreschi suddetti, i quali pemltro pe?' via della loro più, larga tecnica ha11nO efjetti di maggior 1'espiro e immediatezza. 111 a ill quelle q1Latt?'0 tavole superstiti, quante novità espone Gaudenzio, nelle tinte fiorenti delle vesti o nelle case realizzate in un colore brunito e creando r'isona Ilze tra queste e le pe?'sone, entro un paesaggio cm'ico del senso del-l' 01'CL e della sta.gione, ritr'ovando attraverso MaTtino Spanzotti ra-dici piemontesi ben note, nella psicologia che è calma e al tempo stesso Tisentita, nella pulitezza casalinga, nella fisicità fresca o sciupata: la figura di S. Anna è Tisecchita fino ai gialli paglia della S1La veste, quasi con 1m pTesagio di quello che pr'opoTrà., ma ormai sul piano d'una tragi-cità tremenda, un altTo val se-siano nel primo trentennio del '600, il Tanzio,
La Pala della Collegiata di Arona - in stTutturazione più complessa - è datata al 1510. Nel pannello centrale della N a-tività il Pemgino ha dato lo spunto ma non vi r'itroviamo la per'd1da estasi umb1'a, bensì una mitezza familiare nostrana S1L cui cadono i luminismi ancor goti-cizzanti di pagliettatuTe d'oro, M a inteTvengono anche singolari vibrazioni, come nelle irreq1Lie-tezze di derivazione vinciana del Bambino; e più raccolte ma al-tr'ettanto sottili vibrazioni si col-gono nella pensosità sospesa e ombreggiata del volto dello spen-dido angelo in primo piano, in voluto contrasto e accor'do con la verità oggettiva del sacco a terTa. La scena si svolge come una gentilissima ma anche r'ustica r'iunione di persone in un cortile campagnolo, sotto la suggestione d'un cielo che va inscurendosi al tr amo nto ,
Gaudenzio Ferrari - La Natività e Santi (1511) Arona, Duomo. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).
Gaudenzio Ferrari - Adorazione del Bambino (Tavola centrale del polittico), Arona, Collegiata di S. Maria.
Il dispositivo del complesso è ar-caico, come un vangelo ad uso del popolo, secondo schemi di del'ivazione medioevale, a pagine affia'ncate su tre file, costitt~endo tm tmico grande velario, Dal colpo d'occhio dell'insieme già emerge, al di là della
distribu-8/
CRONACHE ECONOMICHEzione addizionale degli episodi affi.ancati, un senso singolare di unità dato dalla dislocazione delle zone cromatiche in ogni singolo affresco e nel l'apporto tra ognuno di questi e gli adiacenti, oltre che dalla generale intonazione dominata da timbri bianchi e
(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
Gaudenzio Ferrari - La resurrezione di Lazzaro, Varallo, Chiesa di S. Maria delle Grazie.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
Gaudenzio Ferrari - La cattura di Cristo, Varallo, Chiesa di S. Maria delle Grazie.
mirabile unità di ?"acconto che lo spettat01'e, preso l'avvio dal p1'imo afj1'esco in alto a sinistTa, segue guidato da una continuità interna di st1'Clordina1'ia sponta-neità,
L'Annunciazione 1'icollega un impianto e gusti omativi legati alla pittum del ta1'do Be1 'go-gnone, di ctti ?"accoglie anche i valori intùnistici, qui pero solen-nizzati e lieve'mente sfreddati dal-le nitide architett'/.we indncenti 'W1
senso di pace distesa; tnttavia l'A ngelo è definito con tale
gras-10
l
CRONACHE ECONOMICHE(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
sezza di mate1'ia e tale peso di fisicità 1'igonfia da far pensaTe al Sodoma, di cni è accolta l
'in-tensa passionalità, escludendone solo l'eccesso di sentimentalismo,
Si vedono cose nsnali, nn can-deliere, 'tm cestello, 'tma p01'ta aperta verso un tratto di paese più immaginato che visto; e tntto cio svela il sapore di qnella par-ticol aTe tendenza agli st?"alci casa-linghi che è nno tra gli aspetti più cari e aC'/.tti del manieTismo, in tutte le sne d'i?"amazioni ita -liane e straniere, come
contro-paTte agli intelleltnalismi e al/e sofisticazioni jOl'1nalist'iche, A
questa data, aS1Jetti consimili d'Italia Cent1'Cl1e erano sul na-scere, tramite certo int'Ìlllismo nordico che pero era di casa già da tanto nel nos/.ro Pie-monte,
N ella « Resunezione di Laz-zaro », a 1Jartire dal pr'imo Apo-stolo a sinistra, tagliato a filo di margine dell' afjresco, come en-trando 01' OTCt nell' azione, slit-tano q'winte fino alla figura del 1'isorgente; lungo il percorso i sentimenti si agitano sempre più, dalle facce gTottesche che bale-nano al cent1'o fino al San Pietro, così apprensivo nella sua attesa e al perd'/.ito Tisponde1'e di Laz-Z(l1'O al Tichiamo, Il bmccio d,i Cristo è il ritmo che efjett'/.ta il
trapa,sso, come tm cent1'0 p1'ovvi-s01'io arrestato dalla lnce plasti-cante, Le donne interpretano ade-Tenti l'episodio evangelico: fede sommessa in lVI aTta, p1'opensione appassionata in lVI(l1'ia; poi Laz-zaro, dist1'icantesi lentamente dal-la morte, 1I1a qnalcosa contnrba: quanta fisicità, da star a pari col Sodoma, in Maddalena dagli enormi occhi e la bocca calda, o nelle pinne vibratili del naso di C1'isto, lVI a1'ta invece Sfi01'isce, altTa fase di vita nel corso di sbocchi, matnmzioni, avvizzi-menti,
La « Lavanda dei piedi»
p1'e-cisa il distacco fra M aTtino e
Gaudenzio nel guaTdaTe a BTa-mante: qnello con gusto incisorio che non per nnlla del B1'Clmante segne la trasposizione ofjerta dal-l'incis01'e Prevedari, in ogni caso aderendo al momento bTamante-sco 1'ealizzato a Pavia dall
visio-11ario, Per entrambi è avanzabile un impulso danubiano nel senso d'apparizione boreale, ma qui lutto si placa nel colloquio tra 1lOtnO e angelo, L'angoscia si traspone in mestizia,
Lct « Ca.ttura II è notturno im-pressionante, monoc?'omo di grigi e sabbie, 7'ivoli biancastri, strie br1tciate; spazio i?"7"eale creato da slridori su prospettive snr'reali, Il sottinsù senza brutalità d'un 'Uomo riverso, si rinforza nel-l'elmo a. ?'ilievo vero, in stucco, La scena, visiona?'ia q'uesta volta,
pud bene aver tmtto avvio dai sortilegi nottw'nali di Altdo?fer con valore di evocazione, ma la
htce alJprendendosi alle forme 7e stabilizza e oggettiva e gli aspetti 1'isospingono al rCtcconto reale, Nel Cristo con Erode, soltanto il baldacchino e il pavimento pia Il nellato illudono dell'
esisten-za di uno spctzio prospettico che i n realtà è negato dal fondo, con-ce7)ito con effetto arazzistico; l'uomo al centro della scena esplica nn movimento ?'otante secondo la cosiddetta « fu?'ia II (come la chiamavano il Vasa1'i e i manieristi toscani) serpenti-nata, con l'andamento cioè d'un ?noto che si libe/"Cl: e siamo ap-pena al 1513, quanto t/"Cl la
1'0-scr;ma e Roma, i due centri lJ?'i-mari dei primi svil'uppi del Ma-nierismo, vi era ancora s070 111 ichelangelo a elabomrla, sttl punto d'esseTe seguito dai p?'i1ni adepti del lVlanieTismo, Ma quel-7 a « f w'ia l), nel valsesiano Ga'u
-Gaudenzio Ferrari - Crocefissione (Affresco), Varallo, Chiesa di S. Maria delle Grazie.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
Gaudenzio Ferrari - S. Gaudenzio spegne un incendio e incontro con un altro Vescovo (Pannello a sinistra della predella nel polittico), 1515, Novara,
Basilica di S. Gaudenzio. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).
denzio equivale a « natura» e cioè non si risolve in simbolo nè in fonna ideale come er'a 1Jer q'Lwgli altTi,
La grande scena del « Calva-rio» al centro puo considerarsi, entro la grande impaginatura della pante, come 'Lm bellissimo finale con COTO che ci sor'p-rende per la ricchezza degli episodi e per l'intensità dei sentimenti, an-che se la scena non è ancor'a unitaria come saranno poi al-cune Tedazioni più tarde di Gau-denzio e se domina ancor'a un lineaTismo più acuto che, più taTdi, senza per'dere sottigliezza, saTà assoTbito in 'Lm cromatismo più aTioso e più fuso tonalmente e, sopratt'utto, saTà accolto in
'Lma 'risoluzione atmosfeTica più morbida e soffusa,
Nel polittico in S, Gaudenzio di NovaTa (1514-15), la PTedella
è la cosa più aTdita del pittor'e finom: stor'ie di S. Gaudenzio in marTone e biacca; processione scandita da colonnette e dal pur'o e semplice appiombo delle per-sone; il tr'atto a biacca s'accorpa con la massa sottostante, anzi è esso stesso massa, segno co-str'uttivo e insieme caTatteriz -zante, toccando nelle figuTe dei
malati il mostr'uoso c il gTottesco.
La misura compositiva fa
con-Gaudenzio Ferrari - Angeli adoranti (Frammenti di ancona), Novara, Museo Civico.
troparte all' effetto a momenti ma-cabri, apprensivo come materia viscosa, A queste fantasie, miste di Tapimento e di sensuosa - se non ancora sensuale - mateTia, si r'ifarà il '600 piemontese e lombardo,
Nel polittico di S, Gaudenzio di Vamllo, il modellato è sensi
-Gaudenzio Ferrari - Le madri (particolare), Varallo-Sacro Monte, Cappella della Crocefissione. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).
121
CRONACHE ECONOMICHE(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
tivamente sfumato, i colori
spen-gono a vicenda, nel morbido chiaroscuro, le pec1~liarità tim-Miche; ovunque ci'rcola un'atmo-sfeTicità alla veneta, filtmta attra-veTSO conoscenze della pittura di Brescia e di Bergamo, in forme
appc~sionate, specialmente nel pannello super'ioTe della Pietà che è uno dci bmni del rniglior Gaudenzio e le cui sol1~zion i sa-ranno molto med'itate dal pittore sviluppandole in successiz'e ri-prese del tema. Pr'ossima nel tempo e naturalmente più chiara e festosa, per la tecnica dell' af-fresco, è la lunetta con l'Adora-zione del Bambino in facciata della chiesetta di Roccapietra presso Varallo, compos1,z1One semplicissima e tuttavia colma di intimità, so netta da un ritmo
largo e falcato, improntata da ww letificante chiar'ezza nella ste-sura delle tinte intense e pU?' tener'e, degno pamllelo di alcune plastiche in terracotta eseg-uite da Gaudenzio negli stessi anni al Sacro Jlonte.
..
I
.~
Gaudenzio Ferrari - Una madre col figlio (particolare), Varallo-Sacro Monte, Cappella della Crocefissione.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
tutto singolw'e: « L'adorazione
del Bambino con Cw'dinale », al Museo Ringling di Samsotn, perfetta nell' accordo tm le figure
e il paesaggio, Forte la r
emine-scenza spanzottiana, non per ma -teTiali riporti, ma per lo spirito
poetico, nel San Giuseppe che
ripete di Giovanni 111 artino la
dolcezza e l'umiltà. Il Cardinale
è uno dei primi ritmtti « u{fìciali »
del pittore, non lontano nel tem-po, ad esempio, da alcuni ritratti di committenti affrescati nella Cappella del Calvario al Sacro Monte, ma con un aspetto più
raccolto e qt~asi una punta di
di-gnità aulica addolcita dalla
fon-damentale familiarità gal~den
zia/W; questa (i,gura pare
antici-pare il decoro del lIioroni ma in
modo più' affabile, livellando la
figura alla pace domestica dell[~ 11iadonna e del San Giuseppe.
Gaudenzio Eerrari -Il gruppo dei donatori (particolare), Varallo-Sacro Monte, Cappella della Crocefissione.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
In
Italia
e
in Europa
SL
co
struisce
una
nuova agricoltura
l
mode1'ni pToblemi dell' agTicoltum italiana, sul piano
della
politica economica,
dell'
economia,
della tecno
logia,
sono
stati
illustmti in
questi
ultimi mesi su
«La
Stampa» di
T01'ino
con una seTie
di
aTticoli redatti dal sen
o
Giuseppe
111
edici,
ol'dinar-io di
politica economica nell' U
niver-sità di
Roma,
già
1I1inistr-o dell'
agricoltu
'
ra
e
foreste
e
di
m~merosialtri
dicaster-i
,
P
et' faT
cosa utile e gmdita ai nost1'i
lettoTi
,
abbiamo
mc-colto in un COTpO unico gli a1,ticoli
del
pTof, 1I1edici,
pubbli-cati sul
quotidiano tm'inese
nel
tempo
con
'
ente
t
'
w
la
fine di
settembre
1965
e
la fine
di settembt'e
1966,
Nel
pTimo
aggruppamento abbiamo comp1'eso gli
scritti
che
toccano le modificazioni
stTuttumli
dell'
agTicoltum
ita-liana,
volte
al
mggiungimento
di
un
maggi01'
gmdo
di
PTO
-duttività
a vantaggio
dei
consumi e
del me1'cato
inte1'no; nel
secondo aggruppamento sono stati inseTiti gli articoli che
desc1'ivono
i
problemi dell'
agr-icoltum nazionale ed eUTopea
nel
A1ercato Comune, il quale fra due
anni, in '/,m'aTea che
si estende
dal M
editerr-aneo al
111 m'e del
N
m'd,
dovr-à
soddi-sfa1'e
la domanda di
cina
200
milioni
di
abitanti,
Con gli scr-itti
di questo
gruppo -
che
oggi
acquistano
un
valore
anche ret1'ospettivo
-
l'
autm'e
ha
seg'/,àto
e
C01n-mentato
le
t'ecenti
vicende della lunga battaglia
condotta a
B1'uxelles,
dall'
ottob1'e
scorso al
luglio di quest'
anno, per
cost1'uiTe
l'Eur-opa
ag1'icola e,
da parte
italiana, per-
t'/,delare
nel
1'egolamento
comunitario
le
nostTe
pr-oduzioni
più
im-pOTtanti,
T
l
ivmnente Tingraziamo
l'Au
t01'e e
la DiTezione
de
«La Stampa»
di
averci consentito, con
questa
pubblicazione,
di
Tip1'op01'Te all' attenzione
del
pubblico
i
più inter-essanti
problemi agricoli
del
momento,
(N
,
d
,
D
.
)
I.
~I
PROBJ~EMIDELL'AGRICOLTURA
ITALIANA
DI FRONTE
ALL'AUMENTO
DEI CONSUMI
ALIMENTARI INTERNI
1. La p't'ofoncla rivoluzione clell'ag't'icoltura nwclerna.
I nostri vecchi Cl lllsegnavano che l'agr
i-coltura è un'industria povera. Essi volevano
ricordarci che l'esercizio dell'agricoltura, di re -gola, non solo non può consentire profitti, ma spesso non dà alcuna retribuzione ai capitali
in essa investiti, Volevano altresì affermare che essendo l'agricoltura legata alla vita delle
piante e degli animali ed all'avvicendarsi delle stagioni, non poteva consentire l'accelerazione
dei processi produttivi propria dell'industria
manifatturiera. Infine, essi volevano affermare
che l'aumento della produzione globale di una azienda si poteva conseguire soltanto se si
esten-deva la superficie coltivata, si investivano
nuovi capitali o si aumentavano le forze di
lavoro,
Tali concetti furono largamente condivisi sino agli inizi della prima guerra mondiale e, per molti paesi, fra i quali il nostro, sino alla
seconda guerra mondiale, In quelle condizioni
tecnologiche bisognava aumentare la
super-ficie coltivata: bonifica dei terreni paludosi, dissodamento dei boschi e delle terre vergini,
come in anni recenti è avvenuto nell'Asia
sovietica. E siccome" la terra era limitata,
forte l'aumento della popolazione e molto
costose le nuove bonifiche, la posizione econo
-mica della proprietà terriera ne risultò raffor-zata e l'investimento agricolo, come fatto capitalistico, conservò intatto il suo secolare
prestigio,
Ma quando, dopo la seconda guerra
mon-diale, si manifestarono gli straordinari
pro-gressi della tecnica agricola in concomitanza con le trasformazioni sociali che diedero al la
-voro una sostanziale supremazia politica, allora
16
1
CRONACHE ECONOMICHEsi verificò il crollo della proprietà terriera,
respinta ai margini della vita economica ita-liana; e così cominciò a nascere l' ag1'icoltt~ra
moderna, ca1'cdterizzata dal fatto che, senza au-mentar'e la ten'a e il lavo1'o, aumentava la produ-zione e quindi la produttività,
In una società statica, come in gran parte
risulta essere stata la società agricola italiana dal 1870 al 1948, l'incremento della produzione
era strettamente legato, e talvolta con impres-sionante costanza, alla quantità di capitale e
lavoro che l'imprenditore poteva immettere
nella sua azienda agricola. Il mondo dell
'otto-cento aveva profondamente acquisito questa
no-zione e perciò pensava che il progresso dipen-desse esclusivamente dalla capacità di
rispar-miare sino al sacrificio e di lavorare sino al-l'eroismo: per secoli si era constatato che
l'in-cremento della produzione poteva conseguirsi
esclusivamente risparmiando di più e lavorando
di più, Ma dopo la seconda guerra mondiale
inizia la più grande rivoluzione che ricordi
l'agricoltura nella sua storia secolare; e ciò
perchè oggi si pWJ p1'ogr-edire const~mando di più e lavo1'Clndo di meno,
La sola condizione è che l'incremento del consumo sia infeTiore all'incremento di Teddito,
Sono entrati nella vita economica nuovi fattori
tecnici che stanno creando l'agricoltura mo-derna, profondamente diversa da quella tradi-zionale: non certo un dono per i proprietari terrieri, il cui tipo di civiltà, che pur fu
fe-condo di grandi opere per l'umano progresso,
è finito per sempre, L'agricoltura moderna,
che sta faticosamente nascendo dal grembo di
una millenaria vicenda, toglie alla proprietà
fondiaria la tradizionale posizione di forza,
Essa fa pemo st~lle 1'ecenti tecniche agronomiche
macchine, e così riesce, con una quantità di lavaTo infinitamente minaTe, a pToduTTe una quantità di alimento infinitamente maggiore.
Il fatto che il nostro Paese, durante gli ultimi dieci anni, abbia visto cadere la
popola-zione agricola attiva di quasi tre milioni di
unità, segnando contemporaneamente un a u-mento di prod uzione di circa il 3
%
all'anno - e quindi della produttività del lavaTo di circail 6% - dimostra che la trasformazione
del-l'agricoltura tradizionale nell'agricoltura
mo-derna è già in pieno svolgimento.
È ormai assodato che in Italia e in Giap -pone - incredibile a dirsi - l'incremento della produttività in agricoltura è stato pari o
superiore all'incremento di produttività
del-l'industria; c che negli Stati Uniti, mentre
nell'indu, tria e nei servizi la produttività au -mentava del 2
%
all'anno, in agricoltura a u-mentava del 6%
.
Ciò conferma che noidob-biamo continuare, con equilibrato coraggio, la
strada intrapresa, che porterà la nostra agri
-coltura ad avvicinarsi, anche nelle nostre con -dizioni, ai coefficienti di produzione toccati
dall'agricoltura d'America.
2
.
Ladifesa dell'ag'ricoltwra
èeli interesse
nazionale.
N clla trasformazione in corso nella società italiana l'agricoltura rappresenta il settore più delicato e, forse, il più importante. Ciò ap -parve chiaramente due anni or sono quando
la crisi nella bilancia alimentare fece temere
per la stabilità monetaria, confermando che
lo sviluppo dell'industria dipende dalla capa
-cità della nostra agricoltura di fornire alla popolazione i fondamentali alimenti ad un prezzo non molto diverso da quello
interna-zionale.
Bastò che il consumo della carne bovina
aumentasse improvvisamente di circa due c hi-logrammi per testa all'anno, insieme con altri
consumi primari, perchè la bilancia alimentare segna se un pauroso « deficit » di alcune ce nti-naia di miliardi di lire, di fronte a poche decine
di miliardi all'anno nel decennio 1950-1959, quando si completò la ricostruzione e s'iniziò
la fase piLI intensa dello sviluppo. Tanto più
che nel nostro Paese, poco meno della metà del reddito viene assorbito dall'alimentazione;
e che il problema alimentare diventa sempre
piLl difficile in conseguenza dei maggiori costi
dcrivanti dalla trasformazione della tradizionale
società rurale ed artigiana in una società pre -valentemente urbana e industriale, che co
m-porta, con modificazioni profonde nei consumi
e nei costumi familiari, un diminuito Impegno
del lavoro dome tico.
Quanto sta avvenendo in Inghilterra, dove
la sterlina è minacciata da un tenore di vita autorevolmente giudicato superiore alle attuali risorse di quel popolo, conferma che un pae e
industriale deve evitare di superare uno sb i-lancio alimentare del 20-25
%
.
Il che spiegaperchè la Germania Federale difenda
accanita-mente la sua agricoltura, pure avendo un'in
-dustria tutta protesa verso i grandi mercati
internazionali, fonte e condizione del suo be
-nessere.
La contraddizione che sembra esistere tra
una posizione di protezionismo agricolo e una
di strenuo liberismo industriale merita d'essere
approfondita per non trasferire, sic et simpli -citeT, nella realtà quotidiana le proposlzlOni astratte della teoria; la quale, in sede d'e
qui-librio economico, non può e non deve dis
tin-guere fra prodotti agricoli e industriali.
Ma quando si scende nella realtà di un paese e si devono prendere decisioni politiche,
bisogna stabilire delle gerarchie di valori, cioè
una scala di priorità in rapporto alle esigenze
durevoli di un popolo: fra queste, l'ali
menta-zione ha un posto primario e l'esperienza ha
dimostrato che l'industria costruita su fragili
basi agricole non mantiene a lungo le sue
po-sizioni nel commercio internazionale. L'Ing hil-terra potè assumere la guida dei mercati mon-diali quando, nel suo splendido isolamento di
signora dei mari, considerava i paesi del Com
-monwealth - dalla Nuova Zelanda al Canada,
dalle Antille al Kenya, dalle Indie all' Australia
-come parte integrante dell'economia della ma
-dre patria.
Le moderne democrazie industriali debbono quindi mantenere in vita una forte agricoltura,
cercando però di ridurre al minimo il danno derivante dall'inevitabile protezionismo di a l-cuni prodotti, come il grano, lo zucchero, le
carni, i prodotti lattiero-caseari. In tal modo nonostante l'apparente contraddizione, sarà
possibile trovare un punto di incontro fra le
potenze industriali ed i paesi in via di svi-luppo, e ciò perchè le prime potranno finan
-ziare, senza pericolo per la loro stabilità
eco-nomica, lo sviluppo dei secondi. La stessa Con
-ferenza sul commercio e lo sviluppo promossa dalle Nazioni Unite e che ha ormai assunto un carattere permanente, nasce proprio dalla
du-revole esigenza di temperare la forza
con-trattuale dei paesi industriali con la
debo-lezza dei paesi produttori di materie prime e
di derrate.
Qualora le potenze industriali accentuassero
ancora il loro protezionismo agricolo rischie-rebbero di chiudere i naturali sbocchi delle
esportazioni dei paesi in via di sviluppo; e,
d'altra parte, qualora eliminassero le difese
della loro agricoltura, re tituirebbero al pascolo
e al bosco una parte eccessiva del loro te rri-torio, per dipendere da altri paesi per circa la
metà della loro alimcntazione. La gravità del
tema è precisata dal fatto che, oggi, la Germania,
la Svezia, la Norvegia e l'Inghilterra pagano
già i prodotti agricoli nazionali dal 30 al 40
%
in più del prezzo internazionale e che la Francia e l'Italia, paesi di grande tradizione agricola, sostengono un peso che va dal 15 al 25%.
In un mondo di pace - che sembra essere ancora lontano nel tempo - sarebbe vantag
-giosa per tutti un'ulteriore divisione del lavoro, che esalta la produttività ed aumenta i salari reali. Ma nel mondo nel quale ci troviamo a
vivere, la soluzione del problema, almeno per i prossimi decenni, può essere cercata soltanto
in una paziente e graduale trasformazione de l-l'agricoltura che, valendosi dei progressi te -cnici, riduca i costi di produzione, così da re n-derli ragionevolmente competitivi e da offrire alimenti a prezzi poco diversi da quelli che Sl avrebbero in un regime di totale libertà.
3. P'roblerni clell'aHmen,tazione.
Nonostante le profonde trasformazioni in corso, l'alimentazione resta un momento fon-damentale nella vita dell'uomo. Non solo per la necessità quotidiana, non solo perchè appar-tiene alla civiltà di un popolo, ma perchè,
anche nei paesi dove la rivoluzione industriale è già in uno stato avanzato, almeno un terzo del reddito viene speso per alimentarsi. Si
aggiunga che, ancor oggi, il bilancio familiare
di circa due miliardi di uomini è assorbito per
1'80 % dall'alimentazione.
La trasformazione in corso nell'economia dei
paesi in via di sviluppo modifica profonda -mente il costume alimentare dei popoli. Mentre
nei paesi agricoli il problema economico del-l'alimentazione si risolve nella produzione di beni in gran parte consumati dagli agricoltori
e da persone che vivono nello stesso ciclo ec o-nomico, nei paesi industriali e a prevalenza
urbana tende a trasferirsi nella sfera industriale e commerciale. Perciò non solo l'autoconsumo
viene relegato ad alcuni esili strati del mondo contadino, ma, dove il 5-15
%
della popolazione attiva esercita l'agricoltura e l'altro 95-85%
vive in centri urbani, i prodotti agricoli, non potendo essere consumati sul luogo,costitui-scono la materia prima di un nuovo sistema di
alimentazione.
Sorge così una delle più gmndi industrie del mondo: l'industria alimentare, tipica della civiltà
181
CRONACHE ECONOMICHEcontemporanea. Alcuni giganti dell'industria
moderna sono sorti per provvedere la mar
ga-rina, ovvero la cioccolata e il latte condcnsato, oppure la frutta tropicale. E i tratta di in
-dustrie che figurano, per volume di fatturato,
subito dopo le grandi industrie mondiali del petrolio e dell'automobile.
Il volume della produzione lorda vendibilc
dell'industria alimentare, in Italia, può esserc stimato in circa 6800 miliardi di lire all'anno.
Di questi soltanto il 50
%
è rappresentatodalla materia prima agricola. In altre parole: ad ogni cento lire di materia prima alimentare
che esce dall'azienda agraria per entrarc in
quella industriale, corrispondono dueccnto lire nel fatturato di quest'ultima.
La trasformazione della nostra società parla, quindi, 'un awnento di costo dell'alimentazione,
con lo svantaggio della sostitt~zione di generi
che di solito il mondo rut'ale cons'uma fTeschi con geneTi che di solito il mondo urbano conswna conseTvai'i. È questa una perdita secca della ci
-viltà industriale, da rilevare e misurare, specie quando si procede all'esame delle economie miste, frutto di una permanente simbiosi fra agricoltura ed industria, così frequenti nellc contrade prealpine del Piemonte, della L
om-bardia e ora anche del Veneto.
In queste zone di vecchia c nuova indu -strializzazione lavorano i cosiddetti « contadini
-operai» che producono nell'ambito della loro economia familiare una parte rilevante degli
alimenti di cui hanno bisogno. Da ciò l'oppor
-tunità di approfondire il discorso sull'alim
en-tazione.
***
Il cambiamento del costume porta profonde
trasformazioni nella dieta alimentare, che sono causa di aggravi sul bilancio familiare, anche
perchè nel mondo moderno non sono tanto
importanti le esigenze che si soddisfano con le calorie fornite da cereali e grassi volgari, quanto le esigenze suggerite da un particolare tipo di
lavoro, o addirittura chiaramente superfiue. Il problema è complesso. Da un lato l'uomo contemporaneo conducc un tipo di vita che chiede meno calorie ma unc~ maggiore quantità
di preziosi e costosi alimenti protettivi (proteine e vitamine); dall'altro, il basso prezzo dclla
caloria proveniente dai cereali e dai grassi ve-getali non con ente di ridurre sensibilmentc
il costo dell'alimcntazione perchè non si tratta soltanto eli fornire delle calorie.
Le popolazioni del bacino del Mediterranco si alimentarono per millenni con pane, olio di oliva e vino; e ancora oggi la Turchia trova
energetico. CosÌ il miliardo e mezzo di UOITIUll
dell'India e dell'Estremo Oriente trova l'a li-mento base nel riso. Queste economie debbono
sfruttare al massimo il poco terreno a
disposi-zione, concentrando i loro sforzi nella coltura dei cercali. Fil ettaro di terreno così coltivato può fornire le calorie necessarie a 13 persone, mentre a foraggere, per alimentare animali bovini, riesce a nutrire soltanto 3 persone.
InoJ tre « l'alto nttme1'0 di cal01'ie COnS~b1nate
iII lIIed'ia per abitante non è più, indicativo di Wl alto tenore di vita»: vi sono paesi, come l'Egitto, con 1.50 dollari di reddito annuo a
testa, clove si consumano quasi 3000 calorie, come avviene per la Svezia c la Francia. Così la Grecia ha a disposizione circa 2900 calorie per abitante come la Germania. Ma nella dieta
alimentare media del cittadino greco i cereali
entrano per il 50
%
,
mentre in quella del citta -dino germanico entrano soltanto per il 25 %.
« Non è pi'ù, q~bindi, la calol'ia che detennina il costo dell' ali'mentazione ».
***
Ora, se fra le libertà da salvare vi è quella dci consumi, essa però può essere esercitata con consapevolezza soltanto se si è in
condi-zionc di operare una scelta fra diversi prodotti
che, a parità di efficacia alimentare, assicurino il prezzo minore. Non si tratta quindi di
co-stringere il cittadino verso dati consumi, bensì di p1'epararlo alla scelta che più gli conviene:
si tratta di passare dal piano delle astrazioni
all'azione educativa, che dovrebbe essere cara
ai politici della programmazione.
Ritorna attuale il vecchio adagio: « È più difficile spendere bene che guadagnare». E ciò
vale sia per la famiglia, sia per la economia del nostro paese, il quale, se vuole continuare il
suo viluppo economico non p1.U) concede'l'si il
lusso di macellaTe, ad esempio, « giovanissimi vi
-telli l), come non fanno neanche popoli molto più
ricchi del nostro.
4. OCC01'1'e che la nost'ra agTicoltu.Ta si adatti
al 1nutm'e dei conSunti.
Finchè l'Italia rimase un paese prevalente-mente agricolo, la sua bilancia alimentare o fu in equilibrio o addirittura si rivelò attiva. Nel lungo periodo che va dalla costituzione del Regno alla prima guerra mondiale essa
pre-senta una lieve eccedenza attiva. Successiva-mente, con l'avvio dello sviluppo industriale, prima tende all'equilibrio e poi diventa siste-maticamente passiva, sia pure per un modesto
ammontare, ad eccezione del periodo
autar-chico, nel quale un grande sforzo fu compiuto
per produrre in patria tutti gli alimenti o per
surrogarli con altri.
Superato l'assestamento successivo alla se-conda guerra mondiale, la bilancia alimentare,
durante il decennio 1950-59, riprende un suo sostanziale equilibrio, caratterizzato da un
pas-sivo che si aggira sui 40 miliardi di lire. Si tratta, invero di un modesto ammontare, se
posto in confronto con il volume medio
com-plessivo dello sbilancio commerciale del nostro Paese, che si aggirò sui *70 miliardi di lire. Si può quindi concludere che nel primo secolo
di vita unitaria (1861-1960) la nostra economia è stata caratterizzata da un'agricoltura che
0-stanzialmente riusciva a soddisfare tutte le esigenze alimentari di un paese densamente popolato.
La trasformazione della società italiana si manifesta in forme salienti dopo il decennio 1950-59, quando il maggiore sforzo per l'avvia -mento delle nuove strutture industriali è già
compiuto e quando si cominciano ad avvertire
le conseguenze dello spopolamento delle
cam-pagne. Da un lato, con l'urbanesimo, si accen -tua il cambiamento del costume alimentare, e
dall'altro, con l'abbandono delle terre marginali, si determina la caduta della produzione agricola
di alcune contrade. Nell'anno 1960 si verifica
~ma pl'ima esplosione dei consumi alimentari. Essa è dovuta all'aumento del reddito dei lavo -ratori, i quali, anche per necessità derivanti dal nuovo costume di vita, si orientano verso consumi che la nostra agricoltura non riesce a
soddisfare in misura adeguata. In questo trien-nio (1960-62) lo sbilancio passa dai ricordati 40 miliardi a circa 180 miliardi di lire. Nel
succes ivo biennio (1963-64) supera i 500 mi-liardi di lire.
Questa situazione non può lasciarci indiffe-renti. Non ci si può abbandonare alla facile dottrina secondo la quale lo sviluppo industriale è sempre in grado di pagare lo sviluppo a li-mentare. E cio per'chè anche i paesi industl'iali debbono avere una salda agTicoltu1'a che consenta
lol'o di destinare ~ma modesta aliquota delle
esportazioni per paga're le importazioni alimentari. Sul volume di tutte le importazioni queste pesano, in Italia, per il 20 %
,
in proporzione non molto superiore a quella delle fonti dienergia: nel 1964 su 4500 miliardi di lire di prodotti importati, oltre 900 erano rappresen -tati da generi alimentari e 650 da fonti di
energia. Però lo sbilancio energetico di circa 450 miliardi di lire è del tutto simile a quello alimentare, dato il minor peso che nell'esporta-zione, l'i petto ai prodotti alimentari, hanno i prodotti petroliferi.
Il considerevole volume di prodotti agricoli
esportati, non deve farci dimenticare che, se dal 1951 al 1959 le nostre importazioni alimentari furono pressochè eguagliate dalle esportazioni, nel quinquennio successivo, mentre le importa -zioni aumentavano fortemente (71 %), le espor-tazioni segnavano il passo o aumentavano lie -vemente (27 %). Cosicchè si ]JUO ben atJennaTe che la nostra bilancia commeTciale è ormai GaTat-te rizzata da due deficit: quello delle caloTie ali-mentm'i, e quello delle caloTie minerali: caTbone e petTolio, che !oTniscono la qt~asi totalità del-l'eneTgia di impoTtazione.
L'esplosione alimentare del nostro Paese
trova mille giustificazioni nella storia di un popolo di recente uscito da una sostanziale po-vertà. Ciò però non toglie che altri paesi, con noi in concorrenza, siano riusciti ad attuare il loro sviluppo industriale parallelamente ad una trasformazione dell'agricoltura che ha ri-dotto il deficit della bilancia alimentare, re n-dendo cosÌ meno instabile il difficile equilibrio dei conti internazionali nel momento in cui
affrontavano i più temuti mercati del mondo. Il caso dell'Olanda, che compra a buon mercato materie prime alimentari e vende cari i pro. -dotti finiti, è una lezione esemplare per noi. E che dire del Giappone, il quale con circa 100 milioni di abitanti su un territorio poco
più grande del nostro, ha felicemente affrontato lo sviluppo industriale soprattutto perchè è
riu-scito a intensificare la produzione di riso, cosÌ da soddisfare tutto o quasi il suo fabbisogno? Si dirà che questo non è un esempio da imitare. D'accordo, a condizione che il tenore
di vita sia il frutto di un'economia che con-senta di mantenerlo. E siccome ancor oggi in Italia l'esportazione di prodotti industriali, no-nostante l'ammirevole sviluppo, non può assi -curare il pieno soddisfacimento dell'inevitabile
miglioramento alimentare, occorre che l'agri
-coltura si ponga nelle condizioni non dico del Giappone, ma dell'Olanda.
5. La cU'/'ne, pl'oblelna centrale
dell'ali1nenta-zione in Italia.
Le metropoli, in It~lia, sono di data recente. Ancora nel 1951 circa la metà della popola-zione era rurale e soltanto il 12
%
viveva in città con piil di 500 mila abitanti. Inoltre, una pm:te non trascurabile della popolazione urbana- persino a rapoli e a Roma - era in stretto contatto con un'agricoltura marginale, che le consentiva di persistere in abitudini alimentari
simili a quelle delle campagne. Ciò spiega
perchè soltanto cinque. anni or sono è comin -ciato quel processo di trasformazione dei co-stumi del popolo italiano, che incide così
pro-20
I
c R o N A C H E E C o N o M I C H Efondamente sui bilanci familiari c sui conti internazionali del paese.
Come ha ottolineato il sen. G. Albel'ti
(Avanti!, 9 nov. 1965), il problema da l'i 01
-vere è, infatti, quello posto dalla famiglia ur
-bana, tanto più che, in Italia, il co to della sua razionale alimentazione sembra sia pill alto di quello degli altri paesi industriali.
L'esame dei bilanci familiari porta a stabilire
che, grosso modo, in Italia, la percentuale del reddito destinato all'alimentazione varia da un massimo di due terzi nelle famiglie aventi un reddito inferiore al milione di lire all'anno, ad
un terzo, o meno, nelle famiglie con un rcd-dito superiore ai cinque milioni di lire. E si
c-come le famiglie italiane di reddito modcsto comprendono la maggior parte della popolazione,
è evidente l'importanza di un'azione politica di guida e di educazione, intesa a promuovcre
una razionale alimentazione al minimo costo
per il singolo e per la comunità nazionalc.
***
La migliore conoscenza che oggi si ha della
nutrizione animale, dimostra che la prima difesa
della salute dell'uomo è affidata ad una razio
-nale alimentazione. Un illustre clinico affermava
che la più grande fatica del corpo umano sta
nel digerire, cioè nel trasformare le sostanzc
morte che noi ingeriamo nelle sostanze vive
che permettono la nostra attività. Razion
aliz-zar e l'alimentazione significa rendere questa fa-tica compatibile con il tipo di lavoro e di vita
della civiltà industriale che, se richiede minore intensità di sforzo muscolare, logora assai più il sistema nervoso. Perciò gli alimenti, se devono
essere quelli che hanno un costo comparativo
mmore, devono anche essere facilmente di
gc-ribili.
Non dobbiamo, dunque, farci dominare da-gli interessi economici legati con i lauti pranzi di fine settimana o con quelli di una mino-ranza di raffinati della tavola, i quali, se esp ri-mono un aspetto della civiltà, rappresentano soltanto un'aliquota modesta dei consumi ali
-mentari. Oggi, in Italia, la quasi totalità della
popolazione vive in famiglie dove il problema quotidiano non consiste tanto nell'alimentarsi
in maniera raffinata, quanto in maniera
eco-nomica, sana e rapida. Le giovani generazioni
spesso hanno fretta e, sempre, hanno poco tempo da dedicare alla cucina e alla tavola.
Altri interessi prevalgono.
I punti fondamentali dell'alimentazione
siccome l'agricoltura italiana ha illimitate poss i-bilità di produzioni ortofrutticole, tanto che è in grado di esportarne quantità crescenti, il problema centrale resta quello delle carni. A n-che pcrchè quello dei grassi è stato pratica
-mcnte risolto il giorno in cui gli olii vegetali
sono entrati nel mercato italiano a prezzi molto inferiori a quelli dell'olio di oliva.
Il problema centrale è quello della carne:
soltanto l'aumento del suo consumo permetterà di soddisfare le esigenze del lavoratore urbano.
A tal fine bisogna ricordare che le proteine animali, carenti nella razione popolare, non si trovano soltanto nella bistecca dei bovini, ma anche in quella di maiale, nel pollame, nelle uova, nei formaggi e nel pesce secco e conge -lato, i cui costi sono sensibilmente minori. È
perciò facile prevedere, nonostante tutte le re -mare della tradizione, un forte incremento nei loro consumi e, soprattutto, in quelli di pesce
congelato. Le coraggiose iniziative di alcuni
operatori italiani nelle pescose acque dell'Atla n-tico meridionale, pur incontrando le difficoltà
consuete ai pionieri, recheranno sicuro van
-taggio ai consumi popolari del nostro Paese.
***
L'Italia importa oggi circa 400 miliardi di lire all'anno di prodotti animali, in prevalenza formati da costose carni bovine. Inoltre im-porta 200 miliardi di mangimi per il bestiame. Tale rapporto non è il più conveniente per la nostra economia. L'agricoltura italiana deve ancora accrescere il suo carattere di industria trasformatrice. Perciò gli ulteriori incrementi nei consumi dei prodotti animali non devono
essere soddisfatti con crescenti importazioni di carni, ma di mangimi, che consentiranno di produrre, in maggior copia, maiali e pollame, latticini ed uova, in grado di assicurare le pro -teine al minor costo. In tal modo difenderemo la capacità di acquisto dei redditi bassi e fa-remo risparmiare centinaia di miliardi di lire all'economia italiana.
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Nel 1948 l'agricoltura italiana disponeva soltanto di circa 40.000 vecchi trattori. Di fronte ai 400.000 trattori oggi in esercizio, impiegati in aziende grandi e piccole, di piano, di colle e di monte, quei 40.000 poveri trattori stanno a testimoniare il faticoso inizio del processo di meccanizzazione, che cominciò nella valle padana e nelle poche contrade piane del nostro paese. Non c'è quindi da stupirsi se so l-tanto in anni recenti noi abbiamo cominciato
ad avvertire che le nostre strutture fondiarie,
proprie di un'agricoltura millenaria, sono co -stituzionalmente impreparate ad accogliere i mezzi della tecnica moderna: i soli atti ad assi -curare un'alta produttività al lavoro e al capitale.
La struttura fondiaria italiana esistente in-torno al 1950 era ancora quella tramandata nei secoli, quando gli strumenti erano mossi dalla forza dell'uomo e degli animali. Ma quando le
macchine agricole azionate a motore dimost ra-rono di saper compiere, a costi decrescenti, una quantità di operazioni campestri, si pose con chiarezza il problema di dare alla azienda agr i-cola una nuova struttura atta ad accogliere la tecnica del mondo contemporaneo. E questa
chiede una giacitura di terreno, una configura -zione di appezzamenti, una disposizione della viabilità campestre, una ubicazione dei fabbri -cati, tale da consentire il pieno impiego delle
macchine. Le quali, si noti bene, non sono sol -tanto rappresentate dal trattore, che è essen -zialmente una fonte di energia motrice trasfe -l'i bile nei diversi punti dell'azienda, ma anche
dalle macchine operatrici che esso aziona per la lavorazione del terreno e la raccolta dei prodotti, la lotta contro i parassiti e la conc i-mazione, la preparazione degli alimenti per il bestiame e la mungi tura, la irrigazione dei te r-reni ed i trasporti.
Alla base dei prog1'essi dell' agricoltura stanno,
dunque, le macchine; e ciò resta vero anche se concimi e anticrittogamici, sementi selezionate e mangimi concentrati hanno largamente co n-tribuito al forte incremento della produttività. Sono le macchine che rendono conveniente l'i m-piego degli altr'i mezzi di pToduzione: sono esse che determinano, o almeno condizionano, la st1'U t-tU1'a dell' azienda agraria.
Se si pone mente al rapido processo di tra -sformazione avvenuto nel nostro Paese durante gli ultimi dieci anni, si vede subito che la crisi più profonda è stata subìta dalle aziende di colle e di monte, dove la macchina non ha potuto trovare economico impiego. La popola -zione rurale ha rapidamente disertato i campi, i quali sono ritornati al pascolo e al bosco, come erano cento anni or sono, quando gli italiani erano soltanto 26 milioni.
Con la riforma agraria, votata dal Parla -mento nel 1950, venivano affrontati e, a nostro parere, risolti i più gravi problemi delle co n-trade dominate ancora dal monopolio terriero e da forme di agricoltura incompatibili con la pesante disoccupazione rurale, allora esistente. Ma, a parte quanto è avvenuto nel milione di ettari interessati dalla riforma e dalle leggi co m-plementari, restava la quasi totalità dell'antica