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Gli accordi di Cotonou e la fine delle problematiche relative ai giocator

Capitolo 3 Sentenze e normative post-Bosman

3.6 Gli accordi di Cotonou e la fine delle problematiche relative ai giocator

Gli accordi di Cotonou sono stati stipulati il 23 giugno 2000, nella città del Benin, tra i Paesi dell’Unione Europea e 79 Paesi del gruppo ACP (Africa-Caraibi-Pacifico).

Tali accordi entrano successivamente in vigore il primo aprile 2003 e subiranno nel tempo alcune modifiche. Ciò che interessa a noi è l’articolo 13 c.3 di tali accordi:

Dopo aver trattato le sentenze precedenti, ci risulta ormai semplice prendere possesso di tale norma di capirne gli ambiti di applicazione e i limiti che ne derivano.

Per quanto di nostra competenza, possiamo dire che la norma riguarda tutti gli atleti legalmente presenti sul territorio e non quei soggetti che tentano di entrarvi (la famosa legge Bossi-Fini non viene pertanto intaccata). La tutela riguarda il diritto della non discriminazione, ossia la possibilità di venir trattati alla stregua di qualsiasi altro cittadino comunitario senza dover subire limitazioni nel partecipare a determinate competizioni nazionali o qualsiasi altra limitazione. Tali diritti non si espandono alla libera circolazione sul suolo europeo190, ciò significa che se anche uno sportivo può liberamente operare in Francia gli può essere impedito di trasferirsi in Italia o in qualsiasi altro Paese europeo (le regole di accesso non vengono messe in questione nemmeno in questa occasione).191 Come spesso

190

Ciò fu confermato anche dalla stessa Commissione Europea in seguito ad una interrogazione parlamentare scritta (10 giugno 2008) da Sir Robert Atkins (PPE-DE) alla Commissione Europea “Neither the Cotonou

Agreement nor EC association agreements with third countries provide for a right of free movement within the European Economic Area (EEA)”.

191 Lo stesso parere è riscontrabile anche consultando i commenti sulla vicenda. Ne è un esempio un articolo

scritto da Luca Ferrari, noto avvocato specializzato nella consulenza legale in materia di diritto. “Va’ smentita la generica ed imprecisa asserzione in base alla quale si dichiara che l’applicazione dell’Accordo di Cotonou “apre le frontiere italiane” agli atleti extracomunitari provenienti dagli stati dell’ACP. Deve essere chiaro che in Italia, come in tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, gli extracomunitari “entrano” sulla base delle norme nazionali che disciplinano i flussi migratori. È altresì doveroso chiarire che tali norme sono contenute in provvedimenti legislativi emanati da ciascuno Stato quale espressione delle propria sovranità, in un ambito –per ora- non subordinato al diritto comunitario.”.

Ciascuno Stato membro dell'Unione europea accorda ai cittadini dei paesi ACP che lavorano legalmente sul suo territorio un trattamento privo di qualsiasi discriminazione basata sulla nazionalità per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di trattamento economico e di licenziamento. Ciascuno Stato ACP accorda, da parte sua, a questo proposito un trattamento non discriminatorio equivalente ai lavoratori che sono cittadini di uno Stato membro.

avviene le associazioni di categoria degli atleti sono contrari a questi ampliamenti perché mettono sempre di più in discussione la presenza dei giocatori nazionali all’interno delle competizioni192. Non solo, questi ampliamenti mettono in discussione tutta la filiera delle giovanili (con sbocchi sempre minori ci saranno sempre minori investimenti?) ma anche una solidità delle diverse nazionali, che in linea teorica potranno contare su sempre meno atleti che partecipano al più alto livello delle competizioni.

Le diverse “esigenze del mondo dello sport, quali, da un lato, quella di riconoscere agli sportivi extracomunitari gli stessi diritti e, soprattutto le stesse chances, degli sportivi comunitari, e quella, dall'altro, di salvaguardare i c.d. vivai giovanili, cioè le fucine dei nuovi talenti nazionali, garantendo a questi ultimi dei canali preferenziali, soprattutto in sede di tesseramento e conseguente schieramento in campo”193 sembrano finalmente giunte ad una pacifica conclusione, almeno per il momento. “Deve ritenersi che il diritto fondamentale a non essere discriminato nell'esercizio di una libertà, altrettanto fondamentale, quale è quella connessa all'esercizio di una pratica sportiva, ad ogni livello, professionistico e non”194, debba essere completamente riconosciuto dagli organi sportivi. L’equilibrio attualmente dominante è quello che permette ai singoli stati di mettere delle barriere all’entrata per limitare l’ingresso di nuovi atleti stranieri, ma allo stesso tempo di garantire a coloro legalmente occupati pari condizioni di diritti e di trattamento.

Un esempio ne è la già citata pallacanestro dove a partire dal 2012 sono stati accolti, come in molte altre nazioni, gli accordi in questione e quindi l’equiparazione agli atleti comunitari di quelli ACP già presenti nel nostro territorio, al tempo stesso nel campionato cestistico italiano sono state inserite delle limitazioni nelle composizioni dei propri roster. Le società hanno infatti la possibilità di scegliere tra due opzioni195:

- 5 stranieri senza vincolo di passaporto + 5 italiani;

192

Il Presidente della GIBA, Alessandro Marzoli, dichiara: “La questione della completa liberalizzazione del mercato agli atleti stranieri è delicatissima e mette a rischio l’intero sistema della pallacanestro italiana. (…)non è ipotizzabile né accettabile. Non è una lotta di retroguardia o spirito nazionalistico, bensì una vera e propria battaglia contro l’estinzione di una specie, non protetta, che già oggi conta pochissimi esemplari”.

193 CIt. Francesca Carini, la libertà di circolazione degli sportivi extracomunitari e la tutela dei vivai giovanili,

pubblicato in Europa e dir. priv., fasc.1, 2011, pag. 287.

194

CIt. Francesca Carini, la libertà di circolazione degli sportivi extracomunitari e la tutela dei vivai giovanili, pubblicato in Europa e dir. priv., fasc.1, 2011, pag. 287.

- 4 comunitari (vi rientrano i cittadini delle federazioni Fiba Europe, 52, e i cittadini degli Stati aderenti agli accordi di Cotonou, 79 ) + 3 extracomunitari + 5 italiani.

Queste norme non piacciono ai maggiori organismi europei perché secondo essi violano le norme interne della libera circolazione e anche degli accordi di Cotonou recentemente approvati. Secondo Maurizio Bertea, segretario generale della FIP, la procedura d’infrazione promossa dalla Commissione Europea sarebbe in stadio avanzato presso la Commissione Lavoro.

Questi tipo di regolamenti sono diffusi in altri campionati italiani o europei. Il caso più esemplare e che creerebbe un frastuono gigante se esplodesse è relativo alle competizioni europee nel mondo del calcio professionistico.

A mio modesto parere, lascia perplessi anche la regolamentazione UEFA in uso per le competizioni europee dove vengono distinte tre categorie di giocatori196 (art. 18 c. 8 del regolamento), quelli “club trained” che sono i prodotti del proprio vivaio, quelli “association

trained” che sono i prodotti di altri vivai nazionali e tutti gli altri giocatori. 8 posti sono

riservati ai “club trained player”, che sono quei giocatori che nelle sei stagioni intercorrenti tra il 15esimo197 e il 21esimo anno sono stati tesserati per la società almeno per 36 mesi (anche non continuativi). Al massimo quattro di questi posti possono essere coperti dagli “association trained player”, che sono quei giocatore che nello stesso arco temporale di cui sopra sono stati tesserati per una qualsiasi società della stessa federazione. I restanti 17 posti sono cosiddetti liberi, possono essere occupati anche da atleti che non rientrano nelle categorie precedenti.198

Le due squadre italiane nella Champions League 2014/15 hanno consegnato le seguenti liste: - AS Roma. 17 free player – 4 association trained player – 4 club trained player;

- Juventus FC. 17 free player – 4 association trained player – 3 club trained player.

A questi giocatori si aggiunge la c.d. lista B che è composta da giocatori U21 che sono stati in

196

Tutte e tre le categorie rientrano a far parte della c.d. lista A, il cui totale è di 25 giocatori.

197

La stagione del 15esimo anno di età viene intesa essere la stagione in cui il giocatore compie il 15

compleanno. Quindi se un giocatore compie il 15 compleanno il 30 aprile 2014, la sua prima delle sei stagione avrà decorso dal 1 luglio 2013.

198

Nell’allegato VIII del Regulations of the UEFA Champions League 2012-15 Cycle, vi è una tabella in cui si comprende che vi sono ben 35 diverse possibilità di incastri.

rosa199 per almeno due stagioni continuative con la società. I giocatori U16 che non posso aver soddisfatto tale obbligo, possono essere iscritti come componenti della lista B se erano disponibili per l’impiego presso la società nelle precedenti due stagioni.

Per le italiane:

- AS Roma. 4 giocatori in lista B; - Juventus FC. 2 giocatori in lista B.

Dopo aver ripreso il regolamento UEFA Champions League ne possiamo trarre alcune considerazioni:

1) Un evidente fallimento del tentativo di proteggere i vivai locali200. Le società infatti per ingannare il sistema tendono ad anticipare l’acquisto dei giocatori di nazionalità straniera. In questo modo infatti tesserandoli in giovane età possono rientrare addirittura nella categoria “club trained player”. Nel seguente grafico abbiamo voluto mettere a confronto i giocatori U21, in un arco temporale di 8 stagioni, delle due società italiane partecipanti alla Champions League 2014/15. Per la costruzione del grafico sono stati utilizzati i dati presenti sul sito http://www.transfermarkt.it/201. Tale sito mette a disposizione un vasto database di giocatori e ci ha permesso di analizzare a partire dalla stagione 2007/08 la nazionalità dei tesserti presenti nelle due società (comprese le squadre primavera).

199

La UEFA infatti non chiede l’impiego nelle competizioni ma solo la disponibilità di scendere in campo.

200

Allarme lanciato per l’ennesimo volta dal Commissario Tecnico della Nazione Italiana di Calcio Antonio Conte “La Nazionale deve fare da traino, ma bisogna metterla nelle condizioni di riuscirci. Vedere le partite delle prime sette con pochissimi italiani è veramente allarmante. Bisogna dare più spazio ai nostri calciatori, farli maturare e tornare ad allevare dei campioni. Mi è stato assicurato che si cercherà di aiutare tutto il movimento, parlo anche delle nazionali giovanili. Anche nei vivai ci sono tanti stranieri”

Grafico 3.1202

Possiamo, dunque, notare come ci sia stato col passare degli anni un costante aumento della proporzione dei giocatori di nazionalità non italiana. Prendendo i giovani stranieri in giovane età è possibile schierarli in Champions senza occupare posti in lista A.

Ciò avviene per esempio per Paul Pogba, 21enne talento francese che avendo già disputato due stagioni con la Juventus può essere schierato tranquillamente come “club trained

player” per le liste Champions. Ciò avverrà anche per Kingsley Coman nella stagione

2017/2018 e 2018/2019.

Altri casi esemplari possono essere quello del 18enne Antonio Sanabria che se passasse le prossime tre stagioni sulla sponda del Tevere potrebbe essere tranquillamente schierato come club trained player.

2) Una possibile azione di infrazione da parte della Commissione Europa.

Tale eventualità non è proprio così remota perché basterebbe che un giocatore comunitario, un suo procuratore, un suo amico facesse causa alla UEFA perché il suo regolamento lede la sua libertà di circolazione. Un caso specifico, emerso in seguito alla consegna delle liste per la UEFA Champions League. Urby Emanuelson, giocatore olandese della AS Roma è stato escluso dalle liste perché vige la limitazione dei 17 free player. Nel caso in cui lui, o chi per esso, facessero causa alla associazione come si risolverebbe la vertenza?

Per la UEFA tale procedimento si è reso necessario per combattere la mancanza di investimento nelle giovanili, ed è proprio il suo obiettivo di promuovere la formazione dei giovani calciatori che ha spinto la Commissione Europea in un comunicato stampa (2008) a

202 I dati sono tratti dal sito http://www.transfermarkt.it/.

0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 70,00% 80,00% 90,00% 100,00% Nazionalità italiana Nazionalità non italiana

dichiarare che potrebbe essere compatibile con la normativa europea anche se potrebbe portare a una discriminazione in base alla nazionalità203.

Per terminare la visione del capitolo non ci rimane che affrontare il regolamento vigente FIFA, sullo status e trasferimento dei giocatori che nasce dall’art. 5 dello Statuto FIFA del 19 Ottobre 2003204.