1.2. MORTI INQUIET
1.2.1. Goryō 御霊, morti di morte ingiusta
Le prime testimonianze di questa tipologia di spiriti inquieti risalgono alla fine del periodo Nara, quando erano considerati essere gli spiriti malevoli di persone aristocratiche che erano andate in- contro a una morte prematura, ingiusta o violenta, come ad esempio le anime di tutte le persone morte a causa di intrighi politici98. Col passare del tempo hanno cominciato a essere classificati sot- to il nome di goryō tutti gli spiriti di personaggi famosi e importanti che sono andati incontro ad una morte violenta e improvvisa quando ancora non erano riusciti a realizzare ciò per cui si stavano bat- tendo o ciò che stavano desiderando: sono spiriti pieni d’angoscia perché non hanno realizzato nella vita lo scopo che si erano prefissati99.
The Japanese called them either onryō (spiteful or grudge-filled spirits) or, because they had to be treated with great respect goryō (august spirits).100
I vivi giudicano la loro morte ingiusta e provano compassione per la loro triste situazione ma no- nostante questo sentono che in loro c’è qualcosa di imperfetto, incompiuto e per questo li temono.
97 Robert J. SMITH, Ancestor Worship in Contemporary Japan, cit., pp. 41-43.
98 Vedi HORI Ichirō, Folk Religion in Japan. Continuity and Change, Chicago, The University of Chicago Press, 1968,
pp 71; Neil MCMULLIN, “On Placating the Gods and Pacifying the Populace: The Case of the Gion ‘Goryō’ Cult”, Hi-
story of Religions, 27, 3, pp. 270-293. “The departed spirits of such people, failing to find rest, haunted those responsi-
ble for their deaths and gave vent to their ‘wrath’ (tatari [祟り, maledizione]) in the form of disasters and troubles of all kinds, political, economic, social, and personal. This belief was intimately related to the ancient Chinese belief that the activities of the rulers had cosmic consequences in that reprehensible political activities were believed to result in disea- se and other calamities”, Neil MCMULLIN, “On Placating the Gods and Pacifying the Populace: The Case of the Gion
‘Goryō’ Cult”, cit., p. 272.
99 Sui goryō vedi MINORU Shibata, Goryō shinkō (Il culto dei morti inquieti), Tōkyō, Yūzankaku Shuppan, 1984; Ro-
bert J. SMITH, Ancestor Worship in Contemporary Japan, pp. 41-50; Massimo RAVERI, Itinerari nel sacro.
L’esperienza religiosa giapponese, pp. 220-223.
100 Herbert PLUTSCHOW, “Festivals and the Fear of Evil Spirits”, in Matsuri. The Festivals of Japan, Richmond, Curzon
Press Ltd, 1996; “Ainsi go 御 est placé devant les termes utilisés pour parler d’objets, de lieux, d’actions, organisations, etc., concernant l’empereur, les divinités, ou plus simplement l’interlocuteur que l’on veut honorer, sans ajouter de sens, mais une nuance de déférence, de rescpect. […] Le go inique sa relation à l’univers du sacré.”, Anne BOUCHY, “Du bon
In passato si riteneva che il danno che questa categoria di spiriti poteva infliggere ai vivi e il loro livello di implacabilità erano direttamente proporzionali all’importanza e alla potenza che questi avevano avuto quando erano ancora in vita. Di conseguenza i più temuti erano gli spiriti di impera- tori, principesse imperiali, ministri, aristocratici che erano morti subendo un’ingiustizia101.
Sono spiriti pericolosi e vendicativi perché carichi di risentimento e sete di vendetta, ed è appun- to questa insoddisfazione che impedisce loro di staccarsi dal mondo per raggiungere la città eterna. I goryō non riescono e, allo stesso tempo, non vogliono morire definitivamente:
[…] those spirits who either have met an unanticipated and usually violent death or have died in some sense unfulfilled and are thus reluctant or unable to quit the world of the living. People tend to conceive of such spirits as far more dangerous than the neglected ones, since they combine resentment at their un- timely death with anger at their condemnation to wander in search of human intervention to bring them peace.102
Nei suoi studi Smith afferma che non è chiaro se queste anime potranno mai, attraverso i riti svolti dai vivi, uscire dalla loro situazione per entrare definitivamente nel regno degli spiriti ance- strali come anime pacificate. Sembra piuttosto che gli si possa dare soltanto nutrimento, un tempo- raneo sollievo, e che i vivi le invochino in quanto figure sacre estremamente potenti103. I goryō
nell’immaginario tradizionale, sono rappresentati come spiriti costantemente affamati “perché in re- altà rosi da un insaziabile desiderio di esistenza”104. Sono spesso associati agli insetti, creature inde-
finite, disordinate; sono fantasmi che infestano il mondo e minacciano i vivi, provocano malattie, mangiano escrementi e rifiuti, sono in grado di possedere le persone determinandone anche la mor- te. Per questi e altri loro aspetti i vivi li ripugnano e li temono, e di conseguenza tentano ripetuta- mente di placare la loro bramosia di rivalsa105.
Il processo per tentare di calmare la rabbia impetuosa dei goryō sembra essere piuttosto lineare e ovvio, anche se il suo raggiungimento non è altrettanto cosa semplice. Il ragionamento degli uomini è chiaro: se la sete di vendetta deriva dall’incompiutezza della loro esistenza, causata da una morte ingiusta e improvvisa allora, dandogli la possibilità di realizzare l’obiettivo che si erano prefissati e conferendo loro la gloria e l’onore che nella vita gli erano stati negati, queste anime potranno trova- re pace. Non è una strada facile da percorrere anche per il fatto che i vivi non sono mai certi della
101 “Unable to separate themselves from the world of the living, these vindictive, restless spirits were believed to exert a
considerable harmful influente not only on those who directly or indirectly caused their unnatural deaths, but also on the entire nation.”, Herbert PLUTSCHOW, “The Fear of Evil Spirits in Japanese Culture”, cit., p. 134; “The malevolent spirit of someone of national importance could potentially create havoc on a national scale, whereas the evil spirit of a pea- sant could cause damage only locally.”, Herbert PLUTSCHOW, “Festivals and the Fear of Evil Spirits”, cit., p. 73. 102 Robert J. SMITH, Ancestor Worship in Contemporary Japan, cit., p. 44.
103 Robert J. SMITH, Ancestor Worship in Contemporary Japan, p. 48.
104 Massimo RAVERI, Itinerari nel sacro. L’esperienza religiosa giapponese, cit., p. 222.
105 Vedi Anne BOUCHY, “Du bon usage de la malemort. Traitement des ‘âmes rancuneuses’ et rituels oraculaires dans la
riuscita degli sforzi fatti per tentare di placarli. L’implacabilità dei goryō, infatti, si può manifestare improvvisamente e dopo lungo tempo. Una cosa però è certa: nel momento in cui gli uomini realiz- zano l’obiettivo di restituire a questa categoria di spiriti ciò che gli era stato tolto con la morte, que- sti diventano a tutti gli effetti spiriti benevoli che agiscono in difesa e in protezione dei vivi106.
A sottolineare la rilevanza che questa categoria di anime inquiete ha avuto nella società giappo- nese, vi è il fatto che, nel corso dei secoli, i goryō hanno cominciato a trovarsi al centro di opere let- terarie e, soprattutto, di opere del teatro nō 能 e del teatro kabuki 歌舞伎. Sintomo questo della pro- fonda attenzione da parte degli abitanti dell’arcipelago non solo nei confronti degli spiriti degli an- tenati ma anche verso quelle realtà angosciose e ambigue che tormentano i vivi e ne infestano il mondo.