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La Villa di Punta Eolo a Ventotene

1. Le lastre Campana: analisi e problemi di studio

1.2 I principali contesti di ritrovamento delle lastre Campana

1.2.4 La Villa di Punta Eolo a Ventotene

Esemplare modello per i rinvenimenti di terrecotte Campana in contesti privati è la Villa di Punta Eolo a Ventotene. La casualità delle scoperte e la raccolta sporadica dei materiali243 nel corso degli anni non permettono purtroppo di precisare a quali ambienti della villa le lastre – di rivestimento e coronamento - fossero destinate, né se eventualmente siano esistite reali associazioni nel loro impiego; tutte le ipotesi sono state fondate sull’analisi dei pezzi stessi e

238 Ercole contro il leone Nemeo: cfr. Borbein 1968, p. 161 ss., tav. XXXI, XXXII, 2 e 3; Ercole contro l’idra di Lerna: cfr. Von Rohden 1911, p. 287, tav. XCV, 1 e Borbein 1968, p. 168 ss., tav. XXXI, XXXII,1. 239 Rappresenta forse la costruzione delle mura di Lavinio? Vedi G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, p. 226, tav. XXX, 2. Cfr. Fenelli – Jaia, art.cit., pp. 46-47, n. 13.

240 M. Fenelli – A. M. Jaia, art.cit., pp. 45-49.

241 Il terminus post quem è costituito da una moneta di Domiziano, datata proprio all’87 d.C., inserita nella pavimentazione del portico, dove sono stati utilizzati anche frammenti di lastre Campana, reimpiegati nelle gettate del pavimento del portico, nei riempimenti di alcuni vani che vi si affacciano e nelle murature. V. Fenelli – Guaitoli 1990, art.cit., p. 186, fig. 6, e Fenelli 1995, art.cit., p. 546. Cfr. ibid. p. 47, n. 15.

242 Jaia attribuisce numerosi interventi di edilizia urbana alla famiglia imperiale basandosi su diverse considerazioni, fra cui l’avanzamento di una progressiva contrazione dell’area cittadina dalla fine del III secolo a.C., l’assenza di personaggi locali di spicco contro una documentazione epigrafica di restauri e costruzione di edifici da parte di imperatori, coerentemente con la ricorrente politica di valorizzazione delle origini troiane di Roma.

243 Molti materiali sono da sempre conservati al Museo archeologico di Ventotene, pubblicati da F. M. Cifarelli, Ventotene: lastre “Campana” dalla Villa di Punta Eolo, DocAlb 1998, II serie, n. 10, pp. 11-16; altri sono venuti alla luce in scavi successivi recenti. Cfr. S. Tortorella, Lastre Campana dalla Villa di Punta

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non su dati contestuali. Lo sfruttamento di Pandataria, nome antico dell’isola, e dell’intero arcipelago ponziano dovette avere inizio immediatamente dopo l’acquisizione di Capri da parte di Ottaviano nel 29 a.C. (Suet. Aug. 92,2); nel 2 a.C. la figlia di Augusto e della prima moglie Scribonia, Giulia, venne esiliata a Pandataria per cinque anni in seguito alla condanna per adulterio. Seguendo diverse ipotesi244, la residenza di Punta Eolo sarebbe stata originariamente proprietà diretta di Agrippa, o comunque da esso sfruttata nel caso fosse stata realizzata per conto del princeps; nel 21 a.C. poi, a seguito delle nozze fra Giulia e lo stesso Agrippa, la villa sarebbe diventata ufficialmente di loro proprietà, utilizzata come residenza estiva. Ciò spiegherebbe la scelta della località d’esilio della figlia di Augusto, in un luogo che in qualche modo le era familiare.

Alcuni frammenti delle terrecotte raffigurano diverse sezioni di una grande processione trionfale; una prima tipologia di lastra di coronamento è attestata da porzioni, tutte attribuibili alla metà sinistra della terracotta originaria, che raffigurano un corteo con toro sacrificale procedente da sinistra verso destra245 (tav. 16 a). Tra le zampe dell’animale e le gambe dei due

victimarii qui rappresentati, un’iscrizione attribuisce ad Octavius la produzione di queste

terrecotte246.

Scene con sfilata di prigioniere su carro sono rappresentate in un acquerello di Mattei247 e su frammenti bollati ancora da Octavius; un’altra lastra integra di questo tipo è stata trafugata dal Museo di Ventotene negli anni ‘70 (tav. 16 b). Sono lastre di coronamento, nonostante la presenza di fori per l’inchiodamento possa indurre a pensare ad una destinazione come rivestimento; evidentemente rispondevano ad una funzione o ad un uso secondario. Questo tipo trova numerosi confronti a Roma (Horti Sallustiani), Ostia, Lanuvio, Ercolano248; lo schema compositivo è lo stesso di un’altra tipologia non attestata a Ventotene e firmato da M. Antonius

Felix, discostandosi da questa soltanto in qualche particolare marginale249. Le fonti raccontano che nel corso delle processioni trionfali le donne e gli uomini più ragguardevoli fra i prigionieri venivano fatti sfilare sui carri e proprio le lastre Campana ci offrono le più antiche

244 G. M. De Rossi, L’esilio di Giulia a Ventotene: alcune considerazioni di storia e topografia, Quaderni del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Università degli Studi di Salerno 24, Napoli 2000, pp. 171-183. Cfr. Tortorella, in Museo e territorio 2007, p. 33, n. 3.

245 Il rilievo è stato integrato quasi esaustivamente grazie ad altri frammenti provenienti da Roma, soprattutto dall’area degli Horti Sallustiani, e da Ostia; vedi Tortorella, art.cit, pp. 33-34.

246 CIL XV 2548. Cfr. ibid.

247 P. Mattei, L’arcipelago Ponziano. Memorie storico-artistiche, Napoli 1857; egli la interpretò allora erroneamente come il viaggio di Giulia verso l’esilio. Cfr. ibid., p. 134.

248 Vedi Tortorella, art. cit., p. 35.

249 CIL XV 2543. Il tipo è rappresentato da un’unica lastra conservata a Berlino; v. Von Rohden 1911, tav. LXXIII. Si conoscono poi anche lastre di coronamento più tarde, prive di bolli, che presentano prigionieri barbari, in atteggiamento specularmente opposto a quello delle donne, su carro trainato da cavalli (v. Von Rohden 1911, p. 133 ss., tav. LXXXVII,1). Cfr. ibid., p. 35, n. 13.

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rappresentazioni di questa usanza. Queste scene, così come quelle con il toro da scarificare, trovano precise corrispondenze nella pompa triumphalis presente sull’attico dell’arco di Traiano a Benevento250. Sicuramente ellenistico è il motivo del trasporto di prigionieri su carro (basti pensare all’iconografia del ritorno trionfale di Dioniso vittorioso dall’India); nella cultura iconografica scultorea romana è invece abbastanza raro, dato che – escludendo l’arco di Benevento - è presente solo in modo sporadico sui fianchi di qualche sarcofago. Tortorella251

ha affermato che evidentemente le due serie di lastre fossero state composte in sequenza a costituire un fregio narrativo, che probabilmente comprendeva anche altri elementi della

pompa triumphalis, come il trasporto di fercula o l’allestimento di trofei affiancati da

prigionieri, scena raffigurata sui rilievi Campana, in particolare su lastre di coronamento bollate da M. Antonius Epaphra, da Valens e dallo stesso Octavius. Questi personaggi sono liberti o figli di liberti degli Antonii e degli Octavii, che hanno firmato spesso anche lastre fittili più antiche e mattoni: Tortorella ipotizza in questo caso una gestione delle officine da parte della famiglia imperiale o del suo entourage, probabilmente a seguito di un eventuale passaggio della produzione di Antonio sotto il controllo di Ottavia. Secondo lo studioso inoltre, queste tipologie di rappresentazioni rinvenute nella villa potrebbero esprimere un collegamento con le vittorie celebrate da Augusto nel triplice trionfo del 29 a.C., prima su Dalmati, Pannoni, Japidi e alcune popolazioni germaniche e galliche, poi nella battaglia di Azio e infine sull’Egitto252

. In particolare, il corteo con donne prigioniere potrebbe addirittura riferirsi alla processione celebrativa per la sconfitta e morte di Cleopatra, la cui effigie fu fatta sfilare sui carri con i suoi figli e altri prigionieri. Questi cicli di raffigurazioni trionfali potrebbero essere stati impiegati in ambito privato non solo nelle proprietà della famiglia dell’imperatore, ma anche nelle residenze delle famiglie più importanti al tempo della fine della repubblica, forse le stesse impegnate nella produzione di queste lastre; potrebbero anche aver costituito degli esperimenti, in contesti privati, di rappresentazioni storiche e motivi che si erano affermati nell’arte pubblica e che continuavano ad essere riproposti nell’arte ufficiale dell’impero. Già dal II secolo a.C. infatti sono attestati fregi fittili, pertinenti ad edifici privati, di tematica mitica o storica, di cui Coarelli ha proposto una ricostruzione inserendoli all’interno di un sistema di I

250 S. Adamo Muscettola, Per una riedizione dell’arco di Traiano a Benevento: appunti sul fregio trionfale, Prospettiva 67, Luglio 1992, pp. 2-16: vedi pp. 8-9 figg. 10-11 e p. 2 fig. 1. Per la scena del corteo tauroctono è possibile confrontare i due ministri affaccendati alla cesta di vimini; vi appaiono poi coppie di prigionieri daci seduti su carri trainati da muli o buoi, sorvegliati da soldati che ne tengono le catene e preceduti dal

camillus con il titulus. Cfr. ibid., p. 35.

251 Vedi Tortorella in Museo e Territorio, 2007, p. 36. 252 Cass. Dio LI 21, 5-9. Cfr. ibid., p. 36, n. 21.

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stile nelle alae o nel tablinum della domus253. I rilievi Campana di coronamento, destinati verosimilmente ad un apparato decorativo di interni, svolgerebbero perciò una funzione analoga a quella di quest’ultime terrecotte e vi troverebbero dei precedenti dal punto di vista della funzionalità e della rappresentazione storico-celebrativa254.

Pochi frammenti di due lastre di rivestimento, che conservano tuttora parte dei chiodi, riportano la figura di un guerriero seduto su una roccia, davanti ad una figura stante – riconoscibile come Apollo da alcuni particolari, come le piante di alloro che inquadrano la scena e la cetra posta a terra al suo fianco255 –; questi poggia la mano su una specie di gabbia contenente un grosso uccello (tav. 17). Il tipo è stato definito da Von Rohden e Winnefeld come «Vogelorakel»256; in questo caso potrebbe trattarsi della consultazione dell’oracolo di

Apollo mediante gli auspicia ex avibus, dove l’uccello probabilmente è un corvo, sacro al dio. Tortorella ipotizza che sotto le sembianze del guerriero si possa celare la figura di Ottaviano Augusto, il quale chiede e ottiene dal suo protettore Apollo l’approvazione per condurre campagne militari in virtù del suo imperium: la presenza, nello stesso contesto, dei rilievi raffiguranti il trionfo dimostrerebbero che gli auspici sono stati favorevoli257.

Sono state rinvenute anche altre numerose porzioni di lastre di rinvenimento raffiguranti Eracle assieme alla personificazione della Stagione dell’Inverno, che sulla base delle dimensioni, dei caratteri stilistici e delle cornici si avvicinerebbero più alla produzione presentata da Von Rohden come “ceretana”258

; di un secondo tipo di lastra che doveva essere in connessione con la precedente ci pervengono soltanto pochissimi frammenti, di dubbia interpretazione. Il rilievo raffigura una dextrarum iunctio259, tra un uomo e una donna velata che viene spinta verso di lui da una seconda figura femminile panneggiata e con diadema in fronte; l’identificazione dei personaggi purtroppo è resa ardua dalla totale assenza di attributi caratterizzanti. Basandosi sull’analogia tra le raffigurazioni delle due lastre in sequenza e

253 F. Coarelli, Due fregi da Fregellae: un documento storico della prima guerra siriaca?, Ostraka III, 1, 1994, pp. 93-108. In una domus a Vetulonia è stato rinvenuto un fregio con episodi del mito di Medea; in particolare per la tematica storica si richiamano alcuni fregi fittili di una casa di Fregellae. Cfr. ibid., p. 36. 254 Tortorella ricorda anche che le fonti ci hanno testimoniato l’uso di affiggere spoglie nemiche alle pareti domestiche, almeno nei casi di trionfatori, fino all’epoca tardorepubblicana, o di esporre quelli che Plinio definisce monumenta rerum in magistratu gestarum (Pl. Nat. Hist. XXXV, 7).

255 I particolari accessori non compaiono su tutte le redazioni note di questo tipo, rappresentate da un ridotto numero di frammenti - tutti da collezioni e privi di una qualsiasi indicazione sulla provenienza; il confronto più vicino ci è offerto da una lastra della collezione Dressel conservata a Berlino: v. V. Rohden 1911, p. 21, fig. 31. Cfr. Tortorella in Museo e Territorio, 2007, p. 37 e n. 27.

256 Von Rohden 1911, pp. 20-21.

257 Questo possibile collegamento verrebbe avvalorato dal fatto che le poche lastre di coronamento con la scena del Vogelorakel presentano la stessa cornice superiore dei manufatti di Octavius e M. Antonius

Epaphra. V. Tortorella, in Museo e Territorio 2007, p. 36 ss.

258 Von Rohden 1911, pp. 90-91.

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quelle di una serie di monumenti, tra cui il sarcofago Albani260, si è supposto che la scena in esame raffiguri la personificazione dell’Inverno ed Eracle mentre portano offerte e doni ad una coppia di sposi, verosimilmente Peleo e Theti, il cui connubio è stato suggellato da Iuno Pronuba o Venere261. Tortorella sottolinea come, tuttavia, nell’iconografia tradizionale del matrimonio di questi due personaggi la coppia di sposi non appare mai stante e impegnata nell’atto di stringersi la mano, ma seduta262; seguendo un’altra sua ipotesi, potrebbe essere

allora una rappresentazione non di una scena nuziale, bensì di un atto di congedo, l’estremo saluto con un’ultima stretta di mano263

. Se comunque dovesse realmente trattarsi della raffigurazione del matrimonio della coppia mitica, egli afferma che, dato il riferimento alle tematiche dell’amore coniugale, non sarebbe strano in questo contesto pensare ad un’allusione alle nozze tra Agrippa e Giulia, probabilmente proprietari della villa264.

Infine, altri esigui frammenti di rilievi Campana sono stati rinvenuti nella Villa: lastre di coronamento e alcune non identificabili erano decorate con tematiche dionisiache, con rappresentazioni di vendemmia e scene di pigiatura265; due lastre di rivestimento assai lacunose

raffigurano un’amazzone ferita266

, facendo presumibilmente parte, come in altri contesti, di un intero ciclo riproducente l’amazzonomachia ricalcata su modelli classici e tardoclassici. Altre terrecotte poi, fra cui sicuramente una lastra di coronamento, presentavano il combattimento tra grifi e amazzoni267: come ricorda Tortorella, le amazzoni incarnano le popolazioni del

260 Per il sarcofago Albani vedi C. Gasparri, in Forschungen zur Villa Albani: Katalog der antiken Bildwerke III, Berlin 1992, pp. 33-44, n. 260, tavv. 4-10.

261 Winckelmann aveva interpretato la scena sulla fronte del sarcofago, ritrovato agli inizi del Settecento in una camera sepolcrale della Via Appia, come la rappresentazione del matrimonio tra Peleo e Teti, a cui Efesto, Atena e le quattro stagioni portano i loro doni. Müller ha invece confutato questa ipotesi, ipotizzando che si tratti della presentazione di Achille, fornito di una nuova armatura da Efesto, alla madre Teti: l’atteggiamento della Nereide infatti mostrerebbero un’anticipazione del suo dolore per il futuro del figlio, destinato a morire; mentre le stagioni rappresenterebbero figure allegoriche della transitorietà della vita terrena. Un tema di conseguenza molto più idoneo ad un contesto funerario. Per questa interpretazione, cfr. F. G. J. M. Müller, The so-called Peleus and Thetis Sarcophagus in the Villa Albani, Amsterdam 1994. 262 Bisogna ricordare però che nell’arte romana non raramente i temi mitici erano utilizzati come mere formule iconografiche, estrapolate dal loro contesto e riadattate secondo le tipologie e usanze romane: ciò che importava non era la coerenza estetica e storico-artistica, ma l’efficacia del messaggio. Ciò è ben dimostrato per le iconografie dei sarcofagi romani da P. Zanker – B. C. Ewald, Vivere con i miti. L’iconografia dei

sarcofagi romani, Torino 2008, pp. 193 ss. Se davvero perciò il messaggio immediato che si voleva

trasmettere attraverso l’uso di questo mito era l’importanza dell’atto coniugale, il gesto della dextrarum

iunctio poteva essere sicuramente ben più funzionale a questo scopo.

263 Tortorella rimanda in tal caso alla vicenda di Alcesti e Admeto. Questa lettura si sposerebbe così con il carattere metaforico di presagio funesto attribuito alla scena del sarcofago Albani dall’interpretazione di Müller (vedi supra, nota 261).

264 Vedi supra; cfr. Tortorella in Museo e Territorio, 2007, pp. 37-39. 265 Von Rohden 1911, pp. 60-65 e 65-69.

266 Ibid., pp. 123-125 fig. 233. 267 Ibid., pp. 125-128.

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Nord, non ancora pacificate, che sono destinate a soccombere di fronte a coloro che impersonano il dominio di Roma268.

Per lo stato decisamente frammentario dei materiali, non è certo possibile ricostruire esattamente la sequenza, in origine sicuramente ricca e omogenea, di tutti i temi che ci vengono testimoniati in questo contesto. Grazie agli studi sono stati attualmente qui riconosciuti nove tipologie di lastre Campana, tra cui quattro insiemi che costituivano in origine delle coppie: la processione con il toro e il corteo con donne prigioniere (anche se è possibile che fossero presenti altre porzioni della pompa triumphalis), la scena nuziale con Eracle, l’Inverno e la coppia di sposi, la vendemmia e la pigiatura, l’amazzone ferita e l’assalto da parte dei grifi. Il rilievo con il Vogelorakel doveva essere probabilmente accoppiato con un altro tipo di lastra di cui purtroppo si sono perse le tracce. Le lastre nel complesso appaiono come prodotti di alta qualità, richiamando talvolta le migliori realizzazioni urbane; vi si può riconoscere certo l’intento di un programma decorativo carico di valenze ideologiche e propagandistiche – l’elemento politico e militare, ma anche l’aurea aetas con i temi del rigoglio e ciclicità della natura -, in linea con la politica del princeps e caratteristico della prima età augustea269.