3. Il mito di Teseo
3.2 La selezione iconografica e le attestazioni archeologiche
3.2.2 L’abbandono di Arianna
Una raffigurazione, ricollegata fin da subito dagli studiosi al ciclo di Teseo668, mostra seduta su una roccia all’ombra di un albero una ragazza in atteggiamento dolente, con la testa china, la quale si porta al viso con la mano destra un lembo della veste, quasi a volersi asciugare le lacrime; il chitone le è scivolato sulla spalla sinistra, mentre la mano si appoggia al masso. Di fronte a lei c’è un giovane stante, con i piedi lambiti dall’acqua, lo sguardo abbassato e la mano destra sul mento, quasi in atteggiamento di imbarazzo; nella mano sinistra tiene quello che sembra un bastone, o forse un remo, dato che il rostro di una nave in partenza è visibile al centro tra i due personaggi669. Che si tratti di una scena di congedo, prima di un viaggio in mare, è assai chiaro; in dubbio è quale episodio narratoci dalle numerose tradizioni letterarie possa essere ricollegato a quello qui rappresentato: Heydemann aveva pensato al saluto addolorato di Aithra prima della partenza del figlio verso Creta, ma la figura femminile raffigurata appare troppo giovanile per poter essere identificata nella madre dell’eroe670
; né
666 La composizione, prima nota soltanto da tre frammenti e da una lastra poco attendibile (v. Von Rohden 1911, p. 154, figg. 246, 283), presenta una galleria ad archi inquadrati da semicolonne doriche, con un arco centrale più grande sormontato da un timpano, su cui di prospetto appare una quadriga con un personaggio maschile laureato affiancato da due Nikai; ai lati, sopra l’attico, sono collocate statue equestri. Gli esemplari cumani sono presenti in due versioni, che possono presentare nel vano dell’arco centrale uno spazio chiuso o una protome leonina (v. Capaldi 2006, p. 312, figg. 31.15-16). Non sembra ad oggi possibile determinare se sia la riproduzione di un particolare arco trionfale presente a Roma o nei suoi dintorni. La tipologia è purtroppo troppo poco attestata, sia nell’ambito di ritrovamenti che in collezioni museali, per poterne dare una lettura interpretativa adeguata; i soli altri tre frammenti riportati dal Von Rohden, prima al Museo Kircheriano e adesso confluiti nei depositi del Museo Nazionale Romano, sembrano essere stati rinvenuti nella zona delle Terme di Caracalla (sulla testimonianza di C. Fea, Miscellanea filologica critica e
antiquaria, I, Roma 1790, p. 171, n. 111). Cfr. Von Rohden 1911, p. 154.
667 Cfr. Capaldi 2006, p. 316 ss.
668 Un’esemplare con la stessa scena, come vedremo a breve, è stato rinvenuto assieme a altre lastre appartenti alla saga dell’eroe, raffiguranti il riconoscimento di Teseo dal padre e con la lotta fra Teseo e Scirone (presso il vecchio ponte dei Fiorentini, vedi Rutgers in AnnInst 1863, p. 459 ss.); inoltre sul rilievo conservato al Palazzo dei Conservatori (ritrovato sull’Esquilino presso la casa di Avidio Quieto, vedi in seguito), variante più tarda della stessa scena, è ben visibile e riconoscibile l’attributo di Teseo, il pedum. Cfr. Von Rohden, p. 103.
669 Cfr. Von Rohden 1911, p. 102 ss., tav. CX, 1.
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ugualmente vi si potrebbe riconoscere il congedo prima della partenza per Atene, dato che le fonti letterarie affermano in modo concorde che Teseo viaggiò via terra e che proprio sulla strada tra Trezene ed Atene compì le sue numerose imprese671. La fanciulla addolorata per il distacco deve essere necessariamente Arianna, anche se in apparenza nessuna tradizione iconografica di questo episodio sembra concordare esattamente con la scena rappresentata672.
Uno dei ritrovamenti è avvenuto durante gli scavi eseguiti nel 1876 sull’Esquilino, presso la chiesa di S. Eusebio, che portarono alla luce un’ambiente in opera laterizia di sicura destinazione termale673, dati i resti di ipocausti sotto il pavimento, all’interno di cui giacevano una dozzina di frammenti di tavole di bronzo iscritte ed alcuni di lastre Campana. Grazie ai pezzi bronzei è stata ricostituita una tavola di patronato, che nomina tale Avidius Quietus e che riporta la data Imp. Domitiano Aug. VIII, ossia 82 d.C.674: sicuramente allora le strutture rinvenute sono identificabili nei resti della casa degli Avidii, poiché tali decreti venivano abitualmente incisi su tavole in bronzo ed affissi alle pareti delle abitazioni. Le terrecotte Campana ritrovate riportano immagini di gorgoneia675 e scene con satiri alla fontana676 e con
l’abbandono di Arianna677
(fig. 26): quest’ultima, pur risentendo delle creazioni del pieno periodo augusteo678, è sicuramente una variante più tarda e semplificata rispetto a queste, rispetto a cui mostra particolarità differenti. In particolare manca l’albero sotto cui solitamente siede l’eroina e i suoi piedi poggiano direttamente sulla cornice inferiore, senza alcun accenno del suolo; inoltre Teseo si appoggia con la mano sinistra ad un bastone che non è liscio, ma nodoso, molto più simile ad una clava679.
671 In questa figurazione poi non dovrebbero assolutamente mancare la spada e le calzature di Egeo; cfr. Rutgers 1863.
672 Plut., Thes. 20, rammenta l’esistenza di molti voci discordanti circa l’avventura di Arianna, tra cui una leggenda cipriota, secondo cui l’eroina - ammalatasi per un temporale - sarebbe stata lasciata a Cipro, dove poi morì.
673 Vedi G. Fiorelli, in NSA 1876, p. 56; C. L. Visconti, in BCAR IV, 1876, p. 227, nn. 52-58; id., in BCAR V, 1877, p. 66 ss.; Rizzo 1976/77, p. 59 ss. Fiorelli afferma immediatamente che la qualità della struttura e degli ornamenti superstiti indicano che la fabbricazione dell’edificio deve risalire al primo secolo dell’impero.
674 C.I.L. VI, 3828; il Mommsen ha riconosciuto, nei resti poco leggibili, la colonia Flavia Pacis
Deueltensium, istituita in quegli anni nella Tracia, di cui Avidio Quieto era stato nominato patrono. Cfr.
Rizzo 1976/77, p. 60, n. 414.
675 Variante incerta non identificabile.
676 Von Rohden 1911, p. 71 ss., tav. CVIII, 1-2; Borbein 1968, p. 37 ss, tav. III, 2. Le lastre si presentano come repliche piuttosto impoverite e di qualità assai più scadente rispetto alle varianti più antiche, di cui però ripetono lo stesso schema: una creazione intermedia tra l’esemplare del Louvre, datato al periodo augusteo (senza inventario, già collezione Campana; si vedano Von Rohden, fig. 143 n. 71, e Borbein, p. 38, tav. III, 1), e quello di Monaco (Ant. Slg. inv. 370; Borbein p. 38, tav. III, 3), in cui il motivo appare irrigidito e la composizione si amplia orizzontalmente. Anche le stesse dimensioni molto minori rispetto ai rilievi augustei ne confermano la datazione più tarda. Cfr. Rizzo 1976/77, p. 60.
677 Von Rohden 1911, p. 102 ss., fig. 189; BCAR 1877, tav. VIII.
678 Von Rohden, tav. CX; si veda una lastra conservata a Berlino, Mus. Arch., Ant. inv. 5888. 679 Cfr. G. Fiorelli, in NSA 1876, p. 75.
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È stato ipotizzato che la lastra del ciclo di Teseo e quella del ciclo dionisiaco fossero utilizzate in abbinamento, poiché sia le misure che il tipo di chiusura inferiore – largo listello liscio al di sotto di cui corre il fregio - sono identici. I rilievi erano certo destinati alla decorazione dell’ambiente termale, uso testimoniatoci da diversi ritrovamenti sul Celio, presso Porta Pia e Porta Latina680, probabilmente in sostituzione a fregi in stucco o a quadri pittorici che l’umidità avrebbe danneggiato molto più facilmente.
Fig. 26. Lastra Campana con l’abbandono di Arianna, dall’Esquilino, Casa di Avidio Quieto (Visconti 1877)