OAMERA DI OOMMEROIO
INDUSTRIA E A GRIOOL TURA DI TORINO
OLiVETTI PRAXIS 48 UNA DIMENSIONE NUOVA NELLA SCRITTURA ELETTRICA È una macchina di prestigio
che assicura una qualità e quantità di prestazioni rispondenti alle esigenze del privato.
del minor lavoro dell'ufficio e dello studio professionale. Per la razionalità del suo disegno e per la facilità dei suoi comandi può essere usata da tutti.
cronache
economiche
mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torinonumero 277 - gennaio 1966
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Direttore responsabile: Prof. Dott. Giuseppe Carone
.
sommano
L, Mallè 3 Macrino d'Alba
G. M, Vitelli
12 La monografia regionale per il Piemonte quale contributo alla pro-grammazione
E. Devons
14 Economists and the Public C, Lefevre
25 Le Camere di Commercio e d'industria franceSI di fronte alla pro-grammazione
M. Casari
31 Recenti tendenze degli scambi internazionali A. Trincheri
34 Può essere mutato il sistema monetario? G, Fadday
37 Formazione professionale dell'apprendista U, Bardelli
43 Inquinamento dell'aria e salute pubblica L. Maser
52 Una visita alle Lande di Guascogna G. Primatesta
61 Macchina per l'allattamento automatico 64 Tra i libri
64 I n Biblioteca 72 Dalle riviste
Direzione, redazione e amministrazione
CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO
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iVlac.·ino
d'Alba
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l/l'r '11/01/10 ( 11010 o{!gi, .\'n!o Ilitto/'{' di l'Ili fllld/o, .w/ho il CflSO di l/II a(fl'(,sco iII 811n U/'I'oll/II/o di l/il'lll1, il loro rOIlIi'lIIlloralll'o .l/a-(l'il/O d'AII)(( I~ eOl/osl'il//o I scII/sinI/ne II/I' pl'/' ojJl'/'C di ('((l'rtl/I'I/o: qllfllche 11'1111//0 fll/rill/l~i()III' rl'al-In'sl'lIi I rill/IISIII, 1/('!l1I ai/il'lI, 81'//:(/ l'CO. Gli s/I/diosi d'fidi' "flI/I/O i// {!l'II('/'(' latto I/Il'Iilo aL~ VerglOe,
partfcolare del trittiCO del Museo CIVICO di Torino, 1195.
.,.
In copertina: Macrlno d'Alba· Trittico con Madonna. Santi e donatori. 1"'9~ - Tonno.
(Arch. Museo c.v. - Tonno) •
.l/aerillo d'll/lfI più lI{!{!.ion/((la { l'I/.\'/a cullul'lI che, li bl'1I {!.Iw/'da/'c, nOli 1\ II/(/a.f~iorll/lllle .\'COI'I'I'-l'olc l' l'l'l'sal iII'; iII lIppul'(l/:a 1III'glio l'h'ollo (/// 1/1/ ,'rilla.\'ci/llll/lo ", l'ali è il/ l'clll/rì più r"il/so, 1I/O/lOrOI'(/I', l'i!!,ido c ra II IJI'c.\'(' Il la 111/ illciso /ldla pil/II/,(/ P iCIII o IIlc.I'f'. Radicalo /Id ca l'alli l'I' /o('a!r 11l'/' [li SI/li illll'l'II(/ c%rl/:iolli' Sllil'ilurtll" (gli crl'sc/' SII 1/11 cOlllallo II/Wl'O: la sI/a a/lil'ilà, {:.//((l'-rlala COli qua!rhf' rl/I'iosilà dI/I/o Sfi'II/:ol/i sII ,l'SO
Gesù Bambino benedicente,
particolare del trittiCO del Museo CiVICO di Torino, 1-495.
S. Giovanni Battista, S. Tommaso, particolare del trittico del Museo Civico di Torino, 1495.
e poi da Defendente, non diede oTigine ad una veTa sctwla, non fu « r'ivissuta», Tiattualizzata da nessuno, non costituì fonte Tin-novata e vivificante a distanza di geneTazioni, per pittoTi di mutate esperienze ma pr'onti a dedur'Te, assorbendoli in 'Lm nuovo humus, valoTi d'~ma tTadizione sempTe viva e fTuttificante, Span-zotti aveva invece legato due se -coli, nodo d'incontTo d'un gusto taTdo-quattr'ocentesco, peT qual-che veTSO intinto ancora di suc-chi « gotico-inteTnazionali l), con un gusto cinquecentesco liber'o da scherni intellettuali (che piac-quer'o a M c/.CTino, for'zandogli rnente e mano) sì ch'egli fu veTamente il ponte ideale fm il mondo di J aq~~eTio e quello del gTandissimo Gaudenzio,
M acri no (il vero nome era
41
CRONACHE ECONOMICHEGian Giacorno de Alladio) è noto peT non nwneTose oper'e fiTmate, in b~wna paTte datate (pochissime invece le attr'ibuzioni accettabili) scalantisi tm il 1494 e il 1508 circa, JJlI acr'ino ebbe rnodo, dopo un'iniziale educazione foppesca, aurnentata di spunti padovano-ieTTaresi, in parte butinoniani, di conosceTe due pale del Peru-gino eseguite per' Cremona (1494) e Pavia (1499), attraver'so acl esse intTidendosi di soluzioni fioTen -tine; poi l'impTessione fu sopraf-fatta senza spegnersi, anzi p' ro-pr'io per' cio facendosi più spon-tanea, da una ntwva or'ien-tazione pTevalenternente lom -barda., al Foppa succedendo il Ber'gognone,
Il Trittico con la Madonna e Figlio e 4 Santi, datato Jl:94, già al M~ern01'ial Hall di
Fila-delfia, di 1'Ccente recuperato al-l'Italia dal Museo Civico di TOTino, è la pr'ima opeTa nota, d'impianto sobrio, di Tesa ani-mata e scabr'a; soprattutto spicca l' eqt~ilibrio di rappor-to fra le r'obuste iorme e, con esso, l'evi -denza, 1'ialzata di sostenutezza rn01'ale, del « r'itTattismo » che non si dispiega solo nei piì~
mppresentativi donatoTi, impo-nenti ma impeTsonali, ma ne,i santi, specie nel penetrante S,
Tommaso di fOTte dignità bOT-ghese, di umanità pr'ofondamente partecipata,
alte-Tazione di valori per esigenze pw,ticolari e assoltltamente ge-nuine di ~tn sostTato cultuTale toscano (e anche padovano, nu-trito esso stesso di Fù'enze, ed esso stesso profondamente alte-r'ante la limpida dogmaticità fio-Tentina), EntTo le aTchitettuTe, esili addiTittum e che hanno per-so la l'ucida logicità e or'ganicità delle strutture a favoTe della r'ea-lizzazione d'ttn ambiente sugge-stivo nflla sospensione un po' triste d'un paesaggio impallidito e fTeddino, le figur'e campiscono gTancli, senza assumer'e valoTi simbolici nè cer"CCtndo mpporti di perfetta misum e proporzione Stl uno sfondo idealizzato, È Hno sfondo (di cielo e di creste di
Santo vescovo, particolare del policcico della Certosa di Pavia, 1496,
Donatrice, particolare del trittico del Museo Civico di Torino, 1495.
monti) toccato da un riflesso d'animo, a stringer'e dappresso - pur' nell' allusa lontananza -le gr'andi figure Teali, che r'ias-sumono tutta una cultura fioren-tino-padovana-fer'1'arese (dal Ca-stagno al JIIIantegna al Cossa) ma che è evidentemente filtr'ata ati'ra-verso la Milano e la Pavia d'ttn gusto pittorico che sta sopmt-tutto nell' a?'co Foppa-Ber'gogno-ne, Qtlest'ultimo, maturando, con-tinua a impr'essiona'l'e
JIII
acrino in fasi stlccessive, natumlmente fin dove M acrino puo capir'e e accettar'e il mondo figuTativo del Bergognone, di cui egli accoglie con prontezza soluzioni formali,escludendone invece le inflessioni poetiche, l' Clccento intimamente, sensitivamente lir'ico,
Al centr'o la Ver'gine sta mc-colta, perfettamente calibmta e conclusa, lasciando sbocciar'e dal manto bTuno la f01'te, crudetta' e pw' dolce ca?'nosità d'un r'osso fragola, ghiacciato dalle str'iature di ltwe; e il pannello si compone in un accor'do basso di note scure da cui sgettano più legger'i i c01'si rnodanati delle arcatelle, Una punta di leonardismo (che non aveva toccato - se non fug -gevolmente e da un punto di vista soltanto for'male - il volto della ~Madonna) scivola, in
Santo vescovo, particolare del polittico della Certosa di Pavia, 1496.
m~m p~u palesi di flessibilità psicologica, nel Bambino e nella. bella mano dest1'a della madr-e, Un bel fregio in blu-verde e a oro con leoni, dmghi e gimli, fa da gradino al t1'ono, e in esso si 1'ipete ttn motivo o1'1wmentale che nell' amhiente piemontese -lomba1'-do tra il 1490 circa e il' 1510-20 ebbe larghissima f01'tttna, diffon -dendosi in particola1' modo nel-l'affresco,
Nel pannello sinistro, la calma un po' secca del San Giovanni Evangelista, dall' elab01'alo pan-neggio insistentemente ammac-cato, s'affianca alla concentra -zione un po' distratta ma uma-namente più' intensa del San
61
CRONACHE ECONOMICHEGiacomo, il cui volto sfiora 'Lbn accento pa.tetico, N el pannello opposto il Battista e il S, Tom-maso sono due figure d'un vi -gOTe e d'una forza mm'ale cui forse 111 acrino non tornerà p'iù; tormentato il Battista nel
movi-mento tortuoso del corlJO sotto il panneggio martellato come lami-na su.lle cal'lli, nello sviluppo tcso
e accrbo del braccio destro (forse con ww. memoria donalelliana?)
e nel corso tagliente degli orli domti, mentre il santo fmle è
personaggio nobilissimo, maesto-so, carico di vita interim'e; il
realismo fisico vi si eq~~ilibra pienG1nente con l'indagine d'un camttere, Acuto nei tratti e nella z'ita che dall'interno sprigiona, il santo si calibra compatto e la S1ta maestà concisa è sottolineata (la l L' apri1"si p1"ospettico del libro
da cui cade, come a negm'e di colpo quella tridimensionalità, il sontuoso panno d'tm lttcente e sofjocato nero, creante tm 1'ap-porto di pttro colm'e,
Allo stesso tempo prossi1ni e distanti (s ull)i ano st-ilistico come su quello morale), sono i due nobili donat01'i, fissati, siglati anzi in una posa di utficialità rappresentativa che li chiude in cer'imoniale isolamento, E tttt-t,avia 1'estano così ve1'i e ttmani, in una fTeddezza che non è data da una non pa1'tecipazione del pe1"sonaggio ma dalla distac-cata obiettività del pittm'e che descrive con lucidezza di soste-nuta prosa la qttalità delle stofje, il disegno dei broccati, le st1" ia-twe dei velluti, gli o1"1wmenti
degli 01'i e suggella la camtte1"iz-zazione aulicizzata nelle teste ve
-1'issime ma fermate nel pr-ofilo classico di medaglia,
Il polittico della certosa di Pavia (1496) 1'ipete, nella Ma-donna col Figlio, quella del 1494, con maggioTe insistenza gmfica; nei vescovi laterali il panneggiato secco ed angoloso tr-ova una 1'Ct-gione di m'tigiana nettezza; alt1'e parti sono vacue, 1I1acTino spesso presenterà questa interna discon-tinuità, Il polittico segna, nel SIlO complesso, var'i punti di in-teresse, in primo luogo per la 1'icerca d'efJetti p1'ospettici 1'ibal-tati, a comincia1"e dal pm'ticolCl1"e del sarcofago, scol'ciato in lieve soit?'nsù dai lucidi p1"ofili (in confronto al qttale, la figu1"azione del C1'isto 1'isorgente e dei soldati appare un po' svitalizzata nella
mollezza di disegno e di model-lato); soluzione pl'ospettica che pero appare timida di fronte al pur violento e scosceso sco1"cio
2 Santi, particolare della pala del 1498, Torino, Galleria Sa baud a,
dei soffitti a cassettoni dei due pannelli latemli superiori, ese-guiti non da M ac'rino ma dal Be'rgognone dove non ha più
luogo alcuna descrizione di ]Jm'ti-colari e il vuoto della scatola pro-spettica è colmato dal massiccio squadro elei Santi, E qui, se vi è un ve1'O e p1"Oprio « hon'm' vacui», lo spazio è 1'isolto in addensamento eli valori atmosfe-1'ici pum,mente pitt01'ici, qttali 111 acrino non potrà mai desumere dal g1'Clnde collega, N ella zona infe1'iore, il pannello cent1'Clle co-stituisce una variazione di quello del trittico del 1I1useo Civico,
illeggiad1'ito pe1'o e an-icchito di pm'ticolaTi e di episodi, più afJa-bile e meno solenne e conciso, Gmndiose, nello sviluppo (anche se un po' secco e di maniera) elei piani, sono le due figure late-mli eli vescovi, cont1"O sfondo di lJaesaggi minutamente elesc1'itti e colmi eli cU1'iosità {/.1'cheologiche; e quest'ultimo è tm ]J'unto da 1'icorelare, come pm'tenza per tm gusto d,i cultura classicistica (li-bemmente interp1'etata e insapo-rata n01'dicamente d'una vena Tomantica) che troverà seguito, in analoghi sqttarci di paesaggetti, prima ancor-a che in Defendente
Madonna fra Santi e due offerenti, 1501, Alba, Municipio.
l'intenzione C01n1Jositiva che ri-nunciava a parti'menti per un grande impianto unitCl1"io,
assi-milando tm'esperienza di deriva-zione veneta, esattamente di cer-chia giambelliniww, tosto diffusa in Romagna, Emilia e Lombar -dia, I personaggi si situano nel
porticato voltato da una
copeT-tUTa a botte cassettonata e l' ef-fetto è monumentale, sonoro
an-che, se non fosse che compaiono incongruenze come la trop1Jo
1'a-pida e pesante scivolata delle due
trabeazioni, insinuanti la
1Jro-fondità secondo ~m 1Jrincipio in tlTto con la pih calma misu1'a-zione spaziale del baldacchino, Alla solennità relativamente
con-cisa della zona alta, contrasta l'eccessiva ite1'azione e framm en-tazione di fonne della zona infe-1'i01'e, dove anche la luce gioca in pm'ticolarismi d'isttnita1'i, E il t'l'onetto della T1e1'gine si fissa
Fe1Tm'i, nel Sodoma, ongmaTio veTcellese, Di f1'onte al
pitt01'i-cismo lombm'do del Be1'gognone, M aCTina non cela suggestioni
to-scane-umbTe nei vescovi, d'un
pe1'uginismo onnai salito da
tem-po nel settent?'ione, toccando nuo-ve inflessioni in Emilia, mentTe
il CTisto 1'is01'gente non manca
d'un ceTtO, seppu1' vago, sento're
veneto,
Del 1498, fÌ1'mata, è la g-rande
pala pe1' la ceTtosa di Asti (To -1'ino, Galle1'ia Sabauda), di pa-Tata nell' ammasso di fon ne g1'an-di e non grandiose, in un calcolo
compositivo disagiato e scoperto
che l'esecuzione acerba, si vor-'l'ebbe diTe lignaTia, sottolinea, L' asci~dtezza si 1'iscattél in un
1'itTatto a sè stante: « Il Cavaliere di :Malta » (New Y01'k, coll,
M01'gan) del 1499,
Q~lanto alla pala 01' 01'a accen-nata, per la cappella di S, Bruno alla ce1'tosa di Asti, OCC01Te d'i1'e
che essa è ttn 1'iassunto delle qua-lità positive e negative del
mae-stro e chiaramente ne individua sia la cultura sia le capacità
esp1'essive, .7t1 alto ardita era certo
81
CRONACHE ECONOMICHEin una staticità g~'eve, rinsec-chita, che non ~'isponde alla so-spensione immobile, simbolica, del baldacchino. Il coloTe stesso contribttisce alla moltiplicazione
analitica, non si 1'iassoTbe in una dominante, nè in un accoTdo cromatico sintetizzante; anzi, qui M acrino ?'inunzia anche a certe intense soluzioni singole di co-lOTe, per spegnerne i timb1'i, quasi sottomettendo lo ai valori plastici, statuaTi. Si dovranno cosi riceTcare i valm'i miglim'i in
elementi singoli; figure o pa~·ti di figure, dai contorni incisivi, dove tanto la fonte umb1'a come la lombarcla, entTambe - sia pur Stt diverso piano - amabili e lÙ"iche, si indumno e sfTeddano sotto ln mano fOTte del piemontese che sbalza o staglia contorni, modella duramente ossature e 1J1.ztscolatu1'e, evitando d'indttgia-re in sfumatu1'e e trapassi, siano di colore o di luce o di intema
vitalità. Ed è p1'op'rio questo senso di troppo teso ovunque, d,i t1'o1Jpo inciso e fisso (senza la
violenza fantastica che 'riscattava, in casi simili, i fe1TaTesi, tmspo-nendo l' opem su un piano di i1Tealismo magico) a geneHue un'impressione di monotonia e di freddezza d'animo, nonchè di prog1'ammatica ese1'c'itazione cul-t~t1'ale,
Per la Jl!ladonna fm i Ss. Nicolo e Martino, om alla Gal-le~'ia Capitolina di Roma, la più' « fiorentina » pittura del maest1'0, una datazione intorno al 1490 semb1'a da esclude1'e e si dov1'à pen-sare a un momento ve1"SO il '98, antecedente al concentra1"Si delle tavole di Lucedio, om all' {t1'cive-scovado di Tortona (1499) e del Municipio di Alba (1501), A queste ttltime fa seguito coe1'ente la pala di ùea (1503) che S'([1"-ticola in più natumle legame pur escludendo sempre una
cÙ'cola-zione atmosferica.
La pala del 1501 a1ll1unicipio
Madonna in trono e Santi, 1503, Crea, Santuario.
d'Alba r-isolve la composizione in ambito unitario, lasciando i par-timenti a pannelli; ma se nella
jl1. adonna fm santi alla Galleria
Capitolina, un analogo p'rincipio eTa stato sviluppato tenendo d'oc-chio l' (t1'iosa dist1'ibuzione di pale tosco-wnbre, ora quello schema è supeTato in senso strettamente settentrionale. I sei personaggi accompagnati da quattro angeli, fonnano come una murata; non solo non c'è architettu1'a ambien-tante, nè di SUpp01·tO, a ~'egge1"le e non soltanto il trono stesso come elemento spaziale è p~'esso chè annullato - salvo per- l'avvio dei gTadini in basso - ma ncp-pU1' più il paesaggio ha una voce e le figw'e s'ammassano, preoccupate di non lasciaT un minimo vuoto f1'a di lOTO, su un
fondo neutro, Ne deriva certo, in luogo del maggi01' respiro dei casi p1'ecedenti, una più fm·te concentrazione ed anche un mag-gior senso di vicinanza umana dei pe1"Sonaggi familiarizzati. I volti, forse meno cumti secondo moduli esempla'ri di cttltum 1'ina-scimentale d'Italia centTale, sono pero più mpidi e immediati, an-che se d'app{t1'enza più stanca e invecchiata, ma prop1'io per cio umanamente più esperti, meno tipici e più quotidiani, Ed è anche petO questo che le due dame offe1'enti gemtflesse, se sono meno risaltanti che i donat01'i del trit-tico di T01'ino, sono più a fondo inserite in una vitalità generale del dip'into, anche cromaticamen-te più assorbicromaticamen-te e umanamente più partecipi,
N ella pala della Vergine e Santi del 1503 a Cr'Ut, il pittore Titonw col lJensieTo alla compo-sizione aulica di « Sacra Con-versazione», contTo sfondo pae-sa.ggistico, usata anni prima; ma l'eS1JeTienza intimizzante sche-matica della pala d'Alba si fa sentire, Il lJ(leSaggio, come sem-pn duro e secco, stende una. nota concentrata e un po' tesa; e il primo lJiano, in zona più om-bmta, ne Tiprende l'ampiezza e la quad?'atura. Tutto è più rac-colto, silenzioso, afjabile nelle figttre su e att01'l70 al trono,
to-gliendo ufficialità alle pose rap-lJresentative, addolcite nel silen-zio. E se la 111adonna a mani giunte, che fo'rmano conca sul sonno del bambino, sembra - in q'uesto particolare - TifaTsi a pensier'o di Giambellino, il San GeTolamo secco, tagliente, ma pa-tetico di7'ei possa anche pr'opor'Te memorie di certa scttltura tra ~Milano e Pavia, nelle cer'chie Amadeo-1I1antegazza; -il S, Am-brogio si r'inchittde in omb?'ata as-sor'ta meditazione, r'ichiamando silenziosità del Ber'gognone. Le simmet1'ie, le c01Tispondenze
rii-Madonna, particolare della pala di Crea.
10
I
CRONACHE ECONOMICHEst'/'ib1~ite secondo 'una trama assai scoperta, agiscono lJel'Ò discrete, assorbite, r'eali-::zando ttnClr'itmica pacata, r'iassunta dalla intona-zione lJoetica dolce, che non impe-disce alla abituale freddezza di 1I1acrino di accogliere un timbr'o sentimentale,
È del 1505 l'Adorazione del Bambino di NerI) York (llistori -cal Society), sotto arcone braman-tesco, ingombrante ricordo giova-nile che ritorna. Il miracolo d'an,imazione dei gruppi plastici dei sacri Monti, in qtLegli anni in gestazione, non ha r'isvegliato in ~W.acrino più viva attitudine a fondere le esistenze dei singoli personaggi che, anche se ingen-tiliti, mantengono sent01'C w,ti-giano non tutto identificabile con poeticità rustica, È tuttavia più pieno l'accoTdo tra i santi e l'a1'chitettura, così come il valore Tiassuntivo, equilibrante, del pae-saggio.
ricu-7Jerare altre cose. La forma s'lI,d-dolcisce, cerca perfino sotJusioni, se non proprio atmosferiche, al-meno d'lIn chiaroscw'o pittorico
con particolare sap01'e, di ten-denza ormai non più solo fop-pesca o bergognesca ma più lar-gamente ({ lombardo-veneta )). 111 a
Sacra Conversazione, Neviglie, parrocchiale.
quali siano stati poi gli interes-santi sviluppi non è dato stabi-lire, interrompendosi la serie delle opere note.
La
monografia regionale per
il
Piem
onte
quale contributo
alla
programmazione
.
*
Giovanni
M
.
Vitelli
È stato pubblicato, a cW'a dell'Unione ?'egionale delle CameTe di
Com-meTcio del Piemonte, il voltt?ne « Piemonte», facente 17m·te della collana di « J\llonogTafie Tegionali pe?' la JJTOgj'ammazione economica», 17To?nossa dall'Unione Italiana delle CameTe di commercio industria e agTicoltuUt sotto gli auspici del JIIlin'isteTo dell'industTia e del commeTcio. Riteniamo utile pubblicare la « pTesentaif!ione» dell'opera, stesa dal Dj'. G. J\ll. Vitelli, Presidente dell'Unione j'egionale delle CameTe di coml1wTcio, nella quale sono pTecisati gli scopi e i
criteri con cui il lavoTO è stato ?'Calizzoto.
Il pre ente lavoro nasce dal desiderio di
offrire un quadro d'insieme delle linee e dei
problemi che distinguono la struttura dell 'eco-nomia piemontese.
Si è cercato di pervenire ad una visione or-ganica e abbastanza completa della realtà,
cu-rando contemporaneamente di mantenere l'ana-lisi entro dim~nsioni ragionevoli e senza indu
l-gere a variazioni forse erudite - la cui tenta-zione è così forte in lavori del genere - ma di rilievo pratico non sempre evidente.
Si potrebbe dire, in certo senso, che si è tentata una descrizione prevalentemente « ope-rativa II dell'economia della regione, in modo da presentarne « in nuce » le esigenze, le possibilità, le prospettive di sviluppo.
Appunto in questo spirito si è fatto largo
posto alla considerazione degli aspetti geofisici
della regione, con elementi ricavati dalle fonti più diverse e che forse per la prima volta si
trovano funzionalmente raccordati all'aspetto
eonomico-produttivo.
Si può discutere a lungo sulla cosiddetta « vocazione naturale» dei territori all'una piu t-tosto che all'altra specializzazione economica; si può dissertare sulla possibilità - suffragata magari da richiami storici - di vincere le
remore poste dalla natura con l'opera paziente e tenace dell'uomo. Ma bisogna pur sempre
co-noscere di che natura chimica sono i terreni di una certa area, qual è il regime delle acque, quali
sono le condizioni climatiche, come si svilup -pano le naturali vie di comunicazione se si vuoI
comprendere la storia economica e sociale di
12
I
CRONACHE ECONOMICHEuna regione e prospettanle il futuro in termini
non avulsi dalla realtà o addirittura campati
nell'utopia.
Per queste ragioni anche l'identificazione c
la delimitazione delle zonc economiche in cui può immaginarsi suddiviso il Piemonte, ai fini
di una eventuale strumentazione degli inten-enti per il suo sviluppo, sono state ancorate a un
triplice criterio: fisico, demografico, economico (livelli di reddito). Per motivi di semplificazione
la delimitazione di queste zone è stata effet-tuata, in linea di massima, aggregando due o più « regioni agrarie II (secondo l'accezione 1. tat),
salvo che per la provincia di Torino, che ha
richiesto qualche ulteriore frammentazione.
Ovviamente tali « aree economiche» non
hanno nulla di assoluto o di definitivo; anzi sono state chiamate « di studio l) quasi a
sot-tolinearne la modesta portata di semplici « ipotesi di lavoro ", mezzi per meglio descri-vere e interpretare la fisionomia della regione,
piuttosto che rigidi compartimenti entro cui costringere i ritmi della sua vita economica e sociale.
Di solito si ritiene che il Piemonte, insieme a un paio di altre rcgioni costituenti il famoso « triangolo ", sia un'area già fin troppo fayorita
dal progresso economico e bisognosa se mai, almeno in eerte sue parti, di qualche inten-ento rallen ta tore.
*
Unione regionale delle Camere di commercio delDalla lettura di queste pagine emergono chiaramente q uali e q uante siano le manchevo-lczze ehe i n \'eec ancora permangono e correla
-ti \'umente quanto numcrose siano le necessità o le opportunità di razionalizzazione, di amm o-dernamento, di propulsione nei diversi settori
economici e nei diversi comprensori.
L'agricoltura piemontese è senza dubbio teenieamcnte progredita: alto è il consumo di
fertilizzanti e intenso il grado di meccani zza-zione; in vivace sviluppo la zooteenia. Eppure non si ha una robusta industria dei prodotti
ciel suolo c l'apparato forestale deve essere mI-gliorato.
L'industria è certo il settore produttivo che ha anlto nella rcgione, soprattutto negli anni più recenti, il maggiore sviluppo. Si hanno però anche rami di attività in crisi strutturale ed
altri che, tradizionalmente forti, tendono ad
una inyoluzione.
È luogo ormai comune che lo sviluppo del settore terziario non è proporzionato all'imp or-tanza dcI secondario e che l'attrezzatura turistica è inferiore alle possibilità che la cerchia alpina, così vasta e così varia, offre a profusione.
Fin troppo note le di fficoltà delle comunica
-zioni non solo verso la Francia e la Svizzera ma anche con le regioni finitime ad est, sud-est c a sud.
Si lamenta infine una carenza di istituzioni
1ìnanziarie, che facciano da supporto non solo alle necessità correnti della produzione ma che stimolino il sorgere di nuove iniziative ass
u-mendone una parte dei rischi.
Questo studio vuoI essere un primo con
tri-buto delle Camere di Commercio piemontesi alla programmazione regionale. Programma
-zione considerata non come un astratto clichè da imporre all'economia della nostra regione col
risultato di disorientarla, ma come inventario di nodi da sciogliere gradualmente e paziente-mente; programmazione intesa come sforzo co
n-creto e pratico di miglioramento delle condizioni
esistenti; programmazione soprattutto vista co
-me una serie di iniziative e di misure da attuarsi
nci luoghi e nei tempi più opportuni. C'è da temere che se la programmazione regionale non sarà questa cosa forse umile ma certo utile e realizzabile, finirà per ridursi ad una specie di rinascimentale (( certame coronario» di cui già si hanno non lodevoli esempi. Allora si sarà costretti ad applicare al caso nostro quello che
ha scritto recentemente l'Economist per l'In-ghilterra: (( la società britannica, ridotta a punching-ball dai titoli dei giornali, non è pro
-babilmente nè molto anti nè molto pro-program-mazione; sta un tantino annoiandosi l).
Lo studio che presentiamo è corredato da
un vasto apparato statistico di tavole e da un
altrettanto vasto complesso di cartogrammi, così da servire in ogni momento anche quale strumento di consultazione e di accertamento di
dati. Esso è completato da una bibliografia nella quale trovano menzione in particolare lavori dedicati ai problemi dell'economia regionale. È intendimento dell'Unione delle Camere di Commercio Industria e Agricoltura del Pie-monte di sviluppare progressivamente que -st'opera di ricognizione dell'economia regionale, articolandola in diverse direzioni e su piani
diversi allo scopo di offrire ai pubblici poteri
chiamati ad operare le loro scelte un insicme preciso e aggiornato di elementi orientativi.
Un particolare ringraziamento va dato al
Prof. Ing. Vittorio Zignoli, del Politecnico di
Torino, che ha diretto, con profonda compe
-tenza i lavori e steso il testo della monografia.
Devesi segnalare anche l'attività prestata per tale lavoro dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Torino per la raccolta e l'el abo-razione dell'abbondante materiale di documen-tazione. Hanno pure dato un valido contributo, specie per ciò che riguarda i problemi locali, le altre Camere di Commercio del Piemonte.
Il lavoro di coordinamento, in seno alla apposita commissione costituita dall'Unione
Ita-liana delle Camere di Commercio e nell'ambito regionale, è stato svolto dal Prof. G. Carone, Segretario Generale della Camera di Commercio
di Torino.
Economists and
the
Public
*
The public attitude to eco -nomists is schizophrenic and ambivalent, sometimes awe -some and respectful, sometimes sneering and sceptical. Eco no-mists are alternately revered and reviled; praised and
paro-died; worshipped and cursed; ardently consulte cl as high
priests of esoteric knowledge; dericled as purveyors of witc
h-doctor astrology. l'he irritation alld frustration of the public with economists are succinctly expressed in thc jibe: « where there are two economists there wilI be three opinions
l'
.
'i\That accounts for this s i-tuation? Is there hope of mo
-difying it, either by changes in the way in which economists put their icleas before the pu-blic, or by educating the public to appreciate more clearly what the l'aIe of the economist is, or shoulcl be, in public clebate 011 economic issues ?
Them'Y ancl 1'eality.
The generaI public comes into
contact with economics ancl economists when the latteI' write and speak in attempts to ex -plain economic problems and, very frequently, out of this explanation, to recommencl so-me particular action, or lack of action, in public policy.
Strictly speaking economics as such, it is often said by the academics, is not concerne cl with recommending action, but
merely with understanding the
working of the economic system and, where possible, explaining the consequences of alternative lines of action and policy. On this view, economics is scie ntif-ically ancl clispassionately ne u-traI. Even the Lonclon School of Economics-which has a reputation for producing social scientists, including economists, fired with missionary zeal to
G
li
economisti ed il pubblico
L'opinione del pubblico sugli eco-nomisti è un po' strana e a mbiva-lente; un momento li considera con timore e rispetto, un altro con scet-ticismo e con scherno. Alternativa-mente gli economisti vengono rive -riti e insultati; lodati e parodiati; adorati e maledetti; essi vengono consultati come se fossero i sacerdoti di un culto esoterico; oppure vengono derisi come i fautori di una scienza da fattucchiere.
L'irritazione e la frustrazione del pubblico si esprime in questa breve defìnizione: « dove vi sono due eco -nOtl1isti vi sono tre pareri disco r-danti ll.
Qual è la causa di questo stato di cose? Ed esistono speranze di poter Inodifìcare questa opilllOne, ca m-biando il modo in cui gli economisti esprimono le loro idee davanti al pubblico, oppure educando quest'u l-timo per fargli apprezzare più chiar
a-1
4
I
CRONACHE ECONOMICHEmente qual è il compito dell'ec ono-mi ta o quale dovrebbe essere, a mezzo di dibattiti pubblici sui
pro-blemi economici? Tem·ia e 1·ealtà.
La massa del pubblico viene messa in contatto con le scienze economiche e con gli economisti quando questi ultimi scrivono e parlano nell'intento di spiegare i problemi di natura eco -nomica e, molto sovente, in base a queste spiegazioni, essi consigliano determinati provvedimenti o li sco n-sigliano per quanto riguarda la poli-tica economica.
Per dire la verità le scienze eco -nomiche non si occupano di consi-gliare una determinata azione, come
ovente viene detto accademicamente, ma cercano semplicemente di s tu-diare il funzionamento del sistema economico e, quando è possibile, di spiegare a che cosa si va incontro
Ely Devons
put the world right- has as its motto 1'erum cognoscere cau-sas, « to understand the causes of things)), not « reform thc worlcl)) or « get things done)). It must be aclmittecl, howevcr, that the founders of that insti-tution-the Webbs and the Fabians- were innocently ancl
na'ively eonficlent that a trulv scientific unclerstanding of s~ ciety woulcl inevitably lead to only one conclusion for action.
Yet the very language of the analytieal methocl in economics is hardly conducive to this neutrality. Consicler some of the terms which are the basic
lan-*
Il presente articolo è stato ricavato da uoa confercnza tenuta dal Prof. Dc· vons alla Johns Hopkins University di Baltimora nel novembre 196,1, nel quadrodelle John Hinkley Memorial Lcctures
ed è ripreso, per gentile conce sione, dal numero del luglio 1965 della Lloyds Ba.nk Review.
a.dottando questo o quell'altro prov-vedimento. Sotto questo aspetto le scienze economiche rimangono in di-scriminatamente e scientificamente obiettive. Persino la London Sehool of Economics, la quale è nota per formare esperti in scienze sociali, compreso un numero di economisti imbevuti di fervore quasi « religioso II per riordinare il mondo, ha per motto "rerum cognoscere causas II (per ca-pire la causa), non " per riformare il mondo II o per « mettere in atto provvedimenti ll, Bisogna però am-mettere che i fondatori di questa
istituzione - i vVcbb' ed i Fab-bians - credevano ingenuamente c innocentemente che una conoscenza vcramente cientifìca della società avrebbe senz'altro portato in con-clusione all'azione.
-guage oI economie analysis :::.nd thc systems it creates: perfec -tion and imperfection; rational and irrational; efficient and ineIficient; mobile and immo-bile; optimum and s ubopti-mum; eguilibrium and disequi -librium. This language and
pro-cess of analysis itself impli es-unless watched with painstak-ing care and humility-criteria for a « hetter )) compared with a « worsc)) economie system. OI coursc, systems of analysis created in this way have exte
n-sive elements of abstraction ancl very often do not correspond at all closely with reality. But how easy it is, once an « eco-nomie system ») has been created
in these terms, for the creators, Pygmalion-like, to fall in love with their creations. Should one be surprised, if some econo-mists, looking at the worId with all its glaring imperfections, disequilibria, inefficiencies and irrabonalities, should wish to transform it to correspond more closely to their beautiful cre-ations?
vità. Consideriamo alcune espressioni
che sono alla base dell'analisi econo -mica e del sistema che esso crea: perfezione ed imperfezione; razio-nale ed irrazionale; efficiente ed inef -ficiente; mobile ed immobile; ottimo
e pessimo; equilibrio e squilibrio. Questo modo di esprimersi e la stessa analisi implicano - se non vengono
soppesati con cura faticosissima e con molto spirito di umiltà - un criterio che contrappone un sistema
economico « migliore» ad uno «
peg-giore)). Naturalmente i sistemi di analisi cosi ideati si compongono di moltissimi elementi astratti e sovente non corrispondono alla realtà. Ma quanto è facile per gli ideatori di nn simile « sistema econonlico)) innamorarsi come Pigmalione della propria creazione! Possiamo stupirci
se alcuni economisti nel considerare
il mondo con tutte le sue palesi im-perfezioni, squilibri, insufficienze e
mancanze di razionalità, desiderino tra formarlo in modo che assomigli maggiormente alle loro meravigliose
creazioni?
Il contrasto che esiste tra una realtà imperfetta ed iJ sogno della
The contrast between im-perfect reality and the dream of perfection which impresses so many economists does not lead them all to the same con -clusion about how to bring about this transformation. They are divided by a difference of view, held with almost theol o-gical fervour, about the cause of the imperfections, and ther e-fore about the way in which perfection is to be achieved. There are those who see all vice in government interve n-tion, all virtue in what is colourfully called « the natural working)) of the economie sy -stem. To these, the price system in the market is a thing of beauty, marred in its working only by the stupidibes of poli-ticians and administrators. Eli-minate government inter ven-tion and « the natural order) ,vill be restored. Against those who believe in perfection through the restorabon and pre-servation of what they call « the natural order)) are those who see vice, chaos, inefficiency
perfezione, caro a tanti economisti, non li pOTta a pensare tutti nello stesso modo su come realizzare questa trasformazione. Essi sono divisi da divergenze di opinioni che ognuno sostiene quasi con un fervore ideo-logico, sulle cause delle imperfezioni riscontrate e pertanto anche sul me-todo con cui realizzare detta perfe -zione. Vi sono coloro che vedono la sorgente del male in qualunque in-tervento da parte governativa e co n-siderano « bene)) tutto ciò che viene chiamato molto pittorescamente « il travaglio naturale)) del sistema eco -nomico. Per questi economisti il sistema della libera contrattazione dei prezzi è una cosa ottima il cui fun-zionamento viene solamente guastato dall'inettitudine degli uomini politici e degli amministratori. Eliminate l'intervento governativo e « l'ordine naturale delle cose)) tornerà a posto. In opposizione a coloro che cre -clono nel raggiungimento della per-fezione attraverso il restauro e la
conservazione di ciò che essi chia -mano « l'ordine naturale delle cose)),
vi sono coloro che vedono il male,
il caos, l'inefficienza e la mancanza
and irrationality in such an unruly and unruled systern, and propose by social control,
through government, to bring
about the change to perfection. It is ironical, but I think reveal-ing, that the model of the per -fect economie system which is the Utopia of the priests both of the market and of planning is remarkably similar: in one case given by nature, in the other imposed by man with the aid of government and the electronic computer. With the same model of the perfect eco -nomic system, the two schools hold completely opposed views as to how to bring perfection into being.
Both these systems ofthought
are, in my view, abuses of economic analysis, misleading the public into dangerous blind alleys. Fortunately, the lunabc fringe at either extreme has lost influence in the last few years, and the slogans implying that the perfect economic system can be brought into being either by a return to nature or
di razionalità proprio in un sistema cosÌ disordinato e mancante di coor -dinamento e che intendono arrivare alla perfezione con il controllo sociale
per mezzo di disposizioni governative; è una cosa ironica ma la Titengo rivelatrice che il modello di un si -stema economico perfetto, cosÌ come lo sognano nella loro « Utopia)) tanto i sostenitori della politica di mercato quanto quelli della programmazione,
assomigli notevolmente a quello degli uni e degli altri: nel primo caso esso è un prodotto naturale, nel secondo viene imposto dall'uomo con l'aiuto del governo e della macchina cal co-latrice elettronica. E, con il medesinlo modello di un sistema economico perfetto, ambedue le correnti man -tengono dei punti di vista completa -mente differenti su come attuare questa perfezione.
Ambedue le correnti abusano, a mio giudizio, dell'analisi economica, fuorviando il pubblico e portandolo verso vicoli pericolosamente chiusi. Per fortuna gli estremisti delle due correnti hanno perso la loro influenza in questi ultimi anni e gli slogans che dichiaravano che si poteva giungere
through the sweeping and
re-volutionary operations of
go-vernment no longer ha ve the
same m'esmerizing eIfect on the
public which they had t.hirt?
years ago,
*
But the language and
me-thods of economie analysis, still
proceeding in terms of models
of perfection or aberrations the-refrom, continue to have an
inJ1uence on economist.s and
their relations with the public. The young student of econo
-mics, educated and trained in
this technique, easily falls into
the snare of thinking that he
knows the answer to most of
his country's economie
pro-blems. Only the avarice of
business, the stupidity of trade
unions, the conservatism of
bankers, the vested interests of
minority groups or the pusillan-imity of politicians apparentIy
prevent the con'ect remedies
being adopted, How often have
I read answers by students in
examinations explaining q uiet brieJ1y, but with unconscious
certi tu de, 'what exactly the
alla perfezione o con il ritorno alla natura o con provvedimenti drastici e rivoluzionari da parte del governo, non afTascinano più l'opinione pub-blica come trent'anni fa.
***
Però, il linguaggio ed il metodo delle analisi economiche, sempre in termini di perfezione e pertanto di aberrazione, continuano ad influen
-zare gli economisti ed i 101'0 rapporti con il pubblico. Il giovane studente in scienze economiche,. educato e
istruito secondo questa tecnica cade facilmente vittima del pensiero che egli sa risolvere la maggior parte dei problemi economici del proprio paese. Apparentemente, le sole cose che im-pediscono di porvi rimedio sono la cupi
-digia commerciale, la irresponsabilità dei sindacati, il conservatorismo dei banchieri, gli interessi di una
mino-ranza di persone e la pusillanimità dei politicanti. Quante volte ho letto delle risposte di studenti in sede di esame che spiegavano brevemente
16
/
CRONACHE ECONOMICHEChancellor of the Exchequcr
should do to cure Britain'
balance-of-payments troubles,
or the government and the
Board of T1'ade should do to
make industry more efficient
and progressive! The suggestion
that these may be difficult
questions to which there are
no easy, simple answers, rarely
appears. And the fault is not the students', but mainly the
teachers'. For the studen t is
encouraged, by the very
fo1'-mulation of the analysis and
the questions he is asked, to
believe that p1'oblems can be dealt 'with in a simple straig
ht-forward manner if only
econo-mists-the right kind of eco
no-mists, of course-were in c
har-geo Is it any wonder that when
such young men go out into
business or Whitehall the
ar-rogànce which they display
about their capacity to put
the world right should fequently
infuriate their employers?
Changing fashions.
It may be protested, by the
younger economists in
parti-cular, that a11 this is out of
ma con una temeraria certezza esat-tamente quello che doveva fare il Cancelliere dello Scacchiere per porre rimedio alle difficoltà della bilancia dei pagamenti in Gran Bretagna, oppure ciò che il governo ed il
Mi-nistero per il Commercio dovevano fare per rendere l'industria pi ù effi-ciente e più progredita! Raramente si legge che queste possono essere questioni difficili per le quali non si
trovano delle semplici e facili so
lu-zioni, E la colpa non va data agli studenti bensì ai professori. Perchè
lo studente viene incoraggiato proprio dall'enunciazione dell'analisi e dalle domande poste, a credere che i pro-blemi possono essere affrontati in un modo semplice qualora se ne occ
u-passero gli economisti - natural-mente quelli veri - , C'è da meravi-gliarsi se, quando questi giovani
ini-ziano il loro lavoro nel n'londo degli affari oppure quando finiscono a Whitehall, la loro presunzione di poter raddrizzare il mondo fa sovente adirare i loro superiori?
date: the economics or twcntv
or thirty years ago. Since thC;1
we have largely left general
« models )l, with their normatiyc
implieations, and are more
scn-sible and realistie in clothing
and testing our theories with
data from the real world. I admit this, but it is stilI true
that there is a lack of humility,
even in empirical analysis, in
pressing claims for the
rcle-vanee to poliey of the latcst
aeademie exercises.
Eeonomics i, about human
affairs, and there is a natural
tendeney for any eeonomist
searching for new truths to
be excited by the possibility
that his theories may havc
some relevanee to the problems
that worry his or some other
society. That he may be rash
in assuming relevance too
quick-ly on inadequate evidence is an understandable failing. The
new empirical economics has
been mueh subject to this
fail-ing, at least in Britain. After
the war, for example, exercises,
apparently eonvincing exercises,
were done showing that
in-vestment '\-vas the main
deter-Nluta:menti di consuetudini. ~
Si può replicare, paTticolarmente lo possono fare i giovani economisti, che tutto ciò è fuori moda. Da allora abbiamo in gran parte abbandonato
« modelli generici» con implicazioni normative e siamo diventati pill giudiziosi e più realistici nell'ediftcarc e mettere alla prova le nostre teorie con dei dati rilevati dal vero. Lo ammetto, ma rimane valido il fatto che vi è una mancanza di umiltà anche per quanto riguarda l'analisi empirica nell'affermare la pertinenza delle ultimissime tesi enunciate.
Le scienze economiche si occupano di questioni riguardanti l'uomo ed esiste una natllTale tendenza per qualunque economista che cerchi
minant of economie progress, and that the pace of econoluic
aclvance was slow in the D.K.
because of inadequate inves
t-mento This hecamc the fas hion-able explanation purveyed to
the puhlic. Soon, however, with littlc cvidence that increased
investment under government
cncouragcment made much
dif-[erence, research and deve
lop-ment expenditure \Vas seizecl on
as the important variable. And this, in turn, has given way to the latest fashion, in which cclucation is shown to be the
prime mover. The speed at
which [a hioH changes m
cur-rent theory, as each bright
researcher picks holes in the
prevailing mythology, is quite
staggering. Yet, at each stage, the (( new Iook » is put forward vvith the arrogant certainty that
this time the theory is really right and capable of being taken as a guide-post to action.
Aclvanced countries are able to absorb this mereurial change . in suggested remedies without too mueh difficulty anc1 harm.
But in unc1er-developed
coun-tries the situation is pitiful.
These countries reeeive eve
r-nuove scienze economiche empiriche sono statc sovente soggette a questi
errori, perlomeno in Gran Bretagna.
Per csempio, dopo la guena, for
-mule, apparentemente convincenti,
sono state elaborate dimostrando che
l'investimento era il fattore più dete r-minante per il progresso economico e che lo sviluppo economico nel Regno
Unito era lento proprio a causa del-l'in ufficienza di investimenti. Questa
teoria diventò la spiegazione « di moda» da dare al pubblico. Presto
però, quando si vide che il cre cere
degli investimenti, incoraggiati dal
governo, non produceva un grande
cambiamento, le ricerche e l'incre -mento delle spese divennero una
im-portante variante. A loro volta, que
-sti sistemi cedettero il passo all' ulti-missima moda che vede primeggiare
l'educazione quale fattore promotore. È sbalorditivo con quale rapidità le
teorie attuali cambiano a econdo di
come un intelligente economista rie
-sce a demolire il castello di carte
eretto in quel dato momento. Eppure,
changing diagnosis and advice
from the peripatetic group of
cconomists tripping from one
to the other giving them the bene/H of the latest advances
in tbe so-called theories of
economic growth anc1 economie development. In all this, there seems to be a recklessness in putting forward newly-formu -latec1 but untried theories as
guides to policy. Even before they have been fully worked
out, they are handed over to
or seizec1 on by administrators or poli ticians as the basis of
plans for action.
Cont'l'ibutions oj econ01nics.
So far, the tenor of this ar-ticle has impliec1 that the puzz-lement anc1 frequent irritation
of the publie with eeonomies and eeonomists are the fault
of the profession: tha t
econo-mists elaim too mueh, preseribe rather than expIain, propound answers rather than elucidate
problems, and naiveIy but a r-rogantly assume all too readily the applieability to the real world of the beautiful theore -tieal models whieh they use in
their researehes. If this were
ad ogni cambiamento, il « nuovo
punto di vista» viene formulato con la presuntuosa certezza che questa
volta si tratti della teoria giusta e adatta per servire da gu.ida e per passare all'azione.
I paesi progrediti riescono senza
troppe difficoltà nè danni ad ass or-bire questi inafferrabili consigli. Ma nei paesi sotto."viluppati la situa -zione è pietosa. Questi paesi
rice-vono diagnosi e consigli, sempre
diversi, dai peripatetici econom
i-sti che viaggiano da uno all'altro,
beneficandoli con nozioni sugli ul-timissimi progressi delle cosiddette
teorie sullo sviluppo e l'incremento
economico. Ci sembra che esista
in tutto questo sistema una certa
avventatezza nel formulare nuove
teorie non ancora provate. Prima
ancora che queste teorie siano state
ben definite e formulate, esse diven-tano la preda di amministratori o di uomini politici che le usano come
base per un piano d'azione.
all, my answer would be simple.
It would be to send the eco -nomist back to bis study to do more work before inflicting his expIanations on the public;
and to ad vise the pu blic to
wait patiently until more re
li-able cliagnosis and aclvice are available. But this is by no means alI. There are many spheres of policy where econo-mists have made, and are
mak-ing, significant, even crucial, contributions to action. Indeed,
it is mainly because of this
that economists are listenecl to more and more. And, in an)' case, the public is not prepared to wait patiently for the fruits of further research ancl study; answers are demanded, here ancl now, to some of the more diffi
-cult and searching problems of
the day.
The contribution that
econo-mics has made, both to public understanding and policy, in the area of employment policy can hardly be overrated. It
would not be an exaggeration to say that- the nuclear bomb
apart- the greatest contrast
between post-war and pre-war
is the abolition of large-scale
IL cont'l"Ìbttto delle scienze econo
-miche.
Per ora, il contenuto di questo
articolo ha accennato al fatto che la
perplessità e le frequenti irritazioni del pubblico nei confronti delle scienze economiche e degli economisti sono dovute al mestiere: cioè che gli
eco-nomisti pretendono troppo, che
pre-scrivono rimedi piuttosto che spie -gare i fatti, elle danno delle risposte invece che la risoluzione dei problemi e che, ingenUalTlente, ma prete
nzio-samente, ritengono troppo facilmente
di poter applicare le proprie « me
ra-vigliose» teorie alla vita di tutti i
giorni.
Se si limitasse a quello la mia risposta sarebbe semplice. Direi di rimandare l'economista ai suoi st
u-di per eseguire un lavoro più
profondo prima di affliggere il pub-blico con le sue spiegazioni e di
avvertire il pubblico che occorre
aspettare pazientemente finchè non
vi siano diagnosi e consigli più
unemployment and of the
vio-lent swings of economie acti -vity. This is among the major revolutions of our time. 'V'hen one thinks of the atmosphere of
strain, social confli ct, and in ci -pient and actual revolution which was so characteristic of
the 1930s, one must marvel at
the miraculous change that has
taken pIace. Certainly any eco
-nomist in the 1930s, or even
in 1945, would have regarded
as a pipe-dream a forecast, or
hope, that in the twenty years after the war unempIoyment in the United Kingdom would not
exceed 2
Yz
per cento on averagein any one year, and would
normaUy be lower. To my mind,
most of the credit for this
revolution mllst go to cconomics and, aH fond, to abstract eco -nomie anaIysis, and to the gentle and deliberate way in
which economists have edu
-cated politicians, administra -tors and the generaI public.
It would be a mistake to
tendi bili. Ma non si tratta di tutto. Vi sono molti campi in cui gli eco-nomisti hanno dato e continuano a dare un valido contributo pratico. Anzi, è proprio per questo motivo che l'economista viene sempre mag-giormente preso in considerazione. E, in ogni modo, il pubblico non in-tende aspettare pazientemente per vedere maturare i frutti delle loro ricerche e dei loro studi; esige ri-sposte, ora e subito, ad alcuni dei problemi più difficili e scottanti che si pongono al giorno d'oggi.
È difficile sopravalutare il contri-buto apportato dalle scienze econo-miche per quanto riguarda la disoc-cupazione. Non si esagererebbe di-cendo che - non prendendo in con-sidemzione la bomba atomica - la più grande differenza ris~ontrata fra gli anni prebellici e quelli post-belJici si trova nell'abolizione della disoc-cupazione su vasta scala e nel pode-roso slancio dell'attività economica. Queste cose hanno provocato la più
importante rivoluzione dei nostri
tempi. Quando si pensa alla tensione, ai conflitti sociali ed alle incipienti e VCl'e rivoluzioni che camtterizzarono gli anni verso il 1930, non si può fare a meno di meravigliarsi del mi-racoloso cambiamento che ha avuto
181
CRONACHE ECONOMICHEbelieve that we now understand the workings of the economy
so well that we can forever
es cape from having an un em-ployment rate higher than we have experienced since the war.
In many ways, our capacity
to contain heavy unemploy-ment has not really been tested
yet. But I do maintain that we have now a measure of
under-standing that should enable us
to avoid the disasters of the
1930s. If we do experience
them again, it will not be
through lack of understanding. We ought no longer to expect
the utter bewilderment,
baffie-ment, perpIexity and
intel-lectual despair which was so characteristic of that periodo
To have brought about this
change is no mean achieve
-mento It is at least something
to balance against the arrogant
bearing of the economist and the confusion which, I have
argued, he sometimes arouses on other matters.
luogo. Sicuramente negli anni in
-tomo al 1930 o persino nel 1945 qualunque economista aVl'ebbe con-siderato come una chimera il sogno o la speranza che 20 anni dopo la guerra la disoccupazione in Gran Bre-tagna non avrebbe superato il 2,5% come media annuale. Secondo me, il merito di tutto ciò va attribuito alle scienze economiche, e, « au fond)l, all'analisi economica a tratta, non-chè alla dolce fermezza con la quale gli economisti hanno saputo educare gli uomini politici, gli amministratori ed il pubblico in genere.
Sarebbe uno sbaglio pensare che sarà possibile evitare per sempre una maggiore disoccupazione ora che co-nosciamo tanto bene il funzionamento dell'economia. Sotto molti aspetti la nostra capacità di contenere una grave disoccupazione non è ancora stata messa alla prova. Posso soste-nere pcrò che ora abbiamo i mezzi per poter evitare un disastro come quello avvenuto negli anni intorno al 1930. Se questo disastro si dovesse ripetere, la causa non andrebbc ricer-cata nell'ignoranza dei fatti. Non dovremmo più a sistere alla confu-sione, alla sorpresa, alla pel'ple. sità e alla disperazione che carattcrizza-l'ono quel periodo. Essere potuto
arri-Othe1' lessol1s,
Moreover, thi major
achic-vement of economics docs not
stand alone. Tbere are other lessons the discipline of
econo-mics teaches which are of major
importance to thc public and
which many economists
conti-nually and patiently try to
explain to them. To take any
one instance may make such
contributions seem trivial, but
this is worth risking to illustratc my point.
In England, for example, thc
potato crop usuaUy starts with a few early potatoes in June,
the main crop coming later in
the summer from July onwards, supplies being storcd for con-sumption throughout the winter and spring. In May and June, there is often doubt whether supplies of « old potatocs» in store wiU be enough until new supplies arrive. Sometimes, thc advent of summer and new
potatoes is long delayed, and
vare a questo cambiamento non è poco. Pel'lomeno è una cosa che con-trobilancia il comportamento pre-suntuoso dell'economista e la confu-sione che egli talvolta crea per altre
que tioni.
fUtl'i insegnUlnel/ti.
Inoltre questa non è l'unica im-portante opera compiuta dalle scicnze economiche. Esse impartiscono purc altri insegnam.enti che sono di grande importanza per il pubblico c che con-tinuamente e con molta pazienza gli economisti cercano di spiegargli. Sce-gliere un qualsiasi esempio può far sembrare tali contributi insignificanti ma vale la pena di ten tare per poter illustrare il mio punto di vista.