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Dalla funzione simbolica del fuoco all’immagine dell’acqua

2. INFANTICIDIO E ABORTO NEL PERIODO TOKUGAWA 徳川 (1600-1868)

2.1.1. Dalla funzione simbolica del fuoco all’immagine dell’acqua

LaFleur, nelle sue ricerche, si è soffermato sulla scelta del termine che designa questa particolare categoria di spiriti e si è interrogato sul motivo per il quale il simbolismo dell’acqua sia diventato così preponderante nell’ambito degli aborti e, più in generale, nell’ambito di tutte le morti infantili. Come egli stesso afferma, infatti, l’associazione tra gli spiriti dei bambini abortiti e l’acqua può ap- parire strana in quanto nel buddhismo delle origini l’acqua non aveva alcuna funzione simbolica ri- levante.

Going back to Buddhist origins in India, we find that the practice of pouring water over the images of Buddhas and other revered figures was known as argha. […] Within early Buddhism as it developed in India, at least aside from ablutions, there was apparently not very much of a role for water and water symbolism.13

L’immagine dell’acqua, dunque, in principio era legata solamente all’azione purificatrice delle a- bluzioni14.

Inizialmente, nella tradizione religiosa buddhista, l’elemento che sopra ogni altro aveva una fun- zione simbolica era il fuoco15. Nella dottrina originaria indiana gli uomini devono, con le loro sole

forze, tentare di placare il fuoco delle passioni per poter riuscire a liberarsi dal ciclo delle rinascite e raggiungere, in ultimo, lo stato di illuminazione16.

In early Buddhism, at least, the focus was not upon some external source that – like a god – would do so- mething to douse the fire of passion or satisfy the consuming desires of human beings. It was, rather, u- pon our own potential, through the practice of virtues and the mastery of “self”, to remove what was fue- ling such passion and threatening to consume life.17

13 William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, cit., pp. 16-17.

14 La pratica di purificare le statua del Buddha, che nel buddhismo indiano prende il nome di argha, in Giappone è nota

col nome di aka 閼伽.

15 Sulle immagini dell’acqua e del fuoco nel buddhismo vedi HIRO Sachiya, “Mizu to hi, soshite chi”, [水と火、そして

血] (L’acqua e il fuoco, e poi il sangue), in Risō, 614, 1984, pp. 83-88.

16 “The Fire-Sermon […] All things, O priest, are on fire. […] and with what are this on fire? With the fire of passion,

say I, with the fire of hatred, with the fire of infatuation; with birth, old age, death, sorrow, lamentation, misery, grief, and despair are they on fire. […].”, Henry Clarke WARREN, Buddhism in translation, New York, Cosimo, 2005, cit., p.

352. Inoltre, sia in Cina quanto in Giappone, nel corso dei secoli il fuoco è diventato anche lo strumento per raggiungere una forma di perfezione spirituale: esistono infatti degli asceti che si immolano nelle fiamme per rinascere e allo stesso tempo per tentare di rinnovare e purificare un mondo che giudicano corrotto. “Il martire che si dà fuoco invece è santo perché, libero e indifferente, realizza il voto di una totale offerta di sé al Buddha per la salvezza di tutti gli esseri sen- zienti. Il sacrificio contiene non solo una promessa di rinascita per lui ma significa anche il rinnovamento del mondo. […] La catarsi col fuoco che crea potenza sacra e rinnova il cosmo e la società è un’idea che fa parte della tradizione religiosa della Cina e del Giappone.”, Massimo RAVERI, Il corpo e il paradiso. Esperienze ascetiche in Asia Orientale,

Venezia, Marsilio, 1992, cit., p. 72. Vedi anche James A. BENN, “Where Text Meets Flesh: Burning the Body as an A- pocryphal Practice in Chinese Buddhism”, History of Religions, 37, 4, 1998, pp. 295-322; Massimo RAVERI, Itinerari

nel sacro. L’esperienza religiosa giapponese, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2006, pp. 243-248; OHNUMA Rei- ko, “The Gift of the Body and the Gift of the Dharma” History of Religions, 37, 4, 1998, pp. 323-359.

La marginale importanza del simbolismo dell’acqua nel buddhismo delle origini è sottolineato anche dal fatto che, inizialmente, non esisteva alcuna relazione tra questo elemento naturale e il concetto della fonte della vita, aspetto che, al contrario, ha caratterizzato numerose altre religioni18. Tutto questo, nella teoria di LaFleur, trova una giustificazione nel fatto che, nel primo buddhismo, anche i rapporti tra uomini e donne erano considerati come una delle cause che impedivano loro di liberarsi dal ciclo delle rinascite: facevano sempre parte di quel fuoco delle passioni che imprigiona gli uomini e, di conseguenza, venivano percepiti come un ostacolo e non come un elemento che do- veva avere legami con i temi religiosi.

Questa concezione iniziò rapidamente a cambiare quando la fede religiosa buddhista cominciò a diffondersi fuori dall’ambito monastico, tra la gente comune:

Most people who were Buddhist adherents were not monks. Life without sexual activity and reproduction may have been goal pursued by an elite cadre of monks, but it was neither acceptable nor viable for the larger community of Buddhist laypersons who supported them [...].19

La gente comune, oltre a manifestare necessità diverse riguardo a temi quali la fecondità e la ripro- duttività, dava anche una grande importanza alla funzione delle piogge, essendo la dieta delle popo- lazioni dell’Asia Orientale basata principalmente sul riso. Di conseguenza, anche l’immagine del- l’acqua cominciò ad acquisire un nuovo valore. LaFleur, dunque, rintraccia proprio nel passaggio del buddhismo da un ambiente monastico a un ambiente laico la formazione di una funzione simbo- lica dell’acqua e della connessione di questo elemento naturale con i temi legati alla riproduttività. Per la gente comune l’acqua rappresentava la fonte della vita:

Productivity, reproductivity, the fecundity associated with the waters – all these were deeply connected in the peasant mind.20

Fu, pertanto, una questione di necessità se, anche all’interno della tradizione religiosa buddhista, l’immagine dell’acqua ritrovò, nel corso dei secoli, un ruolo di rilevanza simbolica.

Nella cultura giapponese la simbologia dell’acqua è preponderante: essa si riscontra già nelle cronache sulle origini del Paese, dove viene narrato che la formazione delle isole è avvenuta in se- guito alla solidificazione di alcune gocce d’acqua cadute dalla lancia delle due divinità generatrici.

18 “Buddhists originally almost ignored the power of water symbolism – other than to refer to it as a purifying agent.

This means that a common human mental association between water and the ‘source of life’, present in many of the world’s religions, was something the early Buddhists decided not to make a part of the religious path they articulated. […] for the early Buddhists the notion of primordial waters had become totally unimportant, because for them fertility and fecundity were not part of religion rightly conceived.”, William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism

in Japan, cit., pp. 17-18.

19 William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, cit., p. 20. 20 Ibidem.

Sempre nel Kojiki 古事記 (“Un racconto di antichi eventi”), inoltre, si trova la prima figura legata agli spiriti dei mizuko, una sorta di loro progenitore:

Egli le rimproverò di avere parlato, lei femmina, per prima. Tuttavia si appartarono e fecero si che ella fi- gliasse un bambino, ma deforme [nella versione inglese: ‘leech-child’, lett. bambino sanguisuga], che ab- bandonarono nella corrente in un battello di giunchi [...].21

Alcuni studiosi, tra cui LaFleur stesso, rintracciano le origini dei mizuko proprio nei “bambini san- guisuga” descritti nelle cronache antiche22. La Fleur sottolinea, inoltre, l’atteggiamento positivo che i giapponesi hanno nei confronti dell’acqua, da rintracciarsi presumibilmente nel fatto che, data la posizione geografica del Paese, essi hanno da sempre dovuto confrontarsi e, in alcuni casi, dipende- re da questo elemento naturale23.

E’, dunque, all’associazione tra l’acqua e l’idea della fonte della vita diffusasi nell’ambiente lai- co che i giapponesi fanno ricorso quando attribuiscono agli spiriti dei bambini abortiti o morti pre- maturamente il nome di mizuko. Questo termine può simboleggiare sia la vita che la morte in quan- to:

If water serves as a source of life, it can also, by a symbolic extension, serve as that to which the dead can be returned, [...] if the recently deceased are literally sent into a real widely taken to be the source of life, they can expected to have a good chance of finding renewed life there.24