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2. INFANTICIDIO E ABORTO NEL PERIODO TOKUGAWA 徳川 (1600-1868)

2.1.2. Elementi buddhist

La tradizione buddhista ha due aspetti principali che hanno da sempre reso l’aborto (e in passato anche l’infanticidio) una soluzione accettabile agli occhi dei giapponesi: il concetto della fluidità della vita e della morte e il concetto della rinascita.

Taeuber, writing in the late 1950’s, argued that there was a cultural basis for acceptance of abortion in Ja- pan because the Japanese traditionally practiced abortion and infanticide, because the Japanese made less of an ethical distinction between abortion and contraception, and because the Japanese did not share We-

21 Paolo VILLANI (a cura di, trad.), Kojiki. Un racconto di antichi eventi, Venezia, Marsilio, 2006, cit., p. 37.

22 “In this sense, then, the leech-child became the prototype for all children sent either literally or figuratively back into

‘the waters’ – all mizuko.”, William LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, in Damien

Keown (a cura di), Buddhism and Abortion, cit., p. 78.

23 “[...] the Japanese tend to have very positive, relatively fear-free attitudes vis-a-vis waters, rivers, oceans and the li-

ke.”, William R. LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, cit., pp. 78-79.

Sull’atteggiamento dei giapponesi nei confronti dell’acqua vedi IWAI Hiroshi, “Nihonjin to mizu no shinsō shinri” [日

本人と水の深層心理] (La struttura psicologica dei giapponesi rispetto all’acqua), in Risō, 614, 1984, pp. 89-99.

stern religious scruples about abortion. [...] LaFleur explains that Japan has been able to avoid the divisive polemics that characterize the Western discourse on abortion because of Buddhist views on the fluidity of life, death, and reincarnation, and because of the Buddhist practice of performing services for the repose of the souls of aborted fetuses (mizuko kuyō).25

Fluidità della vita

Per quanto riguarda la prima caratteristica propria del buddhismo, ovvero il concetto della fluidi- tà della vita, il ragionamento è lineare: l’acqua rappresenta la fonte della vita, dunque un feto che viene abortito passa semplicemente da uno stato di liquidità a un altro. Nell’immaginario comune, dallo stato di liquidità legato all’utero materno, il feto viene rimandato indietro in una diversa realtà liquida, dove questo rimane in attesa preparandosi a una rinascita migliore.

In un saggio intitolato Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?, LaFleur afferma che quello di mizuko è un termine dal significato molto sottile:

The child who has become a mizuko has gone quickly from the warm waters of the womb to another state of liquidity. Life that has remained liquid simply has never become solidified. The term suggests that a new-born, something just in the process of taking on ‘form’, can also rather quickly revert to a relatively formless state. [...] But to the eye that allows the symbol to be ambivalent, the second truth is also a rea- lity: the water-child has reverted to a former state but only as a preparation for later rebirth in this world. And in Japan the acceptance of both truth was wide, having deep roots in cultural history.26

Esso può, infatti, esprimere un significato di morte ma, allo stesso tempo, manifesta anche la spe- ranza di un ritorno nel mondo terreno del bambino che, in precedenza, era stato “restituito alle ac- que”.

All’interno della cultura giapponse, questa concezione è possibile in quanto, fin dal passato, sia la nascita che la morte non sono stati considerati dei punti fermi nella vita di una persona bensì dei processi: la nascita segna l’inizio del processo che porta il neonato a diventare, nel corso degli anni, una persona adulta facente parte a pieno titolo della società degli uomini; la morte, al contrario, simboleggia la tappa iniziale del percorso che porta lo spirito del defunto a raggiungere il suo posto nella comunità degli antenati27.

25 Tiana NORGREN, “Abortion before Birth Control: The Interest Group Politics Behind Postwar Japanese Reproduction

Policy”, Journal of Japanese Studies, 24, 1, 1998, pp. 59-94, cit., p. 64.

26 William LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, cit., p. 79.

27 “Moreover birth and death themselves were somewhat fluid in Japanese tradition. Each was an extended process ra-

ther than an istantaneous event. LaFleur calls this a process of ‘ontological thinning’ [in riferimento ai defunti], and the process of being born was the exact opposite – a kind of ontological ‘thickening or densification’ [...].”, Meredith UN- DERWOOD, “Strategies of Survival: Women, Abortion, and Popular Religion in Contemporary Japan”, Journal of the

Un feto, allo stesso modo di un bambino nella prima fase della vita, non viene considerato come un essere completo: è una realtà in divenire, fluido come il mondo dal quale arriva e al quale, di conseguenza, può essere semplicemente restituito. Essendo ancora, i feti e i neonati, degli “esseri liquidi” appartenenti ad uno stadio non del tutto formato28, il loro respingimento non provoca pro- blemi: continuano a rimanere delle forme immerse nelle acque29. Si può dire, pertanto, che in Giap- pone l’immagine dell’acqua rende possibile quello che viene definito dagli studiosi, tra cui lo stesso LaFleur, un “ritorno flessibile”. Al bambino che è stato “rimandato indietro” viene solamente chie- sto di aspettare un momento migliore, per lui e per la famiglia che lo deve accogliere, per rinascere in questo mondo. Vista in questi termini, la scelta di abortire o, in passato, di uccidere subito dopo la nascita un neonato, diventa molto più tollerabile: non si tratta di un completo respingimento o di una scelta puramente egoistica. Si tratta piuttosto dell’attesa di un momento più opportuno per ac- cogliere il bambino nella comunità terrena.

L’immagine del “ritorno” offriva alle persone l’opportunità di guardare alla pratica dell’aborto in due sfaccettature diverse. Nel primo caso il bambino viene allontanato solo temporaneamente dalla famiglia fino a una sua rinascita nel mondo degli uomini. Nel secondo caso, invece, la metafora del ritorno implica la possibilità per la famiglia di restituire l’anima del neonato o del feto al regno dei Buddha e degli dei30. Entrambe queste accezioni, in passato, venivano percepite come consolanti da parte delle famiglie coinvolte in questo genere di decisioni e rendevano sia l’aborto che l’infantici- dio due pratiche più sopportabili e accettabili agli occhi della gente comune. Davano loro una giu- stificazione legittima.

In that sense the aborted fetus is not so much being ‘terminated’ as it is being put on ‘hold’, asked to bide its time in some other world. [...] For such people the very flexibility of the ‘return’ notion provided ano- ther option. They could ‘return’ the child to the abode of the gods and the Buddhas. [...] Either way the

28 E’ interessante notare a questo punto che in Giappone non esiste un dibattito sull’inizio della vita. Mentre nei paesi

occidentali si protrae da lungo tempo la controversia su quando un feto diventi a tutti gli effetti una persona, in Giappo- ne la vita vede il suo inizio nel momento del concepimento. “In the Japanese Buddhist context, life is belived to begin at conception.”, Elizabeth G. HARRISON, “’I can only move my feet towards mizuko kuyō’. Memorial Services for dead

Children in Japan”, cit., p. 118. “It is an obvious principle, however, to consider conception as the beginning of life? IGETA (1996) claims that it is not an absolute truth but an idea that people have constructed along with the development of concepts of human rights in a modern society, and the claim that the fetus is ‘a human being from the moment of conception’ is a type of paradigm that is arbitrarily constructed in various societies and cultures. ‘[...] Such distinctions are relative and arbitrary, and depend greatly on the values and views of life and death in individual societies’ (OGINO

2002, p.59). Nevertheless, various religious traditions – including traditional Buddhism and some new religions – have promoted the idea that conception is the beginning of human life as an obvious principle and absolute truth.”,KOMATSU

Kayoko, “Mizuko kuyō and New Age. Concepts of Reincarnation”, cit., pp. 259-278.

29 “To regard a water-child as in some way suspended in water is to say that willy-nilly a fetus is a still-unformed child,

a child still in the ‘becoming’ stage rather than emphatically existing as a discrete entity or ‘being’. A water-child is a child who has only just begun to emerge from the great watery unknown [...].”, William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abor-

tion and Buddhism in Japan, cit., p. 24.

notion of ‘return’ was full of positive possibilities. Either way there was a real consolation for people e- xperiencing great loss.31

E’ interessante notare il grafico di Kuroda, riproposto anche da LaFleur in Liquid Life. Abortion and

Buddhism in Japan 32. In esso viene reso evidente il fatto che sia la vita che la morte di una persona sono dei processi speculari: rappresentano il punto di partenza di due diversi percorsi e non dei momenti definiti e isolati dal resto dell’esistenza. LaFleur definisce il primo un processo di “densi- ficazione”. Con questo termine egli riassume in una sola parola la concezione diffusa nella tradizio- ne giapponese in merito alla formazione della persona, ovvero la visione degli esseri umani come delle realtà che, passando da uno stadio fluido legato al mondo delle acque nel quale essi sono gene- rati, raggiungono col passare degli anni una fase più consistente, legata alla definizione del corpo umano nella sua fase adulta. Il secondo processo invece è definito di “diradamento”, termine che rievoca l’allontanamento dello spirito del defunto dal mondo terreno e dalla memoria dei vivi33.

Rinascita

Il secondo aspetto che ha permesso fin dal passato il ricorso all’aborto, è la credenza della tradi- zione religiosa buddhista nella rinascita in questo mondo. Con l’introduzione in Giappone del bud- dhismo, infatti, ha cominciato a diffondersi nel Paese anche l’idea di una rinascita dopo la morte. Da una concezione di tale portata ne consegue il fatto che non permettere ad un bambino di vivere

31 William LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, cit., pp. 80-82.

32 Vedi KURODA Hideo, Kyōkai no chūsei, shōchō no chūsei [境界の中世・象徴の中世] (Confini del medioevo, sim-

boli del medioevo), Tōkyō, Tōkyō Daigaku Shuppankai, 1986.

33 Vedi William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, p. 35.

Figura 1

in un determinato momento, non significa precludergli per sempre la possibilità di entrare a far par- te del mondo terreno. Egli viene rimandato, soltanto temporaneamente, nel mondo degli dei e dei Buddha affinché possa rinascere in una situazione in cui le condizioni si manifestano più favorevoli per accoglierlo e per garantirgli una vita adeguata. E’ in questo contesto che l’immagine del “ritor- no” ha assunto un’importanza rilevante all’interno dell’ambito degli aborti e degli infanticidi nel passato della storia del Paese. Quella del “ritorno”, infatti, è una delle due metafore utilizzate a par- tire dal periodo Tokugawa per rendere accettabile e meno doloroso il ricorso a tali soluzioni.

Although the physical facts of abortion may be startling and crude, the language humans use to describe them is clearly meant to soften and humanize them. This is exactly what is shown by the terminology u- sed by Japanese [...].34

There is no evidence to suggest that infanticide was regarded in the same light as homicide; “returning” (kaesu [帰す]) is distinctly different from killing (korosu [殺す]).35

Due studiosi giapponesi hanno fatto delle ricerche sul tema del ritorno dello spirito di un bambino36. Esaminando il linguaggio utilizzato in epoche passate nelle aree rurali del Giappone, hanno rilevato i termini più comunemente utilizzati per riferirsi all’immagine del “ritorno”. Le coppie di parole più frequenti erano, la prima, kaeru 帰る tornare e kaesu 帰す far tornare, rimandare indietro, mentre la seconda coppia era costituita da modoru 戻る tornare indietro e modosu 戻す restituire.

In relazione al concetto della rinascita, la metafora del “ritorno” di un mizuko assume una valen- za diversa rispetto a quella acquisita nell’immaginario che considera un bambino abortito come un essere che passa semplicemente da un certo stato di liquidità a un altro. In questa seconda concezio- ne i feti e i neonati venivano percepiti come delle entità non ancora solidificate, che non venivano uccise ma solamente fermate al loro stadio liquido; delle realtà che non avevano ancora cominciato il loro processo di “densificazione” che le avrebbe portate col tempo a diventare pienamente degli esseri umani. Per quanto riguarda, invece l’idea del “ritorno” collegata alla credenza buddhista nella rinascita, essa prevede la restituzione del mizuko al mondo dal quale esso arriva, ovvero il mondo degli dei e dei Buddha.

Language about ‘return’, first of all, implies that what has appeared in our world – a newborn or, in this case, a nearly-born infant – has not appeared de novo. [...] there is, in keeping with Buddhism, a vague

34 William LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, cit., pp. 79-80. 35 Helen HARDACRE, Marketing the Menacing Fetus in Japan, cit., pag. 26.

36 Vedi CHIBA Tokuji, ŌTSU Tadao, Mabiki to mizuko: kosodate no fōkuroa [間引きと水子:子育てのフォークロア

ー] (L’aborto e gli spiriti dei bambini abortiti: usanze nella cura dei bambini), Tōkyō, Nōsangyoson bunkakyōkai, 1983, pp. 31-38. “[...] the language used in rural areas [...] is replete with references to ‘returning’ the unborn and to the ‘return’ of the mizuko.”, William LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, cit., p. 80.

sense that a life that appears in our world or in a woman’s uterus is the re-formation of a being that was before either in this world in other reincarnations or in the world of the kami, or gods.37

In base a questo discorso, l’idea di abortire o di eliminare subito dopo la nascita uno dei propri di- scendenti risulta più facile da accettare e diventa, in una certa misura, consolante. Un simile modo di concepire la decisione di negare la vita a un figlio non è più percepita come una scelta dettata dal puro egoismo e considerata crudele nei confronti del bambino38. Egli viene mandato ad attendere in un regno felice, la dimora degli dei, fino al giorno in cui si realizzeranno le condizioni per il suo ri- torno nel mondo degli uomini. In questo contesto, l’aborto e l’infanticidio non diventano degli ad- dii ma dei più speranzosi arrivederci.

In conclusione entrambi questi due aspetti legati alla tradizione religiosa buddhista, ovvero la concezione della fluidità della vita e il concetto della rinascita, hanno fatto si che aborto e infantici- dio fossero non soltanto tollerati ma anche molto diffusi nel passato della storia del Paese, ancora prima della nascita e della diffusione del mizuko kuyō, andando a creare le basi che avrebbero porta- to all’accettazione dell’aborto nel Giappone contemporaneo.