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2.1.4

Come detto in precedenza, con l’ascesa dei Tokugawa furono introdotte una serie di leggi, tra le quali anche la sankin-kōtai; secondo questa legge ogni daimyō era obbligato a trascorrere in modo alternato un anno (a volte due o tre, in base al rango) nel proprio feudo e un anno a Edo, mentre i suoi familiari erano obbligati a vivere a Edo in modo permanente, come ostaggi. La conseguenza principale di questa nuova legge fu l’aumento esponenziale degli abitanti della città, ma anche la costruzione di numerose nuove residenze che avrebbero dovuto ospitare i daimyō e le rispettive famiglie19.

La dimora del signore a Edo prendeva il nome di

kamiyashiki 上屋敷; come la residenza principale goten, e come tutte le altre abitazioni dei vari daimyō

anche in questo caso lo stile utilizzato per l’edificio è lo shoin-zukuri: in questo infatti tutte le residenze dei signori si assomigliavano tra loro, mentre quello che poteva cambiare erano la presenza e la qualità delle decorazioni. Molto spesso, ancora più che nell’abitazione principale, il buon gusto dei signori affiorava nelle ville; posizionate al di fuori del centro

20. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 110-111 21. IDEM, Feudal architecture of Japan, cit. pp 94-95

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di Edo oppure al di fuori del castello nel loro feudo, queste ville, shimoyashiki 下屋敷, erano utilizzate come rifugio in caso di emergenza o come luogo di vacanza20. Un’ultima tipologia di residenza che a

volte era presente era la nakayashiki 中屋敷, in cui abitavano le generazioni più giovani e in particolare il successore del daimyō stesso.

Nel contesto di Edo veniva attribuita molta importanza all’ingresso della residenza di un signore; attraverso quest’ultimo infatti era possibile stabilire il rango del daimyō stesso. Si tratta di un’altra delle politiche adottate dai Tokugawa, che per stabilizzare il sistema governativo decisero di introdurre dei ranghi che dovevano suddividere i vari signori in classi specifiche, e un indice di questa divisione era lo stipendio che ricevevano, misurato in koku. Come diretta conseguenza, ogni daimyō era obbligato a rispettare delle norme specifiche nella realizzazione del cancello all’entrata della loro dimora a Edo, in modo da manifestare in modo diretto ed efficace la propria posizione, e non aveva il permesso di scegliere per il proprio cancello uno stile assegnato ad un altro rango. Un daimyō a capo di un’intera provincia ad esempio doveva avere un cancello principale con copertura kirizuma o irimoya, con una guardiola su entrambi i lati con tetti caratterizzati da delle karahafu. Quelli con uno stipendio maggiore di 100.000 koku dovevano avere un ingresso

costituito da un cancello di tipo nagayamon 長屋門 fiancheggiato anche in questo caso da due guardiole con karahafu. Per quanto riguarda i daimyō con stipendio compreso tra i 50.000 e i 100.000 koku invece, veniva fatta un’ulteriore distinzione tra quelli che erano dignitari dei Tokugawa già da prima della battaglia di Sekigahara del 1600, e quelli che lo divennero solo successivamente: i primi avevano un nagayamon e una guardiola su ambo i lati con semplici tetti inclinati, mentre i secondi dovevano costruire anch’essi un nagayamon, ma con una guardiola presente solo da un lato e con tetto a capanna. Quelli che ricevevano tra i 30.000 e 50.000 koku avevano un nagayamon e una sola guardiola con un semplice tetto inclinato. Ancora, chi percepiva uno stipendio tra i 30.000 e i 10.000

koku era autorizzato ad avere un nagayamon con

delle semplici finestre a grata koushi-irimado 格子 入窓. Per finire, un ultimo elemento di distinzione era costituito da un cancello particolare, di colore rosso, che indicava che il daimyō in questione aveva contratto matrimonio con una figlia dello shōgun, e proprio per questo solitamente veniva posizionato di fronte agli alloggi della sposa21.

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GLI SPAZI ABITATIVI DEL PERIODO EDO: LE RESIDENZE DEI DAIMYŌ TRA CASTELLI E CITTÀ

Purtroppo, di tutte queste abitazioni, quelle che sono sopravvissute e sono arrivate fino a noi sono molto poche; alcune sono state ricostruite fedelmente, mentre un raro caso che possiamo ammirare ancora oggi è costituito dal palazzo costruito nel ninomaru del Nijōjō. Per quanto riguarda le residenze costruite a Edo, le tracce che possiamo trovare sono ancora meno; sono sopravvissuti infatti solo alcuni giardini, come il Koishikawa Korakuen 小石川後楽園 del signore di Mito e due cancelli: il primo è uno

yakuimon di colore rosso, costruito nel 1827 dal

signore della provincia di Kaga del tempo, membro del clan Maeda, in occasione del suo matrimonio con la figlia dello shōgun; oggi è conosciuto come akamon 赤門 proprio per il suo colore, ed è uno dei cancelli principali dell’Università di Tōkyō; il secondo è invece un cancello in legno di colore scuro, conosciuto infatti anche come kuromon 黒門, che costituiva l’ingresso della dimora del clan Ikeda; oggi si trova all’interno dei confini del Museo Nazionale di Tōkyō.

Le foto qui riportate raffigurano due dei pochi elementi dei palazzi dei daimyō che è possibile osservare ancora oggi a Tōkyō. La prima raffigura il

kuromon, cancello principale

della residenza della famiglia

Ikeda, mentre la seconda, sulla

destra, il giardino del signore di

Mito, il Koishikawa korakuen.

LE TRACCE DELLE