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La
lente del calabrone.era diretta sul bnstOtla cor-tina alzata.A Romeo
questofeceilmedesimo
effettocome
se si fosse levataa forzalamaschera ad una donnach’egli avesseabraccetto.Si scagliòminacciosoversoTindiscreto.Costui se-guitavaad esaminare.
«
Romeo,
»glidisse:(icalabronichiamanotutti gli artistipernome),«èbello,bello...bello, parola d’o-nore...Ve
ne domille scudi.»Romeo
pigliòilbusto,loguardòun
istante,e poi lo franseconviolenzain terra. •Indi afferròperlespalleilmoscone, elo buttò in
.
istrada.
Inseguito fece
un
nuovobusto,ma
lonascosemeglio.Non
v’era altroche questo capo chefossedimano
diRomeo.
Infatti,quelloera piuttostoun
gabinettoche rofficina.—
Variframmenti dibassirilieviantichista-vano
sparsi suimobili cariagli artisti,edicuiil risor-gimento cercòibizzarriintagli.— Ad
una delle fine-streche guardavano direttamente suquelledimadama
Sorel,unospilloreggevalepieghedellatendina, in gui-sadalasciareun
piccolo spazioperl’occhio^Parecchischizzi dipittorimoderni pendevanoalle muraglie,firmatiquasitutticon
nomi
alloragiovani,ma
iqualioggimai sonoin grido.Inmezzo adunoscaffalevuotosivedevano due spal-linidacapitano,conpistoledacavalleria,unasciabola ed
una
croced’onore.Romeo
avevaun
ampioberrettoalla moresca con lunghifiocchigrossi<epesanti;una
cintura similegli stringeva intornoallavitaun
camiciottodicascemiro.Lavorava allegramentee cantando.
La
voceera,come
ilpersonale, sveltaeforte; ave-vadi quegli accenti giovaniliedenergicichevannoal cuore, di quellenotemaschili,lacuidolcezza somigliaDigitizedbyGoogle
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alnobileecodimia tromba, che chiaminellasonora lontananzadelle selve...
Lavorava,
ma
allasua maniera,e piuttostoper toc-careilbustoepulire colleunghielebelleformediun
viso angelico,cheper correggerlo.Cotesto lavoro erauno
scherzo,unacarezza,elacortinadisetaciaveva partenonpoca.Ad
ognimomento Romeo
siallontanava,guardava, epoitornava inun
salto;cambiandoalpannoima
pie-ga,facendolo discendere e quindirisalireper iscopri-re più0meno
ilbusto.Ed
intantosorrideva all’operasua elemandava
dei baci.Era un
pazzo codestoRomeo, un
innamorato,un
vagheggino,un
ragazzo!Sì,davvero...
Ma
vaghegginoterribile,ma
ragazzo colbraccioedilcuore dauomo!..V
Fu
lieverumore
nellacamera daletto. Egli arrossicome un
colpevole,sislanciòversolacortina, elafe-. ce scorreresulferrocon una
premura
dageloso»—
11marmo
disparve celato interamente.Egli ascoltò.
Era
cessatoilrumore.•«Cbediavolofaituli,Croquignole?»gridòloscultore.
Croquignoleera
un
giovanissimoamatoredibelle ar-ti,ilquale,adesempiodei gentiluominidegli antichi tempi,cuilalegge cavalleresca obbligava a servirepri-ma
dicomandare,facevaalnostro scultórele vecidi governante,diserva edicameriere,aspettando cheillavoro facesseluipure grandeartista.
Croquignolenonrispose.
Dobbiamo
confessare ch’eratale lasua usanza—
a-.vevalapassione del giuoco
—
giocava afrasca con Luigetto, l’erede deltristoJalambot.Romeo
ripetèladomanda
intuonod’impazienza.Croquignolenonrispose
nemmeno —
perchèeranelsalotto digiùcon Luigetto, ev’eranonovesoldi
sul-lafrasca. .
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Romeo
aprì risciò.Vide unadonna inpiedi,inmezzoallasuacamera.
La
donna
tenevalemani
giunte elatestabassa.Ro-meo non
lepotevascorgereilvoltosu cuipendevaun
velonero. Ella stava nell’attitudinedichisiasifermato improvvisamentementrecorreva.Dicerto,lavocediRomeo
l’avevaspaventata intanto che traversava la stanza.Romeo non
lariconobbe,ma
gliagitòilcuoreuna
certa qualemozione.Non
erauomo,
possiamoasserirlo, da coramoversi pelvanopiacerediun’avventura volgare.Aveval’ani-mo
occupato, enon avrebbesaputocome
accogliere ildubbiopiacerediunMuattesaconquista.
«
Che
volete,>signora?»eglichiese. ,Coleinonrispose.
Le
sisollevòcon impetoil seno.« Aveteforse sbagliato?»soggiunse
Romeo.
«No...»disseSantacon voce
sommessa
e tronca,,
« non
isbaglio.»Questavoce,che
Romeo non
avevamaiudito,ebbe perluisoavissimi accenti, eglipassò néll’animacome
lenoteobbliatedi
un
cantoamico.' Eisiavanzòlentamente.Ilsuocuore, avvertito, sup-plivaallavista.
—
Indovinava meglio che nonravvisasse.« Signorina...dame... per me...sietevenuta?»
•
Le
sue paròletremavano.«No... » balbettò Santa, «perlui...»
Ed
alzòlemaniesigettò indietroilvelo.Romeo
videqueldolce voltoda bambina,tanto soa-ve, tanto bello.Voltoilcui sorriso,mirato dalungi,avevasìspesso rallegrato tuttoTesser suo,edalTrettatonellesuevene
ilcorsopiurapido del sangue.
AimèI
dov’eraTadoratosorriso? L’azzurro degli Oc-chipiùnon
avevalaserena sua luce.Le
palpebre stan- .chesistruggevanoinlagrime.
VOL.II. 6
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n
Romeo
aveva impallidito.Non
osava più interrogare.«Perlui,»ripetèSanta, sforzandosi a frenarei sin-ghiozzi;«morirà, sequalcunononlosalvai»
« IoIosalverò, » disse
Romeo.
«Gliecosasi dee fare?»-«Ah,mioDiol » replicòlamèschinellà; «
non
so...non
so...»Non
pensavaa spiegareilmotivodellasuavenuta.—
E Romeo
non nestupiva.In assenzadiCroquignoleaveatrovato aperto,ed era entrata...Dipiù
non
avrebbesaputodiré-"«
Non
piangete...»feceRomeo;
« Iosalveremo...qualunquesiailpericolo...
Oh
madamigella!io lo cono-sco,loamo... »«
Lo
conoscete!» ribattè Santa, a cuilavoce conso-latriceinfondeva nelcuoreun
barlumedisperanza.«Se conoscovostrofratello!., viseguii tante volte ambidue quando insieme andavatealpalazzodi Mail-lepré...
Che
dolce e bell’aspetto!..e quanto beneio gli voleva per l’amoreche ha pervoil»
Santa nonarrossì
—
ebbeun
sorriso sottolelacrime.«Feci benearecarmiqui,» elladisse.
«
Lo
salveremo!» l’altrocontinuava;«velo promet-to,oh!sì,facestebene arecarvi qual... Io sonotutto vostro...esono suodel parichevostro...E
nonso for-sechesiete felicepercagionedi lui?»«Grazie...grazie...»balbettòlafanciulla.
Romeo
laprese permano
elafece sedere.« Soanche,» eiseguitò esitando,«cheilsuo vestia-rioda operaio ricopre
un
gentiluomo...Dovete perdo-narmi,signorina...non
sonoentratomoltoinnanzinel suosegreto...ignoroilvero suo nome...Ma
parliamo del rischiochelominaccia. »«Devebattersi in duello, » disse Santa.
« Io
mi
batteròperlui!»sciamòlo scultore..Queidettipartivano dall’anima.Nellosguardodella fanciulla fuunbaleno di calda gratitudine.
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«
Posciaellacliìtiòdinuovi)lafronte.
«
È
coraggiosoedaltero! » proferì sospirando;»non
vorrà!» ,'
«
O
voglia0no,losalverò,signora!Voi nonsapete quanto sonobeatodipoterfarvi talepromessa,e quan-tasaròlieto diadempierla...È
tantotempo
c^elamia vitadipendedaunasolasperanza!..»« Sieteinfeliceanchevoi?»
domandò
laragazza.«
Oh
no!»risposeRomeo;
«ognigiornoviveggo sorridere...»Santa
non
parevaoffesa. Sul grazioso sembiante le stava dipinta tuttalacalmadelsuocandore.«
E
quandonon
sietepiùlà,vivedosempre
ancora,»aggiunse
Romeo;
e presaladinuovo permano,
la con-dussenelgabinetto,estirata lacortinadiseta,le mo-stròilbusto.«Oh!
come
sonbella,»sciamòSanta; poi,un
cer-tochedimèsto oscuròlasua gioiainfantile.Siiecè ver-miglia,abbassòalsuololepupille.—
Vifusilenzio.Santacosìera bella
come
ilpudore.Romeo
lacontemplavadeliziosamente.Quando
ellaalzòle ciglia,grosselacrimele scesero sulla guancia.. «IIfrateimio!» disse,giugnendolemani;«voi
mi
facesteperunmomento
dimenticaremiofratello.»Romeo
sisvegliòdirepentedall’estasiin cui eraas-sorto. .
«Venite! » gridò, gettandoviailcamiciottoper ve-stirsimeglio;«loseguirò, invigileròsudilui
come
se fossemiofiglio!»Nellapersonadi
Romeo
v’eraqualcosadirobusto e dù’ntrepidochesi spandevaattornoa luie riscaldavaanche
neglialtriilcoraggio.A
Santa,mentreloseguiva, rinasceva in cuore laspeme,
e senza•saperlo,fra ’sèripeteva:—
Dio mio!fecipurbenea venirqui!—
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