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Jizō 地蔵: figura di protezione e di consolazione

4. MIZUKO KUYŌ 水子供養 DAL DOPOGUERRA A OGG

4.1. IL CULTO OGG

4.2.2. Jizō 地蔵: figura di protezione e di consolazione

Come si è visto nei due capitoli precedenti, la figura del bodhisattva Jizō subì un drastico cam- biamento tra il periodo Edo e gli anni che andarono dal periodo Meiji fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tra il 1600 e il 1700, Jizō cominciò a essere sempre più spesso associato al ruolo di protettore e di consolatore delle anime dei bambini nel mondo dell’aldilà. A lui venivano rivolte le preghiere di quelle madri che avevano abortito o che avevano deciso di sopprimere il neonato su- bito dopo la nascita, affinché egli aiutasse le anime dei mizuko e le guidasse lungo il cammino verso la rinascita. Durante il periodo Edo dunque, la funzione di Jizō consisteva nel vegliare sugli spiriti dei mizuko nel sai no kawara e nel guidarli verso un loro rapido ritorno nel mondo terreno. A parti- re dal periodo Meiji, la figura del bodhisattva Jizō venne ripresa dalle autorità e utilizzata come ul- teriore strumento per avvalorare la campagna pronatale alla base della politica nazionalista. Egli passò dall’essere una guida per le anime dei mizuko all’essere indicato dal nuovo discorso ideologi- co del Paese come il protettore della fecondità e delle nascite. La sua funzione si capovolse: il suo compito non era più collegato alla protezione delle anime dei feti e dei bambini morti, bensì alla protezione dei bambini che dovevano ancora nascere. Non consolava più le madri che avevano re- spinto un figlio ma piangeva per il triste destino dei feti abortiti150. Nonostante la nuova caratteriz- zazione che il potere tentò di attribuirgli, agli occhi della gente comune Jizō continuò a mantenere il ruolo di bodhisattva compassionevole e misericordioso che aiuta le anime dei mizuko e che conforta il dolore delle mamme. L’ambiguità di carattere che aveva caratterizzato questo bodhisattva negli anni che avevano preceduto e accompagnato il conflitto, scomparve nel momento in cui l’ideologia nazionalista e la politica in favore delle nascite persero le loro basi ideologiche dopo la sconfitta del Paese.

In seguito alla legalizzazione dell’aborto e alla diffusione del mizuko kuyō, così come erano cambiate la figura del mizuko e l’immagine della donna, cambiò anche la funzione di Jizō151. Il suo ruolo non è più legato ad un culto che, per lo meno in apparenza, doveva avere come scopo quello di aiutare le donne ad aumentare il numero delle gravidanze. Egli è tornato a essere il bodhisattva

149 Vedi Elizabeth G. HARRISON, “‘I can only move my feet towards mizuko kuyō’. Memorial Services for Dead Chil-

dren in Japan”, p. 112.

150 Vedi Massimo RAVERI, Itinerari nel sacro. L’esperienza religiosa giapponese, p. 232. 151 Vedi William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, p. 136-138.

vicino al dolore delle madri che hanno abortito e all’angoscia delle anime dei mizuko respinti dal mondo terreno. In corrispondenza alla diffusione del mizuko kuyō Jizō ha ricominciato a svolgere ufficialmente il ruolo di divinità compassionevole vicino alle sofferenze delle persone e degli spiriti dei bambini nel mondo dell’aldilà. Nel corso degli anni, oltre alle caratteristiche che gli danno le sembianze di un monaco, Jizō ha iniziato ad assumere una forma sempre più simile, nelle dimen- sioni e nell’aspetto, a quella di un bambino152.

Come afferma LaFleur, il fatto di avere, allo stesso tempo, le fattezze di un bambino e quella di un monaco, permette ai fedeli di rivolgersi a lui con due diversi intenti.

The double-take effect – seeing in the figures both monks and child simultaneously – is important, becau- se the image is meant to represent two realities at the same time. [...]

A Jizō image can do double service. One the one hand it can represent the soul of the mizuko (deceased child or fetus) for parents who are doing rites of apology to it. At the same time, however, the Jizō is also the one to whom can be made an appeal or prayer to guide the child or fetus through the realm of departed soul.153

L’importanza e la particolarità che la figura del bodhisattva Jizō ha acquisito a partire dalla diffu- sione dei riti per le anime dei mizuko, sta proprio nel suo essere, contemporaneamente, la rappresen- tazione terrena del feto abortito e la raffigurazione della divinità compassionevole che si prende cu- ra dei bambini nella loro esistenza nel mondo ultraterreno154.

152 Come afferma LaFleur, il bodhisattva Jizō non ricorda il mondo infantile solamente dall’aspetto, ma anche dagli og-

getti che di solito lo circondano. Egli è vestito con un bavaglio e un berrettino rossi, e davanti alla statua spesso si tro- vano i giochi portati dalle madri come offerta al loro bambino. Vedi William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and

Buddhism in Japan, p. 6.

153 William R. LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, inDamien Keown(a cura di),

Buddism and Abortion, Basingstoke, London, MacMillan Press Ltd, 1998, pp. 67-92, cit., p. 75.

154 Vedi William R. LAFLEUR, “Abortion in Japan: Towards a ‘Middle Way’ for the West?”, p. 76.

Fig. 69-70:

Statue del bodhisattva Jizō Fig. 69 Fig. 70

Si può dunque affermare che la popolarità di Jizō e la sua vicinanza alla popolazione giapponese è arrivata fino ai giorni nostri. Egli è diventato una figura centrale nel culto del mizuko kuyō, sia come protettore delle anime dei bambini abortiti sia come consolatore delle mamme che si recano al tempio per pregare e pacificare le anime dei loro mizuko155.

Since the late 1970s, when mizuko kuyō became highly visible in Japan, visitors to temples and shrines throughout the country have frequently encountered rows of identical carved or molded figurines draped with cloth bibs and hats, decorated with flowers or pinwheels, and surrounded by all manner of toys and food set within the figurines’ easy “reach”. These figures are usually associated with the Buddhist bodhi- sattva Jizō, who in Japan has come to be seen as the protector of children and to whom parents may ad- dress prayers for the care of their dead child.156