cosà nuova senza numero, laquarta
dopo
ilcaffè,la scala di fondo, in cima,diterzo uscionelcorridoio:c’è soprailnome,CAPITOLO V.
Lezione di .sclierma.
Nazaire, dettoDragone,abitavainuna'grandesoffi t-ta,aduefinestre,chesiaprivanoinfondoadue vani profondi. Dietroaivetri si-vedevanofioriautunnali, di cuileprimebrineavevanocurvatiidebolisteli.
11suolettoavevaintorno cortinaggi ditelaturchina aquadretti, fermatial soffittoda
un
cerchio diottone ed accomodatiassaigraziosamente.Sulcaminetto,ingrandi bicchieridabirradi Stra-sburgo, v’eranomazzidi fiori.
11cassettonedinoce, l’armadiodiquercia inverni-ciata, le sedie impagliate, lapoltrona ricopertadi tela dicotonebigia, tuttoera pulito, tuttoavevaun odore divitacomoda, rarissimo
—
èd’uopo confessarlo--nellameschina dimoradell’artigiano.
Ed anche
que’fiorididentroedi fuori,illucido delrame
delle serrature,lepieghedellecortine,unacerta cosa finalmente cheinqueimobili miserabiliponeva un’apparenza, un^ simmetrìa, avrebberoannunziato al-losguardoosservatore1’usualepresenzadi uriadonna.Dovunque
passa questa fata benefica,rimaneun
in-cantoda non
definirsi, un segnopiacevole,unraggio,DigitizedbyCoogle
loa
ùn
riflesso,un
nonnulla,che abbellisce, che adorna, chefiivede, enon
sipuòscrivere.QuivilafataeraMignonne, laleggiadrasposadi Nazaire.'..
Mignonne
erauna buona ecara ragazza;voleva be-necome
una matta a Dragone,sebbene avoltalo fa-cesse arrabbiare.Bebelle,l’amantediPoiret,\eravenuta una mattina dopo che Nazaireera uscito perandare abottega,
e
stringendosi, nelle spalleavevadetto:«
Non
èuna buonasorte, piccinamia, distarsene tuttiigiorni checi dàIddioadaspettareun uomo
elièunincisore, e nientepiùl... iohoPoiret...
mi
gar-ba, ma.ciònon
m’impedisce...lagiornata è lunga prestosifauna buonarelazione...e tantosi'passa iltempo...
E
poi, gliscolarisonopur.carinil certiamo-rinicolberretto rosso,figliuolamia,che parediveder quelliche sonoinPaolodi
Koch!
»Bebelle avevadetto questa*emoltealtrecose, per-chèellaera
un
tipo:.,editipidiscorronocome
-volumi mleridiTornamidicostumi.’Ma Mignonne
avevafattodasorda,’ e Bebelleaveva dovuto scendereiseipiani dellasoflìtta,cantandoper dispetto:, Loscolare
Allegroe bello, Vaaballare Ardiloesnello.
Canzonech’è
un
tipodi ode,dovutaallacollaborazione diun grannumero
digiovanotti, amabilissimi giuoca-toridi bigliardo.E Mignonne
era rinaastacome
prima.La
stanza diNazaire possedeva parancoaltri orna-menti,nei qualinon
avevapartelamano
diMignonne.Prima
ditutto,uno
sciabolonedirittoda dragone;poi
un
boriiusbianco,duepipearabeincroce,eduna
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109 diquelleinterminabili cintureallamoresca,ilcui tes-suto fasvergognarelenostre fabbriche.
Non
siva adAlgeri per nulla;e,come
dicein istile da volteggiatorilamedagliaconiatadirecente a gloria dellenostre quasi-conquistemarrocchine: 11francese seppe,sa,esaprà vincersempre.Iscrizionemanifestamentesublime,'che
rammenta
le siiberbestrofedelcantoguerrieroormainoto:È
ilsoldatocomerosa.. Dibellissimo colore;
Allaguerralutto egliosa.
Tuttoaffrontailsuovalore...
Sicché Nazaire anch^esso avevariportati isuoi tro>
fei,
non
loneghiamo,piùmodestidelparasoled’isly—ma meno
rattoppati.Ricevè Gastone,
come vedemmo,
concordialità mi-staad un-pochinodideferenza.Potevafarequantovolesse,nonsapeva più trattare tantoallalibera col Pd/of,che perluidiventava nipote di
un
pari di Francia.E
poi,aveva qualchecosa sul cuore.«
Non
ho dormitointuttala notte,»ripetè,stando in piedi davantiaGastone sedutochepigliavafiato,«perchè hopensatoavoi...ate,Pàloti..unpo’perla faccendad’impostarsi... emolto perledue
contram-marche
dellaBanca.»Gastone non
rispose,e lo interrogò collo«guardo.«
Non
lo sai,tu,»continuò Nazaire;«nonti figu-ravinemmeno
chet’incolpasserol..Eranostatirubatidue
vigliettia Potei...»«
E
m’incolpavanol» disseGastone.«
Un
pochetto...ma
iono, veh!..Non
ostante,per Diana!Pàlot...bisogna essereun granvilepera\'er a-vutaqueiridea!..Quando
tihovisto venirecoU’abitoVOL. II. 7
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nero... ehi
non
èdoratoon
pezzo...ma mi
sonosenti*toqua dentro
come un
piombo.»S’interruppe,epresala
mano
diGastone,selapre-mè
sulcuoreinmodo
daschiacciarla.« Sentii)>aggiunseconìmpeto,«senti
come mi
bat-tesempre apensarci solamente...Ehi /a purmalel...Bisognadirechecihocolpaio;doveva avventarmi su-bitosuquelliche
U
accusavano, efarlorolabarbaa
contrappelo,come
diceva l’aiutantemaggioredel reg-gimento, che avevastudiatoperdiventar parrucchiere...Questoè vero... Hairespirato?.,giùilvestitol...Ti racconteròquel ch’è successo in fabbrica, intantoche t’insegnerò a difenderti.»
Gastonesialzò,esilevòl’abito.
Nazaireprosegui:
«
Dunque
haidasapereche dopoaverti lasciato sot-togliarchi laggiù,dovenon manca
altroche gentee lumi persomigliare a tutto quelchesivededipiù bel-lo,me
netornaiabottega... Eccoti Poiretchemi
di-ce:—
Scommettiamo!..—
Poiret dicesempre così, losai.»Dragonesospeselasuastoria:
« Tirati su
un
po’lemaniche,stringiti lapezzuola da colloallereni...per essere più inlibertà.»Gastoneobbedì.
Nazaireandò a prendere duefioretti disotto ad un tavolino.
«
Ho
nascostogliarnesiper causadiMignonne...le donnemandano
gliaimèiper miscee danulla... Dun-que,faPoiret:Scommettiamo!—
Iorispondo:Non
ac-cettoscommesse!Vengo
qui, vedete,perilfinedi di-scorrere sulserio,edi avvisarvicome
qualmente se qualcunohailmuso
dadire questoequello della per-sonadel Pàlot,ch’èilmigliore dellacompagnia,non
fonèuna,nèdue,glirompo
leossàcome
uno zolfa-nello...—
Stattiamodo,Pàlot,figliuolmio...lagam-DigitizedbyGoogle
Ili badrittapiùsciolta,il corposcila
gamba
sinistra, il braccio sinistrodaparte,edancheilpetto...lamano
diritta aU’altezza deirocchio... motol disinvoltural...
Unol
due!,, batti Tappello...vabenel..— Siamo
inte-si.Dicoio:Vi
rompo
leossa...Giàlo dicopiù ch’ionon
lofaccia...permotivo cheilcuoreèbuono
nei più, ancofragliAlsaziani...elorocicontano...Ma non
per questom’hanno
aridere in facciacome
iersera...me
nefecimeraviglia...
—
L’occhiofissonelmio
semprelnon
farebestialità...appoggialaspada... attenzione!., paradi terza... inguardia! »Ma
Gastonenon
sapeva pararediterza.Dragone
glispiegòleposizioni elementariele lezio-ni diparata,e ciò colla precisione elasostenutezza diun
maestrodischerma.Gastoneera svelto,
ma
lamancanza
di abitudine ren-deva quasinulliirisultatidi quel tardo ammaestra-mento.« Andrà
bene,figlinolmio, »dicevaDragone;« an-dràbene... stasuamodo...11demoniofachenon
tipossoparlare in terminidischerma,giacchénonli ca-pisci...
Non
importa!andràbenino...Inguardia!.-ci siamo, eh?Ora
paradi terza,etistendi sulla parata...Una!
due!., su,via...non
così, no!.. »Eppure
Gastonefacevamegliochepotesse. Gli cola-vailsudoredalia fronte,erespirava a stento.«Riposiamo
un
poco, »soggiunse Dragone;<candrà benino.»Gastonesedè, esipassòilfazzolettosulle-tempie.
«
Dunque,
»continuòNazaire, a cuisi Spezzavail-cuorenelvederesi sollecitala-stanchezza,
ma
che c-nergicamentesirimandava addentrolapropria inquie-tudine, «dunqueglialtrimi
riseroinfaccia...Vo
in colleracom’eragiusto,ma
rosso infuocato percliè era affar tuo...nepiglioduepelcollo,ederaper abbrac-ciarliunpo’caldamente,quandoPoiretmi
dice:— Non
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insultanoilPàlot,Dragonel
— E
Foignanttirainnanzi:—
IlPàlotè buono,sisa;non facciamoliti!..» Gastone aveva rocchiotorvo,stavaimmobilecome
unastatua...senon chesottolateladella camicia gli siscorgevailrespiroansante sollevargUconiscosse pres-sochéimpercettibilileparetidel petto...Dragonesitacque, eloguardòsottocchi.
«
Non
hamai visto11 fuoco!» pensò involontaria-mente;« è ragazzo... forsepoi... »Ed
arrossì,e nella cieradiede repentino indizio di rabbia.«Evvia!»dissefrase;« io locredei ladro....'oggi riioper.vite...nonc’èmale.
Ecco come
sitrattanogli amiciquandouno.èsenza cuore...ma!.. »Egli è certochese fosse dato all’uomodisaltare ad-dossoalproprio individuo, Nazaire sisarebbe mal-trattato.
«
Quando
m’ebberodettocosì,Pàlot,»ripigliòcon unsospirodicontrizione,«ch’eribuono,e tuttoil re-sto,capiscichenonv’eradafare più nulla.... Lasciai andareNicolaus...eJohannes...oFritz...nonso quali avevoacchiappati...edissi: E’mi
pare che abbiano ritrovatoisoldi di.mastroPotei...—
iPerl’appuntoIdissePoiret.-—Feignantvolevaraccontarelascena,
ma
Poiret sé
ha
delbuononellatesta,èlasualingua...—
Dragone!
—
principiò...—
scommettiamo^., chenon
indovini chihafattoilmalanno!—
Alloratutti si mi-seroa urlareinsiemech’erailPoupard.—
Poupardcon
quella facciadaimbeeillone...te losaresti creduto, tu,
Pàlot?» .
GastonealzòversoNazairegliocchi stralunati, e ri-sposea casodino.
Indipiombònelsuostatoditetra immobilità.
Nazaire'siaccorgevaessereinutilituttiisuoi sforzi perdistrarlo.
—
Proseguì con iscoraggiamento:«Su,figliuolo,inguardia!tidevi esser riposato.»
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113 Gastonesilevòconlentezza.
—
Ripreseilfioretto.—
Simiseinguardia.
-Efece alcuni passi a
norma
delle-indicazioni di Na-zaire,condocilità,macchinalmente... Poigliscappòdimano
ilfioretto.S’incrociòlebraccia sul seno.
Glibattevanolepalpebre.
—
Gli corsesullaguanciauna
lagrima.. Nazaireaggrottòle ciglia, e gettò via l’arme con isdegno.
«
Non
c’èdadire,ragazzol»pronunziò; «credo chetu abbi paura.» ..
' '
Gastonesorrisecoriangoscia.
«Grazie,» replicòsenz’amarezza, « grazie della le-zione,amico... soabbastanza perreggermial
campo
senzafar pietàalmioavversario... tanto serve...Della tuaingiuria,non
hotempodi olTenderrai...tela per-dono...»f<Gilèche...»balbettò Nazaire,che
non
sapevasedoveva
adirarsicontro ilgiovine ocontro se stesso,« quandosidicecosì,sonosicuro deU’alTar mio,esi perdelabussola...e sipiange...»
Gastonelevòsudi lui lepupillecoperte dalle ciglia jimide,Nazaires’interruppe,si fe'rosso, e voléela testa.
Gastoneglipresela
mano.
«Tiperdono,» ripetè;«nonlaconosci... non sai quanto bene ritrovavamo insiemefralanostra miseria...
non
saicome mi
chiameràdisperata!lonon risponde-rò;lamiamano
nonsarà piùpronta atergerleil pian-to...Oh!..Dio, Dio!»seguitavaconsinghiozzi orribi-li,«sorellalsorellamiai..»E
sicoperseilvisocollemani.Nazairesidiedeunpugnosullafronte, esitirò pei capegli.
«Caned’imbecillol »
mormorò;
«mi
ero scordato della piccina! »DigitizedbyGoogle
Ili
Siriaccostò,sottomesso,adorecchibassi,con
mo-di carezzevoliveramentegoffi.«
Or
via...piccino...noncihaidapensare...una o duebotte,non
saràdifficile...setuttiquellichevanno
laggiùnon
tornassero!.. »«Quantevolte,» feceGastone^« nellomienotti di pene,la trovai,destandomi,chinasul mio capezzale
come un
angiolo benefico...lavedevo...'udivola sua vocesoave...enon
soffrivo più...Ed
oratoccheràa
leiapatire... sola...Verrà... ècosa daspezzareil cuo-re...verrà a cercarmi dovepiù
non
sarò...Ilmìo let-to vuolet-to...lemievestidalavoro...Ascoltami!non mi
rimanepiùche un’ora per pensare a-lei...lasciami lemie
lagrime...lelagrimeche sonosue... sue... Sorel-la!sorellamia!.. »Nazairelososteneva, barcollando, tralebraccia.Noa osavapiù aprir bocca.
Gastonerespiravaansante.
—
Stetteun momento
in silenzio.—
Quindisialzò adagio.«
Tra
un’ora,»proferì, «diròaddioalla rimem-branzadilei...evedrai sehotimore!..»Romeo
erarimasto presso Santanelcortiledel pa-lazzodi Maillepré.Non
v’eraconsolazione possibile.Neicasipiù disperati,
un
fratelloconfortalasorella,un
figlio la madre, un’amantel’innamorato, perchè fra gentiuseadamarsi,rimane,svanitaognispeme,ilbalsamodelledolci paroleedelletenere carezze!
Ma Romeo,
cheamava
Santacontuttal’anima,non
laconosceva.Nelloropassato nulla esistevaadessidicomune.
Illororavvicinamentosiera operato,non percaso,
ma
perunadi quelleispirazionichevengononell’estre-mo
cordoglio,ed esconosiffattamente dalle regole del-lavitaordinaria,cheormai sonoconfinate neldominio impossibile delromanzo.Digitizedby;
' 11»
Conciossiachè,quantunqueeventi ditalgeneresi ri-producane ognidìsottogli occhi nostri, èconvenuto che
non
visidebba por mente.E
perchè?Sentite:
Un buon
cittadino,amicodelbuonordine pubblico, negava virtuosissimamenteresistenza diquei malfatto-riparigini a’qualiinostri giornali giudiciari, forsenna-tiamatoridei colorilocali^hanno
conservatoilnome
galantediescarpes.Quel cittadinoabitavainqualche partesolitariadelquartiere Pigaie;sibeffava volentie-ridellepersoneassassinatelaseraprima perlestra*de,e diceva:Fandoniele diceva:Romanzol..
Non
èdafarsi un’idea delnumero
dei balordichecampano
suquestedueparole!Una
serailnostro cittadinofustrangolato— ma
strangolatoa
modo.
Credeteforsechefosse convin-to ?Nienteaffatto.
Prima
direnderl’anima a Dio, disse agliassassini stupefatti:«Evvia,buffonacciilasciatemi stare,mi
fatemale.»Ma,
peressere reali, quelle sfuriate della dispera-zioneo
dellapassione restano neH’eccezione.1loro ri-sultatisono imprevedutial paridiesse.Raggiungono talvoltaloscopoche sarebbe mancato a mezzi ordina-ri!;ma
senon
riescono,èfinita!ècaduto l’entusiasmo;Tavviliraento ritorna piùgraveetristo.
Romeo non
avevamodo
alcunodiagiresopraSanta.Le
pocheparole solebuone adirsidaluialei,e ad a-scoltarsi, erano:«Lo
salverò!»Ma
dov’eraGastone?forse giàsulluogodellapugna.Ormai
prometteredisalvarlosarebbestatomentire.Romeo
senestavadinanzia Santa chesimorivadi ambascia. Dimenticavach’eglipure avevacorso piùe piùfiateirischidiun
duello,echeilnostroincivili-DigitizedbyGoogle
iir>
mento
hasaputometterefradue chesibattono',nonun muro
certamente,nò ancheuno
scudo— ma
qualche cosachescema discretamenteilperiglio, ene•lascia appunto quanto bisognaarenderpagol'onore.PerchèVonore^ ch’è prepotente,
ma
poibuon
pria-pipe,chiedemoltoesicontentadipoco.Romeo,
alcospetto delpungentedolore delladonna
amata, perdevalavivacità delsuo naturale allegroed
intraprendente...loassalivaurtgrande scoraggiamento.Taloraerainprocintodislanciarsi fuori, ecorrere, ecercare acaso
— ma
làv'eraSanta, sola, oppressa da’singulti...edeglirimaneva.Sischiuseroad
un tempo
ilportone della stradae
quello del quartiere.Al primosipresentòilsignor Wil-liams, e dalraltro uscìGian-MariaBiot.;L’Alverniese,collegomitaappoggiate tranquillamen-te sulmezz’uscio dello stanzino
come
sopra adun
bal-cone,fumavalapipaedosservava.Inunbatter d’occhio Biot videla padroncina. Sce-selascalinata induesalti,e s’inginocchiò vicino a Santa.
«Chev’è,signor
Romeo?
»domandò
insospettito,« perchèsietequi?»
Al suonodiquella voce.Santaalzòle palpebre ag-gravate dalle lagrime.
Quando
miròBiot,lebrillònelle pupilleun
barlumedi speranza. - i.
«
Tu
saidov!èl»balbettò.«Chi?»chieseBiot, che
non
capiva,edavevailcuoresoffocato dalla paura.
«Suofratello,» disse
Romeo.
«
Suo
fratellól»ripetèGian-Maria, impallidendo;«ilsignormarchese...
ma
dunquesiteme!..»«Neppuresso sa nulla! » sospiròlafanciulla.
E
quellaera l’ultimasualusingai Si rallentaronoisuoi singhiozzi, poisìestinseancheilrespiro.
•— Era
svenuta.DigitizedbyGoogic
fI7 IlsignorWilliamssierafermatoin
mezzo
al corti-le.Diresse l’occhialino d’oro aduolentisuigruppo che formavanoSanta, Biot eKomeo.
In queiristantc Biot sfibbiavalacintolaallaragazza, mentre
Romeo
lobattevapianonellemani.IlsignorWilliamssiavanzòsino pressoalla porta dell’ala dritta.Nelvoltofreddoe severo
non
mostrava emozione veruna.«Scusate, »dissecon accentostraniero; « la mia ignoranza della linguadaràforsealla
mia domanda
qualchecosa d’indiscreto c brutale,ma
l’intcnzioue o buona...»Sitrassediseno
un
portafoglio.«Idispiaceri diquestagiovane ladysonocagionati da
mancanza
didanaro? »«No,»risposeaspramenteBiot.
Williamsrimisealpostoiltaccuino,sitoccòil cap-pello,volsele spalle, elentamentegiunsealla gra-dinata.
A Romeo
era riuscitodistendereleditairrigiditedi unamano
diSanta; eralamano
che reggeva il foglio sucuiGastone avevascritto:Addio.Ilfogliosiera rigirato nella destradiSanta. Sul ro-vescioeranoscrittepiù righe.
Romeo
seloaccostòagliocchiconimpeto. Allepri-me
parolesiscosse.«
Aprite!aprite! » gridò, slanciandosiversolaporta.L’Alvernieseobbedì.
Romeo
disparve.Biot preseinbracciola fanciulla, salìcautamentela scala,eladeposcsulsuoletto...
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