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LA STRUTTURA GERARCHICA COME SISTEMA DI CONTROLLO:

26. Ibidem, cit p

GLI SPAZI ABITATIVI DEL PERIODO EDO: LE RESIDENZE DEI DAIMYŌ TRA CASTELLI E CITTÀ

sia strettamente legata a questo ricollocamento dei samurai all’interno della città castello, e in particolare alla loro transizione da classe guerriera a classe amministrativa salariata grazie alla pace portata dai

Tokugawa. Si tratta di uno dei periodi più proficui

per la pianificazione urbana, con la comparsa di un centinaio di nuove città castello a formare una rete che si espande rapidamente su tutto il territorio; non va dimenticato che per realizzare tutto ciò era necessaria una grandissima forza lavoro, ed è proprio per questo che oltre ai mercanti e agli artigiani, aumentò esponenzialmente anche il numero di abitanti comuni. Parlando di questi ultimi, è utile fare qualche distinzione: i jinushi 地主 erano dei proprietari terrieri abbastanza ricchi da poter fornire lavoratori e soldi per i progetti pubblici; i jikari 地 借 erano proprietari di una dimora ma affittavano il terreno su cui essa era costruita; gli omotetanagari 表店借 non possedevano una dimora ma potevano affittare case e negozi sulle strade principali; infine, gli uratanagari 裏店借 potevano permettersi di affittare una sistemazione solamente lungo i vicoli secondari; la maggior parte della gente comune era costituita da quest’ultima categoria e da servitori e apprendisti che vivevano all’interno della proprietà del padrone25.

Durante il periodo Tokugawa si sviluppa un sistema amministrativo innovativo; per sottolineare con

maggior enfasi la divisione tra le classi feudali, vengono infatti introdotti sistemi diversi per ciascun distretto. I samurai erano sotto il controllo diretto dell’amministrazione nazionale e provinciale, mentre nel caso degli abitanti di teramachi e chōninchi, essi venivano controllati separatamente da un magistrato specifico incaricato di mantenere l’ordine; si parla rispettivamente di machibugyō 町奉行 per fare riferimento al magistrato responsabile del distretto dei comuni, e di jishabugyō 寺社奉行 per quanto riguarda il magistrato responsabile del distretto dei templi26. Questo tipo di organizzazione era diffuso

bene o male in tutte le città castello del Paese, con connotazioni leggermente diverse in base alla popolazione.

Nel dettaglio,

il governo della città era basato su una strategia che prevedeva un sistema gerarchico elaborato di responsabilità, che riusciva a collegare i più alti ufficiali con le singole famiglie. Questo era reso necessario dal fatto che i magistrati non avevano a disposizione un grande numero di guardie per pattugliare le zone loro assegnate, e risultava quindi necessario delegare le responsabilità. Un esempio su tutti è costituito dalla città di Edo: qui i magistrati sceglievano degli assistenti chiamati

27. KATJA SCHMIDTPOTT, Indifferent communities: neighbourhood associations, class and community consciousness in pre-war Tokyo, in BRUMANN CHRISTOPH, SCHULZ EVELYN (a cura di), Urban spaces in Japan: cultural and social perspectives, Routledge, Londra e New York 2012 (The Nissan institute-Routledge Japanese

studies series), pp. 125-147

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machidoshiyori 町年寄, e nel caso specifico di Edo

la carica era ricoperta da tre famiglie che in passato avevano combattuto al fianco di Tokugawa Ieyasu; queste figure erano i cittadini comuni di rango più elevato, e grazie alla loro posizione venivano attribuiti loro dei privilegi quali il permesso di portare la spada e di utilizzare il proprio cognome; i loro compiti riguardavano la sfera locale, e comprendevano la raccolta delle tasse, il censimento della popolazione e assicurarsi che tutte le leggi e i decreti fossero conosciuti e rispettati. Così come i magistrati, anche i machidoshiyori erano costretti a fare affidamento sulla reciproca sorveglianza e a delegare responsabilità per mantenere l’ordine; sotto la loro diretta supervisione infatti si trovavano i nanushi 名主, i capi del quartiere: la loro carica in alcuni casi era ereditaria, in base al dominio in cui si trovavano, mentre i loro compiti erano molteplici e comprendevano: assicurarsi che tutte le famiglie di mercanti e artigiani all’interno del loro quartiere conoscessero e rispettassero le leggi, riscuotere le tasse, riportare nei registri nascite, morti, matrimoni e cambi di residenza, supervisionare le squadre di intervento contro il fuoco e amministrare i fondi del quartiere per la gestione delle guardiole banya, e delle rispettive guardie kidoban, poste all’interno del loro distretto. Infine, ogni quartiere veniva poi suddiviso in cinque gruppi di famiglie, chiamati

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goningumi 五人組; essi rispondevano al rispettivo nanushi ed erano responsabili della raccolta

fondi per l’equipaggiamento antincendio, per i festival e per la manutenzione delle infrastrutture essenziali come strade, canali, hinomiyagura e per l’approvvigionamento dell’acqua. I goningumi erano principalmente proprietari terrieri e padroni di casa, iemochi 家持, insieme gli agenti, yamori 家 守, che si occupavano dell’affitto delle loro proprietà; gli affittuari, shakuyanin 借家人, erano invece responsabilità di questi ultimi, che avevano il compito di rappresentarli nel goningumi e di garantire la loro conformità alle direttive che arrivavano dall’alto. Il sistema dei cinque gruppi era molto efficace soprattutto perché ognuno all’interno del gruppo stesso era responsabile della condotta di tutti gli altri, ad esempio se una famiglia mancava il pagamento della sua quota di tasse, le altre dovevano coprire quanto dovuto. Per quanto riguarda invece la gestione delle attività giornaliere di ogni quartiere veniva fatto affidamento sul senso di responsabilità dei chōnin stessi27. In generale il sistema amministrativo ideato

nel periodo Edo si basava sul senso di responsabilità e correttezza dei singoli cittadini e su una gerarchia di deleghe di responsabilità; in questo modo era possibile mantenere l’ordine nei singoli distretti delle città castello con un investimento minimo.

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28. HALL, The Castle Town and Japan's Modern Urbanization, cit. pp. 45-47

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principali di questo metodo organizzativo è la forte tradizione della comunità nel provvedere alle infrastrutture di base, alle necessità, ai beni pubblici e alla manutenzione periodica del quartiere in modo autonomo; ancora oggi sono responsabilità delle organizzazioni di quartiere molti beni pubblici come i marciapiedi, l’illuminazione stradale, le biblioteche e i parchi.

Come già affermato, il distretto dei samurai era controllato dal governo centrale secondo una gerarchia militare, ma questa non è sicuramente l’unica caratteristica che lo differenzia dal quartiere dei cittadini comuni; quest’ultimo era rumoroso, affollato, culturalmente e commercialmente vivace e organizzato secondo una griglia regolare, mentre il samuraimachi era spazioso, silenzioso e senza una pianificazione precisa, con strade che si adattavano alla naturale conformazione del territorio. I samurai inoltre costituivano una grande fetta della cittadinanza, che nelle città di medie dimensioni era di circa 10.000 abitanti; nella maggior parte dei casi i samurai costituivano la metà della popolazione di una città castello e ne occupavano circa i due terzi del territorio, ma a volte potevano raggiungere e superare anche l’80%; ad Okayama, nell’omonima prefettura, nel 1707 i samurai erano circa 18.000 su un totale di circa 38.000 abitanti; a Tottori 鳥取 市, nell’omonima prefettura nel 1810 erano 25.000

gli appartenenti alla classe su circa 35.000 abitanti; infine, a Sendai 仙台市, nella prefettura di Miyagi 宮 城県, nel 1872 i samurai registrati erano 29.000 su un totale di 50.000 abitanti28.

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COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA

TOKUGAWA

I CASTELLI E LE CITTÀ CONTEMPORANEE: UN

DIALOGO COMPLESSO?

LA TUTELA DEI BENI CULTURALI E