CAPITOLO
XI.Abito itero e guanti bianchi.
Versoun’oraGastonetornòalpalazzodiMailleprè.
—
Traversòprecipitosamenteilcortile,senzaguardareil casottodiBiot.
Aveva
icapelliscomposti; larghemacchie sul giab-bone esui pantaloni.Parevastancoalmaggior segno.Ordinariamente SantaeGastone
non
tornavanopri-ma
dellecinque.Facevanoognunonellasuabottega ciò chedagli artigianisichiama dueterzidigiornata-, on-de poter essere presenti alpranzo della vecchia si-gnora.DigilizedbyGoogle
49 In questogiornoSantaera tornatalamattina, Ga-stone aU’im’ora.
Ed
entrambi sembravanoconturbaticom’ètaluno al-l’urto d’improvvisasventura.Non
era piùin lorola mestizia consueta.Daldiprecedente, Biotavevavedute moltecose atte adeccitargliinquietudine nel
sommo
suozelo.Seguitò Gastone conuno
sguardoinsieme rispettoso e pater-no.—
Poiabbassòle ciglia,elesuemani abbandona-ronorincominciato lavoro.Stettequalche
momento
pensieroso.Quando
si die-deamaneggiardinuovojduriOlidellatelametallica, la grossa sua testa scosselentamentelefolteciò,oche dellachioma.Gli sollevòilpettoun
sospiro fortissimo.Volseun’occhiatà divotaad una immaginedella
Madon-na
attaccataalmuro,e balbettò:«BuonaeSantaVergine, vegliate sudilorol » Gastone,entrato nellanuda camerach’eraornaiil
suoasilo,silevòilgiubboneelocalpestòconrabbia.
—
Aveva
lafrontemolledisudore.—
Dallabbrogliusci-vano
parolesconnesse., S’inGlò celerementeicalzoni neriel’abitochegli servivapeipranzidifamiglia,Al
momento
diuscire, si buttò appiè dellettoesicoprila facciacolle mani.Siaperse pian pianolaportadiSanta.ElIasiaccostò in puntadi piedi,etraleditaslargatebaciòlafronte
umida
al fratello.Eglisidrizzò trasalendo.
Santaera seduta accanto aluisul letto,e tratteneva lelagrimeche purvolevaiio sfogo.
« Gastone, Gastonel » essadisse;«teneprego...
che
hai?.,dovevai?..»Egli balbettò qualche cosa e chinòilcapo.
Santaglibuttòalcollo lebracciaripetendo:
-«
Te
neprego!tenepregol^ Sorrideva peressere esaudita.DigilizedbyGoogle
so
Gastoneselastrinsealcuoretacendo.Indi si alzò esidiresseversol’uscio.
«Tìdiròtutto...domani!..»
Non
posemente
adomandareil motivo percui el-lafosse colàadunatalora. Inluieraun
solo pen-siero...Santarestòsola.
—
Sgorgarono lesuelagrimepri-ma
frenate.Rientrò nella propriacamera,e s’inginocchiò
davan-tialcrocifisso. ’ '
Iddiostendela
mano
a ricevereilpiantode’fanciulli—
perlaimbalsamata che scende daU’animocoipuri suoiprofumidipreghiere ediamore...NelpassareGastonedisse a Biotr
«Se
non
vengoallecinque, diraichesaidoveso-no.}> '
«Saràunabugia!.. » fece Biot,cdarrossi.
«
È
perSanta,»aggiunseilgiovane.. «Per madamigellaSanta... » proferì
sommesso
il contadino. «Va
bene... mientirò. »Gastonefu prestosullastrada.
Saltò in
un
fiacre allastazione diViaColtura-Santa Caterina, e gridòalvetturino:« InviaReale Sant’Onoratoal
numero
9!...edi ga-loppo!..»Bisognaaverilgiudiziosconvoltoperparlare di ga-acavalli di fiacre...
iabbassòiduecristalli.Gliabbruciavalafronte, gli
mancava
l’aria.La
fabbrica d’incisioneper istàmpe dastoffe dei si-gnoriRohrbach
e Malfus, situata nellacontradadel PassodellaMula,era pienadioperai.L’Alsazia,
come
ognunosa,è quella ingradoda pro-durrelamaggiorpartedilavorantiimpiegati all’im-pressione dellestoffe, dal disegnatorechevipicchie-DigilizedbyGoogle
61 rebbeben bene intedesco se nonlochiamaste arti-sta, sinoairumile bucatrice{picoteuse), incaricatadi cacciare nel legno queglispillisenzateste di cui la riu-nione eladisposizioneformanocertedate parti del di-segno,.*.
X’Alsaziaha unabellavoce,
ma una
pronunzia orri-bile.-— Prima
diéntrare nella fabbrica,dove sonoin maggioranzaifiglideWapelleMilusse(bellaMulhouse), delpelStrasburghe (bello Strasburgo) e diGolmar
(Coltrar),ciobblighiamodinonimitare se
non
con moderazionegliaccentigermanicidiquegli ottimiFran-cesi. •
D'altronde v'erano gentidi tuttiipaesi.
Era uno
stanzoneimmenso,informadilargo corri-doio, rischiaratodadoppiafiladi finestre.Da
ogni la-to,conficcateal muro, duegrosse tavole in tutta la lunghezzadiquesto.Le
finestresitrovavano molto vi-cinefraloro,e davanti a ciaschedunasedevaun
inciso-redirimpettoallasuastampadilegno.Neivanistava-no
gliarnesi.• Nello spaziolasciatolibero inmezzoallastanza, al-trioperai, chinatisui banchi, assottigliavanoil
rame a
grandisforzi di tanaglie. <.- '
Qua
elà sivedevanoifornellidove arroventavano le piastrediacciaiofino,cheilpunzone doveva trafora-reinfiori,mandorle,olive,pertrasformarle,dopola tempra,intrafile,ele catinelled’acqua fredda,in cui s’immergevagorgogliandoilmetallo ardente.La
faccenda eraingrandeattività.—
Eraviun con-certofastidioso diconversazioniches’incrociavano,per 10 piùintedesco, e cantidelReno
interrotti dalun-ghe
pause,durantele qualistridevano molestamente11
rame
tirato, lapomice,el’acciaiotemperatodelle fi-liere.Ildisopradiquestoinsiemeclamorososi compo-nevadimillepiccolicolpidi martello,secchi, conti-nui, capaci di voltare in febbreilsistemanervosopiù tranquillo.m
Tuttilavoravano. Questi scolpivanolapiastra col bulino elasgorbia
come
negliintaglisullegno comu-ne;quelli,curvando conartesottili lamedi rame,le forzavanoa figurareilmeandrodegliarabeschi più com-plicati,e poileafToiidavano nel legno:altri infijie sti-ravanoilrame,incidevanoipunzonidi acciaio, prepa-ravanoletavoleo bucavano.in fondoallastanzaunascaladicomunicazione con-ducevaagli scrittoidel«rgnorMalfus.
Vicinoall’usciod’ingressounpicciolbanco con una grata attorno, in cui stavanoavicenda,e secondoil
bisogno,ilsignorRohrbach,ilsuocassiereodil sotto-maestro,inquel
momento
era vuoto.Sorseuna voce sonora appunto quantooccorrevaper farsiudiretrailconfusostrepito dellocale.
«Scommettiamo,»disse,uch’erailPàlot.»
«PoiretIattaccheremolitei risposeNazairedetto Dragone, chesullafacciabuona edallegraormai dava indiziodiunprincipiodimal umore.
« Liteconme!»sciamòPoiret;«peril Pàlot?...
ma
chetihafattoquelbabbeo, perchètuglivoglia più bene chea’tuoivecchi, eh,Dragone?»«
Non
lo so...è incomprensibile Cosìmi
successe inAlgeri col capitanoRomeo,
che conobbi mediante u-nasciabolatachemidiede...piattonata s’intende...per impedirmidiammazzare
unCabailochegridava mise-ricordia... s’intendemisericordia inturco...La
botta erabuona,nehosempreilsegnoaddosso... Ehima mi
giraiperrompereilgrugnda quello cheme
T a-veva comunicata, amico o nemico... Capperi! era tantounmuso
dabuonragazzo...E
poiioaveva tor-to: unCabailo. ginoc.chloninon èun nemico... misi lamano
alcasco,edissi:—
Grazie tante, capitano!», «
Non
meritavailconto!»interruppeI?oiret.Mezzadozzina di mestierantisospesero labisogna perascoltare.
DigilizedbyGoogl
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,. «Tu,Póiret,»ripreseDragone,«non puoi giudi-carelecosedel
campo
dell’oaore, essendo cittadinoe coscritto. Ilcapitano si mise aridereemi
porsela mano...Ahi mi
feceun
certociiequi dentro...Comin-ciaiavolerglibene,a quel diavolaccio, chesi batteva
come un
leone,ma
sceglievai buoniperpicchiarli.*.Di modo
chequandojlcapitanosilicenziòalsolo sog-gettodibattersicolcolonnellochegliavevadatidei guai,iopresiadaveralnasoilmilitare,e chiesilamia
dimissione.»«
E
chegliavevafattoilsuocolonnello? » doman-dò CacharddettoilFeignant[l’Ozioso),unadellebuo-ne
testedella fabbrica. ,«Questoè poi quello...
amor
mio...»replicoil se-gretissimo Nazaire.,. »un
po’dell’uno,unpo’dell’ al-tro...»«
Non
importai»seguitò Poiret;«il Pàlotnon
tipuò averdatelepiattonate. »Dragonesistrinsenellespalleinatto di superio-rità.
«
La
piattonatanon
èlaragione delmotivodella co-sa frame
eilcapitano, » rispose; «roba chevieneda persè....Non
so-micaiol...Ebbene,ilPàlotgliè tut-t’uno...Eimi
piace,via,quel giovane!... Dallaprima voltachelo vidi,disse frame:Bene!...eccomi
gar-ba...E
voialtri,checos’avetea dire? » .'
Nazaire posòilbulino,e girò intornogli occhi fra gliastanti
come
per cercareun
altro contraddittore fuoridiPoiret.Ma
ipiùloamavano,e nelmedesimo
tempolote-mevano. Era
ilgallo della fabbrica. S'imbattè solamen-teinsorrisidiapprovazione.11piùdolcedi queisorrisisi slargòsullaboccadi
un
Tedesco,enorme,grasso, colorito,difigurada in-nocente,dabaggiano,cheripetèconfatica:« Pone!... piace me!...Granpulfone,segnor Traco-ne...
sempre
pronteparolelte Graziose!... »DigilizedbyGoogle
84 .
IlsuddettoTedesco,sottolafreschezza dellecarni, aveva
un
certochediripugnante.Isuoi occhiettiguardavano qualchevoltaalla sfuggi-ta; loavrestepresoperuriipocritadisciocchezza.
SichiamavaPietro
Worms
, dettoPoupard
( fan-toccio).Poiretsipotevaammazzare,
ma non
convincere.«
Non
importai»disse;«se venisseilPàlot...ma
dove puòessere,eglichenon
manca
mai?»«.Ciha da pensarelui,»ribattè seccoDragone.
«Pensarluil....»bdcinòPoiret; «
non
importa1è singolare!»«Zi... »fecePietro
Worms;
« trofe anch!ie... »«
Che
cosa? »strillòNazairealzandosi in piedi.Era
incantatoditrovarconchiprenderla.Ma
ilgrossoTedesco eraun
figlioprudentedell’Al-« Che?» ripetè; «ie trofe
«he
lite.pene,segnorTragone.» .
'
Nazaire sedè brontolando.
—
Poiretsi*misea.ztt-folare. '
«Scommettiamo!» disse questo, indi
a
pochi mi-nuti;«maestroPotei ritarda...non
sifaràlapaga sta-sera!»(cSiavrebbe
a
vedere ancoquesta!»ripicchiò Fei-gnant;«mi
devonotregiornateintiere... ricarac! di-ciotto «franchi... trentaseioredivoluttà all’Orto dei Mandorli.»«
Tre
giornate inquindici’ giorni... bravoil Fei-gnant!», .
«rPiccinomio,questa èla
mìa
misura...E
seil vec-chio Poteinonmi
dàimieidiciottofranchi,perdomi
appuntamento con quantoc’è dipiùamabileedipri-ma
scelta. » ' . >-«
Scommettiamo
cheloperdi! »continuòl’intrepido Poiret.DigilizedbyGoogl
' 53 Feignantlomiròsottocchi,esichinòall’orecchioa
- quelche avevaaccanto.
«Gliècollasuacara.... » borbottò; nBebelle
mi
fece occhiolinol’altrasera,dafarpropriom,orireI...»Si tacque,allungandoilcollo.
«
Va
lascommessal»dissepoi; «trenta soldi? »«
Due
franchi1»aumentòPoiret.«Cinquantasoldi!»
«
Lo
scudoilai...toccalamano.»Steselaroano. Poiretvipicchiò su.Nel
momento
in cuileduedestre calloserisuonavanouuaneU’altra,si aprìl’uscioedentròmesserPotei,ilcassiere..Poiretne fu addolorato
—
11Feignantdiè inuno
scrosciodi risa.Aveva
già uditiperla scalaipassi gravi del vecchiocommesso.«Cinquefranchi! » gridò; «neho daallisciare ven-titré...oh!bella!
oh
bella!»Potei s’incaminòalbanco.
« Amici,»disse, « sonooccupatissimo... vi sbri-gheròsubito... misiildanaronella
mia
cassettaieri sera^..»«
È
cosi,signorPotel...» replicòFeignant; «perme
non hofretta,ma
sevi fapiacere...»«Zicuremmente!»appoggiòilPoupard.
Sipoteva distinguereunatalquale titubanza nella
voce
diPietroWorms,
che dopolavenutadi Poteia-veva
perdutoalquantoisuoi beicolori.Ma
glienerestavanosempreabbastanza.Gli operaisitolsero dalle rispettive tavole esi acco-staronoalbanco.11signor Potei,fìssigliocchisolsuo libro,miselachiave nella serraturadellacantera
do-ve
solevatenere per qualcheoraidanaridestinati al-lepaghe.« Nazaire, detto Dragone, »disse, conteggiando;
« tredici giornateintere,franchisettantotto...ecco
un
bravo giovane che devemetteredaparte!»DigitizedbyGoogle
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«
Come
foiol» brontolòilFeignant.«Vedete,signor Potei,»risposeNazairo, « adesso avròbisognodi soldi...
Quando
sipigliamoglie...»«Alla buon’ora,miocarol...hogusto ioavedere deigaudenti
come
voi...non
micabacchettoni; solen-nizzarebeneladomenica..',ma
ladomenicasola...Al-meno
quandosiammogliano,non
ispargono semenza dimiseria...Su,facciamoilconto.» 'Poteiavevaancórala
mano
dentroalsacchetto.—
Àirultimaparola,glispiròlavoce; il suo sorrisosi cambiòinismorfìadipaura.
«Ebbene?»disseFeignant;«v’èungatto arrabbiai-todentroallacassa? »
11pagatore, invecedirispondere,sìalzò; era palli-do,glitremavanoledita.
«Sono
un
poverouomo..-» supplicò;« unpadredi famiglia...s’èuno
scherzo,fatemigrazia."..»Era
ansante,nonpotèandareinnanzi.«
Ma
chec’è? »domandarono
tutti.La
porzione taciturna delia fabbrica,compostadi u-nadozzinadiAlsazii,Fritz,Johannes,Nicolaus,Wilhem, manifestòilsuostupore gracchiandò.« Restituitemi...»feceilvecchio;«amici mici,per
me
sarebbel’indigenzaaddirittura..',restituitemiimici duemilafranchi!»«Rubamento!»urlòDragone.
.
E
diventòsmorto quantoilcassiere. . .Per
un movimento
più rapido del baleno,ognuno
de-gliastantiavevainterrogatoconl’occhioilsuovicino.Nessuno cambiòaspettoataleesame,senonfosse Ca-chard, dettoli Feignant. In quell’istante gli si aggra-vavasullespallelasua riputazione equivoca.
Benché
innocente, erapersuasodiaver meritato più di chiun-queisospetti.Alcontrario, Pietro
Worms
presentava a ^utti ilsuovisogravee fresco,su cuisipingevailpiù
esem-plare candore.DigilizedbyGoogl
«
Rupamente
por tue mille franche!»ripetè amani
giutite;«al])ònescgnorBodéll... »
Nazairevenneavanti,es’impostòsull’uscio. ^
« Senza chiasso! » dissepianino;«
mi
pare che quivisiaroba daghigHottina...faremolachiama del-letasche. »«Buon’idea! »urlò Poiret,cheperla primavolta ^ in vitasuasi-trovò d’accordo col camerata;«fuorile
tasche! » ’ ’
'
« Fuoriletasche!»confermòpremurosoFeignant.
All’Alsazianosigonfiaronolegote.
«Sareppe pone,» osservò, « se fossemo qua tut-• te...»
«Chi manca?»chieseDragone.
«IlBaiot,segnor Tragonq...» risposeilPoupard;
«
che vaall’Opere,come
ticeScgnorRoiret,conapite nere e cuantepianche...» '«Eppureè verol » brontolò Poiret,che
sembrò
spa-ventatodalleconseguenzeinevitabilidella sua scoper-ta;ilPàlotnon
v’èl»Poiret, giàsicapisce,avevaraccontatòminutamente lesueimpressioni della sera innanzi.
Vifubisbigliofralaturba degli artegiani.
' «
Non
sivaall’Opera,alprim’ordine, » diceva talu-no,«con unaragazzina in giubbadi seta, avendosoli quattrofranchialgiorno...perchèilPàlotnonfachedue
terzi digiornata!>)«Nintebiù tiqueste1»aggiunsePoupard inatto tonfante.
«
È
vero, »mormorò
Poiret.«
È
falso, » strillòNazairecon vocetonante;io ga*-rantiscoperilPàlot,io,capite!Lo
avetemaiincontratoper
lestrade altrimentichein blusa?non
ècosì bra-vacciocome
tuchediscorri,Poiret...oppureCachard...oppureio....
È un
buonragazzo,un
ottimolavorante...Poiretviharaccontatedellefandonieda sguaiato quàl
VOL,u. 4
DigilizedbyGoogle
ò,escoramotto cheilPàlotnon ha avuto
mai
Tabito ne-ro,uèguantibianchiallemani!... »Fu
aperta la porta. Entrò improvvisamente Ga-stone.«Eccolol»gridaronoinsiemediecivoci.
«Apite neroeguanto pianchel »aggiunse l’Alsa-ziano.
«
Ed
ubbriacopei*trentamila! »continuò Feignant;«
non
sireggesullegambe.»Nazaire restò aboccaspalancata davantia Gastone, quasi volesse dubitare della di lui comparsa.
—
- Sul-lavivace e schietta espressionedel suo sguardo pas-sòunnuvolo. Poiabbassòlatestaabbattuto,mormo-rando: , . .
«Poiretavevaragione!era desso! »
CAPITOLO
XII.La lettera.
Gastone proseguendoloslanciopresosino di fuori, avevafattitreoquattro passidentroallafabbrica.
—
1cameratisieranotrattiindietrodaluicondisprezzo ediffidenza.
Ilvecchio Poteiloguardava avidamente, credendo scorgere in essoilladro dei suoi miseri risparmi.
,
Le
persone,dicuidisgraziatamentel’osteriaè Puni-copiacere,veggono da pertuttoubbriachezza.La
com-mozionedelsembiante,loscompiglfo dellevésti, l’an-ilatura incerta, tuttoquesto perloroha
sulprimoun
£olosignificato:l’ubbriachezza.
E
fapropriomeraviglia evergogna,l’udirequando un uomo
casca affamatoodepiletticosullastrico,me-' tàdiquantigljsonoattorno ripetere, invece di assi-sterlo:
DigitiZ'^aby GocJgle
«
Come
sifaa ridursicosi!»Ma
quichiunque avrebbepotuto sbagliare.Gastone avevarealmente Tapparenzadiuno cheuscisse dall’or-gia— La
frontesemprepallida, era rossaa più e più macchie.I capelliappiccicatialletempie'bagnate.Uno
de’suoiguanti bianchi, squarciatointuttalalunghezza dellamano, mostravalevenegonfie delleditache tre-mavano.« Veh!laprovach’ionon
ho
letraveggole,figliuoli!»dissePoiret,non potendoastenersi daldare un’occhia-taditrionfo aNazaire*
«FattosU,»seguitòCachard,«cheil Pàlotè
un
briciolinoin gala.»
Fritz,Johannes, Nicolaus, edin generale tuttoil branco degli Alsaziani, cinguettaronoqualchecosarella analoga.
Soltanto alloraGastone volse gli occhi sulproprio vestiario.
—
Arrossì, e si appoggiò alla cantonata diun banco datiratori pernon
cascare.GU
giravail capo.«
Ora
cisiamotutti,»disse Feignanl;.«sipuò
far riscontrarelesaccocce. »«Zi, »osservò
Worms;
«ma
il Balotaver afute tempe dafotarelesue.»«
Non
serve,ilmio grassone, nc«i servei » gridò Feignant;« ciabbiamo dalevarequestogusto... Co-mincioio...»Cachardlofececon impeto.
—
Altriloimitarono—
Nazaire
non
fiatavapiù:era nell’ultimafilatacitoeco-me
sgomentato. '-Siseguitava a frugare.
—11 buon
PietroWorms non
siaflrettava afarriscontrarelesaccocce.Stava osti-natamente accantoaGastoneseduto,e pareva presoa favordicostuidasubitanea simpatiainesplicabile.
Gastonesimiravaattorno senzacomprendere; ccrca-yacogliocchiNazaire,e nonlotrovava.
DigitizedbyGoogle
fio ' ,
-Chi* questirimanevainpiedieritirato.
11cassiere Poteisiera messigliocchiali rotondi sul nasopallido.
Ad
ogni tascachesirivoltavainvano man-dava unsospirodeclamando:«Sono padredifamiglia...òilpanede’miei poveri
‘figli...»
Avanzavasil’opera indagatrice,esitrovava niente.
Tocclierebbeormaia
Worms
edaGastone.Sembrava chel’Alsazianostentassea mantenereilsuo solitoingenuosorrisetto.
InquelpuntoGastone'videNazairechequasisi na-scondeva.dalui.
Feceunosforzo,cgliandòvicinòlentamente
e
senza badareallasua ciera freddaedimbarazzata.<cTivorrei parlare.Dragone,» gli disse.
«Peradessononposso,»rispose Nazaire.
«
Non
hoaltroamico chete, »soggiunsel’altro pia-ninoc pigliandoglilamano;«edho bisognodiun
ami-co... Vieni.»Nazairelasciòandarelepupille, sino alloradistolte espressamente,sulvolto docile e patito delgiovane col-lega;e
come
selesue ideecambiasserodirezione inun
subito, fece:«Hairagione Pàlot...tisonoamico...Vienvia.»
'Lo
trascinòatraversoalla follaelospinsefuori.«Ehi,Dragonel dovevai?»gridò Poiret.,
« Cotestanonèdaburlai»urlò Feignant.
«Segnor Tracone,
non
stateciuste,tiafilcl» obbiet-tòilPoupart,esirimettevadibuon umore.Nazaire, senzabadare aqueiclamori, spinse fuori Gastone..Poi tornò indietroper
un momento
,Nazaire, senzabadare aqueiclamori, spinse fuori Gastone..Poi tornò indietroper