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EDO

Entrambe le foto sono state scattate a Tōkyō, e mostrano il

mizubori del castello di Edo.

Nella seconda foto, a sinistra, è possibile vedere anche i muri in terra, odoi, utilizzati nella realizzazione della fortificazione e oggi ricoperti in gran parte da alberi, tra i quali anche numerosissimi sakura.

72. TURNBULL, Japanese Castles 1540-1640, cit. pp. 25-26

73. Purtroppo distrutto dal terremoto che ha colpito la città di Kumamoto nell’Aprile del 2016, attualmente è

oggetto di ricostruzione, come lo è del resto gran parte del castello

74. JAANUS <http://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/t/tsuiji.htm> 75. YAMADA, The anatomy of castles, cit. p. 66

76. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 100-101 48

di fango e argilla fino a raggiungere uno spessore di 20 centimetri, mentre la copertura era in tegole, uniforme con le coperture delle altre strutture del castello; con l’introduzione delle armi da fuoco inoltre le pareti iniziano ad essere rivestite da uno spesso strato di intonaco per far sì che fossero più resistenti, anche contro gli agenti atmosferici. Questi muri si chiamavano dobei 土壁 ed erano presenti in quasi tutti i castelli; a Edojō ce n’erano più di 10 km, ma ad oggi, in tutto il Giappone, ne rimangono solo poche parti frammentarie, tra le quali molte si trovano a

Himejijō, mentre il frammento più lungo si trova a Kumamotojō 熊本城72 e si chiama Nagabei 長塀73. I

dobei avevano alcune varianti: una tipologia, neribei 練塀, prevedeva l’utilizzo di mattoni di argilla o di vecchie tegole impilati, tenuti insieme tramite argilla e rivestiti di intonaco, mentre una seconda tipologia,

tsuijibei 築地塀, era molto più formale, composta

da terra pressata all’interno di telai in legno, ed era molto più spessa e difficile da costruire, per questo il suo utilizzo non era molto diffuso nei castelli74.

Per indicare invece i muri che costituiscono edifici veri e propri, come nel caso di tenshu e yagura, si preferisce ricorrere al termine kabe 壁, ma anche in questo caso si tratta di strutture relativamente leggere e che non svolgono alcuna funzione portante. Generalmente i muri vengono divisi in due categorie in base al metodo di costruzione utilizzato; quando

COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA

viene usata la tecnica definita shinkabe-zukuri 真壁 造75 è possibile vedere, a muro realizzato, i pilastri

portanti hashira 柱 sia dal lato interno che dal lato esterno, e in alcuni casi anche la trave principale che li attraversa al centro, detta nuki 貫; a questa trave e pilastri veniva poi aggiunto un reticolo di bambù tenuto insieme da delle corde, per andare a formare quella che è definita komai 小舞, cioè la sottostruttura, la superficie di base sulla quale venivano poi applicati i vari strati di terra argillosa76.

Questa prima tipologia di muro è solitamente più debole e più economica da realizzare rispetto alla prossima che andrò a descrivere, ed è per questo che veniva utilizzata con più frequenza. La seconda tecnica viene definita ookabe-zukuri 大壁造 e presenta alcune differenze rispetto alla precedente; quello che sicuramente attira per primo l’attenzione è l’aspetto finale: al contrario della shinkabe-zukuri infatti il lato esterno della muratura risulta liscia e omogenea, senza alcun pilastro o trave in vista, mentre questi risultano ancora visibili dal lato del muro rivolto verso l’interno; per quanto riguarda la struttura questa tipologia di muratura si distingue per la mancanza di elementi orizzontali fatta eccezione per la trave principale nuki. La procedura di rivestimento delle sottostrutture risulta simile in entrambe le tipologie: prima viene applicato lo strato più interno, quello ancorato al telaio di

di pigmenti colorati all’intonaco (alcuni si possono vedere a Kumamotojō)80; la soluzione del nurigome

veniva adottata quando lo scopo principale era enfatizzare la bellezza del castello ma si trattava di una soluzione particolarmente costosa perché necessitava di una manutenzione continua, dovuta alla sua caratteristica di assottigliarsi nel tempo a causa degli agenti atmosferici, che richiedeva la sostituzione dell’intero strato di shikkui ogni dieci anni circa. Una seconda scelta, poteva invece essere quella di ricoprire l’ultimo strato della muratura con delle tavole in legno, secondo lo stile shitami-itabari 下見板張, che prevede per l’appunto l’utilizzo di tavole di legno leggermente sovrapposte l’una rispetto all’altra a garantire un aspetto resistente e robusto ma grezzo, nonostante spesso il tipico colore derivi da una successiva laccatura del legno81;

si tratta di una soluzione economica, le tavole infatti garantivano una protezione efficace dagli agenti atmosferici per almeno cinquant’anni82, non

necessitavano quindi di un ricambio frequente. Non era raro infine trovare una combinazione di

nurigome nella parte alta del muro e shitami-itabari

nella parte bassa come nel caso di Matsumotojō 松 本城 e Matsuejō 松江城.

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77. Ibidem, pp. 100-101

78. Per le strategie adottate come protezione dagli incendi si veda il capitolo 1.3.5 79. MIURA, Samurai Castle, cit. pp. 24-25 80. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 100-101 81. Si veda il capitolo 1.3.5 82. MIURA, Samurai Castle, cit. pp. 24-25

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legno e bambù, il cosiddetto aranuri 荒塗; questo è costituito da tsuchikabe 土壁, uno strato di fango argilloso arricchito con paglia, elemento base di tutte le murature di questo tipo. Da questo punto in poi il rivestimento cambia in base alla complessità e alla resistenza desiderata; nella tecnica shinkabe-zukuri viene ad esempio applicato uno strato di sabbia mischiata a gesso o argilla che va a costituire lo strato intermedio, nakanuri 中塗, la cui superficie esterna viene poi resa liscia in modo da essere pronta per l’applicazione dello strato di finitura, uwanuri 上 塗77; nel caso invece di muri innalzati con tecnica

ookabe-zukuri numerosi strati di intonaco di calce si

susseguivano prima di arrivare a nakanuri e uwanuri, fino ad ottenere uno spessore di circa 3-5 centimetri oltre il filo dei pilastri. La tecnica ookabe-zukuri era largamente utilizzata per la realizzazione di tenshu e

yagura e come protezione dagli incendi78.

Per quanto riguarda le finiture, le soluzioni che potevano essere adottate sono due: la prima era definita nurigome 塗籠 ed era costituita da uno spesso strato di shikkui 漆喰, un intonaco di calce, che andava a conferire alla muratura un aspetto elegante e raffinato79; questo tipo di finitura era

solitamente bianca, ma in alcune occasioni poteva anche assumere colorazioni diverse, nera, crema oppure rossa ad esempio, come succedeva con l’utilizzo di un’argilla di colore rosso o con l’aggiunta

Entrambe le foto sono state scattate all'interno del castello di Odawara, nella prefettura di

Kanagawa.

Nella prima, in alto, è possibile vedere la ricostruzione di un

dobei al di sopra della struttura

dell'ishigaki; nell'immagine a destra è invece rappresentata la stratificazione di un tipico dobei.

I MURI DIFENSIVI:

DOBEI DEL

CASTELLO DI

ODAWARA

50 30-31

KABE E SHITAMI-