OAMERA DI OOMMEROIO
INDUSTRIA E AGRIOOL TURA DI TORINO
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SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)
CRONACHE
ECONOMICHE
È un punto di stabilità e di forza, una concreta immagine di funzionalità:
è uno dei quattro piedi su cui poggiano gli elementi portanti
di una scrivania Spazio.
Sue caratteristiche: la pianta circolare allargata. che ne garantisce la perfetta adesione salvaguardando i pavimenti più delicati.
e la giuntura a vite regolabile che assicura al mobile un livello costante
in qualsiasi tipo di ambiente.
cronache
economiche
mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torinonumero 281 - maggio 1966
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.
sommano
L, Mallè
3 l'architettura romanica in Piemonte. G. M. Vitelli
16 Discorso del Presidente all'assemblea annuale dell'Unione regionale delle Camere di commercio del Piemonte (2 aprile 1966).
C. C. I. A. di Novara
19 l'economia regionale nel 1965. C. C. I. A. di Cuneo
26 Infrastrutture generiche e specifiche per un valido Inserimento del-l'economia regionale nella vita economica nazionale e internazionale. c. c. I. A. di Vercelli
31 l'agricoltura piemontese di fronte allo sviluppo dell'economia In-dustriale.
C. C. I. A. di Alessandria
36 la individuazione dei mezzi più idonei per un'azione di promotion all'estero.
C. C, I. A, di Asti
43 Problemi della produzione e del commercio vinicolo del Piemonte, C. C. I. A. di Alessandria
57 l'artigianato piemontese ed aostano e relative prospettive. C. C. I. A. di Torino
63 le Camere di commercio industria e agricoltura di fronte alla pro-grammazione.
74 Tra i libri 80 Dalle riviste
Direzione, redazione e amministrazione
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO
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Laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3
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S. Benigno Canavese ~ Campanile dell'ancica abbazIa. (Tonno, Arch. Museo C,vico).
In copertIna o colori: Sacra di S. Michele: AbsidI
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Guglielmo, pielllontese di nascita l' scnsibilità, lombardo di l'dllca:iolll!, è il pri/llo /lome che incontriamo lIella storia dclf'archilcllura rOllla-nica italiana; c fin d'ora, quando !'iI'llC dl'fi-nelldosi l/Il preciso gusto « lombardo » che si an'ale di IIWl'stran::.l' quasi csclllsil'am(,lllc
masche, costituenti lJej' secoli un monopolio, Guglielmo di-mostTa la potenza dif]usiva ~tmonlinaria di quel gusto e di quel sistema edilizi, sor-retti da singolau j'ispondenza Cl valO1'i religiosi e umani di validità unive?'sale, -realizzando nelle arti figtLrative tLn colleg a-mento di va?'iazioni regionali di w/w sola lingtLa, l nolt?'e Gu-glielmo conferma la libertà e pe?'-sonalità d'interlJ?'etazione; nel caso di FnLituaria, in tennini di sensibilità più' spoglict, rigida, grave, d'tma nobiltà ?'ise?'vata 7JU?' non ?'inunciando ad ele-menti di g?"Clzicl, con accento chi,uso che distingue tante anche più tanle opere romaniche e go -tiche piemontesi, Il campanile s'alza, come tone quadrata,
in-Torino· Campanile della chiesa della Consolata. (Torino, Arch, Museo Civico),
4
1
CRONACHE ECONOMICHECastagneto Po - Campanile di S. Genesio. (Torino, Arch, Museo Civico),
ca?'dinato dalle f ascie mU?"Clrie angolari ed ent?'o ad esse si ?'i-partisce a zone dalle liminature orizzontali, corse da file d'ar-chetti come tLna dentellatu1'Ct e trascone, ltLngo i sei piani, dalla massa cieca di fortilizio, S1..l per feritoie, monofore, bifore, ral-lentando la tensione dei piani, sminuendo il peso, ?'inforzando l'efJetto di colore, con la mag-giore frequenza degli ass01'bi-menti chiaroscw'ali, atmosferici, Guglielmo era b1.wn 1n1.tsico; il campanile stesso p?'opone e ri-prende un « modo» musicale, tLn canto ancora gregoriano,
Il campanile di S, J1 artino di C'iriè pare libera esempi i(i-cata intel'P?'etaz'ione campagnola di quello torinese; di nuovo im-ponente ed elegante quello di S, Stefano d'Ivrea (1030 circa), .lI entre a S, 111. aw'o di Pulche-mda si vede un campanile-torre, del tipo più' scarno, a S, 111 aria d,i Testona (prima del ]037) compaTe il tipo più vicino a quello di Guglielmo senza averne l'imponenza nè l'energia, Già altro senso manifesta il cam7Ja-'/liTe di Castagneto Po (S, G e-nesio), con spigoz.i e i ncassatw'e lucidamente delineati e conceden-dosi una grazia ornamentale quasi gioiosa 7Jur nel ?'igore dello schema, QHello di Tavernette, massiccio, abbandona le ferùoie per le bifore solo dal quinto piano e rifiuta le archettature, accet-tando solo radi corsi di menso-lette; quello di S, 1I1a1,tino ai Campi lJ'resso Rivoli, isolato, so-vrCllJpone tre soli piani in tm corpo quasi tozzo, S, Q1ti'l'ico di Co l'biglia ha una torretta esile, magra, di rt~sticità familiare, E non è, tutto cio, che una parte degli esempi nell' ampia archi-diocesi di Torino, Belli i cam-panili della Falle di Lanzo: a Jlonastero, Jllezzenile, Cantoira, Chialambe?'to, infine a Cere (dalla metà del sec, XI alla metà del XII) quasi sempre adottando il sistema di ?'aggruppare due piani o anche tre in una sola parti-zione verticale,
Anche la Valle di Susa ebbe esempi notevoli, come S, Am-brogio presso le Chitlse e, in Susa stessa, a S, Giusto, l'uno e l'altro a(Jìni al tipo di Guglielmo; nel-l'alto Canavese i dt~e del dtw?no di Ivrea, siano o no del tempo del vescovo lTannondo (990 c,), so no
i
11 ogn i caso arcaici, diver-gendo per ef]etto, 7JW' con ana-logo sistem,a pClrtitivo, dal tipo guglielmesco quasi coevo; da essi, discenderanno gli schemi che, combinati con gusti guglielm e-schi, danno luogo ai tipi del basso Canavese, già in parte i Ildicati,l n valle d'Aosta, i d~~e campa-nili della Cattedrale del capo-luogo sono, nella parte inferiore, del primo romanico, di spo-glio andamento; elegante, snello, arieggiato dalle sottili alJerture - da feritoie fino a quadrifore -il campan-ile di S, O?'SO, lntre in Aosta, del 1131; eme1'gono fra i tanti eSemlJi di piccoli paesi, quelli di Arvie?' e di Gressan, PÙ'i, sca?'sa di numero e di significato la ~OIW cuneese e saluzzese, Ricchissima la nova-?'ese dove la maggio?' vicinanza a fonti 10mba1'de genem brillante varietà in ww fioritu,1'{l di due
secoli, a partire da Borgomanero, nell'ultimo quarto del sec, X, sa-lendo per Romagnano e S, lt1w'-tino (secondo quarto dell' Xl) a Gozzano, Snna (terzo quarto), lv10mo, Armeno, Crusinallo, Gra-vellona (ultimo qt~arto) in pro-gressivo snellimento e accentua-zione coloristica; nel sec, XII quelli di J1![ergozzo, Gm'gallo, Pm'uzzaro, Crevola, eccellendo lo· splendido esemplare a sette piani di S, BaTtolomeo in rilladossola, La sOTte delle chiese ft~ s7Jesso impietosa, sopravvivendo per lo più le modeste e ?'t~)'ali, SOCC01n-bendo più facilmente le maggiori
Ciriè - Chiesa di S. Martino: Absidi e campanile.
(Torino. Arch. Museo Civico)
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...
-"..t.1..<.>-_""""~ Susa -Campanile della Cattedrale di S. Giusco.
per ?'ifacimenti. Così avvenne per Fruttuaria ch'era, per il Piemonte, 1.m punto base; e così pe?' la poco più tm'da S. ~Maria di CaV01.~T (cripta dell'epoca del vescovo Landolfo). La chiesa di Busano serba un' abside cent?'ale con sei nicchiette cieche: caso ?'aro fuor di quelli pre?'omanici di Biellct (Battistero) e S. Giulio d'Orta. S. Giovanni ai Campi di Piobesi, divisa da pilastri rettan-golari con fo?,ti arconi a t1.ttto sesto, ?mmita di presbiteTio so-praelevato, presenta affinità con S. Nla'ria di Testona (anteriore al 1037) pw'e in diocesi torinese e con le chiese di S. lI1ichele di Oleggio nel novarese eS. Giu-stina di Sezzè (in territorio
ales-6
1
CRONACHE ECONOMICHE(Torino, Arch. Museo Civico).
sandrino), nelle prime con ac-cento più f?'eddo e severo, nelle seconde con maggio?'e grandio-sità e, pe?' S. Giustina, con ve?'a eleganza. Non è da trascu?'a?'e q'ualche ?'ichiamo a sobTie e mtde architetture tardo-ottoniane della GeTmania meridionale e dell' alta Svizze?'a; ?'ichiamo da estendere a dipinti piemontesi del tempo, come a Piobesi stessa. In S. Giustina sono eccezionali il tHm-setto, alto più che la navata e fO?'mante una testata piatta di nitida volumetria, le absidi come astrattamente applicate ad esso, l'atrio chittso all' interno della facciata (come in esempi di ar-chitettura.« salica »). L' alessan-drino conserva W~ altro
monu-mento prezioso, un po' più tardo, eli
fi
ne sec. XI o inizio del XII: la chiesa di Trinità da Lllngi 1Jresso Castellazzo Bormida, già pw'te dell' abbazia cistercense del Tiglieto, oggi fortemente rillla -neggiata 111a che mantie'Y/e nitido lo schema, chiaro il sistema no-bilissimo dei sostegni e st ~tpendi capitelli a ?'ilievi e trafori,Rinnovata in gotico quattro-centesco f'u la collegiata romanica landolfina (c, 1030) di Chieri, rimanendo solo la cripta; il bat-tistero bellissimo del sec, XI, ottagono, consente di ?'icostruire mentalmente il primitivo am-biente, voltato a nicchioni, sollo il ?'imaneggiamento gotico,
S, Secondo a Corlazzone d'Asti
(SI"'C, XI1) è basilica triabsidata
(1/1 o Il Il mento Ira i più belli, di
sqnisilo accordo Ira struttura e
decorazione) a sviluppo longitu-dinal" S'n cinque arcate a sistema a71al/alo di sostegni: pilastri e colol1 ne con massicci capitelli a 1'ilievi animalistici, Ebbe in
ori-gine completa copertuTa lignea, La bella lacciata 1nonofastigiata
e i fianchi allnngati, dal 1'ego-lare ritmo di lesene e semicolonne,
han/lo elementi decomtivi che 1Jrdndono Cl quelli di Cavagnolo
Po, La e,v-parrocchiale di S,
N aza r io a, lIIontechia1'o d'Asti
(1 NO c,) è 'nno dei migliori
esempi di edilizict policl'011w (bianco e g1'i(}io); S, Lorenzo di J110ntiglio un « 1micum» pe?" la densità spaziale della navata 1'i-percossa ai lati, invece che in
navalflle, in sei nicchioni solenni pausati da colonne con capitelli
stupendi e finissimi,
All'imbocco della valle di
Stt-sa, all' altezza delle chittse longo-barde, sorge la SacTa di S, ~Mi
chele, La prima chiesa del sec, IX
scomparve, ?"estandone solo la picc07a cripta, 1)er far luogo alla 1'omanica iniziata nel 998, di
cui restano p1tre la cripta, più ampia e parte del cosiddetto « coro vecchio»; la teTza chiesa,
costruita verso la metà del sec, XII, è sop1'C/.vvissuta, L
'impian-to interno, già con 01'ientamenti
gotici, è stilisticamente p?"ivato di caratte1'e dai cattivi Tip1'istini; 1'imane invece stupendo lo spet-tacolo este1'no della parte absi-dale romanica issata sulle gigan-tesche sostruzioni, cristallino
ba-stione commentato con lucidezza
da due semicolonne e da un'ar-cata accogliente una finestra e
un oculo; in basso s'apre il portale, in alto s'appoggia il giro delle tre ctbsidi di cui la centrale con loggia ad archetti, Insieme 1)otente quanto nitido negli squadri, non t1'ovando con-fronti non dico eli stile ma d'ef-fetto se non in qualche esempio
d'architettura nonnanna ma con imponenza che ha la più adatta
risonanza nel giro di montagne attorno,
La cattedrale di IVl'ea (sec, XI-XII) e q1tella di Aosta (XI-XII) eb-bero un insolito C01'O con deam-bulatorio; la seconda anche Wt
transetto molto svil'uppato, a tre absidi, poi alterato; le navate laterali già Soppo1'tavano c01)er-tnre a botte,
Secondar'io, in genere, il ro-manico nel cuneese, spesso tar-divo, ma con insolito spicco so-pravvive S, Costanzo std JlIIonte, p1'esso Drone1'O, Vi preesisteva fo?"se un sacello, anteriore al sec, X (di fondazione longobar-da?) dist1'utto dai S Ctraceni, ?"e-staU1"Clto a fine del sec, XI, fa-cendo luogo tra il 1125 e il 1175 ad 7.ma rI1aggi01'e chiesa, La
cripta è tanto vasta da formare una chiesa infen:ore, uguale alla sovrastante e presentanlesi come esempio maturo nello sviluppo
stn~ttt~raie delle cripte, La chiesa
vera e propria, a tre navi, con
tre presbiteri lievemente ?"ialzati e Ticope1't-i a botte, ha tre w' m-pate - in origine forse cinque
-St~ pilastTi 1)olistili lapidei e volte crociel'ate senza costoloni, N on c'è transetto, il tiburio è
ottagonale, compresso, con quat-tro pennacchi a cuffia, Le tre absidi, lese nate fino all' altezza della pitt01'esca galleTia di nic-chiette che lasciano intravvedere l'estTadosso dei catini, so no la 1JC/,1'te più antica,
Capitolo imp01'tante è q'uello degli sciagu.mti scempi che p'
ri-Susa - Cattedrale: Veduta dell'interno. (Torino, Arch. Museo Civico).
Ivrea - Cattedrale: Campanili. (Torino, Arch. Museo Civico).
var'ono il Piemonte di monumenti 1'omanici insigni come S, ]Y[ar'ia N[ aggior'e di Ver'celli e il Duomo di N ovam, solo salvandosi dalla distruzione totale il minacciato Duomo di Casale,
In San Bernardo, in TTercelli, tmica stLperstite del r'or7umico della r'egione com' è nel novarese per S, Michele di Oleggio (sono tma dozzina le chiese TOmaniche distnLtte) , l'inter'no conserva le prime 4 campate originarie, con volte costolonate, sul tipo di quelle di S. Ambrogio di Mi -lano; ne emana una non co-mune pwrezza in ampia scan-sione.
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CRONACHE ECONOMICHEIl Duomo di Casale fu consa-crato nel 1007, StL schema ancor'a pr'eTomanico. L'ester'no r'ipor'ta a tipi pavesi (S, Michele, S. Pietro in ciel d'oro) e ver'cellesi (S, Ma -r'ia ~Maggiore) ma la facciata disimmetrica, con campanile r'in-novato nel '200, subì un r'ipri-stino ottocentesco di meccanico tecnicismo (ar'ch. 111 ella). L' or'i-ginar'ia nave centTale era per-cona da un fregio continuo di archetti ciechi StL colonnine, pre-sto rimaneggiato, L'atr'io, della fine del sec, XI o inizio del XII, è impressionante: vasta aula con galleriet ad archi a ferro di ca-vallo (già estesa alla chiesa
in-tera, con vivace etJetto pittorico) e la volta ad enormi arconi intrec-ciati, richiamante anteriori solu-zioni arabo-annene di Toledo e Cordoba, I piedritti a ferro di cavallo r'icordano rnocZi arabo-norrnanni di Sicilia, i peducci a ventaglio del tiburio motivi di moschee arabe, La chiesa, dopo la metà del sec, XII ftL distri-buita su cinqtte navate con venti fasci di colonne, Nel 1218 7/11
nuovo transetto 1"CLCchiuse l'an-tico. A metà '800, l'ing, Antonelli pr'opose d'abbattere e r'ifare l'edi-ficio, trovando vivi consensi. Fn Antonio Rosmini a 1Jerorare la CatLSa dell'insigne cattedr'ale sal-vandola senza poter' impedi're ar-bitmri r'eslattri, Ttdtcwia l'i n-terno ancora mantiene, nella ac-centuata verticalità senzct con-trasto con la corposità di mem-bTCtture, una maestà in origine sottolineata dalla minor lnce; ed il r'iserbo alteTo, la consistenza e nudità di ar'cate, quasi semb'rano partecipi - in chiave lombarda - della sostemdezza di chiese saliche,
Sacra di S. Michele: Ingresso e absidi. (Torino, Arch. Museo Civico).
murat'w'a, s'innalzo per sei or-dini. Nel 1854 l'Antonelli
p1'0-getto la completa ricostn~zione andando oltre i limiti del man-dato assegnatogli. Il 1869 vide
la consacrazione della nuova chie-SC~ e dell'insipienza critica dei
suoi fautori. Il battistero
otta-gono, ad alter'nanza di nicchie 1'ettangolari ed emicicle divise da colonne c01'inzie, risale a nu-cleo CClTol'ingio, 1'ichiamandosi anche al più antico battisteTo 'di Albenga (sec. 17) ma cupola,
tambu1'0, andamento delle nic -chie, sono già 1"Omanici, le t~ltime
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I
CRONACHE ECONOMICHEapparendo anche dall'esterno sen-za celm'si nella poligonatura.
Non occorTe r'iamdare la fiori-tura romanic(~ nel novar'ese, con
esempi nobili ed altri campestri, sempre notevoli. S. Genesio di Suno (1000-1025 c.) presenta coper·ture a botte di memoria tardo-ca1'olingia, S. Michele di Oleggio è tipica chies(~ pilastrata a tr'e navate coperte da solo tetto, con cripta semisottenanea a tre navatine a cTociera; molto belle le absidi. In S. Pietro di
Casal-volone le navate fU1'ono rico-strt~ite nel 1118-19 con completa
Cavagnolo - Abbazia di S. Fede: Facciata.
copert!~ra a volte. Così, si segue
nel secondo quarto del sec. XI] con S. Giulio di Dolzago e la chiesa di Briona; S. Giulio d'Orta presenta volte del tipo più completo a c1'ociere
cupoli-tonni su sostegni alternati e gal-lerie accessibili da torrette sca-larie; il battistero d'Agrate si completa nella 1Ja1'te superiore
(1140 c.) con leggera eleganza, sereno movimento e combina squi-sitamente le curve dell'ordine
sot-tostante con la poligonatura in alto, snellita da trifore, in 1ln clima di limpidezza e di dolce
7JiUoricismo che, senza qui pOT/'e nessi di stile, Tievoca climi lo m-barrli non lontani, ad es. del p'iii antico battistero di Lomello. Dal qnad'ro d'insiem.e di due se-coli nel novarese si tmggo no de -duzioni ]Jùì chia?'e che peT altre zone del Piemonte, constatando che già negli edifici pr'ossitni al
1000 si ?'iscontmno parecchie chiese coperte a volta fm le più ani iche d'Ew'opa, così da r'en-dcre problematico un pTimato delle Astw'ie e della Catalogna (anche S. .Michele di Balocco re1'cellese ha volte ne?'vale).
l'a nno co nsideutte a par·te: S. Fede in Cavagnolo Po e S.
111 al' ia di f7ezzolano, quest' t d-tima già segnandosi eli accenni gotici nell'interno. L'abbazia di S. Fede in Cetvagnolo, filiazione della cluniacense S. Foi de Con· ques in Alvernia, 1'isale alla se-conda metà del sec. XII (il ]( ingsley POTter anticipa al
1J.l0). L'interno, non gmnde met d'insolità maestà, è molto alto per l'esigua larghezza, secondo un modello non comune nella 1'e -gion.e. Ripm'tiscono le cinque campate pilastTi a nucleo qua-drato, con semicolonne d'ar'e na-?·ia. Sopm e tra i voln'mi di net-tissimo sgttscio si voltano limpide arcate a doppia ghier'a, sormon-tate da inc01'niciatum di cilin-dretti a scacchiera (( billettes »):
wU:co elemento pittor'esco, 1'm'is -simo da noi e diffuso nel Lan· gu,edoc. In Piemonte esso appa?'e nel pressocchè coevo S. Lorenzo di Jlontiglio, una delle chiese più riccamente decorate: con in-terno auste1'O per ?'itmo grave e ampio degli arconi su colonnette basse in un corso compresso eel elastico, con mem01'ie Htvennati orientaleggianti nei capitelli. A S. Fede un t?'CI nsetto limitato è visibile solo in alzato esterno. La nave mediana è voltata a botte, con tetto di tegoli dù'e tta-mente sovrapposti, senza arma-tura. Tutti questi elementi ren-dOllo S. Fede affine soprattutto alla chiesa di Charly in Lan-gucdoc. Splendidi i capiteih
1'n-Cavagnolo - Abbazia di S. Fede: Interno. (Torino. Arch. Museo Civico).
te1'ni tutti diversi. L'elegante fac-ciata a spioventi con fastigio centrale, ad altenwnza di la.te -Tizio e aTenm'ia., ha due colonne applicate alle ali, senza rispon -denza con le divisioni inteTne, fO?'se pe1' 1'egge?'e un p01,tichetto scompaTso. Sintesi fOTmale de l-l'interna pm'tittbm, chiusa in alto elet wn CO?'SO el' a1'chetti, è il POT-tale su pilast?'i e colonnette a semplice ghie1'Ct, con ricchissima decorazione a 1'ilievo appiattito: il più bel p01'tale TOmanico del Piemonte, O1'a scompensato da tbn'a1'bit1'a1'ia bifom. A Cava-gnolo dunque l'infìuenza l om-barda si combina con la proven
-zale, essa stessa cresciuta su basi 10mba1'de ma svibppatasi su al-tTi presttpposti.
Non lontano, a Castagneto Po, s01'ge S. Genesio, grandiosa a tre navi senza t1'ansetto, compiuta nel sec. XII su elementi (c'ripta, absieliola sinistm) di edificio de l-l'iniziale Xl; il campanile è ottimo esempio eli de?'ivazione volpianesca ma con ?'icca çleco-r'azione plastica non senza legami con C ctvagnolo,
A Vezzolano, alla facciata, di maggior fantasia e leggerezza ma con meno elegante e 1'icco portale, ?'isponde un interno che si fìette
preludendo al gotico pU1' in modi
Casale Monferrato - Duomo: Atrio.
allcora 7J1'%ndamenle romanici: Cl 111 ili nci pero trapelanti nella /acciala stessa che, nella triplice galleria, 1I0n piìl ad archetti ma
a nicchie pr%nde, quasi con eljelto eli tra/oro, cerca allevia-mento del/a massa e del peso. Tullavia essa, meno rigorosa e
7Jiù vivace, si lega al romanico, non più tanto lombardo, quanto
emiliano e toscano (pisano-l'llcchese). L"inte1'no, ~n paTte
alterato, di più' chiuso aspetto, cl' altro metro e altra base di
suggestione religiosa, va pro-ponendo la sostituzione d,i
mo-vimenti nuovi, per ora
timida-mente accennati nei corsi delle
arcate.
Non si puo sostare alle molte chiese campestri, disseminate oV~Lnque; basti un accenno, come a caso rustico di modestia aggm
-ziata, di schiva lindnra, alla
pie-Albugnano· S. Maria di Vezzolano: Facciata.
ve di S. Pietro di Pianezza, del
sec. XII (poi ingrandita in epoca gotica) con deliziosa facciata a
connesso irregolare di conci di pietra, ciotoli di Dora e mattoni: lo schema romanico l.'i ha
nu-dità che conferisce assolutezza
razionale. Notevoli i resti (lella 1Jieve di LimI/W presso Ciriè e della ca1Jpella eli Spinm'iano a S. Cm'lo Canavese, poco
discosto.
(Torino, Arch. Museo Civico).
La presidenza dell'assemblea (da sinistra il prefetto di Torino dott. Caso, il presidente dell'Unione dotto Vitelli, il direttore generale
del Ministero industria e
commer-cio dotto Canti le).
14
I
CRONACHE ECONOMICHEAssemblea annuale dell' Unione regionale delle Camere di com
-mercio del Piemonte. (Torino, 2 aprile 1966).
112 aprile
1966
si è 1'iunita, pe1'la prima
volta,
l'assemblea
annuale dell' Ull'ione 1'egionale delle Came
'
r
e
di
cmnme1'cio
indust1'Ùt
eagricoltura del
Pi
emonte,
in ragione di quanto
è
stabilito nel nuovo statuto adottato sulla base dello schema
e
labomto
per tutte le Unioni 1'egionali delle Camere di
com
-me1'cio dal Jlliniste1'o dell'industria
edel com1ne1'cio
.
I
la
vori
sono stati
on01'cdi dalla
presenza di S, E,
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lJreletto di
T01'ino dr
,
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Caso
edel di?'ettore
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del
commercio p1'esso il JI'linistero dell'indust1'Ùt
e
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e
l
comme1'cio
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,
Canti
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Si è
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luto dare
all' asse117
,
blea
'
un significato non
soltanto
Im'male, e si è colta
l'occasione
per
punt~talizzaregli
aspetti
salienti
dell'
economia piemontese
e
pe1'
delinea1'e la posi
z
ione
delle
Cctmere
di
commercio
della
regione
di 11'ont
e
ad alcuni
1nassimi
problemi
.
Sotto
tale
aspetto cwscuna Came'rCt
di
comme1'cio
ha
pre-sentato un mppo'J'to specifico che costituisce
il
risultato di
di?'ette espe1'ienze.
Affinchè tali
contrib~aipossano esse1
'
e conosciuti in una
slem più ampia
e siano suscettibili
di
proficua utilizza
z
ione
da pa1'te sia
degli opemtori
e che
dei pubblici
poteri
-
anche
e soprattutto in 1
'
elazione alle esigenze
di
una
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one
te1'1'it01'iale che
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-
la
nostra rivista 1'itiene
Opp01
'tuno
1'acco-glie1'ne e pubblica1
'
ne
i
testi,
nella convinzione che essi
mp-presentino un valido
lattore
di conoscenza
e di orientamento.
Discorso del Presidente all'assemb
lea
annuale dell'U nione regionale
•
delle Camere di
Piemonte (2
commercIo
del
aprile 1966)
.
Eccellenza, signa?' Dil'etta?'e gene1'ale, cal"i amici amministrato1'i delle Came1'e di comme1'cio
in(h~st1'ia e agl'icolt~~1'a del Piemonte,
questa che si riunisce oggi qui a Torino
per concorde deci 'ione del Consiglio direttivo
dell'Unione è la prima assemblea dell'Unione regionale delle Camere di commercio industria
e agricoltma del Piemonte secondo quanto
pre-visto dallo statuto approvato dalle Giunte camerali sullo schema predisposto dal :lVIi
ni-stel'O dell'industria e del commercio che ha
voluto fosse data alle Unioni regionali veste
giuridica ed imprimere carattere di ufficialità
ad una funzione che le Camere di commercio vcnivano già da tempo esercitando, in relazione
ad alcune necessità avvertite a livello regionale,
La nuova organizzazione che l'Unione
pie-montese si è data non muta sul piano pratico nulla di quelle che erano le attività che le Ca-mere di commercio, attraverso l'Unione, ave-vano per il passato sviluppato, ma allarga in
termini di ufficialità le capacità dell'organismo
già ristretto al Consiglio direttivo, costituito
dai presidenti, dai membri delle Giunte camerali che vengono a dare, così, all'Unione un più diretto apporto di collaborazione e di esperienze, soprattutto per quanto riguarda aspetti setto-riali ed acquisibili validamente a livello r e-gionale,
L'Unione regionale, così come risulta
arti-colata, risponde ad una esigenza che peraltro
trova le sue pil\ valide ragioni in certa mutata
struttura delle capacità funzionali periferiche ed
in certo allargarsi delle economie territoriali dall'ambiente provinciale a quello piil ampio
regionale, L'Unione regionale delle Camerc di
1
6
1
CRONACHE ECONOMICHEGiovanni
M.
Vitelli
commercio viene ad assumere, in tal maniera,
una più specifica funzione di coordinamcnto e
di propulsione delle iniziative camerali a livello
regionale, senza peraltro infrangere le compe-tenze provinciali di ciascuna Camera di com-mercio, ma per affermarc pitl valido principio
di una unione di forze per iniziative
maggior-mente potenziate,
L'Unione regionale delle Camerc di
com-mercio industria e agricoltura del Piemonte
ebbe a costituirsi, prescindendo da ogni
forma-lità di carattere giuridico, già nel 1957 proprio
per la necessità di una piil stretta intesa e eli
un più stretto scambio di esperienze tra le
Camere di commercio che provincialmente
nel-l'ambito della regione operano,
Per un fatto naturale ed anche per ragioni
eli carattere sentimentale dell'Unione
rcgio-naIe fece sempre parte la Valle d'Aosta tant'è
che la prima denominazione, flno a questo
nuovo ordinamento, fu di Unione regionale
delle Camere di commercio industria e agricol-tura del Piemonte e dclla Valle d'Aosta. E si operò in stretta collaborazione, sc con 'ideriamo
la varia problematica posta dall'economia re-gionale ed il notcvole apporto delle 'ingolc
province ai problemi tessi. L'Unionc rcgionale
ebbe attivamente ad operare per tutto il periodo che va dal 1957 al 1965,
Il sopravvenire eli fatti nuovi, il maggiore attivarsi di molti enti sul piano regionale, i
problemi connes ,i alla programmazionc
disar-ticolata appunto sulle rcgioni, il piil frequcnte
richiamo in termini amministrativi, politici ed
economici alle regioni come nuova 'dimensione
nella organizzazione pcriferica, hanno suggerito
imposto nuovo indirizzo e funzione all'Unione
regionale. Tutto ciò trova peraltro riscontro nelle stesse necessità avvertite da parte di tutte le altre Camere di commercio che si sono data, sul piano regionale attraverso le Unioni e sulla
base dello statuto tipo, nuova organizzazione per l'assolvimento dei nuovi e più complessi
compiti che si vengono di giorno in giorno pro
-spettando proprio in relazione alle crescenti
mutate necessità.
Essendosi fatto più valido il concetto di
regione, ed il riferimento è per parte nostra in
senso economico - chè ad altri spetta l'am
-ministrativo ed il politico - e volendo l'Unione assolvere ad una funzione, sempre nel precitato
senso, decisamente regionale, la nostra Unione ha cambiato denominazione per essersi da essa staccata la Valle d'Aosta, in osservanza, questa,
ai principi di regionalismo, pur rimanendo, per
dcsiderio unanime, collegata e partecipe delle
man i restazioni dell'Unione.
L'Unione regionale delle Camere di co
m-mercio piemontesi se ebbe, per il passato, ad a solvere ad una funzione di coordinamento di alcune iniziative, di informazione per altre, di comune interesse per altre ancora, di fronte
appunto alle nuove situazioni createsi e di altre che sembrano doversi maturare a non lungo termine, assume un carattere che impone piLl
strette intese sia a livello degli amministratori
che dei funzionari. Una più produttiva azione di appoggio ad iniziative di studio e
promo-zionali, sia viste nello spirito regionale, sia intese a fare cono cere nella più vasta area nazionale ed anche all'estero i mezzi e le
possi-bilità di cui dispongono le economie delle singole
province; acquisendo informazioni e notizie
atte al miglioramento delle stesse economie al
fine di prepararle su più attrezzate posizioni ed
a piLl valide iniziative di ordine competitivo. In que ti ultimi due o tre anni soprattutto
l'azione dell'Unione regionale si è fatta
deci-samente più attiva e ne sono prova gli ar go-menti che sono stati trattati nelle riunioni del
Con iglio direttivo, per una più stretta colla
-borazione creatasi sia a livello degli amm
ini-tratori che dci funzionari delle Camere di
commercio. Si sono impostate indagini di rilievo alcune delle qua li già rese note, altre in corso di completamento mentre altre ancora sono in
progetto e ulle quali il Comitato di consulenza economica, istituito per iniziativa della Camera di commercio di Torino, viene esprimendo di ,"olta in volta ogni più apprezzato e qualificato
parere. Si può tranquillamente affermare che gli studi predisposti e realizzati dall'Unione
costituiscono oggi un materiale di indubbia serietà e di noteyole interesse ed un contributo
insostituibile per la piLl completa conoscenza
dell'economia regionale.
L'importanza che l'Unione regionale viene
assumendo ha inoltre la sua origine in una serie di fatti che si concretano nella necessità di disporre in sede regionale e per un metro regionale fin qui poco perimentato di dati
aggiornati ed il più possibile attendibili
rile-vati sistematicamente, in modo che il quadro
sulla struttura e sulla evoluzione economica
della regione risulti il più possibile completo e
tale da poter costituire un utile strumento di orientamento anche per l'operatore economico
privato, oltre che per le amministrazioni pub-bliche. Offrire cioè agli organismi competenti elementi concreti di giudizio, una documenta-zione di base per le scelte che nell'ambito della programmazione, ad esempio, potranno venire effettuate.
Le Camere di commercio industria e agr
i-coltura in tutti i tempi e con maggiore frequenza negli ultimi anni hanno assunto iniziative le
quali, oltre a suscitare il più vivo consenso nel-l'ambito in cui operano, hanno fatto nascere
la legittima aspettativa che siano esse a porsi decisamente alla guida di un vasto movimento di orientamento e di promotion, in modo da
consolidare una funzione, loro propria, di pro -pulsione e nello tesso tempo divenire fattore
di equilibrio nella dinamica della vita
econo-mica e sociale anche nell'ambito regionale e
nell'intera area economica alla quale più diret-tamente sono interessate.
È comune convinzione oramai che le Unioni
regionali hanno da costituire organismi aperti alle più sentite esigenze del mondo economico e pronti a soddisfarle con iniziative idonee sia
nel campo della ricerca sia in quello
dell'atti-vità organizzativa e dell'assistenza tecnica in maniera che l'azione delle singole Camere ne
risulti agevolata, sorretta, potenziata dal
co-mune concorso.
Per quanto riguarda posizioni più specifiche, va detto che un'opera di più stretta collabora-zione a livello regionale può essere sviluppata
tra l'Istat e l'Unione regionale, proprio per poter più agevolmente disporre di dati di cui l'Istat ancora oggi, nonostante la più ampia collaborazione fornita dalle Camere di com -mercio, si fa geloso custode.
Proprio per questo l'Istituto centrale di
statistica dovrebbe rivedere alcune sue
impo-stazioni nei termini della collaborazione tra centro e periferia, appoggiando la sua azione
proprio alle Unioni regionali, per il tramite delle Camere di commercio.
Più recenti esperienze, solo che si faccia, ad esempio, riferimento al vasto settore dei rap
porti con l'estero, fanno avvertire cOIue gran
parte dell'azione delle Unioni regionali dovrebbe ispirarsi, nell'interesse delle Camere di
com-mercio associate, all'acquisizione di una
cono-scenza approfondita dei sistemi di produzione e di vendita nei paesi di esportazione e di
con-correnza; alla individuazione dei metodi impie -gati nella preparazione professionale da parte di paesi più evoluti dal punto di vista produttivo e delle tecniche distributive; nel promuovere una partecipazione coordinata a
manifesta-zioni all'estero, con particolare richiamo sui
nostri ambienti produttivi; nella ricerca di aree
di mercato che nuove si vengono aprendo al
commercio internazionale e verso il quale l'eco -nomia regionale è particolarmente interessata; nel favorire nei funzionari una diretta cono-scenza dei mercati stessi, perchè siano pre pa-rati ad assolvere compiti ben più complessi
appunto di consiglio, di promotion, ecc.; nel
costituire commissioni di studio responsabili atte a preparare, nei paesi, incontri ad alto livello in modo da predisporre l'ambiente a più rappresentative missioni di operatori.
Ma su questo argomento più in dettaglio
riferirà il collega presidente della Camera di commercio di Alessandria che, come gli altri
colleghi delle Camere di commercio consorelle,
si è voluto assumere il compito di una relazione su un argomento specifico.
Affinchè il processo di accumulazione delle
informazioni possa raggiungere e mantenere un livello soddisfacente, l'Unione regionale deve
farsi promotrice di incontri a vario livello su argomenti di particolare importanza dal punto
di vista economico e sociale e che inquadri i vari problemi nell'economia regionale; incontri che soddisfino ad una finalità produttiva
pro-prio attraverso l'informazione e le conoscenze di vario tipo che dagli stessi possono scaturire.
18
1
CRONACHE ECONOMICHEQuando si parla di incontri, il riferimento è diretto a tutti i settori, chè agricoltura,
indu-stria, commercio, artigianato, trasporti e comu-nicazioni, turismo, infrastrutture, 'ono tutti
settori che presentano problemi che vanno visti nel complesso dell'economia provinciale, ma anche, per le ragioni innanzi espresse, nel com-plesso dell'economia regionale. L'Unione può a questo fine assolvere ben precise quanto deli-cate funzioni.
Su quello che le Unioni regionali hanno da
fare, sui compiti che hanno da assolvere, sulle iniziative da prendere, l'esperienza degli anni decorsi ha molto insegnato, ma ben più ricco
di prospettive si presenta il futuro.
Un'affermazione di principio, a conclusione, sembra necessario fare, e sulla quale ci siamo trovati in completo accordo tra le associate. Desideriamo mantenere a questi nuovi orga-nismi, nuovi nella loro modificata struttura, la
massima snellezza possibile. Non vogliamo farne assolutamente un nuovo ente che imposti tutto su due problemi: i registri di protocollo cd i
ruoli del personale. Non vogliamo in alcuna maniera che questi organismi costituiscano una
sovrastruttura e tantomeno un inutile doppione.
Vogliamo che costituiscano e rimangano
vera-mente uno strumento agile, capace di movim
en-tare e di realizzare, col comune consenso, idee
in grado di portare un ulteriore contributo in campo regionale unitamente a quello che già
così attivamente le Camere di commercio, cia-scuna per proprio conto, vengono facendo per le economie provinciali.
Vogliamo che la nostra Unione risponda
effettivamente allo spirito che deve animare questi organismi. Idee, collaborazione, operc debbono tendere allo sviluppo ed al pote
nzia-mento sia dell'economia generale che degli
L'economia
regionale nel 1965
*
1. Consùlm'azioni compless'ive.
L'andamento dell'economia della regione pi
e-montese durante il 1965 ha manifestato carat
-teristichc in parte analoghe, ma a volte difformi
da q uclle che hanno contraddistinto l'anda
-mento economico dell'intero paese. Nel com
-plesso si può affermare che se nel 1964 il reddito
prodotto nel Piemonte era stato inferiore a
quello dell'anno precedente (la riduzione fu
stimata intorno all'1,7% circa), nel 1965 la
situazione è notevolmente migliorata, anche se
il con untivo regionale difficilmente potrà reg
i-strare l'aumento stimato per il reddito nazionale.
Un primo giudizio di sintesi si può esp
ri-mcrc basandosi oprattutto sull'andamento dei
settori secondario e terziario, in considerazione
del modesto ruolo che riveste l'agricoltura nella
struttura produttiva dell'intera regione e dal
momento che, come è risaputo, « l'insieme delle attività agricole l'i 'cnte per sua natura più dei
fattori di fondo c di fattori naturali esogeni,
che non di impulsi di breve periodo )l, cong
iun-turali.
Possiamo così affermarc che il bilancio 1965
si avvantaggia di un'accresciuta produzione
in-dustriale c della diffusione presso un discreto
numero di categoric industriali della ripresa de
l-l'attività produttiva, del supcramento della fase più acuta della disoccupazione, dell'attenuazione dclle spinte ascendenti dei prezzi ed in generale
di un miglioramento del clima psicologico presso
gli imprcnditori industriali.
Per contro non si possono ignorare le zone
d'ombra chc sono pcrsistite e non hanno per-mcsso il generalizzarsi del movimento di ripresa.
Soprattutto bisogna segnalare le notevoli
diffi-coltà che hanno incontrato (e non ancora supe
-rato) i settori te' ile e edile, nonchè i comparti
industriali ad es i direttamente collegati; la
cifra yeramente notevole delle ore non lavorate,
per lc quali è intervenuta la Cassa integrazioni
c che sono assommate a oltre 60 milioni, ed infine la scarsa propensione all'investimento da
parte degli imprenditori.
Il bilancio della regione, così e pres o 111
lince generali, è naturalmente la risultante di
andamenti tah'olta diversi nelle singole
pro-vince: andamento nel complesso buono per
Alessandria, Cuneo e Torino, solo discreto per
Asti e Vercelli e ancora positivo per Novara, pur
con notevoli ombre per le prospettive imme -diate.
Per approfondire e giustificare questi giudizi
è necessario procedere ad un'analisi dei singoli settori di attività economica: iniziamo con l'agricoltura.
2. Agricoltura.
I risultati della scorsa annata agraria, se
pur nel complesso abbastanza ,oddisfacenti,
non hanno potuto eguagliare quelli della pro -duzione 1964, da ritenersi invero eccezionali e
dovuti ad un insieme di fattori in serie favo-revole.
Innanzitutto le produzioni agrarie nel 1965
hanno risentito in maniera negativa delle
con-dizioni atmosferiche: l'andamento meteorol o-gico dell'anno è stato alterno e ad un clima ecce-zionalmente mite nei primi mesi, caratterizzati
da una lunga siccità, sono seguite abbondanti
piogge nel mese di giugno, abbassamenti di
temperatura a fme agosto e frequenti
precipi-tazioni autunnali.
La coltura del riso ha più delle altre risen-tito di queste condizioni climatiche particol
ar-mente sfavorevoli: la produzione del cereale,
deficitaria rispetto alle medie annuali, è stata stimata inferiore di oltre il 25
%
nei riguardidi quella del 1964, nonostante l'aumento della superficie coltivata, e denuncia un accentuato
cadimento qualitativo.
Mentre anche le colture foraggere hanno
subìto una notevole flessione, il frumento ha
fornito una produzione generalmente soddi
sfa-cente con miglioramenti quantitativi e
qualita-tivi, per cui il mercato, sin dall 'inizio della
nuova campagna, ha registrato una vivace
ri-chiesta che ha consentito di mantenere le
quo-tazioni su livelli alquanto elevati. I produttori
sono apparsi più inclini che nel pa sato a
sca-glionare nel tempo le vendite nell'intento di
* A CHm della Camera di commercio industria e agricoltura di Novara.
beneficiare delle maggior azioni previste dal mec
-canismo comunitario dei prezzi e di lucrare i
rialzi, che normalmente si verificano durante e dopo la stagione invernale.
Il raccolto del granoturco è stato vario,
secondo le province: ha segnato un aumento
a Novara e Alessandria, una diminuzione a Torino e, piLI accentuata, a Vercelli, mentre si
è mantenuto ai livelli della precedente annata agraria altrove.
La vendemmia ha dato risultati non sempre soddisfacenti: anche dove la produzione ha
mantenuto i livelli quantitativi dello scorso
anno, si è accertato uno scarso tenore zucche
-rino e si sono dimostrati carenti i requisiti tipici di alcuni vini pregiati, specie nell'astigiano.
Per quanto riguarda gli altri raccolti, si deve segnalare un aumento della produzione
della barbabietola (Alessandria) ed un incre -mento della produzione ortofrutticola. Per la frutticoltura, in particolare, si è notata una
tendenza ad abbandonare la coltura promiscua per sostituirla con quella specializzata, che pe r-mette di ritrarre produzioni corrispondenti alle
moderne esigenze di m~rcato e quindi e cono-micamente vantaggiose.
Il patrimonio zootecnico può stimarsi in
va-riato rispetto al 1964 con assoluta preponde -ranza della specie bovina, che assume la mas
-sima rilevanza non solo con riguardo alla cons
i-stenza numerica ma soprattutto rispetto al va
-lore economico dei prodotti ritraibili. Si può
però sottolineare, anche a seguito della prope
n-sione dei consumatori, accentuatasi nel corso del 1965, verso prodotti più economici, l' oppor-tunità dell'indirizzarsi ed insistere sugli alleva
-menti a breve ciclo (suini, ovini, polli, conigli). Questi, infatti, oltre che presentare più rapida e meno fastidiosa riproduzione, concludono il
ciclo di maturazione in pochi mesi, ragion per
cui al momento di realizzare è più facile che permangano le condizioni congiunturali che
hanno dato l'avvio all'iniziativa produttrice. Anche nel 1965 si è registrato un notevole
incremento nel parco macchine agricole della
regione. Giova peraltro rilevare che il crescente
numero di macchine a disposizione delle aziende
tende ad accompagnarsi ad un minor sfrutta
-mento delle macchine stesse, come dimostra la
diminuzione del consumo medio annuo per ca
-vallo-vapore di carburante agevolato. Pare
quindi che l'aumento dei mezzi meccanici sia
derivato non tanto dalle scelte degli impre ndi-tori, quanto da necessità contingenti ed in pa
r-ticolare dalla carenza di mano d'opera spec
ializ-zata, che il maggior afflusso di forze di lavoro
alle campagne, verificatosi durante il 1965, non
è riuscito a colmare.
20
I
c R o N A C H E E C o N o M I C H EPer l'agricoltura delle singole province i
risultati economici sono largamente condizi
o-nati dalle specializzazioni colturali: così a
Ver-celli il cattivo raccolto del riso ha fatto regi
-strare una riduzione del 15
%
almeno nellaproduzione lorda vendibile, la quale invcee ha subìto modesti incrementi a Cuneo (+ 3
%
)
edAsti (+ 4-5 %). Ad Asti peraltro l'insufficiente
disponibilità di acque irrigue sta co tituendo
una remora allo sviluppo dell'agricoltura nella
p~rt: pianeggiante e nei fondo valle della
pro-VInCIa.
Risultati soddisfacenti presenta anche
To-rino, dove si è stimato un aumento della
produ-zione vendi bile del 15
%
:
infatti le diminuzioniquantitative di gran parte dei prodotti si sono
incrociate con l'aumento più che proporzionale dei relativi prezzi. A Novara ed Ales 'andria, invece, i ricavi agricoli hanno subìto una lieve
involuzione rispetto al 1964. 3. Inclust1'ia.
L'attività industriale, il cui apporto alla
formazione del valore aggiunto globale è stato stimato per il Piemonte in un'aliquota superiorc
al 70
%,
ha mostrato nel corso del 1965 sintomidi ripresa, che denotano un evidente migli
ora-mento del settore in generale se messi a
raf-fronto con la stasi o addirittura flessione
pro-duttiva denunciata nell'anno precedente.
I dati statistici sono concordi nell'indicare
nel mese di maggio il periodo in cui la ripresa
si fa più sostenuta pur senza conseguire i mas
-simi produttivi dell'ottobre 1963, come invece è avvenuto in campo nazionale. Per cui il
pro-blema è rimasto quello di cc riportare il sistema a girare al ritmo cui era avvezzo prima della caduta n, generalizzando la ripresa che ha in ve-stito certi settori e lasciato fuori altri.
Infatti se può considerarsi acquisito il ril
an-cio dell'industria automobilistica, lascia ancora
perplessi la situazione eli quella meccanica e siderurgica, per la generale riluttanza delle i
m-prese ad investire, dell'industria tessile per motivi strutturali, nonchè dell'attività edilizia.
In generale si può ancora osservare che m
en-tre agli inizi della recessione gli imprenditori
tendevano a limitare gli orari di lavoro, lasciando
inalterata la struttura aziendale, nel corso del
1965 una grande parte delle aziende, specie medie e piccole, si è orientata verso la. rior
ga-nizzazione dei processi produttivi con sospen-sioni temporanee, e molte volte dcfinitive, delle attività più colpite.
Si può quindi con entire con la Camera di
-sicdono, sccondo il giudizio delle stesse categorie
imprcnditoriali, in un miglioramento
dell'atti-tudinc, sia psicologica che operativa, delle
aziendc a sopportarc gli attuali modesti livelli
produttivi ».
La domanda globale dci prodotti industriali
ha trovato nel corso del 1965 un valido sostegno
nclla componente della domanda esterna
(espor-tazioni). È dovcroso però riportarc la diffusa
prcoccupazione degli operatori economici con
l'cstcro - spccie i piccoli imprenditori - che
dovcndo spesso accontentarsi, pcr competere
sui mercati internazionali, di prezzi atti a
bilan-ciare i costi complessivi e non anche i. costi
cconomici-tccnici, temono in un prossimo futuro
di non avcre mezzi sufficienti per fronteggiare
l'obsolcscenza degli impianti.
4. A completarc il quadro basteranno alcune
indicazioni settoriali e territoriali in aggiunta
a quelle fornite in precedenza.
Pcr la provincia di Torino si possono reg
i-strare i buoni aumenti delle produzioni delle
industric siderurgiche, tranne di quelle
colle-gate all'edilizia, dei settori chimico, farmaceutico
c della gomma. Per l'industria automobilistica,
il cui apporto alla produzione nazionale è stato
valutato per il 1965 a circa 1'89% del totale, si
deve rilevare che di fronte ai progressi
conse-guiti dalla produzione di autovetture si sono
avute notevoli flessioni nel campo degli a
uto-veicoli industriali. Il fatto è anche confermato
dalle risultanze ulle immatricolazioni al P.R.A.
presso tutte le province della regione. Incerto
si è mostrato il settore delle industrie m
ecca-niche varie, dove particolari difficoltà si sono
regi trate nel campo delle carrozzerie per a
uto-veicoli e della produzione di motori e macchinari
elettrici destinati all'equipaggiamento
indu-striale.
Per i tcssili abbiamo già detto: basterà
ricor-dare che il consuntivo del settore è negativo
anche per la particolare situazione attraversata
dal maggior compIe so dell'industria cotoniera
della provincia, che nel luglio ha interrotto
totalmente la propria attività, sospendendo dal
lavoro circa 8.000 dipendenti.
Pcr l'industria vercellese il 1965 è stato un
anno di assestamento, con indicazioni sempre
più diffuse di un ritorno a posizioni di maggior
equilibrio.
Nella provincia di Novara hanno mantenuto
un buon ritmo produttivo le industrie delle
fibre artificiali, chimiche, della l'affinazione del
petrolio e dell'abbigliamento. Soddisfacente è
risultato anche l'andamento per alcuni com
-parti del settore meccanico (produzione di ascen
-sori, montacarichi e macchine tessili), mentre
in difficoltà si sono tro\'ate le industrie te ili c ·iderurgiche. Tra queste ultime particolarmente
grave la situazione di quelle localizzate nei
fondo valle della regionc montana, le cui
ra-gioni di crisi, oltre che dai motivi strutturali
(complementarietà rispetto ad altri settori),
sono state accentuate dalla sfavorevole
ubica-zione degli impianti (lontananza c soprattutto
difficoltà di comunicazione con i centri di
mer-cato e di rifornimento).
A Cuneo la situazione è stata incerta: si sono
dovute registrare flessioni produttive presso le
industrie estrattive, meccaniche, editoriali e
dell'abbigliamento, parzialmente compensata
dal buon andamento del settore degli alime
n-tari (che peraltro tiene a Cuneo un posto di
primaria importanza) e della gomma.
L'attività industriale della provincia di
Alessandria ha risentito delle difficoltà cong
iun-turali: tra i settori più colpiti si trova l'industria
del cemento, i cui impianti nel corso del 1965
sono stati utilizzati soltanto per il 50-60 %. Il
consuntivo è negativo anche per l'industria
calzaturiera; l'industria orafa, invece, ha
pre-sentato un andamento soddisfacente, come pure
l'industria del cappello di feltro.
Per la provincia di Asti si deve registrare
una battuta d'arresto nel processo di industri
a-lizzazione in corso da qualche anno. Per il resto, nel suo complesso, la situazione di fondo dell'apparato industriale astigiano durante l'
an-no 1965 ha mantenuto all'incirca le posizioni e
denunciato le stesse caratteristiche dell'annata
precedente, con lievi deterioramenti in qualche
settore (metalmeccanico, materiali da costru
-zione e abbigliamento) e lenti indizi di ripresa
in altri (produzione di vini, vermut, spumanti e
distillerie). Le industrie vetraria e dell'imba l-laggio hanno utilizzato integralmente le capacità
produttive delle proprie attrezzature aziendali.
5. Edilizia.
L'industria delle costruzioni ha registrato
nel 1965 un peggioramento della situazione per
l'intero Piemonte e per le singole province.
Infatti, se è vero che i lavori iniziati in passato
sono stati portati a termine, è altrettanto vero
che almeno una parte delle costruzioni ultimate
alimenta l'invenduto e che inoltre permane dal
1964, aggravandosi il ritmo ridotto delle nuove
iniziative e progettazioni. In relazione al ciclo
edilizio (su 100 vani progettati in un anno, circa 90 risultano ultimati a distanza di 2-3 anni),
vi è da attendersi un ulteriore aggravamento
della situazione in un periodo quanto mai
prossimo.
I provvedimenti legislativi di ordine
fman-ziario, varati nell'autunno scorso, rapprese