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Gli studi sulle abitudini di consumo di prodotti audiovisivi del pubblico con disabilità visiva condotti negli Stati Unit

Stato dell’arte degli studi sull’Audiodescrizione (AD)

5.3 Gli studi sulle abitudini di consumo di prodotti audiovisivi del pubblico con disabilità visiva condotti negli Stati Unit

Un ulteriore punto di interesse dello studio illustrato in PELI & LABIANCA, 1996 è costituito dai dati riferibili alle abitudini di consumo di prodotti di audiovisivi integrati o meno dal

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servizio di AD. Nello specifico gli autori replicano risultati del tutto simili a quelli già rilevati in altri studi, in particolare si vedano BERKOWITZ et AL, 1979, CRONIN & KING, 1990, JOSEPHSON, 1968, rilevando tassi di utilizzo di prodotti audiovisivi da parte di persone con disabilità visiva del tutto in linea con quelli rilevati presso il resto della popolazione, se non addirittura superiori. Lo studio condotto nel 1996 da AFB riportata alcuni dati sulle abitudini di utilizzo della piattaforma televisiva rilevati all’interno del campione di 111 individui intervistati nell’ambito dello studio da loro condotto. In particolare il 95% degli intervistati riportò di utilizzare la televisione indipendentemente dalla presenza o meno del servizio di AD, il 67% dei soggetti inoltre riferì di utilizzare prodotti audiovisivi perlopiù senza la compagnia o assistenza di amici vedenti nonostante l’ovvia frustrazione derivata dalla mancata percezione delle informazioni veicolate attraverso il canale visivo. In riferimento alle ore settimanali dedicate all’utilizzo di prodotti audiovisivi il 75% percento dei soggetti riportò di dedicare dalle 5 alle 30 ore settimanali a questa attività, mentre il restante 20% si attestò su livelli ancora maggiori. In riferimento invece all’utilizzo di prodotti audiovisivi accessibili nonostante l’89% degli intervistati avesse riportato di essere a conoscenza dell’esistenza del servizio, il 51% affermò di non utilizzarlo mai. Tra coloro che avevano avuto modo di testarlo tuttavia non furono riscontrate alte percentuali d’uso, con il 78% dei partecipanti che riportarono di avere un’esperienza di utilizzo del servizio assai limitata (SCHMEIDLER & KIRCHNER, 1996). Un ulteriore studio senza dubbio più dettagliato circa la frequenza e le abitudini di consumo di prodotti audiovisivi è rappresentato, come ricordato in precedenza, da Who's Watching? A

Profile of the Blind and Visually Impaired Audience for Television and Video (Packer &

Kirchner 1997) realizzato su commissione di AFB. Si premette che se da un lato i dati presentati risultano ormai datati al punto da ritenere non opportuno scendere in un analisi dettagliata, dall’altro è altrettanto vero che illustrano tendenze e similarità già riscontrate in passato, tanto da ritenere lecito ipotizzarle anche per il futuro.

L’indagine condotta attinge da tre diversi rilevamenti. I primi due sono stati condotti da AFB coinvolgendo oltre 1300 soggetti di entrambi i sessi con diversi gradi di disabilità visiva, istruzione ed età finalizzati alla valutazione, da un lato, del rapporto tra gli intervistati e la televisione e dall’altro a indagare la frequenza di utilizzo di prodotti integrati da audiodescrizione, il terzo rilevamento infine è costituito dai dati riconducibili all’intera popolazione statunitense. Gli autori inoltre hanno integrato le informazioni in proprio possesso con i dati contenuti in alcuni studi indipendenti condotti da Nielsen Media Research, per Narrative Television Network – NTN, e Roper Starch Worldwide, Inc., sulle abitudini di

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consumo dell’intera popolazione, entrambi questi studi non sono stati pubblicati. Per quanto riguarda i rilevamenti condotti da AFB, gli autori del primo studio hanno intervistato un campione di 417 individui rappresentativo dell’intera popolazione con disabilità visiva statunitense, composto al 20% da individui completamente privi della vista, 35% individui ipovedenti medio gravi e 44% di ipovedenti lievi. La maggior parte degli intervistati si attesta nella fascia di età 45 – 54 anni, per quanto riguarda il genere il 78% dei soggetti è di sesso femminile e il 22% di sesso maschile. Per quanto riguarda il secondo rilevamento i soggetti intervistati sono stati selezionati attraverso la mailing list del Descriptive Video Service – DVS, uno dei maggiori fornitori di prodotti audiovisivi integrati dal servizio di audioescrizione. Il campione degli intervistati composto interamente da utilizzatori esperti del servizio, a differenza dei soggetti del primo rilevamento, si compone di 884 individui, di cui il 43% privo di qualsiasi residuo visivo, 30% di ipovedenti medio gravi e il 27% di ipovedenti lievi. La maggior parte degli individui si colloca nella fascia di età 55 – 64 anni, per quanto riguarda il genere il 58% dei soggetti è di sesso femminile e il 42% di sesso maschile. Non sono invece disponibili dati riguardanti la composizione demografica dei campioni oggetto di indagine delle altre fonti menzionate all’interno dello studio.

In generale dalla comparazione dei dati emerse come le abitudini di consumo di prodotti audiovisivi da parte del pubblico con disabilità visiva non si discostavano da quelle rilevate per il resto della popolazione. Valori del tutto simili tra i due gruppi furono rilevati rispetto al possesso di mezzi e tecnologie finalizzate alla visione di programmi televisivi, quali ad esempio televisioni, ricevitori, videoregistratori e abbonamenti a televisioni via cavo, inoltre la frequenza di possesso e utilizzo di computer e ricorso a internet non evidenziò alcuna differenza sostanziale. I dati raccolti da AFB in riferimento al numero di ore dedicato alla fruizione di programmi televisivi privi del servizio di AD inoltre trovarono conferma in quelli raccolti da

Nielsen per NTN, rilevando un valore medio di utilizzo pari a 30 ore settimanali, anche per

quanto riguarda la frequenza di acquisto, noleggio e utilizzo di VHS i dati raccolti si rivelarono quasi del tutto sovrapponibili.

Un ulteriore elemento di forte interesse che più direttamente descrive le abitudini di consumo degli spettatori con disabilità visiva riguarda la descrizione delle strategie messe in atto durante la visione di un programma privo del servizio di AD. La maggioranza degli intervistati indicò come strategia primaria il ricorso a descrizioni elaborate sul momento da amici vedenti, indipendentemente dal grado di disabilità visiva dichiarato, tuttavia gli autori rilevarono anche come all’invecchiare dei soggetti la compagnia di un amico vedente divenisse un evento sempre

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più sporadico e occasionale, i risultati dello studio condotto da Nielsen confermarono queste due tendenze principali. Altre soluzioni indicate comprendevano il sedersi più vicino allo schermo televisivo, il ricorso a uno schermo di dimensioni maggiori, a occhiali particolarmente potenti o lenti di ingrandimento, la registrazione dei programmi di interesse da rivedere in seguito con maggiore attenzione o con l’assistenza di una persona vedente e infine la regolazione del contrasto dell’immagine e dell’illuminazione della stanza.

In riferimento alla consapevolezza dell’esistenza del servizio di AD, gli autori riscontrarono bassi livelli di cognizione da parte degli intervistati nonostante il servizio fosse in essere dai primi anni ottanta, similmente Nielsen rilevò la medesima situazione, i pochi utilizzatori del servizio ribadirono i numerosi benefici sia a livello di comprensione che a livello psicologico, confermando così quanto rilevato dagli studi illustrati in precedenza. La fonte principale indicata circa l’esistenza del servizio fu il passaparola, mentre coloro che non utilizzavano il servizio nonostante ne fossero a conoscenza indicarono tra le motivazioni di un non utilizzo la convinzione di non averne bisogno, il reputare la descrizione fastidiosa o motivazioni psicologiche legate all’utilizzo di un servizio che gli ricordava costantemente la propria disabilità.

Per quanto riguarda le preferenze dei generi di prodotti audiovisivi da rendere accessibili i partecipanti indicarono una marcata preferenza per i film drammatici, comici, d’azione, di avventura e per i documentari, senza alcuna correlazione apparente con il grado di disabilità visiva dichiarato. Le variazioni rilevate in base al genere degli intervistati infine non si discostavano da quanto osservato nel resto della popolazione, con gli individui di genere maschile a esprimere una preferenza più alta rispetto alla controparte femminile per generi quali programmi sportivi, film d’azione e film erotici.

5.4 Gli studi sulle abitudini di consumo di prodotti audiovisivi del pubblico con disabilità