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Vorrei soffermarmi ora su quello che è un elemento particolarmente distintivo del castello, ovvero la copertura, ponendo particolare attenzione alle tipologie di timpano che possiamo trovare e alle varie componenti di una copertura tipo. Gli edifici tradizionali giapponesi venivano costruiti tendenzialmente sempre in legno, formati da una semplice struttura a telaio costituita da travi e montanti; si tratta di una tipologia di struttura ragionevolmente flessibile e per questo particolarmente adatta al Giappone, in cui i terremoti sono molto frequenti e in cui risulta quindi opportuno progettare tenendo conto della necessità di offrire costruzioni in grado di oscillare in risposta alle sollecitazioni di un eventuale sisma131.

Questa metodologia di edificazione era basata su un insieme di giunture angolari, shiguchi 仕口, che costituivano i nodi principali in cui le travi si incastravano formando angoli retti, e di giunture

con la rispettiva mortasa hozoana 枘穴 come ad esempio il kamahozo 鎌枘, tenone a forma di collo d’oca134. Il giunto tsugite invece poteva essere definito

kirikumitsugi 切組継, quando si basava sull’utilizzo

di tenone e mortasa, koshikaketsugi 腰掛継, quando invece si basava su elementi sovrapposti. Un’altra catalogazione ancora derivava invece dalla posizione dell’incastro: se posizionato al di sopra di un pilastro veniva chiamato shintsugi 真継; quando si trovava al di là dell’elemento di supporto (risultava però debole se costruito oltre 30 centimetri dal pilastro) veniva definito incastro a sbalzo, mochidashitsugi 持出継135, ed era utilizzato soprattutto per le travi

posizionate sotto le gronde, gagyou 丸桁, che andavano a sorreggere i numerosi travetti, taruki 垂 木, e che costituivano la parte finale dei complessi sistemi di supporto a incastri, tokyou 斗栱, il cui numero di gradini che si susseguono ne costituisce la complessità136. Questa tipologia molto articolata

di tokyou può essere trovata principalmente nei templi buddhisti e nei santuari shintoisti, questo perché lo stile è stato importato dalla Cina nel VI secolo insieme alla religione buddhista, ma nel caso dei castelli invece il supporto per le travi di gronda e i travetti era costituito da un supporto molto più semplice e lineare.

La struttura vera e propria del tetto era di per sé molto complessa, e andava ad incastrarsi al

132. Ibidem, pp. 43-53

133. JAANUS <http://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/t/tsugite.htm> 134. BROWN, The Genius of Japanese Carpentry, cit. pp. 79-88 135. JAANUS <http://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/t/tsugite.htm>

136. PARENT MARY NEIGHBOUR, The Roof in Japanese Buddhist Architecture, Kajima Institute Publishing Co.

Ltd., e Weatherhill, New York e Tokyo 1983, p. 14 74

COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA

di testa, tsugite 継手, che univano singoli elementi da estremo a estremo in modo da andare a crearne uno di lunghezza maggiore quando necessario; questi venivano poi rinforzati tramite l’utilizzo di cunei e pioli, shachisen 車知栓 e komisen 込栓132.

Nell’architettura lignea giapponese i giunti occupano una posizione di rilievo: le tipologie che si possono trovare sono davvero numerosissime, definite da una serie di caratteristiche e fattori diversi come ad esempio i moltissimi tagli diversi degli elementi che vanno a incastrarsi l’uno con l’altro. Un aspetto che veniva preso in considerazione per la nomenclatura era quali parti del tronco erano state utilizzate per la realizzazione del giunto: quando venivano uniti due estremi provenienti dalla parte alta del fusto, motoguchi 元口, il giunto di tipo tsugite prendeva il nome di yukiaitsugi 行合継, quando le due parti estreme dei due elementi erano vicine alla base del tronco, sueguchi 末口, prendeva il nome di wakaretsugi 別継, mentre quando gli estremi provenivano da parti opposte del tronco veniva definito okuritsugi 送継133. In aggiunta, la

stessa tipologia shiguchi era a sua volta divisa in due macrocategorie, watashigake shiguchi 渡掛仕 口, con elementi che si incrociano ad angoli retti o obliqui come nel caso degli arikake 蟻掛, giunti a coda di rondine, e kumitate shiguchi 組立仕口, con elementi uniti da varie tipologie di tenone hozo 枘

capanna kirizuma, con la parte inferiore che lascia il posto ad una copertura a padiglione; nei tenshu di tipologia sōtōgata era presente soprattutto come copertura dell’ultimo piano, mentre in quelli di tipo

bōrōgata, oltre all’ultimo piano, costituiva anche la

copertura intermedia principale, quella che stabiliva la divisione tra la parte sottostante e il roukaku.

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137. YAMATO, Profilo dell’architettura lignea, cit. pp. 45

138. PARENT, The Roof in Japanese, cit. pp. 10-11 139. Per le unità di misura si veda il capitolo 1.4.1 140. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 104-105 141. YAMATO, Profilo dell’architettura lignea, cit. pp. 46 142. YAMADA, The anatomy of castles, cit. p. 250

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telaio ligneo sottostante per creare una specie di «gabbia strutturale lignea»137. La pianta da andare

a ricoprire era, come detto in precedenza, sempre molto regolare, di forma quadrata o rettangolare; i pilastri hashira erano distribuiti in modo uniforme e la distanza tra il centro di un pilastro e il centro del pilastro successivo definiva una campata, ken 間138,

la cui lunghezza veniva anche utilizzata come unità di misura139; successivamente venivano posizionate le

travi trasversali e gli arcarecci e infine i taruki, i travetti che correvano lungo tutto il tetto dalla linea di gronda alla linea di colmo, la cosiddetta oomune 大棟, dove erano collegati alla trave di colmo munagi 棟木, e i puntoni, che andavano a sostenere i displuvi collocati lungo i quattro angoli, detti sumimune 隅棟140. In base

alla dimensione dei taruki venivano definite in modo proporzionale le dimensioni di tutti gli altri elementi e delle distanze da applicare tra di essi, secondo quello che viene definito sistema kiwari 木割141,

mentre in base al loro posizionamento potevano essere identificate quattro tipologie di stili diversi di tetto: piramidale, hōgyō-zukuri 方形造, a padiglione,

yosemune-zukuri 寄棟造, a capanna, kirizuma-zukuri 切妻造, oppure misto capanna-padiglione, irimoya-

zukuri 入母屋造142. Per quanto riguarda i castelli,

gli stili che venivano impiegati erano gli ultimi due; come già detto in precedenza , la copertura irimoya può essere definita come un’evoluzione del tetto a

LINEE DI DISPLUVIO E COPERTURA IN