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Capitolo 3 Sentenze e normative post-Bosman

3.5 Le sentenze del filone europeo

3.5.5 Simutenkov

La lite tra Simutenkov, appoggiato oltre che dalla sua squadra (Club Deportivo Tenerife) anche dalla commissione europea, e la Real Federación Española de Fútbol, appoggiato dal Ministerio de Educación y Cultura, è successiva alla causa tra Kolpak e la federazione tedesca di pallamano. Si inserisce nello stesso contesto e vi aggiunge un particolare non indifferente. Al contrario della precedente causa questa prende in considerazione un possibile contrasto tra un accordo di partenariato e di cooperazione183 (Comunità Europea e Federazione Russa) e il regolamento sportivo della federazione spagnola di calcio.

Un accordo di partenariato e di cooperazione diverge da un accordo di associazione in quanto non prevede una futura adesione dello Stato che vi aderisce. Onde prevenire differenti interpretazioni il giudice della Corte ricorda che tale differenza non può essere utilizzata per limitare, o annullare, gli effetti diretti delle disposizioni degli accordi.184

Il giocatore russo, residente in Spagna, nel gennaio 2001 richiese la sostituzione della licenza federale in suo possesso (avente status di extracomunitario) con licenza simile a quella degli

182 Citazione da Rolando Favella, op. citata pag. 178.

183

L’accordo è stato sottoscritto a Corfù il 24 giugno 1994 e approvato a nome delle Comunità con decisione del Consiglio e della Commissione il 30 ottobre 1997,

184

Il percorso logico seguito dalla Corte è assolutamente speculare a quello dell’avvocato generale, che infatti (ai punti 33 e ss.) in premessa afferma: « In proposito è possibile rilevare, da un lato, che l'Accordo costituisce l'esito di un'evoluzione, perlomeno se raffrontato con l'accordo commerciale precedentemente stipulato con la Russia. Dall'altro lato, per molti aspetti l'accordo non arriva ad uguagliare i cosiddetti accordi europei. Ciò vale in primo luogo per quanto riguarda il contenuto sostanziale, dal momento che

l'Accordo non prevede neanche l'istituzione di una zona libero di scambio, né le disposizioni relative alla libera circolazione sono equiparabili a quelle degli accordi europei. In secondo luogo, anche le disposizioni di natura istituzionale mostrano una serie di differenze, come nel caso del meccanismo di composizione delle controversie. A tutto ciò si aggiunge il fatto che, diversamente dall'accordo con la Slovacchia, che era alla base della causa Deutscher Handballbund/Kolpak, l'Accordo non è diretto ad istituire un'associazione, né tanto meno un'adesione della parte contraente non appartenente alla UE.»; e conclude: «Tuttavia, a mio avviso, perché possa essere affermata l'efficacia diretta di una disposizione di un accordo non è decisivo che in tale accordo venga fatto un espresso riferimento alla prospettiva dell'adesione.».

altri giocatori comunitari, al fine di evitare le normative regolamentari spagnole che prevedevano che “le squadre iscritte a competizioni ufficiali di ambito nazionale e a carattere professionistico possono iscrivere calciatori stranieri non comunitari nel numero che viene stabilito negli accordi conclusi al riguardo tra la RFEF, la lega nazionale di calcio professionistico e l'associazione dei calciatori spagnoli, nei quali viene disciplinato, inoltre, il numero di calciatori di quella categoria che possono giocare contemporaneamente”185. Nello specifico il numero di extracomunitari consentito “ per la prima divisione è limitato a tre per le stagioni 2000/2001 - 2004/2005 e, per quanto riguarda la seconda divisione, a tre per le stagioni 2000/2001 - 2001/2002 e a due per le tre stagioni successive”186. Tale regolamentazione ” incide pertanto direttamente sulla partecipazione [di] un calciatore russo regolarmente impiegato in uno Stato membro, come Simutenkov, alle competizioni”187 e influisce direttamente sulle condizioni di lavoro dell’atleta.

In seguito al rifiuto da parte della federazione di accordare quanto richiesto, il giocatore, chiedendo di far rispettare l’accordo conclusosi tra CE e Federazione russa, agisce in giudizio contro la federazione spagnola presso il tribunale amministrativo. Perso anche questo grado di giudizio il giocatore non si arrende e continua il percorso giudiziario presso il tribunale superiore che blocca il processo e pone alla Corte di Giustizia una pregiudiziale chiedendo se l’art 23 dell’accordo di partenariato “Conformemente alle leggi, condizioni e procedure applicabili in ciascuno Stato membro, la Comunità e i suoi Stati membri evitano che i cittadini russi legalmente impiegati sul territorio di uno Stato membro siano oggetto, rispetto ai loro cittadini, di discriminazioni basate sulla nazionalità per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di retribuzione o di licenziamento” si estende anche ai regolamenti sportivi comunitari188.

La difesa della federazione inizialmente si oppone dicendo che quel “conformemente alle leggi” vuole indicare il fatto che se ci sono delle leggi esistenti esse non vadano smantellate,

185

Cit. art. 176 dell’allora vigente regolamento della federazione di calcio spagnola.

186

Cit. dell’accordo del 28 maggio 1999 tra federazione, leghe e associazione dei calciatori.

187

Così si espresse l’avvocato generale Stix-Hackl nelle sue conclusioni nella causa C-265/03 Igor Simutenkov.

188

Di questo parere anche KEA e CDES, in “The economic and Legal Aspects of Transfer of Players”, elaborato per la Commissione Europea. “In 2003 (47 Case C-438/00, Deutscher Handballbund V Maros Kolpak of 8/05/2003 ) and in 2005 (Case C-265/03 Igor Simutenkov v Ministerio de Educación y Cultura, Real Federación Española de Fútbol of 12/04/2005) , the European Court of Justice extended the principle of equal treatment to sportsmen from third countries having an Association Agreement with the European Union.” Cit. pag.40.

inoltre aggiungono che le norme in discussione hanno il solo obiettivo di regolamentare e organizzare le competizioni e che non riguardano le condizione di lavoro. Basandosi sulle cause riguardanti Pokrzeptowicz-Meyer e Deutscher Handballbund/Kolpak, il giudice afferma che un'interpretazione del genere condurrebbe ad uno svuotamento di contenuto di tale disposizione, privandola così di ogni effetto utile (punto 24). Alla seconda tesi difensiva il giudice risponde riprendendo in considerazione la sentenza tra Kolpak e la federazione tedesca di pallamano che ai punti 44-46 ribadiscono come “una norma limitante il numero di giocatori professionisti cittadini dello Stato terzo interessato che potevano essere schierati nel campionato nazionale era relativa alle condizioni di lavoro “ e che quindi andava evitato in tutti i modi un suo uso discriminatorio nei confronti del calciatore russo. La limitazione in atto in Spagna nei confronti di Simutenkov non può essere giustificabile da mere considerazioni sportive (punto 39 della sentenza in esamina).

Il giudice, con sentenza 12 aprile 2005, conclude affermando che “la questione proposta dev'essere risolta dichiarando che l'art. 23, n. 1, dell'accordo di partenariato Comunità- Russia dev'essere interpretato nel senso che osta all'applicazione ad un atleta professionista di cittadinanza russa, regolarmente impiegato da una società con sede in uno Stato membro, di una norma dettata da una federazione sportiva dello stesso Stato ai sensi della quale le società sono autorizzate a schierare in campo, nelle competizioni organizzate su scala nazionale, solo un numero limitato di giocatori originari di Stati terzi che non sono parti all'accordo SEE”.

Appare ormai evidente come qualsiasi accordo tra CE e stato terzo abbia conseguenze dirette anche nella sfera sportiva nazionale. Con questa sentenza si conclude la sfera di processi in ambito europeo inerente al diverso trattamento tra comunitari e non. Quanto iniziato con Hagi, Mills, Malaja e risolti in maniera diretta tra i contendenti oppure a livello di giudizio nazionale trova sua conclusione con le ultime due sentenze riportare e risolte dalla Corte di giustizia europea, i cui effetti si ribaltano su tutti i Paesi membri189. Da questo

189 Come sottolineato dal Dott. Giuseppe Gliatta, LA SENTENZA SIMUTENKOV: UNA APPLICAZIONE

DELL’EFFETTO BOSMAN AGLI ACCORDI DI PARTENARIATO DELLA COMUNITA’, “Le sentenze della Corte di Giustizia hanno una validità inter partes, ma una inevitabile portata erga omnes; cosicché, ogni singolo atleta potrà reclamare l’applicazione di un accordo di partenariato (che presenti le caratteristiche

momento in poi tutti i giocatori, cittadini di stati che hanno accordi con la CE che prevedono la non discriminazione delle condizioni di lavoro, retribuzione e licenziamento dovuto alla nazionalità, che sono tesserati per le società europee possono considerarsi solo in quel Paese come cittadini con gli stessi diritti degli atleti comunitari. Qualora dovessero trasferirsi in altro Paese europeo potrebbero legalmente essere discriminati in quanto tali accordi non impattano sulle norme nazionali legate all’ingresso degli extracomunitari.

evidenziate) e il giudice nazionale non potrà esimersi dalla disapplicazione delle norme sportive contrarie agli obblighi contenuti in queste fonti e in particolare al principio di non discriminazione.”

3.6 Gli accordi di Cotonou e la fine delle problematiche relative ai giocatori extra-