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honmaru fa riferimento all’anello solitamente più

interno, l’ultima linea di difesa, il più protetto, dove viveva il daimyō con la sua famiglia ed era collocato il tenshu, mentre ninomaru fa riferimento al secondo anello di difesa e sannomaru all’anello più esterno21.

In questo caso si parla di “anelli” e per comodità si continuerà a far riferimento a questo termine, anche perché la traduzione dal giapponese di maru significa letteralmente “cerchio”, ma non si tratta forse del vocabolo più adatto per descrivere queste aree perché implica un’idea di circolarità, mentre i maru non avevano forma prestabilita, potevano essere circolari, rettangolari, o anche irregolari.

Ciò che risulta veramente fondamentale è come venivano posizionati questi anelli l’uno rispetto all’altro. Uno dei layout principali era definito

rinkakushiki 輪郭式: il più semplice dei tre, e sulla

carta anche quello più efficace da un punto di vista difensivo perché l’honmaru risultava ben difeso su ogni lato, ma in realtà abbiamo pochissimi esempi di utilizzo di questa tipologia; prevedeva la disposizione del primo anello al centro, circondato dagli altri maru in modo concentrico, ed è forse per questo motivo che il suo impiego fu limitato: le mura e i fossati necessari erano infatti di una lunghezza eccessiva, se confrontati con le modeste dimensioni dell’honmaru in sé, e allo stesso tempo la manodopera necessaria e i costi di realizzazione erano troppo elevati. Un

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18. GREGORY CLANCEY, Earthquake Nation: The Cultural Politics of Japanese Seismicity, 1868-1930,

University of California Press, Berkeley 2006, pp. 28-33

19. BROWN AZBY, The Genius of Japanese Carpentry: Secrets of an Ancient Craft, Tuttle Publishing,

Rutland e Tokyo 2013, pp. 22-24

20. TURNBULL, Japanese Castles 1540-1640, cit. p. 21 21. MOTOO, Japanese Castles, cit. pp. 90-92

COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA

architetto, daiku 大工18, che apparteneva a diverse

categorie in base alla specializzazione, come ad esempio quello dedito alla lavorazione del legno,

mokuryō 木工寮, quello dedito alle riparazioni, shūrishiki 修理職, o quello dedito alla costruzione

dei palazzi, zōgūshō 造宮省; i carpentieri-architetti alle dirette dipendenze del bakufu erano definiti invece odaikugashira 御大工頭. Un’altra figura importante era poi quella del daiku tōryō 大工棟 梁, il maestro carpentiere, responsabile del progetto di costruzione e capo degli altri carpentieri e degli artigiani, shokunin 職人19; si trattava di un titolo

ereditario, tramandato nelle famiglie che avevano acquisito fama nella realizzazione di fortificazioni e palazzi.

Esistono diversi tipi di nawabari, ma si tratta di una classificazione successiva, derivante dallo studio moderno dei libri di strategia militare del periodo

Edo e dall’osservazione diretta dei castelli, non di

linee guida da seguire per la progettazione perché nella realtà ogni castello era differente. Le diverse tipologie che sono state esaminate derivano dal posizionamento dei tre anelli di difesa principali,

honmaru 本丸, ninomaru 二の丸 e sannomaru 三の

丸, l’uno rispetto all’altro. Maru 丸, conosciuto come

kuruwa 郭 prima del periodo Edo, era il termine

utilizzato per definire un territorio circondato da un fossato o da mura in terra o pietra20; in particolare

22. TURNBULL, Japanese Castles 1540-1640, cit. pp. 22-24 23. MITCHELHILL, Samurai Castles: History, cit. p. 20 24. <https://ja.wikipedia.org/wiki/曲輪>

25. Per la gestione del sistema idrico si veda il capitolo 1.3.6

26. YAMADA, The anatomy of castles, cit. pp. 39-41 28

secondo tipo era il teikakushiki 梯郭式: in questo caso il primo anello non si trovava al centro ma era circondato dal secondo anello soltanto su due o tre lati; si tratta di una tipologia adatta a particolari situazioni topografiche, in cui il lato esposto dell’honmaru poteva essere protetto da un fiume, dal mare, da un dirupo o da una montagna. Il terzo tipo era il renketsushiki 連郭式: particolare rispetto alle due disposizioni precedenti, perché in questo caso gli anelli venivano disposti in linea ed erano tra loro adiacenti ma non contenuti uno nell’altro e l’honmaru risultava esposto su tre lati e facilmente attaccabile, e necessitava quindi di un sistema difensivo aggiuntivo considerevole; questo tipo di organizzazione era quella più diffusa nel contesto degli yamashiro, in cui l’honmaru era posizionato all’apice della montagna e il ninomaru e il sannomaru erano in discesa e seguivano il pendio naturale22. Una

quarta tipologia invece era definita kakakushiki 渦郭 式, in cui ninomaru e sannomaru erano disposti a spirale con l’honmaru come centro, di cui un esempio più che celebre è sicuramente Himejijō.

Queste classificazioni di nawabari erano gli schemi di base, quelli più ricorrenti, ma esistevano anche delle combinazioni di queste tipologie, come esistevano delle combinazioni anche nell’organizzazione dei fossati. Inoltre, insieme ai tre maru principali ce n’erano poi molti altri, di dimensioni, forme e

funzioni variabili. Tra questi si può ricordare ad esempio il tenshumaru 天守丸, che come suggerisce il nome ospitava il tenshu ed era un kuruwa di dimensioni ridotte, incluso nell’honmaru. Molti comparti poi prendevano il nome in base alla direzione in cui si trovavano rispetto all’honmaru: è il caso del nishinomaru 西の丸23, anello occidentale,

che era utilizzato dal daimyō come luogo di ritiro e riposo e il cui termine deriva dalla scelta di Tokugawa

Ieyasu di ritirarvisi una volta abbandonata la carica

di shōgun; lo stesso vale per il kitanomaru 北の 丸, anello settentrionale, il minaminomaru 南の 丸, anello meridionale, e lo azumanomaru 東の 丸, anello orientale24. Il mizunote guruwa 水の手

郭 solitamente aveva lo scopo di difendere la fonte di approvvigionamento dell’acqua, ad esempio un pozzo25. Veniva definito demaru 出丸 invece

un comparto separato che serviva per rinforzare un punto specifico e particolarmente esposto e vulnerabile. Infine, un kuruwa molto particolare era quello che veniva definito umadashi 馬出26:

era di piccole dimensioni, solitamene era posto in corrispondenza degli ingressi della fortificazione e poteva essere circondato da mura vere e proprie o anche solo da muri in terra battuta; il suo ruolo era prettamente strategico, perché oltre a rendere più difficile il passaggio degli invasori, costituiva allo stesso tempo un luogo in cui i difensori potevano

L'ORGANIZZAZIONE