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2. INFANTICIDIO E ABORTO NEL PERIODO TOKUGAWA 徳川 (1600-1868)

2.2.2. Jizō 地蔵: guida per la rinascita

Il bodhisattva Jizō, fin dalle epoche passate della storia del Giappone, è stata la figura che ha ri- coperto un ruolo centrale nei riti buddhisti riguardanti gli spiriti dei mizuko e nell’attenzione verso il benessere di questa tipologia di anime84. Harrison, tuttavia, afferma che nonostante Jizō sia conside- rato essere il bodhisattva più strettamente legato alla protezione degli spiriti dei mizuko, non si può dire che egli sia stato il solo ad avere avuto un ruolo importante in relazione a questa tipologia di anime. Altre figure rilevanti associate ai mizuko sono il bodhisattva Kannon (Skr: Avalokiteśvara) e una figura minore chiamata Kishibojin (Skr: Hārītī). Esistono poi anche altre figure, sempre asso- ciate alla protezione delle anime dei mizuko, derivate dalle tradizioni locali85.

Arrivato in Giappone in seguito all’introduzione nel Paese della nuova tradizione religiosa, il

bodhisattva Jizō era conosciuto nella tradizione buddhista indiana col nome di Ksitigarbha. La sto-

ria della sua diffusione nell’arcipelago è particolare in quanto, dovendosi confrontare con la tradi- zione del culto dei kami e con le usanze radicate dai secoli precedenti all’interno del Paese, egli co- minciò ad assumere delle caratteristiche nuove, che non gli erano mai state attribuite né nel buddhi- smo originario indiano e nemmeno nella forma assunta all’interno della cultura cinese86.

[...] it is important to note that in China, where he was known as Ti-tsang, Jizō was already a figure of compassion, one thought to be especially involved in helping people caught in the underworld. And in the Chinese texts of special importance to the Japanese conception of Jizō, there had been [...] a focus on Jizō as the saviour of people suffering because caught in a forced transmigration through the six realms.87

Come afferma Glassman, nonostante alcuni aspetti di continuità e di congiunzione, il culto di Jizō in Giappone è profondamente diverso dal culto di Dizang (Jizō) in Cina. Nella cultura dell’arcipe- lago egli è considerato il bodhisattva più cordiale e amichevole, vicino a tutti i credenti come pre- senza d’amore. Egli dunque è collegato a un sentimento di benevolenza e di familiarità, cosa che invece non si può dire per la sua caratterizzazione nella cultura cinese, dove è sempre considerato come un bodhisattva compassionevole ma, allo stesso tempo, è percepito come una figura maestosa

84 Proprie della tradizione del Buddhismo Mahayana, i bodhisattva sono figure di “salvezza celestiale” caratterizzate da

una compassione sconfinata e da una profonda saggezza. Esse si trovano sulla strada della buddhità, ma hanno deciso di rimandare il raggiungimento della completa illuminazione per poter stare ancora nel mondo a portare salvezza a tutti gli esseri umani in difficoltà. Nel corso degli anni, i bodhisattva hanno cominciato a essere considerati come dei salvatori e dei maestri ai quali tutti possono appellarsi tramite preghiere e la totale devozione. VediHank GLASSMAN, Face of Jizō:

image and cult in medieval Japanese buddhism, p. 14.

85 Vedi Elizabeth G. HARRISON, “’I can only move my feet towards mizuko kuyō’. Memorial Services for dead Children

in Japan”, p. 120.

86 “Jizō’s cult attained a range of diffusion and a special status in Japan qualitatively different from what it had seen in

Korea or China, and much of Jizō’s popularity was directly related to his assimilation to local gods and local practi- ces.”, Hank GLASSMAN, Face of Jizō: image and cult in medieval Japanese buddhism, cit., p. 9.

87 William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, cit., p. 47. Sulle caratteristiche di Jizō (Ti-tsang)

e quindi lontana dalle persone; egli è il “signore degli inferi”88. E’ interessante notare, dunque, il fatto che in origine Jizō non era associato in alcun modo al culto delle anime dei mizuko. Inizial- mente egli veniva considerato solamente come il bodhisattva compassionevole che aiutava le per- sone sofferenti nel mondo degli inferi e che vigilava su tutti e sei i mondi delle rinascite89.

Quando la figura di Jizō arrivò in Giappone, egli continuò a essere considerato come un bodhi-

sattva di compassione che intercedeva per le anime dei defunti nel momento del giudizio nel mondo

degli inferi. Tuttavia, insieme a questa caratteristica, si diffuse anche l’idea che, allo stesso modo del Bodhisattva Kannon, egli fosse sempre pronto a scendere nei sei mondi delle rinascite per fare da guida, dare assistenza agli esseri umani e salvare coloro che erano sulla strada dell’inferno90.

Veniva immaginato come una presenza situata sul confine tra il mondo dei vivi e il regno dell’aldi- là91. Poichè per questa sua caratteristica Jizō era considerato come un’eccezione alla regola che ve- deva i bodhisattva come delle realtà immobili, una delle denominazioni che gli vennero assegnate fu rokudō nōge Jizō bosatsu 六道能化地蔵菩薩, maestro Jizō che insegna e guida nei sei mondi delle rinascite92.

88VediHank GLASSMAN, Face of Jizō: image and cult in medieval Japanese buddhism, p. 13.

89 “Within all forms of Buddhism [...] there is reference to the six worlds or paths or destinies known as rokudō [六道]

in Japan. These are paths within the realm of desire (the Ego world), far removed spiritually from the realms of buddhas and bodhisattvas, and are composed of six graduated levels: the world of gods or heavenly beings, humans, asuras (war- like spirits who can also protect the Buddha Dharma), animals, hungry ghosts, and those who inhabit the many hells.”, Bardwel SMITH, “Buddhism and Abortion in Contemporary Japan. Mizuko kuyō and the Confrontation with Death”, Ja-

panese Journal of Religious Studies, 15, 1, 1988, pp. 3-24, cit., p. 16.

90 Vedi Anne Page BROOKS, “‘Mizuko Kuyō’ and Japanese Buddhism”, pag. 128. Sulla figura di Jizō vedi anche SAKU- RAI Tokutarō (a cura di), Jizō shinkō [地蔵信仰] (Culto di Jizō), Tōkyō, Yūzankaku shuppan, 1988.

91 Vedi Joseph M. KITAGAWA, Religion in Japanese History, New York, Columbia University Press, 1966, p. 82. 92 VediHank GLASSMAN, Face of Jizō: image and cult in medieval Japanese buddhism, pp. 25-26.

Fig. 22: punti in cui si collocano il bodhisattva Jizō e il bo-

dhisattva Kannon per prestare soccorso alle anime che si

La funzione principale di figure come Jizō e Kannon era quella di aiutare le anime di coloro che si trovavano nel mondo delle rinascite a percorrere il giusto cammino per migliorare il proprio karma e riuscire dunque a liberarsi dal ciclo delle rinascite93.

Il culto di Jizō in Giappone si diffuse a partire dal XII secolo, anche se da alcuni testi si rileva che egli era conosciuto nell’arcipelago già dall’VII-IX secolo. Inizialmente egli venne associato per antitesi a Enma, il re degli inferi che giudica le anime dei defunti94. Col passare degli anni, tuttavia, Jizō venne sempre più collegato ai luoghi liminali, alle persone più marginali della società e a parti- colari categorie di defunti. Come afferma Glassman, fu proprio il suo collegamento a queste dimen- sioni, il suo essere “una via di mezzo” tra due realtà diverse, che consentì al culto del bodhisattva Jizō di radicarsi e di fiorire facendolo diventare, a partire dal periodo medioevale, la figura più fa- miliare e vicina alle persone tra tutte le divinità buddhiste. Il segreto della rilevanza del culto e dell’attaccamento del popolo giapponese a Jizō è dunque la diffusione, soprattutto nel XIII secolo, dell’idea della capacità di questo bodhisattva di portare conforto alle anime caratterizzate dal risen- timento e dall’inquietu-dine95.

Inizialmente, subito dopo la sua introduzione in Giappone, Jizō veniva considerato dai fedeli come una figura di rilevanza centrale del Pantheon buddhista. Col passare del tempo, tuttavia, co- minciò a registrarsi una rapida diminuzione della sua grandezza. Sia nelle icone che nei testi della tradizione religiosa, nella nuova forma assunta nell’arcipelago giapponese, Jizō non veniva più rap- presentato con la maestosità che lo aveva invece caratterizzato nelle fasi iniziali.

The history of Jizō in Japan is basically a tale of a progressive down scaling of a figure that had once been a fairly lofty one in the Buddhist pantheon. When we look at the history, we see that the diminishing of Jizō – physically in icons and socially in texts – was the counterpart of a progressive growth of the public sense that Jizō is, more than any other, the bodhisattva that is close to the people.96

Si può affermare dunque che, più la rilevanza di Jizō diminuiva, più aumentava l’attaccamento ver- so questa figura da parte della gente comune, tanto da farlo diventare il bodhisattva più vicino alle persone, grazie alla sua identificazione con ogni tipo di sofferenza vissuta dagli uomini97. Più si al-

93 “[...] the Buddhist one [religious taxonomy] adopted into the early medieval Japan was characterized by a fundamen-

tal fluidity. Through reincarnating, a given being would move up or down or [..] into different “lives” within the same basic rubric. Karma, the accumulation of good or bad deeds in the past, gave one either an upscale or a downscale re- birth. But figures like Jizō and Kannon were there on the spot to help those who could not make it on their own karmic record.”, William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, cit., p. 49.

94 Su Jizō ed Enma vediMassimo RAVERI, Itinerari nel sacro. L’esperienza religiosa giapponese, pp. 210-211. 95 VediHank GLASSMAN, Face of Jizō: image and cult in medieval Japanese buddhism, pp. 8-19.

96 William R. LAFLEUR, Liquid Life. Abortion and Buddhism in Japan, cit., p. 47.

97 “He is the only bodhisatva who is associated with all six worlds, being present in each simoultaneously, though he

identifies especially with those in the three unhappy conditions (san-akudō 三悪道): the realms for animals, hungry ghosts, and those in hell.”, Bardwel SMITH, “Buddhism and Abortion in Contemporary Japan. Mizuko kuyō and the

lontanava dai vertici del Pantheon buddhista, più aumentava la sua importanza nel processo di sal- vezza delle anime in difficoltà.

This step rise in popularity was due in large part to the fashioning of Jizō’s approachable guise as a Bud- dhist monk, a familiar and in many ways a very ordinary figure. At the same time, of course, this Bud- dhist monk is absolutely extraordinary. He is exemplary monk but also guide, mediator between life and death, shaman, thaumaturge, and teacher.98

Nel corso dei secoli, questo particolare bodhisattva di compassione cominciò a essere associato, con sempre maggiore frequenza da parte del popolo giapponese, alla protezione delle anime dei bambini morti prematuramente e dei feti abortiti, caratteristica che mai gli venne attribuita negli altri Paesi in cui era diffusa la tradizione religiosa buddhista.

Di pari passo al cambiamento del suo ruolo agli occhi della gente, cominciò a cambiare anche la sua raffigurazione. L’immagine di Jizō, perciò, iniziò in un primo momento ad assumere le sem- bianze di un monaco povero e umile per diventare, col passare del tempo, sempre più simile alle fat- tezze di un bambino. Dalle rappresentazioni iniziali, copiate da quelle diffuse in Cina, raffiguranti un bodhisattva che trasmetteva un’idea di solennità e di santità profondamente distante dalla realtà umana, egli cominciò a essere caratterizzato da una sempre maggiore umanità e semplicità.

98 Hank GLASSMAN, Face of Jizō: image and cult in medieval Japanese buddhism, cit., p. 19.

Come è stato affermato da Brooks in un suo studio sui mizuko, la nuova funzione di Jizō, regi- strata già a partire dal 1700, come protettore e consolatore delle anime dei bambini, indica il conso- lidamento di questa figura all’interno delle credenze popolari giapponesi99.

The association of Jizō with children really began to flourish in the Edo period, not because of a scriptural warrant [...] but more through miracle tales. [...] A striking motif called Sainokawara arose [...].100

Fu in periodo Tokugawa, dunque, che cominciò a delinearsi chiaramente la nuova funzione del bo-

dhisattva Jizō. Le madri che avevano abortito o che avevano deciso di non tenere con loro il neona-

to, si rivolgevano a lui affinché aiutasse le anime dei mizuko e le guidasse verso la rinascita in una vita migliore. Inizialmente la sua funzione principale era quella di guida all’interno del mondo delle rinascite. I suoi compiti consistevano nell’aiutare i mizuko ad affrontare i tormenti subiti nel sai no

kawara e nel guidare questi spiriti lungo il cammino verso un loro rapido ritorno nel mondo terreno.