2. Perseo, Atena e la decapitazione della gorgone Medusa
2.3 I contesti: la circolazione del mito attraverso la decorazione fittile
2.3.5 Pietra Papa
Frammenti di lastre con la decapitazione di Medusa sono stati rinvenuti anche in località Pietra Papa, presso il porto fluviale di San Paolo, durante l’esecuzione di alcuni lavori lungo gli argini tiberini tra il 1939 e il 1940405: il contesto archeologico generale consiste in alcuni ruderi, appartenenti a diversi ambienti, la maggior parte dei quali sono stati riconosciuti come termali. Il sito ha restituito un grande numero di terrecotte Campana, trovate in un deposito di scarico nella zona del complesso di edifici più settentrionali, caratterizzato da strutture murarie di due epoche diverse, con una serie di locali rettangolari – fra cui alcuni presentavano nicchie alle pareti -, molto probabilmente costituenti un ninfeo: Jacopi data il complesso all’incirca alla fine dell’età repubblicana406
.
403 V. Strazzulla 1990, e Id., Iconografia e propaganda imperiale in età augustea: le lastre Campana, in
Papers of the Fourth Conference of Italian Archaeology, 1. The Archaeology of Power, 1, Londra 1991. Cfr.
Aglietti, art. cit., pp. 27.
404 Augusto potrebbe aver voluto sottolineare questo importante aspetto della sua propaganda politica proprio nell’ager albanus, magari restaurando una memoria precedente, che pare esserci riferita dalle fonti con le testimonianze sull’esistenza di luoghi di culto legati alla stirpe di Alba nelle zone vicine: Cicerone, Pro Mil. 85, parla di altari e luoghi sacri degli Albani distrutti per la costruzione della Villa di Clodio (identificata oggi con le strutture all’interno di Villa S. Caterina a Castel Gandolfo), mentre Giovenale, Sat. 4, 60-64, informa che ancora all’epoca di Domiziano il fuoco della Vesta Albana era custodito nella villa imperiale. Cfr. Aglietti, art.cit., pp. 27.
405 Sugli scavi e i rinvenimenti in quest’area: G. Jacopi, Antichi affreschi scoperti al Porto Fluviale di Roma, in Le Arti, 1939, fasc. V., p. 513 ss.; id., Scavi e scoperte presso il Porto Fluviale di San Paolo, in BCAR LXVIII, 1940, p. 97 ss.; id., Scavi in prossimità del Porto Fluviale di San Paolo, località Pietra Papa, in MonAL XXXIX, 1943; M. Torelli - F. Zevi, s.v. “Roma”, in Enciclopedia dell’Arte Antica VI, Treccani 1965, p. 895;N. Fagiani, Mosaico del Porto Fluviale di Pietra Papa, in R. Paris e M. T. Di Sarcina (a cura di), Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alla Terme. I mosaici, Milano 2012, pp. 175-178. Purtroppo lo scavo non poté essere eseguito con la dovuta sistematicità a causa delle piene del fiume. Per le lastre Campana si veda Rizzo 1976-77, p. 36 ss.
406 Jacopi, art. cit. in MonAL 1943. Jacopi in realtà arriva ad ipotizzare che tutti questi ambienti facessero parte del complesso degli Horti Caesaris Transtiberini, localizzati tra il Gianicolo e Monteverde e che arrivavano fino a Porta Portese, e individuerebbe inoltre il tempio della Fors Fortuna, lì situato (Plut., Brut., 20), con il cosiddetto edificio Q (di cui resta solo il podio in opera a sacco) venuto alla luce 100 m più a sud
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Le tipologie di lastre Campana, per la maggior parte di coronamento, portate alla luce sono incredibilmente numerose; sono attestate scene di vendemmia, satiri alla fontana, vittorie sacrificanti, il mito di Ganimede, cavalieri nel circo, gladiatori impegnati in venationes, scene di palestra e paesistiche, gruppi decorativi con belve, demone barbato tra grifi, gorgoneia, gorgoneia e palmette tra nastri serpeggianti, spirali doppie in senso verticale, nastri a forma di otto coricato, erote che abbevera un grifo, donne alate ai lati di un thymiaterion, eroti con festoni407. La ripetitività e la somiglianza di alcuni dei soggetti farebbero pensare al loro impiego in fregi continui o comunque in quadri staccati per la decorazione di uno stesso ambiente, ornando perlomeno sette locali diversi. Purtroppo la lastra di nostro più grande interesse, con l’episodio di Perseo e Medusa, è così lacunosa che ne resta solo un frammento interpretabile con la parte inferiore della gamba dell’eroe408
: per questo persino il tipo di variante non è individuabile, anche se è possibile datarla senz’altro all’età augustea o poco dopo, valutando anche gli altri contesti di rinvenimento conosciuti. Sia Borbein che Jacopi hanno riconosciuto nell’interpretazione di questo gruppo di terrecotte più fasi decorative diverse: a quella più antica, del primo periodo imperiale, appartengono le lastre con vendemmia e con satiri alla fontana409; ad una seconda fase, forse di età flavia, sono attribuibili i rilievi con scene di circo410; infine di un ultimo riassetto traianeo sarebbero le lastre con vittorie sacrificanti, erote che abbevera un grifo, donne alate ai lati di un thymiaterion e grifo che azzanna un toro411.
Gli ambienti di Pietra Papa, costruiti per la maggior parte verso la fine del I a.C., furono impiegati, ampliati ed abbelliti durante un lungo periodo di tempo, con vari cicli di lastre Campana, almeno fino all’età adrianea: questo particolare sito che ha restituito un così cospicuo gruppo di terrecotte Campana, nonostante la situazione ancora incerta degli studi, deve comunque essere citato ai fini del nostro lavoro poiché rappresenta ad ora l’unico contesto di tipo non sacrale in cui sono stati rinvenuti rilievi con il mito di Perseo. E considerando anche che tutte le tipologie ivi scoperte non mostrano un particolare e subito riconoscibile significato ideologico e cultuale, tranne quelle con Vittorie sacrificanti412, sarebbe
del punto che ha restituito le lastre Campana. In realtà è davvero molto poco probabile che gli Horti si estendessero così tanto fino a Pietra Papa e l’edificio Q sarebbe molto più verosimilmente stato interpretato come un sepolcro a forma di tempietto. Cfr. Rizzo 1976-77, p. 38.
407 Per i riferimenti e le specificazioni sulle varie tipologie vedi Rizzo 1976-77, p. 38 ss. 408 Roma, Museo Nazionale, inv. 121474 b; lastra di coronamento. Cfr. Rizzo, ibid. 409 Von Rohden 1911, tav. CIV,2, CXXI,1, CXXV,2; Borbein 1968, p. 36, tav. XXI, 2. 410 Borbein 1968, p. 39.
411 Borbein 1968, pp. 69, 87 ss., 98 ss., 99 n. 487, 189 n. 1009; tav. XX,1. Lo studioso si basa su confronti con il fregio di Vittorie della Basilica Ulpia, comprendendovi per motivi stilistici anche alle lastre con grifo e donne alate. Jacopi riporterebbe invece i rilievi con thymiaterion fra donne alate all’età augustea (motivo già testimoniato su creazioni neoattiche e stucchi della prima età imperiale): Jacopi 1943, pp. 112, 128, 135. Cfr. Rizzo, ibid.
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da indagare ulteriormente per quale ragione un tema tanto caro all’ideologia augustea, come quello dell’uccisione della gorgone Medusa da parte di Perseo, sia stato qui inserito.