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Cronache Economiche. N.277, Gennaio 1966

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(1)

OAMERA DI OOMMEROIO

INDUSTRIA E A GRIOOL TURA DI TORINO

(2)

OLiVETTI PRAXIS 48 UNA DIMENSIONE NUOVA NELLA SCRITTURA ELETTRICA È una macchina di prestigio

che assicura una qualità e quantità di prestazioni rispondenti alle esigenze del privato.

del minor lavoro dell'ufficio e dello studio professionale. Per la razionalità del suo disegno e per la facilità dei suoi comandi può essere usata da tutti.

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torino

numero 277 - gennaio 1966

Corrlspondenz.a. manoscriui, pubblicazioni

deb-bono essere Indirizzati alla DIrezione della

Ri-vista. L'accettazione degli areicoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati e siglati rlspecchiano solcaneo il pen-siero dell'autore e non Impegnano la Direzione della RIVista nè "Amministrazione Camerale.

Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate In duplice copia. E' vietata la

ri-produzione degli articoli e delle noce senza l'autOrizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati. non si restituìscono.

Direttore responsabile: Prof. Dott. Giuseppe Carone

.

sommano

L, Mallè 3 Macrino d'Alba

G. M, Vitelli

12 La monografia regionale per il Piemonte quale contributo alla pro-grammazione

E. Devons

14 Economists and the Public C, Lefevre

25 Le Camere di Commercio e d'industria franceSI di fronte alla pro-grammazione

M. Casari

31 Recenti tendenze degli scambi internazionali A. Trincheri

34 Può essere mutato il sistema monetario? G, Fadday

37 Formazione professionale dell'apprendista U, Bardelli

43 Inquinamento dell'aria e salute pubblica L. Maser

52 Una visita alle Lande di Guascogna G. Primatesta

61 Macchina per l'allattamento automatico 64 Tra i libri

64 I n Biblioteca 72 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO

5ede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15

- Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). C.c postale: 2 26170.

ServizIo Cassa: Cassa dI Risparmio dI Torino - Sede Centrale - C, c 53.

BORSA VALORI

VIa San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

Via Andrea Doria, 15.

TelegrammI: Borsa Merci - VIa Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analIsi chimIChe - Via Andrea Dona, 15. Telefono: 55.35.09.

Laboratorio stagionatura ed assaggio sete, lane ed altre materie tessili - Strada del Righino, 3

(5)

iVlac.·ino

d'Alba

LlLigi

Hom

,r..,'{ .l/ul'lil/o Sprl/r:.otti III {!f((I/I!t' Ir('scalile ( !!.ffl/ulc pitton di ('m'flilel/o, ,)'(' J)ell'/ulel/lc Fer-rari

11/,

l/l'r '11/01/10 ( 11010 o{!gi, .\'n!o Ilitto/'{' di l'Ili fllld/o, .w/ho il CflSO di l/II a(fl'(,sco iII 811n U/'I'oll/II/o di l/il'lll1, il loro rOIlIi'lIIlloralll'o .l/a-(l'il/O d'AII)(( I~ eOl/osl'il//o I scII/sinI/ne II/I' pl'/' ojJl'/'C di ('((l'rtl/I'I/o: qllfllche 11'1111//0 fll/rill/l~i()III' rl'al-In'sl'lIi I rill/IISIII, 1/('!l1I ai/il'lI, 81'//:(/ l'CO. Gli s/I/diosi d'fidi' "flI/I/O i// {!l'II('/'(' latto I/Il'Iilo a

L~ VerglOe,

partfcolare del trittiCO del Museo CIVICO di Torino, 1195.

.,.

In copertina: Macrlno d'Alba· Trittico con Madonna. Santi e donatori. 1"'9~ - Tonno.

(Arch. Museo c.v. - Tonno) •

.l/aerillo d'll/lfI più lI{!{!.ion/((la { l'I/.\'/a cullul'lI che, li bl'1I {!.Iw/'da/'c, nOli 1\ II/(/a.f~iorll/lllle .\'COI'I'I'-l'olc l' l'l'l'sal iII'; iII lIppul'(l/:a 1III'glio l'h'ollo (/// 1/1/ ,'rilla.\'ci/llll/lo ", l'ali è il/ l'clll/rì più r"il/so, 1I/O/lOrOI'(/I', l'i!!,ido c ra II IJI'c.\'(' Il la 111/ illciso /ldla pil/II/,(/ P iCIII o IIlc.I'f'. Radicalo /Id ca l'alli l'I' /o('a!r 11l'/' [li SI/li illll'l'II(/ c%rl/:iolli' Sllil'ilurtll" (gli crl'sc/' SII 1/11 cOlllallo II/Wl'O: la sI/a a/lil'ilà, {:.//((l'-rlala COli qua!rhf' rl/I'iosilà dI/I/o Sfi'II/:ol/i sII ,l'SO

Gesù Bambino benedicente,

particolare del trittiCO del Museo CiVICO di Torino, 1-495.

(6)

S. Giovanni Battista, S. Tommaso, particolare del trittico del Museo Civico di Torino, 1495.

e poi da Defendente, non diede oTigine ad una veTa sctwla, non fu « r'ivissuta», Tiattualizzata da nessuno, non costituì fonte Tin-novata e vivificante a distanza di geneTazioni, per pittoTi di mutate esperienze ma pr'onti a dedur'Te, assorbendoli in 'Lm nuovo humus, valoTi d'~ma tTadizione sempTe viva e fTuttificante, Span-zotti aveva invece legato due se -coli, nodo d'incontTo d'un gusto taTdo-quattr'ocentesco, peT qual-che veTSO intinto ancora di suc-chi « gotico-inteTnazionali l), con un gusto cinquecentesco liber'o da scherni intellettuali (che piac-quer'o a M c/.CTino, for'zandogli rnente e mano) ch'egli fu veTamente il ponte ideale fm il mondo di J aq~~eTio e quello del gTandissimo Gaudenzio,

M acri no (il vero nome era

41

CRONACHE ECONOMICHE

Gian Giacorno de Alladio) è noto peT non nwneTose oper'e fiTmate, in b~wna paTte datate (pochissime invece le attr'ibuzioni accettabili) scalantisi tm il 1494 e il 1508 circa, JJlI acr'ino ebbe rnodo, dopo un'iniziale educazione foppesca, aurnentata di spunti padovano-ieTTaresi, in parte butinoniani, di conosceTe due pale del Peru-gino eseguite per' Cremona (1494) e Pavia (1499), attraver'so acl esse intTidendosi di soluzioni fioTen -tine; poi l'impTessione fu sopraf-fatta senza spegnersi, anzi p' ro-pr'io per' cio facendosi più spon-tanea, da una ntwva or'ien-tazione pTevalenternente lom -barda., al Foppa succedendo il Ber'gognone,

Il Trittico con la Madonna e Figlio e 4 Santi, datato Jl:94, già al M~ern01'ial Hall di

Fila-delfia, di 1'Ccente recuperato al-l'Italia dal Museo Civico di TOTino, è la pr'ima opeTa nota, d'impianto sobrio, di Tesa ani-mata e scabr'a; soprattutto spicca l' eqt~ilibrio di rappor-to fra le r'obuste iorme e, con esso, l'evi -denza, 1'ialzata di sostenutezza rn01'ale, del « r'itTattismo » che non si dispiega solo nei piì~

mppresentativi donatoTi, impo-nenti ma impeTsonali, ma ne,i santi, specie nel penetrante S,

Tommaso di fOTte dignità bOT-ghese, di umanità pr'ofondamente partecipata,

(7)

alte-Tazione di valori per esigenze pw,ticolari e assoltltamente ge-nuine di ~tn sostTato cultuTale toscano (e anche padovano, nu-trito esso stesso di Fù'enze, ed esso stesso profondamente alte-r'ante la limpida dogmaticità fio-Tentina), EntTo le aTchitettuTe, esili addiTittum e che hanno per-so la l'ucida logicità e or'ganicità delle strutture a favoTe della r'ea-lizzazione d'ttn ambiente sugge-stivo nflla sospensione un po' triste d'un paesaggio impallidito e fTeddino, le figur'e campiscono gTancli, senza assumer'e valoTi simbolici nè cer"CCtndo mpporti di perfetta misum e proporzione Stl uno sfondo idealizzato, È Hno sfondo (di cielo e di creste di

Santo vescovo, particolare del policcico della Certosa di Pavia, 1496,

Donatrice, particolare del trittico del Museo Civico di Torino, 1495.

monti) toccato da un riflesso d'animo, a stringer'e dappresso - pur' nell' allusa lontananza -le gr'andi figure Teali, che r'ias-sumono tutta una cultura fioren-tino-padovana-fer'1'arese (dal Ca-stagno al JIIIantegna al Cossa) ma che è evidentemente filtr'ata ati'ra-verso la Milano e la Pavia d'ttn gusto pittorico che sta sopmt-tutto nell' a?'co Foppa-Ber'gogno-ne, Qtlest'ultimo, maturando, con-tinua a impr'essiona'l'e

JIII

acrino in fasi stlccessive, natumlmente fin dove M acrino puo capir'e e accettar'e il mondo figuTativo del Bergognone, di cui egli accoglie con prontezza soluzioni formali,

escludendone invece le inflessioni poetiche, l' Clccento intimamente, sensitivamente lir'ico,

Al centr'o la Ver'gine sta mc-colta, perfettamente calibmta e conclusa, lasciando sbocciar'e dal manto bTuno la f01'te, crudetta' e pw' dolce ca?'nosità d'un r'osso fragola, ghiacciato dalle str'iature di ltwe; e il pannello si compone in un accor'do basso di note scure da cui sgettano più legger'i i c01'si rnodanati delle arcatelle, Una punta di leonardismo (che non aveva toccato - se non fug -gevolmente e da un punto di vista soltanto for'male - il volto della ~Madonna) scivola, in

(8)

Santo vescovo, particolare del polittico della Certosa di Pavia, 1496.

m~m p~u palesi di flessibilità psicologica, nel Bambino e nella. bella mano dest1'a della madr-e, Un bel fregio in blu-verde e a oro con leoni, dmghi e gimli, fa da gradino al t1'ono, e in esso si 1'ipete ttn motivo o1'1wmentale che nell' amhiente piemontese -lomba1'-do tra il 1490 circa e il' 1510-20 ebbe larghissima f01'tttna, diffon -dendosi in particola1' modo nel-l'affresco,

Nel pannello sinistro, la calma un po' secca del San Giovanni Evangelista, dall' elab01'alo pan-neggio insistentemente ammac-cato, s'affianca alla concentra -zione un po' distratta ma uma-namente più' intensa del San

61

CRONACHE ECONOMICHE

Giacomo, il cui volto sfiora 'Lbn accento pa.tetico, N el pannello opposto il Battista e il S, Tom-maso sono due figure d'un vi -gOTe e d'una forza mm'ale cui forse 111 acrino non tornerà p'iù; tormentato il Battista nel

movi-mento tortuoso del corlJO sotto il panneggio martellato come lami-na su.lle cal'lli, nello sviluppo tcso

e accrbo del braccio destro (forse con ww. memoria donalelliana?)

e nel corso tagliente degli orli domti, mentre il santo fmle è

(9)

personaggio nobilissimo, maesto-so, carico di vita interim'e; il

realismo fisico vi si eq~~ilibra pienG1nente con l'indagine d'un camttere, Acuto nei tratti e nella z'ita che dall'interno sprigiona, il santo si calibra compatto e la S1ta maestà concisa è sottolineata (la l L' apri1"si p1"ospettico del libro

da cui cade, come a negm'e di colpo quella tridimensionalità, il sontuoso panno d'tm lttcente e sofjocato nero, creante tm 1'ap-porto di pttro colm'e,

Allo stesso tempo prossi1ni e distanti (s ull)i ano st-ilistico come su quello morale), sono i due nobili donat01'i, fissati, siglati anzi in una posa di utficialità rappresentativa che li chiude in cer'imoniale isolamento, E tttt-t,avia 1'estano così ve1'i e ttmani, in una fTeddezza che non è data da una non pa1'tecipazione del pe1"sonaggio ma dalla distac-cata obiettività del pittm'e che descrive con lucidezza di soste-nuta prosa la qttalità delle stofje, il disegno dei broccati, le st1" ia-twe dei velluti, gli o1"1wmenti

degli 01'i e suggella la camtte1"iz-zazione aulicizzata nelle teste ve

-1'issime ma fermate nel pr-ofilo classico di medaglia,

Il polittico della certosa di Pavia (1496) 1'ipete, nella Ma-donna col Figlio, quella del 1494, con maggioTe insistenza gmfica; nei vescovi laterali il panneggiato secco ed angoloso tr-ova una 1'Ct-gione di m'tigiana nettezza; alt1'e parti sono vacue, 1I1acTino spesso presenterà questa interna discon-tinuità, Il polittico segna, nel SIlO complesso, var'i punti di in-teresse, in primo luogo per la 1'icerca d'efJetti p1'ospettici 1'ibal-tati, a comincia1"e dal pm'ticolCl1"e del sarcofago, scol'ciato in lieve soit?'nsù dai lucidi p1"ofili (in confronto al qttale, la figu1"azione del C1'isto 1'isorgente e dei soldati appare un po' svitalizzata nella

mollezza di disegno e di model-lato); soluzione pl'ospettica che pero appare timida di fronte al pur violento e scosceso sco1"cio

2 Santi, particolare della pala del 1498, Torino, Galleria Sa baud a,

dei soffitti a cassettoni dei due pannelli latemli superiori, ese-guiti non da M ac'rino ma dal Be'rgognone dove non ha più

luogo alcuna descrizione di ]Jm'ti-colari e il vuoto della scatola pro-spettica è colmato dal massiccio squadro elei Santi, E qui, se vi è un ve1'O e p1"Oprio « hon'm' vacui», lo spazio è 1'isolto in addensamento eli valori atmosfe-1'ici pum,mente pitt01'ici, qttali 111 acrino non potrà mai desumere dal g1'Clnde collega, N ella zona infe1'iore, il pannello cent1'Clle co-stituisce una variazione di quello del trittico del 1I1useo Civico,

illeggiad1'ito pe1'o e an-icchito di pm'ticolaTi e di episodi, più afJa-bile e meno solenne e conciso, Gmndiose, nello sviluppo (anche se un po' secco e di maniera) elei piani, sono le due figure late-mli eli vescovi, cont1"O sfondo di lJaesaggi minutamente elesc1'itti e colmi eli cU1'iosità {/.1'cheologiche; e quest'ultimo è tm ]J'unto da 1'icorelare, come pm'tenza per tm gusto d,i cultura classicistica (li-bemmente interp1'etata e insapo-rata n01'dicamente d'una vena Tomantica) che troverà seguito, in analoghi sqttarci di paesaggetti, prima ancor-a che in Defendente

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Madonna fra Santi e due offerenti, 1501, Alba, Municipio.

l'intenzione C01n1Jositiva che ri-nunciava a parti'menti per un grande impianto unitCl1"io,

assi-milando tm'esperienza di deriva-zione veneta, esattamente di cer-chia giambelliniww, tosto diffusa in Romagna, Emilia e Lombar -dia, I personaggi si situano nel

porticato voltato da una

copeT-tUTa a botte cassettonata e l' ef-fetto è monumentale, sonoro

an-che, se non fosse che compaiono incongruenze come la trop1Jo

1'a-pida e pesante scivolata delle due

trabeazioni, insinuanti la

1Jro-fondità secondo ~m 1Jrincipio in tlTto con la pih calma misu1'a-zione spaziale del baldacchino, Alla solennità relativamente

con-cisa della zona alta, contrasta l'eccessiva ite1'azione e framm en-tazione di fonne della zona infe-1'i01'e, dove anche la luce gioca in pm'ticolarismi d'isttnita1'i, E il t'l'onetto della T1e1'gine si fissa

Fe1Tm'i, nel Sodoma, ongmaTio veTcellese, Di f1'onte al

pitt01'i-cismo lombm'do del Be1'gognone, M aCTina non cela suggestioni

to-scane-umbTe nei vescovi, d'un

pe1'uginismo onnai salito da

tem-po nel settent?'ione, toccando nuo-ve inflessioni in Emilia, mentTe

il CTisto 1'is01'gente non manca

d'un ceTtO, seppu1' vago, sento're

veneto,

Del 1498, fÌ1'mata, è la g-rande

pala pe1' la ceTtosa di Asti (To -1'ino, Galle1'ia Sabauda), di pa-Tata nell' ammasso di fon ne g1'an-di e non grandiose, in un calcolo

compositivo disagiato e scoperto

che l'esecuzione acerba, si vor-'l'ebbe diTe lignaTia, sottolinea, L' asci~dtezza si 1'iscattél in un

1'itTatto a sè stante: « Il Cavaliere di :Malta » (New Y01'k, coll,

M01'gan) del 1499,

Q~lanto alla pala 01' 01'a accen-nata, per la cappella di S, Bruno alla ce1'tosa di Asti, OCC01Te d'i1'e

che essa è ttn 1'iassunto delle qua-lità positive e negative del

mae-stro e chiaramente ne individua sia la cultura sia le capacità

esp1'essive, .7t1 alto ardita era certo

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CRONACHE ECONOMICHE

(11)

in una staticità g~'eve, rinsec-chita, che non ~'isponde alla so-spensione immobile, simbolica, del baldacchino. Il coloTe stesso contribttisce alla moltiplicazione

analitica, non si 1'iassoTbe in una dominante, nè in un accoTdo cromatico sintetizzante; anzi, qui M acrino ?'inunzia anche a certe intense soluzioni singole di co-lOTe, per spegnerne i timb1'i, quasi sottomettendo lo ai valori plastici, statuaTi. Si dovranno cosi riceTcare i valm'i miglim'i in

elementi singoli; figure o pa~·ti di figure, dai contorni incisivi, dove tanto la fonte umb1'a come la lombarcla, entTambe - sia pur Stt diverso piano - amabili e lÙ"iche, si indumno e sfTeddano sotto ln mano fOTte del piemontese che sbalza o staglia contorni, modella duramente ossature e 1J1.ztscolatu1'e, evitando d'indttgia-re in sfumatu1'e e trapassi, siano di colore o di luce o di intema

vitalità. Ed è p1'op'rio questo senso di troppo teso ovunque, d,i t1'o1Jpo inciso e fisso (senza la

violenza fantastica che 'riscattava, in casi simili, i fe1TaTesi, tmspo-nendo l' opem su un piano di i1Tealismo magico) a geneHue un'impressione di monotonia e di freddezza d'animo, nonchè di prog1'ammatica ese1'c'itazione cul-t~t1'ale,

Per la Jl!ladonna fm i Ss. Nicolo e Martino, om alla Gal-le~'ia Capitolina di Roma, la più' « fiorentina » pittura del maest1'0, una datazione intorno al 1490 semb1'a da esclude1'e e si dov1'à pen-sare a un momento ve1"SO il '98, antecedente al concentra1"Si delle tavole di Lucedio, om all' {t1'cive-scovado di Tortona (1499) e del Municipio di Alba (1501), A queste ttltime fa seguito coe1'ente la pala di ùea (1503) che S'([1"-ticola in più natumle legame pur escludendo sempre una

cÙ'cola-zione atmosferica.

La pala del 1501 a1ll1unicipio

Madonna in trono e Santi, 1503, Crea, Santuario.

d'Alba r-isolve la composizione in ambito unitario, lasciando i par-timenti a pannelli; ma se nella

jl1. adonna fm santi alla Galleria

Capitolina, un analogo p'rincipio eTa stato sviluppato tenendo d'oc-chio l' (t1'iosa dist1'ibuzione di pale tosco-wnbre, ora quello schema è supeTato in senso strettamente settentrionale. I sei personaggi accompagnati da quattro angeli, fonnano come una murata; non solo non c'è architettu1'a ambien-tante, nè di SUpp01·tO, a ~'egge1"le e non soltanto il trono stesso come elemento spaziale è p~'esso­ chè annullato - salvo per- l'avvio dei gTadini in basso - ma ncp-pU1' più il paesaggio ha una voce e le figw'e s'ammassano, preoccupate di non lasciaT un minimo vuoto f1'a di lOTO, su un

fondo neutro, Ne deriva certo, in luogo del maggi01' respiro dei casi p1'ecedenti, una più fm·te concentrazione ed anche un mag-gior senso di vicinanza umana dei pe1"Sonaggi familiarizzati. I volti, forse meno cumti secondo moduli esempla'ri di cttltum 1'ina-scimentale d'Italia centTale, sono pero più mpidi e immediati, an-che se d'app{t1'enza più stanca e invecchiata, ma prop1'io per cio umanamente più esperti, meno tipici e più quotidiani, Ed è anche petO questo che le due dame offe1'enti gemtflesse, se sono meno risaltanti che i donat01'i del trit-tico di T01'ino, sono più a fondo inserite in una vitalità generale del dip'into, anche cromaticamen-te più assorbicromaticamen-te e umanamente più partecipi,

(12)

N ella pala della Vergine e Santi del 1503 a Cr'Ut, il pittore Titonw col lJensieTo alla compo-sizione aulica di « Sacra Con-versazione», contTo sfondo pae-sa.ggistico, usata anni prima; ma l'eS1JeTienza intimizzante sche-matica della pala d'Alba si fa sentire, Il lJ(leSaggio, come sem-pn duro e secco, stende una. nota concentrata e un po' tesa; e il primo lJiano, in zona più om-bmta, ne Tiprende l'ampiezza e la quad?'atura. Tutto è più rac-colto, silenzioso, afjabile nelle figttre su e att01'l70 al trono,

to-gliendo ufficialità alle pose rap-lJresentative, addolcite nel silen-zio. E se la 111adonna a mani giunte, che fo'rmano conca sul sonno del bambino, sembra - in q'uesto particolare - TifaTsi a pensier'o di Giambellino, il San GeTolamo secco, tagliente, ma pa-tetico di7'ei possa anche pr'opor'Te memorie di certa scttltura tra ~Milano e Pavia, nelle cer'chie Amadeo-1I1antegazza; -il S, Am-brogio si r'inchittde in omb?'ata as-sor'ta meditazione, r'ichiamando silenziosità del Ber'gognone. Le simmet1'ie, le c01Tispondenze

rii-Madonna, particolare della pala di Crea.

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

st'/'ib1~ite secondo 'una trama assai scoperta, agiscono lJel'Ò discrete, assorbite, r'eali-::zando ttnClr'itmica pacata, r'iassunta dalla intona-zione lJoetica dolce, che non impe-disce alla abituale freddezza di 1I1acrino di accogliere un timbr'o sentimentale,

È del 1505 l'Adorazione del Bambino di NerI) York (llistori -cal Society), sotto arcone braman-tesco, ingombrante ricordo giova-nile che ritorna. Il miracolo d'an,imazione dei gruppi plastici dei sacri Monti, in qtLegli anni in gestazione, non ha r'isvegliato in ~W.acrino più viva attitudine a fondere le esistenze dei singoli personaggi che, anche se ingen-tiliti, mantengono sent01'C w,ti-giano non tutto identificabile con poeticità rustica, È tuttavia più pieno l'accoTdo tra i santi e l'a1'chitettura, così come il valore Tiassuntivo, equilibrante, del pae-saggio.

(13)

ricu-7Jerare altre cose. La forma s'lI,d-dolcisce, cerca perfino sotJusioni, se non proprio atmosferiche, al-meno d'lIn chiaroscw'o pittorico

con particolare sap01'e, di ten-denza ormai non più solo fop-pesca o bergognesca ma più lar-gamente ({ lombardo-veneta )). 111 a

Sacra Conversazione, Neviglie, parrocchiale.

quali siano stati poi gli interes-santi sviluppi non è dato stabi-lire, interrompendosi la serie delle opere note.

(14)

La

monografia regionale per

il

Piem

onte

quale contributo

alla

programmazione

.

*

Giovanni

M

.

Vitelli

È stato pubblicato, a cW'a dell'Unione ?'egionale delle CameTe di

Com-meTcio del Piemonte, il voltt?ne « Piemonte», facente 17m·te della collana di « J\llonogTafie Tegionali pe?' la JJTOgj'ammazione economica», 17To?nossa dall'Unione Italiana delle CameTe di commercio industria e agTicoltuUt sotto gli auspici del JIIlin'isteTo dell'industTia e del commeTcio. Riteniamo utile pubblicare la « pTesentaif!ione» dell'opera, stesa dal Dj'. G. J\ll. Vitelli, Presidente dell'Unione j'egionale delle CameTe di coml1wTcio, nella quale sono pTecisati gli scopi e i

criteri con cui il lavoTO è stato ?'Calizzoto.

Il pre ente lavoro nasce dal desiderio di

offrire un quadro d'insieme delle linee e dei

problemi che distinguono la struttura dell 'eco-nomia piemontese.

Si è cercato di pervenire ad una visione or-ganica e abbastanza completa della realtà,

cu-rando contemporaneamente di mantenere l'ana-lisi entro dim~nsioni ragionevoli e senza indu

l-gere a variazioni forse erudite - la cui tenta-zione è così forte in lavori del genere - ma di rilievo pratico non sempre evidente.

Si potrebbe dire, in certo senso, che si è tentata una descrizione prevalentemente « ope-rativa II dell'economia della regione, in modo da presentarne « in nuce » le esigenze, le possibilità, le prospettive di sviluppo.

Appunto in questo spirito si è fatto largo

posto alla considerazione degli aspetti geofisici

della regione, con elementi ricavati dalle fonti più diverse e che forse per la prima volta si

trovano funzionalmente raccordati all'aspetto

eonomico-produttivo.

Si può discutere a lungo sulla cosiddetta « vocazione naturale» dei territori all'una piu t-tosto che all'altra specializzazione economica; si può dissertare sulla possibilità - suffragata magari da richiami storici - di vincere le

remore poste dalla natura con l'opera paziente e tenace dell'uomo. Ma bisogna pur sempre

co-noscere di che natura chimica sono i terreni di una certa area, qual è il regime delle acque, quali

sono le condizioni climatiche, come si svilup -pano le naturali vie di comunicazione se si vuoI

comprendere la storia economica e sociale di

12

I

CRONACHE ECONOMICHE

una regione e prospettanle il futuro in termini

non avulsi dalla realtà o addirittura campati

nell'utopia.

Per queste ragioni anche l'identificazione c

la delimitazione delle zonc economiche in cui può immaginarsi suddiviso il Piemonte, ai fini

di una eventuale strumentazione degli inten-enti per il suo sviluppo, sono state ancorate a un

triplice criterio: fisico, demografico, economico (livelli di reddito). Per motivi di semplificazione

la delimitazione di queste zone è stata effet-tuata, in linea di massima, aggregando due o più « regioni agrarie II (secondo l'accezione 1. tat),

salvo che per la provincia di Torino, che ha

richiesto qualche ulteriore frammentazione.

Ovviamente tali « aree economiche» non

hanno nulla di assoluto o di definitivo; anzi sono state chiamate « di studio l) quasi a

sot-tolinearne la modesta portata di semplici « ipotesi di lavoro ", mezzi per meglio descri-vere e interpretare la fisionomia della regione,

piuttosto che rigidi compartimenti entro cui costringere i ritmi della sua vita economica e sociale.

Di solito si ritiene che il Piemonte, insieme a un paio di altre rcgioni costituenti il famoso « triangolo ", sia un'area già fin troppo fayorita

dal progresso economico e bisognosa se mai, almeno in eerte sue parti, di qualche inten-ento rallen ta tore.

*

Unione regionale delle Camere di commercio del

(15)

Dalla lettura di queste pagine emergono chiaramente q uali e q uante siano le manchevo-lczze ehe i n \'eec ancora permangono e correla

-ti \'umente quanto numcrose siano le necessità o le opportunità di razionalizzazione, di amm o-dernamento, di propulsione nei diversi settori

economici e nei diversi comprensori.

L'agricoltura piemontese è senza dubbio teenieamcnte progredita: alto è il consumo di

fertilizzanti e intenso il grado di meccani zza-zione; in vivace sviluppo la zooteenia. Eppure non si ha una robusta industria dei prodotti

ciel suolo c l'apparato forestale deve essere mI-gliorato.

L'industria è certo il settore produttivo che ha anlto nella rcgione, soprattutto negli anni più recenti, il maggiore sviluppo. Si hanno però anche rami di attività in crisi strutturale ed

altri che, tradizionalmente forti, tendono ad

una inyoluzione.

È luogo ormai comune che lo sviluppo del settore terziario non è proporzionato all'imp or-tanza dcI secondario e che l'attrezzatura turistica è inferiore alle possibilità che la cerchia alpina, così vasta e così varia, offre a profusione.

Fin troppo note le di fficoltà delle comunica

-zioni non solo verso la Francia e la Svizzera ma anche con le regioni finitime ad est, sud-est c a sud.

Si lamenta infine una carenza di istituzioni

1ìnanziarie, che facciano da supporto non solo alle necessità correnti della produzione ma che stimolino il sorgere di nuove iniziative ass

u-mendone una parte dei rischi.

Questo studio vuoI essere un primo con

tri-buto delle Camere di Commercio piemontesi alla programmazione regionale. Programma

-zione considerata non come un astratto clichè da imporre all'economia della nostra regione col

risultato di disorientarla, ma come inventario di nodi da sciogliere gradualmente e paziente-mente; programmazione intesa come sforzo co

n-creto e pratico di miglioramento delle condizioni

esistenti; programmazione soprattutto vista co

-me una serie di iniziative e di misure da attuarsi

nci luoghi e nei tempi più opportuni. C'è da temere che se la programmazione regionale non sarà questa cosa forse umile ma certo utile e realizzabile, finirà per ridursi ad una specie di rinascimentale (( certame coronario» di cui già si hanno non lodevoli esempi. Allora si sarà costretti ad applicare al caso nostro quello che

ha scritto recentemente l'Economist per l'In-ghilterra: (( la società britannica, ridotta a punching-ball dai titoli dei giornali, non è pro

-babilmente nè molto anti nè molto pro-program-mazione; sta un tantino annoiandosi l).

Lo studio che presentiamo è corredato da

un vasto apparato statistico di tavole e da un

altrettanto vasto complesso di cartogrammi, così da servire in ogni momento anche quale strumento di consultazione e di accertamento di

dati. Esso è completato da una bibliografia nella quale trovano menzione in particolare lavori dedicati ai problemi dell'economia regionale. È intendimento dell'Unione delle Camere di Commercio Industria e Agricoltura del Pie-monte di sviluppare progressivamente que -st'opera di ricognizione dell'economia regionale, articolandola in diverse direzioni e su piani

diversi allo scopo di offrire ai pubblici poteri

chiamati ad operare le loro scelte un insicme preciso e aggiornato di elementi orientativi.

Un particolare ringraziamento va dato al

Prof. Ing. Vittorio Zignoli, del Politecnico di

Torino, che ha diretto, con profonda compe

-tenza i lavori e steso il testo della monografia.

Devesi segnalare anche l'attività prestata per tale lavoro dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Torino per la raccolta e l'el abo-razione dell'abbondante materiale di documen-tazione. Hanno pure dato un valido contributo, specie per ciò che riguarda i problemi locali, le altre Camere di Commercio del Piemonte.

Il lavoro di coordinamento, in seno alla apposita commissione costituita dall'Unione

Ita-liana delle Camere di Commercio e nell'ambito regionale, è stato svolto dal Prof. G. Carone, Segretario Generale della Camera di Commercio

di Torino.

(16)

Economists and

the

Public

*

The public attitude to eco -nomists is schizophrenic and ambivalent, sometimes awe -some and respectful, sometimes sneering and sceptical. Eco no-mists are alternately revered and reviled; praised and

paro-died; worshipped and cursed; ardently consulte cl as high

priests of esoteric knowledge; dericled as purveyors of witc

h-doctor astrology. l'he irritation alld frustration of the public with economists are succinctly expressed in thc jibe: « where there are two economists there wilI be three opinions

l'

.

'i\That accounts for this s i-tuation? Is there hope of mo

-difying it, either by changes in the way in which economists put their icleas before the pu-blic, or by educating the public to appreciate more clearly what the l'aIe of the economist is, or shoulcl be, in public clebate 011 economic issues ?

Them'Y ancl 1'eality.

The generaI public comes into

contact with economics ancl economists when the latteI' write and speak in attempts to ex -plain economic problems and, very frequently, out of this explanation, to recommencl so-me particular action, or lack of action, in public policy.

Strictly speaking economics as such, it is often said by the academics, is not concerne cl with recommending action, but

merely with understanding the

working of the economic system and, where possible, explaining the consequences of alternative lines of action and policy. On this view, economics is scie ntif-ically ancl clispassionately ne u-traI. Even the Lonclon School of Economics-which has a reputation for producing social scientists, including economists, fired with missionary zeal to

G

li

economisti ed il pubblico

L'opinione del pubblico sugli eco-nomisti è un po' strana e a mbiva-lente; un momento li considera con timore e rispetto, un altro con scet-ticismo e con scherno. Alternativa-mente gli economisti vengono rive -riti e insultati; lodati e parodiati; adorati e maledetti; essi vengono consultati come se fossero i sacerdoti di un culto esoterico; oppure vengono derisi come i fautori di una scienza da fattucchiere.

L'irritazione e la frustrazione del pubblico si esprime in questa breve defìnizione: « dove vi sono due eco -nOtl1isti vi sono tre pareri disco r-danti ll.

Qual è la causa di questo stato di cose? Ed esistono speranze di poter Inodifìcare questa opilllOne, ca m-biando il modo in cui gli economisti esprimono le loro idee davanti al pubblico, oppure educando quest'u l-timo per fargli apprezzare più chiar

a-1

4

I

CRONACHE ECONOMICHE

mente qual è il compito dell'ec ono-mi ta o quale dovrebbe essere, a mezzo di dibattiti pubblici sui

pro-blemi economici? Tem·ia e 1·ealtà.

La massa del pubblico viene messa in contatto con le scienze economiche e con gli economisti quando questi ultimi scrivono e parlano nell'intento di spiegare i problemi di natura eco -nomica e, molto sovente, in base a queste spiegazioni, essi consigliano determinati provvedimenti o li sco n-sigliano per quanto riguarda la poli-tica economica.

Per dire la verità le scienze eco -nomiche non si occupano di consi-gliare una determinata azione, come

ovente viene detto accademicamente, ma cercano semplicemente di s tu-diare il funzionamento del sistema economico e, quando è possibile, di spiegare a che cosa si va incontro

Ely Devons

put the world right- has as its motto 1'erum cognoscere cau-sas, « to understand the causes of things)), not « reform thc worlcl)) or « get things done)). It must be aclmittecl, howevcr, that the founders of that insti-tution-the Webbs and the Fabians- were innocently ancl

na'ively eonficlent that a trulv scientific unclerstanding of s~­ ciety woulcl inevitably lead to only one conclusion for action.

Yet the very language of the analytieal methocl in economics is hardly conducive to this neutrality. Consicler some of the terms which are the basic

lan-*

Il presente articolo è stato ricavato da uoa confercnza tenuta dal Prof. Dc· vons alla Johns Hopkins University di Baltimora nel novembre 196,1, nel quadro

delle John Hinkley Memorial Lcctures

ed è ripreso, per gentile conce sione, dal numero del luglio 1965 della Lloyds Ba.nk Review.

a.dottando questo o quell'altro prov-vedimento. Sotto questo aspetto le scienze economiche rimangono in di-scriminatamente e scientificamente obiettive. Persino la London Sehool of Economics, la quale è nota per formare esperti in scienze sociali, compreso un numero di economisti imbevuti di fervore quasi « religioso II per riordinare il mondo, ha per motto "rerum cognoscere causas II (per ca-pire la causa), non " per riformare il mondo II o per « mettere in atto provvedimenti ll, Bisogna però am-mettere che i fondatori di questa

istituzione - i vVcbb' ed i Fab-bians - credevano ingenuamente c innocentemente che una conoscenza vcramente cientifìca della società avrebbe senz'altro portato in con-clusione all'azione.

(17)

-guage oI economie analysis :::.nd thc systems it creates: perfec -tion and imperfection; rational and irrational; efficient and ineIficient; mobile and immo-bile; optimum and s ubopti-mum; eguilibrium and disequi -librium. This language and

pro-cess of analysis itself impli es-unless watched with painstak-ing care and humility-criteria for a « hetter )) compared with a « worsc)) economie system. OI coursc, systems of analysis created in this way have exte

n-sive elements of abstraction ancl very often do not correspond at all closely with reality. But how easy it is, once an « eco-nomie system ») has been created

in these terms, for the creators, Pygmalion-like, to fall in love with their creations. Should one be surprised, if some econo-mists, looking at the worId with all its glaring imperfections, disequilibria, inefficiencies and irrabonalities, should wish to transform it to correspond more closely to their beautiful cre-ations?

vità. Consideriamo alcune espressioni

che sono alla base dell'analisi econo -mica e del sistema che esso crea: perfezione ed imperfezione; razio-nale ed irrazionale; efficiente ed inef -ficiente; mobile ed immobile; ottimo

e pessimo; equilibrio e squilibrio. Questo modo di esprimersi e la stessa analisi implicano - se non vengono

soppesati con cura faticosissima e con molto spirito di umiltà - un criterio che contrappone un sistema

economico « migliore» ad uno «

peg-giore)). Naturalmente i sistemi di analisi cosi ideati si compongono di moltissimi elementi astratti e sovente non corrispondono alla realtà. Ma quanto è facile per gli ideatori di nn simile « sistema econonlico)) innamorarsi come Pigmalione della propria creazione! Possiamo stupirci

se alcuni economisti nel considerare

il mondo con tutte le sue palesi im-perfezioni, squilibri, insufficienze e

mancanze di razionalità, desiderino tra formarlo in modo che assomigli maggiormente alle loro meravigliose

creazioni?

Il contrasto che esiste tra una realtà imperfetta ed iJ sogno della

The contrast between im-perfect reality and the dream of perfection which impresses so many economists does not lead them all to the same con -clusion about how to bring about this transformation. They are divided by a difference of view, held with almost theol o-gical fervour, about the cause of the imperfections, and ther e-fore about the way in which perfection is to be achieved. There are those who see all vice in government interve n-tion, all virtue in what is colourfully called « the natural working)) of the economie sy -stem. To these, the price system in the market is a thing of beauty, marred in its working only by the stupidibes of poli-ticians and administrators. Eli-minate government inter ven-tion and « the natural order) ,vill be restored. Against those who believe in perfection through the restorabon and pre-servation of what they call « the natural order)) are those who see vice, chaos, inefficiency

perfezione, caro a tanti economisti, non li pOTta a pensare tutti nello stesso modo su come realizzare questa trasformazione. Essi sono divisi da divergenze di opinioni che ognuno sostiene quasi con un fervore ideo-logico, sulle cause delle imperfezioni riscontrate e pertanto anche sul me-todo con cui realizzare detta perfe -zione. Vi sono coloro che vedono la sorgente del male in qualunque in-tervento da parte governativa e co n-siderano « bene)) tutto ciò che viene chiamato molto pittorescamente « il travaglio naturale)) del sistema eco -nomico. Per questi economisti il sistema della libera contrattazione dei prezzi è una cosa ottima il cui fun-zionamento viene solamente guastato dall'inettitudine degli uomini politici e degli amministratori. Eliminate l'intervento governativo e « l'ordine naturale delle cose)) tornerà a posto. In opposizione a coloro che cre -clono nel raggiungimento della per-fezione attraverso il restauro e la

conservazione di ciò che essi chia -mano « l'ordine naturale delle cose)),

vi sono coloro che vedono il male,

il caos, l'inefficienza e la mancanza

and irrationality in such an unruly and unruled systern, and propose by social control,

through government, to bring

about the change to perfection. It is ironical, but I think reveal-ing, that the model of the per -fect economie system which is the Utopia of the priests both of the market and of planning is remarkably similar: in one case given by nature, in the other imposed by man with the aid of government and the electronic computer. With the same model of the perfect eco -nomic system, the two schools hold completely opposed views as to how to bring perfection into being.

Both these systems ofthought

are, in my view, abuses of economic analysis, misleading the public into dangerous blind alleys. Fortunately, the lunabc fringe at either extreme has lost influence in the last few years, and the slogans implying that the perfect economic system can be brought into being either by a return to nature or

di razionalità proprio in un sistema cosÌ disordinato e mancante di coor -dinamento e che intendono arrivare alla perfezione con il controllo sociale

per mezzo di disposizioni governative; è una cosa ironica ma la Titengo rivelatrice che il modello di un si -stema economico perfetto, cosÌ come lo sognano nella loro « Utopia)) tanto i sostenitori della politica di mercato quanto quelli della programmazione,

assomigli notevolmente a quello degli uni e degli altri: nel primo caso esso è un prodotto naturale, nel secondo viene imposto dall'uomo con l'aiuto del governo e della macchina cal co-latrice elettronica. E, con il medesinlo modello di un sistema economico perfetto, ambedue le correnti man -tengono dei punti di vista completa -mente differenti su come attuare questa perfezione.

Ambedue le correnti abusano, a mio giudizio, dell'analisi economica, fuorviando il pubblico e portandolo verso vicoli pericolosamente chiusi. Per fortuna gli estremisti delle due correnti hanno perso la loro influenza in questi ultimi anni e gli slogans che dichiaravano che si poteva giungere

(18)

through the sweeping and

re-volutionary operations of

go-vernment no longer ha ve the

same m'esmerizing eIfect on the

public which they had t.hirt?

years ago,

*

But the language and

me-thods of economie analysis, still

proceeding in terms of models

of perfection or aberrations the-refrom, continue to have an

inJ1uence on economist.s and

their relations with the public. The young student of econo

-mics, educated and trained in

this technique, easily falls into

the snare of thinking that he

knows the answer to most of

his country's economie

pro-blems. Only the avarice of

business, the stupidity of trade

unions, the conservatism of

bankers, the vested interests of

minority groups or the pusillan-imity of politicians apparentIy

prevent the con'ect remedies

being adopted, How often have

I read answers by students in

examinations explaining q uiet brieJ1y, but with unconscious

certi tu de, 'what exactly the

alla perfezione o con il ritorno alla natura o con provvedimenti drastici e rivoluzionari da parte del governo, non afTascinano più l'opinione pub-blica come trent'anni fa.

***

Però, il linguaggio ed il metodo delle analisi economiche, sempre in termini di perfezione e pertanto di aberrazione, continuano ad influen

-zare gli economisti ed i 101'0 rapporti con il pubblico. Il giovane studente in scienze economiche,. educato e

istruito secondo questa tecnica cade facilmente vittima del pensiero che egli sa risolvere la maggior parte dei problemi economici del proprio paese. Apparentemente, le sole cose che im-pediscono di porvi rimedio sono la cupi

-digia commerciale, la irresponsabilità dei sindacati, il conservatorismo dei banchieri, gli interessi di una

mino-ranza di persone e la pusillanimità dei politicanti. Quante volte ho letto delle risposte di studenti in sede di esame che spiegavano brevemente

16

/

CRONACHE ECONOMICHE

Chancellor of the Exchequcr

should do to cure Britain'

balance-of-payments troubles,

or the government and the

Board of T1'ade should do to

make industry more efficient

and progressive! The suggestion

that these may be difficult

questions to which there are

no easy, simple answers, rarely

appears. And the fault is not the students', but mainly the

teachers'. For the studen t is

encouraged, by the very

fo1'-mulation of the analysis and

the questions he is asked, to

believe that p1'oblems can be dealt 'with in a simple straig

ht-forward manner if only

econo-mists-the right kind of eco

no-mists, of course-were in c

har-geo Is it any wonder that when

such young men go out into

business or Whitehall the

ar-rogànce which they display

about their capacity to put

the world right should fequently

infuriate their employers?

Changing fashions.

It may be protested, by the

younger economists in

parti-cular, that a11 this is out of

ma con una temeraria certezza esat-tamente quello che doveva fare il Cancelliere dello Scacchiere per porre rimedio alle difficoltà della bilancia dei pagamenti in Gran Bretagna, oppure ciò che il governo ed il

Mi-nistero per il Commercio dovevano fare per rendere l'industria pi ù effi-ciente e più progredita! Raramente si legge che queste possono essere questioni difficili per le quali non si

trovano delle semplici e facili so

lu-zioni, E la colpa non va data agli studenti bensì ai professori. Perchè

lo studente viene incoraggiato proprio dall'enunciazione dell'analisi e dalle domande poste, a credere che i pro-blemi possono essere affrontati in un modo semplice qualora se ne occ

u-passero gli economisti - natural-mente quelli veri - , C'è da meravi-gliarsi se, quando questi giovani

ini-ziano il loro lavoro nel n'londo degli affari oppure quando finiscono a Whitehall, la loro presunzione di poter raddrizzare il mondo fa sovente adirare i loro superiori?

date: the economics or twcntv

or thirty years ago. Since thC;1

we have largely left general

« models )l, with their normatiyc

implieations, and are more

scn-sible and realistie in clothing

and testing our theories with

data from the real world. I admit this, but it is stilI true

that there is a lack of humility,

even in empirical analysis, in

pressing claims for the

rcle-vanee to poliey of the latcst

aeademie exercises.

Eeonomics i, about human

affairs, and there is a natural

tendeney for any eeonomist

searching for new truths to

be excited by the possibility

that his theories may havc

some relevanee to the problems

that worry his or some other

society. That he may be rash

in assuming relevance too

quick-ly on inadequate evidence is an understandable failing. The

new empirical economics has

been mueh subject to this

fail-ing, at least in Britain. After

the war, for example, exercises,

apparently eonvincing exercises,

were done showing that

in-vestment '\-vas the main

deter-Nluta:menti di consuetudini. ~

Si può replicare, paTticolarmente lo possono fare i giovani economisti, che tutto ciò è fuori moda. Da allora abbiamo in gran parte abbandonato

« modelli generici» con implicazioni normative e siamo diventati pill giudiziosi e più realistici nell'ediftcarc e mettere alla prova le nostre teorie con dei dati rilevati dal vero. Lo ammetto, ma rimane valido il fatto che vi è una mancanza di umiltà anche per quanto riguarda l'analisi empirica nell'affermare la pertinenza delle ultimissime tesi enunciate.

Le scienze economiche si occupano di questioni riguardanti l'uomo ed esiste una natllTale tendenza per qualunque economista che cerchi

(19)

minant of economie progress, and that the pace of econoluic

aclvance was slow in the D.K.

because of inadequate inves

t-mento This hecamc the fas hion-able explanation purveyed to

the puhlic. Soon, however, with littlc cvidence that increased

investment under government

cncouragcment made much

dif-[erence, research and deve

lop-ment expenditure \Vas seizecl on

as the important variable. And this, in turn, has given way to the latest fashion, in which cclucation is shown to be the

prime mover. The speed at

which [a hioH changes m

cur-rent theory, as each bright

researcher picks holes in the

prevailing mythology, is quite

staggering. Yet, at each stage, the (( new Iook » is put forward vvith the arrogant certainty that

this time the theory is really right and capable of being taken as a guide-post to action.

Aclvanced countries are able to absorb this mereurial change . in suggested remedies without too mueh difficulty anc1 harm.

But in unc1er-developed

coun-tries the situation is pitiful.

These countries reeeive eve

r-nuove scienze economiche empiriche sono statc sovente soggette a questi

errori, perlomeno in Gran Bretagna.

Per csempio, dopo la guena, for

-mule, apparentemente convincenti,

sono state elaborate dimostrando che

l'investimento era il fattore più dete r-minante per il progresso economico e che lo sviluppo economico nel Regno

Unito era lento proprio a causa del-l'in ufficienza di investimenti. Questa

teoria diventò la spiegazione « di moda» da dare al pubblico. Presto

però, quando si vide che il cre cere

degli investimenti, incoraggiati dal

governo, non produceva un grande

cambiamento, le ricerche e l'incre -mento delle spese divennero una

im-portante variante. A loro volta, que

-sti sistemi cedettero il passo all' ulti-missima moda che vede primeggiare

l'educazione quale fattore promotore. È sbalorditivo con quale rapidità le

teorie attuali cambiano a econdo di

come un intelligente economista rie

-sce a demolire il castello di carte

eretto in quel dato momento. Eppure,

changing diagnosis and advice

from the peripatetic group of

cconomists tripping from one

to the other giving them the bene/H of the latest advances

in tbe so-called theories of

economic growth anc1 economie development. In all this, there seems to be a recklessness in putting forward newly-formu -latec1 but untried theories as

guides to policy. Even before they have been fully worked

out, they are handed over to

or seizec1 on by administrators or poli ticians as the basis of

plans for action.

Cont'l'ibutions oj econ01nics.

So far, the tenor of this ar-ticle has impliec1 that the puzz-lement anc1 frequent irritation

of the publie with eeonomies and eeonomists are the fault

of the profession: tha t

econo-mists elaim too mueh, preseribe rather than expIain, propound answers rather than elucidate

problems, and naiveIy but a r-rogantly assume all too readily the applieability to the real world of the beautiful theore -tieal models whieh they use in

their researehes. If this were

ad ogni cambiamento, il « nuovo

punto di vista» viene formulato con la presuntuosa certezza che questa

volta si tratti della teoria giusta e adatta per servire da gu.ida e per passare all'azione.

I paesi progrediti riescono senza

troppe difficoltà nè danni ad ass or-bire questi inafferrabili consigli. Ma nei paesi sotto."viluppati la situa -zione è pietosa. Questi paesi

rice-vono diagnosi e consigli, sempre

diversi, dai peripatetici econom

i-sti che viaggiano da uno all'altro,

beneficandoli con nozioni sugli ul-timissimi progressi delle cosiddette

teorie sullo sviluppo e l'incremento

economico. Ci sembra che esista

in tutto questo sistema una certa

avventatezza nel formulare nuove

teorie non ancora provate. Prima

ancora che queste teorie siano state

ben definite e formulate, esse diven-tano la preda di amministratori o di uomini politici che le usano come

base per un piano d'azione.

all, my answer would be simple.

It would be to send the eco -nomist back to bis study to do more work before inflicting his expIanations on the public;

and to ad vise the pu blic to

wait patiently until more re

li-able cliagnosis and aclvice are available. But this is by no means alI. There are many spheres of policy where econo-mists have made, and are

mak-ing, significant, even crucial, contributions to action. Indeed,

it is mainly because of this

that economists are listenecl to more and more. And, in an)' case, the public is not prepared to wait patiently for the fruits of further research ancl study; answers are demanded, here ancl now, to some of the more diffi

-cult and searching problems of

the day.

The contribution that

econo-mics has made, both to public understanding and policy, in the area of employment policy can hardly be overrated. It

would not be an exaggeration to say that- the nuclear bomb

apart- the greatest contrast

between post-war and pre-war

is the abolition of large-scale

IL cont'l"Ìbttto delle scienze econo

-miche.

Per ora, il contenuto di questo

articolo ha accennato al fatto che la

perplessità e le frequenti irritazioni del pubblico nei confronti delle scienze economiche e degli economisti sono dovute al mestiere: cioè che gli

eco-nomisti pretendono troppo, che

pre-scrivono rimedi piuttosto che spie -gare i fatti, elle danno delle risposte invece che la risoluzione dei problemi e che, ingenUalTlente, ma prete

nzio-samente, ritengono troppo facilmente

di poter applicare le proprie « me

ra-vigliose» teorie alla vita di tutti i

giorni.

Se si limitasse a quello la mia risposta sarebbe semplice. Direi di rimandare l'economista ai suoi st

u-di per eseguire un lavoro più

profondo prima di affliggere il pub-blico con le sue spiegazioni e di

avvertire il pubblico che occorre

aspettare pazientemente finchè non

vi siano diagnosi e consigli più

(20)

unemployment and of the

vio-lent swings of economie acti -vity. This is among the major revolutions of our time. 'V'hen one thinks of the atmosphere of

strain, social confli ct, and in ci -pient and actual revolution which was so characteristic of

the 1930s, one must marvel at

the miraculous change that has

taken pIace. Certainly any eco

-nomist in the 1930s, or even

in 1945, would have regarded

as a pipe-dream a forecast, or

hope, that in the twenty years after the war unempIoyment in the United Kingdom would not

exceed 2

Yz

per cento on average

in any one year, and would

normaUy be lower. To my mind,

most of the credit for this

revolution mllst go to cconomics and, aH fond, to abstract eco -nomie anaIysis, and to the gentle and deliberate way in

which economists have edu

-cated politicians, administra -tors and the generaI public.

It would be a mistake to

tendi bili. Ma non si tratta di tutto. Vi sono molti campi in cui gli eco-nomisti hanno dato e continuano a dare un valido contributo pratico. Anzi, è proprio per questo motivo che l'economista viene sempre mag-giormente preso in considerazione. E, in ogni modo, il pubblico non in-tende aspettare pazientemente per vedere maturare i frutti delle loro ricerche e dei loro studi; esige ri-sposte, ora e subito, ad alcuni dei problemi più difficili e scottanti che si pongono al giorno d'oggi.

È difficile sopravalutare il contri-buto apportato dalle scienze econo-miche per quanto riguarda la disoc-cupazione. Non si esagererebbe di-cendo che - non prendendo in con-sidemzione la bomba atomica - la più grande differenza ris~ontrata fra gli anni prebellici e quelli post-belJici si trova nell'abolizione della disoc-cupazione su vasta scala e nel pode-roso slancio dell'attività economica. Queste cose hanno provocato la più

importante rivoluzione dei nostri

tempi. Quando si pensa alla tensione, ai conflitti sociali ed alle incipienti e VCl'e rivoluzioni che camtterizzarono gli anni verso il 1930, non si può fare a meno di meravigliarsi del mi-racoloso cambiamento che ha avuto

181

CRONACHE ECONOMICHE

believe that we now understand the workings of the economy

so well that we can forever

es cape from having an un em-ployment rate higher than we have experienced since the war.

In many ways, our capacity

to contain heavy unemploy-ment has not really been tested

yet. But I do maintain that we have now a measure of

under-standing that should enable us

to avoid the disasters of the

1930s. If we do experience

them again, it will not be

through lack of understanding. We ought no longer to expect

the utter bewilderment,

baffie-ment, perpIexity and

intel-lectual despair which was so characteristic of that periodo

To have brought about this

change is no mean achieve

-mento It is at least something

to balance against the arrogant

bearing of the economist and the confusion which, I have

argued, he sometimes arouses on other matters.

luogo. Sicuramente negli anni in

-tomo al 1930 o persino nel 1945 qualunque economista aVl'ebbe con-siderato come una chimera il sogno o la speranza che 20 anni dopo la guerra la disoccupazione in Gran Bre-tagna non avrebbe superato il 2,5% come media annuale. Secondo me, il merito di tutto ciò va attribuito alle scienze economiche, e, « au fond)l, all'analisi economica a tratta, non-chè alla dolce fermezza con la quale gli economisti hanno saputo educare gli uomini politici, gli amministratori ed il pubblico in genere.

Sarebbe uno sbaglio pensare che sarà possibile evitare per sempre una maggiore disoccupazione ora che co-nosciamo tanto bene il funzionamento dell'economia. Sotto molti aspetti la nostra capacità di contenere una grave disoccupazione non è ancora stata messa alla prova. Posso soste-nere pcrò che ora abbiamo i mezzi per poter evitare un disastro come quello avvenuto negli anni intorno al 1930. Se questo disastro si dovesse ripetere, la causa non andrebbc ricer-cata nell'ignoranza dei fatti. Non dovremmo più a sistere alla confu-sione, alla sorpresa, alla pel'ple. sità e alla disperazione che carattcrizza-l'ono quel periodo. Essere potuto

arri-Othe1' lessol1s,

Moreover, thi major

achic-vement of economics docs not

stand alone. Tbere are other lessons the discipline of

econo-mics teaches which are of major

importance to thc public and

which many economists

conti-nually and patiently try to

explain to them. To take any

one instance may make such

contributions seem trivial, but

this is worth risking to illustratc my point.

In England, for example, thc

potato crop usuaUy starts with a few early potatoes in June,

the main crop coming later in

the summer from July onwards, supplies being storcd for con-sumption throughout the winter and spring. In May and June, there is often doubt whether supplies of « old potatocs» in store wiU be enough until new supplies arrive. Sometimes, thc advent of summer and new

potatoes is long delayed, and

vare a questo cambiamento non è poco. Pel'lomeno è una cosa che con-trobilancia il comportamento pre-suntuoso dell'economista e la confu-sione che egli talvolta crea per altre

que tioni.

fUtl'i insegnUlnel/ti.

Inoltre questa non è l'unica im-portante opera compiuta dalle scicnze economiche. Esse impartiscono purc altri insegnam.enti che sono di grande importanza per il pubblico c che con-tinuamente e con molta pazienza gli economisti cercano di spiegargli. Sce-gliere un qualsiasi esempio può far sembrare tali contributi insignificanti ma vale la pena di ten tare per poter illustrare il mio punto di vista.

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