1. Le lastre Campana: analisi e problemi di studio
1.2 I principali contesti di ritrovamento delle lastre Campana
1.2.2 L’Acropoli di Cuma
Altro caso esemplare è rappresentato dagli scavi sull’Acropoli di Cuma, città che ha restituito moltissime terrecotte di età romana, le quali spesso purtroppo non hanno potuto ricevere un’adeguata classificazione per provenienza a causa della situazione caotica ed incompleta delle ricerche archeologiche che qui si sono svolte215. Un poco diversamente per fortuna si può parlare delle lastre Campana, sempre di provenienza cumana, che offrono qualche elemento di certezza almeno per ciò che riguarda il contesto di rinvenimento, dato che la decorazione figurata le caratterizza al punto da permetterne un più facile riconoscimento nel dossier lacunoso delle relazioni di scavo presenti all’archivio della Soprintendenza
212 A. Licordari, Ascesa al senato e rapporti coi territori di origine. Italia. Regio I (Latium), in Epigrafia e
ordine senatorio II, Tituli 5, Roma 1982, pp. 28 ss. Cfr. Strazzulla 1993, p. 304.
213 In alcuni santuari questa connessione è leggibile in forma ben diretta: vedi l’esempio di Falerii Veteres, l’attuale Civita Castellana; Strazzulla 1993, pp. 305-306.
214 Strazzulla 1993, pp. 304-305.
215 Seguendo le indicazioni del Deposito archeologico locale, molti dei frammenti sarebbero stati rinvenuti nell’area del Foro, dove intervenne Maiuri nel 1938 con saggi di scavo (i cui relativi giornali non sono rintracciabili) e altri successivamente. Vedi A. Maiuri, Nuovi saggi di scavo a Cuma, in “Campania romana”, I, 1938, pp. 9 ss.; M. E. Bertoldi, Recenti scavi e scoperte a Cuma, in BA, S. V, 58, 1973, pp. 38 ss. Cfr. L. A. Scatozza-Höricht, Frammenti di lastre Campana da Cuma, in Latomus 54, 1995, pp. 793 ss.
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archeologica di Napoli. Accanto a tipi influenzati da modelli greci e ripresi dal repertorio neoattico, sono qui presenti anche una serie di lastre con scene di tradizione italica e a carattere narrativo216. Alla prima categoria appartengono dodici frammenti di lastre in stile arcaistico con figure femminili tra girali (tav. 15), prodotto di un artigianato di serie, che ha rielaborato appunto motivi desunti dal neoatticismo e assai ricorrenti nella cultura figurativa della prima età imperiale; costituivano con molta probabilità un fregio puramente decorativo, di schemi identici ripetuti, pur alludendo con il rigoglio della vegetazione alla tematica celebrativa dell’aurea aetas. Immediato riscontro si trova nel fregio marmoreo del tempio del Divo Giulio nel Foro Romano (30 a.C.), che mostra analoghe figure arcaistiche tra elementi vegetali, sorgenti però direttamente da racemi217. Sappiamo che almeno uno degli esemplari in
questione fu rinvenuto tra terre di riporto durante il disseppellimento del lato occidentale del basamento del tempio di Apollo, come risulta dalla documentazione relativa agli scavi del 1911 effettuati sulla terrazza inferiore dell’Acropoli, a cui seguirono la scoperta dell’edificio templare e di una grande parte dell’area sacra218. Dati gli sconvolgimenti subiti dal sito, non è
stato possibile determinare se le lastre possano attribuirsi a un rifacimento protoimperiale del tempio o a qualche altra struttura del santuario; sembrano comunque essere piuttosto identificabili come Aufsatzplatten e che perciò non fossero destinate ad una sistemazione tradizionale sulla facciata e sui fianchi dell’edificio, ma piuttosto in parti secondarie. Sempre dalla terrazza inferiore dell’Acropoli provengono altri quattro frammenti di lastre Campana, di piccolo modulo, con figure di satiri; furono rinvenuti precisamente nel corso degli scavi del 1911 sul muro di terrazzamento di età greca (in corrispondenza del primo filare di blocchi)219, nella rimozione del materiale di riporto alle spalle dell’agger220, presso il lato occidentale del
basamento del tempio di Apollo221 e infine sul lato sud dell’edificio222. Dal modo in cui sono descritte nelle relazioni di scavo, sembrerebbe che queste lastre mostrassero un soggetto analogo a quelle delle lastre Campana di età giulio-claudia con scene di vendemmia, dove
216 Vedi Scatozza-Höricht 1995, pp. 793-811.
217 Hölscher vi scorgerebbe un’illusione alla sfera di Venere, dea tutelare dei Giulii, come trasfigurazione dell’antica dea della vegetazione in ambito romano (T. Hölscher, Denkmäler der Schlacht von Actium.
Propaganda und Resonanz, in Klio 67, 1985, p. 81 ss.; id., Historische Reliefs, in Kaiser Augustus und die verlorene Republik, Berlino 1988, p. 373 ss.). Sicuramente il motivo della Rankengöttin – in versione alata –
tra racemi è molto apprezzato in età giulio-claudia (si pensi alle più tarde lastre Campana di tipo arcaizzante con fanciulle alate tra elementi vegetali, trovate a Roma in uno strato di livellamento di età neroniana databile dopo l’incendio del 64 d.C.; v. A. Caravale, Lastre Campana di tipo arcaistico dallo scavo della Meta
Sudans, in BCAR 95, 1993, p. 72) e ancora di più nell’arte decorativa di età augustea (es. figure femminili
stanti che afferrano sottili volute negli affreschi della casa di Livia, nelle pitture e negli stucchi della Farnesina; v. G. Carettoni, in RM 90, 1983, pp. 373-374). Cfr. Pellino 2006, p. 19.
218 ASAN C 25/9 (29 maggio – 4 giugno 1911). Cfr. Scatozza-Höricht 1995, p. 796, n. 9. 219 ASAN C 25/9 (3-9 aprile 1911). Cfr. ibid., p. 799, n. 12.
220 ASAN C 25/9 (17-23 aprile 1911).Cfr. ibid., p. 799, n. 13.
221 ASAN C 25/9 (29 maggio – 4 giugno 1911).Cfr. ibid., p. 799, n. 14.
222 ASAN C 25/9 (7-19 agosto 1911); durante lo scavo del basamento ottagonale a sud del tempio, fra il terreno di riporto.Cfr. ibid., p. 799, n. 15.
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vecchi e giovani satiri danzano e sorreggono pampini223: in tal caso, la somiglianza tra il cesto portato sotto il braccio di alcune delle figure femminili con girali e quello descritto nelle relazioni come sorretto da un satiro farebbe pensare, secondo Scatozza-Höricht, al loro impiego per la decorazione di uno stesso ambiente. Non è possibile determinare con sicurezza l’originaria collocazione, poiché le lastre furono ritrovate assieme ad altri materiali di differente epoca in scarichi, contesti stratigraficamente non significativi. Frutto di ulteriori ritrovamenti furono delle lastre frammentarie con figure di felini, derivanti dal disseppellimento del tempio del 1911 (frammenti ricollegati nelle relazioni di scavo alle lastre con figure di satiri)224 e dal saggio effettuato da Maiuri nel 1932 sul lato ovest della terrazza225: le figure degli animali sono purtroppo mutile, ma interpretabili come grifi con teste di pantera o leonessa. Di proporzioni ridotte, le lastre sono fornite di fori per chiodi, destinate quindi al rivestimento di qualche edificio. Il soggetto, ripreso dal repertorio neoattico e connesso a divinità come Apollo e Dioniso, viene utilizzato abbondantemente nelle lastre Campana226, oltre che nei vari generi dell’artigianato minore, come le pitture parietali e le corazze da parata; si trovano numerosi confronti in Campania, a Pompei e Santa Maria Capua Vetere227, e a Roma, nelle lastre di prima età imperiale228 e giulio-claudia229 dai Colombari di Porta Maggiore.
Altri tipologie di frammenti sono state finora rinvenute solo sporadicamente, secondo le indicazioni del locale Deposito soprattutto dall’area del Foro, dove gli scavi di Maiuri nel 1938 e quelli successivi hanno riportato alla luce solo alcuni edifici, tra cui il Capitolium; le lastre purtroppo sono così lacunose da non far permettere un’attribuzione sicura ad alcun tipo preciso. La stessa zona ha restituito l’unica serie di lastre con soggetto romano, che raffigurano scene di venationes nel circo: Scatozza-Höricht suppone che anche la città di Cuma sia stata interessata dalla circolazione o dall’importazione di matrici per le lastre Campana, che hanno dato luogo poi all’imitazione locale dei prodotti urbani, trovando numerosi confronti in altre due serie di lastre con soggetto analogo230. Non sarebbe anomalo chiedersi se una tale rispondenza a modelli urbani non assuma un particolare significato politico o possa essere
223 Cfr. Von Rohden, p. 266, tav. LV, 2; p. 249, tav. XX, 2; p. 247, tav. XV. Non possiamo essere certi del soggetto rappresentato in quanto i frammenti menzionati non sono più rintracciabili né presso il deposito della Soprintendenza a Cuma, né presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
224 ASAN C 25/9 (1-7 maggio 1911).Cfr.Scatozza- Höricht 1995 , p. 800, n. 17. 225 ASAN 15/13 (23 maggio 1932, trincea R).Cfr. ibid., p. 800-801, n. 19. 226 Von Rohden 1911, pp. 170-174.
227 Pompei, Terme femminili del Foro, Inv. Num. 607; S. Maria Capua Vetere, Antiquarium. Cfr. A. De Franciscis, S. Prisco (Caserta). Rinvenimenti vari, in NSA, S. VIII, 10, 1956, pp. 62 ss., fig. 2. Cfr.Scatozza- Höricht, 1995, p. 802, n. 22.
228 Rizzo 1976-77, p. 29, 32 ss., 67, fig. 25, 26. 229 Ibid., p. 32, 67, fig. 28.
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intesa in questo senso, particolarmente in una regione dove si sono succeduti numerosi interventi imperiali, dall’età giulio-claudia, fino a quella domizianea e oltre: potrebbe essere questa l’ennesima dimostrazione che motivi di propaganda politica e religiosa potevano essere veicolati e trasmessi mediante la circolazione di soggetti ispirati all’arte imperiale commemorativa di Roma231.