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Stato dell’arte degli studi sull’Audiodescrizione (AD)

5.1 Un approccio multidisciplinare

Come illustrato nel capitolo relativo allo sviluppo del servizio di AD, il primo approccio scientifico che portò alla luce e definì il concetto stesso di audiodescrizione è rinvenibile nella tesi di laurea The autobiography of Miss Jane Pitman: An all-audio adaptation of the teleplay

for the blind and visually handicapped presentata nel 1975 presso la State University di San

Francisco da Gregory T. Frazier. L’autore, intuendo le potenzialità delle brevi descrizioni sussurrate all’orecchio di un amico non-vedente durante la visione del film High Noon (F. Zinnemann, 1952), cercò di stabilire i parametri e i concetti normativi alla base dell’audiodescrizione dedicandosi successivamente al perfezionamento e alla diffusione del servizio (PEREGO, 2014).

Nonostante la nascita del servizio di AD sia appunto avvenuta oltre oceano, negli ultimi dieci anni gran parte degli studi, accademici e istituzionali, sono stati sviluppati in Europa nel contesto della traduzione audiovisiva, ambito di ricerca sempre più in espansione a causa del proliferare di migliaia di prodotti che combinano appunto il canale visivo e il canale uditivo per creare un significato olistico che il fruitore si trova a dover interpretare (BOGUCKI, 2013, p. 14). L’incorporazione all’interno di questo ambito di ricerca di concetti quali quello di inclusione sociale, inteso come partecipazione attiva alla vita della comunità, e accessibilità, inteso in termini di possibilità di fruire del prodotto da parte di coloro che normalmente ne sarebbero esclusi, ha attirato l’interesse di accademici provenienti da campi tra loro diversi su forme di traduzioni socialmente utili dando impulso a tecniche quali la sottotitolazione per non- udenti e l’audiodescrizione per non-vedenti (PEREGO, 2014).

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Soprattutto in riferimento all’AD sembra opportuno notare come l’interesse scientifico sia sorto solo dopo molti anni che associazioni di riferimento e professionisti avevano tentato, con maggior o minor successo, di dare avvio al servizio. I principali studi ad oggi disponibili sono stati sviluppati per lo più in quei paesi dove storicamente il servizio di AD aveva già preso piede, essenzialmente Regno Unito, Spagna, Germania a cui seguono gli studi condotti in Belgio, Polonia e Italia. Il campo di studi sull’AD continua a essere arricchito da nuovi apporti provenienti da campi disciplinari diversi tra loro che hanno dato vita a studi di tipo descrittivo, altri che si concentrano sull’analisi dello stato dell’arte dell’AD in determinati paesi. Ulteriori studi inoltre analizzano le linee guide elaborate in precedenza da professionisti e associazioni di riferimento, affiancati da altri che esaminano il concetto di AD come forma di traduzione, mentre altri ancora si sono interessati alle traduzioni interlinguistiche di audiodescrizioni. Altri studi si sono occupati di indagare le caratteristiche linguistiche, paralinguistiche e testuali, applicando tecniche di indagine sui corpora finalizzate all’analisi lessicale e fraseologica del linguaggio impiegato. Di sicuro interesse sono inoltre gli studi che hanno tentato un nuovo approccio impiegando sistemi per il tracciamento oculare nel tentativo di aprire la strada a nuove strategie per la produzione di film integrati da audiodescrizione (cfr. PEREGO, 2014, pp.18-20).

A fianco di questo tipo di studi ne esistono poi di ulteriori che hanno coinvolto più direttamente gli utenti di destinazione del servizio di AD per testarne l’effettiva usabilità ed efficacia con l’intento di verificare la qualità percepita. Se gli studi a cui si è accennato sopra hanno adottato un approccio dall’alto finalizzato a descrivere e successivamente proporre soluzioni e strategie alternative a quelle già esistenti, gli studi che verranno analizzati di seguito hanno adottato invece un approccio dal basso, coinvolgendo gli spettatori cui viene destinato il servizio in una fase di valutazione. In considerazione delle molteplici implicazioni determinate dall’eterogeneità delle persone con disabilità visiva la fase di valutazione della qualità percepita appare quindi come un momento fondamentale per determinare l’effettiva utilità del servizio. Il concetto stesso di qualità poi, secondo quanto asserito dall’International Organisation for Standardization (ISO) attraverso la norma UNI EN ISO 9000, è da intendersi come “il grado in

cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa le esigenze o aspettative del cliente” (cfr.

UNI EN ISO 9000), risultando quindi strettamente legato alla soddisfazione di quest’ultimo e applicabile a prodotti e servizi indipendentemente dalla loro natura (CHMIEL, MAZUR, 2012). I Reception Studies condotti fino ad oggi possono essere suddivisi in 2 gruppi principali. Da un lato è possibile identificare un primo gruppo di studi condotti a livello istituzionale che hanno

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potuto contare su una maggiore disponibilità di fondi, un campione numeroso di partecipanti e la collaborazione diretta e attiva tra organi governativi, emittenti televisive e associazioni a tutela delle persone con disabilità visiva, (AUDETEL 1996; DTV4ALL 2010;

BOLLYWOOD4ALL 2009; RAI S., 2011; OFCOM 2009; FREEMAN & LESSITER, 2010);

dall’altro lato invece sono stati sviluppati studi e progetti di ricerca in seno a istituzioni accademiche che hanno indagato singoli e specifici aspetti dell’AD, potendo fare affidamento però su una minore disponibilità di fondi e soprattutto su una base di partecipanti più ristretta, (BRANJE & FELS 2012; CHAPDELAINE 2010; CABEZA-CACERES 2010; FELS, UDO, DIAMOND & DIAMOND 2006; FRESNO 2012; FRYER 2010; FRYER & FREEMAN 2012a, 2012b; FRYER, PRING & FREEMAN 2012; IGAREDA & MATAMALA 2012; ORERO 2008;IGLESIAS FERNANDEZ 2010; PELI, FINE & PISANO 1994; PELI, FINE & LABIANCA 1996; RICCIO 2007; SCHMEIDLER & KIRCHNER 2001). All’interno di questo secondo gruppo, a fianco di studi che hanno applicato le tradizionali metodologie qualitative o quantitative di raccolta dati, quali questionari, Focus Group e interviste, ve ne sono alcuni che importano tecnologie e concetti offerti dalle neuroscienzecercando, ad esempio, di valutare le reazioni inconsce degli utenti impiegando tecniche quali la termografia o il questionario ITC-

Sense of Presence-Inventory in grado di misurare, secondo quanto riportato dagli autori, la

sensazione di ritrovarsi all’interno della realtà rappresentata dalla piattaforma utilizzata (cfr. FREEMAN & LESSITIER, 2001), in altri termini in grado di rilevare il grado di Sospensione

dell’Incredulità provato dai soggetti, secondo un’altra definizione del concetto elaborata da

Slater & Uso (SLATER, USOH & STEED,1994).

Infine, nonostante il servizio di AD vanti ormai oltre 20 anni di vita e nonostante l’eterogeneità del pubblico di riferimento non esistono studi recenti circa le abitudini di utilizzo del servizio o prodotti audiovisivi da parte di spettatori con disabilità. È tuttavia possibile ritrovare alcuni dati che, seppur datati, illustrano idealmente alcune tendenze comuni e ricorrenti nel tempo. L’unico studio rinvenuto esclusivamente diretto alla rilevazione delle abitudini di consumo di prodotti audiovisivi da parte del pubblico con disabilità visiva è rappresentato da Who's Watching? A

Profile of the Blind and Visually Impaired Audience for Television and Video 1997, condotto

negli Stati Uniti su commissione di American Foundation of the Blind (AFB), ulteriori dati sono presenti anche all’interno del progetto AUDETEL e in PETRE 2005; mentre per quanto riguarda le abitudini di utilizzo del servizio di AD è possibili trovare ulteriori informazioni in OFCOM, 2009a.

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