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Ma ecco il moscone mandar un grido di ammirazio- ammirazio-ne, e Romeo volgersi trasaltato ed impallidire di collera

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 90-96)

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La

lente del calabrone.era diretta sul bnstOtla cor-tina alzata.

A Romeo

questofeceil

medesimo

effetto

come

se si fosse levataa forzalamaschera ad una donnach’egli avesseabraccetto.

Si scagliòminacciosoversoTindiscreto.Costui se-guitavaad esaminare.

«

Romeo,

»glidisse:(icalabronichiamanotutti gli artistipernome),«èbello,bello...bello, parola d’o-nore...

Ve

ne domille scudi.»

Romeo

pigliòilbusto,loguardò

un

istante,e poi lo franseconviolenzain terra.

Indi afferròperlespalleilmoscone, elo buttò in

.

istrada.

Inseguito fece

un

nuovobusto,

ma

lonascosemeglio.

Non

v’era altroche questo capo chefossedi

mano

di

Romeo.

Infatti,quelloera piuttosto

un

gabinettoche rofficina.

Variframmenti dibassirilieviantichi

sta-vano

sparsi suimobili cariagli artisti,edicuiil risor-gimento cercòibizzarriintagli.

— Ad

una delle fine-streche guardavano direttamente suquelledi

madama

Sorel,unospilloreggevalepieghedellatendina, in gui-sadalasciare

un

piccolo spazioperl’occhio^

Parecchischizzi dipittorimoderni pendevanoalle muraglie,firmatiquasitutticon

nomi

alloragiovani,

ma

iqualioggimai sonoin grido.

Inmezzo adunoscaffalevuotosivedevano due spal-linidacapitano,conpistoledacavalleria,unasciabola ed

una

croced’onore.

Romeo

aveva

un

ampioberrettoalla moresca con lunghifiocchigrossi<epesanti;

una

cintura similegli stringeva intornoallavita

un

camiciottodicascemiro.

Lavorava allegramentee cantando.

La

voceera,

come

ilpersonale, sveltaeforte; ave-vadi quegli accenti giovaniliedenergicichevannoal cuore, di quellenotemaschili,lacuidolcezza somiglia

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alnobileecodimia tromba, che chiaminellasonora lontananzadelle selve...

Lavorava,

ma

allasua maniera,e piuttostoper toc-careilbustoepulire colleunghielebelleformedi

un

viso angelico,cheper correggerlo.Cotesto lavoro era

uno

scherzo,unacarezza,elacortinadisetaciaveva partenonpoca.

Ad

ogni

momento Romeo

siallontanava,guardava, epoitornava in

un

salto;cambiandoalpanno

ima

pie-ga,facendolo discendere e quindirisalireper iscopri-re più0

meno

ilbusto.

Ed

intantosorrideva all’operasua ele

mandava

dei baci.

Era un

pazzo codesto

Romeo, un

innamorato,

un

vagheggino,

un

ragazzo!

Sì,davvero...

Ma

vaghegginoterribile,

ma

ragazzo colbraccioedilcuore dauomo!..

V

Fu

lieve

rumore

nellacamera daletto. Egli arrossi

come un

colpevole,sislanciòversolacortina, ela

fe-. ce scorreresulferrocon una

premura

dageloso»

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marmo

disparve celato interamente.

Egli ascoltò.

Era

cessatoilrumore.

«Cbediavolofaituli,Croquignole?»gridòloscultore.

Croquignoleera

un

giovanissimoamatoredibelle ar-ti,ilquale,adesempiodei gentiluominidegli antichi tempi,cuilalegge cavalleresca obbligava a servire

pri-ma

dicomandare,facevaalnostro scultórele vecidi governante,diserva edicameriere,aspettando cheil

lavoro facesseluipure grandeartista.

Croquignolenonrispose.

Dobbiamo

confessare ch’eratale lasua usanza

a-.vevalapassione del giuoco

giocava afrasca con Luigetto, l’erede deltristoJalambot.

Romeo

ripetèla

domanda

intuonod’impazienza.

Croquignolenonrispose

nemmeno —

perchèeranel

salotto digiùcon Luigetto, ev’eranonovesoldi

sul-lafrasca. .

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Romeo

aprì risciò.

Vide unadonna inpiedi,inmezzoallasuacamera.

La

donna

tenevale

mani

giunte elatestabassa.

Ro-meo non

lepotevascorgereilvoltosu cuipendeva

un

velonero. Ella stava nell’attitudinedichisiasifermato improvvisamentementrecorreva.Dicerto,lavocedi

Romeo

l’avevaspaventata intanto che traversava la stanza.

Romeo non

lariconobbe,

ma

gliagitòilcuore

una

certa qualemozione.

Non

era

uomo,

possiamoasserirlo, da coramoversi pelvanopiacerediun’avventura volgare.Aveva

l’ani-mo

occupato, enon avrebbesaputo

come

accogliere il

dubbiopiacerediunMuattesaconquista.

«

Che

volete,>signora?»eglichiese. ,

Coleinonrispose.

Le

sisollevòcon impetoil seno.

« Aveteforse sbagliato?»soggiunse

Romeo.

«No...»disseSantacon voce

sommessa

e tronca,

,

« non

isbaglio.»

Questavoce,che

Romeo non

avevamaiudito,ebbe perluisoavissimi accenti, eglipassò néll’anima

come

lenoteobbliatedi

un

cantoamico.

' Eisiavanzòlentamente.Ilsuocuore, avvertito, sup-plivaallavista.

Indovinava meglio che nonravvisasse.

« Signorina...dame... per me...sietevenuta?»

Le

sue paròletremavano.

«No... » balbettò Santa, «perlui...»

Ed

alzòlemaniesigettò indietroilvelo.

Romeo

videqueldolce voltoda bambina,tanto soa-ve, tanto bello.

Voltoilcui sorriso,mirato dalungi,avevasìspesso rallegrato tuttoTesser suo,edalTrettatonellesuevene

ilcorsopiurapido del sangue.

AimèI

dov’eraTadoratosorriso? L’azzurro degli Oc-chipiù

non

avevalaserena sua luce.

Le

palpebre stan- .

chesistruggevanoinlagrime.

VOL.II. 6

'

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n

Romeo

aveva impallidito.

Non

osava più interrogare.

«Perlui,»ripetèSanta, sforzandosi a frenarei sin-ghiozzi;«morirà, sequalcunononlosalvai»

« IoIosalverò, » disse

Romeo.

«Gliecosasi dee fare?»

-«Ah,mioDiol » replicòlamèschinellà; «

non

so...

non

so...»

Non

pensavaa spiegareilmotivodellasua

venuta.—

E Romeo

non nestupiva.

In assenzadiCroquignoleaveatrovato aperto,ed era entrata...Dipiù

non

avrebbesaputo

diré-"«

Non

piangete...»fece

Romeo;

« Iosalveremo...

qualunquesiailpericolo...

Oh

madamigella!io lo cono-sco,loamo... »

«

Lo

conoscete!» ribattè Santa, a cuilavoce conso-latriceinfondeva nelcuore

un

barlumedisperanza.

«Se conoscovostrofratello!., viseguii tante volte ambidue quando insieme andavatealpalazzodi Mail-lepré...

Che

dolce e bell’aspetto!..

e quanto beneio gli voleva per l’amoreche ha pervoil»

Santa nonarrossì

ebbe

un

sorriso sottolelacrime.

«Feci benearecarmiqui,» elladisse.

«

Lo

salveremo!» l’altrocontinuava;«velo promet-to,oh!sì,facestebene arecarvi qual... Io sonotutto vostro...esono suodel parichevostro...

E

nonso for-sechesiete felicepercagionedi lui?»

«Grazie...grazie...»balbettòlafanciulla.

Romeo

laprese per

mano

elafece sedere.

« Soanche,» eiseguitò esitando,«cheilsuo vestia-rioda operaio ricopre

un

gentiluomo...Dovete perdo-narmi,signorina...

non

sonoentratomoltoinnanzinel suosegreto...ignoroilvero suo nome...

Ma

parliamo del rischiochelominaccia. »

«Devebattersi in duello, » disse Santa.

« Io

mi

batteròperlui!»sciamòlo scultore..

Queidettipartivano dall’anima.Nellosguardodella fanciulla fuunbaleno di calda gratitudine.

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«

Posciaellacliìtiòdinuovi)lafronte.

«

È

coraggiosoedaltero! » proferì sospirando;»

non

vorrà!» ,

'

«

O

voglia0no,losalverò,signora!Voi nonsapete quanto sonobeatodipoterfarvi talepromessa,e quan-tasaròlieto diadempierla...

È

tanto

tempo

c^elamia vitadipendedaunasolasperanza!..»

« Sieteinfeliceanchevoi?»

domandò

laragazza.

«

Oh

no!»rispose

Romeo;

«ognigiornoviveggo sorridere...»

Santa

non

parevaoffesa. Sul grazioso sembiante le stava dipinta tuttalacalmadelsuocandore.

«

E

quando

non

sietepiùlà,vivedo

sempre

ancora,»

aggiunse

Romeo;

e presaladinuovo per

mano,

la con-dussenelgabinetto,estirata lacortinadiseta,le

mo-stròilbusto.

«Oh!

come

sonbella,»sciamòSanta; poi,

un

cer-tochedimèsto oscuròlasua gioiainfantile.Siiecè ver-miglia,abbassòalsuololepupille.

Vifusilenzio.

Santacosìera bella

come

ilpudore.

Romeo

lacontemplavadeliziosamente.

Quando

ellaalzòle ciglia,grosselacrimele scesero sulla guancia.

. «IIfrateimio!» disse,giugnendolemani;«voi

mi

facesteperun

momento

dimenticaremiofratello.»

Romeo

sisvegliòdirepentedall’estasiin cui era

as-sorto. .

«Venite! » gridò, gettandoviailcamiciottoper ve-stirsimeglio;«loseguirò, invigileròsudilui

come

se fossemiofiglio!»

Nellapersonadi

Romeo

v’eraqualcosadirobusto e dù’ntrepidochesi spandevaattornoa luie riscaldava

anche

neglialtriilcoraggio.

A

Santa,mentreloseguiva, rinasceva in cuore la

speme,

e senzasaperlo,fra ’sèripeteva:

Dio mio!fecipurbenea venirqui!

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CAPITOLO

IV.

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