DEI CASTELLI IN
CATEGORIE
La prima foto mostra il castello di Matsumoto, nella prefettura di Nagano, esempio di hirajiro. La seconda mostra invece il castello di Takashima, esempio di ukishiro, noto come il "castello galleggiante di Suwa".
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5. SORENSEN ANDRÉ, The making of urban Japan: cities and planning from Edo to the twenty-first century,
Routledge, Londra e New York 2002, p. 15
6. YOUNG, The Art of Japanese Architecture, cit. p. 100
7. HIRAI KIYOSHI, WATANABE HIROSHI (tradotto da), The castles and castle towns of Japan, Ichigaya Publishing
Co.,Ltd., Tokyo 2017, pp. 26-27
8. YOUNG, The Art of Japanese Architecture, cit. p. 100 24
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vie di comunicazione come i fiumi e le strade di maggior importanza e percorrenza, tra cui la Tōkaidō 東海道, e la Nakasendō 中山道, le antiche vie che collegavano Edo e Kyōto passando rispettivamente una lungo la costa e l’altra nell’entroterra5.
I castelli costruiti su altopiani e colline venivano chiamati hirayamajiro 平山城, si trovavano solitamente al centro del dominio del daimyō e non godendo della protezione data da un territorio montuoso, venivano inevitabilmente circondati da fossati e da grandi opere murarie in pietra, che molto spesso assumevano un carattere labirintico, in modo tale da rendere impossibile il raggiungimento del tenshu da parte del nemico tramite una serie di percorsi tortuosi e vicoli ciechi6. Gli alloggi del signore
e della corte erano posizionati alla base del castello, il tenshu, infatti, non svolgeva più la funzione di residenza ma aveva solamente un ruolo simbolico, era un landmark facilmente riconoscibile e che doveva corrispondere alla grandezza del territorio e del potere d’influenza del suo proprietario7. La
maggior parte dei castelli originali che sono arrivati ai giorni nostri corrispondono a questa tipologia, come ad esempio Himejijō e Matsuyamajō, rispettivamente nella prefettura di Hyōgo e Ehime 愛媛県, ma lo stesso vale anche per alcuni delle più famose ricostruzioni come Ōsakajō e Kumamotojō. I castelli costruiti in pianura venivano invece chiamati
hirajiro 平城; anche loro erano posizionati in luoghi
strategici scelti principalmente per motivi economici e politici, ma non potendo usufruire nemmeno della presenza di una collina le tecniche di difesa, mura e fossati, dovevano essere ancora più complesse; inoltre, il sito prescelto godeva quasi sempre della presenza di almeno un fiume, e molto spesso capitava che il castello fosse racchiuso direttamente tra due fiumi, come ad esempio nel caso di Matsumotojō8;
questo tipo di organizzazione era considerata molto utile per gli scambi commerciali e per governare il territorio tramite i trasporti acquatici. In questa categoria rientrano castelli come Nagoyajō, Nijōjō 二 条城 e Hiroshimajō 広島城.
Un’ultima tipologia, meno frequente delle precedenti, è quella del mizushiro 水城. Si tratta di castelli costruiti lungo la costa o comunque a diretto contatto con l’acqua, ad esempio sono numerosi i castelli sorti attorno al lago Biwa, Biwako 琵琶湖, tra i quali il famoso Azuchijō 安土城. Grazie alla loro posizione giocavano un ruolo particolarmente importane nei trasporti marini ed erano fondamentali per quanto riguarda la difesa e gli scambi commerciali; erano considerati anche dei punti di contatto e controllo per la distribuzione di beni da e verso l’entroterra. In alcuni casi il ruolo dell’acqua assumeva un ruolo ancora più decisivo: è il caso di castelli costruiti direttamente su piccole isole, naturali o artificiali,
geomantica che arriva come influenza dalla Cina all’inizio del periodo moderno e che porta con sé una serie di indicazioni da seguire per una corretta progettazione che sia in armonia con la natura12.
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9. YAMADA MASAO, The Anatomy of Castles in Japan Revealed by an Urban Design Expert, Nittō shoinhonsha Co., Ltd., Tokyo 2017, pp. 268-269
10. JENNIFER MITCHELHILL, Samurai Castles: History, Architecture, Visitors' guides, Tuttle Publishing,
Rutland e Tokyo 2018, p. 20
11. TURNBULL, Japanese Castles 1540-1640, cit. p. 21 12. SATŌ SHIGERU, Urban design and change in Japanese castle towns, in «Built Environment», XXIV,
No. 4, 1998, pp. 217-234
COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA
nei laghi o in mare, lungo la costa. Nonostante la presenza dell’acqua erano comunque fondamentali sia le strutture murarie di fortificazione sia i fossati, che in questo caso sfruttavano l’acqua a disposizione. Bisogna inoltre sottolineare che i castelli potevano essere categorizzati secondo più di una tipologia contemporaneamente, ad esempio uno stesso castello poteva essere considerato allo stesso tempo un mizushiro e hirayamajiro; inoltre all’interno della stessa categoria di castelli legati all’acqua si potevano ancora distinguere gli umishiro 海城9, strettamene
legati al mare, e quelli che venivano definiti ukishiro 浮城10, letteralmente “castelli galleggianti”, come nel
caso ad esempio del
Takashimajō 高島城, costruito su un’isola
artificiale all’interno del lago Suwa, Suwako 諏 訪湖, e per questo ricordato come “il castello
galleggiante di Suwa”, Suwa no ukishiro 諏訪の浮 城11, anche se oggi gran parte dell’area che lo circondava corrisponde alla terraferma, e il castello non risulta più a contatto diretto con il lago.
Non va dimenticato che il posizionamento e l’orientamento dei castelli, e delle relative città castello che vi si svilupperanno attorno, spesso seguiva anche gli insegnamenti del Feng-Shui, l’arte
13. MIURA, Samurai Castle, cit. pp. 12-13
14. Per le misure di riferimento utilizzate si veda il capitolo 1.4.1 15. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 94-95
16. Ibidem, pp. 92-93
17. MOTOO, Japanese Castles, cit. pp. 90-92 26
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Subito dopo aver scelto con cura il sito in cui sarebbe sorto il castello, per prima cosa era necessario determinarne i confini, la disposizione dei fossati che dovevano essere scavati e delle mura che dovevano essere costruite; tutto ciò, il piano generale del castello e delle strutture dei suoi componenti, nei libri di strategia militare era definito come nawabari 縄張, mentre alla scienza della costruzione del castello ci si riferiva come chikujoujutsu 築城術. Letteralmente nawabari si può tradurre con “corda tesa”, e deriva dalla consuetudine di utilizzare delle corde tese e dei pali per determinare le dimensioni e i confini delle varie parti che compongono il castello, dell’altezza delle mura, della profondità dei fossati, e il posizionamento dell’edificio principale e delle numerose torrette13. Come preparazione, venivano
poi prodotti numerosi disegni, e in base all’epoca storica venivano utilizzati diverse colorazioni, come il blu pallido e il giallo, per distinguere pavimentazioni e coperture; i progetti dei singoli edifici erano poi aggiunti e incollati sul disegno originale, mentre da dopo il 1700 circa tutte le parti venivano direttamente disegnate sul supporto originario. Per
le rappresentazioni venivano utilizzate delle riduzioni in scala specifiche: la nibu-kei 二分計, in cui un ken veniva ridotto a due bu, la rokubu-kei 六分計, in cui un ken era ridotto a sei bu e la issun-kei 一寸計, in cui un ken veniva ridotto a un sun14; riportando questi
sistemi nel sistema internazionale possiamo dire che il primo equivale circa ad una riduzione in scala pari a 1:325, la seconda a una scala 1:108, mentre l’ultima a una scala 1:6515.
Entrando nello specifico della progettazione, è importante sottolineare come tutto ciò che riguardava la parte ingegneristica e la costruzione delle mura era definito fushin 普請, mentre tutto ciò che riguardava gli aspetti architettonici come il tenshu e le torrette era definito sakuji 作事16. È interessante notare
anche come fin dal periodo Edo questi due aspetti venissero separati l’uno dall’altro, tanto che il daimyō si affidava a due figure professionali distinte, il fushin
bugyō 普請奉行, incaricato della parte ingegneristica
e il sakuji bugyō 作事奉行, incaricato invece della parte architettonica17; entrambi specializzati nel loro
campo, spesso erano dei samurai, che coordinavano costruttori e artigiani, e venivano affiancati anche da una figura che ricopriva il ruolo di amministratore delle finanze, il kanjou bugyō 勘定奉行. Per quanto riguarda le maestranze impiegate nella realizzazione vera e propria delle opere vanno ricordate alcune figure specifiche: una di queste era il carpentiere-
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