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Romeo, che non gli badava, mandò un lungo sospi- sospi-ro per l’inutile aspettativa

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 176-182)

«

Che

lupo malinconico! che Cerberotaciturno!» brontolòBurot, chesiavanzòadagio,esedèpermetà sullosgabellovuotodiBiot.«

Ma

inconclusione, biso-gnach’iosiainformatoconesattezza... »

Poiripigliòa vocealta:

«Dicoio...quilepigioni

non

devonoessere care, giacc|iè

non

v’èfolla...

mi

pare...Ehi, galantuomo! sa-pete che

non

sietetroppopremuroso pergl’interessi del padronedicasa,

mio

caro?»

Romeo

sialzò,traversòilcasotto,e venne a fissar l’occhio suicristalli dellafinestraper veder tornare Gian-Maria.

Inquella situazione, v’era luce bastanteper i^ia-rareilsuoviso.

Burotloriconobbe, e

non

potèfrenare

un

gridodi sorpresa.

— Romeo

sivolse.

Burotera seduto, colle

gambe

ritirate,e neU’attito-dine di

uno

chestaperislanciarsi.

Romeo

siricordò confusamente,diaver vedutoin

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177 qualcheluogo quella figura spaventata. Mentrevi ri-pensava, l’astuto segretario, avvezzo a quelle fughe pre-cipitose,scappò

come

un dardofra luielaporta.

Ildisgraziatosi

rammentava

dellafamosauscita dal-l’Opera, e del funesto mulinellochegliaveva costato unabellapipa eduedenti.

Ma Romeo,

dicuis’eradestata l’attenzione,lo rav-visòquandopassavalasoglia.

Stesela

mano

perghermirlo,e

non

locolse.

«Fermai»gridò, scagliandosi anch’egli fuori in fret-ta;«ferma!»

Così urlava a Biot,cheappuntoscendeva.

Biot troncòlaviaalfuggiasco.Seavessesaputo che

ilportoneera socchiuso,,sarebbestatafinita per Bu-rot;

ma

Gian-Maria,affidandosiaivecchi sportidi quer-cia,andòavanti,volendofinirlad’untratto.

Burot aveva perdutoisuoicolori;era tra due fuo-chi;lasua situazionedava alquantosul tragico: colle pupille stralunate,sicercava intorno un’uscita, e

non

latrovava.

Dicesi essere intalioredisupremo periglio chesì

manifesta l’uomogrande.Burot tremavain tuttele

membra, ma

conservavaquel colpo d’occhiod’aquila chedecidelasorte dellebattaglie.Allorchévideil

mo-vimentodiBiot,sullelabbraritirate glicomparve

un

sorriso napoleonico.

Sivolse d’improvviso verso

Ro-meo,

finsedivolerlo attaccare, rinculò,saltò...

Biot e

Romeo

siguardarono.Ilbriccone era sparito, lasciandosi dietroloscrosciodiuna lungarisata.

Santaaveva ringraziato Iddio,perchècredeva alle

,

paroledelvecchio servo della sua famiglia; si sentiva pienadi fiducia,elasuaprecesalivaal cielo ricolma di speranza.

Ma

essa erasola.

La

notteavevasparse intorno da molto

tempo

lesue tenebre, elà

non

era piùBiot ad

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appoggiarecoll’ottimosuo aspetto le sueconsolanti parole.

A

chi è ignotalaterribileinfluenza dellanottee del-lasolitudinesopraildolore?..

Santa procuròdicombattere;chiamòa sè dolci so-gni,l’immaginediGastone aleireduce,ilcontentodi rivedersi,edilsorriso fralelagrimedi letiziache pre-cedeilprimo bacioalbenvenuto.

— Venne

l’immagi-nediGastone,

ma

diGastonecoricatosopra

un

ietto straniero,pallido,cogliocchi chiusi,lachioma

scom-posta,ilpetto anelante...

Ahi, meschina!

Ed

inqualcheparte, sullebianche lenzuola,

mac-chie rossicce!

Sangue...

oh

Dio!sanguediGastone!

Una

parolaamica,l’usatosuonodiuna vocecognita, bastanoa sca^'ciare l’angosciadi sì aifliggentivisioni.

Ma

Santaerasola.

Sola,perlaprimavolta invitasua!

EssaeGastonenonsierano mailasciati.

Erano

cre-sciutil’unoalfiancodell’altrasempreinsieme,e pas-sandosenzasaperlo dalla sconsiderata tenerezza del-l’infanziaaU’immenso

amor

fraterno,ilqualeriempiva loroilcuore,efaceàleveci d’ogni altroamore.

Ed

eglinonera piùlaiQuanto dovea soflrir crudel-mente,eglichesoffrivalungidaleil

Che

balsamo sa-rebbestatoperlasuafronte infocata quel baciodella sera, atteso esperato tuttoilgiorno!..

Eglilachiamavalcom’eradeboleecambiatalasuavoce!

Santa stendevalepoverebraccia,supplicee pazza dal duolo!.,

Gastone chiamavaancora...

ma

gliscemavalavoce...

che avevaglistraziantiaccentidirimproverodelle gen-tiche

amano

evengono abbandonate...

Santa sedevaaccantoaltavolinodalavorosucui ar-devaunacandela.

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170 ' Difuorimugghiavano cupamentegliultimisoffi del-latempesta.

Dentrosiudivadicpiando inquando, dal tramezzo dellacameradell’avola,il

rumore monotono

di

mada-migelladiMailleprécheleggevaaliaduchessa alcuni squarci della Vita dei Santi;

ma

quel

rumore non

pro-ducevaaSantaveruneffetto consolante.

L’infelice Bertaera ormaigiuntaa taleda

non

essere

tampoco

dalia sorella considerata nel

numero

dei viventi1...

La

suavoce uniforme arrivava all’orecchiodella

germana come

un vano

mormorio — come

ilfragore delvento che

gemeva

trale fessuredella finestra...

Nullaera dessa più inquesto

mondo

,se

non

sela sa-cerdotessa consecratadiuncultomortale, laVestale incatenataaliacustodiadi

un

fuoco divino,

ma

che

non

èpiù delnostro secolo:

ilsanto rispettodegli avi...

Santasistavaimmobile,coll’occhiofisso,aperto, affascinato dalleimmagini che passavanonell’affannoso suo sogno.

Non

avrestepotuto,senza

commovervi

ditenerezza e pietà,mirarequelpoveroangiolovaghissimo, debo-letroppo controlostraziochepativa.

Santa

non

tentava piùdicombattere;era alcolmo

ilsuodolore.DimenticavaleconsolazionidiBiot,nè altrorimembrava cheipropri timori...

Eppure

,nelmaggior impetodi quell’ambascia,che compieval’opera dellepenedellagiornata,etroncava lepocheforze che rimanevano,lecorse alla

mente

-unpensiero,e sparsequalche

lume

nelle pupille già spente...

Dal cuoreallaguancialeascese

un

pocodi sangue.

L’ avreste detto

un

balenofugacedisperanza frala buia notte delloscoraggiamento.

Ma

in tal

momento

Santanon avrebbesaputo rispon-dervi,se chiestaleavestelacausadiquest’apparenza di gioia.Spessolegiovanettesonoignaredi ciò

ch’esi-DigitlzedbyCoog(e

k

180

I

steinfondoallorocuore. Quelsorrisoconturbato,

'

trattenutodapudico rossore,quelcigliochesi

abbas-|

sa dolce insieme e cruccioso,quelsenochesollevale armoniosepromesse delleformedelineate,tuttiquei sintominonparlano senonallosguardopratico, esper-to.

La

verginellasentee stupisce.

Tosto che

impa-ra asbigottirsi,v'èpronta unacaduta.

La

prudenza èsoltantounavirtùterrena;ilcandoreè

U

vezzodegli angioli...

Era

sospesoiltormentodiSanta:lesembrava che

un

braccio forte sostenesselasuadebolezza.

Inessa,tuttoriferivasiper

una

partea Gastone.11 bracciosoccorrevolesorgeva adifendereGastone.

Le

siriscaldavail cuore

virisonavail

nome

di

Romeo come

unabuonaparoladisperanza.

Romeo

non aveva mancatoallapromessa;era tor-nato;eglistessoavevadetto:Gastonevive,Gastone csalvo.

Oh

1Santa credeva contutta l’anima.

Romeo

poteva forsementire?

Quel balsamo chesiversasopraunaferita

inGam-mata

calmeràper

un

istantelesueacutetradite...

ma

intornoalla piagaètumefattalacarne;sisvapora il

balsamo,ed il paziente sicontorce dinuovo sottoi

colpiraddoppiati delmale che1’opprime...

La

derelittaSanta

non

ebbe che unistanteditregua.

Ilfreddopungentedellasolitudinevenne agelare qii^

passeggieròbenessere.

L’

immagine

protettricesicopersedi

un

velo.

Romeo non

aveva ancoraneldileicuore

un

posto abbastanza grande.Ella erainprocintodiamarlo...loamava.. .ma a quelle prime meditazioni di

amore

fa

d'uopo

di calma...

Quando

mugghialaprocella,si odonoforseidolci suonidiun’orchestra festiva?...

Santa temevatroppo.

Non

videpiù

Romeo —

ch’era

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181 la

speme —

edinqualche luogo,tralamezzaoscurità dellastanza deserta,rivide

un

lettobiancomacchiato dirosso.

Allora fu suppliziofierissimo:chèlatribolata

non

avevapiù forzapercontrastare opregare.

Le

sichinòlatesta sulpetto,sollevato inmoti con-vulsidasinghiozzisenzalagrime.

Mandava

,fiaccae spossata,lamentid’agonia.

Ed

ora,

un

sogno!

Oh

, quanto era bello Gastone!

come

soavemente parlavalasua voce!

Avea

sulvolto bei colori di saluteedivigore.

— La

sua boccasorrideva.

Eisi.appoggiavaal braccio di

Romeo.

Parevaeh’essiduesivolesseropurbene1

Sischiuseroun pocolelabbradiGastone.

Chiamò Romeo

suofratello.

Perchè Santa avevaintornoai capelliuna vaghissima coronadi fiori dimelarancio.

— La

coronasi scorge-vaattraversaallungovelo dellesposenovelle.

Chiaroe indoratoerailgiorno. Sirespirava1’aria tepidadimolti profumi.Sulla vìagiacevanofiori bian-chi, e poi rose,sparse,e fra mille emille.ramoscelli verdi.

Che

diremo?...erano tranquilledelizie, contento grave,allaguisadiquelle allegrezze- raccolte,chela poesiapaganaattribuivaaicampielisi.

E

Santa

domandava

asè stessaperchèavesse tanto pianto1...

Queisogniuccidono

perocché bisognadestarsi.

Santasialzò,vacillante,smarrita.11 giornoerasi fatto notte.11silenzioavevaestintolecare voci.. .San-tavoleva credere tuttora.

Almeno

,seilcontento era

un

sogno,anche l’ango-scia era bugiarda.

Non

v’eranèdisperazionenègiubilo.

La

realtàerailquieto riposo della vita consueta...

Santa cercavaavvinchiarsi aquestopensiero.

Preselacandela,edentrò nellacameradisuofratello...

VOI.,li. , Il

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182

Ivituttoeraassenza,vuoto,desolazione e lutto.

Ella sentì

come

unagelida

mano

chelestringesseil

povero cuoreangosciato.

'

Ah

1credeteanoi:quellegiocondechimere che ven-gonoa schernireladisperazione

,sonomillevollepiù crudedelladisperàzionemedesima.Arrivano, spietate, arigirareilpugnalenella piaga.Scuotonoildoloreche erapresso asopirsi...uccidono...

Santa,almirareillettovuoto,ilcamiciottoturchino, ricevèl’ultimo colpo.

Xe

forzes’abbandonarono.

Cad-deginocchioni

,e lasua testa si celò trale pieghe scomposte della coltre...

Era

circalamezzanotte.

Da un

pezzo

non

siudivapiù il

rumore monotono

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 176-182)