CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGIlICOL TURA DI TORINO
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/9
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)
CRONACHE
ECONOMICHE
OLIVETTI T
EKNE
3
È la nuovaOlivetti
elettrica per scrivere che per il suo cinematico è diversa da ogni modello tradizionale; la macchina che esalta
al massimo grado i vantaggi dell'elettroscrittura: perfetta uniformità, nitide copie, economia di tempi, di costi
e di lavoro.
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di controllo prevengono le sviste piÙ comuni, garantiscono sempre il risultato migliore.
cronache
ec
onomiche
mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torino
numero 278/9
Febbraio-Marzo 1966
Corrispondenza, manoscrini, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della R,-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal ,iudizìo insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati e siglati rispecchiano soltanto il pen-siero dell'autore c non impegnano la Direzione della RiVista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-stre inviue in duplice copia. E' vietata la n-produzione dcgli articoli e delle note senza l'autorizzazione della. Direzione. I manoscritti, Jnche se non pubblicati non SI restituiscono.
Direttore responsabile: Prof. Dott. Giuseppe Carene
.
sommano
L. Mallè
3 Defendente Ferrari di Chivasso V. Zignoli
11 Tecnica, organizzazione e distribuzione delle macchine utensili G. Zandano
21 Di alcune fondamentali assunzioni nei modelli classico e keynesiano T. Gagliardi
28 L'influenza J delle stagioni turistiche sulla gestione delle aZiende alberghiere
G. Sacerdote
31 Un consuntivo favorevole con ottime prospettive di svilupp:J L. Maser
36 Sviluppi recenti della legislazione forestale in Francia e nella Ger-mania Federale
G. Menzel
40 Razionalizzazione del processo di produzione nelle segherie 48 problemi dell'edilizia prefabbricata
M. Borini
51 Prefabbricazione e industlializzazione dell'edilizia in Italia L. Fiorini
63 Prospettive della prefabbricazione nell'edilizia residenziale C. Muttoni
70 Aspetti tecnico-economici della prefabbricazione J. Charrière
72 L'utilizzazione dei materiali in terracotta nei sistemi Costamagna H. Mouin
80 Prefabbricazione di elementi di costruzione aventi grandi dimen-sioni: sistema Pascal
L. Cartanas
86 Sistema di costruzione Ducar R. lacoine
87 Sistema di costruzione Thermo-Coffrage S.E.C.T.R A.
90 Note e discussioni: Centro di raccolta di prodotti artigiani de3tinari principalmente all'esportazione (a cura di F. Barbera)
93 Tra i libri 95 Dalle riviste
Direzione, redazione e amministrazione
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO
Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri. 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15
- Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.
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BORSA VALORI
Via San Francesco da Paola. 28. Telegrammi: Borsa.
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BORSA MERCI
Via And rea Doria. 15.
Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).
GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO
Laboratorio analisi chimiche - Via Andrea Doria, 15. Telefono: 55.35.09.
Laboratorio stagionatu ra ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3
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In coperl,na~ Defendenre Ferrar. • Adorazione dei pastori, Predella. (Arch. Museo Civ. - Tonno) LlIigi
.
MaZZè
J)i J)eftl/dl'lI/e PI'/'J'l/ri si hallllO all11cl1o dieci opcrl' datatc l' {trilla/t', SII Uicit'lIti /)('1' i /Id icore Il Ila d irc:iol1c sti!ist ica Il nivoca COli !J(lltil'lllur(' tCl/dl'lI':.{( ad as.'ol'hi}'si iII mezzi csprcssit'i chl'
nel-Adorazione notturna 1510. (Torino. Museo (,vico).
l'intimo /Ilutl/rano assai II/C/W di quelli di Jflirtil/o Spal/:otti suo marslro, 1/01/ }JC/' III/ t'l'l'O l' lJru]J/'io difl'llo qual/to pC/' te/ll-/)l'/'al/u'lIto rii'olto piulloslo Cl prl'-:iosilà di I//(/I('/'i(/ 8t'/II [Jrl! riassa-parola .\'cl/:a /11l1lar gusto fon-dall/l'l/talt' /' 1101/ sCI/:a qualche ingel/Ila pl/Illa d'ortificio; pl'/'SO-I/Illilà isolata, dal fascilla irri-i}('libile se pur limitalo. l/ldivi-cll/(u!o 11011 (' di/]icile qualldo se 1/1' scopra c rulllii /11'110 giusta portata la Ijllalità dcI discgno rigido e IUlI1illiiitica/llcllte frullio, delle lllci dure, lei'ù!.alc, del cro-II/atismo t'il'ace, dai tilll/lri (/l/COI' prcl{(/lIlcl1lc II!cdil'pali, di gClI/ma (sel1za chc 1/11 gioco d'ombre s'ap-prt'nda alla forll/(( COIIIC in Jfor-tino IU' chc il tralleggio sopram-//lesso si faI/da col colore, bel1sì giocando di gra(ìslI1o staccato S1I lacchc c smalti).
L'a/lirità dci l'h it'{(sscse l'icliC circoscritta di solito fra gli l'stre-mi della pala al Jfunicipio di Ca.<!cllc, 1501, (' 1I11 lrittico iII :.,'. Gio1.'wmi il1 .11.'iglialla datalo l,jJ:i: p/lI11i, l'lItrall/bi, da di-SCII/l'l'l'; il pl'illlo per lilla f1lsiol/l' pittorica che l'a al di là del Fl'r-rari, (Il pari dclla fll/idi/à di moti dtl S. CrU%ro, non in accordo COI/ la dafa l,iO 1 risul-lanlc cerio da callit'lI lettllra di
ci/l'c
scol111w rst: i l SI'com!oper
l'accostwl/clllo di paill/clli lall'-mli 11011 ])l'r!illl'llti al cl'l/tralt', 71iil 1I10dl'rIli, /IInltre la dala in-soli/allll'lIle segl/ata (l ll'ttercL'Annunziata, pannello di polittico. (Torino, Museo Civico).
stessa riduzione, trapassalldo alla
novellistica nella piccola 1JOC ia di scenette casalinghe, di paesag-gini miniati più che dipi Ilti, Ol'e un apparente ?'itorno d'ingcnui/à qtwttl'ocentesca vela le sa1Jide estrosità del '500 di Lombardia e di Emilia e le novità di Ilatura e di lu,me danlLbiani e del Tirolo,
anche con una componente
{ìam-mÙ2ga per C1Li s,i dovrà sOlldare, tra l'altro, l'importa nza dell' ac-climatazione 1Jiemo nte se del l'({ l-lone Pietro Gmmmorseo (Petms
1I10nse?'itbs
= Pietro di
}'lolls) e l'azione del S1W paesaggismo e del S'LW col01'e, non diment'icC/ndo 1Je?'() l'azione piemontese ill sellso opposto sul Gramnwrseo, ch'eragenero di Francesco S1Janzolti,
Defendente vi passa dal tratto
spiritoso e bTillante alla
nota-zione di paesaggio fantastico, o
alla osservazione della vicenda di luce ed ombra secondo
prin-cipi di ve1'ità oggettiva (e dei suoi ?'iflessi psicologici) da
Ì1nparen-tarsi più alla pitt1L1'a dei Paesi Bassi di poi che alla tedesca d'a l-lora, costituendosi le sue predelle come 1Ln cm'pus delizioso di « pe-tit-maU1'e» vivido, smagliante,
frizzante, aggiungendosi alle
pre-delle molte eccellenti palette, di f?'onte alle quali retrocedo no spesso i grandi polittici alla cui
trasfigurazione non entrano il sor-riso festoso, il grano di malizia,
l'esulta?' di smalti, il tremolar fiabesco d'acque, di biacche sulle carni aTanciate, di {ìlat1Lre cl' oro
divaganti tra le 1'eti clwretle degli aurati tratteggi,
mane gTandi, sembra p~tb
into-naTsi ai Santi ai lati che alla tavola mediana,
Già Defendente giovane
mo-stra una spinta patetica che non
gli divernì mai drammatica nè
assumerà intonazioni corali,
so-stando alle rive del malinconi-camente emotivo, del dolcemente dolente, del piamente compunto, La mitezza spanzottiana vi
s'ac-costa, più che alla sospensione d'anima, alla vaga fissità di tipo
somatico umbro, ed entrambe s'in -durano, levigano, trapassano in carni mannoree e in vesti frante come pezzi di vetrata, Il senti -mento che in quella materia non scende ad accalorare dent?'o, liscia dal di fuori le forme, ora di
pu-41
CRONACHE ECONOMICHErismo ingen'Lw, ora di desc' ritti-vità fanciullesca e ad essa ce?'ca app?'endersi col pennelleggiare
sfìoccato,
Anche il na?Ta?'e subisce la
U n indugio pa?·ticolaregl!, iato sulle opere non è possibile; al suo nome sono venute ad accumu-larsi attribuzioni - di cui molte inaccettabili - superanti il cen-tinaio. Le pitture recanti firma, con o senza datcl, sono dieci, dal 1611 al 1531, precedute dalla piccola Natività notturna (Nlu-seo civico, Torino) non fi1'mata ma d'evidenza. stilistica palmare, datata 1510, e intervallate da ttna tavola al Duomo d'lm'ea, del 1519, e da un S. Gerolamo in p?'eghiera (Torino, museo ci -vico) datato 1520. La Natività notturna è già un capolavo?'o, d'accordo tonale stupendo d'i ?'ossi vivi o spenti, di bnlciati, verdi cupi, terre, ori; l'acuto g?'afismo cristallizza, frangendosi nella ma-gia della t?'iplice sorgente lumi -nosa e 'in un favoloso legame tra le figure, emergenti pe?' bagliori, e il paesaggio vibrante. FOTte, ma non meccanico, è il nordicismo tra tedesco e olandese, sia nel tr at-tamento pa?'ticolaristico della lu-ce, sia nell'intimismo, sia nel senso panico dello sfondo, Si noti la moltiplicazione delle fonti lwninose: una luce, non mate-Tial mente centrale ma psicologi-camente accentrante, che ù'1'adia dal capo del Bambino a te?'1'a, Tisolto in un fascio di filatuTe luministiche, cTeando una zona d'espansivo ?'iverbero; una luce, descrittivamente particola1'eggia-ta, a destra, nella candela che GiuSelJpe ?'ipaTa fra le mani, Tinnovando con o?'iginalità un motivo nato pTobabilmente in Fiandra nel primo quatt?'ocento e 7Joi presto difjtlsosi, diventando frequente nella pittura dall'Olan-da all' A tlstTia, ma eccezionale da noi: infine la luce dell'alone che emana dal minuscolo angelo ?'e -ca nte l'annunzio ai pastoTi, una hlminosità giallo-verdognola che porta una nota di stttpore, così come le due altt'e luci inducono accento di raccoglimento o di trepidante afjettuosità. In nes-sun altro caso la pittttra
piemon-tese tardogotica conobbe una 1tni- Stalla di coro, con veduta di Biella.
(Biella, Chiesa 5an Gerolamo),
S. Gerolamo in preghiera, 1520. Particolare del paesaggio.
tà tonale e un'intensità di sugge -stione umana e di nat'Lwa, così piene, integrali. E se indubbia-mente la grafia di Defendente, così C01ne la S1ta visione inte -ri01'e, sono l'espressione poetica di un maestro mggua1"Clevole pW' senza gi'Lmge1'e a stat'L~ra di p1'ùno 1'ango, si puo tuttavia bene com-prendere come, nell'800 (e fino olt1'e la metà, anzi più avanti ancom) alla critica d'a1·te, al-lom male informata (e preve -nuta) sui piemontesi, alcuni di-pinti 1m i migli01'i di Defen -dente, i più legati fon;wlmente e tonalmente, potessero pW'ere ad -dÙ'ittum opera di Fiandra o di G.ennania, e (ma giocava (tl di sotto anche W'L alt1'0 motivo, solo
di recente messo in luce: la co -noscenza da parte dei piemontesi, della incisione e della xilogmfia tedesche da Schonga'LteT a DiiTer) anche essere attribuiti dÙ'etta-mente a Diàer o alla sua bot-tega. Altro capolavoro, un anno
61
CRONACHE ECONOMICHE(Torino, Museo Civico).
dopo, il polittico col PreSe1Jio
ùì
S. Giovanni d'Avigliana, pro-pone un tipo di Natività com-piaci'Ldamente 1'ielabomto, f01'se mai con tanta delicata poesia come ora, salvo nel frammento d,i polittico, non molto più tW'do, al museo civico di Torino, C'Là se-g1wno il presepio del Duomo di S'L~sa, la più secca Adorazione del bambino con santa Chia1'a(1519) al Duomo di Ivrea e quella co nS. TVannondo e 'Lm prelato
(1521) allo stesso Duomo, che fissa il tipo tW'do di Adorazione defendentesca, concluso nel polit-tico del 1531. Il polittico dell' 11 ad A vigliana è fra le cose più sottili di Defendente, svelandone perfettamente tutti i limiti ma anche tutte le grazie e t1dte le qualità. Un disegno asciutto, in punta di pennello, q1wsi di 'Lm bulino o d'un penicillo da minia-tore; forme spianate, risolte con una marcata pTefe1'enza peT gio-chi di rapp01·ti di piani stesi,
non sv'ih~ppando volumi, che se mai sono trattali con una COI1l-piacùda plasticità s070 nei volti (mentre le mani si 1'isolvono in acute e diafane triangolatLtre) 7a-sciando al panneggio '!t'ilO svolgi-mento che esclude volumelrie a favore di zonature piatte, o se
tenta elaborazioni plastiche, 70 fa in termini di fratturazione di pieghe, di scanalatu1'e, COIl un senso semp1'e 1Jarticolaristico, sia che nel fW'lo s'appoggi ad una tradizione foppesca (appresa at-traverso Spanzotti) o 1yrovenzale (conosci1bta tramite la stessa fonte o q'L~ella del liguTe Dudovico B1'ea) o macriniana, che non fu - quest''L~ltima - l'eS1Je1'ienza più consona e fav01'evole per De-fendente. C'è, nel polittico di Avigliana, ww gracilità. com-movente di fonne, come l'esalare estTemo cl"una raffinata corrente di pittu1'a cavalle'resca, in cui WL
ideale di moduli a1'istocratici, la filtrazione 'Ldtima d'un lingnag-gio di c01·te, si decantano in mo-duli emblematici assottigliandosi in 'Lm clima di cerimonialità. (che non esclttde l'umanissimo amore per valO1'i di tutti i giorni)
e di nostalgia per un mondo fia-besco al t1'amonto, C'è, in quei timbri verdi, ace1'bi o smeraldini o b1'Uniti, nei blu densi quasi neri, nei TOssi laccati sanguigni, nei gialli lucenti, negli ori cari-chi, un sentoTe di preziosità di-venute, già a quei giomi, fa vo-lose: come uno spreme1'e gli ul-timi fulgo'ri d'una lunghissima storicl di sontuosità 1'egali della pittu1'a t?'Cl Borgogna, PTOvenza, Catalogna, Ge'rmania del Sud, che vw'iamente avevano stretto in un nodo culturale, 1'icchis-simo di interfe1'enze, il nostTo Piemonte,
P1'oprio alcuni pannelli del po-littico di Avigliana 1511, po-trebbero esse1'e definite le cose più
« catalane» di Defendente, come lJer un estremo eme1'gere di ap -pariscenti aC~llezzc della scuola d'un J ai me Ii uguet, di cui va-gwnente circola il 1'icordo della singolm'e fusione di gmzie
deli-S. Pantaleo con donatore.
(Torino, Museo Civico).
Presentazione di Gesù al tempio. (Torino, Museo Civico).
catissime e di amarissime p1'ese di possesso della 1'ealtà; natuml-mente, discendendo Defendente su tm piano più familim'e, più tmnquillo, dive1,tito e di piace-volezza senza p?'oblemi,
Nessuna delle Natività del de-cennio StlSseguente - 152030 -avrà più quella particola1'e poe-sia, così fatta di freschezza inge-nuamente giovanile e di vecchio
tmdizionalismo degustato che di-stingueva la Natività centmle del polittico del 1511; nè più saTà facile, in seguito, rit1'ovm'e in santi, a tutta figura o mezza fi-gura, la concisione efficacissima dei santi 1'appresentati nei pan-nelli late'rali di quel polittico, È se mai una piccola tavola con il P1'esepio al "Museo Borgogna di Vercelli, forse databile verso la.
Polittico con l'Adorazione del Bambino e Santi,. 1531. S. Antonio di Ronverso (Avigliano).
fine del decennio 10-20, a ?'opro-porre, con tinte più smaglianti e 7Jreziose, la gentilezza fragrante e il lascino di quel precedente
eseJn7Jio, elaborandolo con
mag-gior sontuosità rli smalti e più i IIdugiata levigatezza di incar-nati,
Squisito un t?'ittichetto già al-l' lstitttto 1'OS11l iniano di Stresa, col Presepio, i 1Vl agi, la Pietà (1523), che stabilisce nella scena mediana un altro schema tipico, libera, comb'inazione di più' idee
spanzottiane (dalla pala Contini, dalla Dis7Juta., dallo S1Josalizio)
e ch'egli comb'ina a uno sfondo delle proprie Natività; lo stesso le ma si 'ripete, in grande, nei
lliagi della pa/Tocchiale di Leynì (Torino, Gall, sabauda) plastica-mente e cromaticaplastica-mente più f'Losi, facenrlo dubitare invero che non
siano di Defendente ma d'una mano più prossima all' ambiente spanzottiano, La Pietà e la Croci-fissione impegnarono pure spesso il pittore; de7la prima il miglior
esemplare è in collezione privata inglese (1524) e proveniva da S, Francesco al Bosco di Avi -gliana, la cittadina che nella ca -tena delle sue rtntiche chiese era diventata museo di Defendente, in pa?'te dispe1'so, in pa?'te ?'adu-nalo poi (ma scombinando più d'un polittico) nella chiesa di S, Giovanni, La piccola Croci-fissione del M'Loseo Civico di To-rino, con splendore di smalti e acerbità di caratterislno, di data non molto avanzata, è seguita alcuni anni d01JO dalla Croci-fissione grande della collezione Pensa di S, Damiano di Torino
e ci si chiede se 1m elegante per-sonaggio di profilo con cappello piwnato, efficace « rituLito» che stacca dalle altre fig'ure di « ?'e -pertorio », con un accento di ve -rità secondo i canoni del primo manierismo, non sia Defendente stesso, il polittico di S, Antonio di Ranverso, del 1531, di cui resta il documento cl' allogazione, segna 7a fase conclusiva d'tona
Calvario. (Torino, Museo Civico).
attività chc si fa stanca nclle
grandi figw'e ma che si ritrova
nelle predelle con amabile vena, schiarendo OrCI, assai, gamma e luci, attenuando le tersità lacca te
o i brividi nottul"n'i delle scenette più giovanili, Certo il polittico di Ranverso è insolita.mente mae-stoso; ma si dovrà far la debita parte all'intervento di aiuti non solo nello scrigno a SlJOrtelli che
rinchiude il polittico, ma anche in figure laterali del polittico stesso, La medesima Natività,
nella S'L"a esecuzione più larga e robusta, non ha pii't quella sotti-gliezza sostenuta del disegno; lo sviltoppo lJlastico dei volti, molto accentuato, tradisce una certa stanchezza, le figure S0l10 psico-logicamente più spinte e la luce non ha più il ]JI'imitivo pote?'e di trasfiguTazione fantasiosa, In-teressa vedere come Defendente, ancora una volla., nello sfondo architettonico (con simboliche 1'0-vine) riprende un motivo cZiffuso da incisioni di Diirer
dolo anCOTa; spunto per- lui fer-tile più e più 7.Jolte ma qui, nel-l'ampliamento, fo?'se meno attivo, meno suggestivo. Le scenette di pr-edella, più vivaci, sep1JU1'e esse stesse non abbiano più la vena e il mm'dente di quelle giovanili, dovTanno esser tenute in conto per- una illuminazione lJiù chia?'Cl e intenerita, così come pe?' ce1,ti moduli di fìgur-e più libne dagli schemi ta1'Clogotici lJe1' cu,i in lavo?'i del gene1'e, nel pe1'iodo più tardo di Defendente, si pot?'ebbe ravvisw'e qualche buon sptmto per- più giovani pittori piemontesi (t?'a Vercelli e Caselle) che, anche
10
I
CRONACHE ECONOMICHEse ancor tenacemente affascinati da memorie taTdogotiche, tutta -via s' 01'ientano m'mai verso solu-zioni manie'ristiche, T?'a l'altTo si potTebbe pa1'laTe, come clima, di Tisultati almeno geneTicamente affiancanti esiti di sctwla gauden-ziana, d'un Lemino giovane, ad esempio, che faceva i p1'imi passi pTopr-io intomo al '30, IVI a, in senso opposto, è da crede1'e che Defendente, pU1' tanto isolato nel SHO gt/'sto, non sia Timasto in-sensibile - e fosse ln/'?'e in St/' -pe?'fìcie soltanto - alle sugge-stioni emananti dal mondo tanto più libero e ape1'to degli allievi
immediati di Gaudenzio, !Ila non è, questa, che ww spigolatura; e ci limitiamo, lJrima di chi tl-derla, a 1'ic01'dare i singolarissim i
Tecnica,
organizzazione
delle
macchine
utensili :::
e
distri buzione
Mi torna alla mente una acuta osservazione che dcbbo all'esperienza di un nostro grande industriale laniero, uno di quelli che hanno saputo far apprezzare anche all'estero i meriti delle lancrie italiane.
Circa un mese fa, discorrendo della con-gi untura e sapendo del disagio che genera
l-mente soffrono in questo periodo di crisi gli
operatori dell'arte della lana, mi permisi di chiedergli notizie sugli impegni di consegna dei suoi stabilimenti.
Con molto stupore mi sentii rispondere che le sue fabbriche erano completamente e per lungo tempo impegnate.
Poichè non riuscivo a spiegarmi una così fortunata evenienza gliene chiesi la ragione.
1\1i rispose: è proprio nei periodi di crisi che le aziende meglio organizzate, quelle che hanno approftttato dei periodi facili per attrezzarsi con macchinario moderno di alto rendimento quantitativo e qualitativo e che hanno saputo preparare campionari di gusto moderno adatti alle varic esigenze internazionali, vedono au-mentata la loro attività.
In tempi normali, quando tutti i produttori sono oberati da commesse, i compratori, spe-cialmente i grossisti, sapendo quanto sia diffi-cile ot-tenere rapide consegne e sconti sostan-ziali, si rivolgono alle aziende più modeste che S0l10 ancora in grado di soddisfarli. Quando invece la crisi incombe, anche per avere ragioni di preferenza verso la clientela decimata, si rivolgono alle aziende pit\ accreditate che rit en-gono in grado di soddisfare le loro richieste.
Il capo intelligente deve poi tenere sempre in serbo, per i periodi difficili un mercato già curato e pronto, ma non ancora sfruttato, per opperire così alle minori ordinazioni dei mer-cati già in atto.
Vittorio Zignoli
La spiegazione è certamente accettabile, e, per quanto mi risulta, ha analogie anche con quanto avviene nel campo della meccanica per quelle aziende che si sono assicurate, attraverso brevetti o licenze di fabbricazione, la possibi-lità di fornire tipi nuovi e di facile smercio di macchine operatrici; ma penso che si potrebbe riassumere in poche parole affermando che il
capo più preparato, preveggente e propulsivo
riesce a mantener a galla la propria azienda anche nei momenti difficili.
Questo, sia ben chiaro, non vuole essere un appunto diretto ai nostri dirigenti meccanici che certamente non lo meritano, nè d'altra parte proprio io sarei la persona più adatta per sca-gliare la prima pietra, ma vuole essere invece un incoraggiamento, una affermazione di fiducia, affinchè essi serrino i denti e col coraggio che tutti in Italia abbiamo avuto in tempi ancor pill difficili, ci tiriamo ancora una volta su le maniche, tutti, per buttarci nella mischia dei mercati con la certezza, che mi propongo di documentare brevemente, che vi è ancora molto da fare per gli uomini di buona volontà in Italia e all'estero proprio nel settore delle macchine
utensili.
E cominciamo con un po' di statistica: Cominciamo anzitutto col sottolineare
l'evoluzione del settore partendo dal lontano
1938 per confrontare le cifre più rappresentative dell'epoca con quelle del 1964.
(*) Relaz'ione svolta al Convegno Nazionale « Università,
tecnica. ed organizzazione per il rilaneio dell'industria delle macchine uten5ili» promosso dal Centro studi di oTganizzazione
aziendale del Politecnico di TOTino (C.S.A.O.). TOl'ino, 10 dicembTe 1965 e l'ipl'odolta peT gentile concessione dell'autore. (N. d. R.)
Tabella 1.
CONFRONTO FRA LE CONDIZIONI DEL 1938 E QUELLE DEL 196! PER L'INDUSTRIA DELLE MACCHINE UTENSILI
ANNO 1938 V.ILorlI ASS~LUTI PERCENTUALE RISPETTO ANNO 196! PERCENTU.'LE RlSPETTO AL SETTORE ~lECC.'NICO RAPPORTO dati 1964
193
ELEMENTI FONDAMENT.\.LIStabilimenti attivi Addetti
Salari
N. L. Valore della produzione » Peso della produzione circa tonno Valore aggilll1to sulla produzione
al netto drlle subfornitllre .
Salari in % sul valore aggiunto Salari in % su! valore della
pro-duzione netta (106 milioni). . Valore aggiunto per addetto a
l-l'anno L.
Paga media ora,ria compresi
con-tributi. L.
Valore dellP produzioni a kg. l,.
86 5.898 25.729.COO 224.267.000 18.000 61% 39°
,
/.°
2!% 13.960 3,02 12,40INCTDEN7E SUL VALORE DELT~A PRODUZIONE
,\ L SETTORE ~lECCANICO 1,7% 0,9% 0,8% 0,8%
V.I LORI ASSOLUTI
280 22.000 29.000.000.000 10±.000.000.OOO 80.000 60% 47% 28% 2.850.000 G50 ].300 1,25% 3,2% 3% 3,6% 3,23 3,75 1.128 462,00 4,!0 205 215 105 Ma,no d'opera . Materiale 24% 48% 28% <I kg. L. 3,00 G,OO 3,!0 28% Cl le?,. L. 365 520 415 II Il ~oo,o
Spese generali e utile 32~o
Totale ~I kg. L. 12,40 u kg. L ] .300
Fonli: Da Piani Tccnico-crnDomici del CNR N. 10 del 1940 e da lSTAT e Informazioni suLla congiunLura.
Quantunque i dubbi sull'esattezza di queste statistiche (e delle altre chc citerò in seguito) non
siano piccoli, possiamo però considerarle suffici en-temente attendibili in linea di grande massima.
Risulta da esse che mentre i rapporti fra i dati dei duc anni 1938 e 1964 presi in esame sono abbastanza bassi per quanto si riferisce al numero degli stabilimenti attivi e al numero degli addetti perchè compresi fra 3,25 e 3,75, il rapporto tra i corrispondenti valori della pro-duzione risulta molto elevato perchè giunge a 462 volte, il che è comprensibile per il fatto che tale rapporto assomma l'influenza della flessione della lira e quella dell'aumento della produzione in quantit~ e qualità.
Il rapporto in quantità, calcolata come peso, è di 4,-J. volte soltanto mentre il rapporto fra i valori della produzione a kg. sale a 105 volte. 'preponderante appare però l'influenza del
costo della mano d'opera che passa da 3,02 Lire all'ora a Lire 650 di media, con un rapporto di 215, quasi doppio di quello del valore della produzione a kg.
Va osservato che nel 1938 l'industria delle
macchine utensili copriva soltanto la metà del fabbisogno nazionale, ricorreva, per la coper -tura delle domande a circa il 100 % di importg
-1
2
1
CRONACHE ECONOMICHEzioni, per un valore di 216.640.000 Lire contro
una esportazione di sole Lire 6.240.000 pari al 2,8
%
della produzione nazionale.Nel 1964 invece l'importazione fu di 30.422 tonno per un valore di 51.236 milioni di Lire, pari cioè al 49,5
%
della produzione nazionale, cifra ancora ingente ma meno della metà di quella del 1938. Di più, le esportazioni raggiun-sero le 41.159 tonno per un valore di 53.285milioni di Lire, superando così le importazioni
e ammontando a circa la metà della nostra pro-duzione interna.
La Tabella II riporta gli indici della produ-zione, l'ammontare della produzione delle im-portazioni e delle esportazioni dal 1959 al 196+.
Evidentemente è molto difficile giudicare in base al peso perchè esso può essere composto
da elassi di diverso valore, e anche in base al valore monetario date le yariazioni nei valori reali della moneta nei riguardi della mano d'opera delle materie prime e di quelle lavoratc.
Resta l'indicazione fornita dall'indice,
am-messo che il sistema di calcolo di esso possa ritenersi veramente indicativo.
Tabella JJ.
]0IDJCI DELLA PRODUZIONE DJ P O RTAZ IO:\f E ED ESPORTAZIONE PER JL SETTORE DELLE i\IACCHll'!E UTENSILI DAL 1959 AL 1964
lNDrCI PRODuzroNE NAZION.\LE DIFFERENZE ììI1GLL\IA DI l'O"".
M1GLIAIA INDICI MIGLI.\H DI MILIONr
..\N:"O PRODUZIONE
1953 = 100 DI TONN. DI MILTONI ~ITLIONI MrGl~IATA hLPORTAZ. ESPORTAZ. IMPORTAZ. ESPORT.IZ.
1D5D 154 40 50 11,09 18,86 1,1,49 20,47 1960 J67,7 50 68
+ 1
3,7+
18 20,78 26,09 29,44 28,05 1961 J89,5 98 114+
21,8+
,16 39,53 35,10 58,15 41,22 1962 J82,8 88 97 - 6,7 - 17 52,24 36,25 74,14 45,20 1963 182,5 98 120 - 0,3+
23 54,75 35,69 80,91 47,9,1 ]964 144 80 IO·! - 38,5 - 16 30,42 41,16 51,23 53,28DIFFERENZE CONSTATATE NEL PRIMO SEMESTRE DEGLI Al\TNI 1963·64·65
PRlAfO INDICI MIGLIAIA
SEMESTRE l'RODUZ. DIFFERENZE TONN. DIFFERENZE -
-1963 178 13,381
1964 159 - 19 13,229 - 0,152
1965 127,5 - 31,5 18,733
+
4,496L'esame mediante il confronto degli indici dei primi semcstri del 1963-64-65 conferma una
caduta di produzione di 19 fra il 1963 e il 1964 ed una più grande di - 31,5 fra il 1964
c il 1965.
Per quanto riguarda le esportazioni e le importazioni è soprattutto importante il valore monetario che determina l'equilibrio dei paga -menti internazionali.
Mentre il mercato interno appare in posi-zione d'attesa per adattare la sua azione all'a n-damento congiunturale e alla possibilità d'
in-vestimenti, tanto che la itotevole contrazione degli acquisti si è estesa drasticamente anche
alle importazioni, le esportazioni invece sono
aumcntate, tanto che l'interscambio ha potuto
annullare il passivo della bilancia commerciale del settore, producendo un saldo attivo.
Da un deficit di 33 miliardi di Lire registrato nel 1963 siamo scesi a quello più modesto di 8,9 nel primo semestre del 1964, passando poi ad un attivo di 2 miliardi alla fine del 1964· stesso. Il saldo attivo sarebbe poi già di 11 mi-liardi di Lire secondo Mondo Economico e di ben 16,7 miliardi secondo Informazioni sulla
congiuntura del 15 settembre 1965 (esporta-zioni 29,735 miliardi contro una importazionc di 13,009).
Per quanto riguarda la composizione de l-l'inter cambio, per le importazioni essa si può ritenere costante attorno all'86-87
%
di mac-chine per la lavorazione dei metalli e del 14-13%
{li altre macchinc utensili.
ESPORTAZIONE b11'ORTAZIONE
MILIONI MILIONI
di Lire DIFFERENZE di Lire DIFFERENZE
20.138 29.223
19.189 - 949 28.163 - 1.060
21.772
+
2.583 10.783 - 17.380Per le esportazioni, la quota attribuibile
alle macchine per la lavorazione dei metalli è del 74
%
per il 1963, del 70%
nel 1964 e del 66%
nel 1965 primo semestre. I notevoli au-menti realizzati dalle nostre esportazioni rig uar-dano perciò più le macchine utensili diverseche sono passate dal 26
%
al 34%
del totale. Queste constatazioni possono portare a qual-che utile considcrazione.Anzitutto la notevole contrazione osservata nell'assorbimento interno può indicare, nel caso che avvenimenti favorevoli si presentino nel prossimo futuro e che i nostri costruttori a b-biano approfittato della forzata sosta nel lavoro febbrile del periodo di espansione per meditare
e preparare la produzione futura, una discreta
ripresa che favorirà indubbiamente i costruttori
esteri o nazionali che potranno forBire i nuovi tipi di macchine che nel frattempo si sono affer-mati nei mercati più propulsivi.
In secondo luogo l'aumento delle esporta-zioni, può significare in quale settore le nostre
industrie sono più competitive per prezzi e
modelli, ma anche che in alcuni paesi la con-giuntura sta diventando favorevole. Ciò è sen-z'altro vero per alcuni tipi di macchine del mer-cato USA che quota termini di consegna elevati e non mantiene talvolta neppure quelli gara n-titi contrattualmente.
Passando ad osservare l'origine delle impor-tazioni, si nota che nel 1964 il 74% di esse è
di provenienza europea, di tale percentuale il 59,8
%
sul totale provienc dai paesi della CEE;scendendo alle origini particolari, il 48,2%
proviene dalla Germania Federale, il 19,1 %
dall'USA, 1'8,7% dal Regno Unito, il 6,10%
dalla Francia, il 4,6
%
dalla Svizzera. Sonole provenienze classiche delle macchine di alta qualità.
Per quanto riguarda le esportazioni si os-serva che quelle destinate all'Europa asce
n-dono al 66,4
%,
quelle destinate ai paesi della CEE al 25,9%
.
La percentuale restante del 33,6%
destinata ad altri continenti si suddivide nel 12,3%
per l'America, nel 7,6%
per l'Asia, nel 7 % per l'Africa e nel 2,7% per l'Oceania. Il restante 3,8%
ha destinazione verso dire-zioni non specificate.Va notata l'importanza che cominciano ad assumere i mercati d'Asia e d'Africa il che coincide con quello sviluppo del bacino del Me-diterraneo che tutte le Nazioni europee preve
-dono e per il quale le più previggenti si stanno organizzando aumentando la potenzialità dei
porti, la viabilità interna e la competitività della propria industria.
Fra i clienti europei dei nostri costruttori
emergono nel 196,1" in ordine di importanza: la Francia che assorbì 1'11,5
%
dclle esportazioni, la Spagna che ne acquistò il 6,60 %, la Germania Federale col 6,3%,
il Regno Unito col 5,5%
,
l'URSS col ,1,,7%, la Jugoslavia col 32% c
fmalmente la Polonia e la Romania col 2,8 oro caduna.
:Mentre le importazioni, cornc già visto, provengono da pochi paesi che vantano elevate
specializzazioni per costruzion i cosiddette d' a-vanguardia o di alta precisione, le esportazioni risultano estese a tutto il mondo, il che indica
una commendevole azione dei servizi della di-stribuzione delle aziende co truttrici e rende probabili dei promettenti aumenti futuri
spe-cialmente nelle zone che sono attualmente in fase di sviluppo industriale.
Può essere ora interessante ricercare la ten-denza generale del settore italiano come appare dalla serie storica 1948-1964 (Tabella III) c
dalle previsioni tentate in 3 diversi periodi dalla Confindustria (Tabella IV). Poichè la Confm-dustria assume come parametro il peso, i dati forniti sono in tonno di produzione.
Tabella III. PRODUZIONE DI MACCHINE UTENSILI IN ITALIA DAL 1948 AL 1964 IN TONN.
ANNO PRODUZIONE ANNO PRODUZWNE ANNO PRODUZIONE
MIGLT.\IA DI TON)!. MIG LIAIA DI TONN. ~UGLIAU DI TONN.
1948 21 1954 20 1960 50 1949 20 1955 25 1961 9
I
1950 19 , 1956 30 1962 88 1951 22 1957 33 1963 98 1952 22 1958 37 196'! 80I
1953 18 1959 40Tabella Il'. PREVISIONI DELLA CONFINDUSTRIA IN TRE TEMPI , UCCESSIVI
SULLA PRODUZIONE DI MACCHINE UTENSILI PER LA LAVORAZIONE DEI METALLI
DATA ANNI
DELLE ARGOMENTO
I
I~I
~I~
PREVISIONI 1960 1961 1963 1964 1965 1966
1962 Produzione annua 99 99 126
1963 Ìll migliaia· di tonno 103 126
È naturalmente inutile tentare di approfon-dire delle correlazioni su dati così incerti, può essere invece interessante la ricerca delle prov-vic!cnz atte ad inflettere nuovamente verso l'alto la curva attuale della tendenza.
A questo punto sembra con venien te fissare l'importanza della produzione italiana sul totale della produzione mondiale. La Tabella V elenca il volu me della produzione delle principali nazioni inclustriali europee. In linea di grande massima si può ritenere che attualmente la produzione italiana sfIOri 1'8
%
del totale pro -dotto nell'Europa Occidentale.150 140 130 120 110
'"
100 t:.e
90 "C 80 ~ .é;j 70 Cl 60 :E 50 40 30.
~ 20 .-1M ~ IO O Tanella 11. I • <II PRODUZIONE DI MACCHINE U'l'ENSILI DI ALCUNI PAESI EUROPEI NEL 1964PRODUZIONE NELL'ANNO 196,1 IN
PAESI MIGLl.!-\IA DT TO~N. )flLIONI DI FR. Sv. Germania F .. 307,56 3.313 Austria 4,64 46,5 Belgio 11,88 109,6 Francia . 79,95 1.015,9 Regno Unito - 1.551 It.'tlia . 59,00 569,4 Portogallo . 1,54 8,53 PCI 1962
,
PCI 1963 ~' ~ ~,
,
,;
1---ll§
-
PCI 1964 .~ j~
~~'
I
..,
.
-.,
IL
~-,
..
I--"""
~~e~\\ ~ ANNI 1948 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62·63 64 65 66 67 68 69 70Fig. I. ~ Tendenza delle vendite di macchine utensili. ~ PCI = Previsione Confindustria. Il diagramma della Fig. 2 illust.ra le previ
-sioni della Rivista Metalworking Production
sulla produzione mondiale fino al 1970; il di a-gramma della Fig. 3 le previsioni della stessa ri\"ista sulla domanda di importazione dei vari
paesi per lo stesso periodo. Su entrambi i dia
-grammi sono riportati: nel primo la produzione italiana prevista, nel secondo la esportazione italiana prevista.
Risulterebbe che la produzione italiana osc
il-la fra il 5 e il 6
%
della produzione mondiale e che le esportazioni italiane del 1964 erano at-torno al 7
%
della domanda mondiale di impor-tazioni.
Si tratta, e come produzione, e come espor-tazione, di una frazione molto piccola del mer
-cato mondiale, che per effetto della rapida industrializzazione delle nazioni nuove ha larghe pos ibilità di aumento di macchinario di tipo
convenzionale e per l'evoluzione in corso nelle operatrici per le industrie d'avanguardia pro-mette molto lavoro a coloro che saranno fra i pnml a produrre modelli adatti alle aziende medie nei tipi a programma.
Tendenze.
È noto che un attento esame delle caratte
-ristiche qualitative e quantitative delle espo
r-tazioni e importazioni può indirizzare ut
il-mente la politica aziendale di sviluppo verso azioni di sostituzione delle quote importate e di aumento e perfezionamento di quelle da esportare.
Disgraziatamente non dispongo di statistiche mondiali cosÌ dettagliate quali sarebbero indi -spcnsabili per la ricerca discretamente appros-simata delle tendenze soprattutto qualitative.
Comunque è evidente che la somma dei valori monetari delle esportazioni ed importa -zioni nel nostro paese rappresenta un inte r-scambio che in condizioni favorevoli di prod
u-zione potrebbe essere quasi totalmente prodotto in Italia per sommarsi alla produzione nazionale utilizzata all'interno, riducendone le spese gene
-rali, mentre in vece la differenza esportazion
e-importazione a seconda dell'entità e del segno indica per quali tipi di macchine la bilancia commerciale è favorevole o no, ma soprattutto
le differenze fra le richieste del mercato mon
-diale e quelle del nostro.
1100 ~ Resto
l/
V del mondo 1000 900 800 700 ~:g
600 :o " o 500 :E 400 300VI.'
1
/
America !;7'V
Latina ~l/
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. . / ~ ~V
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Giapponel/
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l-'
-
l-'
OCCID. ~I...-
~ Ili"'" t-~ 200 100 o _100'" ITALIA 7,8~,o..
-4:
p.-
~ ~ ~5--1 -Anni 1960 61 62 63 64 65 66 1967 1970Fig. 3. - Domanda mondiale d'importazione di macchine utensili ed
esportazione italiana.
Tabella VI. VALORI MONETARI DELL'ESPORTAZIONE ED I1VIPORTAZIONE PER LE MACCHINE UTENSILI
PER LA LAVORAZIONE DEI METALLI PIÙ FREQUENTEMENTE TRATTATE NEL 196J
ESPORTAZIONE IMPORTAZIONE
NUMERO
TIPO DI MAOOHINE
STATISTICO MILIONI
DI LIRE
05 Torni automatici phlrimandrini 142,3 08 Torni automatici monomandrini 346,9 11 Torni automatici altri tipi 1.800,0
18 Torni convenzionali. 4.150,0
22 Alesatrici con mancù'ulO 200 0 1.483,0 23 Alesatrici a teste mnltiple. O 26 Alesatr'ici convenzionali . 1.250,4
32 Piallatrici convenzionali . 1.226,0 39 Segatl.·ici troncatrici brocciatrici 1.274,3 47 Fresatrici convenzionali . 4.241,0 48 Fresatrici multiple radiai i . 984,2 52 Foratrici convenzionali 1.827,9 57 Rettificatrici a regol. microlll. 3.014,9 68 Rettificatrici convenzionali 5.810,5
84 Presse. 2.452,3
85 Rullatrici piega trici cesoie. 989,6 88 Rullatl'ici piegatrici cesoie. 2.071,2
·La Tabella VI mette in luce le percentuali in valore monetario dei vari tipi di macchine
importati ed esportati coi valori totali e i saldi.
Esp01'tazioni.
Le esportazioni indicano chiaramente i pro
-dotti che i mercati aperti desiderano e trovano conveniente importare dall'Italia, può darsi che,
161
CRONACHE ECONOMICHE1%
SUL TOT. MILIONI%
SUL TOT. SOMM.\ SALDOESPORTATO DI LIRE IMPORTATO
0,33 2.868,9 6,6 3.011,2 - 2.726,6 0,84 1.870,8 4,3 2.217,7 - 1.52J,1 4,4 563,0 1,3 2.363,0
+
1.237,0 10,0 1.112) 2,65 5.262,4+ 3
.037,6 3,6 464,0 1,1 1.947,0+
1.019,0 O 1.112,4 2,65 1.112,4 - 1.112,4 3 1.071,1 2,45 2.321,5+
179,3 2,9 65,9 0,15 1.291,9+
1.160,1 3,1 1.004,4 2,3 2.278,7+
269,9 10,1 3.794,8 8,7 8.035,8+
446,2 2,4 3.217,3 7,4 4.201,5 - 2.233,1 4,5 684,9 1,6 2.512,8+
1.H3,0 7,3 3.924,5 9 6.939,4 - 909,6 14 853,9 2 6.66-!,4+
4.956,6 6,1 5.111,5 12 7.563,8 - 2.01+,9 2,4 3.00ci,5 6,9 3.99<1-,1 - 2.0H,9 5 1.621,1 R,7 3.692,3+
450,lcome facciamo noi stessi, per le macchinc spe-ciali o di alta qualità essi si rivolgano ad altri paesi come l'USA, la Germania F. e la Svizzera.
I dati che possediamo non indicano l'intera
do-manda mondiale che può essere non soltanto più ingente ma anche notevolmente diversa. Uno studio approfondito e accurato delle
verso determinati costruttori e della continua
evoluzione che le caratteristiche della domanda
subiscono potrebbe esscre molto utile pcr
indi-rizzarc i nostri costruttori verso una efficiente
programmazione in qualità e quantità.
Importazioni.
È lecito chiedere perchè si approvvigionano
all'estero certe macchine invece di acquistarle
in Italia. Vi possono essere ragioni di costo
(raramente valide) di qualità, di durata, di
brcvctto, di spccializzazione, che sarebbe molto
utile mettere in chiaro.
È cvidentc la convcnienza che le aziende
italiane del settore si pongano in grado di sod
-disfarc quanto più è possibile il fabbisogno
nazio-nale almeno per i tipi che consentirebbero una
proficua produzionc, ciò non tanto per
elimi-nare le irnportazioni, chè la chiusura del nostro
mcrcato agli altri potrebbe determinare
ritor-sioni c comunque rallenterebbe quella gara di
competizione in costo e qualità che è così
utile al perfezionamento del prodotto.
Quando la domanda italiana sul mercato
mondiale si somma a quella frazione della do
-manda che è riservata all'Italia e che per alcuni
tipi di macchine è già oggi sostanziosa, risulta
evidente la possibilità di integrare alcune
pro-duzioni con nostro notevole vantaggio.
L'esame della Tabella VI mostra infatti che
le macchine più vendute dall'estero dai nostri
costruttori meccanici sono soprattutto quelle
automatiche e speciali, come i torni a più
man-drini, gli alesatori a teste multiple, le fre atrici
multiple speciali e le operatrici automatiche
per la lavorazione della lamiera e per lo st
am-paggio automatico in linea.
Notevoli frazioni dei totali dell'interscambio si registrano per le fresatrici convenzionali, per
le rettificatrici e per quelle a registrazione
mi-crometrica, queste macchine, sommate alle altre
della stessa sottoelassc potrebbero favorire un
aumento della nostra produzione di circa
mi-liardi 8 per le prime, 6,6 per le seconde, 7,5
per le terze, con un totale di circa 22 miliardi.
Le nostre esportazioni, che presentano saldi
notevolmente favorevoli, si infittiscono invece
su macchine di tipo convenzionale, torni, fre
-satrici, rettificatrici, che avranno pur sempre
un mercato soprattutto nelle nazioni all'inizio
dello sviluppo industriale, ma che
opportuna-mente ristudiate consentirebbero di estendere la produzione, utilizzando elementi unificati
universali variamente associabili, anche a quei
tipi più moderni, ma economici, di macchine
parzialmente automatizzate, che già l'industria
europea sta producendo, primo passo verso
quella forma di automatismo totale che ha già
in USA notevole sviluppo.
Il Mm'cato Estero.
Diamo anzitutto uno sguardo alla produzione
ed alle esportazioni europee del 1964 (Tabella
VII). Nella tabella i vari Paesi sono ordinati
in base all'importanza della produzione totale
in migliaia di Franchi Svizzeri.
Tabella T'Il. PRODUZIONE ED ESPORTAZIONE DI MACCHINE UTENSILI IN EUROPA NEL 1964 MERCATO D/TERNO NAZIO"ALE
PAESI TONN. MIG LIAIA FR. Sv. Germania Federale 161.509 1.590.544 Regno Unito - 1.023.678 l!ì'ancia 58.801 762.454 Italia 30.229 280.000 Belgio 2.386 27.087 Austria 1.138 9.321 Danimarca . 13.698 Svezia . Svizzera
Domina su tutti la Germania F. Con 3,313
miliardi di Fr. Sv. la sua produzione in valore è quasi 6 volte quella italiana e la sua esporta
-zione di 1,722 miliardi è pari a circa il 52
%
dell'intera produzione.
Viene subito dopo l'Inghilterra con una
pro-duzione del valore di l,55 miliardi cioè meno della metà di quella tedesca con una esporta
-ESPORTAZIONl TOTALI
TONN. MIGLIAIA FR. Sv. TONN. MIGLIAIA FR. Sv.
146.051 1.722.482 307.560 3.313.026 49.951 527.252 - 1.550.930 21.149 253.435 79.950 1.015.889 28.771 289.464 59.000 569.46J 9.494 82.572 11.880 109.659 3.605 37.256 4.643 46.577 4.415 28.827 42.525 9.931 94.014 18.022 403.748
zione di 527 milioni pari al 34
%
dellaprodu-zione. Viene poi la Francia con una produzione
di 1,015 miliardi ed una esportazione di 253
milioni, il 25 % circa della produzione, contro
una esportazione di 289,4 milioni dell'Italia che
ha invece una produzione totale di circa 570
milioni cioè quasi la metà di quella totale fran-cese. Come rapporto fra esportazione e
zione l'Italia è molto Vlcma al migliore cioè a
quello della Germania F. il che ancora una volta deve infonderci fiducia sulle nostre possibilità
e sulla competitività dei nostri produttori. ?\è dobbiamo ritenere un rapporto del 50
%
circa fra esportazioni e produzione un massimo invalicabile in quanto troviamo che l'Austriaesporta 1'80
%
della sua produzione e la Dan i-marca il 68%
.
Purtroppo non ho potuto trovare dati r e-centi sui mercati esteri più interessanti, f i l
debbo limitare a quelli del 1962.
La Tabella VIn illustra la produzionc, lc
importazioni e le esportazioni dell'Inghilterra
nel 1962.
Si vede che per l'Inghilterra la bilancia commerciale è fortemente negativa nei riguardi
della Germania che ha inviato nel Regno Unito
Tabella Ti IlI. PRODUZIONE IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE DEL REGNO UNITO NEL 1962
MiGLIAIA IMPORT. I ESPORT.
iYIERCATO DI PAESI PAESI
STERLINE IN MIGLIAIA DI STERL.
h",",.
I
E~,,,'
\ IN MIGLIAIA DI STERr.. Produzione totale 127:176 GermaniaEsportazione 35.472 USA
- - - Svizzera
Residuo 91.704 Francia.
Italia.
Importazioni 32.004 Svezia
- - - Spagna
Mercato i.nterno 123.708 Belgio
macchine per 12 milioni di sterline e ne ha
ritirate per 2,9 milioni, in quelli degli Stati Uniti d'America che hanno fornito macchine per 8,6
milioni di sterline e ne hanno importate per 1,6 miliardi, e finalmente per la Svizzera che
ne ha fornito per 3,7 milioni senza contropa
r-tita. Invece negli altri casi il saldo è sempre favorevole al Regno Unito, anche per quanto
12.239 2.924 India. - 4.457 8.671 1.599 Australia - 2.564 3.725 - Canada . - 1.368 1.627 3.058 Altri paesi Comw. 28J ].910 1.504 2.727 Sud Al'rica -- 1.800 1.066 1.914 Argentina. - 1.o-±3 - 1.452 Nuova Zelandtl - 668 365 713 Giappone - 2.336
riguarda l'Italia, ma in modo particolare per i
Paesi ex colonie inglesi. In essi si aprono oggi
mercati che possono essere molto intercssanti
per noi se sapremo rivaleggiare in qualità col
Giappone.
Però il mercato più interessante non soltanto
per il gioco delle importazioni ed esportazioni è
quello USA al quale è dedicata la Tabella IX.
Tabella 1X. PRODUZIONE IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE IN USA NEL 1963 (1)
I ;VIERCATO Produzione totale Esportazione Residuo Importazione Mercato interno (1) MERCATO Produzione totale . . Esportazione Residuo Importazione
Mercato interno.
-I
MIGLIAIA IMPORT. ESPORT.
DI PAESI PAESI
DOLLARI MIGLI,UA DI DOLLARI
867.311 Germania 12.971 28.608 Olanda
319.694 Svizzera 7.179 4.153 Belgio
- - - Regno Unito 6.729 23.162 Canada .
547.617 Italia. 1.835 37.451 Giappone
37.460 Svezia 1.785 4.189 Australia
- - - Francia. 1.327 16.826 Messico. 585.077
NEL 1963 I DATI DI PRODUZIONE IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE IN USA SECONDO L'ICE (QUADERNO 249) SAREBBERO I SEGUENTI:
MIGLIAIA D[ DOLLARI 919.834 226.241 693.64.3 4.4.391 738.034 PAESI Germania . .. Svizzera. . 0 . 0 • • •• • •• • •• Regno Unito Italia ... Svezia Francia ...
IMPORT.
I
ESPORT.Esso è di gran lunga il più importante per
ammontare della produzione che sfiora i 550
miliardi, contro i 450 della Germania F. e i
2] O dcI Regno Unito.
La sua bilancia commerciale è in deficit
soltanto per la Svizzera che fornisce per 7.179
migliaia eli dollari contro un ritiro di 4.153, ma il Regno Unito pcr 6.729 migliaia di dollari di forniturc contro un acquisto di 23.162 migliaia forniscc già un saldo attivo di 16,'1 milioni di
dollari, e ancora più attivo è lo scambio con
l'Italia che fornisce per 1,83 milioni e ritira
pcr 37,"~J milioni.
Il mercato USA, che è generalmente alla tcsta delle novità del settore, è oggi particola
r-mcnte impcgnato nello studio, nel perfeziona
-mcnto e nella produzione delle macchine a
pro-gramma completamente automatizzate, spesso complete di caricatore e scaricatore automatici, cambio automatico degli utensili e posizionatore automatico di precisione dei pezzi.
Questa recente evoluzione ha raggiunto il
massimo sviluppo in quella nazione perchè è stata fortemente facilitata dal governo, posto che le macchine a controllo numerico sono di
uso pil\ generale e molto più elastico di quelle a trans[cr e si prestano ottimamente alla
pro-duzione rapida ed economica delle piccole serie occorrenti nei settori dell'armamento
missili-stico e atomico e in quello dell'aviazione. In
quest'ultimo campo si può dire che ormai il
controllo numerico abbraccia già tutto il sistema produttivo, cioè il progetto, la programmazione c la lavorazione su macchine utensili.
Ciò è logico perchè, come già accennato, in
queste produzioni si presentano spesso l avora-zioni complesse non molto ripetute, ed è noto
che le macchine a programma che eliminano
attrczzature e preparazioni complesse e pos
-sono lavorare senza la presenza dell'operatore, forniscono spesso i migliori risultati economici
nelle produzioni a piccoli lotti.
Salvo casi speciali, nei lavori mediamente complessi di foratura, alesatura e maschiatura,
che si possono programmare e preparare in
non più di 30 minuti, le macchine a controllo
numerico possono risultare più economiche dei
tipi convenzionali anche per la produzione dI
2 o 3 pezzi; per una lavorazione punto a punto di particolari complessi che richiedono una
pro-grammazione più lunga soprattutto per la
regi-strazione degli utensili, il vantaggio economico può presentar i per un minimo di 6 a 12 pezzi; mentre per lavori molto complessi di contor -nitura può riuscire vantaggiosa la produzione di 2 e anche l pezzo se si risparmiano attrezza -ture molto pesanti e costose.
Come limiti superiori si ritiene che, a se
-conda dei casi, valgano lotti da 50 a 100 pezzi,
raramente fino a 200. Per lotti maggiori po' -sono in certi casi essere più economiche m ac-chine plurimandrini o a teste multiple
automa-tizzate.
Sta però di fatto che già oggi almeno il 50
%
dei programmi delle migliori ditte americane sono basati sulla produzione di operatrici a controllo numerico.La Ex-CelI-O ha già praticamente abba ndo-nato la costruzione delle alesatrici di tipo co
n-venzionale; per la Kearney e Trecker l'intera
produzione può ritenersi basata su macchine a
programma, il 50
%
del fatturato della Sund-strand è pure basato su operatrici di tale tipo;
la Ingersoll per le sue grandi macchine a più teste e la Cincinnati che utilizza i suoi comandi
elettronici Acramatic, lavorano oggi in pieno
per la produzione di macchine a controllo nume -rico su 2,3 e perfino 5 assi.
Tra le altre molte citerò la Monarch per i
suoi torni Pathfinder, la Lodge e Shipley per i suoi Numeriturn e Answer usano controlli a contornire della GeneraI Electric, a due assi; la Gidding e Lewis monta il controllo a 4 assi
sulle sue macchine a torretta verticale, a 3 assi sulle foratrici-alesatrici Numer-Center e
Chipmaster a mandrini verticali con cambio automatico dei 40 utensili mediante codice.
Controlli numerici montano anche sulle loro operatrici la Burgmaster, la Pratt e Whitncy e
la Moline.
Anche in Europa le maggiori case del ramo
sono oggi molto interessate al controllo nume -rico, però, per ora, le loro operatrici hanno una gamma limitata di automatismo.
In genere prevalgono le foratrici ad un solo mandrino con controllo su 2 assi, e le ale
-satrici verticali ed orizzontali con controllo su 3.
I controlli più usati, oltre ai tipi americani,
sono quelli della Ferranti, Brown Boveri, Gene
-voise, ecc. I sistemi di misura abbandonano
talvolta i tipi ottici per montare trasduttori elettronici con indicazione degli spostamenti di
alta precisione.
Le dentatrici e le rettifiche sono spesso e qui-paggiate con caricatori automatici complessi ma efficienti.
In linea generale la produzione europea è
più semplice e più economica di quella ame ri-cana, si cerca di rendere l'operatrice a controllo numerico accessibile anche alle medie aziende che più di tutte possono trame vantaggio per le serie limitate, sacrificando un poco l'a utoma-tismo a favore del minor costo.
Quasi tutte le operatrici europee richiedono la presenza dell'operatore, mentre molte di quelle americane non la richiedono.
Tornando alle produttrici americane, quello
che più del rigoglio produttivo, colpisce e
preoccupa l'osservatore, è la preparazione che
quelle aziende da anni hanno al loro attivo per
lo studio, la progettazione e la messa a punto
di tutti i particolari di quelle macchine, il che
ha permesso loro di accaparrarsi gli elementi
fondamentali per la loro costruzione. La Kerney
e Trcncker, ad esempio, già dal 1959 ha si
ste-maticamente comperato, analizzato e perfe
-zionato tutti i brevetti che venivano alla luce per il cambio automatico degli utensili. Ne segue che oggi è molto difficile progettare un
disposi-tivo del genere che non cada nel campo di tali
brevetti. La Narco e la GSP francese, che
ave-vano montato dispositivi analoghi, sono state
costrette a smetterne la fabbricazione, la Werner in Germania e la Sundstrand in America pare
siano in difficoltà per continuare la produzione
dei loro tipi.
Ancora, per la scelta degli utensili, quando
il loro numero è grande e non si vuoI ricorrere alla disposizione regolata manuale di volta in
volta, è necessario ricorrere al codice, ma in
questo campo è molto difficile non cadere su particolari brevettati dalla Scully Jones Cl dalla
Kerney.
Elegantissimo è lo studio che la Ex-Celi-O ha fatto per poter montare, usando gli stessi pa
r-ticolari, un gran numero di operatrici diverse, ad esempio le teste a finire si possono montare
indifferentemente sia orizzontalmente sia ver
-ticalmente, i particolari unificati, in serie
oppor-tunamente progettate, si prestano per qualsiasi
tipo dai più piccoli ai più grandi.
Penso sia inutile che io qui mi soffermi su
alcune particolarità che facilitano la produzione, come ad esempio l'abbandono dell'invecchia
-mento naturale dei getti all'aperto, l'uso di
guide in acciaio rettificate e poi riportate, e per
le macchine più grandi le guide tubolari in
ac-20
I
c R o N A C H E E C o N o M I C H Eci aio ricoperte di re ina sintetica con scdi cm
i-circolari lubrificate attravcrso forellini praticati
nel tubo all'interno del quale trovasi l'olio sotto
pressione, per realizzare il moto su velo liquido,
le caratteristiche dei controlli elettronici, tra i
quali i tipi più usati sono quelli della Gcneral
Electric, della Bendix, della TRV e l'Acramatic.
Per i circuiti idraulici ono quasi uni
vcrsal-mente usate le valvole e le pompe tipo Vickers.
Il posizionamento rapido dci pezzi è pesso
connesso al caricatore automatico.
Sono tornate di moda le viti di precisione su sfere ricircolanti, tanto usate al principio
del secolo per i primi ascensori a lunga corsa,
l'uso di coppic coniche a spirale consente la ripresa del gioco fra i denti, il controllo dei pezzi si compie mediante micrometri Solex e proicttori
Kodak.
In qualche stabilimento il movimento dci
pezzi da macchina a macchina e da reparto a
reparto è pure automatico, mediante piani a
rulli per le piccole distanze, mediante carrclli
comandati da pulsantiere che percorrono la
traiettoria comandata da conduttori inglohati
nel pavimento a mezzo guida automatica
elet-tromagnetica.
Un grande campo di studio e di lavoro si apre davanti ai nostri produttori se vogliono,
non solo mantenere, ma anzi migliorare la loro posizione competitiva nel mercato mondiale e prepararsi a fornire ai nostri meccanici le nuove macchine ad alto rendimento che
indubbia-mente dovranno adottare.
Esso promette dure vigilie, profondo studio, ed esperienze costose, ma anche probabili
so-stanziali vittorie.
Possa essere questo il cordiale augurio per
l'avvenire della nostra industria mcccanica che
ha a Torino il ccntro propulsivo e che un posto