Quando
sifurimessodalsuosbalordimento,la car-rozzaera sparita.— Nón
v’era più altroche Roineo appoggiatosulgiuncp. ‘ i’
«Scambiod’indirizzo,» disse questisemplicemente;
«ilvostropadronevisarà gratocheglirammentiate
ilmio. Vi pregooffrirgliicomplimentidelloscultore
di via
San
Luigi, nelMarais.»-CAPITOLO
IX.Due boUeglie.'
•
’
«
La
mattinaseguente, alleotto ore,Gastonee San-ta,dopo
esserecomparsi,secondol’tiso,al ricevimen-to della duchessa, indossarono, quegliilgiubbettoda of>eraio, questal’abitod’indianaela'cuffiettada artigia-nella.Gian-MariaBiot,vedendolisboccare dalla scala del-rala diritta» inveceditirare ilcordone, ùsci dal casotto^,evennecolcappelloin
mano
adaprirloroilportone.
Gastone
era pallidoedabbattuto.—
Biot, salutando-lorispettosamente,glidiede un’occhiata' inquietissima.Anche
Biot eVascolorito.Sul suo volto onesto e sem-pliceapparivaun’espressionedimestizia.In quella stes-samattina avevatrovatamadamigelladiMaillepré sve-nutasullaportadal giardino.DigitizedbyGoogle
28
Fratello e sorellaandaroiiofuori.
Persolitotiravano innanzi per lastrada dei Fran-chi Borghesi,chiacchierandocolladolce intelligenzadi duefanciullichesiamano. Questavoltacamminavano
insilenzio. ' - ,
Quella serata di divertimento,dicuieranostati tan-tobelliiprincipii,siaggravava sudiloro con
un
pe-so funesto.—
Gastone-meditava, inarcavaleciglia adunpensiero .iracondo,-r
Santa,cheloguatava al-la sfuggita econ timore, ignorava ciòchevifosse inlui;ma
tremava, meschinella,,avvertita dallasua naturale tenerezza,esifiguravaun
pericolood una di-sgrazia.Gastonegirò dalcanto della via.San Luigi,esifermò davantial
numero
26.«
A
rivederci stasera,»dissea Santa,elabaciò infronte. •- .
«
A
staserà...»balbettòSantatitubando;«mi
dirai checos’haiper esserecosi afflitto?»Eglilediè
un
altrobacio,e procuròdisorridere.«
Te
lodirò,sorellina.»' '
La
giovanotta entrò.Entròinuna grancasa,compostadidueparti
paral-lele. V ^ .
Sulla -porta di quella a'
man
destraeraunaspecied’arme
rotonda,edin essascrittoacaratterid’oro:Madama
Sarei=
Bicamatrice—
Secondò piano.Sopral’altraasinistra
non
v’era insegna;ma
ipezzi dimedaglionirottielestatuetronchesparselungo ilmuro
sarebberobastateadindicare1’officinadiuno
scultore
, quando anche lefinestre del pianterreno apertenonavessero' lasciato ^vederegruppidigesso,
p
marmo
,evasi, e tuttigli attrezzi dell’arto sta-tuaria.DigitizedbyCoogle
29 Infattieralostadio di
Romeo,
che (Kmoravaal se-condo piano perT
appunto rimpettoaibalconi dellaSorel. . ^
Tra
quelleduecase,un
cortileopiuttostounasorta diviuzzametteva adun
giardino^diiusocotiun can-cellodiferro.Altre inferriate similisistendevano lungotutta l’a-bitazione di
Romeo
, difendendo controUn
ladrocinio impossibile quel miscuglio di rottami giacenti perterra. .
-Era
lusso diserrami,diclausura. Avreste' detto es-sereRomeo
ilmecenatediun
lavorantedigrate.Santa, giàsMntende,pigliòa
man
destra.Qqando
capitò nellasala,intornoallaqualestavano in Àia'moltitelaicoi ricamiapparecchiati,non
,v’era ancoranessuno,nemmeno
lamaestra.Ellasedèalsuoposto,mandandosi addentro
un
so-spirochelesollevavailpettoal pensiero delfratello,
scoprìilsuolavoro,esiaccinse alfopera.
Dopo
pochi minutidisolitudineedassiduità,sisen-tìurtarelavistada unaluce assaifòrte.
Era
lafinestra situataalei difaccia dalfaltro latodelcortile,chenel -raprirsilemandava un
raggiodisolé.1suoi occhisi distolserodal ricamo.".,suomalgrado.Dietroad
una
cortina semitirata stavaRomeo
a con-templarla, in'estasi.Ellachinò lelucied arrossì.
—
Ricaddela cor-tina.A
Santa balzavaforteilcuore.Aveva
qualche cosa didolce edipungenteinfondoall’anima,che stupiva e sbigottiva delle ignote suesmanie.Le
tremavalamano
suldrappodisteso.EoU’occhiooffuscatocercavae
non
trovavailvuoto che doveva riempiretrairabeschidelricamo. . .
Fu
schiuso l’uscio dellamaestra; Santasiscossea quelrumore
beucliè consueto,come
seilvermigliocheDigilizedbyGoogle
30 . .
sisentivasullafronte fosse statolindelitto, -r-
Avreb-bevoluto celareilvisoche avevacaldissimo,cUe bru-ciava.Le
parevacheintornoaleisidisponesse-nn’ ac-cusamisteriosa,€
chefrailvacuodellepalpebre abbas-satelesfuggisseunachiara confessione...Madama
Sorel volseuno.sguardosevero sullalunga filadi telaiinoperosi.'Era una donnaditrentacinque anni, vestitacon qual-cheeleganza.Nelle sue fattezzenonv’eranèbeltà,
nè
bruttezza;almirarequei lineamenti posati,nonsi sco-privaVerunaparticolareespressione.—
Forseperò,un
fisonoraistaavrebbeforse distintoun
segnodicupidigia nelle mille pieghe delle labbrasottilienon benarcuate.Ma
qualunquemembro
del Consiglio'raunicipale vi dirà chenon
sitiene fabbricaperispiritodicarità.A
chegiova correr dietroalle ipotesi diLavaterediGali, dacché unprofessoredifarmaciacihadata quella manie-rasemplice e dottainsiemedi'giudicar glinomini dal titoloe dagliabitiche portano?
Giàn’erano
un
poco daincolpareinostri vecchi co-mici,edènotalaparte'veramenteunicachel’illustre autore del Tartufolasciavaaglispeziali.La
Sorel scopersequaelàparecchitelaiper sapere ache punto fosselabisogna, e nelpassare toccòilmento
a Santainatto carezzevoler.«
Va
bene, figliuola, vabene,. » ledisse; «non
si puòessere piùpuntualedi voi.,.»La
porta dacui entravanoleartigiane, spinta al-l’improvviso,risparmiò a Santal’imbarazzodi rispon-dere.Sislanciarono dentro'cinqueoseifanciullecon va-riati vestiari,
ma
daiqualiapparivauniforme l’impoten-tcdesiodifar figura. ' .Perlamaggiorparteeranogiovanissime:alcune ave-vano
un
certogarbo; tutteostentavanoimodi
disordi-nalidi linavhacità esagerala. 'DigitizedbyGoogle
31
È
d’uopodirlo,-sonoilromanzo
edilteatrocl|e in-sieme hannomesso
questa spiacevolemascherasui’ va-ghivisettiditutte quelle ragazze, dicui un’occhiata ci farebbe chinarelafrontealsuolo.Tantosièdurato a dirloro:sietevivacicome
lapolvere, arditecome
pag-gi,allegreepazzarellecome
tante ec.,che passanola vita aprocurarediesser matte, scatenate,sfacciate.Iddiosenzadubbio leavevafattemodeste etìmide
come
lealtre zitelle— ma
credete forsecheIddio ab-bia fattoilbirricchino diParigi più insopportabile de-glialtriragazzi, elostudentepiù ozioso, più grosso-lano,più mal propensoaidivertimenti deglialtri ado-lescenti?No,dicertol
Lo
studente fortna—
o dovrebbe for-msTre laporzione illuminataf e distintadelianostra gioventù.Anche
ilbirricchinodiParigidev’essere stato inaddietro tantobuono-quantoora,è pieno d’invenzio-ninelsuoclassicodiavolio..
Ma
dell’artigianella, dello studente, del biricchino, taluni imbecillihannofattodeitipi.Questo èilguaio.
Non
visonopiù qualità individuali.Conciossiarfiè,badatebene,
non
è giàiltipoche co-pialalavorante,loscolaro,ilbirricchino;'ma
questian-zicopianoi loro,rispettivitipt
, stampati, disegnati, coloriti, ed appiccicatiatuttiivetridei 'bugigattoli letterarii.
Ed
èun
affarserio,enessunopuònegarlo.• Seguitandopertalvia,àrriveremo,e presto,ad esse-reunasocietàdicartone creata collostampo daintagli.Giiuominisimoltiplicheranno
come
gliesemplaridi unastessaGgurainlitografia.Non
visarà piùnulladioriginale. Iduesessinello lorodiverse posizionisocialisifarannounavita e ma-niere econtegnoc bisogni epiaceri, tutti dicouvenz io-ne.— Ogni uomo
saràunacopia.'DigitizedbyGoogle
!32
Ma
copia diche?-Aimèlsaràneppurlacopiadiunaltro
uomo;
bensì lacopiadiuntipo, cioèl’ombradi un’ombra, la buf-fonesca riproduzionediuna
fantasia scaturitaun
giorno dal cervellovuoto‘diun
compositore difisiologieo di commediuolein versieprosa...Prendiamo
Toperaio per esempio. L’operaio checi sigettadavanti sotto tutteleforme,non
èun
operaio;h un
poeta,un
pensatore,un
geloso,un
pazzo, èun
personaggiociarlieroedeìifaticocheha1’anima
diun
retore sottolagiubbastracciata.In
nóme
dell’operaiostessoconvieneprotestare con-troquestafalsapittura.Eglisoffre: serbateperaltrilevostre ridicole
ma-scherate, enon
cercatealmenodifarcaricaturechedi gentifelici.Meglio dovrebbe, a sensonostro, rispettarsiquesta coraggiosae maschile porzionedelllumanità,i lavoran-ti.Niunopiù di noili
ama
elitieneinpregio;ninnoha maggiorbrama
divederlialla fineacquistareperla for-zadelle ideeodelle coseuna parteampiaesulTicientc nella distribuzione'deivantaggisociali;Ma
èservirlibeneTadularli vilmente, eriger loroun
piedestallo derisprio, dovelalorosemplicitàdeve tro-varsiscomodamente?. ^ ,•
É
servirlibene l’inspirarloroconIsfoggiodigrandi frasiun amaro
disgusto della loro situazione, e porre inessiconpassione ecollera'quellMstinto di odioedi, astiocheribollee fermentanelcuoredituttiqueiche patiscono?
ì)amarlischiettamenteiltoglièrloroad
un tempo
ilcoraggiodisopportareilpresente,elecredenze che
sonoilsuoavvenire? .
Ciò chedomandano,ah!persuadetevene,èillavoro, e
non
laperfida eccitazione delle vostrearringhe inte-ressate.Fratutti gli strazicheassalgonoilmisero,le stoltevostrepagine sonounasciagura di più!DigitizedbyGoogle
33
Ngn
èyergogna? Alcunivanno,a.parla re a questi uo-miui, diehanno fame,deliechimericherisorse della legge agraria.—
Altrivolgendo a dorpiacereilcoltello nellapiagasanguinosaVl>rovano adessi,chiarocomeia
luce delsole,chepe’r.lòrdV’èimpossibilità assoluta di Rampare,-r-Uno
finalmente',il cui estro fecondoè quasi genio,ponendo una formapoeticae meraviglio-samentebellaalservii^o. diunpensiero stravagante, vuol convincerliche sòdotantidon
Giovanni che fanno stru^ere d'amoreleràarcheseéQuestiuomini
non
sonogià,come
noi,avvezzie raf-freddati.aldominiodelle idee.Pigliano sol seriolevo*sire finzioni.Credonoinvoichesognatedesti,senza for-sesapere tuttelesventurechecagionate.
V’hannoletti..L’occhio della loro
mente
èT^iuso,la lorragionesiètraviata..Non
lavoranopiù.Fàuno
ver-sizoppi,cercano qualcheContessache deveadorarlige-nuflessa. , . .
Sonotipi:genti rovinate, incurabili,cheavetp uccise conuntratto di penna..,.
Dellecinquegiovanotte, capitate nella fabbrica della Sorel,quattro avevanolegiqbbed’indiana scolorita ta-gliateairultimamoda,cappellinididrappocomune,
ma
difoggiaelegante,estivalettidicasimirocompratidi
riscontro. ' •
La
quinta avevauna
cuffiettacome
quelladiSanta.Era
Mignonne,lafidanzatadiDragone,che veniva làperlaprimavoltaie cheZèliaeZulema,per racco-mandazionediBebelle, loroamica,dovevano presenta-reallapadronadelnegozio.Dietro aleisi avanzavamalinconicaunafanciulla lungaepallida,cKeva^hsignorina
^
nostromo femmini-noincaricato dellapoliziakiassenza della maestra.
«
Sempre
tardil»dissequestacon unacerta asprez-za;«in veritàmi
fatescomparirei» ^«Dieciininutil».obbietlòZelia.
DigilìzedbyGoogle
1 1
T
«Guardateun.po’!»aggiunse Zulema, levandosi il cappello e stanciaiidoló inuncanto.
^ '
•
«Fareste meglio,»riprese
madama
Sorci,tcadimi-tar Santa. » ' "
<tAhiSanta! Santa!»sciamaronolequattro'in coro;
« glièilsuomestieredinon averdifetti!'» «
«
Con
tuttochenon
sisappja, » borbottòModesta,«che cosaellafaccia dalle cinquepomeridianesino
al-lamattina. » ’ *
;
Ciòche facevamadamigella Modestainquello stesso spazioditempo,tutti losapevano.
Santa, assiduaalsuolavoro,
non
rispondeva.« Signora,»disseZelia, «eccolanuovalavorante. »
Mjgnonne
sifece innanzi alquanto sconcertata;ledue protettricila'spingevanosenzaceriinonje.La
maestralaconsiderò un minuto,e dissealla si-gnorina:a
La
prenderemo aprova;vedrete quelche safa-re. ‘
^
«
A
prova,»spiegòZulema, «glieaventicrnquè soldialgiórno..* noi altrene abbiamo quaranta....Sevi.torna conto,ditelo,
noq
v’è obbligo.»«Proverò!..»balbettòMignomie.
« Allora, l’agoinmano!»gridò Zulema, ed into-nò con vocesonora:
* Lavora,Gigetta,' Sesailavorar ...
E
laleralà, >E
lalcralà!...«Zulema!»interruppeconsussiegolapadrona.
«
Non
sipuò neanchefiatare!»'brontolò quella.E
simisealsuoposto.
A Mignonne
fuaccennatoun
telaiovoto accanto a Santa.• I
DigitizedbyGoogl
35 Neldirigersiaquella parte,fermòlo.sguardosul vi-sochino della fanciulla. . - ~ .
«Ohioh!» dis^e sorridendo;»lavidiiersefa
al-rOpeni!» , .
«All’Operaseria!»
«Sicuro.',
ma
capperiI era più ingaiadi ades-,sol» .
Zuleina,Zelia,Modesta,el’altra,che senza nessun dubbio-siciiiamavaAmalia,simiseroa ridere.
«Ah,Santa! ipadamigellaSantal » dissero;a
all’O-pera!..» .,
«
Prima
galleria,»aggiunse Mignonne, «econun
brunetto bellocóme un
amorino!»Crebberole risate*
«Ah, Santal•»siseguitava, « caralavenerabile Sanlarellal..»,
Questaparola ebbe,
un
incontro prodigioso.Santaeravermiglia.'Nelciglio letremolava
una
la-grima.«
Oh
PioIpiccina mia.. .»sciamòMignonne, cor-rendole vicinoaprenderlaper.mano,
«non
l’ho detto per male...non
c’èdapiangere...siamonatetutteper avereunconoscente... »«Signorina,» osservòlaSorci
, avipregodi
non
parlarediqueste cosedavanti ame.»«
Con
finebuono... » volleterminare Mignònne.Ma
ilcorolecoperselavoce.Furono
scroscidi ri-sa,ediquelle paroline pungentiche sannotrovarele donne, artigianelleono,pervendicarsi airoccasipne di qualunquesuperiorità, fa
La
signoraSantanon va micaaiFunamboli!» dis-seZulema*«
Non
è robaperlei,aappoggiòModesta;«è sol-tantopernoi altre1...» .«
E
ilbrunetto?»continuòZelia. /«
Con
finebuono,» ribattèAmalia. . ,DigilizedbyGoogl
36 •
Poi^)iànpianoaggiunse:
' ‘
-«Ne'hoavuti cinque,io,confinebuono... »
«Dica,signora Santa,»
domandò
Modesta,«ver-remo
allenozze?»'
' Santasialzò,ebuttò air indietroilunghi capelli
biondi. ' '
Tra
ilpiantolebrillòunbaleno.«
È
'mio fratello», disse,guatandofissolaturba di-leggiatrice.«SeIovolevo direI» feceZulema. ,
«Vigiuro eh’è
mio
fratello1»« Sisa... si sa...»bia^iò Amalia;ikdi molto...
as-sai 1...» ' * ' .
; ,
Santasirizzò. l.esieranodileguàtrdallaguanciai
bei colori.
Le
pupille, pifima.dolci-e iimidette, sfolgo-ravanodituttoquantpi-brgoglio dellasuastirpe.Con'
un
gesto allontànòMignonne
, che confusae pentitadelmalederivato dalla sua storditaggine,avrèb^be bramatodifenderlaeconsolarla.
Si erafermatoloschernosullabbro atuttelerica-•
'matrici, infondo buonecreature,quantunque cattivis-sime.
Questo
non
è giàun
controsenso.Santa,sehzafarmotto,siritiròlentamenteeduscì dal salone.
aBacchettonal»pronunciò Amalia con supremo di-sprezzo. .
«Signorine1» avvertì lamaestra,pastoradiquel greggeindisciplinato,«viproibisco chesirinnovi in casa
mia
unatalescenaiódècente...e quando doma-nitorneràSantina... »«
Non
torna, noi... »mormorò
afflittaMignonne.Le
altresistrinsèronelle’ spalle.Santa avevasceselescale.Sieranoterselesue la-grime.
Sulla porta era
un uomo,
chemezzo
entrato nelcor-DigitizedbyGoogle
.17 tile,esaminavalefinestreaperte dello studiodello scul-toreconcuriositàsingolare.
Sulla faccia a colui eraunmisto rarissimodi spaven-toed impudenza.
Era uèpiù,nò
meno
dimesser Burot,ilquale, in-trepidosino inclusivamente allebastonate, veniva, a rischiodellaschiena^a riconoscerelaposizione del ne-mico..Aveva almanaccalo cheforseinsostanzalabiondina dell’operaera
ramante
delloscultore,echeallora...Ilrestoèdaindovinarsi. Intalcasolaprima cosa da fare era un’ardita ricognizione... ‘
^
Burotstavainequilibrio sul gradino,pronto a met-tersi le
gambe
al collo alprimopericolo.Lo
scosseroipassi leggerissimidiSanta.Sicacciò presto indietro.
Lagiovanetta passò. Eil’avevaravvisatainun at-timo.
Sicacciògiù ilcappello atraversosulla parrucca cresputa,