• Non ci sono risultati.

Abito itero e guanti bianchi

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 48-66)

CAPITOLO

XI.

Abito itero e guanti bianchi.

Versoun’oraGastonetornòalpalazzodiMailleprè.

Traversòprecipitosamenteilcortile,senzaguardareil casottodiBiot.

Aveva

icapelliscomposti; larghemacchie sul giab-bone esui pantaloni.Parevastancoalmaggior segno.

Ordinariamente SantaeGastone

non

tornavano

pri-ma

dellecinque.Facevanoognunonellasuabottega ciò chedagli artigianisichiama dueterzidigiornata-,

on-de poter essere presenti alpranzo della vecchia si-gnora.

DigilizedbyGoogle

49 In questogiornoSantaera tornatalamattina, Ga-stone aU’im’ora.

Ed

entrambi sembravanoconturbaticom’ètaluno al-l’urto d’improvvisasventura.

Non

era piùin lorola mestizia consueta.

Daldiprecedente, Biotavevavedute moltecose atte adeccitargliinquietudine nel

sommo

suozelo.Seguitò Gastone con

uno

sguardoinsieme rispettoso e pater-no.

Poiabbassòle ciglia,elesuemani abbandona-ronorincominciato lavoro.

Stettequalche

momento

pensieroso.

Quando

si die-deamaneggiardinuovojduriOlidellatelametallica, la grossa sua testa scosselentamentelefolteciò,oche dellachioma.Gli sollevòilpetto

un

sospiro fortissimo.

Volseun’occhiatà divotaad una immaginedella

Madon-na

attaccataalmuro,e balbettò:

«BuonaeSantaVergine, vegliate sudilorol » Gastone,entrato nellanuda camerach’eraornaiil

suoasilo,silevòilgiubboneelocalpestòconrabbia.

Aveva

lafrontemolledisudore.

Dallabbrogli

usci-vano

parolesconnesse.

, S’inGlò celerementeicalzoni neriel’abitochegli servivapeipranzidifamiglia,Al

momento

diuscire, si buttò appiè dellettoesicoprila facciacolle mani.

Siaperse pian pianolaportadiSanta.ElIasiaccostò in puntadi piedi,etraleditaslargatebaciòlafronte

umida

al fratello.

Eglisidrizzò trasalendo.

Santaera seduta accanto aluisul letto,e tratteneva lelagrimeche purvolevaiio sfogo.

« Gastone, Gastonel » essadisse;«teneprego...

che

hai?.,dovevai?..»

Egli balbettò qualche cosa e chinòilcapo.

Santaglibuttòalcollo lebracciaripetendo:

Te

neprego!tenepregol^ Sorrideva peressere esaudita.

DigilizedbyGoogle

so

Gastoneselastrinsealcuoretacendo.Indi si alzò esidiresseversol’uscio.

«Tìdiròtutto...domani!..»

Non

pose

mente

adomandareil motivo percui el-lafosse colàadunatalora. Inluiera

un

solo pen-siero...

Santarestòsola.

Sgorgarono lesuelagrime

pri-ma

frenate.

Rientrò nella propriacamera,e s’inginocchiò

davan-tialcrocifisso. '

Iddiostendela

mano

a ricevereilpiantode’fanciulli

perlaimbalsamata che scende daU’animocoipuri suoiprofumidipreghiere ediamore...

NelpassareGastonedisse a Biotr

«Se

non

vengoallecinque, diraichesaidove

so-no.}> '

«Saràunabugia!.. » fece Biot,cdarrossi.

«

È

perSanta,»aggiunseilgiovane.

. «Per madamigellaSanta... » proferì

sommesso

il contadino. «

Va

bene... mientirò. »

Gastonefu prestosullastrada.

Saltò in

un

fiacre allastazione diViaColtura-Santa Caterina, e gridòalvetturino:

« InviaReale Sant’Onoratoal

numero

9!...edi ga-loppo!..»

Bisognaaverilgiudiziosconvoltoperparlare di ga-acavalli di fiacre...

iabbassòiduecristalli.Gliabbruciavalafronte, gli

mancava

l’aria.

La

fabbrica d’incisioneper istàmpe dastoffe dei si-gnori

Rohrbach

e Malfus, situata nellacontradadel PassodellaMula,era pienadioperai.

L’Alsazia,

come

ognunosa,è quella ingradoda pro-durrelamaggiorpartedilavorantiimpiegati all’im-pressione dellestoffe, dal disegnatorechevi

picchie-DigilizedbyGoogle

61 rebbeben bene intedesco se nonlochiamaste arti-sta, sinoairumile bucatrice{picoteuse), incaricatadi cacciare nel legno queglispillisenzateste di cui la riu-nione eladisposizioneformanocertedate parti del di-segno,.*.

X’Alsaziaha unabellavoce,

ma una

pronunzia orri-bile.-

Prima

diéntrare nella fabbrica,dove sonoin maggioranzaifiglideWapelleMilusse(bellaMulhouse), delpelStrasburghe (bello Strasburgo) e di

Golmar

(Coltrar),ciobblighiamodinonimitare se

non

con moderazionegliaccentigermanicidiquegli ottimi

Fran-cesi.

D'altronde v'erano gentidi tuttiipaesi.

Era uno

stanzoneimmenso,informadilargo corri-doio, rischiaratodadoppiafiladi finestre.

Da

ogni la-to,conficcateal muro, duegrosse tavole in tutta la lunghezzadiquesto.

Le

finestresitrovavano molto vi-cinefraloro,e davanti a ciaschedunasedeva

un

inciso-redirimpettoallasuastampadilegno.Neivani

stava-no

gliarnesi.

Nello spaziolasciatolibero inmezzoallastanza, al-trioperai, chinatisui banchi, assottigliavanoil

rame a

grandisforzi di tanaglie. <.

- '

Qua

elà sivedevanoifornellidove arroventavano le piastrediacciaiofino,cheilpunzone doveva trafora-reinfiori,mandorle,olive,pertrasformarle,dopola tempra,intrafile,ele catinelled’acqua fredda,in cui s’immergevagorgogliandoilmetallo ardente.

La

faccenda eraingrandeattività.

Eraviun con-certofastidioso diconversazioniches’incrociavano,per 10 piùintedesco, e cantidel

Reno

interrotti da

lun-ghe

pause,durantele qualistridevano molestamente

11

rame

tirato, lapomice,el’acciaiotemperatodelle fi-liere.Ildisopradiquestoinsiemeclamorososi

compo-nevadimillepiccolicolpidi martello,secchi, conti-nui, capaci di voltare in febbreilsistemanervosopiù tranquillo.

m

Tuttilavoravano. Questi scolpivanolapiastra col bulino elasgorbia

come

negliintaglisullegno

comu-ne;quelli,curvando conartesottili lamedi rame,le forzavanoa figurareilmeandrodegliarabeschi più com-plicati,e poileafToiidavano nel legno:altri infijie sti-ravanoilrame,incidevanoipunzonidi acciaio, prepa-ravanoletavoleo bucavano.

in fondoallastanzaunascaladicomunicazione con-ducevaagli scrittoidel«rgnorMalfus.

Vicinoall’usciod’ingressounpicciolbanco con una grata attorno, in cui stavanoavicenda,e secondoil

bisogno,ilsignorRohrbach,ilsuocassiereodil sotto-maestro,inquel

momento

era vuoto.

Sorseuna voce sonora appunto quantooccorrevaper farsiudiretrailconfusostrepito dellocale.

«Scommettiamo,»disse,uch’erailPàlot.»

«PoiretIattaccheremolitei risposeNazairedetto Dragone, chesullafacciabuona edallegraormai dava indiziodiunprincipiodimal umore.

« Liteconme!»sciamòPoiret;«peril Pàlot?...

ma

chetihafattoquelbabbeo, perchètuglivoglia più bene chea’tuoivecchi, eh,Dragone?»

«

Non

lo so...è incomprensibile Così

mi

successe inAlgeri col capitano

Romeo,

che conobbi mediante u-nasciabolatachemidiede...piattonata s’intende...per impedirmidi

ammazzare

unCabailochegridava mise-ricordia... s’intendemisericordia inturco...

La

botta erabuona,nehosempreilsegnoaddosso... Ehi

ma mi

giraiperrompereilgrugnda quello che

me

T a-veva comunicata, amico o nemico... Capperi! era tantoun

muso

dabuonragazzo...

E

poiioaveva tor-to: unCabailo. ginoc.chloninon èun nemico... misi la

mano

alcasco,edissi:

Grazie tante, capitano!»

, «

Non

meritavailconto!»interruppeI?oiret.

Mezzadozzina di mestierantisospesero labisogna perascoltare.

DigilizedbyGoogl

83

,. «Tu,Póiret,»ripreseDragone,«non puoi giudi-carelecosedel

campo

dell’oaore, essendo cittadinoe coscritto. Ilcapitano si mise arideree

mi

porsela mano...

Ahi mi

fece

un

certociiequi dentro...

Comin-ciaiavolerglibene,a quel diavolaccio, chesi batteva

come un

leone,

ma

sceglievai buoniperpicchiarli.*.

Di modo

chequandojlcapitanosilicenziòalsolo sog-gettodibattersicolcolonnellochegliavevadatidei guai,iopresiadaveralnasoilmilitare,e chiesila

mia

dimissione.»

«

E

chegliavevafattoilsuocolonnello? »

doman-dò CacharddettoilFeignant[l’Ozioso),unadelle

buo-ne

testedella fabbrica. ,

«Questoè poi quello...

amor

mio...»replicoil se-gretissimo Nazaire.,. »

un

po’dell’uno,unpo’dell’ al-tro...»

«

Non

importai»seguitò Poiret;«il Pàlot

non

tipuò averdatelepiattonate. »

Dragonesistrinsenellespalleinatto di superio-rità.

«

La

piattonata

non

èlaragione delmotivodella co-sa fra

me

eilcapitano, » rispose; «roba chevieneda persè....

Non

so-micaiol...Ebbene,ilPàlotgliè tut-t’uno...Ei

mi

piace,via,quel giovane!... Dallaprima voltachelo vidi,disse frame:Bene!...ecco

mi

gar-ba...

E

voialtri,checos’avetea dire? » .

'

Nazaire posòilbulino,e girò intornogli occhi fra gliastanti

come

per cercare

un

altro contraddittore fuoridiPoiret.

Ma

ipiùloamavano,e nel

medesimo

tempolo

te-mevano. Era

ilgallo della fabbrica. S'imbattè solamen-teinsorrisidiapprovazione.

11piùdolcedi queisorrisisi slargòsullaboccadi

un

Tedesco,enorme,grasso, colorito,difigurada in-nocente,dabaggiano,cheripetèconfatica:

« Pone!... piace me!...Granpulfone,segnor Traco-ne...

sempre

pronteparolelte Graziose!... »

DigilizedbyGoogle

84 .

IlsuddettoTedesco,sottolafreschezza dellecarni, aveva

un

certochediripugnante.

Isuoi occhiettiguardavano qualchevoltaalla sfuggi-ta; loavrestepresoperuriipocritadisciocchezza.

SichiamavaPietro

Worms

, detto

Poupard

( fan-toccio).

Poiretsipotevaammazzare,

ma non

convincere.

«

Non

importai»disse;«se venisseilPàlot...

ma

dove puòessere,eglichenon

manca

mai?»

«.Ciha da pensarelui,»ribattè seccoDragone.

«Pensarluil....»bdcinòPoiret; «

non

importa1è singolare!»

«Zi... »fecePietro

Worms;

« trofe anch!ie... »

«

Che

cosa? »strillòNazairealzandosi in piedi.

Era

incantatoditrovarconchiprenderla.

Ma

ilgrossoTedesco era

un

figlioprudentedell’

Al-« Che?» ripetè; «ie trofe

«he

lite.pene,segnor

Tragone.» .

'

Nazaire sedè brontolando.

Poiretsi*mise

a.ztt-folare. '

«Scommettiamo!» disse questo, indi

a

pochi mi-nuti;«maestroPotei ritarda...

non

sifaràlapaga sta-sera!»

(cSiavrebbe

a

vedere ancoquesta!»ripicchiò Fei-gnant;«

mi

devonotregiornateintiere... ricarac! di-ciotto «franchi... trentaseioredivoluttà all’Orto dei Mandorli.»

«

Tre

giornate inquindici’ giorni... bravoil Fei-gnant!»

, .

«rPiccinomio,questa èla

mìa

misura...

E

seil vec-chio Poteinon

mi

imieidiciottofranchi,perdo

mi

appuntamento con quantoc’è dipiùamabileedi

pri-ma

scelta. » ' . >

Scommettiamo

cheloperdi! »continuòl’intrepido Poiret.

DigilizedbyGoogl

' 53 Feignantlomiròsottocchi,esichinòall’orecchioa

- quelche avevaaccanto.

«Gliècollasuacara.... » borbottò; nBebelle

mi

fece occhiolinol’altrasera,dafarpropriom,orireI...»

Si tacque,allungandoilcollo.

«

Va

lascommessal»dissepoi; «trenta soldi? »

«

Due

franchi1»aumentòPoiret.

«Cinquantasoldi!»

«

Lo

scudoilai...toccalamano.»

Steselaroano. Poiretvipicchiò su.Nel

momento

in cuileduedestre calloserisuonavanouuaneU’altra,si aprìl’uscioedentròmesserPotei,ilcassiere..

Poiretne fu addolorato

11Feignantdiè in

uno

scrosciodi risa.

Aveva

già uditiperla scalaipassi gravi del vecchiocommesso.

«Cinquefranchi! » gridò; «neho daallisciare ven-titré...oh!bella!

oh

bella!»

Potei s’incaminòalbanco.

« Amici,»disse, « sonooccupatissimo... vi sbri-gheròsubito... misiildanaronella

mia

cassettaieri sera^..»

«

È

cosi,signorPotel...» replicòFeignant; «per

me

non hofretta,

ma

sevi fapiacere...»

«Zicuremmente!»appoggiòilPoupard.

Sipoteva distinguereunatalquale titubanza nella

voce

diPietro

Worms,

che dopolavenutadi Potei

a-veva

perdutoalquantoisuoi beicolori.

Ma

glienerestavanosempreabbastanza.

Gli operaisitolsero dalle rispettive tavole esi acco-staronoalbanco.11signor Potei,fìssigliocchisolsuo libro,miselachiave nella serraturadellacantera

do-ve

solevatenere per qualcheoraidanaridestinati al-lepaghe.

« Nazaire, detto Dragone, »disse, conteggiando;

« tredici giornateintere,franchisettantotto...ecco

un

bravo giovane che devemetteredaparte!»

DigitizedbyGoogle

86

«

Come

foiol» brontolòilFeignant.

«Vedete,signor Potei,»risposeNazairo, « adesso avròbisognodi soldi...

Quando

sipigliamoglie...»

«Alla buon’ora,miocarol...hogusto ioavedere deigaudenti

come

voi...

non

micabacchettoni; solen-nizzarebeneladomenica..',

ma

ladomenicasola...

Al-meno

quandosiammogliano,

non

ispargono semenza dimiseria...Su,facciamoilconto.» '

Poteiavevaancórala

mano

dentroalsacchetto.

Àirultimaparola,glispiròlavoce; il suo sorrisosi cambiòinismorfìadipaura.

«Ebbene?»disseFeignant;«v’èungatto arrabbiai-todentroallacassa? »

11pagatore, invecedirispondere,alzò; era palli-do,glitremavanoledita.

«Sono

un

poverouomo..-» supplicò;« unpadredi famiglia...s’è

uno

scherzo,fatemigrazia."..»

Era

ansante,nonpotèandareinnanzi.

«

Ma

chec’è? »

domandarono

tutti.

La

porzione taciturna delia fabbrica,compostadi u-nadozzinadiAlsazii,Fritz,Johannes,Nicolaus,Wilhem, manifestòilsuostupore gracchiandò.

« Restituitemi...»feceilvecchio;«amici mici,per

me

sarebbel’indigenzaaddirittura..',restituitemiimici duemilafranchi!»

«Rubamento!»urlòDragone.

.

E

diventòsmorto quantoilcassiere. . .

Per

un movimento

più rapido del baleno,

ognuno

de-gliastantiavevainterrogatoconl’occhioilsuovicino.

Nessuno cambiòaspettoataleesame,senonfosse Ca-chard, dettoli Feignant. In quell’istante gli si aggra-vavasullespallelasua riputazione equivoca.

Benché

innocente, erapersuasodiaver meritato più di chiun-queisospetti.

Alcontrario, Pietro

Worms

presentava a ^utti il

suovisogravee fresco,su cuisipingevailpiù

esem-plare candore.

DigilizedbyGoogl

«

Rupamente

por tue mille franche!»ripetè a

mani

giutite;«al])ònescgnorBodéll... »

Nazairevenneavanti,es’impostòsull’uscio. ^

« Senza chiasso! » dissepianino;«

mi

pare che quivisiaroba daghigHottina...faremolachiama del-letasche. »

«Buon’idea! »urlò Poiret,cheperla primavolta ^ in vitasuasi-trovò d’accordo col camerata;«fuorile

tasche! »

'

« Fuoriletasche!»confermòpremurosoFeignant.

All’Alsazianosigonfiaronolegote.

«Sareppe pone,» osservò, « se fossemo qua tut- te...»

«Chi manca?»chieseDragone.

«IlBaiot,segnor Tragonq...» risposeilPoupard;

«

che vaall’Opere,

come

ticeScgnorRoiret,conapite nere e cuantepianche...» '

«Eppureè verol » brontolò Poiret,che

sembrò

spa-ventatodalleconseguenzeinevitabilidella sua scoper-ta;ilPàlot

non

v’èl»

Poiret, giàsicapisce,avevaraccontatòminutamente lesueimpressioni della sera innanzi.

Vifubisbigliofralaturba degli artegiani.

' «

Non

sivaall’Opera,alprim’ordine, » diceva talu-no,«con unaragazzina in giubbadi seta, avendosoli quattrofranchialgiorno...perchèilPàlotnonfache

due

terzi digiornata!>)

«Nintebiù tiqueste1»aggiunsePoupard inatto tonfante.

«

È

vero, »

mormorò

Poiret.

«

È

falso, » strillòNazairecon vocetonante;io ga*-rantiscoperilPàlot,io,capite!

Lo

avetemaiincontrato

per

lestrade altrimentichein blusa?

non

ècosì bra-vaccio

come

tuchediscorri,Poiret...oppureCachard...

oppureio....

È un

buonragazzo,

un

ottimolavorante...

Poiretviharaccontatedellefandonieda sguaiato quàl

VOL,u. 4

DigilizedbyGoogle

ò,escoramotto cheilPàlotnon ha avuto

mai

Tabito ne-ro,uèguantibianchiallemani!... »

Fu

aperta la porta. Entrò improvvisamente

Ga-stone.

«Eccolol»gridaronoinsiemediecivoci.

«Apite neroeguanto pianchel »aggiunse l’Alsa-ziano.

«

Ed

ubbriacopei*trentamila! »continuò Feignant;

«

non

sireggesullegambe.»

Nazaire restò aboccaspalancata davantia Gastone, quasi volesse dubitare della di lui comparsa.

- Sul-lavivace e schietta espressionedel suo sguardo pas-sòunnuvolo. Poiabbassòlatestaabbattuto,

mormo-rando: , . .

«Poiretavevaragione!era desso! »

CAPITOLO

XII.

La lettera.

Gastone proseguendoloslanciopresosino di fuori, avevafattitreoquattro passidentroallafabbrica.

1cameratisieranotrattiindietrodaluicondisprezzo ediffidenza.

Ilvecchio Poteiloguardava avidamente, credendo scorgere in essoilladro dei suoi miseri risparmi.

,

Le

persone,dicuidisgraziatamentel’osteriaè Puni-copiacere,veggono da pertuttoubbriachezza.

La

com-mozionedelsembiante,loscompiglfo dellevésti, l’an-ilatura incerta, tuttoquesto perloro

ha

sulprimo

un

£olosignificato:l’ubbriachezza.

E

fapropriomeraviglia evergogna,l’udire

quando un uomo

casca affamatoodepiletticosullastrico,

me-' tàdiquantigljsonoattorno ripetere, invece di assi-sterlo:

DigitiZ'^aby GocJgle

«

Come

sifaa ridursicosi!»

Ma

quichiunque avrebbepotuto sbagliare.Gastone avevarealmente Tapparenzadiuno cheuscisse dall’or-gia

— La

frontesemprepallida, era rossaa più e più macchie.I capelliappiccicatialletempie'bagnate.

Uno

de’suoiguanti bianchi, squarciatointuttalalunghezza dellamano, mostravalevenegonfie delleditache tre-mavano.

« Veh!laprovach’ionon

ho

letraveggole,figliuoli!»

dissePoiret,non potendoastenersi daldare un’occhia-taditrionfo aNazaire*

«FattosU,»seguitòCachard,«cheil Pàlotè

un

briciolinoin gala.»

Fritz,Johannes, Nicolaus, edin generale tuttoil branco degli Alsaziani, cinguettaronoqualchecosarella analoga.

Soltanto alloraGastone volse gli occhi sulproprio vestiario.

Arrossì, e si appoggiò alla cantonata diun banco datiratori per

non

cascare.

GU

giravail capo.

«

Ora

cisiamotutti,»disse Feignanl;.«si

può

far riscontrarelesaccocce. »

«Zi, »osservò

Worms;

«

ma

il Balotaver afute tempe dafotarelesue.»

«

Non

serve,ilmio grassone, nc«i servei » gridò Feignant;« ciabbiamo dalevarequestogusto... Co-mincioio...»

Cachardlofececon impeto.

Altrilo

imitarono—

Nazaire

non

fiatavapiù:era nell’ultimafilatacitoe

co-me

sgomentato. '

-Siseguitava a frugare.

—11 buon

Pietro

Worms non

siaflrettava afarriscontrarelesaccocce.Stava osti-natamente accantoaGastoneseduto,e pareva presoa favordicostuidasubitanea simpatiainesplicabile.

Gastonesimiravaattorno senzacomprendere; ccrca-yacogliocchiNazaire,e nonlotrovava.

DigitizedbyGoogle

fio ' ,

-Chi* questirimanevainpiedieritirato.

11cassiere Poteisiera messigliocchiali rotondi sul nasopallido.

Ad

ogni tascachesirivoltavainvano

man-dava unsospirodeclamando:

«Sono padredifamiglia...òilpanede’miei poveri

‘figli...»

Avanzavasil’opera indagatrice,esitrovava niente.

Tocclierebbeormaia

Worms

edaGastone.

Sembrava chel’Alsazianostentassea mantenereilsuo solitoingenuosorrisetto.

InquelpuntoGastone'videNazairechequasisi na-scondeva.dalui.

Feceunosforzo,cgliandòvicinòlentamente

e

senza badareallasua ciera freddaedimbarazzata.

<cTivorrei parlare.Dragone,» gli disse.

«Peradessononposso,»rispose Nazaire.

«

Non

hoaltroamico chete, »soggiunsel’altro pia-ninoc pigliandoglilamano;«edho bisognodi

un

ami-co... Vieni.»

Nazairelasciòandarelepupille, sino alloradistolte espressamente,sulvolto docile e patito delgiovane col-lega;e

come

selesue ideecambiasserodirezione in

un

subito, fece:

«Hairagione Pàlot...tisonoamico...Vienvia.»

'Lo

trascinòatraversoalla follaelospinsefuori.

«Ehi,Dragonel dovevai?»gridò Poiret.,

« Cotestanonèdaburlai»urlò Feignant.

«Segnor Tracone,

non

stateciuste,tiafilcl» obbiet-tòilPoupart,esirimettevadibuon umore.

Nazaire, senzabadare aqueiclamori, spinse fuori Gastone..Poi tornò indietroper

un momento

,

Nazaire, senzabadare aqueiclamori, spinse fuori Gastone..Poi tornò indietroper

un momento

,

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 48-66)