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FORTIFICAZIONI:

L'INFLUENZA

COREANA

Entrambe le foto rappresentano fortificazioni in cui è stata riconosciuta l'influenza coreana nella realizzazione.

La prima mostra le rovine del castello di Yashima, nella prefettura di Kagawa, un tipico esempio di fortezza dotata di mura in pietra, posta in prossimità della cima della montagna.

La seconda immagine mostra invece l'esempio più emblematico, ovvero la fortezza denominata mizuki, nei pressi di Dazaifu; in particolare, è possibile vedere parte del lungo muro in terra che costituiva la linea di difesa principale nell'eventualità di un attacco da parte di Cina e Corea.

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15. Per la definizione si veda il capitolo 1.2.4

16. TURNBULL STEPHEN, Japanese Castles AD 250–1540, Osprey Publishing, Oxford 2008 (Fortress), pp. 8-10 17. Ibidem, pp. 11-13

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per proteggere il quartier generale di Dazaifu e la parte centrale e meridionale del Kyūshū. Questo lungo muro in terra, dorui15, originariamente era

largo 40 metri e alto 15 metri, e si estendeva per circa 1,2 chilometri occupando la pianura, racchiusa tra due colline, che si affaccia sulla baia di Hakata. La definizione di “fortezza d’acqua” è dovuta al meccanismo di raccolta dell’acqua descritto sempre nel Nihon Shoki; erano presenti infatti due fossati, uno interno e uno esterno di dimensioni maggiori, largo 60 metri e profondo 4: il muro in terra, sfruttando il fiume Mikasa 御笠川, costituiva una specie di diga che permetteva di riempire il fossato interno, e tramite dei canali l’acqua accumulata poteva essere all’occorrenza trasferita al fossato esterno, in modo tale da riempirlo e fermare così l’avanzata nemica. Nello stesso periodo sono state realizzate anche altre fortificazioni, sia nei pressi di Dazaifu come nel caso di Ōnojō 大野城 e Kiijō 基肄城, che in altre regioni del Paese: è interessante però notare come lo stile di queste costruzioni fosse quello tipico delle fortezze coreane, questo perché i lavori erano molto spesso affidati ai rifugiati coreani, chiamati a realizzare questo tipo di fortificazioni anche in altre province al di fuori del Kyūshū; erano costituiti da semplici muri in terra o pietra che andavano a circondare una collina in prossimità della cima, e all’interno del perimetro così delimitato venivano realizzati anche

dei magazzini per il riso, in modo che potessero svolgere sia il ruolo di base militare che di rifugio sicuro per gli abitanti delle zone circostanti16.

Le fortezze di stampo coreano caratterizzeranno tutto il periodo compreso tra la fine del VII e il IX secolo, durante il quale un’invasione da parte di Cina e Corea era considerata decisamente probabile. Allo stesso tempo però, nelle aree più settentrionali dell’isola principale era in corso una campagna di conquista delle terre controllate dalle tribù Ainu: l’obiettivo era quello di spingere la popolazione indigena il più possibile verso nord, guadagnando terreno a poco a poco; a questo scopo, già nella seconda metà del VII secolo furono installate delle guarnigioni in punti strategici sparsi su tutto il territorio settentrionale, in modo da avere delle basi da cui far partire le incursioni verso i territori controllati dalle tribù Ainu; quelle che erano delle semplici guarnigioni col tempo si sono trasformate in vere e proprie fortificazioni, protette da terrapieni o da palizzate in legno e di dimensioni che potevano raggiungere anche i 1.100 metri quadrati. La differenza maggiore con le realizzazioni di stampo coreano è probabilmente la scelta del sito stesso: nelle regioni settentrionali infatti era preferibile scegliere delle zone pianeggianti, anche perché oltre ad ospitare la guarnigione militare stessa venivano spesso arricchite dalla presenza di templi buddhisti e strutture governative17.

una base di appoggio per le armate un luogo sicuro in cui trincerarsi, ma non possedevano ancora molte delle caratteristiche principali come ad esempio la presenza di torrette di guardia19.

Con l’inizio del periodo degli stati belligeranti o

Sengoku jidai (1467 - 1600), i daimyō costruiscono

delle fortificazioni in quelle che ritengono posizioni tattiche, principalmente in cima alle montagne, in modo da avere un luogo sicuro in cui rifugiarsi in caso di attacco da parte di un clan nemico; molto spesso si trattava di castelli in cima a colline o montagne: durante il corso degli anni però queste fortezze temporanee si trasformano sempre di più in residenze permanenti, e sviluppano quindi un carattere e un design più elaborato sia esteriormente che internamente. Molte di queste fortificazioni costituiranno poi la base sopra alla quale verranno realizzati molti castelli di epoca successiva20.

È solamente durante gli ultimi anni del XVI secolo però, con l’introduzione e la diffusione delle armi da fuoco21 e delle relative nuove tattiche per usarle

e contrastarle, che i castelli iniziano ad assumere il classico aspetto che conosciamo oggi, perché quelli esistenti non sono più considerati in grado di resistere ai moschetti e allo stesso tempo di fornire un punto d’appoggio strategico per la collocazione di una residenza permanente. Si tratta degli anni corrispondenti al periodo Azuchi-Momoyama

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18. FRÉDÉRIC, La vita quotidiana, cit. p. 242

19. Ibidem, pp. 242-243 20. Ibidem, p. 243 21. Il moschetto a miccia viene introdotto in Giappone nel 1542, con l’arrivo delle navi portoghesi. Si veda:

JOHN B. KIRBY JR., From Castle to Teahouse: Japanese Architecture of the Momoyama Period, Charles E. Tuttle Company, Rutland e Tokyo 1962, p.16

COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA

Il processo di trasformazione delle fortificazioni è strettamente legato ai cambiamenti politici del Paese; le prime vere occasioni di sviluppo in questo senso sono legate alla Guerra Genpei (1180 - 1185), che ha portato all’introduzione dello shōgunato del clan

Minamoto, al periodo Nanboku-chō (1336 - 1392), in

cui si contrapponevano le due corti imperiali del nord e del sud e soprattutto al periodo del Sengoku jidai (1467 - 1600); si tratta di un lungo arco temporale, durante il quale, se non in un paio di occasioni, le preoccupazioni del Paese non risiedono in possibili invasioni dall’esterno, ma nei continui conflitti interni prima tra clan e poi tra daimyō rivali. Nel corso di questi secoli le fortezze hanno sempre avuto carattere provvisorio: l’incertezza politica e le continue guerre non lasciavano spazio alla realizzazione di fortificazioni complesse e su larga scala; esse venivano realizzate solitamente in modo frettoloso durante i periodi di maggiore crisi o pericolo in punti considerati strategici, in modo da fornire un punto di appoggio alle armate impegnate in battaglia ma senza assumere la caratteristica di dimora permanente18.

Erano costituite principalmente da palizzate in legno o terrapieni, e se posizionate in pianura potevano essere circondate da dei fossati; molto spesso poi, venivano realizzate sulle cime delle montagne, o comunque in punti difficilmente accessibili e per questo facilmente difendibili, e costituivano più che

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(1573 - 1600), il più importante di tutti per quanto riguarda l’evoluzione e la diffusione dei castelli, che deve il suo nome infatti ai due principali costruiti proprio in quel periodo da due di quelli che sono considerati i tre grandi unificatori del Paese: Azuchijō 安土城, realizzato da Oda Nobunaga in quella che oggi corrisponde alla prefettura di Shiga 滋 賀県, e Momoyamajō 桃山城, noto anche come

Fushimijō 伏見城, realizzato da Toyotomi Hideyoshi

nella prefettura di Kyōto, i primi ad avere tutte le caratteristiche dei castelli che permettono loro di essere codificati come “classici”, alla pari dell’esempio oggi più famoso tra tutti, ovvero Himejijō 姫路 城. Per la precisione, si può dire che il periodo più prolifico per la costruzione dei castelli va dal 1576, corrispondente all’edificazione di Azuchijō, al 1639, corrispondente invece all’ultima ricostruzione del

tenshu di Edojō 江戸城. Il castello costruito da Nobunaga, così come quello di Hideyoshi, è pensato

come un quartier generale, una base tattica e militare ma che allo stesso tempo ostenta sfarzo e grandiosità; vengono costruiti mura, rigorosamente in pietra per resistere alle nuove armi, e fossati; la difesa è interamente affidata alle opere costruite dell’uomo, perché il sito è generalmente in pianura o su basse colline, e non sfrutta quindi la posizione in cima alla montagna per ottenere il massimo rendimento dalla topografia come difesa naturale;

la struttura principale, il tenshu, è posizionato su un alto basamento di pietra, una caratteristica che da qui in avanti sarà distintiva, e diventa un elemento puramente simbolico, manifesto del potere del suo proprietario; alcuni castelli avranno anche degli interni riccamente decorati, con stanze rivestite in

tatami 畳, secondo lo stile shoin, e molti elementi

in oro.

AZUCHI E