• Non ci sono risultati.

3. Il mito di Teseo

3.2 La selezione iconografica e le attestazioni archeologiche

3.2.1 Le imprese di Teseo

Delle avventure di Teseo sulla strada da Trezene ad Atene, la più attestata all’interno dei ritrovamenti archeologici è indubbiamente la lotta contro Scirone. La produzione dei rilievi risale al periodo augusteo600: il brigante viene rappresentato ai piedi di una rupe, probabilmente la stessa dalla quale gettava in mare i poveri malcapitati sulla sua strada601, ed è reso nel momento in cui sta cadendo all’indietro su un lieve dislivello del suolo, di fronte all’eroe; la sua mano destra sta ancora stringendo una pietra, ma non può più usarla come arma in quanto è impegnato nella caduta. Teseo infatti, dopo aver simulato di chinarsi per lavare i piedi a Scirone, ha afferrato e sollevato per la caviglia la gamba dell’avversario, destabilizzandolo, mentre ora porta in alto la mano destra con il pedum per sferrare il colpo decisivo: l’eroe appare in nudità eroica, con lo sguardo fisso su Scirone a terra, la spada pendente sul fianco, ai piedi i calzari del padre e la clamide svolazzante in corpose pieghe dietro le spalle. L’artista, facendo morire il brigante per un colpo di bastone, si è allontanato dalle rappresentazioni precedenti dello stesso episodio602 e dalla stessa tradizione letteraria, che generalmente fa perire gli avversari di Teseo allo stesso modo in cui essi infliggevano la morte ai loro sventurati603; tali divergenze non sono comunque rare nella storia dell’arte. Potrebbe essere giudicata come una mancanza arbitraria l’assenza della tartaruga, che invece avrebbe reso

600 V. Von Rohden 1911, p. 99 ss, n. 5, tav. LI, 1, XC, 2: frammenti con Teseo e Scirone provengono infatti dalla Villa di Livia a Prima Porta (come vedremo a breve). Per approfondimenti, si veda anche D. G. Roberts, Theseus and the Robber Skiron, in JHS 32, 1912, pp. 105-110.

601 Secondo la leggenda più diffusa, Scirone era figlio del corinzio Pelope o di Poseidone, stabilitosi presso un luogo della Megaride chiamato "Rocce Scironie", un passaggio molto impervio poste a picco sul mare: l’aggettivo σκιρός evoca proprio la natura calcarea di quel luogo. In questo sentiero, Scirone sorprendeva i viandanti e li costringeva a lavargli i piedi, ma nel frattempo con un calcio li scaraventava in mare, dove i malcapitati venivano divorati da una tartaruga marina sacra ad Ade. Sen, Mem., 2, 1, 14; Apoll., Ep., 1, 2; Plut., Thes., 10, 25, 32; Diod. IV, 59; Paus. I, 44, 12; Schol. Eurip. Hippol. 979; Ig., 38, 4; Ov., Met., 7, 444. 602 Cfr. LIMC VII, “Theseus”, nn. 97-122.

132

immediatamente riconoscibile l’episodio, ma in altre rappresentazioni più antiche essa è già assente604 e in, ogni caso, l’osservatore dell’intero ciclo completo non poteva aver dubbi sulla

vicenda rappresentata.

Fig. 19. Lastra Campana con lotta fra Teseo e Scirone (Strazzulla 1999)

I ritrovamenti dei rilievi con Teseo e Scirone sono concentrati per la maggior parte in edifici di tipo privato, in particolare lussuose ville. Una delle prime scoperte di questo tipo di lastre Campana si è verificata proprio presso la Villa di Livia a Prima Porta, cosiddetta “ad

gallinas albas”605

. La costruzione di questo edificio, in base alla struttura muraria in opera reticolata regolare e all’esame delle bellissime pitture e degli stucchi606

, è stata collocata in piena età augustea; esso inizialmente aveva restituito frammenti appartenenti a sole due tipologie di terrecotte Campana607, una con figure alate svolazzanti608 e l’altra con appunto la

lotta fra l’eroe e il brigante. Nel corso degli scavi609, è venuta invece alla luce una discreta quantità di materiale architettonico fittile, che è possibile inquadrare in un arco cronologico

604 Si veda LIMC VII, “Theseus”, nn. 97-122.

605 Vedi Pl., Nat. Hist., XV, 136-137; Suet.,Galba, I; Cass. Dio., XLVIII, 52 e LXIII,29; Aur. Vict., Lib. De

Caes., 5, 17; Iul. Obseq., Liber Prodig., CXXXI. Cfr. C. Calci – G. Messineo, La villa di Livia a Prima Porta, Roma 1984, p. 62.

606 L. Wadsworth, Stucco Reliefs, in MAAR IV, 1924, p. 35; M.B. Gabriel, Livia’s Garden Room at

Primaporta, New York 1955, p. 1 ss.; G. Lugli, La tecnica edilizia romana: con particolare riguardo a Roma e Lazio, 1957, pp. 401, 504; H. Mielsch, Römische Stuckreliefs, Heidelberg 1975, p. 114, K 9. Cfr.

Rizzo 1976/77, p. 58 ss.

607 E. Brunn, in BullInst 1862, p. 10; J. Rutgers, Due Bassorilievi in terracotta, in AnnInst XXXV, 1863, p. 462, n. 1.

608 Vedi Von Rohden 1911, p. 21, fig. 6 e p. 193 ss.; Borbein 1968, p. 38 ss. Resta solamente la mano destra di una figura con parte della palmetta, ornata da bende. È conservata per intero la firma VALES(IUS) (v.

C.I.L. XV, 2553, 4), che si ritrova in numerose lastre di soggetto bacchico. Cfr. Rizzo 1976/77, p. 59.

609 Si vedano C. Calci – G. Messineo, La villa di Livia a Prima Porta, Roma 1984, e M. De Franceschini,

133

abbastanza ristretto, tra l’età augustea e quella giulio-claudia: a parte un piccolo gruppo di antefisse, di frammenti Campana e di coronamenti, si tratta più che altro di sime con gocciolatoi a protome canina610. Resta purtroppo difficile determinare quale dovessero essere l’esatta collocazione e la funzione, nelle strutture di alzato, delle terrecotte Campana611

, le quali sono state rinvenute in diversi settori della villa e che presentano per la maggior parte tipologie e temi figurativi abbastanza comuni, privandoci della possibilità quindi di inserirle in un definito programma decorativo. Dovevano far parte del ciclo lastre con leogrifi612, Nereidi su cavalli marini613, eroti su pantere ai lati di un cratere614, riscatto del corpo di Ettore615, Nikai tauroctone616, fanciulle che ornano un candelabro617, Nikai in volo618, scene di pigiatura dell’uva619. Per ciò che riguarda i rilievi raffiguranti l’impresa di Teseo, i frammenti rinvenuti

appartengono alla variante più antica della scena, databile all’epoca augustea per l’eleganza, la precisione del disegno e il modellato delle figure620. Della lastra tuttavia non si ha nessun esemplare completo ed è stato possibile ricostruire la scena solo attraverso i frammenti conservati al Louvre, a Londra e a Roma621 (fig. 20); il tipo è davvero poco diffuso e ne sono

conosciute pochissime repliche.

610 Tipo diffuso in Campania e nel Lazio soprattutto in età augustea, i cui confronti più esatti si trovano in quattro esemplari trovati negli scavi della Casa di Augusto sul Palatino (Carettoni 1967, p. 302 n. 6, 308 n. 19 d-e, 313 n. 59a). Cfr. G. Messineo - M.C. Vittori – R. Zaccagnini, La decorazione architettonica in

terracotta, in G. Messineo (a cura di), Ad Gallinas Albas. Villa di Livia, BCAR. Supplementi, 8, 2001, p. 101

ss.

611 I materiali raccolti nello scavo del 1970 si trovano nei depositi del Museo Nazionale Romano, senza ulteriori precisazioni sulla provenienza, ma a giudicare dalla documentazione fotografica lo scavo sembra essersi limitato in questa occasione all’area tra i vani sotterranei e la cisterna. Cfr. Calci-Messineo 1984, p. 75 ss. La presenza dei fori per il fissaggio sembrerebbe presupporre un supporto ligneo; se ne potrebbe ipotizzare una collocazione sul trave di appoggio di un tetto a falda inclinata. Cfr. Messineo 2001, p. 102. 612 Dal quartiere meridionale della villa. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387828, 445644, 387842; Von Rohden 1911, p. 273, fig. 507, tavv. LXVII, 1-2.

613 Luogo di rinvenimento non specificato. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387830; Von Rohden 1911, pp. 29, 284, tav. LXXXVIII, 2; Borbein 1968, p. 41, tav. 8,2.

614 Vano 16. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 436276; Von Rohden 1911, p. 297, tav. CXVIII, 1. 615 Quartiere meridionale della villa. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387843; Von Rohden 1911, p. 267, fig. 499, tav. LVI. Questo particolare tema sarà oggetto di discussione nel prossimo capitolo.

616 Quartiere meridionale della villa. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387844; Von Rohden 1991, p. 284, tav. LXXXIX, 2; Borbein 1968, p. 86, tipo II, tav. 17, 4.

617 Crollo presso il muro di sostruzione, vano 8, vano 3. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387845, 387846, 387852; Borbein 1968, p. 191, tav. 42,1.

618 Vano 47 (in volo verso sinistra), luogo non specificato (in volo verso destra). Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387850, 445645; Von Rohden 1911, pp. 193-196, 304, tav. CXXXVIII, 1.

619 Ritrovamenti sporadici. Antiquarium della Villa di Livia, inv. 387851; Von Rohden 1911, p. 66, figg. 130-131, tav. CXXV, 1.

620 V. Rohden 1911, p. 99 ss, tav. LI, 1. È stata ricostituita una lastra frammentaria di rivestimento, ora dispersa; sembra che nella villa fosse stato trovato anche un altro esemplare, raffigurante la stessa scena del rilievo ora a Ginevra, Mus. Fol. Inv. 867. Per il disegno e il modellato delle figure, la lastra sembra risentire ancora dell’influsso delle prime lastre del genere Campana, definite da Von Rohden “caeretane”. Cfr. Rizzo 1976/77, p. 58 ss., n. 392-393.

621 Parigi, Louvre Inv. S 912 (Von Rohden, tav. LI, 1); Londra, Brit. Mus. Inv. D 560 (Von Rohden, tav. LI, 2); Roma, Mus. Naz. Inv. 4445 (Von Rohden, fig. 186, p. 100).

134 Fig. 20. Frammento di lastra Campana con Teseo e Scirone. Roma, Museo Nazionale Romano (Von Rohden 1911)

Altri frammenti di questo tipo sono stati rinvenuti recentemente in un’altra villa del territorio romano, la cosiddetta Villa ai Cavallacci, ad Albano622 (fig. 21). Essa è stata scoperta

nel 1975 tra via Verdi e via Mascagni, ma indagata archeologicamente solo a partire dal 1986, con numerose campagne di scavo di breve durata, che non hanno permesso di redigere una planimetria davvero completa e non lacunosa della reale estensione del complesso. Il primo nucleo è stato eretto tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio di quella augustea623

, articolandosi su tre terrazzamenti, con una vista completa sull’intero panorama circostante e nei pressi delle principali arterie di collegamento con Roma e con tutte le maggiori città del Lazio (via Appia, via Albana, via Anziatina, via Ardeatina e via Cavona)624. Nella sua lunga vita, la villa è stata oggetto di restauri e ampliamenti, che ne hanno cambiato l’aspetto e talvolta forse la funzionalità: è alla seconda fase che si riferiscono pregevoli presenze inaspettate di lastre Campana, assieme a nuove pavimentazioni in marmo625 e bolli figulini su

622 Vedi P. Chiarucci, Villa di età romana ai Cavallacci in Albano, in QuadAEI 19, Arch. L. 10.2, 1990, pp. 201-214; id., Rassegna delle principali ville di età romana nell’area albana con particolare riferimento alle

recenti scoperte, in Nemi – “status Quo”: Recent Reasearch at Nemi and the Sanctuary of Diana, Roma

2000, p. 179 ss.

623 La conferma della datazione è fornita dalle antiche pavimentazioni della villa, costituite da un intonaco grossolano piuttosto che da un vero e proprio cocciopesto, ricoperto da un sottile strato di intonaco rosso su cui grosse tessere irregolari in marmo bianco formano un motivo a graticcio con specchiatura centrale. 624 Vedi P. Chiarucci, Viabilità arcaica, santuari e luoghi di culto nell’area albana, in A. Pasqualini (a cura di), Alba Longa: mito, storia, archeologia, Roma 1996, pp. 317-336.

625 La quantità e la qualità dei marmi (ben venti tipi diversi) sono decisamente fuori dalla norma; gli ambienti scavati mostrano una sovrapposizione di opus sectile in marmi policromi ai pavimenti più antichi e una provenienza di numerose sottili lastre di rivestimento, decorazioni e tarsie marmoree molto pregiate dalle alte zoccolature delle pareti e da altre rifiniture architettoniche. Vedi Chiarucci 2000, p. 189, n. 28.

135

mattoni in impasto chiaro, databili ai primi decenni del I d.C.626 Le terrecotte Campana di maggior interesse annoverano una lastra di coronamento con testa giovanile bacchica entro un girale e un’altra con un elegante motivo floreale a traforo, databili entrambe a cavallo fra la fine del I a.C. e gli inizi del secolo successivo. I frammenti di lastra con la lotta fra Teseo e Scirone627, di non comune attestazione, sono di fattura assai più fine rispetto a quelli conservati a Parigi e a Londra628 e presentano anche l’iconografia dell’eroe più completa,

comprendendone la parte medio-inferiore del corpo629. Si notano tracce di scialbatura nella figura di Scirone ed evidenti tracce di colore rosso bruno nei capelli di Teseo, proprio come nel frammento di Londra.

Purtroppo nessun rinvenimento epigrafico e nessuna fonte letteraria hanno reso possibile collegare il complesso al nome di un proprietario o ad eventuali passaggi di proprietà630.

Fig. 21. Lastra Campana con Teseo e Scirone dalla Villa ai Cavallacci. Archivio Mus. Civ. Albano 3321 (Chiarucci 2000)

Un frammento di una lastra con Teseo e Scirone è stato rintracciato anche in un sito archeologico molto distante dai dintorni della capitale, precisamente ad Aquileia: Strazzulla631

626 “CVSPI MELICHRYSI”. Probabilmente identificabili con CIL XV, 1 1323 o 1330. M. Steinby, La

cronologia delle figline doliari urbane, BCAR 84, 1974-75, p. 67 data le figline neviane all’epoca augustea e

al periodo poco posteriore. Cfr. Chiarucci 2000, p. 187, n. 24.

627 P. Chiarucci – T. Gizzi, Guida al museo civico di Albano, in DocAlb 1996, Supplemento n. 10, p. 91. 628 Provenienza sconosciuta. Parigi, Louvre S 912; Londra, Brit. Mus. D 60. Cfr. Von Rohden 1911, p. 99- 100, n. 5, tav. LI, 1, XC, 2.

629 Von Rohden 1911, p. 264, tav. LI.

630 Ricordiamo comunque che la zona era ricchissima di villae rusticae e casali e che non lontano si ergeva la Villa imperiale di Albano che fu già di Pompeo Magno (già scavi di Lugli, Albano Laziale – Scavo

dell’Albanum Pompei, NSA 7, 1946, p. 82) e che è stata attribuita prima a Pompeo e poi incamerata nella

massa imperiale da Augusto (tuttavia con disaccordo di F. Coarelli, Dintorni di Roma, Bari 1981, p. 83). Alla II fase della Villa dei Cavallacci appartiene anche una bella testa ritratto che Chiarucci attribuisce al giovane Tiberio Gemello assassinato a 18 anni nel 31 d.C. (Chiarucci - Gizzi 1996, p. 90).

631 Vedi M. J. Strazzulla, Sistemi decorativi privati di età augustea. Una Villa imperiale ad Aquileia?, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Perugia 1. Studi Classici, 1982/83, p. 473

136

accosta il pezzo inedito, per l’assoluta identità dell’impasto e della decorazione delle fasce accessorie, ad una serie di terrecotte del genere Campana rinvenute nel cosiddetto “Fondo Tuzet”, una zona suburbana immediatamente a sud-ovest del perimetro dell’antica Aquileia, sulla riva opposta del fiume632. Gli scavi hanno messo in luce le strutture di un grande complesso di carattere termale, inquadrabile nell’ambito di un’edilizia di carattere privato, molto probabilmente una villa residenziale di eccezionali dimensioni, che  grazie ai numerosi affreschi, stucchi figurati, mosaici parietali - è stata datata alla fine del I a.C. o non oltre il primo decennio del secolo seguente. Proprio a causa dell’eccezionalità delle dimensioni, inusuali per una residenza di tipo suburbano nella Cisalpina, e per la ricchezza e raffinatezza della decorazione, che trova pochissimi confronti in ambito settentrionale, è stata avanzata la possibilità che il complesso possa essere identificato con la residenza aquileiese della domus imperiale in età augustea633. Le lastre Campana ivi rinvenute (Nike Tauroctona, Greci ed Amazzoni, riscatto di Ettore, Satiro dietro il kantharos, gorgoneia, teste di Bes, portici di templi) dovevano essere destinate alla decorazione di un porticato, dato che erano localizzate a poca profondità accanto alla base di una serie di pilastri che delimitavano un cortile aperto, chiuso poi in seguito con un muro continuo634. Tutti i frammenti sembrano essere accumunati dalla stessa qualità dell’argilla; le lastre di rivestimento presentano nella cornice superiore un kyma ionico piccolo e regolare sotto un listello piatto e in quella inferiore una serie di sottili palmette concave a sei lobi pendenti da coppie di spirali, mentre le lastre di coronamento presentano una terminazione superiore assai elaborata, con motivi più fantasiosi ed eleganti delle solite palmette stilizzate e che entrano anche a far parte del campo decorativo. Tutto il gruppo deriva sicuramente da matrici urbane, considerando l’ottimo livello di esecuzione e anche la precisa concordanza, sia nelle dimensioni che nel disegno e nei particolari accessori, con lastre rinvenute in ambito romano-urbano; in particolare i modelli prescelti sono quasi tutti estremamente rari635, fatto che comproverebbe l’eventualità di un’identificazione della proprietà del complesso alla famiglia imperiale. Difatti le lastre di coronamento con teste

[da ora in poi Strazzulla 1982/83]; id., Terrecotte architettoniche della Venetia Romana, "L'Erma" di Bretschneider 1987, pp. 94 ss [da ora in poi Strazzulla 1987]. Questo frammento ed altri di una lastra di coronamento con bande a otto e di sime baccellate o con leogrifi, non erano stati inclusi nel catalogo del Brusin (v. nota successiva) probabilmente perché molto piccoli e difficilmente riconoscibili e in alcuni casi senza confronti puntuali con l’opera di Von Rohden-Winnefeld.

632 Vedi G. Brusin, “Aquileia”, in NSA 1929, p. 109 ss. e id., Gli scavi di Aquileia: un quadriennio di attività

dell'Associazione Nazionale per Aquileia : (1929-1932), 1934.

633 Di questa ipotesi discuteremo approfonditamente in seguito, dato che la stessa villa ha restituito anche un frammento di lastra con il riscatto del corpo di Ettore. Si veda Strazzulla 1982/83.

634 Vedi Strazzulla 1987, p. 95, n. 58.

635 Tranne quello con Nike tauroctona, di alcune lastre (come quelle con il riscatto di Ettore o con il satiro dietro il kantharos) non si possiede neppure un esemplare completo, mentre di altre, ad esempio quelle con lotta fra Greci e Amazzoni, si conoscono in tutto solo un altro paio di redazioni e per di più scadenti. Cfr. Strazzulla 1987, pp. 96-97.

137

arcaiche di Bes ripetono nel disegno e nelle dimensioni le antefisse venute alla luce nell’area

Apollinis sul Palatino, così come la sima con grifi desinenti in foglia d’acanto, le lastre di

rivestimento con Nikai tauroctone, con il riscatto di Ettore e con Teseo e Scirone sembrano coincidere nei minimi particolari con gli analoghi esemplari frammentari provenienti dallo scavo della Villa di Livia a Prima Porta. In dettaglio, il frammento interpretato come raffigurante la lotta fra Teseo e Scirone (fig. 22) ci conserva soltanto una testa di una figura maschile imberbe con corta capigliatura, rivolta verso sinistra, nel momento in cui sta alzando il braccio per colpire con un attributo di cui è rimasta solo l’impugnatura, non permettendoci di definire in modo sicuro se sia un bastone o un pedum. Sicuramente si tratta di Teseo, ma alcuni studiosi hanno pensato che si possa anche trattare della scena di lotta con il centauro e non con il brigante. Entrambi i tipi comunque risalgono all’età augustea; i soggetti, almeno dai ritrovamenti attestateci, sono poco diffusi, tenendo conto anche che la loro produzione ebbe breve durata, e dovevano essere per lo più utilizzati in abbinamento con altre lastre del ciclo di Teseo, come quelle con la scena del riconoscimento da parte del padre e dell’abbandono di Arianna636.

Fig. 22. Lastra Campana con Teseo e Scirone (?), da Aquileia, Fondo Tuzet (Strazzulla 1982/83)

Interessante è il ritrovamento di lastre Campana con Teseo e Scirone in un contesto pubblico sacrale, quale il tempio italico di Urvinum Hortense, antico centro umbro identificato oggi nel comune di Collemancio di Cannara. Scavi effettuati tra il 1932 e il 1938 hanno

636 Una lastra, raffigurante il riconoscimento di Teseo dal padre, con bordo inferiore a palmette identico a quello delle lastre del Fondo Tuzet, è conservata a Bergamo, Museo Civico n. inv. 2720. Cfr. Strazzulla 1987, p. 197 ss.

138

riportato alla luce numerosi resti637, in cui la struttura più antica è l’edificio templare tuscanico a tre celle, che sorge nel tratto più elevato del pianoro di La Pieve: alla decorazione del suo elevato dovevano appartenere lastre, cornici e antefisse  recuperate nei dintorni638 ed ora

conservate nella raccolta civica di Cannara – databili dalla fine del III a tutto il II secolo a.C., con motivi decorativi che presentano confronti e talvolta identità di matrici con i santuari vicini (per esempio quelli di Bettona, Spello, Todi e Gubbio)639. Il notevole arco cronologico

attribuibile alle terrecotte e la presenza di lastre Campana di età augustea testimoniano un’utilizzazione del tempio e un susseguirsi di fasi di restauro e aggiornamento dalla fine del III fino alla seconda metà del I secolo a.C.: la prima realizzazione architettonica dell’edificio, con la tripartizione della cella (che ci permette di considerarlo un capitolium) e l’unità di misura impiegata (un esatto piede romano di 0,2956 m), corrisponde ad una fase di trapasso che l’Umbria stava vivendo e che si era riflessa evidentemente nella realizzazione delle colonie romane di Narnia (299 a.C.) e di Spoleto (241 a.C.). Il tempio è quindi il primo segno di monumentalizzazione in sostituzione dei più antichi santuari umbri, in un momento di forte contrasto sociale generato dalla colonizzazione romana, e la sua fase finale coincide con l’urbanizzazione e l’elezione a municipio del sito, la fondazione della vicina colonia di

Hispellum e la centuriazione della vallata, tra l’epoca triumvirale e l’età augustea640.

Bisogna riconoscere che i frammenti di lastre Campana appaiono in numero piuttosto esiguo e che la loro appartenenza al contesto del santuario non può essere assicurata totalmente a causa degli scarni dati di rinvenimento. Dovevano essere presenti rilievi con gorgoneia fra tralci fioriti e ondulati641, fanciulle tra elementi vegetali642, grifoni643, scene di combattimento non bene identificabili, guerra tra Greci e Amazzoni644. Il frammento con la lotta fra Teseo e

Scirone (fig. 23), identico al prototipo augusteo, ci conserva un kyma ionico piccolo e regolare, sotto il quale corre un tondino, come elemento di chiusura superiore; della scena centrale resta buona parte del corpo dell’eroe, mentre brandisce il bastone, e alla destra delle sue spalle è

637 Si vedano G. Canelli Bizzozzero, La zona archeologica di Collemancio, “Urbinum Hortense”, in BDSPU XXX, 1933, pp. 143-187, e La cronaca degli scavi archeologici di Urvinum Hortense Collemancio di

Cannara dal 15 agosto 1931 al 31 gennaio 1936, ACDMPC b. 6, Miscellanea, 1931-1938, 2, cc. 1-17, 2

febbraio 1936. Cfr. AA.VV., La raccolta di Cannara. Materiali archeologici. Monete, dipinti e sculture, Perugia 1992, p. 15.

638 Dagli atti pubblicati in occasione dello scavo non è possibile individuare il punto esatto del ritrovamento sul pianoro, anche se parte del materiale proviene sicuramente dai dintorni della struttura: vedi S. Tommasoni, L'archivio del Comitato per la difesa dei monumenti e del paesaggio di Cannara, Quaderno n. 1, Assisi 1989, pp. 92-93, 98-100.

639 V. La raccolta di Cannara, cit., p. 64 ss.

640 Vedi D. Manconi, s.v. “Urvinum Hortense”, EAA 1997; La raccolta di Cannara, cit., p. 28 ss.