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Si ammucchiò il popolo. '

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 160-174)

11ladro erarobusto;

la vecchia barcollava per

r

etàe per1’agitazione.

Ilpopolo, nellasuanaturale e sovrana giustizia,

aiutòilladroascappare> efischiò lavecchia, chia-mandola matta,strega,ec. ec.

Questaèstoria.Noicitiamoilfatto,perchèèdi ie-ri,ed abbiamo vedutonoistessi lelacrimeche versa-valamisera donna.

A

chiunque conoscalestrade di Parigi,non ne abbisognadireche il

medesimo

fatto collesue variazionisirinnovaventi volte in

un

giorno.

Viè da tremare quandosièadiscrezionedei de-cretiimprovvisi eclamorosidiquei tribunali impillac-cherati,lecui sentenzesonoinappellabili.

Noinon conosciamo nullada paragonarsi a questa spaventosagiustìzia, se

non

lasuperbagiurisdizione di quegliuominiverdastri,che portanobottonida li-vreae

fumano

lapipaallebarriere.

11governolipaga per impedireilcontrabbando.

Im-pedirannoforseil contrabbando,ch’è lamininiacosa,

ma

caccianodaper tuttolemani sporche,edinbreve arriverannoa piantareiloroferrirugginosi nella pan-cia aiviandanti.

E

poisonoincivilissimi:aprono gli sportellidelle carrozze,e

non

sidegnanodi richiuder-li.Parlanocon gran laconismo:sono1’autorità.

Noiabbiamopresa, l’usanzadi salutarlisottovoce nel passare,e

domandare come

stianoleloro signorie.

Romeo

,cheomise'quésta precauzione,fu'vittima delbarbarozelo delle guardie della barrieradiPantin.

Le

'Suddette guardieavevanolasciatoandare la car-rozza delmarchese perchèera

un

legnodigalae con learmi;

ma

vedendocorrereda lontano

un uomo

mac-chiatodimota edingrandescompiglio,

non

potevano congetturarealtro se

non

cheavesse centop centocin-quantalibbre ditabacco del Belgio. fralacamiciaedil farsetto.

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161

E

loarrestarono addirittura.

E

perchèeivoileparlamentare

un

tantino forte, vennetrascinato nellafetidabarracca,dovequei ranoc-chifannoabbrustolirelearingheesidivoranogli agli.

E

cotesta,

come

vedete, èlàstoria della vecchiarel-la.

Illadropassa libero;ilderubato vaalguardiole.

Mentre Romeo

bestemmiavanellostanzone,il car-rozzino battevadigaloppolaviaLafayette,cheallora -eraappenacominciata.

Eranocalate leduetendine.

Ciò

non

ostante, noi

daremo

didentrounacuriosa oc-cbiatina.

Ilcarrozzino era proprio

un

gabinetto,unapittura,

uno

scatolino diraso, dovelalucepenetrava

dolce^-mente

interrotta.

Le

paretiimbottitebengonfie, op-ponevanoaqualunqueurtouna morbida elasticità,e

-quasirendevanoinsensibilelascossa ch’evitarnon po-teval’acciaio dellemolle.

Gastonestava distèsosulsedile didietro,e l’occu-pavatutto perillungo.Ilmarchese,invece disedere sullo sgabello su cuilamattinaJosefìnavea posatala suadotta persona, erasi inginocchiato sopralapelle dì tigrecheservivaditappeto.

Gastonerespirava,

ma

nonaprivagliocchi.Pareva cheiltentennare della vettura gl’illanguidìsse vie piùi .nervi spossati...Dormiva.

Ilsuorespiro

mandava

tuttaviaqualche suono

pe-noso

e rauco.

La

testa battevasullasetabiancadelparato chegli schiacciaval’arrufratapettinatura.Lentafebbregli re-cavailsangueallaguancia.Circondavalechiuse

pal-pebre un mezzo

cerchio beruleo..

Ilmarcheseglireggevaunadellemani, che oltre-passavalefrange del cuscino.

Anch’esso aveva messoilcapoa ridosso allaparete imbottita,a duepollici didistanzadaquelladi Ga-stone.

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162

Era

eccessivamentepallido,edilsanguechegli tin-gevailcollodellacamicia, faceva risaltare dipiùil color quasilividodeliegote.

1suoicapelli,lunghi e fini, glicadevanoin anella scomposte sulafronte,oveasciugavaqualche stilladi sudore.Eglierabelio...

Essaerabella...

Nellepupille di

un

azzurrocupo aveva

un

certoqnal

languore—

nelcorpopalpitiimprovvisi

illabbro bal-bettavaconfusamenteparole ardentissime...

Le

suepalpebreriportavanoad

un

trattole ciglia pa-stose sullaguanciascolorita,elentamente si

rialzava-no

uinidette, in

un

lungo sguardo amoroso.

Essaera bella-r-bella

come un

sognodi

un

amante.

SolFrivapersoverchio contento. Ilsuo corpo,di e-grege forme,siabbassò,trascinandola

mano

di Gasto-ne,chestrinsefreddasullasuafronte infocata.

Cosi rischiarataalquantodalla scarsa luce che tra-pelavaperlasetadelle tendine,lasua magnifica bel-lezzasembravabrillassedi

un lume

particolare,e di passionesiaccendesse.

Ohi

erauna donna,sì

una

vergine, vinta dal pun-gentecalore di

un amore

fulminante.

Amava...

Erano

lesue,soavi querele, voci

sommes-see supplici, dolci cantiche

tramanda

latenerezzae ch’essa

non

ode, sospiri impazienti, impeti di traspor-to, timido pianto...

Quindi,lungoed immobilesilenzio,

quando Tanima

suas’involava

come

in

un

sogno...

Si rizzò;avevagliocchi ardenti,bianchelelabbra.

Posò fremendolaboccasullachiomadiGastone,il

qualein

un

sorrisobalbettòil

nome

diSanta.

163

«

CAPITOLO X.

Aspettativa.

Biote

Romeo

sìconoscevano.

Da

molto

tempo

loscultore

amava

Santa;

ma

sino daprincipio,questapassione erasi inluicongiunta a timido rispetto.

Romeo

avevafatta lavitadauffiziale.Giovane ardi-to,ozioso,siera lasciato assaliredaquella malattia e-pidemicane’guerrieri francesi:lavanità.

Da

noi chiun-queindossa l’uniformevuoltiranneggiareicuori; nel-lenostre guarnigioniabbondanoidonGiovanni, qual-chevoltabelli,spessissimo brutti,cheafferrano spie-tatamente r

animo

delledonnedeboli colleadunche puntedelle lorobasette.

Ohi

questapoi èterribilel

Tantopiùcheledonnedeboliche seducono

non

so-nonella circolazione.In

mancanza

diloro,niun Love-laceavrebbetentatol’assaltodei cuorich’essi fanno capitolare. Giudicatevoiquanto sonocolpevolil

Fanno

laparte delserpente pressolericchevedove, esiritengonoilmonopoliodellecadutedelle fanciulle ,

diquarant’anni...

Abbiam. vedutodelle donne soccombere a codesta prodigiosa attrazione dell’uniformel

Soldati, tenenti,colonnelli, marescialli dicampo, luogotenenti generali,tuttiaccarezzanoilDiod'Arno^

re collo stessocandoredegli alunni dellaregiaScuola Politecnica,iquali,giuntelevacanze,cagionanonelle provinoledanniincalcolabili.Bisognadiventare mare-sciallodiFrancia o ducadiqualchecosarella, per ri-tirarsidalgradodicarnefice dei cuori...

Romeo

aveva pagatoiltributo. Siera slanciato in queifaciliromanziincuitantigiovani eroihannola

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164

stolidezzadiriporrelaloro gloria.

Dovunque

era pas-sato, alcune bellelagrimetteloavevano salutatoalla partenza.

Bellelagrime,che scorrono sinchési seguita cogli occhiilreggimento chesene va

— ma

che

non tolgo-no

allaseradiballare,diridere, ediscegliersi accu-ratamente unaltrovincitore fra grincogniti dèi della nuovaguarnigione.

Aimè,si,capitanil...essesiburlanodivoi altri,che vi credetedifardacrudeli.

È

che

non

sietepiù splen-didimoschettieeri, e

non

sietetampoco generali di venti anni.

Vedetelilpittorepopolarechehaposto sulla tela lo spiritoso

emblema

dell’amor soldatesco,ha chiusogli occhiper

non

vedere levostre ineleganti divise;èito acercaredelleguardie francesi...aimèitrevolteaimè!

E

l’altro pittore,,ch’èilBerangerdeiritratti,vi di-sprezzaperdisegnare ivecchi dellaVecchiaGuardia.

Non

avetepervoi altrocheipennellioflìciaii,i

qua-liscarabocchiano perVersaillesquadri immensi...

Ai-mè

ancoratre volte.

Ammazzate

iBeduini,siate deputatiedinventate ca-rabine.

Sono

trascorsiivostribeigiorni.Il

supremo

riflessodel vostro splendoresièestintocoigiovani colonnelli di Scribe.

Romeo

eraandatoad

ammazzar

Beduini.

Aveva

bramato molto,

amato non

mai.

.

Era

figlio di

uno

scultoreditalento,dicuiinostri musei conservanoeccelsepagine,

morto

giovane, la-'sciandosi indietroirammarichi che seguonounagloria

troncata sulfiore.

Romeo

avevaconosciuta soltantosua madre,bella di volto

come

di cuore, e leamiche sembianzedella quale sorridevano

sempre

infondoallesue

rimem-branze.

La madre

eramorta.

A

leiserbava

Romeo un

culto

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m

pietoso,mistodicalda gratitudine e tenero rispetto...

Or

dtfnque,

un

giorno, adun pranzodimilitari, sulle fratta,

un uomo

inunignobilesuoracconto ave-va messoil

nome

benedettodelladi luigenitrice.

Costaiaveva duefigli,tenentidelreggimentodi

Ro-meo,

dicuiegliera colonnello.

Romeo

deposegli spal-lini,e

mandò

lasua dimissione.

Iduetenentiedilcolonnello loropadre ebbero

co-mune

latomba,lungidallapatria,sovralaterra con-quistata.

Romeo,

esigliatosi volontàriamente daicamerati,

sparselagrimeper quellatriplice sventura

— ma

era stata insultatala

memoria

dellasuagenitrice!...

Era

scultoreprimadie^sersoldato.

Reducein Francia, diè

mano

dinuovoalloscalpello

e noi più fiate ci

fermammo

nelle sale terrene delLouvre davan-tiai

marmi

poco numerosi,

ma

egregi, a’qualiilsuo poetico pensierodavala vita,nelleorechel’estro del-l’artistaderubaalla pigrizia dell’

uomo

contento...

Le

artibelleeleletterehannocosìtalvoltala ventu-radiserviredirifugio allementitroppo deboli otroppo alterecheladisciplinadellenostrearmateferisce.

La

marina ciha restituitoEugenio Sue,Landelle, Cor-bière,senzaménzionarel’illustreromanziere america-no,lacui gloria

non

ispettaallaFrancia.L’armata ci

ha

datoViennet,lospiritosoed ingegnoso accademi-co;Salvandy,ilministro,prosatore mellifluo,oratore stra-elegantc,parlatoretroppofertileindettitroppo adorabili; efinalmente, fratant’altri,quel casto e

gen-tilpoeta che

manca

all’Accademia, Tautore diChat-' terton.

Quanto

poialle arti, oltrea

Romeo

(il cuivero

no-me non

deevenire sottolanostrapenna),non

citere-mo

che

un

soloesempio.

E

chilocrederebbe?

Fu

dal-lascuoladicavalleria

diSaumur

cheuscìl’idea possen-tediapplicare losmaltoall’architettura.Quegli che

VOL.II. IO

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Ifi6

porràquell’oropuroe quelle pietrepreziose sui fron-tespizi de’nostripalazzi,queglicheindiaspro ed in porfido gitteràlecolonne delle nostrecattedrali,il ge-niolacuiverga magica,èper realizzare lebrillanti menzognedellenovelle dellefate,non pensava da prin-cipiochealleevoluzioni della cavallerizzaed afare il

molinello colla sciabolai

Sarebbepurcurioso studio lo indagareleascosevie d’ondesorgelavocazionel

Ma

tristostudiosarebbe, imperocchéquantiuominitroverebbonsi poi nelposto dalorostessiprescelto?...

Ilcaso collocòlasaladalavorodi

Romeo

dirimpetto all’altrasalaovelasignora Sorelpresedeva alle fac-cende edaicicaleccidi

un%

dozzinadiricamatrici.

Ro-meo

videSanta, riposeognisuafelicitànel rivederla.

L’amò.

E

questo

amore

loresetimido,lui già vincitóre passaggiero,ch’eglidimenticòisuoimillemezzidi se-duzione,di cuilascienza volgare avevaservitoaltre volteisuoi capricci. Einonosònègestire,nèfavellare,

scrivere.

Appena

ebbel’ardimentodimostrarsi.

La

sua cortina, quand’egliguardava, sichiudeva prudentemente,nonlasciando senon perl’appuntoil

posto per l’occhio.

Egliavevatutteleastuzie, tutteletimide delicatez-ze dì un'adolescente.

Sulleprime rimproveròa sè stessolapropria timi-dezza,sivergognòdelsuopudore.Indi;allorché

amò

meglio,ebbecarodi

non

essere stato audace.

LeggevasulsembiantediSantatantonobile cando-re,

una

dolcezza tanto sostenutal...

Ella era povera...

Che

dirle?unaparola offende, al-lontana;ungestocompromettepersempre.

E Romeo

conservavasìpreziosaraenté,

deliziosa-mente

lesue speranze!...

Non

potendotrovareilcoraggiodiparlare a Santa,

DigitizGdbyGoos^k

167 avevacercate vieindirette per discorrerealmenodi lei,aleiavvicinarsi.

Gian-MariaBiot,noilosappiamo,era tuttoil con-trario de’suoicolleglliiportinaidiParigi;nonera ciar-liero,

non

curioso,

non

carezzevole coi ricchi,

in-solentecoipoveri, disinteressato,

non

avidodi calami-tà,

non

capacedidar fuocoal

mondo

interoper una

moneta

dicinquantacentesimi.

Chè

ilportinaio è tutto questo,edanchepeggio.

' Infavorsuoèd’uopofare un’eccezione,ed

ammet-tere ch’egli è

un

tipo.

Tipoodiosol

— Ed

invero,convieneche siamopur baggiani, noialtriPariginiche abbiamofattedue ri-voluzioni,perlasciarcomandare dasovraniallenostre portequei bipedi ringhiosi e maleGcil...

Ercolano avevadei portieriditerra cotta

— ma

Er-colano

non

godevadisessantamilaladri.

Noi proponiamodimettereallevecidell’

uomo

e deis-ta donnadigmrant"anni,

come

diceilGiornaletto

de-'

gliAvvisi,un cane perfarguardiaeduna gazza per rispondere.Visaràlastessadosedicapacità,emolta maggiorfedeltà.

Con

questa piccola variazione,edunastrage dei por-tierichepotessero farcomplotto,Parigi sarebbe

un

Eldorado. ^

Preghiamo

illettoredi

non

prendere abbaglio.Que*

'

stanonèunainutiledigressione.Adesso che l’appendi-cedelle gazzettesifa politica,sociantisia,guarentistay introduttiva, passionista, organizzatrice,communitaria, falansteriana, messianista,utilitaria,ecentoaltrecose che sonosublimi barbarismi,

crederemmo

dirimanere aldisotto dell’altonostro incarico, se

non

recassimo l’umilenostrapietraall’ediGzio innalzato dal

romanzo

rigeneratore.

Ciascunocontribuisce aproporzionedelle sue forze.

Noi

non

potendofarmolto,proponiamo

unicamcii-DigilizedbyGoogle

168

tcladistruzione dei portinai edellaloro razza, dal vec-chiocaducosinoalbambinonellaculla.

S’è poco,sivoglia scusarci: l’intenzionenostra era buonae.virtuosa;un’altra voltacercheremoditrovar dimeglio...

Gian-MariaBiot, inaccessibilealledebolezze tipiche delsuoceto,eradifficile airintiraità.

Ma

nelgiardino

delpalazzo esistevano scolture superbe:

Romeo

chiese ilpermessodicopiarle.

Era un

pretestoalmeno plau-sibile.Biot,chesottolarozza scorzaaveva

un

cuore eccellente,ricusò,e poilasciòfare.

Romeo

avevaunadiquelle facce schietteevivaci chea colpo sicurosicattivano glianimisemplici.Il suospiritoera

come

ilsuovolto.Biot,senza avveder-sene,loprese abenvolere.

E

poiognuno halesue debolezze.L’ottimonostro Biotsicredevapiù abileafarei graticcidiquanti vi fosseroinFranciaeNavarca.

Romeo

lodòilsuo lavo-ro: fecedimeglio,gliordinò graticci d’ogni sorta.

E

conciòsispiegalastravaganteabbondanzadi gra-ticolatidi ferro,chegià

osservammo

intorno' allo stu-diodi

Romeo.

Egline avevamesso da pertutto;restavagli

un

solo rammarico,di

non

poternemetteredipiù.

Biot,dobbiamoconfessarlo,era statomolto sensibi-le albuongusto dello scultore.

A

pocoapoco

Romeo

loavevaabituatoallesue vi-site.Benché uno nonsiaciarliero,pure scappa qual-cheparola.

Romeo

seppe

come

si

componeva

la fami-glia dell’aladestra;seppech’erauna grandestirpe de-caduta,oppressadagravissimo infortunio.

si fer-marono,

non

sololaloquacitàdiGian-Maria,

ma

an-chelacuriositàdi

Romeo.

Erangià parecchieoredacchéGastoneera partito.

Biot restava abbattuto,inseiisibile, davantialsuo lavo-ropostoinobblio.

Non

si faceva un’idea giusta della misuradeltempo.

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109

Comingava

adestinguersiilgiorno.

Risonò

un

colpo del picchiatoiosullapiastradibroa- ' zodelportone. Biotsiscosse rabbrividendo.

Tiròilcordoneela

mano

gliricaddesulfianco.

Romeo

entrò precipitosamente nel casotto, e rifini-tosiassisesopraunosgabello.

Biot,che aveadata un’occhiataversolaporta trat-tenendopersinoilfiato,respirò alloraconpena.

Non

sapeache

Romeo

fosse stato padrino delsuo padroncino.

«Signor Biot,»disse

Romeo

, « dev’esseremolto inquieta,addolorata...

non

hopotuto venire più pre-sto.»

Gian-Marialoascoltava,tentavadicapirlo.

«

Non

voglio vederla,» l’altrocontinuò,«chelo a-vevo promessodiricondurlesuofratello. »

«Ilnostro signorino!... »pronunciòa voce bassa Biot;« loavetevisto?...no,non midite...»

£

sipremevailpettocon

ambe

lemani.

«

Non

miditech’èmorto!»aggiunse poi conun.

sordogemito.

«Vive! »sciamò

Romeo;

«

ha

unaferitadanulla.»

Biotsidrizzò tutto inunpezzo.

((

È

ferito!...»gridò;«chilohaferito? » a

Ma

leggermente, miocaro....Questoèilmeno....

pochigiornidiriposobasteranno aguarirlo diquello sgraffio...Però...»

Romeo

esitava.Biotnonlointerrogò:rimaneva a boccaaperta, cogliendoalvolo ogni parolache sfuggi-vaalsuointerlocutore.

«Però,»seguitò questi,«

non

sitratta diguarirlo...

è

statocondottovia.x>

«

Da

chi?»

«Dalmai'cheseGastonediMaillepré.» Biot indietreggiò, esimisele

mani

sullafronte, qua-sitemesse chedaquellaglisvanisselaragione.

10

/

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170

«11marchese...GastoaediMaìilepré...» balbetta-va; « avete detto? »

«Questoiodissi,

»

replicò

Romeo

; «.lo cono-scete?»

«Si...

no...—

ahi

non

so...ilcapo

non mi

regge, signorRomeo...» disse Biot,appoggiandosial

muro;

«.èilmio padrone,

ma

èmiofigliuolo....sentitel...» ripigliò,etremavatutto.«Credo d’intendervi...

non

èilmarchese chevoletedire...èilduca...»

«No,ilmarchese.»

«

Un

vecchio? »

«

Un

giovane. »

Biotsistrinselafronte.

<(Seimpazzissi...»balbettavaatterrito,«

non

po-treipiùservirli...Dio! Dio!

non

ègiàmolto

un

servi-toreperquellicheinpassatone avevanotantil...Dio mio, lasciatemilara^one,e ripigliatevila

mia

vita quandonon avrannopiùbisognodimel »

Romeo

preseladestra del vecchio Brettone,e la strinse nella sua.

«Avete

un

buoncuore, signor Biot, » disse

com-mosso

al

sommo:

«

ma

fatevicoraggio;ilvostro

padro-ne

poteva soccombere,vive,equesto èl’essenziale..

.

Delvostro stuporepoi,nonindovinolacausa,

pos-sofarlo cessare...»

Romeo

ignoravacheGastonefosse Maillepré.

«

Ma,

» proseguì, «ormaiilpericolosipuò

combat-tere, dividere...mentre

un

duello...»

«Ohi »lointerruppe Biot, « quel ragazzohail cuo-redegliavisuoi:fra sèedilsuo nemico,

non ha

volu-to altrochelasuaspada,

non

ècosì?»

«

E

siè difeso valorosamente, velogiuro...

Ades-so,ve nesupplico,pensateallasuapoverasorella

che

aspetta esoffre....Io soladimoradiquelmarchese...

vengoora dalsuopalazzo...nonv’è più

comparso da

stamane;

ma

incasasuaodaltrove,loraggiungerò;

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- 171 troverò Gastone,ch’èamico mio

come

figlio vostro...

veloprometto, veIogiuro... »

« Iddiovisenta!evibenedica... »

«

Non

perdetetempo, andate adacquietare

mada-migellaSanta...econsolandola,ditelecheiosono ve-nuto:proferiteil

mio

nome...saquanto

amo

suo fra-tello...»

Biotsipartìxdallostanzino, e

Romeo

virimase.

Ilportinaio, nelsalire lascaladell’ala dritta,borbot-tavafrasè;

«

È buon

segno...ecco cheMaillepréhatrovato

un

amiconellasuadisgraziaI...»

Arrivatoagliultimi gradini,sifermò d’improvviso.

Che

cosadoveadire aSanta?

Fu un

minutodidolore edi faticapel

buon

Biot,

non

avvezzoamentire.

Ma

l’assolutosuozelo,e l’amore che portava a San-ta

come

aGastone,suoifigliadorati,scosserol’apatia

Ma

l’assolutosuozelo,e l’amore che portava a San-ta

come

aGastone,suoifigliadorati,scosserol’apatia

Nel documento GLI AMORI DI PARIGI. Digilized by Google (pagine 160-174)