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Cronache Economiche. N.281, Maggio 1966

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(1)

OAMERA DI OOMMEROIO

INDUSTRIA E AGRIOOL TURA DI TORINO

281

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

È un punto di stabilità e di forza, una concreta immagine di funzionalità:

è uno dei quattro piedi su cui poggiano gli elementi portanti

di una scrivania Spazio.

Sue caratteristiche: la pianta circolare allargata. che ne garantisce la perfetta adesione salvaguardando i pavimenti più delicati.

e la giuntura a vite regolabile che assicura al mobile un livello costante

in qualsiasi tipo di ambiente.

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torino

numero 281 - maggio 1966

Corrispondenza. manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-Vlst3~ L'~ccettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmaci e siglati rlspecchiano soltanto il pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. E' vietata la

r.-produzione degh articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblICati, non si restituiscono.

Direttore responsabile: Prof, Dott, Giuseppe Carone

.

sommano

L, Mallè

3 l'architettura romanica in Piemonte. G. M. Vitelli

16 Discorso del Presidente all'assemblea annuale dell'Unione regionale delle Camere di commercio del Piemonte (2 aprile 1966).

C. C. I. A. di Novara

19 l'economia regionale nel 1965. C. C. I. A. di Cuneo

26 Infrastrutture generiche e specifiche per un valido Inserimento del-l'economia regionale nella vita economica nazionale e internazionale. c. c. I. A. di Vercelli

31 l'agricoltura piemontese di fronte allo sviluppo dell'economia In-dustriale.

C. C. I. A. di Alessandria

36 la individuazione dei mezzi più idonei per un'azione di promotion all'estero.

C. C, I. A, di Asti

43 Problemi della produzione e del commercio vinicolo del Piemonte, C. C. I. A. di Alessandria

57 l'artigianato piemontese ed aostano e relative prospettive. C. C. I. A. di Torino

63 le Camere di commercio industria e agricoltura di fronte alla pro-grammazione.

74 Tra i libri 80 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15 - Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIA Torino C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09.

Laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3

(5)

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S. Benigno Canavese ~ Campanile dell'ancica abbazIa. (Tonno, Arch. Museo C,vico).

In copertIna o colori: Sacra di S. Michele: AbsidI

~/ss(/i 1!l'1I1' dOcIli/IcI/labile {\ {'(/r('hitdt/lra /'011/0-lIica ddla re!!. io 1/1'. diffUS(( i/1 II/Ilo il IITritorio; 1101/ C'{\ (I/I,!!.olo d!'l Pif'/I/OlIlc SI'I/:a la .l'Ila piCi'c . . l/lche pill IIlIruclili SO/lO. wl 111/ jlril/l/J {{CC()S/((~ 11/1'1110, i c(ullpanili pl'r il loro oOrini iIlIllIN!ia!o co 1111' sill/holo 1101/ as/ratto ma /ul/liliari=:.=:.alo, /allO parlecip(' alla "ila. Essi SOl/O il! collo oppurl' iII pidra grigia. Si (\ spillii o qllalchc cOli/rollio con i più lIl/lichi cscmplari rOll/allici ridIa bassa Prol'(,I/::.a e della Catdogl/a: che 1/011 SOl/O 1/1/ precedenll', a lIui di lIIodello /leI' !leril'((::.iolli, JJ/a sl/cr('.\'sil.'a [ilia::.iol/(, da /llIa COII/UIIC /oll/e " lom-Iwrda ". l'all'olia ('ssi appaiol/o l'Dilli' lorriol/i II/ossicci, quasi sCI/::.a aperlure; /a/al/ra CO/lIC esili lorrd/e, allcrialc d(/ lii/es/rtllc; per /0 piÌl slaccati dalla rhil'sa. a t'Oltc a corpo eOI/ essa. Si pOSSOI/O prender li' mossi' dal campanih' dcll'abba::.ialc di ,)'. Belligllo di Frllttl/aria - rhieso poi purtroppo rifalla ncl 'ìOO il quale risale al /al/loso abale S. Cuglielmo da I 'O/piI/ilO, C(lI/m'eSl' di slirpe origillariaille/lte "'l'l'l'a, ililparentaia COIl gli (/rrllliniei. Salo (( S. Gilllio d'Orla, dopo arl'/' sludialo (/ rercelli e (/ Pavia, l'isu a,)'. JIichl'll' alle Clli,I.·I'. {/ Cllln.IJ a Digiolli' dOl'C fili dal primo soggiorllo si der/iro (Id Opl'l"i' d'{/I'chi/el/ura; qllindi, 10rl1alo in Italia, ..... iaf!,giò a Roma. in Basilica/a e ('all/-pania, fII (/ Hm'l'lI/w l' a T"ellc:ia; l'l'iII/a di rilornarl' a Digiol/c si Irallcnnl' nd !J.CJì a l'rllt· tllaria, gettal/dol'i prima il campanile l' poi co-strllendo la chiesa, Il/timata nel 1003, COli II/ac~ stral1~(, ({ comacinI' n.

Guglielmo, pielllontese di nascita l' scnsibilità, lombardo di l'dllca:iolll!, è il pri/llo /lome che incontriamo lIella storia dclf'archilcllura rOllla-nica italiana; c fin d'ora, quando !'iI'llC dl'fi-nelldosi l/Il preciso gusto « lombardo » che si an'ale di IIWl'stran::.l' quasi csclllsil'am(,lllc

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masche, costituenti lJej' secoli un monopolio, Guglielmo di-mostTa la potenza dif]usiva ~tmonlinaria di quel gusto e di quel sistema edilizi, sor-retti da singolau j'ispondenza Cl valO1'i religiosi e umani di validità unive?'sale, -realizzando nelle arti figtLrative tLn colleg a-mento di va?'iazioni regionali di w/w sola lingtLa, l nolt?'e Gu-glielmo conferma la libertà e pe?'-sonalità d'interlJ?'etazione; nel caso di FnLituaria, in tennini di sensibilità più' spoglict, rigida, grave, d'tma nobiltà ?'ise?'vata 7JU?' non ?'inunciando ad ele-menti di g?"Clzicl, con accento chi,uso che distingue tante anche più tanle opere romaniche e go -tiche piemontesi, Il campanile s'alza, come tone quadrata,

in-Torino· Campanile della chiesa della Consolata. (Torino, Arch, Museo Civico),

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1

CRONACHE ECONOMICHE

Castagneto Po - Campanile di S. Genesio. (Torino, Arch, Museo Civico),

ca?'dinato dalle f ascie mU?"Clrie angolari ed ent?'o ad esse si ?'i-partisce a zone dalle liminature orizzontali, corse da file d'ar-chetti come tLna dentellatu1'Ct e trascone, ltLngo i sei piani, dalla massa cieca di fortilizio, S1..l per feritoie, monofore, bifore, ral-lentando la tensione dei piani, sminuendo il peso, ?'inforzando l'efJetto di colore, con la mag-giore frequenza degli ass01'bi-menti chiaroscw'ali, atmosferici, Guglielmo era b1.wn 1n1.tsico; il campanile stesso p?'opone e ri-prende un « modo» musicale, tLn canto ancora gregoriano,

(7)

Il campanile di S, J1 artino di C'iriè pare libera esempi i(i-cata intel'P?'etaz'ione campagnola di quello torinese; di nuovo im-ponente ed elegante quello di S, Stefano d'Ivrea (1030 circa), .lI entre a S, 111. aw'o di Pulche-mda si vede un campanile-torre, del tipo più' scarno, a S, 111 aria d,i Testona (prima del ]037) compaTe il tipo più vicino a quello di Guglielmo senza averne l'imponenza nè l'energia, Già altro senso manifesta il cam7Ja-'/liTe di Castagneto Po (S, G e-nesio), con spigoz.i e i ncassatw'e lucidamente delineati e conceden-dosi una grazia ornamentale quasi gioiosa 7Jur nel ?'igore dello schema, QHello di Tavernette, massiccio, abbandona le ferùoie per le bifore solo dal quinto piano e rifiuta le archettature, accet-tando solo radi corsi di menso-lette; quello di S, 1I1a1,tino ai Campi lJ'resso Rivoli, isolato, so-vrCllJpone tre soli piani in tm corpo quasi tozzo, S, Q1ti'l'ico di Co l'biglia ha una torretta esile, magra, di rt~sticità familiare, E non è, tutto cio, che una parte degli esempi nell' ampia archi-diocesi di Torino, Belli i cam-panili della Falle di Lanzo: a Jlonastero, Jllezzenile, Cantoira, Chialambe?'to, infine a Cere (dalla metà del sec, XI alla metà del XII) quasi sempre adottando il sistema di ?'aggruppare due piani o anche tre in una sola parti-zione verticale,

Anche la Valle di Susa ebbe esempi notevoli, come S, Am-brogio presso le Chitlse e, in Susa stessa, a S, Giusto, l'uno e l'altro a(Jìni al tipo di Guglielmo; nel-l'alto Canavese i dt~e del dtw?no di Ivrea, siano o no del tempo del vescovo lTannondo (990 c,), so no

i

11 ogn i caso arcaici, diver-gendo per ef]etto, 7JW' con ana-logo sistem,a pClrtitivo, dal tipo guglielmesco quasi coevo; da essi, discenderanno gli schemi che, combinati con gusti guglielm e-schi, danno luogo ai tipi del basso Canavese, già in parte i Ildicati,

l n valle d'Aosta, i d~~e campa-nili della Cattedrale del capo-luogo sono, nella parte inferiore, del primo romanico, di spo-glio andamento; elegante, snello, arieggiato dalle sottili alJerture - da feritoie fino a quadrifore -il campan-ile di S, O?'SO, lntre in Aosta, del 1131; eme1'gono fra i tanti eSemlJi di piccoli paesi, quelli di Arvie?' e di Gressan, PÙ'i, sca?'sa di numero e di significato la ~OIW cuneese e saluzzese, Ricchissima la nova-?'ese dove la maggio?' vicinanza a fonti 10mba1'de genem brillante varietà in ww fioritu,1'{l di due

secoli, a partire da Borgomanero, nell'ultimo quarto del sec, X, sa-lendo per Romagnano e S, lt1w'-tino (secondo quarto dell' Xl) a Gozzano, Snna (terzo quarto), lv10mo, Armeno, Crusinallo, Gra-vellona (ultimo qt~arto) in pro-gressivo snellimento e accentua-zione coloristica; nel sec, XII quelli di J1![ergozzo, Gm'gallo, Pm'uzzaro, Crevola, eccellendo lo· splendido esemplare a sette piani di S, BaTtolomeo in rilladossola, La sOTte delle chiese ft~ s7Jesso impietosa, sopravvivendo per lo più le modeste e ?'t~)'ali, SOCC01n-bendo più facilmente le maggiori

Ciriè - Chiesa di S. Martino: Absidi e campanile.

(Torino. Arch. Museo Civico)

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-"..t.1..<.>-_""""~ Susa -Campanile della Cattedrale di S. Giusco.

per ?'ifacimenti. Così avvenne per Fruttuaria ch'era, per il Piemonte, 1.m punto base; e così pe?' la poco più tm'da S. ~Maria di CaV01.~T (cripta dell'epoca del vescovo Landolfo). La chiesa di Busano serba un' abside cent?'ale con sei nicchiette cieche: caso ?'aro fuor di quelli pre?'omanici di Biellct (Battistero) e S. Giulio d'Orta. S. Giovanni ai Campi di Piobesi, divisa da pilastri rettan-golari con fo?,ti arconi a t1.ttto sesto, ?mmita di presbiteTio so-praelevato, presenta affinità con S. Nla'ria di Testona (anteriore al 1037) pw'e in diocesi torinese e con le chiese di S. lI1ichele di Oleggio nel novarese eS. Giu-stina di Sezzè (in territorio

ales-6

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CRONACHE ECONOMICHE

(Torino, Arch. Museo Civico).

sandrino), nelle prime con ac-cento più f?'eddo e severo, nelle seconde con maggio?'e grandio-sità e, pe?' S. Giustina, con ve?'a eleganza. Non è da trascu?'a?'e q'ualche ?'ichiamo a sobTie e mtde architetture tardo-ottoniane della GeTmania meridionale e dell' alta Svizze?'a; ?'ichiamo da estendere a dipinti piemontesi del tempo, come a Piobesi stessa. In S. Giustina sono eccezionali il tHm-setto, alto più che la navata e fO?'mante una testata piatta di nitida volumetria, le absidi come astrattamente applicate ad esso, l'atrio chittso all' interno della facciata (come in esempi di ar-chitettura.« salica »). L' alessan-drino conserva W~ altro

monu-mento prezioso, un po' più tardo, eli

fi

ne sec. XI o inizio del XII: la chiesa di Trinità da Lllngi 1Jresso Castellazzo Bormida, già pw'te dell' abbazia cistercense del Tiglieto, oggi fortemente rillla -neggiata 111a che mantie'Y/e nitido lo schema, chiaro il sistema no-bilissimo dei sostegni e st ~tpendi capitelli a ?'ilievi e trafori,

Rinnovata in gotico quattro-centesco f'u la collegiata romanica landolfina (c, 1030) di Chieri, rimanendo solo la cripta; il bat-tistero bellissimo del sec, XI, ottagono, consente di ?'icostruire mentalmente il primitivo am-biente, voltato a nicchioni, sollo il ?'imaneggiamento gotico,

(9)

S, Secondo a Corlazzone d'Asti

(SI"'C, XI1) è basilica triabsidata

(1/1 o Il Il mento Ira i più belli, di

sqnisilo accordo Ira struttura e

decorazione) a sviluppo longitu-dinal" S'n cinque arcate a sistema a71al/alo di sostegni: pilastri e colol1 ne con massicci capitelli a 1'ilievi animalistici, Ebbe in

ori-gine completa copertuTa lignea, La bella lacciata 1nonofastigiata

e i fianchi allnngati, dal 1'ego-lare ritmo di lesene e semicolonne,

han/lo elementi decomtivi che 1Jrdndono Cl quelli di Cavagnolo

Po, La e,v-parrocchiale di S,

N aza r io a, lIIontechia1'o d'Asti

(1 NO c,) è 'nno dei migliori

esempi di edilizict policl'011w (bianco e g1'i(}io); S, Lorenzo di J110ntiglio un « 1micum» pe?" la densità spaziale della navata 1'i-percossa ai lati, invece che in

navalflle, in sei nicchioni solenni pausati da colonne con capitelli

stupendi e finissimi,

All'imbocco della valle di

Stt-sa, all' altezza delle chittse longo-barde, sorge la SacTa di S, ~Mi­

chele, La prima chiesa del sec, IX

scomparve, ?"estandone solo la picc07a cripta, 1)er far luogo alla 1'omanica iniziata nel 998, di

cui restano p1tre la cripta, più ampia e parte del cosiddetto « coro vecchio»; la teTza chiesa,

costruita verso la metà del sec, XII, è sop1'C/.vvissuta, L

'impian-to interno, già con 01'ientamenti

gotici, è stilisticamente p?"ivato di caratte1'e dai cattivi Tip1'istini; 1'imane invece stupendo lo spet-tacolo este1'no della parte absi-dale romanica issata sulle gigan-tesche sostruzioni, cristallino

ba-stione commentato con lucidezza

da due semicolonne e da un'ar-cata accogliente una finestra e

un oculo; in basso s'apre il portale, in alto s'appoggia il giro delle tre ctbsidi di cui la centrale con loggia ad archetti, Insieme 1)otente quanto nitido negli squadri, non t1'ovando con-fronti non dico eli stile ma d'ef-fetto se non in qualche esempio

d'architettura nonnanna ma con imponenza che ha la più adatta

risonanza nel giro di montagne attorno,

La cattedrale di IVl'ea (sec, XI-XII) e q1tella di Aosta (XI-XII) eb-bero un insolito C01'O con deam-bulatorio; la seconda anche Wt

transetto molto svil'uppato, a tre absidi, poi alterato; le navate laterali già Soppo1'tavano c01)er-tnre a botte,

Secondar'io, in genere, il ro-manico nel cuneese, spesso tar-divo, ma con insolito spicco so-pravvive S, Costanzo std JlIIonte, p1'esso Drone1'O, Vi preesisteva fo?"se un sacello, anteriore al sec, X (di fondazione longobar-da?) dist1'utto dai S Ctraceni, ?"e-staU1"Clto a fine del sec, XI, fa-cendo luogo tra il 1125 e il 1175 ad 7.ma rI1aggi01'e chiesa, La

cripta è tanto vasta da formare una chiesa infen:ore, uguale alla sovrastante e presentanlesi come esempio maturo nello sviluppo

stn~ttt~raie delle cripte, La chiesa

vera e propria, a tre navi, con

tre presbiteri lievemente ?"ialzati e Ticope1't-i a botte, ha tre w' m-pate - in origine forse cinque

-St~ pilastTi 1)olistili lapidei e volte crociel'ate senza costoloni, N on c'è transetto, il tiburio è

ottagonale, compresso, con quat-tro pennacchi a cuffia, Le tre absidi, lese nate fino all' altezza della pitt01'esca galleTia di nic-chiette che lasciano intravvedere l'estTadosso dei catini, so no la 1JC/,1'te più antica,

Capitolo imp01'tante è q'uello degli sciagu.mti scempi che p'

ri-Susa - Cattedrale: Veduta dell'interno. (Torino, Arch. Museo Civico).

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Ivrea - Cattedrale: Campanili. (Torino, Arch. Museo Civico).

var'ono il Piemonte di monumenti 1'omanici insigni come S, ]Y[ar'ia N[ aggior'e di Ver'celli e il Duomo di N ovam, solo salvandosi dalla distruzione totale il minacciato Duomo di Casale,

In San Bernardo, in TTercelli, tmica stLperstite del r'or7umico della r'egione com' è nel novarese per S, Michele di Oleggio (sono tma dozzina le chiese TOmaniche distnLtte) , l'inter'no conserva le prime 4 campate originarie, con volte costolonate, sul tipo di quelle di S. Ambrogio di Mi -lano; ne emana una non co-mune pwrezza in ampia scan-sione.

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/

CRONACHE ECONOMICHE

Il Duomo di Casale fu consa-crato nel 1007, StL schema ancor'a pr'eTomanico. L'ester'no r'ipor'ta a tipi pavesi (S, Michele, S. Pietro in ciel d'oro) e ver'cellesi (S, Ma -r'ia ~Maggiore) ma la facciata disimmetrica, con campanile r'in-novato nel '200, subì un r'ipri-stino ottocentesco di meccanico tecnicismo (ar'ch. 111 ella). L' or'i-ginar'ia nave centTale era per-cona da un fregio continuo di archetti ciechi StL colonnine, pre-sto rimaneggiato, L'atr'io, della fine del sec, XI o inizio del XII, è impressionante: vasta aula con galleriet ad archi a ferro di ca-vallo (già estesa alla chiesa

in-tera, con vivace etJetto pittorico) e la volta ad enormi arconi intrec-ciati, richiamante anteriori solu-zioni arabo-annene di Toledo e Cordoba, I piedritti a ferro di cavallo r'icordano rnocZi arabo-norrnanni di Sicilia, i peducci a ventaglio del tiburio motivi di moschee arabe, La chiesa, dopo la metà del sec, XII ftL distri-buita su cinqtte navate con venti fasci di colonne, Nel 1218 7/11

nuovo transetto 1"CLCchiuse l'an-tico. A metà '800, l'ing, Antonelli pr'opose d'abbattere e r'ifare l'edi-ficio, trovando vivi consensi. Fn Antonio Rosmini a 1Jerorare la CatLSa dell'insigne cattedr'ale sal-vandola senza poter' impedi're ar-bitmri r'eslattri, Ttdtcwia l'i n-terno ancora mantiene, nella ac-centuata verticalità senzct con-trasto con la corposità di mem-bTCtture, una maestà in origine sottolineata dalla minor lnce; ed il r'iserbo alteTo, la consistenza e nudità di ar'cate, quasi semb'rano partecipi - in chiave lombarda - della sostemdezza di chiese saliche,

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Sacra di S. Michele: Ingresso e absidi. (Torino, Arch. Museo Civico).

(12)

murat'w'a, s'innalzo per sei or-dini. Nel 1854 l'Antonelli

p1'0-getto la completa ricostn~zione andando oltre i limiti del man-dato assegnatogli. Il 1869 vide

la consacrazione della nuova chie-SC~ e dell'insipienza critica dei

suoi fautori. Il battistero

otta-gono, ad alter'nanza di nicchie 1'ettangolari ed emicicle divise da colonne c01'inzie, risale a nu-cleo CClTol'ingio, 1'ichiamandosi anche al più antico battisteTo 'di Albenga (sec. 17) ma cupola,

tambu1'0, andamento delle nic -chie, sono già 1"Omanici, le t~ltime

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

apparendo anche dall'esterno sen-za celm'si nella poligonatura.

Non occorTe r'iamdare la fiori-tura romanic(~ nel novar'ese, con

esempi nobili ed altri campestri, sempre notevoli. S. Genesio di Suno (1000-1025 c.) presenta coper·ture a botte di memoria tardo-ca1'olingia, S. Michele di Oleggio è tipica chies(~ pilastrata a tr'e navate coperte da solo tetto, con cripta semisottenanea a tre navatine a cTociera; molto belle le absidi. In S. Pietro di

Casal-volone le navate fU1'ono rico-strt~ite nel 1118-19 con completa

Cavagnolo - Abbazia di S. Fede: Facciata.

copert!~ra a volte. Così, si segue

nel secondo quarto del sec. XI] con S. Giulio di Dolzago e la chiesa di Briona; S. Giulio d'Orta presenta volte del tipo più completo a c1'ociere

cupoli-tonni su sostegni alternati e gal-lerie accessibili da torrette sca-larie; il battistero d'Agrate si completa nella 1Ja1'te superiore

(1140 c.) con leggera eleganza, sereno movimento e combina squi-sitamente le curve dell'ordine

sot-tostante con la poligonatura in alto, snellita da trifore, in 1ln clima di limpidezza e di dolce

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7JiUoricismo che, senza qui pOT/'e nessi di stile, Tievoca climi lo m-barrli non lontani, ad es. del p'iii antico battistero di Lomello. Dal qnad'ro d'insiem.e di due se-coli nel novarese si tmggo no de -duzioni ]Jùì chia?'e che peT altre zone del Piemonte, constatando che già negli edifici pr'ossitni al

1000 si ?'iscontmno parecchie chiese coperte a volta fm le più ani iche d'Ew'opa, così da r'en-dcre problematico un pTimato delle Astw'ie e della Catalogna (anche S. .Michele di Balocco re1'cellese ha volte ne?'vale).

l'a nno co nsideutte a par·te: S. Fede in Cavagnolo Po e S.

111 al' ia di f7ezzolano, quest' t d-tima già segnandosi eli accenni gotici nell'interno. L'abbazia di S. Fede in Cetvagnolo, filiazione della cluniacense S. Foi de Con· ques in Alvernia, 1'isale alla se-conda metà del sec. XII (il ]( ingsley POTter anticipa al

1J.l0). L'interno, non gmnde met d'insolità maestà, è molto alto per l'esigua larghezza, secondo un modello non comune nella 1'e -gion.e. Ripm'tiscono le cinque campate pilastTi a nucleo qua-drato, con semicolonne d'ar'e na-?·ia. Sopm e tra i voln'mi di net-tissimo sgttscio si voltano limpide arcate a doppia ghier'a, sormon-tate da inc01'niciatum di cilin-dretti a scacchiera (( billettes »):

wU:co elemento pittor'esco, 1'm'is -simo da noi e diffuso nel Lan· gu,edoc. In Piemonte esso appa?'e nel pressocchè coevo S. Lorenzo di Jlontiglio, una delle chiese più riccamente decorate: con in-terno auste1'O per ?'itmo grave e ampio degli arconi su colonnette basse in un corso compresso eel elastico, con mem01'ie Htvennati orientaleggianti nei capitelli. A S. Fede un t?'CI nsetto limitato è visibile solo in alzato esterno. La nave mediana è voltata a botte, con tetto di tegoli dù'e tta-mente sovrapposti, senza arma-tura. Tutti questi elementi ren-dOllo S. Fede affine soprattutto alla chiesa di Charly in Lan-gucdoc. Splendidi i capiteih

1'n-Cavagnolo - Abbazia di S. Fede: Interno. (Torino. Arch. Museo Civico).

te1'ni tutti diversi. L'elegante fac-ciata a spioventi con fastigio centrale, ad altenwnza di la.te -Tizio e aTenm'ia., ha due colonne applicate alle ali, senza rispon -denza con le divisioni inteTne, fO?'se pe1' 1'egge?'e un p01,tichetto scompaTso. Sintesi fOTmale de l-l'interna pm'tittbm, chiusa in alto elet wn CO?'SO el' a1'chetti, è il POT-tale su pilast?'i e colonnette a semplice ghie1'Ct, con ricchissima decorazione a 1'ilievo appiattito: il più bel p01'tale TOmanico del Piemonte, O1'a scompensato da tbn'a1'bit1'a1'ia bifom. A Cava-gnolo dunque l'infìuenza l om-barda si combina con la proven

-zale, essa stessa cresciuta su basi 10mba1'de ma svibppatasi su al-tTi presttpposti.

Non lontano, a Castagneto Po, s01'ge S. Genesio, grandiosa a tre navi senza t1'ansetto, compiuta nel sec. XII su elementi (c'ripta, absieliola sinistm) di edificio de l-l'iniziale Xl; il campanile è ottimo esempio eli de?'ivazione volpianesca ma con ?'icca çleco-r'azione plastica non senza legami con C ctvagnolo,

A Vezzolano, alla facciata, di maggior fantasia e leggerezza ma con meno elegante e 1'icco portale, ?'isponde un interno che si fìette

preludendo al gotico pU1' in modi

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Casale Monferrato - Duomo: Atrio.

(15)

allcora 7J1'%ndamenle romanici: Cl 111 ili nci pero trapelanti nella /acciala stessa che, nella triplice galleria, 1I0n piìl ad archetti ma

a nicchie pr%nde, quasi con eljelto eli tra/oro, cerca allevia-mento del/a massa e del peso. Tullavia essa, meno rigorosa e

7Jiù vivace, si lega al romanico, non più tanto lombardo, quanto

emiliano e toscano (pisano-l'llcchese). L"inte1'no, ~n paTte

alterato, di più' chiuso aspetto, cl' altro metro e altra base di

suggestione religiosa, va pro-ponendo la sostituzione d,i

mo-vimenti nuovi, per ora

timida-mente accennati nei corsi delle

arcate.

Non si puo sostare alle molte chiese campestri, disseminate oV~Lnque; basti un accenno, come a caso rustico di modestia aggm

-ziata, di schiva lindnra, alla

pie-Albugnano· S. Maria di Vezzolano: Facciata.

ve di S. Pietro di Pianezza, del

sec. XII (poi ingrandita in epoca gotica) con deliziosa facciata a

connesso irregolare di conci di pietra, ciotoli di Dora e mattoni: lo schema romanico l.'i ha

nu-dità che conferisce assolutezza

razionale. Notevoli i resti (lella 1Jieve di LimI/W presso Ciriè e della ca1Jpella eli Spinm'iano a S. Cm'lo Canavese, poco

discosto.

(Torino, Arch. Museo Civico).

(16)

La presidenza dell'assemblea (da sinistra il prefetto di Torino dott. Caso, il presidente dell'Unione dotto Vitelli, il direttore generale

del Ministero industria e

commer-cio dotto Canti le).

14

I

CRONACHE ECONOMICHE

Assemblea annuale dell' Unione regionale delle Camere di com

-mercio del Piemonte. (Torino, 2 aprile 1966).

(17)

112 aprile

1966

si è 1'iunita, pe1'la prima

volta,

l'assemblea

annuale dell' Ull'ione 1'egionale delle Came

'

r

e

di

cmnme1'cio

indust1'Ùt

e

agricoltura del

Pi

emonte,

in ragione di quanto

è

stabilito nel nuovo statuto adottato sulla base dello schema

e

labomto

per tutte le Unioni 1'egionali delle Camere di

com

-me1'cio dal Jlliniste1'o dell'industria

e

del com1ne1'cio

.

I

la

vori

sono stati

on01'cdi dalla

presenza di S, E,

il

lJreletto di

T01'ino dr

,

G

,

Caso

e

del di?'ettore

genemle

del

commercio p1'esso il JI'linistero dell'indust1'Ùt

e

d

e

l

comme1'cio

d?'. F

,

Canti

le ,

Si è

vo

luto dare

all' asse117

,

blea

'

un significato non

soltanto

Im'male, e si è colta

l'occasione

per

punt~talizzare

gli

aspetti

salienti

dell'

economia piemontese

e

pe1'

delinea1'e la posi

z

ione

delle

Cctmere

di

commercio

della

regione

di 11'ont

e

ad alcuni

1nassimi

problemi

.

Sotto

tale

aspetto cwscuna Came'rCt

di

comme1'cio

ha

pre-sentato un mppo'J'to specifico che costituisce

il

risultato di

di?'ette espe1'ienze.

Affinchè tali

contrib~ai

possano esse1

'

e conosciuti in una

slem più ampia

e siano suscettibili

di

proficua utilizza

z

ione

da pa1'te sia

degli opemtori

e che

dei pubblici

poteri

-

anche

e soprattutto in 1

'

elazione alle esigenze

di

una

prog'rCtmma-zi

one

te1'1'it01'iale che

v

oglia

esse1'e concreta per

'

riuscire

effi-cace e

leconda

-

la

nostra rivista 1'itiene

Opp01

'tuno

1'acco-glie1'ne e pubblica1

'

ne

i

testi,

nella convinzione che essi

mp-presentino un valido

lattore

di conoscenza

e di orientamento.

(18)

Discorso del Presidente all'assemb

lea

annuale dell'U nione regionale

delle Camere di

Piemonte (2

commercIo

del

aprile 1966)

.

Eccellenza, signa?' Dil'etta?'e gene1'ale, cal"i amici amministrato1'i delle Came1'e di comme1'cio

in(h~st1'ia e agl'icolt~~1'a del Piemonte,

questa che si riunisce oggi qui a Torino

per concorde deci 'ione del Consiglio direttivo

dell'Unione è la prima assemblea dell'Unione regionale delle Camere di commercio industria

e agricoltma del Piemonte secondo quanto

pre-visto dallo statuto approvato dalle Giunte camerali sullo schema predisposto dal :lVIi

ni-stel'O dell'industria e del commercio che ha

voluto fosse data alle Unioni regionali veste

giuridica ed imprimere carattere di ufficialità

ad una funzione che le Camere di commercio vcnivano già da tempo esercitando, in relazione

ad alcune necessità avvertite a livello regionale,

La nuova organizzazione che l'Unione

pie-montese si è data non muta sul piano pratico nulla di quelle che erano le attività che le Ca-mere di commercio, attraverso l'Unione, ave-vano per il passato sviluppato, ma allarga in

termini di ufficialità le capacità dell'organismo

già ristretto al Consiglio direttivo, costituito

dai presidenti, dai membri delle Giunte camerali che vengono a dare, così, all'Unione un più diretto apporto di collaborazione e di esperienze, soprattutto per quanto riguarda aspetti setto-riali ed acquisibili validamente a livello r e-gionale,

L'Unione regionale, così come risulta

arti-colata, risponde ad una esigenza che peraltro

trova le sue pil\ valide ragioni in certa mutata

struttura delle capacità funzionali periferiche ed

in certo allargarsi delle economie territoriali dall'ambiente provinciale a quello piil ampio

regionale, L'Unione regionale delle Camerc di

1

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

Giovanni

M.

Vitelli

commercio viene ad assumere, in tal maniera,

una più specifica funzione di coordinamcnto e

di propulsione delle iniziative camerali a livello

regionale, senza peraltro infrangere le compe-tenze provinciali di ciascuna Camera di com-mercio, ma per affermarc pitl valido principio

di una unione di forze per iniziative

maggior-mente potenziate,

L'Unione regionale delle Camerc di

com-mercio industria e agricoltura del Piemonte

ebbe a costituirsi, prescindendo da ogni

forma-lità di carattere giuridico, già nel 1957 proprio

per la necessità di una piil stretta intesa e eli

un più stretto scambio di esperienze tra le

Camere di commercio che provincialmente

nel-l'ambito della regione operano,

Per un fatto naturale ed anche per ragioni

eli carattere sentimentale dell'Unione

rcgio-naIe fece sempre parte la Valle d'Aosta tant'è

che la prima denominazione, flno a questo

nuovo ordinamento, fu di Unione regionale

delle Camere di commercio industria e agricol-tura del Piemonte e dclla Valle d'Aosta. E si operò in stretta collaborazione, sc con 'ideriamo

la varia problematica posta dall'economia re-gionale ed il notcvole apporto delle 'ingolc

province ai problemi tessi. L'Unionc rcgionale

ebbe attivamente ad operare per tutto il periodo che va dal 1957 al 1965,

Il sopravvenire eli fatti nuovi, il maggiore attivarsi di molti enti sul piano regionale, i

problemi connes ,i alla programmazionc

disar-ticolata appunto sulle rcgioni, il piil frequcnte

richiamo in termini amministrativi, politici ed

economici alle regioni come nuova 'dimensione

nella organizzazione pcriferica, hanno suggerito

(19)

imposto nuovo indirizzo e funzione all'Unione

regionale. Tutto ciò trova peraltro riscontro nelle stesse necessità avvertite da parte di tutte le altre Camere di commercio che si sono data, sul piano regionale attraverso le Unioni e sulla

base dello statuto tipo, nuova organizzazione per l'assolvimento dei nuovi e più complessi

compiti che si vengono di giorno in giorno pro

-spettando proprio in relazione alle crescenti

mutate necessità.

Essendosi fatto più valido il concetto di

regione, ed il riferimento è per parte nostra in

senso economico - chè ad altri spetta l'am

-ministrativo ed il politico - e volendo l'Unione assolvere ad una funzione, sempre nel precitato

senso, decisamente regionale, la nostra Unione ha cambiato denominazione per essersi da essa staccata la Valle d'Aosta, in osservanza, questa,

ai principi di regionalismo, pur rimanendo, per

dcsiderio unanime, collegata e partecipe delle

man i restazioni dell'Unione.

L'Unione regionale delle Camere di co

m-mercio piemontesi se ebbe, per il passato, ad a solvere ad una funzione di coordinamento di alcune iniziative, di informazione per altre, di comune interesse per altre ancora, di fronte

appunto alle nuove situazioni createsi e di altre che sembrano doversi maturare a non lungo termine, assume un carattere che impone piLl

strette intese sia a livello degli amministratori

che dei funzionari. Una più produttiva azione di appoggio ad iniziative di studio e

promo-zionali, sia viste nello spirito regionale, sia intese a fare cono cere nella più vasta area nazionale ed anche all'estero i mezzi e le

possi-bilità di cui dispongono le economie delle singole

province; acquisendo informazioni e notizie

atte al miglioramento delle stesse economie al

fine di prepararle su più attrezzate posizioni ed

a piLl valide iniziative di ordine competitivo. In que ti ultimi due o tre anni soprattutto

l'azione dell'Unione regionale si è fatta

deci-samente più attiva e ne sono prova gli ar go-menti che sono stati trattati nelle riunioni del

Con iglio direttivo, per una più stretta colla

-borazione creatasi sia a livello degli amm

ini-tratori che dci funzionari delle Camere di

commercio. Si sono impostate indagini di rilievo alcune delle qua li già rese note, altre in corso di completamento mentre altre ancora sono in

progetto e ulle quali il Comitato di consulenza economica, istituito per iniziativa della Camera di commercio di Torino, viene esprimendo di ,"olta in volta ogni più apprezzato e qualificato

parere. Si può tranquillamente affermare che gli studi predisposti e realizzati dall'Unione

costituiscono oggi un materiale di indubbia serietà e di noteyole interesse ed un contributo

insostituibile per la piLl completa conoscenza

dell'economia regionale.

L'importanza che l'Unione regionale viene

assumendo ha inoltre la sua origine in una serie di fatti che si concretano nella necessità di disporre in sede regionale e per un metro regionale fin qui poco perimentato di dati

aggiornati ed il più possibile attendibili

rile-vati sistematicamente, in modo che il quadro

sulla struttura e sulla evoluzione economica

della regione risulti il più possibile completo e

tale da poter costituire un utile strumento di orientamento anche per l'operatore economico

privato, oltre che per le amministrazioni pub-bliche. Offrire cioè agli organismi competenti elementi concreti di giudizio, una documenta-zione di base per le scelte che nell'ambito della programmazione, ad esempio, potranno venire effettuate.

Le Camere di commercio industria e agr

i-coltura in tutti i tempi e con maggiore frequenza negli ultimi anni hanno assunto iniziative le

quali, oltre a suscitare il più vivo consenso nel-l'ambito in cui operano, hanno fatto nascere

la legittima aspettativa che siano esse a porsi decisamente alla guida di un vasto movimento di orientamento e di promotion, in modo da

consolidare una funzione, loro propria, di pro -pulsione e nello tesso tempo divenire fattore

di equilibrio nella dinamica della vita

econo-mica e sociale anche nell'ambito regionale e

nell'intera area economica alla quale più diret-tamente sono interessate.

È comune convinzione oramai che le Unioni

regionali hanno da costituire organismi aperti alle più sentite esigenze del mondo economico e pronti a soddisfarle con iniziative idonee sia

nel campo della ricerca sia in quello

dell'atti-vità organizzativa e dell'assistenza tecnica in maniera che l'azione delle singole Camere ne

risulti agevolata, sorretta, potenziata dal

co-mune concorso.

Per quanto riguarda posizioni più specifiche, va detto che un'opera di più stretta collabora-zione a livello regionale può essere sviluppata

tra l'Istat e l'Unione regionale, proprio per poter più agevolmente disporre di dati di cui l'Istat ancora oggi, nonostante la più ampia collaborazione fornita dalle Camere di com -mercio, si fa geloso custode.

Proprio per questo l'Istituto centrale di

statistica dovrebbe rivedere alcune sue

impo-stazioni nei termini della collaborazione tra centro e periferia, appoggiando la sua azione

proprio alle Unioni regionali, per il tramite delle Camere di commercio.

Più recenti esperienze, solo che si faccia, ad esempio, riferimento al vasto settore dei rap

(20)

porti con l'estero, fanno avvertire cOIue gran

parte dell'azione delle Unioni regionali dovrebbe ispirarsi, nell'interesse delle Camere di

com-mercio associate, all'acquisizione di una

cono-scenza approfondita dei sistemi di produzione e di vendita nei paesi di esportazione e di

con-correnza; alla individuazione dei metodi impie -gati nella preparazione professionale da parte di paesi più evoluti dal punto di vista produttivo e delle tecniche distributive; nel promuovere una partecipazione coordinata a

manifesta-zioni all'estero, con particolare richiamo sui

nostri ambienti produttivi; nella ricerca di aree

di mercato che nuove si vengono aprendo al

commercio internazionale e verso il quale l'eco -nomia regionale è particolarmente interessata; nel favorire nei funzionari una diretta cono-scenza dei mercati stessi, perchè siano pre pa-rati ad assolvere compiti ben più complessi

appunto di consiglio, di promotion, ecc.; nel

costituire commissioni di studio responsabili atte a preparare, nei paesi, incontri ad alto livello in modo da predisporre l'ambiente a più rappresentative missioni di operatori.

Ma su questo argomento più in dettaglio

riferirà il collega presidente della Camera di commercio di Alessandria che, come gli altri

colleghi delle Camere di commercio consorelle,

si è voluto assumere il compito di una relazione su un argomento specifico.

Affinchè il processo di accumulazione delle

informazioni possa raggiungere e mantenere un livello soddisfacente, l'Unione regionale deve

farsi promotrice di incontri a vario livello su argomenti di particolare importanza dal punto

di vista economico e sociale e che inquadri i vari problemi nell'economia regionale; incontri che soddisfino ad una finalità produttiva

pro-prio attraverso l'informazione e le conoscenze di vario tipo che dagli stessi possono scaturire.

18

1

CRONACHE ECONOMICHE

Quando si parla di incontri, il riferimento è diretto a tutti i settori, chè agricoltura,

indu-stria, commercio, artigianato, trasporti e comu-nicazioni, turismo, infrastrutture, 'ono tutti

settori che presentano problemi che vanno visti nel complesso dell'economia provinciale, ma anche, per le ragioni innanzi espresse, nel com-plesso dell'economia regionale. L'Unione può a questo fine assolvere ben precise quanto deli-cate funzioni.

Su quello che le Unioni regionali hanno da

fare, sui compiti che hanno da assolvere, sulle iniziative da prendere, l'esperienza degli anni decorsi ha molto insegnato, ma ben più ricco

di prospettive si presenta il futuro.

Un'affermazione di principio, a conclusione, sembra necessario fare, e sulla quale ci siamo trovati in completo accordo tra le associate. Desideriamo mantenere a questi nuovi orga-nismi, nuovi nella loro modificata struttura, la

massima snellezza possibile. Non vogliamo farne assolutamente un nuovo ente che imposti tutto su due problemi: i registri di protocollo cd i

ruoli del personale. Non vogliamo in alcuna maniera che questi organismi costituiscano una

sovrastruttura e tantomeno un inutile doppione.

Vogliamo che costituiscano e rimangano

vera-mente uno strumento agile, capace di movim

en-tare e di realizzare, col comune consenso, idee

in grado di portare un ulteriore contributo in campo regionale unitamente a quello che già

così attivamente le Camere di commercio, cia-scuna per proprio conto, vengono facendo per le economie provinciali.

Vogliamo che la nostra Unione risponda

effettivamente allo spirito che deve animare questi organismi. Idee, collaborazione, operc debbono tendere allo sviluppo ed al pote

nzia-mento sia dell'economia generale che degli

(21)

L'economia

regionale nel 1965

*

1. Consùlm'azioni compless'ive.

L'andamento dell'economia della regione pi

e-montese durante il 1965 ha manifestato carat

-teristichc in parte analoghe, ma a volte difformi

da q uclle che hanno contraddistinto l'anda

-mento economico dell'intero paese. Nel com

-plesso si può affermare che se nel 1964 il reddito

prodotto nel Piemonte era stato inferiore a

quello dell'anno precedente (la riduzione fu

stimata intorno all'1,7% circa), nel 1965 la

situazione è notevolmente migliorata, anche se

il con untivo regionale difficilmente potrà reg

i-strare l'aumento stimato per il reddito nazionale.

Un primo giudizio di sintesi si può esp

ri-mcrc basandosi oprattutto sull'andamento dei

settori secondario e terziario, in considerazione

del modesto ruolo che riveste l'agricoltura nella

struttura produttiva dell'intera regione e dal

momento che, come è risaputo, « l'insieme delle attività agricole l'i 'cnte per sua natura più dei

fattori di fondo c di fattori naturali esogeni,

che non di impulsi di breve periodo )l, cong

iun-turali.

Possiamo così affermarc che il bilancio 1965

si avvantaggia di un'accresciuta produzione

in-dustriale c della diffusione presso un discreto

numero di categoric industriali della ripresa de

l-l'attività produttiva, del supcramento della fase più acuta della disoccupazione, dell'attenuazione dclle spinte ascendenti dei prezzi ed in generale

di un miglioramento del clima psicologico presso

gli imprcnditori industriali.

Per contro non si possono ignorare le zone

d'ombra chc sono pcrsistite e non hanno per-mcsso il generalizzarsi del movimento di ripresa.

Soprattutto bisogna segnalare le notevoli

diffi-coltà che hanno incontrato (e non ancora supe

-rato) i settori te' ile e edile, nonchè i comparti

industriali ad es i direttamente collegati; la

cifra yeramente notevole delle ore non lavorate,

per lc quali è intervenuta la Cassa integrazioni

c che sono assommate a oltre 60 milioni, ed infine la scarsa propensione all'investimento da

parte degli imprenditori.

Il bilancio della regione, così e pres o 111

lince generali, è naturalmente la risultante di

andamenti tah'olta diversi nelle singole

pro-vince: andamento nel complesso buono per

Alessandria, Cuneo e Torino, solo discreto per

Asti e Vercelli e ancora positivo per Novara, pur

con notevoli ombre per le prospettive imme -diate.

Per approfondire e giustificare questi giudizi

è necessario procedere ad un'analisi dei singoli settori di attività economica: iniziamo con l'agricoltura.

2. Agricoltura.

I risultati della scorsa annata agraria, se

pur nel complesso abbastanza ,oddisfacenti,

non hanno potuto eguagliare quelli della pro -duzione 1964, da ritenersi invero eccezionali e

dovuti ad un insieme di fattori in serie favo-revole.

Innanzitutto le produzioni agrarie nel 1965

hanno risentito in maniera negativa delle

con-dizioni atmosferiche: l'andamento meteorol o-gico dell'anno è stato alterno e ad un clima ecce-zionalmente mite nei primi mesi, caratterizzati

da una lunga siccità, sono seguite abbondanti

piogge nel mese di giugno, abbassamenti di

temperatura a fme agosto e frequenti

precipi-tazioni autunnali.

La coltura del riso ha più delle altre risen-tito di queste condizioni climatiche particol

ar-mente sfavorevoli: la produzione del cereale,

deficitaria rispetto alle medie annuali, è stata stimata inferiore di oltre il 25

%

nei riguardi

di quella del 1964, nonostante l'aumento della superficie coltivata, e denuncia un accentuato

cadimento qualitativo.

Mentre anche le colture foraggere hanno

subìto una notevole flessione, il frumento ha

fornito una produzione generalmente soddi

sfa-cente con miglioramenti quantitativi e

qualita-tivi, per cui il mercato, sin dall 'inizio della

nuova campagna, ha registrato una vivace

ri-chiesta che ha consentito di mantenere le

quo-tazioni su livelli alquanto elevati. I produttori

sono apparsi più inclini che nel pa sato a

sca-glionare nel tempo le vendite nell'intento di

* A CHm della Camera di commercio industria e agricoltura di Novara.

(22)

beneficiare delle maggior azioni previste dal mec

-canismo comunitario dei prezzi e di lucrare i

rialzi, che normalmente si verificano durante e dopo la stagione invernale.

Il raccolto del granoturco è stato vario,

secondo le province: ha segnato un aumento

a Novara e Alessandria, una diminuzione a Torino e, piLI accentuata, a Vercelli, mentre si

è mantenuto ai livelli della precedente annata agraria altrove.

La vendemmia ha dato risultati non sempre soddisfacenti: anche dove la produzione ha

mantenuto i livelli quantitativi dello scorso

anno, si è accertato uno scarso tenore zucche

-rino e si sono dimostrati carenti i requisiti tipici di alcuni vini pregiati, specie nell'astigiano.

Per quanto riguarda gli altri raccolti, si deve segnalare un aumento della produzione

della barbabietola (Alessandria) ed un incre -mento della produzione ortofrutticola. Per la frutticoltura, in particolare, si è notata una

tendenza ad abbandonare la coltura promiscua per sostituirla con quella specializzata, che pe r-mette di ritrarre produzioni corrispondenti alle

moderne esigenze di m~rcato e quindi e cono-micamente vantaggiose.

Il patrimonio zootecnico può stimarsi in

va-riato rispetto al 1964 con assoluta preponde -ranza della specie bovina, che assume la mas

-sima rilevanza non solo con riguardo alla cons

i-stenza numerica ma soprattutto rispetto al va

-lore economico dei prodotti ritraibili. Si può

però sottolineare, anche a seguito della prope

n-sione dei consumatori, accentuatasi nel corso del 1965, verso prodotti più economici, l' oppor-tunità dell'indirizzarsi ed insistere sugli alleva

-menti a breve ciclo (suini, ovini, polli, conigli). Questi, infatti, oltre che presentare più rapida e meno fastidiosa riproduzione, concludono il

ciclo di maturazione in pochi mesi, ragion per

cui al momento di realizzare è più facile che permangano le condizioni congiunturali che

hanno dato l'avvio all'iniziativa produttrice. Anche nel 1965 si è registrato un notevole

incremento nel parco macchine agricole della

regione. Giova peraltro rilevare che il crescente

numero di macchine a disposizione delle aziende

tende ad accompagnarsi ad un minor sfrutta

-mento delle macchine stesse, come dimostra la

diminuzione del consumo medio annuo per ca

-vallo-vapore di carburante agevolato. Pare

quindi che l'aumento dei mezzi meccanici sia

derivato non tanto dalle scelte degli impre ndi-tori, quanto da necessità contingenti ed in pa

r-ticolare dalla carenza di mano d'opera spec

ializ-zata, che il maggior afflusso di forze di lavoro

alle campagne, verificatosi durante il 1965, non

è riuscito a colmare.

20

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

Per l'agricoltura delle singole province i

risultati economici sono largamente condizi

o-nati dalle specializzazioni colturali: così a

Ver-celli il cattivo raccolto del riso ha fatto regi

-strare una riduzione del 15

%

almeno nella

produzione lorda vendibile, la quale invcee ha subìto modesti incrementi a Cuneo (+ 3

%

)

ed

Asti (+ 4-5 %). Ad Asti peraltro l'insufficiente

disponibilità di acque irrigue sta co tituendo

una remora allo sviluppo dell'agricoltura nella

p~rt: pianeggiante e nei fondo valle della

pro-VInCIa.

Risultati soddisfacenti presenta anche

To-rino, dove si è stimato un aumento della

produ-zione vendi bile del 15

%

:

infatti le diminuzioni

quantitative di gran parte dei prodotti si sono

incrociate con l'aumento più che proporzionale dei relativi prezzi. A Novara ed Ales 'andria, invece, i ricavi agricoli hanno subìto una lieve

involuzione rispetto al 1964. 3. Inclust1'ia.

L'attività industriale, il cui apporto alla

formazione del valore aggiunto globale è stato stimato per il Piemonte in un'aliquota superiorc

al 70

%,

ha mostrato nel corso del 1965 sintomi

di ripresa, che denotano un evidente migli

ora-mento del settore in generale se messi a

raf-fronto con la stasi o addirittura flessione

pro-duttiva denunciata nell'anno precedente.

I dati statistici sono concordi nell'indicare

nel mese di maggio il periodo in cui la ripresa

si fa più sostenuta pur senza conseguire i mas

-simi produttivi dell'ottobre 1963, come invece è avvenuto in campo nazionale. Per cui il

pro-blema è rimasto quello di cc riportare il sistema a girare al ritmo cui era avvezzo prima della caduta n, generalizzando la ripresa che ha in ve-stito certi settori e lasciato fuori altri.

Infatti se può considerarsi acquisito il ril

an-cio dell'industria automobilistica, lascia ancora

perplessi la situazione eli quella meccanica e siderurgica, per la generale riluttanza delle i

m-prese ad investire, dell'industria tessile per motivi strutturali, nonchè dell'attività edilizia.

In generale si può ancora osservare che m

en-tre agli inizi della recessione gli imprenditori

tendevano a limitare gli orari di lavoro, lasciando

inalterata la struttura aziendale, nel corso del

1965 una grande parte delle aziende, specie medie e piccole, si è orientata verso la. rior

ga-nizzazione dei processi produttivi con sospen-sioni temporanee, e molte volte dcfinitive, delle attività più colpite.

Si può quindi con entire con la Camera di

(23)

-sicdono, sccondo il giudizio delle stesse categorie

imprcnditoriali, in un miglioramento

dell'atti-tudinc, sia psicologica che operativa, delle

aziendc a sopportarc gli attuali modesti livelli

produttivi ».

La domanda globale dci prodotti industriali

ha trovato nel corso del 1965 un valido sostegno

nclla componente della domanda esterna

(espor-tazioni). È dovcroso però riportarc la diffusa

prcoccupazione degli operatori economici con

l'cstcro - spccie i piccoli imprenditori - che

dovcndo spesso accontentarsi, pcr competere

sui mercati internazionali, di prezzi atti a

bilan-ciare i costi complessivi e non anche i. costi

cconomici-tccnici, temono in un prossimo futuro

di non avcre mezzi sufficienti per fronteggiare

l'obsolcscenza degli impianti.

4. A completarc il quadro basteranno alcune

indicazioni settoriali e territoriali in aggiunta

a quelle fornite in precedenza.

Pcr la provincia di Torino si possono reg

i-strare i buoni aumenti delle produzioni delle

industric siderurgiche, tranne di quelle

colle-gate all'edilizia, dei settori chimico, farmaceutico

c della gomma. Per l'industria automobilistica,

il cui apporto alla produzione nazionale è stato

valutato per il 1965 a circa 1'89% del totale, si

deve rilevare che di fronte ai progressi

conse-guiti dalla produzione di autovetture si sono

avute notevoli flessioni nel campo degli a

uto-veicoli industriali. Il fatto è anche confermato

dalle risultanze ulle immatricolazioni al P.R.A.

presso tutte le province della regione. Incerto

si è mostrato il settore delle industrie m

ecca-niche varie, dove particolari difficoltà si sono

regi trate nel campo delle carrozzerie per a

uto-veicoli e della produzione di motori e macchinari

elettrici destinati all'equipaggiamento

indu-striale.

Per i tcssili abbiamo già detto: basterà

ricor-dare che il consuntivo del settore è negativo

anche per la particolare situazione attraversata

dal maggior compIe so dell'industria cotoniera

della provincia, che nel luglio ha interrotto

totalmente la propria attività, sospendendo dal

lavoro circa 8.000 dipendenti.

Pcr l'industria vercellese il 1965 è stato un

anno di assestamento, con indicazioni sempre

più diffuse di un ritorno a posizioni di maggior

equilibrio.

Nella provincia di Novara hanno mantenuto

un buon ritmo produttivo le industrie delle

fibre artificiali, chimiche, della l'affinazione del

petrolio e dell'abbigliamento. Soddisfacente è

risultato anche l'andamento per alcuni com

-parti del settore meccanico (produzione di ascen

-sori, montacarichi e macchine tessili), mentre

in difficoltà si sono tro\'ate le industrie te ili c ·iderurgiche. Tra queste ultime particolarmente

grave la situazione di quelle localizzate nei

fondo valle della regionc montana, le cui

ra-gioni di crisi, oltre che dai motivi strutturali

(complementarietà rispetto ad altri settori),

sono state accentuate dalla sfavorevole

ubica-zione degli impianti (lontananza c soprattutto

difficoltà di comunicazione con i centri di

mer-cato e di rifornimento).

A Cuneo la situazione è stata incerta: si sono

dovute registrare flessioni produttive presso le

industrie estrattive, meccaniche, editoriali e

dell'abbigliamento, parzialmente compensata

dal buon andamento del settore degli alime

n-tari (che peraltro tiene a Cuneo un posto di

primaria importanza) e della gomma.

L'attività industriale della provincia di

Alessandria ha risentito delle difficoltà cong

iun-turali: tra i settori più colpiti si trova l'industria

del cemento, i cui impianti nel corso del 1965

sono stati utilizzati soltanto per il 50-60 %. Il

consuntivo è negativo anche per l'industria

calzaturiera; l'industria orafa, invece, ha

pre-sentato un andamento soddisfacente, come pure

l'industria del cappello di feltro.

Per la provincia di Asti si deve registrare

una battuta d'arresto nel processo di industri

a-lizzazione in corso da qualche anno. Per il resto, nel suo complesso, la situazione di fondo dell'apparato industriale astigiano durante l'

an-no 1965 ha mantenuto all'incirca le posizioni e

denunciato le stesse caratteristiche dell'annata

precedente, con lievi deterioramenti in qualche

settore (metalmeccanico, materiali da costru

-zione e abbigliamento) e lenti indizi di ripresa

in altri (produzione di vini, vermut, spumanti e

distillerie). Le industrie vetraria e dell'imba l-laggio hanno utilizzato integralmente le capacità

produttive delle proprie attrezzature aziendali.

5. Edilizia.

L'industria delle costruzioni ha registrato

nel 1965 un peggioramento della situazione per

l'intero Piemonte e per le singole province.

Infatti, se è vero che i lavori iniziati in passato

sono stati portati a termine, è altrettanto vero

che almeno una parte delle costruzioni ultimate

alimenta l'invenduto e che inoltre permane dal

1964, aggravandosi il ritmo ridotto delle nuove

iniziative e progettazioni. In relazione al ciclo

edilizio (su 100 vani progettati in un anno, circa 90 risultano ultimati a distanza di 2-3 anni),

vi è da attendersi un ulteriore aggravamento

della situazione in un periodo quanto mai

prossimo.

I provvedimenti legislativi di ordine

fman-ziario, varati nell'autunno scorso, rapprese

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