MASUGATA
Entrambe le foto sono state scattate a Marugame, e ritraggono i due elementi principali che costituiscono un
masugata, ovvero un cancello
interno di tipo yaguramon, in alto, e uno esterno di tipo
kōraimon, a sinistra.
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che veniva utilizzata in genere per il secondo dei due componenti del masugata, quello rivolto verso l’esterno, e viene definita kōraimon 高麗門, a volte detta anche kabukimon 冠木門; il nome deriva da un termine che veniva usato anticamente per definire la Corea, e letteralmente significava “cancello coreano”, probabilmente per la somiglianza stilistica che si poteva riscontare tra la sua copertura e quelle tipiche coreane92; la sua struttura infatti, rigorosamente in
legno, prevedeva l’impiego di tre tetti distinti: uno a copertura dei pilastri kagami-bashira e della trave principale kabuki, e due a coprire rispettivamente le due travi secondarie hikae-bashira che collegavano i pilastri principali ai due retrostanti, e risultavano quindi perpendicolari al tetto principale93. Come già
accennato, a volte ci si riferiva a questa tipologia con il termine kabukimon; questo accadeva perché il cancello in stile kōraimon era un’evoluzione diretta del più semplice kabukimon, in cui i pilastri e le travi della struttura erano organizzati nello stesso modo, ma senza l’utilizzo di coperture, e veniva utilizzato inizialmente per le fortificazioni durante il periodo
Muromachi, e successivamente, in particolare dal
periodo Edo, il suo impiego andò ad interessare per lo più l’accesso alle residenze private, principalmente perché non disponeva di un’elevata capacità difensiva.
Tra le altre tipologie di cancelli che era possibile
92. Ibidem, p. 116
93. HIRAI, The castles and castle towns, cit. pp. 88-91 94. MITCHELHILL, Samurai Castles: History, cit. pp. 28-29 95. TURNBULL, Japanese Castles 1540-1640, cit. pp. 26-29
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COSTRUIRE I CASTELLI IN EPOCA TOKUGAWA
trovare nei castelli, si possono ricordare ancora i munamon 棟門, e gli uzumimon 埋門. I primi risultavano molto simili nella forma ai kōraimon, ma erano costituiti solamente dai due pilastri principali, mentre l’unico supporto che ne garantiva la stabilità era costituito dall’aggancio a due muri di terra cruda o di pietra; come i kōraimon, erano provvisti di doppie porte apribili verso l’interno, ma la copertura era costituita da un singolo tetto a capanna invece di tre94. Gli uzumimon invece, letteralmente
tradotti come “cancelli sepolti”, venivano ricavati direttamente all’interno dell’ishigaki in punti nascosti; spesso venivano utilizzati come ingresso dal retro o come uscita di emergenza e inoltre, in caso di attacco nemico, i passaggi potevano venire completamente bloccati grazie all’utilizzo di terra e ghiaia95. Entrambe queste due tipologie tendevano
ad essere posizionate in prossimità del tenshu, perché essendo di dimensioni ridotte permettevano di rallentare l’avanzata nemica. Una terza tipologia simile alla kōraimon, e che poteva essere trovata nei castelli, anche se non frequentemente, è la
yakuimon 薬医門: si trattava semplicemente della
stessa struttura, protetta però da un’unica grande copertura posizionata centralmente rispetto alla linea dei pilastri frontali e a quella dei pilastri retrostanti di supporto; a partire dal periodo Edo il suo utilizzo viene ristretto sempre più alle sole case dei samurai,
Direttamente collegati agli ingressi del castello, ai fossati e ai cancelli erano senza dubbio i ponti, hashi 橋. Di questi ne erano presenti di diversi materiali, forme e dimensioni, ma in particolare quelli che vorrei ora ricordare sono le tre tipologie più ricorrenti. La prima tipologia era costituita dai ponti di terra, dobashi 土橋; corrispondeva semplicemente ad una porzione di fossato non scavata, ed aveva la caratteristica di essere permanente, contrariamente alle altre due tipologie. Sia nel caso di karabori che di mizubori era molto utile per ostacolare gli spostamenti dei nemici lungo i fossati; inoltre era utile per lanciare un attacco dall’interno del castello e non poteva essere distrutto dai nemici per isolare il castello, ma allo stesso tempo non poteva nemmeno essere distrutto dai difensori stessi per fermare l’avanzata nemica99. La seconda tipologia
era costituita da un semplice ponte realizzato in legno, mokukyō 木橋, che, come già accennato, poteva venire distrutto all’occorrenza per arrestare gli invasori; l’ultima tipologia era costituita da una semplice evoluzione del classico ponte in legno, il cosiddetto rōkabashi 廊下橋, in cui la struttura in legno del ponte veniva arricchita da pareti laterali e da una copertura, a formare una specie di corridoio, per garantire maggiore sicurezza100. Di tutti questi
ponti tuttavia oggigiorno ne sono rimasti pochissimi originali, mentre molti sono stati ricostruiti.
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96. JAANUS <http://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/y/yakuimon.htm>97. MOTOO, Japanese Castles, cit. pp. 115-117 98. Per le strategie difensive si veda il capitolo 1.3 99. JAANUS <http://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/d/dobashi.htm> 100. CHEN, 200 Diagrams of Samurai, cit. p.30
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mentre ne spariscono le tracce all’interno dei castelli perché considerati poco pratici a livello difensivo a causa delle dimensioni considerevoli del tetto96.
In generale i mon erano numerosi e ognuno di essi era posizionato in maniera strategica all’interno della struttura dell’ishigaki in modo da creare un sistema di difesa il più possibile complesso. Arrivare al tenshu diventava così un’impresa lunga e faticosa per gli invasori, che dovevano passare attraverso i vari settori del castello e superare tutti i cancelli, posizionati in modo tale da rendere impossibile capire verso dove conducessero; spesso inoltre si trovavano alla fine di una strettoia, per impedire il passaggio di molti soldati per volta e rallentare quindi la loro avanzata, oppure conducevano a vicoli ciechi, in modo da costringere i nemici a fare avanti e indietro più volte da un cancello a un altro97. In caso
di castelli particolarmente grandi questo carattere veniva enfatizzato, per creare spaesamento negli invasori ma anche per rendere possibile rivendicare, in fasi successive, grazie alle truppe difensive, quelle parti più esterne del castello che potevano essere cadute sotto il controllo degli invasori. Allo stesso modo, grazie al lavoro e agli studi dei progettisti era facile prevedere quale direzione avrebbero preso i nemici all’interno dei maru e quindi le feritoie e le aperture per far cadere pietre o materiale bollente98
Entrambe le immagini mostrano diverse tipologie di cancello. La prima foto, in alto, raffigura un cancello di tipo munamon del castello di Himeji.
La seconda foto mostra invece un cancello di tipo karamon, e in particolare quello presente nel castello Nijō di Kyōto.